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Autore: Harry Potter Return    10/01/2011    1 recensioni
Un gruppo di accaniti fan non si è arreso alla parola fine posta da J.K. Rowling e ha deciso di continuare a raccontare le avventure di Harry, Ron ed Hermione. Una serie di racconti che narrano ciò che succede dalla fine della Battaglia di Hogwarts al capitolo "19 anni dopo".
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Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Un leggero fruscio proveniente dagli alberi nel giardino dei Weasley annunciò la silenziosa brezza estiva che fece oscillare le tende della finestra della camera di Percy, permettendo ai raggi del sole basso sull’orizzonte di penetrare la casa e di raggiungere il letto.  
   Harry chiuse gli occhi, infastidito, ma li riaprì immediatamente, e rimase alcuni secondi a contemplare il bagliore rosso fuoco proveniente dall'esterno. Il sole stava ormai tramontando all'orizzonte.
Diede ancora una rapida occhiata all’edizione della Gazzetta del Profeta di due mesi prima, per poi rigettarla nel mucchio insieme alle altre copie. Poi si alzò e scostò le tende che coprivano parte della luce del tramonto. Fu come abbagliato da quello che vide; sotto di lui vi era l’orto della Tana, disseminato qua e là da piccole teste simili a patate che vagavano libere, mentre più in alto, quasi sulla cima della collina da cui il sole si intravedeva appena, una serie ordinata di alberi delimitava la proprietà dei Weasley che di solito veniva utilizzata come campo da Quidditch. 
   Ricordava perfettamente la brutta esperienza che aveva vissuto l’ultima volta, risalente a pochi giorni dopo il suo arrivo alla Tana, in cui lui, Ron e Ginny erano andati ad esercitarsi lassù. 
L’allenamento era stato alquanto disastroso, sia per il fatto che nessuno di loro era più abituato a cavalcare una scopa, sia perché Harry utilizzava quella che era stata di Fred, e non riusciva ad ottenerne il pieno controllo. 
   « Dovrai comprarne una nuova » aveva commentato Ron, ancora a mezz’aria, mentre stavano uscendo dal campetto, ad allenamento terminato « Non vorrai mica utilizzare quella di Fred per tutto il campionato di Quidditch di quest’anno! » 
   Non ci aveva mai pensato; naturalmente, da quando aveva perso la sua Firebolt mentre fuggiva da Privet Drive un anno prima, il problema di non possedere una scopa non lo aveva neanche sfiorato. 
   « Dipende se mi prenderanno di nuovo nella squadra di Grifondoro » si era trovato a dire « Dopotutto l’anno scorso non c’ero, e magari è arrivato qualcuno più bravo di me » 
   « Non dire cavolate » aveva ribattuto subito Ginny, che li precedeva di pochi passi « L’anno scorso il Quidditch ce lo sognavamo. Era già tanto se i Carrow ci lasciavano respirare liberamente! » 
   « Non dev’essere stato proprio un bel periodo, vero? » 
   « No, però credo non ci sia paragone tra quello che abbiamo passato noi a Hogwarts e ciò che avete fatto voi in giro per l’Inghilterra... » 
   « Andrò a comprare una nuova scopa appena ci troveremo a Diagon Alley » la interruppe Harry, che non aveva alcuna voglia di tornare a rimuginare sull’anno che era appena passato. 
Né Ron né Ginny sembrarono intenzionati a proseguire il discorso, così il silenzio li accompagnò per un po’ mentre scendevano dalla collinetta. Poi, fu Ron a parlare per primo. 
   « Ho sentito dire che è uscita la nuova versione di quel vecchio catorcio della Silver Arrow. Che ne… »
Flash!  
Una luce improvvisa li aveva colpiti in pieno viso.  
Tutti e tre si girarono alla loro sinistra, da dove sembrava essere provenuto quel bagliore. 
   In quello stesso istante, una decina di persone sbucarono dalla penombra; alcuni tenevano in mano taccuini e piume, altri portavano con sé grosse macchine fotografiche che emettevano continuamente degli accecanti bagliori.
Harry e Ginny alzarono immediatamente le bacchette, mentre l’espressione di Ron si allargava in un ampio sorriso: aveva capito prima di loro di chi si trattava. 
   Una folla di giornalisti e fotografi era apparsa dal nulla; qualcuno doveva, probabilmente, essere stato Disilluso, mentre altri potevano essersi Trasfigurati in qualche parte di vegetazione, per poi apparire al loro passaggio.
   « Eccoli! Sono arrivati, finalmente! » sbraitò una donna dai lunghi capelli corvini e arruffati.  
   Fu come se avesse dato il via ad una battaglia epocale. 
   « Signor Potter, da questa parte! »
   A giudicare dai continui lampi delle macchine fotografiche che illuminavano la scena, i fotografi non sembravano intenzionati a lasciarli andare via, mentre i reporter urlavano le loro domande. 
