Fanfic su attori > Ben Barnes
Segui la storia  |       
Autore: _ToMSiMo_    11/01/2011    2 recensioni
Aprì la lista e decise di seguire l’istinto. Chiuse gli occhi e con un dito toccò uno dei titoli che vi erano segnati: Oscar Wilde. Il ritratto di Dorian Gray.
-Basta andare al secondo piano, la terza fila a destra. Lo scaffale numero quindici.- le disse la ragazza al banco.
Si avvicinò allo scaffale numero quindici e quasi urlò di gioia quando notò che era l’ultima copia rimasta.
Era entusiasta della sua piccola vittoria e accarezzava la copertina come se fosse un gatto. Mentre stava lì impassibile a tutto e immersa nel nuovo mondo creato dal signor Wilde, venne urtata da un ragazzo con un cappotto grigio e degli stivali.
Era disperato, o pazzo o tutte e due. Diceva qualcosa di incomprensibile a bassa voce e cercava tra lo scaffale quindici e sedici senza tregua come se avesse dimenticato qualcosa.
Genere: Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ben Barnes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una volta rientrata a casa la situazione per Sophie fu più o meno la stessa: Romeo sul divano con un cartone di pizza sulle gambe e Carrie al lavoro senza aver lasciato nulla da dire o da fare.
-Che guardi?- chiese appoggiando la sua borsa alla sedia del tavolo.
-Nulla- disse Romeo cambiando canale- non c’è nulla di diverte e devo far passare il tempo per aspettare Carrie. Oggi ha chiesto di te!-
Sorpresa da quella notizia Sophie sorrise aprendo una lattina di cocacola all’amico.
-Che cosa ha detto? Non ha nulla di cui lamentarsi e mi sembra strano che possa aver detto qualche cosa che..-
-Ehi Elizabeth Sophie! Calmati! Ha solo fatto il conto delle ore che sei stata fuori e si è chiesta dove fossi finita!-
-Ma sa che sono in casa anche io?-
Romeo sorrise e continuò a guardare una partita che non gli interessava alla tv. Sophie prese i suoi libri ed iniziò a studiare;
Il loro appartamento era abbastanza ampio per sole due studenti. L’entrata dava ad un mini salottino bianco che era collegato senza nessuna porta alla cucina che nessuno utilizzava mai. C’era la pizzeria sotto casa, il cinese all’angolo, e il giapponese alla fine del viale. Dalla cucina si accedeva alla camera di Carrie, stile impero, e a quella di Sophie arredata all’ikea. Il bagno era alla fine del corridoio ed era unico. La parte maggiore della camera era usata come scarpiera da Carrie, poiché le sue scarpe non potevano stare sotto il letto. Romeo, quando restava a dormire con loro, diventava il padrone del divano.
Non avevano la lavastoviglie perché era inutile, né un terrazzo. I vestiti li stendevano a turno, così come facevano la lavatrice, anche se Carrie preferiva portare tutto alla lavanderia dove aveva conosciuto Romeo.
Il loro amore era nato per colpa di una Chanel finita male. Carrie aveva messo la sua maglietta preferita della Chanel a lavare con dei capi che le avevano poi cambiato colore. Lui, l’aveva osservata per tutto il tempo,e quando la bionda l’aveva indossata piangendo, lui si era fermato e le aveva detto “Wow, questa Chanel è favolosa. Perché cavolo non c’era in passerella a Milano?”. La stessa Chanel l’indossava ogni mesiversario anche se c’erano meno dieci gradi. Era una loro tradizione e Romeo adorava che le cose stessero così. Avrebbe potuto trovare altri cento modi per avvicinarsi a lei, per quanto era bello, ma aveva saputo prenderla. Sophie conosceva tutto questo perché Romeo era un po’ il suo migliore amico, il classico tipo bello e dannato che sceglie la più bella di tutta la città e diventa l’amico di tutte le altre e il fidanzato perfetto. Un Romeo Montecchi del duemila. Dolce,generoso,innamorato. Cosa desiderava di più Carrie?
E ricordandosi della bellezza si ricordò anche di Benjamin.
-Romeo?- chiamò alzando la testa dai libri.
-Si?- disse abbassando l’audio alla tv.
-Ho conosciuto un uomo. Un ragazzo. Non so quanti anni abbia,sinceramente!-
Romeo si voltò a guardarla con uno sguardo interrogativo dipinto sul volto.
-E’ maggiorenne almeno?- le chiese sorridendo.
-Sì! Chiaro! E’ un attore, penso reciti al Globe-
-Uhm e ti piace?-
-Non lo so, non ho pensato se mi piacesse. È bellissimo, e gli hanno offerto al bar!- sorrise facendo qualche accenno anche alla sua fidanzata.
