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Autore: Barsine    18/12/2005    1 recensioni
Voglio tornare ad essere il Gran Re. Anzi, il Gran Re più potente del mondo!
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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PREZZEMOLO, SALVIA, ROSMARINO E TIMO

PREZZEMOLO, SALVIA, ROSMARINO E TIMO

Capitolo 4

 

 

 

 

 

   Bagoas aveva udito troppo.

Aspettò che Dario congedasse Bahram e corse allarmato ad avvertire Alessandro, che del tutto ignaro lucidava il pavimento  della stanza del re.

 

 

   «Iskander!» arrivò nella stanza di Dario con una tale irruenza che quasi cadde tra le braccia del suo padrone.

Alessandro si mantenne del tutto tranquillo. «Calmati. Cos’è successo?»

Bagoas si fermò un istante per riprendere fiato. «Dario ti vuole uccidere!»

«Uccidermi?» sgranò gli occhi «Ma sei sicuro di quello che dici?»

«Certo, Iskander. Sono appena stato alla sala delle riunioni. Parlava con lo schiavo che mi comprò al mercato tre settimane fa.»

Alessandro avvertì immediatamente che qualcosa gli stava sfuggendo. «Mmm. Chissà perché, ma immaginavo che non fosse stato Dario a comprarti.»

Bagoas roteò le pupille.

«Insomma, dicevi che quei due stavano tramando alle mie spalle?»

«Dario ha esplicitamente ordinato al suo schiavo di avvelenarti al più presto possibile.»

Alessandro si grattò nervosamente la nuca. «Senti, Bagoas, io non ho intenzione di stare ancora qui a subire la pazzia di Dario. Tu che ne dici?»

«E cosa vorresti fare? Fuggire?»

Si strinse nelle spalle. «Non vedo alternativa. Non so esattamente il perché, ma sento che in qualche modo la mia presenza lo rende nervoso. Preferisco togliermi di mezzo da solo piuttosto che aspettare che mi faccia la pelle.»

«E io verrò con te?»

Alessandro distolse lo sguardo dal suo giovane schiavo. «Certo. Ma a dire la verità, credo che ci sarebbe un problema… anche se ammetto che nel contesto potrebbe suonare piuttosto frivolo.»

Bagoas cercò di scrutare nei suoi occhi. «Quale?»

«Il soldato con l’orecchino.» fece una breve pausa «Bagoas, io credo alle parole del tizio che me l’ha venduto. Non voglio rinunciarci.». Aspettò la risposta dell’eunuco, ma quella non arrivò. «E poi» riprese quindi «qualcosa mi dice che sì, non devo perderlo di vista.»

Bagoas sospirò. «Hai qualche idea?»

«Per adesso dobbiamo pensare a fuggire. Quando saremo al sicuro, faremo in modo che tu possa regolarmente comunicare con il palazzo, per mantenere i contatti con i soldati macedoni. In fondo è me Dario che vuole morto, non te.»

 

 

   Bahram, tutto eccitato e solo nella sua umile stanzetta, riversava ogni sorta di veleni incolori e insapori nella coppa di vino che avrebbe dovuto portare ad Alessandro.

“Il mio re ha affidato proprio a me questo compito gravoso,” pensava “questo significa che ripone in me completa fiducia. Non devo assolutamente deluderlo!”

   Solo quando fu sicuro d’aver preparato una pozione abbastanza letale da finire il servo di Dario in pochi attimi, si affrettò a dirigersi verso le stanze di Alessandro con la coppa ricolma posata aggraziatamente su uno splendido vassoio d’argento.

 

 

   «Presto, Bagoas! Dobbiamo partire prima che arrivi il servo. Porta con te solo il minimo indispensabile, al resto ci penseremo una volta fuggiti.» Alessandro aveva già legato un paio di lenzuola pronte per essere calate dal balcone.

«Sono pronto, Iskander. Ho preso qualche provvista, un paio di vestiti, e qualche soldo.»

«Benissimo. Vieni.» legò le lenzuola al parapetto in un saldo nodo «Questo dovrebbe riuscire a reggerci, siamo entrambi leggeri.»

Bagoas raggiunse il suo padrone e si calò per primo, Alessandro lo seguì subito dopo ed entrambi corsero veloci a prendere due cavalli nella scuderia regale.

 

 

   Bahram giunse fischiettando alla stanza da letto di Alessandro; bussò, ma nessuno rispose.

Perplesso, bussò un’altra volta, accostò l’orecchio, ma dalla camera non proveniva alcun rumore. Le stanze di Dario erano sorvegliate, e il re aveva detto che il suo servo era stato confinato ai propri appartamenti.

