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Autore: MiseryandValerieVolturi    11/01/2011    2 recensioni
[BellaXEdward]
Per la seconda volta, Edward se ne va. Perché? Cosa lo spinge ad abbandonare Bella e Renesmee?
Bella, distrutta e decisa a non rimanere a Forks, si trasferisce in Alaska ... ma non è tutto come sembra.
Dal primo capitolo:
Iniziò a leggere “So quello che pensi Bella, ma non è così: non vi ho abbandonate, e non ho intenzione di farlo per nessuna ragione al mondo …” si fermò quando si accorse che le lacrime iniziarono a cadermi leggere sulle guance e sospirò “… ho dovuto farlo, perdonami. Voglio che vi prendiate cura di voi, continuando a fare quello che avreste fatto con me al vostro fianco; senza fare stupidaggini Bella, promettimelo questa volta. Tornerò prima o poi, ve lo giuro. Vi lascio questi due cuori, nella speranza che vi possano aiutare a ricordarmi, vi amo. Edward”.
Dal terzo capitolo:
Ero alla ricerca delle parole giuste, di certo non potevo esprimere quello che avevo appena pensato.
“Niente, niente di grave” mentii “Abbiamo deciso di trasferirci”
Dal capitolo dieci:
“Va tutto bene” una voce calda e bassa mi risvegliò, suadente. Era famigliare, quanto il profumo che mi avvolse assieme alle sue braccia. Il freddo si sostituì al sintetico calore di una coperta di pile. Un solo nome, ora, soffiava dalle mie labbra.
“Edward …” mormorai. L’unica risposta fu un bacio a fior di labbra. Lo immaginai sorridere, dietro di me.
“Niente più brutti sogni” mi sussurrò, cullandomi.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Wait me

V - Romeo and Juliet

Lo sguardo ormai era fisso da più di qualche minuto sul piccolo schermo del mio cellulare. Ormai anche il rumore dell’aereo e il parlottare dei passeggeri era lontano, come se tutto fosse in silenzio. Nessun rumore o suono, la mia mente vagava altrove. Ero seduta accanto a mia figlia, dalla parte del finestrino. Mi rassicurava l’idea di poter vedere in basso, di vedere tutto dall’alto. Mi era sempre piaciuto, fin da piccola.

Cercai di capire come funzionasse il telefono che mi aveva dato Carlisle, non riuscivo a capire il perché di quei tre numeri già presenti nella rubrica. ‘Ti serviranno’ aveva mormorato Carlisle poco prima che lasciassi casa Cullen. Cosa me ne facevo di questi tre numeri, e soprattutto, a cosa mi sarebbero serviti? Era inutile, totalmente inutile. Erano numeri che non avrei mai chiamato, lo sapevo. Riposi velocemente il cellulare in tasca, liberando la mia testa dal caos di idee e pensieri che ormai presiedevano in essa. Basta pensare, basta tutto. La testa mi scoppiava e avevo bisogno di una pausa, avevo bisogno di non pensare.

 

Appoggiai la testa sullo schienale della mia comoda poltrona e abbandonai i mille pensieri. Osservavo incostantemente lo schienale del passeggero davanti. Solo dopo poco tempo mi accorsi dello sguardo fisso di  Jake su di me. Mi osservava, ma quando voltai lo sguardo e incontrai i suoi occhi mi sorrise.

“Immagino tu sia un po’ assente con la testa, sbaglio?” chiese quasi ridendo.

“Mmh, no, non sbagli” annuì alzando le spalle “ E’la verità. Sono assente perennemente, ormai dovresti saperlo” ridacchiai.

Si unì alla mia breve e nervosa risata e abbassò lo sguardo per poi continuare a parlare “Stai bene Bella? Dico sul serio ...” domandò preoccupato Jacob.

Se stavo bene? No, non potevo stare bene. Non stavo bene. O forse dovrei dire di stare meglio, di essere riuscita a riprendere una piccola parte del mio controllo, ma non stavo affatto bene.