-E come stavi al bar con lui?- le domandò l’amico spegnendo la televisione.
E Sophie iniziò a raccontargli del libro, dello scaffale e della proposta.
-Certamente! Se io mi sono fidanzato con Carrie grazie alla lavanderia- e qui fece un inchino come se volesse ringraziare la Santa Lavanderia- tu, perché non potresti conoscere Dorian Gary!-
-GRAY!-
-Come cavolo si chiama!!! Tu sei la mia piccolina, non puoi fidarti di uno che ha 30 anni,da come me ne parli, ed assomiglia ad un quindicenne!-
-Grazie per avermi detto “sono felice per te, buona fortuna per domani.”- rispose ironica e imitando la sua voce, rimettendosi poco dopo con la testa sul libro di testo e continuando a ripetere quelle frasi lunghe e articolate che servivano per il suo esame.
Romeo accese di nuovo la tv e non le rivolse più la parola. Non si accorse neanche di quando lei verso le dieci andò a dormire e né la salutò la mattina quando si alzò per fare colazione.
Sophie sapeva che Benjamin era uno sconosciuto e che era imprudente ma era stato così gentile, o forse troppo, da non esserne spaventata.
La mattina dell’incontro avrebbe assistito la sua professoressa durante una spiegazione ad alunni di un college straniero e poi avrebbe preso parte ad un comitato di benvenuto per alunni tedeschi.
Stava per aprire la porta per uscire,quando Romeo acquistato il lume della ragione le aveva rivolto la parola.
-Sono solo preoccupato per te, Sophie. Ci conosciamo da quanto tempo ormai? Sai che mi dispiacerebbe se ti succedesse qualcosa!-
Sophie gli sorrise e corse ad abbracciarlo – Lo sai che sono una brava ragazza!- gli disse.
-Non è di te che mi preoccupo, ma di questo Dorian dei giorni nostri!-
Le lasciò un tenero bacio sulla guancia destra e poi si staccò da lei per portare la colazione alla sua Carrie.
La lezione con la professoressa le occupò la testa per un bel po’, gli studenti erano degli ossi duri. Non da meno erano gli alunni tedeschi, che stanchi per colpa del viaggio, avevano percorso l’accademia in quaranta minuti e non nei venticinque previsti. Facendo un calcolo delle ore, aveva poco più di un’ora per prepararsi, tornare a casa e aspettare il taxi mandato da Benjamin. Fu costretta quindi ad evitare il rinfresco e inventare una scusa troppo banale, per arrivare in tempo.
Fu allora che la vide. O meglio la rivide. Carrie era seduta in cucina, con le gambe accavallate e gli occhi sulla pagina di un settimanale statunitense. I capelli le ricadevano sulla schiena, lisci come spaghetti e gli occhiali da vista li usava come stuzzicadenti. Aveva lo smalto sul tavolo aperto e stava cercando di riprodurre sulle sue unghie quello che c’era sulla carta.
-Ciao!- la salutò Sophie, posando il suo zaino sul divano vuoto.
Carrie si voltò spaventata, abituata ad essere sola alle tre del pomeriggio.
-Sei tornata prima?- chiese, come se fosse naturale per lei conversare con la tedesca.
-Uhm, ho un impegno- rispose Sophie avvicinandosi al tavolo.
-Capito. Vuoi del caffè?- le chiese non smettendo di guardare le pagine.
-No, ho solo bisogno di sapere cosa mettere.-
Carrie le rispose con un’alzata di spalle e Sophie lasciò cadere la conversazione, prendendo della biancheria pulita e occupando la doccia per dieci minuti esatti. Si legò l’accappatoio in vita  e tornò nella sua stanza, dove trovò Carrie con le gambe incrociate sul suo letto.
-Vuoi che ti presti qualcosa?- chiese la bionda guardando il risultato sulle sue unghie.
-Non  è così importante!- rispose la rossa.
-Lui ti piace?-
Un lato di Carrie che non conosceva! Non solo la rivedeva dopo mesi di finta presenza, le chiedeva anche cose personali. Voleva risponderle male ma poi si rese conto di aver torto grosso. Lei conosceva Carrie grazie a Romeo. Le era anche simpatica. Se non aveva avuto rapporti non era colpa dei loro caratteri, ma degli impegni. Conosceva gli orari di Carrie e se avesse voluto davvero avere una conversazione con lei, sapeva dove trovarla e a che ora. Quindi, adesso, lei stava seduta sul suo letto e cercava un modo per conoscersi e per parlare e perché rifiutarlo?
