Wait me
V - Romeo and Juliet
Lo sguardo ormai era
fisso da più di qualche
minuto sul piccolo schermo del mio cellulare. Ormai anche il rumore
dell’aereo e
il parlottare dei passeggeri era lontano, come se tutto fosse in
silenzio.
Nessun rumore o suono, la mia mente vagava altrove. Ero seduta accanto
a mia
figlia, dalla parte del finestrino. Mi rassicurava l’idea di
poter vedere in
basso, di vedere tutto dall’alto. Mi era sempre piaciuto, fin
da piccola.
Cercai di capire
come funzionasse il telefono
che mi aveva dato Carlisle, non riuscivo a capire il perché
di quei tre numeri
già presenti nella rubrica. ‘Ti
serviranno’ aveva mormorato Carlisle poco prima
che lasciassi casa Cullen. Cosa me ne facevo di questi tre numeri, e
soprattutto, a cosa mi sarebbero serviti? Era inutile, totalmente
inutile.
Erano numeri che non avrei mai chiamato, lo sapevo. Riposi velocemente
il
cellulare in tasca, liberando la mia testa dal caos di idee e pensieri
che
ormai presiedevano in essa. Basta pensare, basta tutto. La testa mi
scoppiava e
avevo bisogno di una pausa, avevo bisogno di non pensare.
Appoggiai la testa
sullo schienale della mia
comoda poltrona e abbandonai i mille pensieri. Osservavo
incostantemente lo
schienale del passeggero davanti. Solo dopo poco tempo mi accorsi dello
sguardo
fisso di Jake su di
me. Mi osservava, ma
quando voltai lo sguardo e incontrai i suoi occhi mi sorrise.
“Immagino
tu sia un po’ assente con la testa,
sbaglio?” chiese quasi ridendo.
“Mmh, no,
non sbagli” annuì alzando le spalle
“ E’la verità. Sono assente
perennemente, ormai dovresti saperlo” ridacchiai.
Si unì
alla mia breve e nervosa risata e
abbassò lo sguardo per poi continuare a parlare
“Stai bene Bella? Dico sul
serio ...” domandò preoccupato Jacob.
Se stavo bene? No,
non potevo stare bene. Non
stavo bene. O forse dovrei dire di stare meglio, di essere riuscita a
riprendere una piccola parte del mio controllo, ma non stavo affatto
bene.
“Si, Jake,
tutto bene. Solo ... forse sarà
solo ... il fuso orario, ecco”.
Sentii Jake ridere
di gran gusto e scuotere
la testa.
“Cosa ...
cosa ridi?” lo guardai con la coda
dell’occhio, per non essere contagiata dalla sua risata.
“Sei ...
sei
completamente pazza, Bella” affondò
la testa sul cuscinetto del sedile.
Pazza?
Già, lo ero. Si, ero pazza, aveva
ragione. Come dargli torto? Una pazza ero stata. Una pazza ad
abbandonare la
mia vecchia vita alla ricerca di una migliore, che probabilmente non
sarebbe
stata poi tanto migliore. Ero stata una pazza su tutto, avevo preso
delle
decisioni troppo affrettate, ma ancora adesso credevo fossero le scelte
più
giuste. Probabilmente agli occhi estranei
era in questo modo che apparivo.
“Bella, lo
sai che ad Anchorage c’è solo
un’ora di fuso orario da Forks? Non sei brava a dire le
bugie, proprio non ci
riesci” disse guardando dritto e scuotendo la testa.
Ora? Ora non ero
solo pazza, ma anche una
stupida bugiarda. Perfetto!
