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Autore: Harry Potter Return    10/01/2011    1 recensioni
Un gruppo di accaniti fan non si è arreso alla parola fine posta da J.K. Rowling e ha deciso di continuare a raccontare le avventure di Harry, Ron ed Hermione. Una serie di racconti che narrano ciò che succede dalla fine della Battaglia di Hogwarts al capitolo "19 anni dopo".
Per ulteriori informazioni e per contribuire visitare il sito: http://hpreturn.forumfree.it/
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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La mattina dopo si alzarono tutti molto presto.
Ron sembrava eccitato, perché saltò subito giù dal letto, in mutande e canottiera, e iniziò a buttare all’aria tutti i suoi vestiti sparsi per la stanza, cercando quelli più adatti per il viaggio.
Era rimasto di stucco quando, la sera prima, subito dopo che Kingsley aveva salutato tutti ed era sparito dietro l'angolo, la signora Weasley aveva annunciato che Hermione si sarebbe fermata a dormire alla Tana, in modo che il giorno seguente avrebbero potuto andare a Diagon Alley tutti insieme.
   Harry ricordava perfettamente il sorrisetto che la madre di Ron aveva scambiato con Hermione, tanto che, pensò lui, forse aveva capito la situazione meglio del figlio stesso.
   « Dai Harry, cosa aspetti? Gli altri saranno già tutti in cucina a fare colazione! » lo rimbeccò lui, cercando di tirarlo giù dal letto, dopo che si fu svestito in un lampo.
Come risultato, Harry si mise a sedere sul bordo. A lui non interessava molto andare a Diagon Alley; aveva preso la decisione di non tornare a scuola, ma ancora non aveva avuto il coraggio di comunicarlo agli altri, tranne che a Hermione, che non l'aveva presa affatto bene. In pochi minuti di riflessione, quindi, decise che avrebbe assecondato i vari acquisti e si sarebbe comportato come se niente fosse.
   Due colpi di clacson interruppero i suoi pensieri.
   « Questo deve essere papà! » urlò Ron « Cavoli, oggi doveva ritirare la macchina nuova! »
   « Che macchina? »
   « Non so, ha detto che sarebbe stata una sorpresa »
   Entrambi si affacciarono alla finestra. Parcheggiato davanti alla porta della Tana, sostava un Pic-up nero con enormi pneumatici e il cassone modificato per contenere due file di sedili.
   « Cavolo!  Questa volta papà si è superato! Chissà cosa dirà la mamma, appena lo vede... »
   « Ma dove lo ha trovato? Certo a Londra non passeremo inosservati... »
   Dopo essersi vestito, Harry, ancora assonnato e un po’ riluttante, seguì Ron giù per le scale; sorrise, nel vedere l'amico che correva in modo da poter uscire il prima possibile.
   In cucina trovarono la signora Weasley che, come di consueto, trafficava ai fornelli.
   « Buongiorno! » li accolse « Svelti, sedetevi a mangiare. Ginny e Hermione hanno già fatto colazione e sono fuori con Arthur a vedere la nuova macchina! »
   Due piatti colmi di bacon e uova fritte atterrarono davanti ai due ragazzi che si erano appena seduti al tavolo. Ron rischiò di soffocare mentre si ingozzava per fare più in fretta. Poi, terminata la colazione al volo, entrambi filarono di corsa fuori dalla cucina per raggiungere gli altri, lasciando i piatti nella bacinella autopulente.
   In giardino trovarono il signor Weasley che spolverava le parti cromate del fuoristrada con uno strofinaccio; aveva un'aria pienamente soddisfatta.
   « Harry! Cosa ne pensi della mia nuova macchina? » lo salutò « Mi piacerebbe conoscere il parere di un mago che ha vissuto a lungo con i Babbani. Ti sembra abbastanza “normale”? »
   « Tolti i due scaldabagni ai lati e le bombole del gas al posto della marmitta, penso che possa passare » commentò lui. 
   Il signor Weasley guardò dubbioso il suo veicolo.
   « Per rimetterlo a posto ho seguito le illustrazioni di una rivista Babbana. Devo aver sbagliato qualcosa »
   « Non si preoccupi. Non sono molti gli intenditori di queste auto. Non se ne accorgerà nessuno »
   In quel momento arrivò la signora Weasley.
   « Bene, se siamo pronti possiamo partire. Si sta facendo tardi e io vorrei arrivare presto a Diagon Alley, prima che i negozi di abiti finiscano i vestiti. Ho letto sulla Gazzetta del Profeta che sono arrivate delle nuove uniformi per la scuola »
   Senza farselo ripetere due volte, Ron saltò nell’ultimo sedile di dietro e guardò speranzoso Hermione, che era appena apparsa da dietro la casa con Ginny, ma le due ragazze si sistemarono rapidamente sui sedili posti dietro il conducente. Così fu raggiunto da Harry, che non si lasciò sfuggire il suo sguardo deluso.