-Lui, beh. È un incontro di lavoro!- ammise, poiché lui non aveva manifestato nessun tipo di interesse verso di lei, aveva solo bisogno del libro.
-E perché Romeo era preoccupato?- le sorrise.
-Conosci il tuo ragazzo, è tragico. Ci sta bene- chiese prendendo un pantalone bianco e una maglietta blu- questo con questo?-
-Se è solo per lavoro, che ti importa? Mica deve guardarti le gambe o le tette!-
Beccata.
-E’ carino.- rispose sconfitta.
Carrie la guardò di sottecchi.
-Okok- ammise Sophie- è bellissimo. Credo di non averne mai visti di così belli. È affascinante.-
-E’ VECCHIO?- gridò la coinquilina.
-Non so quanti anni abbia, forse trenta.-
-Forse!? Okok- prese un respiro profondo e si legò la chioma bionda- Non mi piace come ti sta il blu!-
La tirò per un braccio e le aprì il suo mondo segreto. Romeo le aveva sempre descritto l’armadio di Carrie come il centro di Milano, pieno di marche e colori, e vestiti di gran classe, ma quello che aveva davanti era mille volte meglio le sue aspettative.
Si ricordò di quello che Romeo le aveva confidato una volta: “se lei ti apre l’armadio, ti apre il cuore”.
Lasciò scegliere tutto a Sophie, si occupò solo di creare gli abbinamenti giusti. Sophie da parte sua, si lasciò anche truccare. Voleva davvero fare colpo sul signor Benjamin? Ah, le follie di una studentessa all’estero! Quanto le sarebbe mancato tutto questo una volta trasferita in una nuova città per lavoro?
Ad opera ultimata, era sempre la stessa Keller, solo con dei vestiti decenti.
Infilò la copia SACRA di Oscar Wilde nella chanel prestata dalla bionda e si sedette nel salotto, alle quattro meno dieci.
Stremata si gettò al suo fianco anche Carrie.
-Ho lasciato l’università- le confidò.
-Perché?-
Si voltò a guardarla negli occhi- Non mi piaceva. Ho trovato cosa fare. Sono stata anche selezionata, ma Romeo non vuole. Io voglio solo riuscire a sfondare!-
-Romeo capirà, lo sai bene che è testardo- rispose Sophie- e cosa avresti trovato?- chiese.
-Guardami. Otto ragazzi su dieci, dicono che sono bella. Non è strano? Ho chiesto ad un’agenzia di trovarmi qualcosa e sono subito partita per delle selezioni per alcune sfilate. Farei la modella anche per Chanel! Io! Io che ne ho l’armadio pieno, sarei una sua rappresentante!- gli occhi le si illuminarono.
-Allora vai! Con tutto il bene che voglio a Romeo, una Chanel è per sempre!- rise Sophie.
-Mi dispiace- continuò Carrie- per non esserci stata in questi… mesi? Anni?-
-Non scusarti, neanche io ho fatto qualcosa per venirci incontro. Se non fosse per Romeo.. non saprei nulla di te-. Carrie non le rispose, si avvicinò e l’abbracciò e poi tornò ai suoi libri di portamento, mandati da una delle agenzie.
Alle quattro spaccate, il taxi del signor Benjamin era arrivato, ma la voglia di andare da lui di Sophie, era partita.
Si ripeté per tutto il tragitto di stare calma, di rilassarsi, di essere lì per lavoro, di non avere aspettative.. cioè tutte quelle cose inutili che si dicono ma che in realtà non si mantengono mai.
Dopo quindici minuti che le sembravano troppo lunghi, l’autista le fece il gesto di scendere. Mise mano al suo portamonete ma questi non accettò soldi.
Si trovava da sola, alle quattro e un quarto di pomeriggio , fuori ad un portone antico. Un citofono senza cognome, solo con la telecamera.
Bussò, consapevole della figura orrenda qualora qualcuno le avesse chiesto “Benjamin chi?”
Bella domanda, avrebbe risposto, Benjamin chi? L’attore?
Mentre fantasticava sulla vita segreta di Benjamin, questi rispose al citofono.
-Sophie, entra pure- disse.
Perfetto!
L’ingresso del palazzo non era molto imponente. C’era un garage con un auto coperta e una moto (forse), dei fiori che pendevano da qualche balcone e un giardino tenuto bene, dietro ad un cancello chiuso.
Benjamin aveva aperto la porta sul lato destra del cortile, e le sorrideva come al bar.
Quando lei si avvicinò le baciò la mano e la fece entrare.
Se fuori poteva benissimo essere la casa di qualsiasi persona senza una grande personalità, il gusto e l’arredamento degli interni faceva pensare ad altro. Le pareti non erano tinteggiate con colori forti ma ben definiti. Dallo stile degli arredi, Benjamin non aveva  la sua stessa età. Forse i gusti erano diversi, ma nessun ragazzo della sua età, aveva oggetti e soprammobili così datati.