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Era passata
solamente una settimana
dall’arrivo dei Volturi, ma la tranquillità era
presente. Ero distesa sul letto
della casa in cui da poco tempo abitavamo. Non era molto lontano da
casa
Cullen, bastava solo attraversare il fiume e pochi passi dopo era
situata la
nostra. Ai miei occhi non era poi così vicina ai Cullen, ma
quasi sempre
percorrevo quella strada tra le braccia di Edward, e la distanza
sembrava
essere piccolissima. Sentivo la voce di Edward nell’altra
stanza. Stava
cantando per Renesmee, lo faceva tutte le sere, prima che lei si
addormentasse
tra le sue braccia. Io, di nascosto rileggevo per l’ennesima
volta “Romeo e
Giulietta”. Sapevo che non avrei mai perso la voglia di
rileggerlo, non potevo
farne a meno, ne ero così affascinata..
Avevo promesso ad
Edward, in viaggio di
nozze, che avrei messo da parte quel libro e che me ne sarei comprata
uno
nuovo. Edward non era mai riuscito a capire perché mi
ostinassi a rileggerlo
ogni volta, benché lo sapessi già a memoria.
Sentii aprire la porta della
camera improvvisamente e cercai velocemente di nascondere il libro,
cercando di
non cadere dal letto.
Edward si
avvicinò lentamente salendo sul
letto, e io mi infilai sotto le coperte con aria vaga.
“Mmh, cosa
stavi facendo?” sussurrò
avvicinandosi.
“Io?
Niente, mi sto coprendo, fa freddo
oggi a Forks..” era un mio vizio, se così si
può chiamare. Non riuscivo a dire
le bugie e a guardare negli occhi contemporaneamente. Era una cosa che
non
riuscivo proprio a fare, e riusciva sempre a scoprirmi.
Sollevò
il lenzuolo e si accostò a me,
circondandomi con un braccio.
“Se vuoi
posso andare ad accendere i
termosif..”
Lo bloccai prima che
potesse continuare
“No, no. Sto bene”.
Continuò
a parlare gesticolando “Posso
portarti qualcosa di caldo? Ci metto un minuto..”
“No,
grazie” risposi declinando gentilmente.
Guardò in
alto “Oppure..mhh..fammi
pensare...Alice avrà messo pure da qualche parte una coperta
pesante..” fece
per alzarsi dal letto, ma lo bloccai “Sai..ora che ci penso
non è poi così
freddo..” dissi scoprendo leggermente il viso dalla coperta.
Mi guardò
per poi poggiare lo sguardo per
terra sorridendo “Beh, magari..come fai a sapere se Romeo e
Giulietta per terra
non hanno freddo? Non è cortese … dovresti
chiedere prima di prendere
decisioni, non pensi?”.
Allontanai lo
sguardo dal suo viso. Mi
aveva scoperto un’altra volta, era inevitabile. Sorrisi.
“Oh,
Edward … lo so, lo so. Continuo a
rileggerlo, è più forte di me! Saranno, beh..non
vorrei esagerare, ma saranno
almeno venti volte che lo rileggo, è così
affascinante, realistico..”
Mi guardò
negli occhi mentre cercava di
trattenere una risata, mi sentivo una stupida. Perché
riusciva sempre a
scoprirmi? “Uff, ok, sono una pessima bugiarda. Una stupida
bugiarda, lo
ammetto, va bene?”
“No, non
sei una stupida bugiarda. Non lo
sei affatto, perché non sei brava a mentire. Non puoi
ritenerti una bugiarda”
sussurrò al mio orecchio.
“Oh,
grazie tante! Dovrebbe essere un
complimento?” alzai gli occhi al cielo, prima di sentire le
sue labbra posarsi
delicatamente sulle mie.
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Le mani iniziarono a
tremare al ricordo. Oh,
Dio quanto mi mancava. Quanto mi mancava poterlo vedere al mio fianco,
un
minimo contatto. Sembrava un’eternità
dall’ultima volta che lo vidi, ma erano
passati solo tre giorni, tre giorni che a me sembravano interminabili e
lunghissimi.