   Il viaggio durò più di un'ora. Dopo essere arrivati a Londra, raggiunsero Charing Cross Road senza difficoltà, dove il signor Weasley trovò parcheggio poco distante dal Paiolo Magico.
    « Buongiorno, Arthur! »
    La voce di Tom, il barista, aveva salutato il signor Weasley non appena ebbe varcato la soglia del locale.
    « Ciao, Tom. Oggi è giornata di acquisti a Diagon Alley! »
    Dietro di lui, quasi in fila indiana, apparvero la signora Weasley e tutti gli altri passeggeri. Harry entrò quasi per ultimo, seguito solo da Ron, e salutò Tom mentre i signori Weasley avanzavano verso la porta che conduceva al retro del locale.
Quando lanciò uno sguardo veloce verso le persone sedute ai tavolini, però, rimase allibito. Tutti i clienti lo stavano fissando con sguardo vacuo, quasi fossero incantati dalla sua presenza.
   « E' questo l'effetto che fai alla gente, ragazzo? » rise Tom, da dietro il bancone « Mi ricorda la prima volta che sei passato di qua, parecchi anni fa. I tuoi ammiratori non ti lasciavano più andare via! »
Harry ricordava benissimo quel giorno; era entrato nel Paiolo Magico con Hagrid, proprio per andare a Diagon Alley, e per la prima volta si era reso conto di quanto fosse famoso.
   All'improvviso, poi, una mano gli toccò la spalla.
   « Harry, andiamo? » chiese Ron, indicando i suoi genitori che stavano oltrepassando la porta di fronte a loro.
A  quelle parole, molti dei clienti del locale si alzarono, diretti verso loro due, e iniziarono a stringere loro la mano e a complimentarsi; alcuni chiedevano persino degli autografi. Probabilmente pensò, Harry, le parole del ragazzo avevano innescato in loro il timore di perdere quell'occasione.
   Ron pareva contento all'inizio, ma ben presto sul suo viso si dipinse un'espressione scocciata.
   « Scusate, ma ora dobbiamo andare! » urlò tra la folla, mentre spingeva Harry verso il retro del locale.
   I due raggiunsero a fatica la loro meta, sempre assillati dagli ammiratori, e solo quando ebbero chiuso la porta che separava il Paiolo Magico dal passaggio per Diagon Alley notarono che gli altri si erano già allontanati. Senza aspettare un secondo di più, li imitarono, e li raggiunsero pochi secondi dopo davanti a un negozio di oggetti magici per la casa.
   « Per fortuna abbiamo evitato tutte quelle persone! » li accolse Hermione.
   « Non pensavo che potessero essere così fastidiose! » commentò Ron.
   « Finalmente lo hai capito! Sono anni che continuo a dirtelo! » protestò Harry, ma venne interrotto dal signor Weasley, che sembrava agitato da quando avevano raggiunto la Londra Babbana.
   « Faccio un salto al negozio di Dennis. So che ha messo in vendita nuovi apparecchi Babbani e voglio dargli un’occhiata »
   « Io e Ginny andremo da Madama McClan per provare una divisa nuova » continuò, poi, la signora Weasley, appena il marito fu scomparso tra la folla intenta negli acquisti « Ron, Harry e Hermione, voi vi occuperete dei libri per tutti »
   « Ma mamma, la mia divisa va ancora bene! » protestò Ginny, che evidentemente non voleva separarsi dagli altri ragazzi.
   « Non fare storie! » la rimbeccò la madre « Quando mai una ragazza non vuole avere dei vestiti nuovi? » 
   La prese per un braccio e la trascinò verso la via dei negozi di moda, mentre i tre rimasti si tuffavano tra la folla.
   Harry rimase piacevolmente colpito dalla veloce trasformazione della stradina rispetto a come l’avevano vista durante la loro ultima visita; il tortuoso selciato deserto, i negozi sprangati, abbandonati o dedicati alle Arti Oscure avevano lasciato spazio ai vecchi locali sulle Arti Magiche, mentre gli unici frequentatori dell'anno passato, i mendicanti e alcuni disperati che chiedevano aiuto, sembravano puntualmente spariti nel nulla con la scomparsa di Voldemort.
   Quel giorno, infatti, maghi e streghe di ogni età erano affaccendati a passare da un negozio all’altro, ammassandosi a volte davanti alle vetrine che proponevano miriadi di prodotti magici, probabilmente nella frenesia di dimenticare al più presto i tempi bui terminati da poco.