   « Settimanale delle Streghe, signor Potter. Sa che, nella classifica del sorriso più smagliante, lei è risultato il primo per oltre otto settimane, soppiantando il record di Gilderoy Allock? Cosa vuole dire alle nostre lettrici che l’hanno votata? » una vecchia strega con una grossa verruca sulla punta del naso adunco fu la prima a parlare. Di fianco a lei, una giovane donna dai folti capelli color arcobaleno e un tailleur in pelle di drago fece sentire la sua voce squillante che sovrastò il rumore di sottofondo costituito dalle urla dei suoi colleghi maschi.
   « Il nostro giornale, il Wizzy Style, vorrebbe farle un servizio fotografico. E’ a conoscenza del fatto che molti giovani maghi imitano il suo stile di abbigliamento? »
   « Signor Potter, ha letto l’articolo della Skeeter? Cosa può dirci della Bacchetta di Sambuco? »   
   « Daily Mirror. E’ vero che lei possiede tuttora la Stecca della Morte? E’ stato grazie ad essa che ha sconfitto Voi-Sapete-Chi? »  
I tre si voltarono verso  il punto dal quale era arrivata la voce. Due uomini vestiti di nero attendevano la risposta; nessuno dei due teneva in mano notes e piuma. 
   Harry fu colto da improvvisi brividi di freddo. Aveva sognato o alcuni di quei giornalisti avevano nominato la Bacchetta di Sambuco?
   « Entriamo in casa » comunicò a Ron e Ginny, che sembravano estremamente stupiti, prima che tutti e tre iniziassero a correre verso la Tana, prontamente inseguiti da tutte quelle persone e da incessanti bagliori di macchine fotografiche. 
   « Lasciateci stare! Petrificus Totalus! » gridò una voce tonante proveniente dall’alto non appena i tre furono abbastana vicini all'abitazione; purtroppo, però, vennero pietrificati solamente i giornalisti più vicini.
   Harry ebbe appena il tempo di alzare lo sguardo e vedere la signora Weasley, affacciata alla finestra del primo piano, puntare la bacchetta dietro di loro, prima di raggiungere la porta della cucina ed entrare, preoccupandosi, poi, di chiuderla a dovere. 
   Il rumore delle voci e dei flash venne un poco attutito, ma in quell’istante i suoni che più colpirono Harry furono i respiri affannosi dei due amici e i passi frettolosi che scendevano le scale. 
   « Non possiamo permettere a tutta questa gente di irrompere in casa nostra! » urlò la signora Weasley appena fu apparsa sulla soglia della stanza « Ma come vi siete conciati? » 
Solo allora i tre ragazzi si osservarono. Vestiti ancora con le tenute da Quidditch, erano sporchi di sabbia praticamente ovunque, mentre gli stivali avevano acquistato il colore della fanghiglia che ricopriva perennemente le zone d’ombra del campetto dei  Weasley. 
   Ron sorrise, colpevole, mentre la madre agitava la bacchetta e ripuliva magicamente ognuno di loro da ogni tipo di sporcizia. 
   « Devo imparare questo incantesimo » commentò Ginny, ancora con il respiro affannato per la corsa.
   « Ma cosa ci fanno qui tutti quei giornalisti? » chiese Ron, rivolto più a Harry che alla madre.
   « Non ne ho idea » rispose quest'ultima, distogliendo astutamente lo sguardo dal figlio.
   « Non è arrivata la Gazzetta del Profeta stamattina? Di solito arriva sempre all’alba! » constatò poi Harry, osservando la donna con fare sospettoso.
   Ginny e Ron sembrarono non capire dove volesse andare a parare.
   « Sì, si. E' arrivata come ogni mattina » la signora Weasley osservò Harry guardandolo dritto negli occhi verdi « Ma non c'è niente di importante. L'edizione di oggi dice solo un mucchio di stupidaggini »
   « Che tipo di stupidaggini? » ribatté di rimando Ron, vistosamente preoccupato.
   « Dov’è? » si sbrigò a chiedere Harry.
     « Nella credenza della cucina. La troverai appena apri gli sportelli »       
     La signora Weasley si era ormai arresa all’evidenza.
   Harry corse ad aprire le ante di legno che contenevano innumerevoli servizi di piatti e posate, e vide, lì, in bella mostra, la copia della Gazzetta arrotolata su se stessa. La srotolò velocemente e rimase inorridito da ciò che riportava.
Come nell'edizione subito seguente la morte di Voldemort, la grande foto di una strega riccioluta e dallo sguardo estremamente curioso ricopriva per metà la prima pagina del quotidiano, mentre un titolo scritto a caratteri cubitali ricopriva la porzione rimanente.