Strinsi forte la
mano al bracciolo del
sedile. Volevo averlo al mio fianco, lo volevo qua con me, con noi. Mi
mancava
in un modo incredibile. Come avrei resistito senza di lui? Ce
l’avrei fatta?
Oh, Edward, mi manchi lo sai? Mi manchi, mi manchi troppo. Una lacrima
solcò di
nuovo il mio viso, ma questa volta era accompagnata da un sorriso. Quel
momento
mi faceva sorridere ogni volta. I ricordi erano l’unica cosa
che mi restava. Il
suo ricordo.
Probabilmente Jacob
non si era accorto che
stavo pensando ad altro, continuava a guardare di fronte a
sé in attesa di una
mia risposta.
“In
realtà so perfettamente del fuso orario
di Anchorage” provai a spiegare “solo che ... beh,
anche un’ora può
scombussolare un po’ no?” mi bloccai quando
ricominciò a guardarmi negli occhi,
quasi seriamente.
Nessuna risposta da
parte sua. Ok, era
inutile. Riuscivano a vincere sempre, sia lui che Edward. Erano
incredibili.
“Ok, ammetto nuovamente di non saper dire le bugie”
alzai le mani in alto.
“Non ero
riuscito a capirlo ...” mi sorrise
beffeggiandomi Jake.
Feci una linguaccia,
per poi voltarmi a
guardare dal finestrino.
“Manca
poco, credo” mi informò Jacob.
Annuii con la testa.
“Sai
già dove andare? Hai detto di aver
trovato una casa ...” continuò Jake.
“Si, in
realtà l’ha trovata Alice. Mi ha dato
l’indirizzo ... dovrebbe essere questo” cercai tra
le tasche dei miei jeans e
ne tirai fuori un biglietto stropicciato. Glielo porsi.
Annuì. “Bene” disse
ripiegandolo in modo perfetto.
“Non
l’ho ancora vista però. Sicuramente
Alice avrà esagerato come il suo solito. Ho paura di
scoprire cosa ci aspetta”
ridacchiai guardandomi intorno.
“Devo
essere sincero? Anche io ...” rise “ma
tanto pagano i Cullen no? Facciano pure..”
ridacchiò più forte.
Alzai un
sopracciglio. “Beh, no. Lo sai Jake,
odio quando qualcuno mi fa dei regali, quando mi sento in debito con
qualcuno ...
e beh, non voglio che si preoccupino più di tanto”
guardai al mio fianco, e
solo allora mi accorsi che Renesmee stava leggendo il mio libro,
“Romeo e
Giulietta”. Non potevo crederci, l’avevo
contagiata! Le accarezzai una guancia.
Sembrava totalmente persa nel leggere quel libro, stava in silenzio da
parecchio tempo.
“Per
qualunque cosa, te dovrai accettare il
mio aiuto. Sarò anche io con voi e pretendo di pagare almeno
la metà delle
spese che ci aspettano, sia chiaro” rispose Jake.
Negai con la testa.
“Non credo ce ne sarà
bisogno. Ho preso qualcosa in prestito da Edward, basteranno per un
po’ di
tempo” dissi alzando la testa.
Alla parola
‘Edward’ si ammutolì.
Probabilmente non voleva continuare il discorso per non farmi stare
male, ed
era meglio così d’altronde.
Per almeno qualche
ora non volevo pensarci,
anche se era alquanto impossibile.
Scostai una ciocca
di capelli dorati di
Renesmee e la portai dietro il suo orecchio.
Non si mosse al mio
contatto, era fissa sul
libro. Chissà da dove l’aveva preso. Lo tenevo
sempre chiuso nel cassetto, o
forse no, probabilmente avevo dimenticato di rimetterlo al suo posto.
“Amore
… non sei stanca di leggere?”
domandai.
Non rispose. Scosse
solamente la testa e mi
guardò sorridendo, per poi tornare a leggere.