   Per attraversare la strada, Harry, Ron e Hermione dovettero spingere molte persone; alcuni di loro si spostavano con indifferenza, mentre altri, riconoscendoli, rimanevano basiti. Harry si domandò fino a quando la loro reazione sarebbe rimasta passiva, prima di esplodere in un assalto a quelli che per tutti ormai erano degli eroi, come era accaduto al Paiolo Magico. Intenzionato a non ripetere l'esperienza, iniziò a lanciare occhiatacce a chiunque si avvicinasse per disturbarli, e il metodo sembrava funzionare.
   « Giuro che se qualcun'altro si avvicina a stringermi la mano lo Schianto » disse Ron, notando gli sguardi dei passanti, non appena ebbero raggiunto la strada dedicata alla vendita del materiale scolastico « Ti abbiamo raccontato dell'incursione dei giornalisti, Hermione? »
   « Ginny mi ha accennato qualcosa in una lettera » rispose lei, alla destra di Harry, senza neanche guardarlo.
   A quelle parole, Ron tornò ad essere offeso come il giorno prima, mentre Harry alzava gli occhi al cielo, rassegnato.
   Poco dopo, mentre si dirigevano al Ghirigoro per acquistare i libri per il nuovo anno scolastico, si ritrovarono a passare davanti alla vetrina del negozio di Olivander. Sulla porta, Harry vide un ragazzone con grosse guance rosse che aveva l'aria di essere di poco più piccolo di lui, e che era intento a lucidare una nuova insegna in ottone. Si domandò se il proprietario del negozio fosse tornato al lavoro; l’ultima volta che lo aveva visto era ridotto proprio male.
   Non fece neanche in tempo a terminare il pensiero, che l'alta figura argentata di Olivander apparve sulla soglia  e osservò per un istante il lavoro compiuto dal nuovo assistente, per poi riversare lo sguardo sulla strada colma di persone; gli ci vollero pochi secondi per individuare Harry, fermo in mezzo alla via ad osservarlo.
   « Ecco gli eroi del momento! » urlò, mentre si avvicinava, costringendo Ron e Hermione a fermarsi, imitati dai molti curiosi che li circondavano « Venite! Entrate nel mio negozio! Saremo più tranquilli... »
Aveva sicuramente ragione; ormai i bisbigli della gente cominciavano a diventare insopportabili.
I tre ragazzi si scambiarono uno sguardo incerto, prima di varcare la soglia del negozio di bacchette, senza che il nuovo assistente di Olivander li degnasse di uno sguardo, preso com'era dalla sua occupazione.
   Lo spazio all’interno era molto ridotto, cosicché dovettero stare spalla a spalla. Faceva un certo effetto vedere tutte quelle scatoline polverose impilate fino al soffitto e contenenti le bacchette magiche; dopotutto, non entravano lì dentro da parecchi anni.
   Il proprietario si dispose dietro al bancone. Solo allora Harry notò quanto era anziano; era diventato magrissimo, e i suoi grandi occhi d’argento gli conferivano un'elevata saggezza. Nonostante l’aspetto malconcio, però, il suo sguardo era vivace.
   « Ecco tre amici inseparabili. Benvenuti nel mio negozio! » li accolse con calore.
   « Buongiorno, signor Olivander. Sono contento che abbia ripreso a lavorare » lo salutò Harry, un po’ titubante.
   « Non me la sentivo di rimanere con le mani in mano, e il lavoro mi distrae dai brutti ricordi. E, poi, qualcuno si deve pure occupare di ricostruire le bacchette che sono rimaste distrutte o sequestrate dai Mangiamorte, no? »
   « Chi è quel ragazzo che abbiamo visto alla porta? » si intromise Ron.
   « E' Brad, il mio nuovo aiutante. Dopo le torture subite, il mio braccio destro non funziona più come si deve, così mi serve qualcuno che faccia i lavori manuali »
   Harry notò, infatti, che lo teneva fermo, stretto al tronco; non sembrava annerito come era quello di Silente due anni prima, ma aveva l'aspetto di essere conciato molto peggio.
   « Non mi ricordo di averlo mai visto a Hogwarts » ribatté Ron, mentre osservava dal basso verso l'alto la figura di Brad, che continuava a spolverare l'insegna da sopra una scala.