 

I segreti tra il Prescelto e il Signore Oscuro
Cosa si nasconde sul rapporto Potter/Voi-Sapete-Chi?

A cura di Rita Skeeter
  
   Leggendo il titolo, Harry provò una straordinaria sensazione di disgusto. Cercò di reprimerla, e si sforzò di girare pagina.
 
 Quali segreti nasconde il “ragazzo prodigio” che risponde al nome di Harry Potter?
    L’idea generale è che lui sia il ritratto della purezza, il modo più chiaro di manifestarsi della “Magia Bianca”, che ha sconfitto il rivale “Nero” poche settimane fa presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. 
Ma è tutto così pulito come sembra? Già il defunto professor Albus Silente aveva celato i più profondi segreti della sua vita, perché non dovrebbe averlo fatto anche uno dei suoi più fervidi alleati?
   Informatori più o meno affidabili che erano presenti nella Sala Grande della Scuola durante l’ultimo testa a testa hanno riferito alcune parole che erano argomento di discussione tra i due contendenti.
Qualcuno ha nominato il serpente di Voi-Sapete-Chi (di cui è ancora ignoto il ruolo diretto nella vicenda), mentre altri hanno parlato di una strana “bacchetta” utilizzata da Voi-Sapete-Chi stesso, ma che il giovane Potter reclamava come sua.
   Quindi il Mago Oscuro più potente di tutti i tempi avrebbe rubato la bacchetta magica del suo più acerrimo nemico, oppure la vicenda cela qualche particolare oscuro?
   A questo punto non potevo non ascoltare la voce che urlava dentro di me, chiedendomi di scavare più a fondo nella faccenda...
  
   Harry non volle leggere oltre; sapeva benissimo dove sarebbe andata a parare la Skeeter.
Ripiegò il giornale ed osservò per qualche secondo la prima pagina, su cui troneggiava il titolo dell’articolo rimandato alle pagine due e seguenti. Era occupata dall’enorme immagine che ritraeva la sorridente Rita Skeeter, con una perfetta acconciatura di riccioli, gli occhiali orlati da brillanti che le incorniciavano lo sguardo tremendamente pungente, mentre mostrava al pubblico quella che sembrava una foto di lui e Voldemort a duello.
     « Lei? »   
    Ginny parve sconcertata quasi quanto lui nel vedere quella maschera di cerone ammiccante sulla Gazzetta, mentre Ron si avvicinava per sbirciare.
   « Ma non ha imparato la lezione da Hermione? Abbiamo noi la bacchetta dalla parte del manico! » disse quest'ultimo, evidentemente indignato.
   « Ma come avrà fatto a scrivere della Bacchetta di Sambuco? » li interruppe sorprendentemente la signora Weasley « Pensavo che i giornalisti dovessero avere delle fonti sicure, delle prove! Invece lei sembra poter scrivere qualunque baggianata! »
   « Non è la prima volta che la Gazzetta del Profeta pubblica commenti insensati e infondati » commentò tristemente Ron « Lo faceva due anni fa su Harry e Silente, e ora che non c’è più molto da dire deve trovare nuove notizie »
   « Certo che, però, è proprio scorretto » affermò Ginny, con tono molto piccato « Qualcuno deve averle raccontato ciò che è successo in Sala Grande la notte del duello. Ma chi? »
   Pronunciò quelle parole guardando gli altri con infinita tristezza, mentre la madre le si avvicinava per abbracciarla. 
   « Non preoccuparti. Vedrai che tuo padre sistemerà tutto » cercò di consolarla, anche lei con tono melanconico. 
   Harry non sapeva cosa dire. In quei pochi minuti le idee più disparate e orribili gli erano piombate nella mente. E se l’arrivo dei giornalisti non fosse stata l’ultima invasione alla Tana?
Nella sua testa continuava a ricordare la parte della storia dei Doni della Morte in cui il Primo Fratello, quello che possedeva la Bacchetta di Sambuco, veniva crudelmente ucciso nel sonno da qualcuno desideroso di sottrargli l'arma.
   L’idea che qualche mago bramoso di potere si intrufolasse nella Tana per trovarlo, ucciderlo e rubargli la Bacchetta era una preoccupazione enorme.
Sapeva che ormai era poco più di un mese che non la portava più con sé, ma dopo l’articolo della Skeeter tutti avrebbero pensato il contrario.
   Harry Potter, da bersaglio di Voldemort, sarebbe diventato il bersaglio di tutti.
   Ripensò  alla notte in cui, insieme a Ron e Hermione, aveva nascosto la Bacchetta di Sambuco, sperando di non doverla mai più rivedere; era stata una nottata estremamente lunga e tormentata, a partire da quando la professoressa McGranitt lo aveva chiamato nell’Ufficio del Preside.  