“Sei
proprio uguale a tua madre, sai? Non
riesco più a capire chi delle due è la vera
Bella. Io alla tua età leggevo ... si
e no un libro ogni due mesi ... e te ... Fammi vedere..” Jake
si avvicinò a
Renesmee e prese il libro in mano per poi restituirglielo.
“Già al settimo
capitolo?” la guardò storto.
Continuò:
“Io ti consiglierei di chiudere e
mettere via il libro, non vorrei diventassi come tua madre!
Pff..” scosse la
testa.
Lo guardai
sbalordita “Oggi è il giorno degli
sfottoni?” dissi ridendo.
“No, sul
serio Bells. Ma cos’è questa mania
dei grandi classici? Non vi capisco proprio” chiese retorico.
Renesmee mi
guardò scuotendo la testa “Jake,
dovresti leggerlo anche tu. E’ bello. Più bello
delle poesie che mi racconta la
sera la mamma..”. Mentre Renesmee parlava, Jake mi mandava
delle occhiatacce e
io non potei far a meno di ridere.
“No,
spiegami una cosa Bells. Te racconti
delle poesie invece delle favole ad una bambina?” mi
guardò sorpreso.
“Beh..”
dissi, quando Nessie prese a parlare
al mio posto “Ma Jake, a me non piacciono le
favole!”
Jacob
alzò un sopracciglio meravigliato
“Nessie, tua madre ti ha mai raccontato che nelle favole
esistono i principi
azzurri? A voi ragazze piacciono tanto..” domandò
sorpreso.
No, non era vero.
Ognuno di noi era destinato
al proprio principe azzurro, non solo nelle favole. Siamo tutte
principesse
alla ricerca del principe azzurro ... o forse ha ragione? Forse
esistono solo
nelle favole, ma la mia lo era. Io avevo trovato il mio, Edward.
Sarebbe stato
sempre il mio principe azzurro.
Renesmee scosse la
testa imbarazzata. “No,
non molto. Paride è molto meglio di un qualsiasi principe
azzurro!”
Jacob
alzò gli occhi al cielo. “Sai, devo
averlo già letto. Si, probabilmente l’ho letto
qualche anno fa per un compito
scolastico ... e questo Paride, beh, non mi piaceva proprio!”
disse indicando
il libro.
Questo argomento non
avrei voluto sentirlo.
Da quando Edward se ne era andato non avevo più aperto quel
libro, mi rifiutavo
di farlo. Era così realistico, così simile alla
mia storia … alle nostre storie.
Ero sempre stata
neutrale, non mi piaceva
schierarmi da una parte, piuttosto che dall’altra.
E questo ci
rappresentava molto.
Era così
strano ... sentivo ora più che mai
che fossero i nostri personaggi, che la storia fosse la nostra.
All’amore
non si comanda. Tante volte mi sono
chiesta come sarebbe stato ... beh, come sarebbe stato se anche io
avessi
scelto il mio Paride ... come sarebbe stato se non avessi seguito il
mio cuore.
Sarebbe stata una
scelta sbagliata. Forse
sarebbe stata la scelta più appropriata e più
reale, ma non sarebbe stata la
giusta scelta. Non per me.
Mi persi ad
osservare i ciondoli che
pendevano dal mio braccialetto. Due oggetti completamente diversi. Il freddo e il caldo, il
mare e il cielo, il
fuoco e il ghiaccio ... era questo in realtà.
I due personaggi
erano così differenti, così
particolari e interessanti nei loro difetti..
“Non sono
d’accordo ...” sentii la voce di
Renesmee “Paride è così diverso da
Romeo ... è ...”
Si, totalmente
diverso. Romeo era la scelta
giusta, non proprio semplice.
Viaggiavo di nuovo
tra i miei pensieri, e
ogni tanto tornavo alla realtà.
“Ma Paride
è così egoista! Romeo, beh ... è
passionale, romantico ... un ragazzo per bene. Il ragazzo perfetto per
una
ragazza come lei” rispose convinto Jacob.