   « Il poveretto è un Magonò » Olivander sembrava molto dispiaciuto per la cosa « La sua famiglia è una delle più antiche casate di Maghi, ma lui non ha le doti che dovrebbe possedere uno di loro; per questo non ha potuto frequentare la Scuola di Magia. I genitori mi hanno chiesto di istruirlo nell’arte della costruzione delle bacchette, e io ho acconsentito di buon grado, viste le mie condizioni. Le ultime esperienze mi hanno fatto sentire il peso degli anni, e non voglio che le mie conoscenze muoiano con me. Qualcuno dovrà pur occuparsi delle bacchette, una volta che io non ci sarò più! »
   « Ma non occorre utilizzare la magia per costruire le bacchette? » chiese Hermione.
   Gli occhi di Olivander si illuminarono.
   « Un buon Fabbricante sa far scaturire la magia da qualunque pezzo di legno » tagliò corto lui, con aria saggia, per poi cambiare discorso « Ho letto l’articolo della Skeeter, sulla Gazzetta del Profeta. Quindi, alla fine, il grande Harry Potter è riuscito ad impossessarsi della Bacchetta di Sambuco! »
   Tutti e tre sussultarono, mentre Harry pensava in fretta a qualche scusa per smentire la notizia.
   « Sono tutte fandonie! » sentì poi dire da Hermione, con tono sicuro « Dovrebbe conoscere quella giornalista e sapere che inventa gran parte delle notizie... » 
   « Potresti avere ragione, ma a quanto pare sono in molti ad aver assistito al combattimento di Potter contro Voi-Sapete-Chi, e in molti asseriscono di averlo sentito parlare della Bacchetta di Sambuco »
   « Posso assicurarle che non è così » s'intromise Harry, con tono deciso « Forse Voldemort era sicuro di aver trovato quella Bacchetta, ma si sbagliava; e io mi sto convincendo che la storia dei Tre Fratelli sia solo un racconto per bambini »
   « Questo non è possibile e io te l’ho dimostrato… Ma posso capire che tu non voglia che la notizia si diffonda. Tutti i possessori della Bacchetta del Destino sono morti in modo violento » e, scrutandolo negli occhi con sguardo penetrante, continuò « Sai che puoi fidarti di me. Ti sarò riconoscente in eterno per avermi salvato la vita. Se solo potessi mostrarmela, forse sarei in grado di riprodurla o, magari, di costruirne altre potenti quasi quanto quella »
   Il suo sguardo rapace non piacque affatto a Harry. Si stava dimostrando avido di possederla, anche se per breve tempo. Quella Bacchetta era maledetta, aveva il potere di cambiare gli uomini. Il ricordo improvviso di Silente si fece strada nella sua mente; lui non si era lasciato prendere dalla frenesia di comandare il mondo.
   « No, si sbaglia. Io non l'ho mai posseduta » ammise, sostenendo il suo sguardo e cercando di essere il più convincente possibile. 
   « Lo sai, vero, Potter, che se rivelassi alla Gazzetta ciò mi hai chiesto pochi mesi fa, ogni minimo dubbio sulla Bacchetta verrebbe dissipato? »
   « Vuole passare ai ricatti, ora? » lo accusò Ron.
   « Se necessario »
   « Siamo tre diciottenni contro un vecchio rimbambito. Cosa le fa pensare che possa avere la meglio su di noi? »    
   Harry guardò il suo migliore amico, sbalordito, e notò che Hermione, invece, sembrava molto decisa nel sostenere le sue parole, tanto che portò la mano alla bacchetta.
   « Vuoi passare alle maniere forti, signor Weasley? » riprese, poi, Olivander.
   « Se necessario » gli fece eco Ron.
   « No, non è necessario » tagliò corto Harry, che non aveva intenzione di proseguire la conversazione.
   « Andiamocene, ragazzi »
   Detto questo, tutti e tre voltarono le spalle al vecchio, che continuò ad osservarli. Sul punto di aprire la porta, però, successe una cosa che Harry non aveva previsto.
   « Stupeficium! »
   « Protego! »
   Hermione si era voltata di scatto e aveva attaccato il Fabbricante di Bacchette, il quale aveva risposto prontamente allo Schiantesimo. Al momento in cui, però, il Sortilegio Scudo si fu esaurito, Hermione riprese l'attacco.
   « Oblivion! »  
   L'incantesimo per la perdita della memoria colpì in pieno Olivander, che traballò un poco, per poi ricadere sul bancone, svenuto.
   « Ma cosa hai fatto? » chiese Harry.
   « Gli ho modificato la memoria » rispose, tranquillamente, lei « Ora penserà di non aver avuto nessun discorso con noi, durante il suo soggiorno a Villa Conchiglia »
   « Devi smetterla di andare in giro a giocare con la testa della gente » la accusò Ron « E poi, sei sicura di non aver usato la stessa magia su di te? »
   La reazione di Hermione passò in un lampo da mortificata a stizzita.