   Aveva ben presente la strana atmosfera di quella stanza, tornata improvvisamente come lui l’aveva sempre vista; gli innumerevoli strumenti di metallo, la credenza dove era contenuto il Pensatoio, l'ormai vuoto trespolo di Fanny, che non era più tornata nel castello da quando Silente era caduto dalla Torre di Astronomia, il Cappello Parlante, la spada di Grifondoro che luccicava di nuovo nella sua teca di cristallo e i ritratti dei vecchi Presidi di Hogwarts. Un fugace sguardo tutto intorno lo aveva fatto sentire a disagio: tra tutti quei dipinti non figurava quello di Piton. Aveva pensato che non avessero avuto il tempo per prepararlo. Non aveva mai saputo esattamente come si crea un quadro magico. 
   « Benvenuto, Potter » aveva poi iniziato la McGranitt, in piedi dietro la scrivania « Il professor Silente vorrebbe parlarti »
Harry non aveva potuto non notare le occhiaie che le segnavano il viso, parzialmente nascoste dagli occhiali squadrati, segno che non aveva più dormito un sonno tranquillo.
   « Harry » Silente aveva cercato di attirare la sua attenzione dall’enorme dipinto posto dietro la scrivania del Preside « Sono passati alcuni giorni dalla fine di Lord Voldemort, ed è giunto il momento di pensare a ciò che ne sarà della Bacchetta di Sambuco »
   Harry si era aspettato quella frase; ci aveva pensato per diverse giornate, ma ora che il problema era stato pronunciato ad alta voce gli sembrava veramente irrisolvibile.
   « Io ho una mia teoria » aveva aggiunto, poi, Silente, osservando la McGranitt che sembrava attenta come se non avesse mai provato i sintomi della stanchezza.
   « Come sempre »
   Sorrise.
   « Ci ho pensato molto anche io, signore » iniziò, poi, Harry « Ma non sono giunto a una conclusione vera e propria. L’unico luogo veramente sicuro che conosco è questa scuola » 
   « O la Gringott » s’introdusse la McGranitt, probabilmente preoccupata di ospitare un’arma del genere tra le mura del castello.
   « Non credo che possa esserci più di aiuto » le rispose Silente; lei lo guardò con sguardo estremamente interrogativo « Non dimenticare, Minerva, che Harry è penetrato di nascosto nella Gringott solo pochi giorni fa. E’ improbabile che i folletti gli permettano nuovamente l’accesso »
   « Questo non è un problema » affermò lei, con voce ferma « Posso andarci io. Ma, Potter, cosa pensavi di fare intrufolandoti nella Gringott come un ladro? »
   A Harry si ghiacciò il sangue nelle vene.
   « Non la coinvolgerò nella storia della Bacchetta » iniziò, nell'ennesimo tentativo di sorvolare sull'argomento « Negli ultimi mesi, troppe vite hanno pagato per averla posseduta o solo per averne udito il nome »
   La McGranitt parve confusa e inorridita nello stesso tempo.
   « Vite? Chi ha recentemente perso la vita per la Bacchetta di Sambuco, oltre a Voldemort? » chiese, rivolta a Silente.
   « Gregorovich » iniziò Harry. 
   « Il Fabbricante di Bacchette? »
   « E Grindelwald. Mentre Olivander è stato ridotto molto male dai Mangiamorte, a causa della brama di potere di Voldemort »
   « Grindelwald… Grindelwald è morto? »
   La McGranitt era palesemente colpita dalla notizia.
   « Si » rispose Harry, con voce bassa e tetra « Nella sua cella, a Nurmengard. Io l'ho visto »  
   Silente sembrò osservarlo con espressione amareggiata  allo stesso tempo allarmata.
   « Più volte il collegamento tra te e Voldemort si è rivelato molto pesante da sostenere » sentenziò, a bassa voce.
   « Vuoi dire che Voldemort è penetrato nella Prigione di Nurmengard? » intervenne la McGranitt, senza dare peso alla frase di Silente.
   Harry annuì lentamente con la testa, prima che la McGranitt si avvicinasse alla poltrona dietro la scrivania e vi si facesse cadere sopra.
   « Non c’è più un solo posto sicuro al mondo! » constatò, rivolta più a se stessa che agli altri due « Sirius e molti Mangiamorte sono evasi da Azkaban, e ora che non ci sono nemmeno più i Dissennatori le protezioni della Prigione sono state notevolmente indebolite. La Gringott è stata abilmente violata (calcò molto la voce sulla parola “abilmente”). Anche Nurmengard non è più un posto totalmente sicuro »
   Ci fu una pausa, scandita solamente dal respiro della McGranitt.