Ero ormai fuori dal
discorso, ma mi piaceva
starli a sentire. Forse non se ne rendevano conto, ma stavano parlando
di loro.
Mi imbarazzai all’istante. Se solo Jacob avesse capito
ciò che veramente stava dicendo,
avrebbe ritirato tutto.
Oh, quanto ero
soddisfatta di quello che
avevo portato a termine. Ognuno di noi stava avendo un lieto fine, il
più
adatto. Non era forse il mio caso, ma il loro si.
In questo momento
non mi interessava molto di
me stessa, ero veramente felice per loro. Non avrei desiderato cosa
migliore
della loro felicità.
In un certo senso
era veramente imbarazzante,
però.
Il mio Paride stava
avendo ciò che meritava
da sempre. Aveva trovato la sua principessa, quella vera.
Era tutto
più umano da parte loro. Tutto
molto più reale, una favola nella realtà.
Sentii una voce
chiara e decisa annunciare
che stavamo atterrando.
“Bells,
siamo arrivati” mi informò Jake
agitando una mano davanti alla mia faccia.
Ritornai alla
realtà e cercai di sfoggiare un
sorriso, forse troppo esagerato.
Ero agitata, ora.
Per la prima volta in tutta
la mia vita avevo paura del futuro.
Quale sarebbe stato
il mio destino? Di sicuro
l’avrei scoperto molto presto.
Spaesata.
L’aggettivo che più mi rappresentava.
Jacob ci prese per
mano e uscimmo a gran
passi dall’aeroporto.
Al primo impatto con
la città sentii una
grande leggerezza. L’aria che respiravo era così
fresca e piacevole che sarei
potuta rimanere in quel modo per ore. Il mio cuore batteva forte, ma la
tranquillità si stava facendo spazio.
Era primo
pomeriggio, il sole alto nel cielo
con i suoi raggi delicati di una giornata di fine Gennaio.
L’aria era
fresca, proprio come a Forks. Vidi
Renesmee sorridere alla vista della città, era contenta.
Così almeno sembrava.
Jacob sembrava
soddisfatto “Eccoci,
finalmente. Che ne dite?”
“E’
bellissimo. Davvero bello” non c’era
niente altro da dire. Sentivo che questa città mi avrebbe
ridato un po’ della
felicità persa, lo speravo tanto.
“Ho
chiamato un taxi. Dovrebbe essere qui a
momenti” mi informò Jake.
Non riuscivo a
togliere gli occhi da quel
paesaggio mozzafiato. Era un posto fantastico, tranquillo. I rilievi
circondavano la città ed erano uno spettacolo naturale.
“Uhm,
eccolo” ci avvertì Jacob. Tolsi lo
sguardo dalla città e lo puntai sulla macchina che si era
avvicinata.
Caricammo i bagagli
e salimmo in
macchina.
“Salve.
Dove vi porto?” chiese l’uomo baffuto
alla guida. Assomigliava molto a mio padre. O forse non molto, li
accomunano
solo quei scuri baffi sotto il naso.
“Ehm, ecco
… dovrebbe essere questo
l’indirizzo” disse Jacob porgendogli il foglietto
che mi aveva dato Alice.
Guardò per qualche secondo il biglietto e poi
annuì mettendo in moto.
“Perfetto,
andiamo subito” la macchina iniziò
a sfilare tra le strade della città. Eravamo tutti e tre
fissi ad osservare dal
finestrino. Era tutto così meraviglioso …
“Allora
... siete di qua?” domandò l’autista.
Rimasi per un attimo
scossa dalla domanda.
“No..veramente veniamo da Forks. Seattle” risposi.
Mi guardò
sorpreso dallo specchietto.“Sul
serio? Io sono nato a Seattle. Ah, quanto vorrei ritornare..”
“Qua non
si trova bene?” risposi con una
domanda forse un po’ troppo privata, ma d’altronde
sembrava essere una
conversazione abbastanza personale.