   « Cosa stai insinuando? » gli chiese, mentre tutti e tre uscivano dal negozio, dopo essersi appurati che Olivander stesse relativamente bene.
   « Nulla, non ti preoccupare »
   « Non ti permetto di criticarmi! »
   « E allora cosa dovrei fare? Farti gli applausi per non esserti fatta viva per quasi due mesi? »
   « Ma è sempre questo il problema? Avevo altro a cui pensare, va bene? »
   « Certo! Come mandare lettere a Harry e Ginny! Ma mai a me! »
   « Ron, non puoi crescere una buona volta? »
   « Non sono io quello che fa finta di niente! »
Harry non sapeva cosa dire, così preferì rimanere in disparte; avrebbe voluto sparire, dato che molti dei passanti li osservavano, allarmati.
   « Ci vediamo più tardi al Paiolo Magico » terminò lei, girando velocemente sui tacchi e scomparendo in un baleno tra la folla.
   « Certo che potevi risparmiartela l’ultima battuta » lo apostrofò Harry appena l'amica si fu allontanata abbastanza.
   « E’ colpa sua! Da quando ci siamo separati, a Hogwarts, sembra si sia dimenticata che sono il suo ragazzo! »
   « Da quando state insieme? »
   « Non hai visto che mi ha baciato nella Stanza delle Necessità? Se non sono il suo ragazzo, perché mi avrebbe baciato? »
   « Ma che discorso è? »
   Con questo Harry considerò chiuso l’argomento, come d'altronde sembrava essere per Ron, che rimase in silenzio per un paio di minuti.
   Proseguirono il loro cammino tra negozi di animali e prodotti di Erbologia, fino a quando, dietro la curva di una stradina, si imbatterono in un assembramento di persone, tutte col naso incollato a una vetrina. Harry sollevò lo sguardo per leggere l’insegna del negozio; la scritta diceva “Accessori di Prima qualità per il Quidditch”.
   « Harry, entriamo a cercarti una scopa » consigliò Ron, in tono ancora un poco arrabbiato « Non puoi giocare con quel catorcio di Fred tutto l’anno »
   « Non ho portato soldi con me, e quelli che mi sono rimasti non mi basterebbero per acquistarla » ammise, tristemente, lui.
   « Harry, siamo a Diagon Alley! Qui cè la Gringott! »
   Così, si avviarono verso la grande costruzione bianca che sormontava la via, mentre Ron declamava i nomi delle ultime novità in fatto di Quidditch, consigliando a Harry quali accessori acquistare.
Ben presto salirono gli scalini di pietra fino a raggiungere la porta di bronzo, il cui colorito scuro contrastava col candore della facciata. Ai lati del portone, due piccoli folletti, con i lunghi piedi incollati al pavimento e buffe vesti molto pesanti per il clima estivo, facevano la guardia alla Banca.
   Stavano per attraversare la porta, quando le due guardie sbarrarono loro l’ingresso, incrociando le lunghe lance che tenevano saldamente in mano.
   « Non potete entrare, signori » dissero all’unisono.
   « Dovete lasciarci passare » Harry era completamente impreparato ad un simile fatto « Il nostro denaro è contenuto qui dentro! »
Sperò che il tono autoritario con cui aveva pronunciato quelle parole bastasse a convincerli a farli passare, ma i due folletti non si mossero di un centimetro, decisi a rispettare gli ordini che erano stati loro impartiti. Poi, con un gesto quasi meccanico, entrambi iniziarono a scalciare verso il pavimento; il contatto tra le loro calzature metalliche e il marmo produceva un singolare suono, che ben presto si capì essere un richiamo.
   Dopo pochi istanti, infatti, videro avvicinarsi la figura di Bongi, che trotterellava con aria solenne e autoritaria, probabilmente attirato da quel clangore.
Il folletto si rivolse alle due guardie con un cenno d’assenso, poi apostrofò Harry e Ron con fare sgarbato, osservandoli con un’espressione disgustata nel vederli.
   « Credevate forse di poter entrare e uscire dalla Gringott come se nulla fosse, dopo averla derubata? Lei, signor Potter, sarà un eroe per tutta la Comunità Magica, ma per noi rimane sempre un ladro! » 
   « Ehi! » lo interruppe Ron « Se non fosse stato per Harry, Voldemort sarebbe ancora vivo, e voi avreste dovuto subire i soprusi dei Mangiamorte! Dovreste ringraziarlo, non accusarlo! »
   « Non saranno le sue parole a farci cambiare idea. Non siete più i benvenuti nella nostra Banca »
   « Ma non capite che se non fossimo entrati nella camera blindata dei Lestrange non avremmo potuto portare a termine la disfatta di Voldemort? »
Ron sembrava aver preso la faccenda molto seriamente, mentre Harry pareva stupito. In testa gli rimbombavano le parole di Silente, la notte prima di nascondere la Bacchetta di Sambuco: "Sarà difficile che i folletti gli permettano nuovamente l'accesso alla Banca".