   « L’unico luogo a prova di intrusione rimane Hogwarts » continuò lei « Sempre dopo aver rinforzato le difese, però. La Battaglia le ha parecchio indebolite »
   « Ma non potremmo semplicemente distruggere la Bacchetta? » chiese Harry, speranzoso in una risposta affermativa.
   « Già » commentò la McGranitt, rivolta ora al ritratto di Silente « Non è un'idea malvagia »
   « Sarebbe la cosa più giusta da fare » aggiunse, poi, Silente, dall'alto del suo ritratto « Ma ho paura che la sua distruzione possa nuocere al possessore. Non ne sono totalmente sicuro, ma non ritengo adeguato affrontare un simile rischio »
   « Vuoi dire che la distruzione della Bacchetta potrebbe comportare rischi per Potter? »
   Harry non sapeva cosa ribattere. Pochi giorni prima si era dato in mano a Voldemort, ed era ancora vivo, ma non sapeva se sarebbe stato in grado di ripetere l'impresa.
   « Se il possessore della Bacchetta di Sambuco morisse per cause naturali » spiegò Silente « la sua magia morirebbe con lui. Ma non riesco a immaginare cosa potrebbe accadere se venisse distrutta da qualcuno; quindi, credo che sia meglio nasconderla in un posto sicuro » poi si rivolse a Harry, col tono più serio che poteva pronunciare « Domani vi saranno i funerali, ed il castello si riempirà di persone » la McGranitt sembrava non capire, ma Harry conosceva già la proposta dell’ex Preside « Devi agire subito. Ritengo che nessuno riuscirà a realizzare i collegamenti come Voldemort ha fatto »
  

***

 
   Dopo meno di un’ora, Harry stava scendendo molto lentamente le scale che portavano al Salone d'Ingresso della scuola.
Al suo fianco, sotto il Mantello dell’Invisibilità, c’era Hermione, che scrutava attentamente nell'oscurità per guidarli, mentre lui aveva il compito di osservare sulla Mappa del Malandrino che nessuno si avvicinasse.
   Quando, pochi minuti prima, aveva pronunciato la formula per accedere ai segreti della Mappa (“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”) non aveva potuto non pensare che tutti i quattro Malandrini erano morti, e nessuno di loro per cause naturali. Suo padre era stato assassinato da Voldemort, Sirius aveva perso misteriosamente la vita nell’Ufficio Misteri; durante l’ultimo anno, poi, erano deceduti Peter Minus, il traditore, ucciso dalla sua stessa pietà nei confronti del nemico e punito con la vita dalla mano argentea che Voldemort gli aveva donato anni addietro in cambio della sua carne, e Remus Lupin, assassinato durante la Battaglia di Hogwarts pochi giorni prima, probabilmente per mano di un Mangiamorte.
   Davanti a Harry e Hermione, un Disilluso Ron ricopriva il ruolo di avanguardia; era stata la ragazza a procedere all’incantesimo, con estremo disappunto di Ron ma con l’accordo di Harry.
   Avevano raggiunto il terzo piano, le bacchette a portata di mano, ed Harry sentiva il sudore colargli giù dall’attaccatura dei capelli per l’agitazione. Non vedeva l’ora di raggiungere il fresco del parco del castello, ma fino al momento di varcare il Portone d’Ingresso non poteva distrarsi.
   Il loro unico timore era Pix il Poltergeist, che nei giorni subito seguenti la morte di Voldemort si era dimostrato più allegro del solito, e per di più non si ricordava se avesse la capacità di vedere sotto i Mantelli dell’Invisibilità.
   Fortunatamente, però, nessun rumore li colse di sorpresa fino all'arrivo alla Scalinata di Marmo, dove dovettero stare più attenti ad evitare i macigni che ancora ricoprivano i gradini, piuttosto che osservare intorno a loro stessi.
La professoressa McGranitt aveva esplicitamente espresso il volere di non restaurare il castello prima dei funerali ai caduti, che avrebbero avuto luogo la mattina seguente.
   « Meno male! » sussurrò Hermione appena ebbero varcato il Portone, dopo essere stati molto attenti ad evitare le pietre preziose che fino a poco prima segnavano i punti delle Case.
   « Non ce la facevo più a rimanere con il braccio teso per essere pronto a difenderci » commentò la voce di Ron, proveniente dalla loro sinistra.
   « Credete che ora potremmo tornare visibili? » azzardò Harry.
   « No! » Hermione, ancora nascosta sotto il Mantello, aveva i nervi a fior di pelle « Non possiamo permettercelo! Già in molti… »
   « Troppi » aggiunse Ron, in un tentativo evidente di parteggiare per la ragazza, che guardò con fare soddisfatto nella sua direzione, ma senza vederlo.
   « Già in troppi hanno ascoltato della Bacchetta l’altra mattina, non possiamo rischiare che qualcuno ci veda »
   « Hai ragione » risolse Harry « Sbrighiamoci, allora! »
Tutti e tre cominciarono ad attraversare il parco di Hogwarts, sempre seguendo la formazione predefinita, diretti sulle sponde del Lago Nero.