“No, certo
che si. Anchorage è così ... come
posso dire ... ospitale. Si, ecco, proprio così. Solo che
... beh, mi manca la
mia famiglia, mi manca la mia città” guardava
fisso la strada.
“Mi
dispiace …” mormorai “ è solo
qua?”
Scosse la testa
“No, ho la mia famiglia qua.
Una moglie e tre figli” sorrise “ma mi mancano
molto i miei genitori, i miei
fratelli … sono sempre stato molto legato a loro”.
Vidi dallo specchietto i
suoi occhi lucidi.
Iniziava a farmi un
po’ pena quell’uomo. Era
così.. triste, ma allo stesso tempo cercava di nasconderlo.
Forse quella città
non era poi così perfetta. Era come tutte le altre.
Nascondeva anche qualcosa
di non proprio positivo.
Sarebbe stato
così anche per me? Probabilmente
dopo qualche giorno avrei sentito una forte mancanza da abbandonare i
miei
progetti e ritornare indietro, ritornare alla mia vita. Ma non sarebbe
stato
giusto. Avrei sentito così tanto la mancanza della mia
famiglia? Probabilmente,
e le parole dell’uomo non mi tranquillizzavano affatto.
Stavo per iniziare a
parlare quando l’uomo
sbuffò per poi aggiungere “Oh, scusatemi
… solo che … mi mancano davvero
tanto”.
Lo guardai
sorridendo “Non si preoccupi,
davvero. La capisco …”
“Basta
parlare di me” si asciugò la lacrima
con il polso della mano “Lei invece? Siete una bella
coppia”.
Sentii le guance
calde, ora si, ero completamente
in imbarazzo. Non era la prima persona ad averci scambiato per una
coppia. Ma
infondo era normale ... due ragazzi con una bambina ... cosa altro
dovevano
essere se non una famiglia?
Jacob
si girò di scatto sorridendo “Veramente, no. Non
stiamo insieme. Siamo … “
“Siamo
buoni amici, ecco. Amici da tantissimi
anni” continuai e Jacob mi fece un occhiolino.
L’uomo si
portò una mano in fronte “Oh, che
figuraccia! Oggi non ne combino una giusta..”
ridacchiò.
Ci unimmo alla sua
risata. Anche Renesmee
rise e la sua risata si distingueva tra le nostre.
“Oh, ehi
piccolina! Non mi ero accorto di te ...
quanti anni hai?” chiese.
Renesmee mi
guardò per un istante. “Cinque”
rispose sorridendo all’uomo.
“Che
carina! Sai, quanto mi sarebbe piaciuto
avere una femminuccia …
oh, eccoci.
Siamo arrivati” disse. Guardai
stupefatta ciò che avevo davanti ai miei occhi. Era una casa
enorme.
Si, Alice aveva
esagerato di nuovo. Era
immersa nel verde e aveva un enorme giardino posteriore.
Indicai la casa
davanti ai miei occhi guardando
Jacob senza dire una parole. Jake alzò le spalle
“Alice, la conosci ormai”
disse.
Preferii chiedere
per un ulteriore sicurezza
“Ma ... è sicuro che sia questo il posto?
E’ questo l’indirizzo?”
Annuì
“Sicurissimo, signorina”.
Scese dalla macchina
e ci aiutò a scaricare i
bagagli. Pagai tutto e feci per dirigermi alla porta
d’ingresso.
“Arrivederci
e ... buona fortuna ragazzi!” ci
salutò l’uomo mentre rientrava in macchina.
“Grazie,
anche a lei” sfoggiai un sorriso.
Jacob e Renesmee salutarono con un cenno.
Ero ferma sulla
soglia di casa. La chiave in
mano.
“Ora ho
paura. Oh, Alice ...” alzai gli occhi
al cielo.
Infilai la chiave
nella serratura e spalancai
la porta con determinazione.
