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Autore: samek    10/01/2011    5 recensioni
A volte gli incubi sono molto reali.
Genere: Dark, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il frastuono gracchiante di una radia che declamava il vangelo grattò l’aria umida della mattina

Fandom: Originale.

Pairing: John Doe/Jane Doe.

Rating: R.

Genere: Horror (suppongo).

Words: 368 (fiumidiparole)

Warning: Death, Flash, Het, Violenza descrittiva.

Summary: A volte gli incubi sono molto reali.

Note: Questo racconto breve l’ho scritto qualche giorno fa per “365 Racconti Horror per un Anno”, ma è stato scartato. Reciclata per il prompt 71. “Love is much like a wild rose, beautiful and calm, but willing to draw blood in its defense.” (Mark Overby) ¹ preso dalla mia cartella della Maritombola di maridichallenge.

 

DISCLAIMER: Tutto mio! Chiaro? è

 

 

Sotto il Roseto

 

L'amore è molto simile a una rosa selvatica, bella e tranquilla,

ma disposto a sottrarre il sangue per la sua difesa. ¹

 

Lo stridere di una radio che declamava il vangelo grattò l’aria umida della mattina. Ancora immerso nel dormiveglia, l’uomo digrignò i denti per il fastidio.

Aveva un bel dire sua moglie – be’, quasi ex-moglie – ad ascoltare ogni giorno la messa delle sette, quando l’aveva tradito per mesi. Puttana, forse il Signore le avrebbe perdonato una cosa simile, ma di certo non lo avrebbe fatto il loro bambino di tre anni, una volta cresciuto e scoperta la verità.

Da quando l’aveva costretta a confessare tutto, dormivano in stanze separate e ogni mattina si svegliava con il suono gracchiante di quella dannata radio e la voglia di stringerle le mani al collo.

Aveva sognato di ucciderla anche quella notte. Nella sua visione onirica si era alzato dal letto con calma, era entrato nella camera del bambino, in cui ora dormiva anche sua moglie, e le aveva schiacciato un cuscino sulla faccia.

La realtà non è come nei film, ci vuole molto tempo per soffocare una persona e la vittima si dibatte con forza, graffiando e colpendo violentemente l’aggressore. In tal senso, il suo sogno era stato molto realistico, gli sembrava di sentire ancora il bruciore dei graffi sulla pelle. Infine, la donna aveva smesso di dibattersi, lui aveva sollevato il suo corpo esile e l’aveva seppellita in giardino, proprio sotto gli arbusti di rose che amava tanto. Quel roseto a cui aveva dedicato più attenzioni di quante ne avesse concesse a lui in dieci anni di matrimonio.

Con un ringhio frustato, l’uomo si alzò dal letto e raggiunse la cucina, aspettandosi di trovare sua moglie intenta a preparare la colazione per il bambino. Ma lei non c’era. Forse dormiva ancora, la sera prima era rientrata molto tardi dal lavoro – o magari da un incontro col suo amante, pensò con un ghigno amaro – ed era toccato a lui mettere a letto il figlio.

La radio si era accesa alla solita ora, come programmato. Allungò una mano per spegnerla e, solo allora, l’uomo notò sul proprio braccio cinque lunghi graffi. Non ricordava come se li fosse fatti, ma non erano gli unici, anche sull’altro braccio vi erano altri sfregi e lividi simili ad impronte di polpastrelli.

La terra del roseto era smossa.

 

FINE.

   
 
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