   « Ma non ti sembra rischioso, Harry? »
   Hermione non pareva convinta di quello che stavano per fare.
   « Cosa? » chiese Ron, dato che non sentiva bene le parole della ragazza.
   « Zitto, Ronald! Non dobbiamo farci sentire!»
   « Scusa »
   « Harry, non pensi che sia rischioso nasconderla proprio nella tomba di Silente? Dopotutto qualcuno potrebbe scoprire che… »
   « No, non credo » la interruppe lui « Silente dice che questo è il posto più sicuro… se protetto da sortilegi adeguati »
   « Ma Voldemort non ha parlato di Silente quando discutevate sulla Bacchetta? »
   « Che importanza ha? Non penso che la gente si ricorderà i minimi dettagli di quella notte, no? »
   « La gente normale no, ma magari qualcuno si! » s’intestardì Hermione « Harry, la Bacchetta è troppo potente! Ed è in gioco la tua stessa vita! »
   « Se io avessi avuto paura di mettere a rischio la mia vita, probabilmente Voldemort sarebbe ancora vivo »
   Hermione non sapeva cosa rispondere, così il silenzio li accompagnò per qualche metro, finché non ebbe trovato qualcosa di adeguato per controbattere.
   « E come pensi che potremmo proteggere la tomba? »
   « Hai protetto per mesi la nostra tenda nei più svariati luoghi della Gran Bretagna, Hermione, credi di non saper incantare a dovere un pezzo di marmo immobile? »
   Hermione parve accennare un sorriso alle parole di Harry, ma poi riprese, più incerta di prima.
   « Ma la professoressa McGranitt non poteva venire con noi? »
   « Le ho modificato la memoria » ammise Harry, con un tocco di fierezza nel tono della voce.
   « Tu cosa?! »
   « Silenzio! » era stato Ron a parlare, in un punto imprecisato davanti a loro « Ci stiamo avvicinando »
   Entrambi obbedirono, ma Harry sentì ancora per qualche metro lo sguardo di Hermione su di lui.
   Procedettero costeggiando il Lago Nero, accompagnati dal solo leggero frusciare del vento tra gli alberi.
   Quando alla loro vista apparve la tomba bianca che conteneva il corpo di Albus Silente, Harry non poté non ricordare il giorno del suo funerale, la moltitudine di persone giunte da ogni parte della Gran Bretagna e non solo, il fazzoletto gigante con cui Hagrid si soffiava rumorosamente il naso.
   « Che impressione... »
   Harry si voltò velocemente verso Hermione, che osservava con gli occhi umidi un centinaio di barche nere e lucide sormontate da un baldacchino.
   Non ebbe il tempo di chiedersi perché fossero tutte lì, dato che dopo pochi secondi giunsero nelle vicinanze della loro meta. Quando si avvicinarono, con grande sorpresa di Harry, notarono che non mostrava traccia di essere stata violata. Il suo restauro era stato talmente perfetto dopo la profanazione di Voldemort, che il bianco marmo che la ricopriva non recava i segni del potente incantesimo che l’aveva semidistrutta.
   « Dobbiamo procedere velocemente, ora » disse Hermione, con tono molto serio e conciso « Stai fermo, Harry! Ti Disilludo »
   Harry provò la sensazione di avere un uovo rotto sulla testa, prima di vedersi scomparire braccia, corpo e gambe. Poi, mentre Hermione Disilludeva se stessa, richiuse la Mappa del Malandrino (“Fatto il misfatto”) e la ripose nella sua tasca invisibile.
   « Ora! » disse la voce di Ron.
   In quello stesso istante, come avevano progettato prima di uscire dalla Sala Comune, Hermione si tolse il Mantello dell’Invisibilità, che cadde a terra, e corse più in là.
Poco dopo, Harry la sentì chiaramente mentre pronunciava la formula per rendere invisibile la zona che stava circoscrivendo intorno a loro e alla tomba di Silente.
   « Potete tornare visibili » annunciò, poi, mentre lo faceva a sua volta. In pochi secondi sia Harry che Ron apparvero come dal nulla, entrambi con le bacchette sguainate in caso di pericolo e i capelli arruffati per l’agitazione.
   « Veloci! » continuò Hermione « Non dobbiamo perdere tempo! »
   Tutti e tre si raccolsero intorno alla tomba di marmo bianco, e lessero l’elogio funebre inciso sulla dura pietra. Intorno a loro tutto taceva; anche il vento sembrava aver trattenuto il respiro.
   « Alohomora! » pronunciò Harry.