   « I problemi che riguardano voi Maghi non ci interessano » li liquidò immediatamente Bongi, con tono severo « Noi dobbiamo preservare il bene della Gringott e dei suoi clienti. Le lotte contro i Maghi Oscuri non sono affar nostro »
   « Brutto piccolo mostriciattolo… »
   Ron estrasse la bacchetta dalla tasca sinistra dei pantaloni.
   « Ora basta! » lo trattenne Harry, ponendogli il braccio davanti al busto per impedirgli di saltare alla gola del folletto. Era stranamente calmo; voleva solo un po’ di tranquillità, lontano dai litigi e dai rancori. Dopotutto, ne aveva avuti abbastanza di problemi per i suoi gusti.
   Improvvisamente, però, una suono acuto, proveniente dall’interno della banca, costrinse Bongi a voltarsi.
   « Lasciateli entrare! » disse la voce stridula di Unci-Unci che, con grande stupore di Harry, si stava avvicinando velocemente all’ingresso.
   « Abbiamo ricevuto degli ordini chiari! » provò a protestare Bongi « Potter non deve… »
   « So benissimo quali sono gli ordini » lo interruppe Unci-unci, con tono caldo e suadente « La Gringott non corre alcun pericolo »
   Il folletto non ribatté, ma si limitò a indietreggiare lentamente per consentire ai due ragazzi di passare, accompagnandoli, però, con smorfie e grugniti seminascosti.
   « Con permesso » lo canzonò Ron, scoccandogli uno sguardo di sfida.
Unci-Unci li scortò oltre la seconda porta, quella che portava ai sotterranei; lì si fermò e si mise ad aspettare che i due maghi lo raggiungessero. Poi si accertò che nessuno fosse nei paraggi: probabilmente non voleva farsi sentire dai suoi stessi simili.
   Il silenzio cadde fra i presenti per pochi, ma interminabili secondi, finché Unci-unci si avvicinò a Harry con aria sospettosa. Non era cambiato per niente; gli stessi occhi neri chiusi quasi a fessure, una testa grande e grigiastra, mani e piedi affusolati. Lo guardava dritto negli occhi, non lasciando trasparire alcun tipo di emozione.
   « Harry Potter! » iniziò, in tono forse fin troppo amichevole « Ormai il suo nome è sulla bocca di tutti, anche più che negli ultimi diciassette anni, direi. Ma rinunci all’ammirazione dei Folletti; la gente della mia razza non perdona facilmente, specialmente quando viene truffata! »
   « Credimi, nemmeno i Maghi amano i traditori » cercò di svicolare Harry. L’immagine di Unci-unci che correva verso i suoi simili sventolando la Spada di Grifondoro gli attraversò la mente come un fulmine.
   « Ne sono certo » proferì, poi, il folletto, scrutandolo torvo.
Harry ascoltò quelle parole, e ad un tratto un senso di colpa lo assalì. Unci-unci non era il ritratto dell’onestà, ma non lo era nemmeno lui; in fondo, non aveva mai avuto l’intenzione di consegnargli la Spada di Grifondoro, malgrado gliel’avesse promesso.
   « Comunque » continuò lui dopo pochi istanti « non vi ho fatti entrare alla Gringott solo per fare un’opera di bene. Gradirei delle risposte riguardo l’improvvisa scomparsa della Spada che voi stessi mi avevate donato »     
   « Donato? Diciamo che tu ce l'hai rubata! » intervenne Ron, intromettendosi nella discussione.
   « I patti erano chiari » sbottò il folletto, a bassa voce, e, guardandosi nuovamente intorno per controllare che non ci fosse nessuno, continuò « Vi avrei aiutato a penetrare la Gringott in cambio della Spada. Non credo di essermi sottratto alla mia promessa. Non avevamo stabilito che, dopo avervi favorito, non vi avrei ostacolato nella fuga. Nessun folletto permetterebbe un furto. Ho fatto solo quello che ritenevo più giusto »
   « Ci hai traditi! Ti credevamo dalla nostra parte! » azzardò Ron, molto seriamente.
   « Ti abbiamo salvato dai Mangiamorte, possibile che non hai provato un minimo di vergogna per il modo in cui ci hai trattato? » chiese, poi, Harry, cercando di mantenere il controllo.