“Si, Jake, tutto bene. Solo ... forse sarà solo ... il fuso orario, ecco”.

Sentii Jake ridere di gran gusto e scuotere la testa.

“Cosa ... cosa ridi?” lo guardai con la coda dell’occhio, per non essere contagiata dalla sua risata.

“Sei ... sei  completamente pazza, Bella” affondò la testa sul cuscinetto del sedile.

Pazza? Già, lo ero. Si, ero pazza, aveva ragione. Come dargli torto? Una pazza ero stata. Una pazza ad abbandonare la mia vecchia vita alla ricerca di una migliore, che probabilmente non sarebbe stata poi tanto migliore. Ero stata una pazza su tutto, avevo preso delle decisioni troppo affrettate, ma ancora adesso credevo fossero le scelte più giuste. Probabilmente agli occhi estranei  era in questo modo che apparivo.

“Bella, lo sai che ad Anchorage c’è solo un’ora di fuso orario da Forks? Non sei brava a dire le bugie, proprio non ci riesci” disse guardando dritto e scuotendo la testa.

Ora? Ora non ero solo pazza, ma anche una stupida bugiarda. Perfetto!  

                                                 

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Era passata solamente una settimana dall’arrivo dei Volturi, ma la tranquillità era presente. Ero distesa sul letto della casa in cui da poco tempo abitavamo. Non era molto lontano da casa Cullen, bastava solo attraversare il fiume e pochi passi dopo era situata la nostra. Ai miei occhi non era poi così vicina ai Cullen, ma quasi sempre percorrevo quella strada tra le braccia di Edward, e la distanza sembrava essere piccolissima. Sentivo la voce di Edward nell’altra stanza. Stava cantando per Renesmee, lo faceva tutte le sere, prima che lei si addormentasse tra le sue braccia. Io, di nascosto rileggevo per l’ennesima volta “Romeo e Giulietta”. Sapevo che non avrei mai perso la voglia di rileggerlo, non potevo farne a meno, ne ero così affascinata..

Avevo promesso ad Edward, in viaggio di nozze, che avrei messo da parte quel libro e che me ne sarei comprata uno nuovo. Edward non era mai riuscito a capire perché mi ostinassi a rileggerlo ogni volta, benché lo sapessi già a memoria. Sentii aprire la porta della camera improvvisamente e cercai velocemente di nascondere il libro, cercando di non cadere dal letto.

Edward si avvicinò lentamente salendo sul letto, e io mi infilai sotto le coperte con aria vaga.

“Mmh, cosa stavi facendo?” sussurrò avvicinandosi.

“Io? Niente, mi sto coprendo, fa freddo oggi a Forks..” era un mio vizio, se così si può chiamare. Non riuscivo a dire le bugie e a guardare negli occhi contemporaneamente. Era una cosa che non riuscivo proprio a fare, e riusciva sempre a scoprirmi.

Sollevò il lenzuolo e si accostò a me, circondandomi con un braccio.

“Se vuoi posso andare ad accendere i termosif..”

Lo bloccai prima che potesse continuare “No, no. Sto bene”.

Continuò a parlare gesticolando “Posso portarti qualcosa di caldo? Ci metto un minuto..”

“No, grazie” risposi declinando gentilmente.

Guardò in alto “Oppure..mhh..fammi pensare...Alice avrà messo pure da qualche parte una coperta pesante..” fece per alzarsi dal letto, ma lo bloccai “Sai..ora che ci penso non è poi così freddo..” dissi scoprendo leggermente il viso dalla coperta.

Mi guardò per poi poggiare lo sguardo per terra sorridendo “Beh, magari..come fai a sapere se Romeo e Giulietta per terra non hanno freddo? Non è cortese … dovresti chiedere prima di prendere decisioni, non pensi?”.

Allontanai lo sguardo dal suo viso. Mi aveva scoperto un’altra volta, era inevitabile. Sorrisi.