Era proprio quello
che mi aspettavo. La casa
non era poi così grande, ma era nuova, completamente nuova.
Davanti a noi un
grande salone moderno dai
colori caldi. Un divano marrone e di fronte dei mobili perfettamente in
tinta.
Più a sinistra una cucina bianca che dava
luminosità alla sala e che si
affacciava alla vetrata.
Era troppo. Mi sarei
accontentata di una casa
molto più piccola, non avevo bisogno.
“Zia Alice
è una grande” sussurrò
meravigliata Renesmee.
Jacob si
avvicinò e le scompigliò
delicatamente i capelli. “Chissà quanto
è grande la mia camera. Posso andare a vedere?”
chiese. “Certo, vai pure tesoro” risposi posando il
borsone sopra il tavolo
della cucina.
“Eccoci.
E’ impressionante ... è tutto così
diverso qua. E’ tutto stile
‘Alice’” rise Jake al mio fianco.
“Ce lo
aspettavamo no?” mi sedetti esausta
sul divano.
“Già”
mi guardò poco convinto. Seguirono
secondi di silenzio. Vidi lo sguardo basso e triste di Jacob.
“Cosa
c’è Jake? Ti sei pentito di essere
venuto con noi? Nessun problema, sul serio Jake. Puoi dirmi
tutto” dissi
interrompendo il silenzio che si era creato.
Scosse la testa.
“Assolutamente no. Non sono
pentito, Bells. Come puoi pensarlo?” alzò lo
sguardo “Solo che … mi chiedevo se
avessi fatto la scelta giusta per te. Se te
non
avessi cambiato idea ... sei ancora
sicura di stare meglio qua, lontano da tutti?” chiese a voce
bassa.
Risposi dopo aver
preso un respiro profondo.
“Si, Jake. E’ la scelta migliore ... vorrei che lo
fosse, almeno.
Non lo so, sono
così confusa ora. Non ho mai
affrontato una cosa del genere ... mi sento così ... sola.”
Una lacrima scese di
nuovo dai miei occhi.
Stavo iniziando a preoccuparmi. Non avevo ancora pianto quel giorno e
sentivo
che era il momento di sfogarmi, riuscivo a stento a trattenere le
lacrime ogni
volta.
Jake si
avvicinò e si sedette al mio fianco
“Non sei sola, Bells. Non lo sarai. Per l’aiuto che
posso darti ti prometto che
io non ti abbandonerò. Potrai contare sempre su di me, ok?
Sono sicuro che
tutto ritornerà al suo posto. Tutto” mi
circondò con un braccio e io mi lasciai
cullare.
Continuai a parlare
tra le lacrime “Cerco di
nascondere tutto per il suo bene” indicai l’altra
stanza “Voglio che lei sia
felice, mi capisci Jake? Ora mi importa solo di lei. Di me non mi
interessa
niente, ho avuto quello che forse meritavo, ma lei non
c’entra nulla con
questo, niente” chiusi gli occhi.
“Bella, ti
prego, non dire queste cose. Te
non meritavi questo, la finisci di incolparti sempre di
tutto?” mi accarezzava
la schiena delicatamente “Ora siamo qua, e te lo hai
promesso, cercherai di
riprendere in mano la tua vita. Cercherai di tornare ad essere la Bella
di
qualche giorno fa, ok? Devi farlo, lo sai, devi farlo anche per lei ...
ma
principalmente per te. Non puoi continuare ad andare avanti
così..è inutile.
Torna ad essere la
Bella di sempre. Fallo per
lei, per lui”.
Lui. Beh, probabilmente
aveva ragione. Avrebbe voluto questo, ma mi stava veramente riducendo
senza
forze. Continuavo a farmi mille domande su che fine avesse fatto e
perché non
mi avesse avvertito.
Così,
senza preavviso ed improvvisamente se
ne era andato. Chissà dove..