   « Mi sarei sentito maggiormente in colpa se avessi tradito la mia razza » la sicurezza con cui lo diceva aveva dell'incredibile « Comunque sia, non avete ancora risposto alla domanda. Che fine ha fatto la mia Spada? »
   « Ti posso assicurare che non te l’abbiamo rubata, se è questo quello che temi » spiegò Harry in tono di sfida « La Spada è stata incantata per venire in soccorso ai veri Grifondoro, ovunque essi si trovino »  
   Unci-unci ebbe un fremito.
   « Lei è proprio il degno discendente di Godric Grifondoro, Potter » continuò, poi « Come lui, non ha esitato a rubare a noi Folletti ciò che ci appartiene di diritto, e osa anche offendermi con le sue bugie! »
   « Non parlargli in questo modo! Non è un bugiardo! » intervenne Ron.
   « Adesso finiamola. Non sono venuto alla Gringott per sentirmi accusare, ma solo per prendere quello che è mio » lo apostrofò Harry, per porre fine alla questione « Sbaglio o sono anch'io un vostro cliente? »
   « No, non sbaglia, ma l’ingresso alle camere blindate è stato ad entrambi interdetto per cinque anni, dato che avete derubato la Banca. E' una misura precauzionale, e fino a quando non ci avrete ripagato tutti i danni provocati dalla vostra, per così dire, rocambolesca fuga, non potrete entrare. Naturalmente questo vale anche per l'altra vostra amica »
   « Non potete farci questo! » 
   « Certo che possiamo, signor Weasley »
   Ron si fece sfuggire un'imprecazione nei confronti di Unci-Unci.
La situazione sembrava insormontabile. Né lui né Ron potevano prelevare dalle loro camere blindate. La cosa più ovvia da fare era quella di delegare a qualcun'altro il compito di farlo, ma Harry ricordava benissimo le frasi che gli erano state dette durante la sua prima visita alla Gringott: "solamente il proprietario della chiave della camera blindata può accedervi". E non vi era la possibilità di un'eccezione, specialmente nei loro confronti.
   « Sentì un po’ »  iniziò, poi, Ron, rivolto a Unci-Unci; una luce sembrava brillare nel suo sguardo « Che ne diresti di prelevare il denaro al posto nostro? » 
A Harry parve una domanda retorica, ma evidentemente per l'amico non era così. 
   « Conoscete le nostre regole » ribatté il folletto, con tono calmo e sicuro di sé. 
   « Ora tu impara le nostre » le parole di Ron suonavano come una minaccia « Se non preleverai il denaro dalle nostre camere blindate, svelerò ai tuoi compari il ruolo fondamentale che hai avuto nel furto di due mesi fa »
   Dopo quelle parole, a Harry fu tutto chiaro. L'idea di Ron, sebbene fosse sleale, era geniale. Cominciò a frugare nelle proprie tasche, finché non trovò una piccola chiave d’oro, mentre l'amico faceva lo stesso con estrema sicurezza. 
   « Penso che tu possa entrare » disse, poi, lanciando la sua al folletto, che l'afferrò al volo. 
   Unci-unci cambiò colore, diventando di un rosso talmente scarlatto, da fare invidia a Ron nei momenti più scottanti; avrebbe potuto benissimo uscirgli del fumo dal naso. Harry non aveva idea di cosa potesse succedere a un folletto arrabbiato.
   « L'ho sempre detto che, se vuoi, sei geniale! » si congratulò, porgendo delicatamente la sua chiave ad un Unci-Unci furente per essere stato gabbato da dei Maghi, che riteneva di razza inferiore alla sua « Credo che il nostro amico non si tirerà indietro. Vero, Unci-unci? »
   Dopo avergli dato le giuste indicazioni, Harry e un sorridente Ron osservarono il folletto salire su un carrello pronto per scendere nei sotterranei. Poi attraversarono il salone della Gringott, sotto gli occhi accusatori degli altri banchieri, e uscirono al sole del mattino che illuminava le strade di Diagon Alley, soddisfatti del ricatto che avevano appena attuato.
    
*
 
  Dopo che Unci-Unci fu tornato con il loro denaro e li ebbe lasciati non senza qualche parola di sdegno, Harry e Ron raggiunsero di buon passo il negozio di manici di scopa, dimenticatisi ormai di dover acquistare i libri per la Scuola. 
  Entrando, Harry notò che non era cambiato nulla da come l'aveva visto la prima volta. Diverse scope pendevano appese al soffitto, oppure erano attaccate al muro sulla sinistra in bella mostra. Dall’altra parte, invece, troneggiavano le divise delle principali squadre del campionato. Al centro, lo spazio era occupato da diverse librerie colme di manuali e circondate da infiniti accessori per il Quidditch.  