“Oh, Edward … lo so, lo so. Continuo a rileggerlo, è più forte di me! Saranno, beh..non vorrei esagerare, ma saranno almeno venti volte che lo rileggo, è così affascinante, realistico..”

Mi guardò negli occhi mentre cercava di trattenere una risata, mi sentivo una stupida. Perché riusciva sempre a scoprirmi? “Uff, ok, sono una pessima bugiarda. Una stupida bugiarda, lo ammetto, va bene?”

“No, non sei una stupida bugiarda. Non lo sei affatto, perché non sei brava a mentire. Non puoi ritenerti una bugiarda” sussurrò al mio orecchio.

“Oh, grazie tante! Dovrebbe essere un complimento?” alzai gli occhi al cielo, prima di sentire le sue labbra posarsi delicatamente sulle mie.

                                                     ---------------------------------------

 

Le mani iniziarono a tremare al ricordo. Oh, Dio quanto mi mancava. Quanto mi mancava poterlo vedere al mio fianco, un minimo contatto. Sembrava un’eternità dall’ultima volta che lo vidi, ma erano passati solo tre giorni, tre giorni che a me sembravano interminabili e lunghissimi.

Strinsi forte la mano al bracciolo del sedile. Volevo averlo al mio fianco, lo volevo qua con me, con noi. Mi mancava in un modo incredibile. Come avrei resistito senza di lui? Ce l’avrei fatta? Oh, Edward, mi manchi lo sai? Mi manchi, mi manchi troppo. Una lacrima solcò di nuovo il mio viso, ma questa volta era accompagnata da un sorriso. Quel momento mi faceva sorridere ogni volta. I ricordi erano l’unica cosa che mi restava. Il suo ricordo.

Probabilmente Jacob non si era accorto che stavo pensando ad altro, continuava a guardare di fronte a sé in attesa di una mia risposta.

“In realtà so perfettamente del fuso orario di Anchorage” provai a spiegare “solo che ... beh, anche un’ora può scombussolare un po’ no?” mi bloccai quando ricominciò a guardarmi negli occhi, quasi seriamente.

Nessuna risposta da parte sua. Ok, era inutile. Riuscivano a vincere sempre, sia lui che Edward. Erano incredibili. “Ok, ammetto nuovamente di non saper dire le bugie” alzai le mani in alto.

“Non ero riuscito a capirlo ...” mi sorrise beffeggiandomi Jake.

Feci una linguaccia, per poi voltarmi a guardare dal finestrino.

“Manca poco, credo” mi informò Jacob.  Annuii con la testa.

“Sai già dove andare? Hai detto di aver trovato una casa ...” continuò Jake.

“Si, in realtà l’ha trovata Alice. Mi ha dato l’indirizzo ... dovrebbe essere questo” cercai tra le tasche dei miei jeans e ne tirai fuori un biglietto stropicciato. Glielo porsi. Annuì. “Bene” disse ripiegandolo in modo perfetto.

“Non l’ho ancora vista però. Sicuramente Alice avrà esagerato come il suo solito. Ho paura di scoprire cosa ci aspetta” ridacchiai guardandomi intorno.

“Devo essere sincero? Anche io ...” rise “ma tanto pagano i Cullen no? Facciano pure..” ridacchiò più forte.

Alzai un sopracciglio. “Beh, no. Lo sai Jake, odio quando qualcuno mi fa dei regali, quando mi sento in debito con qualcuno ... e beh, non voglio che si preoccupino più di tanto” guardai al mio fianco, e solo allora mi accorsi che Renesmee stava leggendo il mio libro, “Romeo e Giulietta”. Non potevo crederci, l’avevo contagiata! Le accarezzai una guancia. Sembrava totalmente persa nel leggere quel libro, stava in silenzio da parecchio tempo.