   Sebbene tutti e tre fossero convinti che la lapide non si sarebbe aperta così facilmente, notarono un leggero "clack" provenire dall’interno. Si guardarono l’un l’altro, temendo la comparsa di una specie di antifurto come quello che Malocchio Moody aveva posto all’ingresso di Grimmauld Place. Non notando nulla, però, Ron proseguì.
   « Wingardium Leviosa! »
   La lapide superiore iniziò a levitare come se fosse fatta di polistirolo, mentre Ron la muoveva magicamente e la deponeva sull’erba.
   Tutti e tre si sporsero un poco verso l’interno, in modo da scorgere il corpo di Albus Silente, leggermente più magro e più pallido di quando era morto, dormire per sempre tra quelle quattro mura marmoree.
   « Oh no! » urlò Hermione.
   « Non gridare! » la rimbeccò Ron, sottovoce.
   « Ma ho utilizzato il Muffliato »
   « Qualcuno potrebbe sempre annullarlo! »
   Hermione gli rivolse un’occhiata di fuoco, così lui cercò subito di cambiare discorso.
   « E’ praticamente uguale a quando era vivo » commentò.
   « Probabilmente lo hanno sottoposto a qualche incantesimo » concluse Harry, che non riusciva a distogliere lo sguardo dal punto in cui le mani del corpo si incrociavano, dove fino a pochi mesi prima giaceva la Bacchetta di Sambuco, e dove pochi istanti più tardi sarebbe tornata a stare.
   « Dobbiamo procedere! »
   Hermione stava diventando stressante, ma Harry obbedì senza fiatare.
   Senza neanche degnare la Bacchetta di un'ultima occhiata, spostò delicatamente le mani di Silente (mentre Ron e Hermione si portavano le mani alla bocca), la posò sul suo vestito viola e la coprì, cercando di ricordare l’esatta posizione in cui l’aveva trovata Voldemort.
   « Molto bene » Hermione era agitatissima « Ora richiudetela pure »
   Harry si sentiva quasi sottomesso al volere della ragazza, ma non fece obiezioni e procedette. In fondo aveva ragione, prima tornavano al Dormitorio e meglio era.
   « Tocca a te, Hermione » annunciò Ron, appena la lapide si fu posata al suo posto e si fu richiusa su se stessa.
   « Noi controlleremo l’esterno » disse Harry, mentre iniziava a scrutare nell’oscurità.
Sia lui che Ron rimasero appostati alle spalle della ragazza per qualche minuto, le bacchette a mezz’aria, pronti ad ogni pericolo, mentre sentivano in sottofondo le formule che venivano recitate.
   « Protego totalum »
   « Cave inimicum »
   Alcune erano le stesse che era solita utilizzare per proteggere la loro tenda, ma a quanto pareva ne aveva aggiunte altre, che Harry non riusciva a comprendere.
   Dopo qualche minuto non udirono più nulla. Quando Harry si voltò, Hermione stava osservando la tomba appena protetta e respirava rumorosamente; i suoi respiri erano profondi e regolari. Probabilmente cercava di calmarsi.
   « Finito » disse, infine « Questo è tutto quello che so fare. Certo che se qualcuno non avesse Obliviato la McGranitt! »
   « L’ho ritenuto necessario » cercò di giustificarsi Harry.
   « Hai Obliviato la McGranitt? Grande! » Ron si congratulò con lui, ma, all’ennesima occhiataccia di Hermione, si zittì. Harry, invece, gli rivolse un debole sorriso, e poi proseguì.
   « E’ meglio limitare a noi le persone che sanno dove è nascosta la Bacchetta » aggiunse « Anche Silente ha detto che ho fatto bene »
   « Silente! » sbottò Hermione « Silente è morto, Harry! »
   Era impressionante come la frase avesse suonato simile a quella che, pochi giorni prima, aveva pronunciato la stessa professoressa McGranitt.
   « Può darci più aiuto lui dal suo ritratto che metà della popolazione in vita! »
   La voce di Ron arrivò alle loro orecchie, inattesa. Hermione lo guardò per qualche istante, quasi ammirata, senza  ribattere; sapeva che aveva ragione.
   « Sbrighiamoci a tornare a letto » aggiunse, poi, con tono abbastanza offeso « Harry, prendi il Mantello. Ron, Disilluditi »
   « Sì, fallo da solo » aggiunse poi, non appena Ron aveva aperto bocca per protestare, mentre stava avanzando per mettere a punto l'ultima parte del piano.
   Dopo pochi minuti, tre profili invisibili riattraversarono il parco, mentre dietro il castello di Hogwarts una fioca luce anticipava l’alba.
 

***

 
   Harry si riscosse dal ricordo e sbatté le palpebre.
   Davanti a lui, il sole era ormai completamente tramontato dietro la collina della tenuta dei Weasley. Era incredibile come la luce che ora si intravedeva appena assomigliasse all’alba che aveva appena rivissuto.