   Non ebbero neanche il tempo di osservare tutto il negozio, che un commesso venne loro incontro. Harry si accorse che zoppicava un po’ mentre si avvicinava al bancone, ma nonostante la mezza età, si capiva che doveva essere stato un atleta.
   « Buongiorno » li accolse « Come posso aiutarvi? »  
   Li osservò per qualche istante, ma poi riconobbe Harry, e il suo viso si illuminò.  
   « Harry Potter! Che onore! Cosa posso fare per te, ragazzo? Dimmi ciò che ti serve e sarai accontentato! Da noi puoi trovare tutte le novità del campo di Quidditch » 
   A Harry non piaceva essere al centro dell’attenzione, ma questa volta forse gli sarebbe stato utile; il commesso non gli avrebbe sicuramente venduto una scopa scadente a un prezzo irragionevole.  
   « La mia vecchia scopa si è rotta » tagliò corto Harry, per non dare troppe spiegazioni « Quindi ne vorrei una nuova; una scopa veloce e sicura sarebbe ideale. Sa, io sono un Cercatore»  
   Il commesso non ci pensò un attimo e scappò nel retrobottega, ritornando subito dopo con un voluminoso catalogo.
   « Naturalmente sei a conoscenza che la migliore scopa in circolazione è la Firebolt » iniziò, sfogliando e mostrandogli le pagine zeppe di immagini di manici di tutti i generi.  
   « No, grazie. Avevo una Firebolt che mi era stata regalata, ma ora vorrei cambiare » 
   Fece un cenno con la testa a Ron che, dopo averlo osservato con gli occhi sgranati per qualche secondo, parve capire la connessione con Sirius e tacque.  
   « Allora vediamo un po’ » aggiunse il commesso, voltando velocemente le pagine e raggiungendo la fine del catalogo, dove spiccavano i modelli dell'ultimo anno « Ci sarebbe la nuova Tornado. E’ molto simile a quella di qualche anno fa, ma hanno migliorato l’aerodinamica della coda ed è più stabile alle alte velocità »  
   « Non mi sembra molto adatta al mio ruolo » commentò Harry, con l'aria di chi la sa lunga.  
Il commesso non poté che dargli ragione, così sfogliò qualche pagina ancora, finché non vide un manico di scopa che portava un grande logo argentato.
   « Questa è la nuova Arrow Excellent. La Silver Arrow è tornata sul mercato con questa nuova chicca. E’ dotata di qualunque incantesimo conosciuto contro il Malocchio e di una fattura autofrenante che tutela il giocatore fino a 30 centimetri da terra. Grazie alla possibilità di regolazione automatica della coda ha un’accelerazione favolosa: da 0 a 240 km/h in soli 13 secondi. E, naturalmente, hanno pensato anche al comfort: ha un manico morbido e antiscivolo » sembrava aver studiato il tutto a memoria « E’ molto flessibile e resistente agli urti. Ma come potrebbe non esserlo una scopa di Sambuco? »  
   Harry ebbe un fremito solo a sentir pronunciare quella parola. Una scopa di Sambuco? Ma non bastavano le bacchette? Che strana coincidenza, sembrava che il Sambuco lo perseguitasse. Questo fatto era così strano che lo intrigò.  
   « Potrei vederla? »  
   Ron lo guardò sbalordito; probabilmente si aspettava che comprasse un modello più simile alla Firebolt.  
   « Ma sei sicuro, Harry? » chiese, alzando le sopracciglia.  
   Lui annuì, mentre il commesso si allontanava velocemente per tornare poco dopo con un lungo involucro che si sbrigò a srotolare.
   Il profumo del legno nuovo avvolse Harry fino quasi a stordirlo. Con sguardo ammirato, poi, accarezzò lievemente il manico con le dita; era della giusta levigatezza, flessibile al contatto. Color biscotto, sulla sua estremità portava un logo argentato, su cui spiccavano con estrema chiarezza le lettere "AE". 
   « Su! » disse, dopo aver steso la mano destra sulla Arrow Excellent, che si sollevò immediatamente.
   Harry la afferrò, soppesandola con la mano.
   « E’ ben bilanciata ed è facile da impugnare. La prendo! » concluse, senza neanche riflettere troppo.
   I due lasciarono il negozio subito dopo aver pagato, permettendo a Ron di iniziare una ramanzina sul fatto di aver acquistato quella scopa invece di una migliore, ma Harry non volle ascoltarlo; quando aveva sentito la parola “sambuco”, aveva capito che era il manico di scopa adatto a lui. Dopotutto, aveva pensato, non poteva essere una semplice coincidenza che il nuovo modello della casa Arrow fosse dello stesso materiale della sua nuova, e debitamente lontana, Bacchetta. 
 
  
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