“Per qualunque cosa, te dovrai accettare il mio aiuto. Sarò anche io con voi e pretendo di pagare almeno la metà delle spese che ci aspettano, sia chiaro” rispose Jake.

Negai con la testa. “Non credo ce ne sarà bisogno. Ho preso qualcosa in prestito da Edward, basteranno per un po’ di tempo” dissi alzando la testa.

Alla parola ‘Edward’ si ammutolì. Probabilmente non voleva continuare il discorso per non farmi stare male, ed era meglio così d’altronde.

Per almeno qualche ora non volevo pensarci, anche se era alquanto impossibile.

Scostai una ciocca di capelli dorati di Renesmee e la portai dietro il suo orecchio.

Non si mosse al mio contatto, era fissa sul libro. Chissà da dove l’aveva preso. Lo tenevo sempre chiuso nel cassetto, o forse no, probabilmente avevo dimenticato di rimetterlo al suo posto.

“Amore … non sei stanca di leggere?” domandai.

Non rispose. Scosse solamente la testa e mi guardò sorridendo, per poi tornare a leggere.

“Sei proprio uguale a tua madre, sai? Non riesco più a capire chi delle due è la vera Bella. Io alla tua età leggevo ... si e no un libro ogni due mesi ... e te ... Fammi vedere..” Jake si avvicinò a Renesmee e prese il libro in mano per poi restituirglielo. “Già al settimo capitolo?” la guardò storto.

Continuò: “Io ti consiglierei di chiudere e mettere via il libro, non vorrei diventassi come tua madre! Pff..” scosse la testa.

Lo guardai sbalordita “Oggi è il giorno degli sfottoni?” dissi ridendo.

“No, sul serio Bells. Ma cos’è questa mania dei grandi classici? Non vi capisco proprio” chiese retorico.

Renesmee mi guardò scuotendo la testa “Jake, dovresti leggerlo anche tu. E’ bello. Più bello delle poesie che mi racconta la sera la mamma..”. Mentre Renesmee parlava, Jake mi mandava delle occhiatacce e io non potei far a meno di ridere.

“No, spiegami una cosa Bells. Te racconti delle poesie invece delle favole ad una bambina?” mi guardò sorpreso.

“Beh..” dissi, quando Nessie prese a parlare al mio posto “Ma Jake, a me non piacciono le favole!”

Jacob alzò un sopracciglio meravigliato “Nessie, tua madre ti ha mai raccontato che nelle favole esistono i principi azzurri? A voi ragazze piacciono tanto..” domandò sorpreso.

No, non era vero. Ognuno di noi era destinato al proprio principe azzurro, non solo nelle favole. Siamo tutte principesse alla ricerca del principe azzurro ... o forse ha ragione? Forse esistono solo nelle favole, ma la mia lo era. Io avevo trovato il mio, Edward. Sarebbe stato sempre il mio principe azzurro.

Renesmee scosse la testa imbarazzata. “No, non molto. Paride è molto meglio di un qualsiasi principe azzurro!”

Jacob alzò gli occhi al cielo. “Sai, devo averlo già letto. Si, probabilmente l’ho letto qualche anno fa per un compito scolastico ... e questo Paride, beh, non mi piaceva proprio!” disse indicando il libro.

Questo argomento non avrei voluto sentirlo. Da quando Edward se ne era andato non avevo più aperto quel libro, mi rifiutavo di farlo. Era così realistico, così simile alla mia storia … alle nostre storie.

Ero sempre stata neutrale, non mi piaceva schierarmi da una parte, piuttosto che dall’altra.

E questo ci rappresentava molto.

Era così strano ... sentivo ora più che mai che fossero i nostri personaggi, che la storia fosse la nostra.

All’amore non si comanda. Tante volte mi sono chiesta come sarebbe stato ... beh, come sarebbe stato se anche io avessi scelto il mio Paride ... come sarebbe stato se non avessi seguito il mio cuore.