Non riuscivo a
farmene un’idea. Edward se ne
era andato. Ma mi aveva lasciato sola, incapace di continuare ad andare
avanti
senza la sua vicinanza.
Aveva
così tanta voglia di riabbracciarlo,
rivederlo, sentire la sua voce..
Avrebbe potuto dirmi
qualcosa di più,
probabilmente mi avrebbe risparmiato tutta questa pura sofferenza.
L’avevo
perdonato di nuovo. Veramente non ce
l’avevo mai avuta con lui, fin dalla prima volta che mi aveva
abbandonato. Non
riuscivo ad incolparlo.
Questa volta,
però, sembrava sul serio che
non avesse colpa, lo speravo, e ne ero sicura.
Doveva essere
successo qualcosa e avevo
veramente paura per lui. Desideravo uscire da questo incubo e
ritrovarmi tra le
sue braccia.
“Jake, e
se gli fosse successo qualcosa?”
alzai lo sguardo.
Mi guardò
“Non penso ... chi vorrebbe fargli
del male? Non ce ne sarebbe il motivo ...”
Annuii.
“Ritornerà presto Jake?”
“Si, ne
sono sicuro. Non vi abbandonerà”
cercò di tranquillizzarmi.
Continuò:
“E sono anche sicuro che non
vorrebbe vederti in questo stato, Bells. Anche lui vorrebbe la sua
Bella di
sempre..”
Mi asciugai una
lacrima. “La solita Bella,
goffa e che non sa dire le bugie?” sorrisi.
“Esattamente”
ricambiò il sorriso.
Mi alzai
“Ci proverò, promesso...”
mi avvicinai e presi il telefono
dalla borsa “inizierò tutto da capo. Ho pensato di
iscrivermi al college e beh ...”
mi sporsi in avanti per vedere l’orologio “oh,
cavolo ... devo chiamare la
scuola prima che la segreteria chiuda”.
Mi affrettai a
trovare il numero
dell’università nella mia piccola agenda.
“Vado a
sistemare un po’ di cose ... vado ad
aiutare Nessie” mi informò Jake.
“Ok”
Bene. Si. Avrei continuato la mia vita,
così avrebbe voluto Edward. Così voleva mia
figlia, e così voleva Jake. Anche
io desideravo ritrovare me stessa.
Avrei fatto nuove
amicizie, forse. Stare
impegnata la mattina mi avrebbe aiutata a non pensare.
Quando trovai il
numero lo digitai
velocemente, sperando che non fossi in ritardo.
“Segreteria
università di Anchorage” rispose
una voce femminile.
“Ehm ,
pronto ... buongiorno, sono Bella Swan.
Avevo già parlato con il direttore della scuola per quanto
riguarda
l’iscrizione ai corsi di biologia ...” dissi calma.
“Mmh ...
vediamo ... si, Bella Swan” rispose.
“Mi
avevano detto di richiamare oggi per
l’iscrizione definitiva..” continuai.
Qualche secondo di
silenzio dall’altra parte
del telefono “Mhh, no signorina. E’ già
iscritta alla nostra scuola. Qui c’è
scritto che potrà iniziare le lezioni già da
dopodomani. E ha già saldato il
conto” mi informò la donna.
“Saldato
il conto?” dissi incredula.
Possibile che fosse
stata Alice? No, lei non
sapeva che avrei voluto continuare l’università,
non le avevo detto niente. O
forse, beh, forse se lo aspettava.
“Si, da
parte di un certo ... Edward Cullen.
E’ un suo parente?”.
In quel momento il
cuore iniziò a perdere dei
battiti e sentii mancare l’aria nei polmoni.
Quinto capitolo:
perdonateci per il ritardo,
tutta colpa di Missy u.u
Speriamo che vi
piaccia =)
Se vi interessa,
questa è la nostra pagina face
book:
Commentate in tanti =)
Missy
e Vale