“Che si sia già tolto di mezzo da solo?”

Incuriosito – e impaziente di vedere il sorriso soddisfatto del suo re, e magari anche una solida ricompensa – decise di provare ad entrare. Ma quando fece capolino nella stanza, non trovò esattamente la scena che si aspettava: l’unico rumore che disturbava quell’inquietante silenzio erano le tende leggere del balcone che ondeggiavano smosse dal freddo vento crepuscolare; nessun altro segno di vita.

Allarmato, osservò meglio qua e là, anche sotto il letto, ma di Alessandro non c’era nessuna traccia. Quasi si fece sfuggire il vassoio di mano quando si accorse delle lenzuola legate alla balaustra del balcone. D’istinto si sporse dal parapetto per guardare giù: all’orizzonte, una chioma bionda svolazzava verso il rosso acceso del tramonto - la sagoma di Alessandro dritta su uno dei cavalli della scuderia, affiancata dalla figura snella del suo schiavetto personale, anch’egli su un cavallo.

   E ora cosa avrebbe dovuto fare? Cosa avrebbe potuto dire al suo re? Non avrebbe di certo potuto provocargli quell’inutile dispiacere: Alessandro non era morto, bensì era fuggito! Era fuggito davanti ai suoi occhi! E lui non aveva fatto niente per fermarlo. Si sentì avvampare dall’ansia; il suo re gli aveva concesso un’enorme fiducia, e sapeva benissimo qual era la ricompensa per chi di quella fiducia non sapeva cosa farsene. Cercò di riflettere. Alessandro era fuggito, aveva portato via alcune cose con sé, probabilmente non sarebbe più tornato. In un certo senso, aveva compiuto il volere di Dario.

   Si affrettò a rovesciare il vino giù dal balcone. E promise a sé stesso che, se Alessandro avesse dovuto tornare, non avrebbe fatto in tempo a vedere Dario un’ultima volta.

 

 

   «Allora, leggiadra creatura, hai compiuto il tuo dovere?»

«Certo, mio re. E’ morto in pochi attimi, e ho gettato il cadavere nel fiume a qualche passo dal palazzo.» e si impettì soddisfatto.

Dario si grattò la barba, tentennante. «Ma… io non ti avevo detto di gettare il cadavere nel fiume.»

Bahram si irrigidì «Certo, mio signore, lo so,» balbettò «ma sai, girano molti cortigiani e guardie curiosi tra i corridoi di questo palazzo… ho avuto paura che si sarebbero potute scoprire cose che avrebbero dovuto rimanere tra noi due… ho preferito essere prudente.»

Dario sorrise, questa volta convinto. «Bravo, mio Bahram. Vedo che sei molto accorto nei tuoi affari.»

Bahram chiuse gli occhi e si godette lo sguardo appagato del suo re su di sé. Niente lo gratificava di più che accontentare il suo sovrano. «Ogni desiderio del Gran Re è un ordine.»

«Benissimo, mia dolce creatura…» si interruppe all’istante, lasciando qualcosa in sospeso.

Bahram lo osservò confuso; sentiva gli occhi di Dario strisciare impudenti sui suoi esili contorni. Si sentì ardere: Alessandro, lo schiavo personale del re, non c’era più. Era morto. E ora davanti al Gran Re c’era lui. Solo lui. Sorrise.

«Bahram…» riprese Dario.

«Mio re…»

«Ti aspetto questa sera nelle mie stanze..»

 

 

   Il suo corpo tenero, la pelle scura, l’odore di selvatico, e quelle labbra fameliche.

Non portava l’orecchino d’oro, e sicuramente non si sarebbe rivelata la sua anima gemella, ma quella donna era seduzione, era indecenza, era sesso puro.

Aveva sentito parlare delle donne persiane e dei loro seni accoglienti, delle loro labbra gonfie, delle loro lunghe gambe tornite, e doveva ammettere che quando aveva ricevuto l’invito del Gran Re a raggiungerlo nel suo palazzo quella era stata una delle prime cose a cui aveva pensato.

«Aahh…» la sentì gemere, e avvertì le sue mani appigliarsi alle sue braccia, le sue dita affusolate stringere i suoi muscoli tesi. E parlò, in persiano. Disse qualcosa che Efestione non si preoccupò troppo di comprendere.

Mentre la guardava tendersi sotto di sé, mentre la sentiva soffice e calda che lo accoglieva completamente assecondando i suoi movimenti con il suo bacino, con le gambe cinte sui suoi fianchi, pensò ad alcuni dei suoi commilitoni che quella sera avevano preferito portarsi in camera degli esili eunuchi.