Sarebbe stata una scelta sbagliata. Forse sarebbe stata la scelta più appropriata e più reale, ma non sarebbe stata la giusta scelta. Non per me.

Mi persi ad osservare i ciondoli che pendevano dal mio braccialetto. Due oggetti completamente diversi.  Il freddo e il caldo, il mare e il cielo, il fuoco e il ghiaccio ... era questo in realtà.

I due personaggi erano così differenti, così particolari e interessanti nei loro difetti..

“Non sono d’accordo ...” sentii la voce di Renesmee “Paride è così diverso da Romeo ... è ...”

Si, totalmente diverso. Romeo era la scelta giusta, non proprio semplice.

Viaggiavo di nuovo tra i miei pensieri, e ogni tanto tornavo alla realtà.

“Ma Paride è così egoista! Romeo, beh ... è passionale, romantico ... un ragazzo per bene. Il ragazzo perfetto per una ragazza come lei” rispose convinto Jacob.

Ero ormai fuori dal discorso, ma mi piaceva starli a sentire. Forse non se ne rendevano conto, ma stavano parlando di loro. Mi imbarazzai all’istante. Se solo Jacob avesse capito ciò che veramente stava  dicendo, avrebbe ritirato tutto.

Oh, quanto ero soddisfatta di quello che avevo portato a termine. Ognuno di noi stava avendo un lieto fine, il più adatto. Non era forse il mio caso, ma il loro si.

In questo momento non mi interessava molto di me stessa, ero veramente felice per loro. Non avrei desiderato cosa migliore della loro felicità.

In un certo senso era veramente imbarazzante, però.

Il mio Paride stava avendo ciò che meritava da sempre. Aveva trovato la sua principessa, quella vera.

Era tutto più umano da parte loro. Tutto molto più reale, una favola nella realtà.

Sentii una voce chiara e decisa annunciare che stavamo atterrando.

“Bells, siamo arrivati” mi informò Jake agitando una mano davanti alla mia faccia.

Ritornai alla realtà e cercai di sfoggiare un sorriso, forse troppo esagerato.

Ero agitata, ora. Per la prima volta in tutta la mia vita avevo paura del futuro.

Quale sarebbe stato il mio destino? Di sicuro l’avrei scoperto molto presto.

Spaesata. L’aggettivo che più mi rappresentava.

Jacob ci prese per mano e uscimmo a gran passi dall’aeroporto.

Al primo impatto con la città sentii una grande leggerezza. L’aria che respiravo era così fresca e piacevole che sarei potuta rimanere in quel modo per ore. Il mio cuore batteva forte, ma la tranquillità si stava facendo spazio.

Era primo pomeriggio, il sole alto nel cielo con i suoi raggi delicati di una giornata di fine Gennaio.

L’aria era fresca, proprio come a Forks. Vidi Renesmee sorridere alla vista della città, era contenta. Così almeno sembrava.

Jacob sembrava soddisfatto “Eccoci, finalmente. Che ne dite?”

“E’ bellissimo. Davvero bello” non c’era niente altro da dire. Sentivo che questa città mi avrebbe ridato un po’ della felicità persa, lo speravo tanto.

“Ho chiamato un taxi. Dovrebbe essere qui a momenti” mi informò Jake.

Non riuscivo a togliere gli occhi da quel paesaggio mozzafiato. Era un posto fantastico, tranquillo. I rilievi circondavano la città ed erano uno spettacolo naturale.

“Uhm, eccolo” ci avvertì Jacob. Tolsi lo sguardo dalla città e lo puntai sulla macchina che si era avvicinata.

Caricammo i bagagli e salimmo in macchina.

“Salve. Dove vi porto?” chiese l’uomo baffuto alla guida. Assomigliava molto a mio padre. O forse non molto, li accomunano solo quei scuri baffi sotto il naso.

“Ehm, ecco … dovrebbe essere questo l’indirizzo” disse Jacob porgendogli il foglietto che mi aveva dato Alice. Guardò per qualche secondo il biglietto e poi annuì mettendo in moto.

