Another Note –
Chronicles
of the deadly Hogwarts.
Retrace II: Doubt?
Light sfogliò con noia
il libro di Trasfigurazione, alla ricerca di qualche spunto per quel fastidioso
tema
da consegnare giusto giusto entro tre ore alla McGranitt. Ringraziò il cielo
per l’esistenza delle ore buca, per poi ritrovarsi a maledirle nel momento in
cui vide Misa e Mikami avvicinarsi al tavolo che lui occupava nella biblioteca.
«Sparite» si limitò a dire, chiedendosi mestamente per
quale motivo l’incanto Evanesco non funzionasse anche sulle persone.
«Perché?» domandò Misa, non rendendosi conto di quanto
suonasse ridicola la sia domanda.
«Perché devo recitare la parte del bravo figlio di papà
fedele a Silente, ma non risulterò mai credibile se mi stanno sempre tra i piedi
dei Serpeverde probabilmente futuri Mangiamorte» soffiò Yagami.
I due si guardarono esitanti, poi Mikami scosse le
spalle, sussurrando un: «Quisquilie» e si sedette al tavolo, subito imitato da
Amane.
Il bruno decise diplomaticamente di ignorarli, tuttavia
fu difficile fingere di non vedere anche le altre due rotture di coglioni che
si stavano avvicinando in quel preciso momento seppur da due direzioni
contrarie.
«Mi domando» esordì, dunque, una voce strascicata alle
spalle di Yagami, «cosa ci facciate voi due sempre alle calcagna di un
Mezzosangue. Siete due Serpeverde o il Cappello Parlante s’è sbagliato come nel
caso di Paciock?»
«Me lo chiedo spesso anche io, Malfoy. La prima domanda,
non la seconda» fece L, atono, arrivando dalla parte opposta.
Light sbuffò, alzando gli occhi dal libro e guardandoli
alternativamente con aria di scherno. «E già che siamo in tema di domande, io
mi domandò se non abbiate nulla di meglio da fare… ah, già, dimenticavo, tanto
Malfoy ha il papino che può comprarsi l’intera commissione dei G.U.F.O, mentre
Lawliet ricorrerà la sua dannatissima memoria fotografica per i M.A.G.O; cazzo,
che pacchia non avere mai nulla da fare».
Per qualche secondo calò il silenzio, poi Draco portò
fulmineamente la mano alla bacchetta, una
serpe che scatta all’attacco.
Yagami fu altrettanto veloce, guardandolo sardonico ed
inclinando la testa di lato, come se stesse osservando qualcosa di patetico e
buffo al tempo stesso.
«Cosa credi di fare, Mezzosangue? Sono un prefetto,
ricordatelo» ringhiò Malfoy.
Light alzò gli occhi al cielo, «Ah sì? Ed io sono Capo
Scuola e fino a prova contraria è un livello ben più alto che prefetto» ribatté
gelido.
«Signorine» li
riprese L, senza guardare loro ma la finestra alla sua sinistra, selvaggiamente
aggredita dalla pioggia infuriante, «vi conviene ritirare le unghie, se non
volete essere banditi dalla biblioteca».
Teru si alzò di scatto, non tollerando che qualcuno si
rivolgesse in quel modo al suo “capo”, un’occhiataccia di Light, però lo
convinse a rimettersi mansuetamente seduto.
Il bruno sospirò e raccolse le sue cose, incluso il libro
che aveva preso in prestito. Ignorò Misa, Teru e Malfoy come se non fossero
stati altro che polvere, ma nell’uscire passò di fianco ad L, «guardati le
spalle, Lawliet, non vorrei che ti succedesse qualcosa di sgradevole» mormorò
per poi allontanarsi.
Non fece un passo, che la gelida mano del Grifondoro gli artigliò il polso, costringendolo a
fermarsi.
«Stai in guardia anche tu, perché il giorno che scoprirò
cos’hai in mente finirai tra le braccia dei Dissennatori… e spero che il tuo
reato sia abbastanza grave da condannarti al Bacio».
Ridacchiò, Light, liberandosi dalla stretta dell’altro,
«mi stai minacciando?» domandò, derisorio.
«No, mi sto limitando ad illustrarti cos’accadrà nel
prossimo futuro».
«Ti prego, risparmiami, di patetici falsi veggenti ci
basta la Cooman».
Yagami guadagnò velocemente la porta, per poi camminare
senza meta per i corridoi, pensando al breve “scambio d’opinioni” avvenuto con
Lawliet.