Cosa mai ci trovavano in un corpo duro e sterile come quello di un maschio? – sebbene quello degli eunuchi fosse modificato ad arte e reso più malleabile.

La mollezza delle forme di una donna, il suo calore, il suo odore, non erano nemmeno paragonabili all’asprezza di un corpo maschile. E i capelli di seta… affondò il viso nella chioma scura di quella splendida creatura, profumata, sensuale… femmina.

   Sentì le sue cosce serrargli la vita quando giunse al culmine del piacere. Quanto lo eccitava soddisfare le sue donne! Adorava sentirsi accarezzare i capelli e farsi sussurrare all’orecchio che era un bravissimo amante. Zeus solo aveva saputo contare quante femmine avevano lasciato il loro odore sulla sua pelle ruvida, quanti segni avesse avuto sul collo sin dall’adolescenza, quante unghie avevano graffiato la sua schiena gagliarda. E mai, lo sapeva, mai avrebbe potuto rinunciare a tutto questo.

   Quando si abbandonò esausto al fianco della splendida persiana, quando sentì le sue labbra catturargli il lobo dell’orecchio e sussurrargli tutta la loro soddisfazione, si ritrovò a pensare all’orecchino d’oro e alla strana profezia. E, con gli occhi fissi al soffitto, cercò di immaginare quale divina creatura potesse indossare il gioiello complementare, se fosse mora o bionda, se fosse alta o bassa, se tenesse gli occhi bassi e pudichi o se invece si sapesse leccare le labbra con lascivia.

 

 

   Si leccò le labbra; aveva appena finito di mangiare. il fuoco che avevano appena acceso scolpiva i suoi lineamenti stanchi sottolineandogli le occhiaie che si facevano via via più profonde.

   Avevano viaggiato per un giorno intero e ora si stavano godendo l’aria della sera in un’isolata radura immersa nel boschetto che inverdiva le zone periferiche di Persepoli. Il giorno dopo sarebbero partiti di nuovo, alla volta di Susa, la residenza invernale del Gran Re: il freddo si stava infatti avvicinando, e presto tutta la corte vi si sarebbe trasferita. Avrebbero fatto in modo che potessero non essere visti ma allo stesso tempo avessero la possibilità di comunicare con il palazzo. Susa era immersa nei boschi, non sarebbe stato difficile sfuggire a occhi indiscreti.

   Alessandro si ritrovò a osservare il visino assonnato di Bagoas, i lineamenti delicati, il mento dolce e affusolato e il taglio affilato degli occhi, il corpo sinuoso e sottile, e si rese conto che, con lui al fianco, non aveva mai sentito il bisogno di stare con una donna. Cosa poteva dargli, una femmina, più di quanto già non gli desse Bagoas? Sensibile, complice, intelligente - anche se purtroppo poco istruito - e di una bellezza gracile, di una morbidezza sublime, toccare il suo corpo e vederlo rispondere era un piacere di cui sentiva che non avrebbe mai potuto fare a meno, sentire il proprio nome pronunciato da quelle sue labbra, con quella sua voce impastata dal desiderio, con quei suoi gemiti; e quell’esperienza nell’arte dell’amore, che a lui sembrava non riservare alcun segreto.

   Bagoas si accorse degli occhi di Alessandro su di sé e si volto a guardarlo, sorridendo stancamente. «Ho sonno.».

Alessandro si convinse che sì, forse era meglio anche per lui che si riposasse un po’, e cercò di calmare le sue voglie. L’eunuco aspettò che il suo padrone spegnesse il fuoco e si coricasse nella tenda rudimentale - che avevano costruito con pali di legno e i loro stessi vestiti - per potersi stringere forte a lui e posare la sua testa leggera sul suo petto. Si addormentò subito.

   Alessandro, invece, teneva gli occhi fissi sopra di sé e si godeva il torpore che i capelli di Bagoas infondevano al suo corpo. Cercò di immaginare il viso della sua anima gemella: non era un devoto eunuco come Bagoas, bensì un rude soldato macedone. Un uomo, in tutto e per tutto. Si chiese cosa stesse facendo in quel momento, se anche lui ogni tanto pensasse a dove si trovasse la sua anima gemella, se avesse mai provato ad immaginarsela.

   Avrebbe fatto di tutto, avrebbe lottato contro lo stesso Dario, avrebbe fatto fronte persino alla sua pazzia, pur di riuscire a raggiungere il soldato con l’orecchino.

  
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