“Perfetto, andiamo subito” la macchina iniziò a sfilare tra le strade della città. Eravamo tutti e tre fissi ad osservare dal finestrino. Era tutto così meraviglioso …

“Allora ... siete di qua?” domandò l’autista.

Rimasi per un attimo scossa dalla domanda. “No..veramente veniamo da Forks. Seattle” risposi.

Mi guardò sorpreso dallo specchietto.“Sul serio? Io sono nato a Seattle. Ah, quanto vorrei ritornare..”

“Qua non si trova bene?” risposi con una domanda forse un po’ troppo privata, ma d’altronde sembrava essere una conversazione abbastanza personale.

“No, certo che si. Anchorage è così ... come posso dire ... ospitale. Si, ecco, proprio così. Solo che ... beh, mi manca la mia famiglia, mi manca la mia città” guardava fisso la strada.

“Mi dispiace …” mormorai “ è solo qua?”

Scosse la testa “No, ho la mia famiglia qua. Una moglie e tre figli” sorrise “ma mi mancano molto i miei genitori, i miei fratelli … sono sempre stato molto legato a loro”. Vidi dallo specchietto i suoi occhi lucidi.

Iniziava a farmi un po’ pena quell’uomo. Era così.. triste, ma allo stesso tempo cercava di nasconderlo. Forse quella città non era poi così perfetta. Era come tutte le altre. Nascondeva anche qualcosa di non proprio positivo.

Sarebbe stato così anche per me? Probabilmente dopo qualche giorno avrei sentito una forte mancanza da abbandonare i miei progetti e ritornare indietro, ritornare alla mia vita. Ma non sarebbe stato giusto. Avrei sentito così tanto la mancanza della mia famiglia? Probabilmente, e le parole dell’uomo non mi tranquillizzavano affatto.

Stavo per iniziare a parlare quando l’uomo sbuffò per poi aggiungere “Oh, scusatemi … solo che … mi mancano davvero tanto”.

Lo guardai sorridendo “Non si preoccupi, davvero. La capisco …”

“Basta parlare di me” si asciugò la lacrima con il polso della mano “Lei invece? Siete una bella coppia”.

Sentii le guance calde, ora si, ero completamente in imbarazzo. Non era la prima persona ad averci scambiato per una coppia. Ma infondo era normale ... due ragazzi con una bambina ... cosa altro dovevano essere se non una famiglia?

 Jacob si girò di scatto sorridendo “Veramente, no. Non stiamo insieme. Siamo … “

“Siamo buoni amici, ecco. Amici da tantissimi anni” continuai e Jacob mi fece un occhiolino.

L’uomo si portò una mano in fronte “Oh, che figuraccia! Oggi non ne combino una giusta..” ridacchiò.

Ci unimmo alla sua risata. Anche Renesmee rise e la sua risata si distingueva tra le nostre.

“Oh, ehi piccolina! Non mi ero accorto di te ... quanti anni hai?” chiese.

Renesmee mi guardò per un istante. “Cinque” rispose sorridendo all’uomo.

“Che carina! Sai, quanto mi sarebbe piaciuto avere una femminuccia …  oh, eccoci. Siamo arrivati” disse.  Guardai stupefatta ciò che avevo davanti ai miei occhi. Era una casa enorme.

Si, Alice aveva esagerato di nuovo. Era immersa nel verde e aveva un enorme giardino posteriore.

Indicai la casa davanti ai miei occhi guardando Jacob senza dire una parole. Jake alzò le spalle “Alice, la conosci ormai” disse.

Preferii chiedere per un ulteriore sicurezza “Ma ... è sicuro che sia questo il posto? E’ questo l’indirizzo?”

Annuì “Sicurissimo, signorina”.

Scese dalla macchina e ci aiutò a scaricare i bagagli. Pagai tutto e feci per dirigermi alla porta d’ingresso.