Strinse con forza la cinghia di cuoio della sua borsa a
tracolla, arrivando perfino al punto di farsi male; respirò profondamente,
utilizzando il dolore come calmante e chiudendo gli occhi. Quando li riaprì,
cercando di capire dove fosse finito, non riuscì a trattenere un sorriso nel
vedere di fronte a lui l’arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll.
Per starsene finalmente tranquillo non c’era posto
migliore della Stanza delle Necessità.
Ci passò di fronte le dovute tre volte, pensando
ripetutamente la frase: “ho bisogno di un luogo dove riflettere senza che
nessuno possa trovarmi”.
La porta scura si materializzò davanti a lui; entrò,
riuscendo quasi ad immaginare dall’altra parte l’uscio che s’affrettava a
scomparire alla chiusura. All’interno della stanza c’era soltanto un tavolino
nero ed una sedia , ovvero le uniche due cose che realmente occorrevano a Light
in quel momento.
Gli rimaneva solo un’ora buca prima di Erbologia e poi Trasfigurazione,
quindi decise controvoglia di concentrarsi sul tema per la McGranitt e solo
dopo, se fosse avanzato del tempo, consultare quel libro interessante che aveva
preso dalla Sezione Proibita della biblioteca.
Si sedette, tirando fuori il rotolo di pergamena dove
aveva già iniziato a scrivere, piuma ed inchiostro nero come la pece; “nonostante
tutto, preferisco le biro” pensò con noncuranza, forse solo per vedere se era
ancora in grado di pensare qualcosa che non includesse tradimenti e oscure
trame, “il tema riguarda la trasfigurazione umana di livello avanzato… in
pratica se eseguita alla perfezione può essere la versione vantaggiosa della
Pozione Polisucco. Mi tornerebbe utile se decidessi di prendere le sembianze di
qualcuno dell’ES per informare la Umbridge di cosa le sta accadendo sotto il
naso… No, se conosco bene la Granger e Lawliet, qualcuno dei due deve aver
sicuramente aver escogitato qualche fastidioso trabocchetto” pensò. No, forse
non era proprio più in grado di pensare a cose innocue.
[…]
«Silente ultimamente come dolce mangia sempre gelatina»
borbottò a bassa voce L, quasi dubbioso.
Cercò di ricordare il colore più frequente. Forse il
rosso? Sì, decisamente il rosso, impossibile sbagliarsi.
“Fragola? Lampone? Ciliegia? No, sono rossi troppo
chiari, la gelatina in questione è più scura, quasi color vino”, arrivato a quella
conclusione si diede dell’idiota; c’era davvero bisogno di tante pippe mentali
per arrivarci?
«Gelatina all’uva» disse, abbastanza sicuro. Subito il
Gargoyle si fece da parte, permettendo a Lawliet di passare; pochi secondi si
trovò davanti alla porta dell’ufficio del preside.
Bussò e quando Silente aprì l’uscio con un rapido gesto
della bacchetta, l’espressione pacata del vecchio venne attraversata da un
rapido lampo di stupore, «sei di nuovo riuscito ad indovinare la parola
d’ordine» notò con un sorriso, invitandolo ad entrare.
Lawliet aveva appena mosso un passo all’interno
dell’ufficio che disse: «Penso che Yagami abbia in mente qualcosa».
Era già la terza volta dall’inizio di quell’anno che
affrontavano l’argomento. La preoccupazione di L era che Light nutrisse la
stessa folle ambizione di Voldemort e che si comportasse di conseguenza, agendo
ai danni sia dell’Ordine della Fenice che dell’ignaro Ministero della Magia.
Certo, L sapeva con certezza che Light mai nella vita si
sarebbe alleato con Riddle, era troppo ambizioso ed orgoglioso per
accontentarsi di essere una delle tante pedine dell’Oscuro Signore; ciò aveva
fatto decidere a Silente di lasciare che le cose seguissero il loro corso: le
priorità sia di Light che dell’Ordine sarebbero state in ogni caso Voldemort ed
i suoi mangiamorte; il resto si sarebbe deciso dopo.
«Sarebbe assurdo se un ragazzo come Light passasse anche
solo un secondo senza qualcosa in mente» ridacchiò il preside.
Lawliet gli rivolse un’occhiata di rimprovero simile a quelle
della McGranitt, al che Silente si concesse un sorriso e decise di parlare
seriamente.
«Confido nel fatto che Light sia più intelligente di Lord
Voldemort. Madama Pince mi ha informato circa un particolare libro che il
ragazzo ha preso in prestito dalla Sezione Proibita. Se la sua intelligenza
avrà la meglio sull’ambizione, come spero che succeda, tornerà in sé molto
presto».
«Quello che mi preoccupa è che non ci sia bisogno che
torni in sé perché lui è così e basta» ribatté L, atono.