   Con un gesto istintivo, poi, afferrò la sua bacchetta di agrifoglio dalla tasca posteriore dei jeans, riposta proprio nel luogo dove Malocchio Moody non voleva che la tenesse, e la osservò per qualche secondo.
Da quando era tornata in funzione grazie all’ausilio della Bacchetta di Sambuco, non aveva più fallito un colpo.
   Eppure, non era soddisfatto.
   La puntò verso una di quella patate deambulanti che giravano a caso per l’orto sottostante e, senza pronunciare parola, ne fece uscire un getto rosso che colpì lo gnomo e lo fece rotolare parecchi metri più in là.
   Era una cosa che non era mai riuscito a fare bene, ma da quando la sua bacchetta con il cuore di piuma di fenice era tornata come nuova, gli sembrava la cosa più semplice del mondo.
   Ora, però, lui, Harry Potter, era diventato un ragazzo qualunque, senza le grandi capacità che fino a pochi mesi prima lo avevano distinto dagli altri. Dopo la morte di Voldemort, insieme al dolore alla cicatrice, erano infatti scomparse molte sue capacità innate.
Per quanto ci avesse provato, non era più riuscito a parlare il Serpentese, e sebbene cercasse continuamente di ricreare il getto dorato che un anno prima era fuoriuscito involontariamente dalla punta della sua bacchetta, si doveva rassegnare a non poter più essere salvato da qualche complicato incantesimo o da un legame magico che, per fortuna, non esisteva più. Ora, finalmente, era un ragazzo come tutti gli altri; ma la gente sembrava non averlo ancora capito.
   Si voltò e chiuse le tende, intenzionato a non abbandonarsi più a quei mesti ricordi.
   In quello stesso istante, un forte rumore di passi proveniente dal piano di sotto lo ridestò completamente. Dopo pochi secondi, sentì bussare e la testa rossa di Ron apparve sulla soglia.
   « Harry, scendi. La mamma dice che è pronta la cena »
   « Arrivo » rispose lui, mentre l’amico scendeva rumorosamente i gradini che lo dividevano dalla cucina e dalle prelibatezze della madre.
   Solo allora si rese conto di avere fame; non sapeva che ora era, ma dalla posizione del sole poteva affermare con certezza che erano già passate le otto.
   Rivolse un veloce sguardo al cumulo di copie della Gazzetta del Profeta che copriva parte del pavimento, e gli parve di riconoscere parte del testone riccioluto e biondo di Rita Skeeter prima di varcare la porta e scendere silenziosamente le scale.
   Quando raggiunse la cucina, la famiglia Weasley era già seduta ai bordi di una tavola imbandita che traboccava di pietanze e profumi.
Lanciò un rapido sguardo al particolare orologio della Tana, e vide che tutte le lancette, tranne due, erano puntate su “a casa”. Quella di George, invece, era diretta verso “al lavoro”, mentre quella di Fred era rimasta incantata su “pericolo mortale”.
   Chissà quanta sofferenza provavano ancora i signori Weasley quando, anche solo per sbaglio, incrociavano con gli occhi quell’orologio.
   Li osservò uno per uno.
Al capo della tavola opposto a dove si trovava lui, il signor Weasley, indossando ancora la tenuta del Ministero, parlava animatamente con Percy, entrambi con gli occhiali di corno calcati sul naso. Da un lato, invece, Bill chiacchierava con Ron, probabilmente riguardo qualche tesoro che aveva scovato ultimamente per conto della Gringott, mentre dall’altro lato della tavola Ginny e Fleur ridacchiavano allegramente.
   A vederli tutti insieme, la famiglia Weasley gli donava molta serenità, forse quella che non aveva mai veramente posseduto. In quel momento gli vennero in mente i Dursley e il modo in cui lo trattavano, e ringraziò il fatto che non dovesse più tornare da loro.
Poi, mentre stava ancora percorrendo la tavolata con lo sguardo, si accorse che Ginny lo stava osservando di soppiatto, i capelli rossi che le scendevano ordinatamente oltre le spalle.
Appena i due sguardi si furono incrociati, un flebile sorriso le si aprì sul volto, e lui non poté che ricambiare.
   In quel momento, però, la signora Weasley apparve dalla stanza accanto con un enorme vassoio pieno fino all'orlo.
   « Dai, Harry caro, siediti di fianco a Ginny » disse ad alta voce, dopo averlo visto sulla soglia della stanza.
   Lui sorrise ed avanzò, prendendo posto sull’unica sedia libera. Davanti a lui, Ron era già pronto con le posate in mano per dare inizio alla cena.
   Era proprio vero; quella era la sua prima, vera famiglia.
   E ciò non gli rendeva le cose più semplici.
 
  
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