“Arrivederci e ... buona fortuna ragazzi!” ci salutò l’uomo mentre rientrava in macchina.

“Grazie, anche a lei” sfoggiai un sorriso. Jacob e Renesmee salutarono con un cenno.

 

Ero ferma sulla soglia di casa. La chiave in mano.

“Ora ho paura. Oh, Alice ...” alzai gli occhi al cielo.

Infilai la chiave nella serratura e spalancai la porta con determinazione.

Era proprio quello che mi aspettavo. La casa non era poi così grande, ma era nuova, completamente nuova.

Davanti a noi un grande salone moderno dai colori caldi. Un divano marrone e di fronte dei mobili perfettamente in tinta. Più a sinistra una cucina bianca che dava luminosità alla sala e che si affacciava alla vetrata.

Era troppo. Mi sarei accontentata di una casa molto più piccola, non avevo bisogno.

“Zia Alice è una grande” sussurrò meravigliata Renesmee.

Jacob si avvicinò e le scompigliò delicatamente i capelli. “Chissà quanto è grande la mia camera. Posso andare a vedere?” chiese. “Certo, vai pure tesoro” risposi posando il borsone sopra il tavolo della cucina.

“Eccoci. E’ impressionante ... è tutto così diverso qua. E’ tutto stile ‘Alice’” rise Jake al mio fianco.

“Ce lo aspettavamo no?” mi sedetti esausta sul divano.

“Già” mi guardò poco convinto. Seguirono secondi di silenzio. Vidi lo sguardo basso e triste di Jacob.

“Cosa c’è Jake? Ti sei pentito di essere venuto con noi? Nessun problema, sul serio Jake. Puoi dirmi tutto” dissi interrompendo il silenzio che si era creato.

Scosse la testa. “Assolutamente no. Non sono pentito, Bells. Come puoi pensarlo?” alzò lo sguardo “Solo che … mi chiedevo se avessi fatto la scelta giusta per te. Se te non avessi cambiato idea ... sei ancora sicura di stare meglio qua, lontano da tutti?” chiese a voce bassa.

Risposi dopo aver preso un respiro profondo. “Si, Jake. E’ la scelta migliore ... vorrei che lo fosse, almeno.

Non lo so, sono così confusa ora. Non ho mai affrontato una cosa del genere ... mi sento così ... sola.”

Una lacrima scese di nuovo dai miei occhi. Stavo iniziando a preoccuparmi. Non avevo ancora pianto quel giorno e sentivo che era il momento di sfogarmi, riuscivo a stento a trattenere le lacrime ogni volta.

Jake si avvicinò e si sedette al mio fianco “Non sei sola, Bells. Non lo sarai. Per l’aiuto che posso darti ti prometto che io non ti abbandonerò. Potrai contare sempre su di me, ok? Sono sicuro che tutto ritornerà al suo posto. Tutto” mi circondò con un braccio e io mi lasciai cullare.

Continuai a parlare tra le lacrime “Cerco di nascondere tutto per il suo bene” indicai l’altra stanza “Voglio che lei sia felice, mi capisci Jake? Ora mi importa solo di lei. Di me non mi interessa niente, ho avuto quello che forse meritavo, ma lei non c’entra nulla con questo, niente” chiusi gli occhi.

“Bella, ti prego, non dire queste cose. Te non meritavi questo, la finisci di incolparti sempre di tutto?” mi accarezzava la schiena delicatamente “Ora siamo qua, e te lo hai promesso, cercherai di riprendere in mano la tua vita. Cercherai di tornare ad essere la Bella di qualche giorno fa, ok? Devi farlo, lo sai, devi farlo anche per lei ... ma principalmente per te. Non puoi continuare ad andare avanti così..è inutile.

Torna ad essere la Bella di sempre. Fallo per lei, per lui”.

Lui. Beh, probabilmente aveva ragione. Avrebbe voluto questo, ma mi stava veramente riducendo senza forze. Continuavo a farmi mille domande su che fine avesse fatto e perché non mi avesse avvertito.

Così, senza preavviso ed improvvisamente se ne era andato. Chissà dove..

Non riuscivo a farmene un’idea. Edward se ne era andato. Ma mi aveva lasciato sola, incapace di continuare ad andare avanti senza la sua vicinanza.

Aveva così tanta voglia di riabbracciarlo, rivederlo, sentire la sua voce..

Avrebbe potuto dirmi qualcosa di più, probabilmente mi avrebbe risparmiato tutta questa pura sofferenza.

L’avevo perdonato di nuovo. Veramente non ce l’avevo mai avuta con lui, fin dalla prima volta che mi aveva abbandonato. Non riuscivo ad incolparlo.

Questa volta, però, sembrava sul serio che non avesse colpa, lo speravo, e ne ero sicura.

Doveva essere successo qualcosa e avevo veramente paura per lui. Desideravo uscire da questo incubo e ritrovarmi tra le sue braccia.

“Jake, e se gli fosse successo qualcosa?” alzai lo sguardo.

Mi guardò “Non penso ... chi vorrebbe fargli del male? Non ce ne sarebbe il motivo ...”

Annuii. “Ritornerà presto Jake?”

“Si, ne sono sicuro. Non vi abbandonerà” cercò di tranquillizzarmi.

Continuò: “E sono anche sicuro che non vorrebbe vederti in questo stato, Bells. Anche lui vorrebbe la sua Bella di sempre..”

Mi asciugai una lacrima. “La solita Bella, goffa e che non sa dire le bugie?” sorrisi.

“Esattamente” ricambiò il sorriso.

Mi alzai “Ci proverò,  promesso...” mi avvicinai e presi il telefono dalla borsa “inizierò tutto da capo. Ho pensato di iscrivermi al college e beh ...” mi sporsi in avanti per vedere l’orologio “oh, cavolo ... devo chiamare la scuola prima che la segreteria chiuda”.

Mi affrettai a trovare il numero dell’università nella mia piccola agenda.

“Vado a sistemare un po’ di cose ... vado ad aiutare Nessie” mi informò Jake.

“Ok” Bene. Si. Avrei continuato la mia vita, così avrebbe voluto Edward. Così voleva mia figlia, e così voleva Jake. Anche io desideravo ritrovare me stessa.

Avrei fatto nuove amicizie, forse. Stare impegnata la mattina mi avrebbe aiutata a non pensare.

Quando trovai il numero lo digitai velocemente, sperando che non fossi in ritardo.

“Segreteria università di Anchorage” rispose una voce femminile.

“Ehm , pronto ... buongiorno, sono Bella Swan. Avevo già parlato con il direttore della scuola per quanto riguarda l’iscrizione ai corsi di biologia ...” dissi calma.

“Mmh ... vediamo ... si, Bella Swan” rispose.

“Mi avevano detto di richiamare oggi per l’iscrizione definitiva..” continuai.

Qualche secondo di silenzio dall’altra parte del telefono “Mhh, no signorina. E’ già iscritta alla nostra scuola. Qui c’è scritto che potrà iniziare le lezioni già da dopodomani. E ha già saldato il conto” mi informò la donna.

“Saldato il conto?” dissi incredula.

Possibile che fosse stata Alice? No, lei non sapeva che avrei voluto continuare l’università, non le avevo detto niente. O forse, beh, forse se lo aspettava.

“Si, da parte di un certo ... Edward Cullen. E’ un suo parente?”.

In quel momento il cuore iniziò a perdere dei battiti e sentii mancare l’aria nei polmoni.

 

 

Quinto capitolo: perdonateci per il ritardo, tutta colpa di Missy u.u

Speriamo che vi piaccia =)

Se vi interessa, questa è la nostra pagina face book:

 

Follie da Twilighters

 

Commentate in tanti =)

Missy e Vale

ps:Recensite? =)
  
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