-Vieni- le disse tenendole la mano- siediti-
Il divano era in pelle nera, anzi i divani erano in pelle nera. Il camino era acceso, e la casa era troppo pulita e curata nel minimo dettaglio per una persona single.
Svelato il mistero, si disse. Non aveva neanche bisogno di chiederlo.
-Posso offrirti qualcosa? Greta è andata a fare la spesa ma quando torna, può portarci un caffè e un tè se ne hai voglia!-
-No, grazie. Non ho molta sete!- rispose prendendo il libro dalla borsa.
-Come stai?-le chiese da perfetto gentiluomo di quaranta anni sposato.
-Bene, tu stai bene?- gli chiese, con un po’ di acidità nel tono.
-Sì..ma c’è qualcosa che non va?-
-Sono a casa!- si sentì dire dall’entrata.
-Vieni Greta siamo sul divano- alzò la voce Benjamin.
La donna che Benjamin aveva fatto entrare, non poteva essere sua moglie, per due motivi. Il primo, era fin troppo anziana per lui. Va bene pensava fosse un quarantenne (anche se questa età non la dimostrava per nulla), e poi perché era vestita troppo male!
-Lei è la mia aiutante in casa, in cucina, in giro.-disse sorridendole- Se questa casa è come la vedi è tutto grazie a lei. Io non ho messo che il venti per cento degli oggetti che vedi in giro-
-Oh Ben- disse la donna- sei sempre troppo carino-
E lui le sorrise. Un sorriso così dolce che ne rimase incantata. Poi lui la guardò e disse qualcosa del tipo “Greta lei è Elizabeth Sophie Keller” e la R alla fine del suo cognome rimase incastrata nel sorriso dell’inglese.
Affondata. Aveva completamente dimenticato le buone maniere, non salutò Greta, né chiuse la bocca.
Riprese i sensi quando la mano lunga e non per nulla tozza di Ben gli passo davanti agli occhi.
-Ohoh, che mi sono persa?- chiese.
-Tutto bene?- richiese Benjamin preoccupato.
-Sono solita andare nel mondo dei sogni anche da sveglia. Dicevamo?-
-Dove ti piacerebbe provare?- le chiese sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro.
Passo falso Ben.
-Dove vuoi, anche sul divano!-rispose Keller.
-Ma non vai scomoda?- chiese.
Gli occhi di Sophie si spalancarono. Mise un mano davanti la bocca e si alzò dal divano.
-Non so cosa tu abbia pensato di me Ben, ma non sono quel tipo di ragazza che tu stai immaginando che io sia!-
-Ehi ehi! Sophie, ma cosa hai capito?!- iniziò a ridere.
-Come?-
-Devi recensire un libro, ti serve un tavolo ed una penna di sicuro!-
Ben era decisamente più attento di lei ai dettagli. Nonostante la casa fosse stata abbellita da Greta, lui si ricordava di tutto quello del giorno precedente. Lei, oltre il sorriso e a Dorian, aveva dimenticato un bel po’ di cose, classificate come superflue.
Greta preparò lo studio del piano superiore e li fece accomodare. Un camino si apriva alla sua sinistra e una scrivania con un computer alla sua destra. Alle spalle della scrivania c’era un quadro di Dalì. Una finta copia, ovviamente.  Al centro della stanza, due poltrone e una vista mozzafiato sul giardino posteriore.
-Che bella casa!- esclamò Sophie.
-Mi fa piacere che ti piaccia- ringraziò prima di prendere dei fogli dai cassetti.
-Allora da cosa iniziamo?-chiese Sophie.
-Tu inizia a leggere, io studio la parte. Se ho bisogno di te, chiedo ma ogni dialogo o con Henry o con Basil, ho bisogno di provarli con te!- ammise.
-Me?-
-Perché tu saprai che i dialoghi del libro saranno ben diversi da quelli che dovrò poi interpretare, no? Quindi mi farai da guida-
-Mai giudicare un libro dal suo film- esordì la rossa.
-Oh, vedo che mi capisce benissimo Madame!-
Passò tutto il tempo concentrandosi su quello che le aveva affidato la professoressa anche se era assurdo non incantarsi mentre Ben provava dei dialoghi inventati dalla sua compagnia.
Sophie gli spiegò i caratteri diversi di Basil ed Henry e lui adattò la sua interpretazione alla perfezione. Da timido ragazzo tornato in città, divenne nel giro di poche ore, nello studio della sua casa londinese, il perfetto Dorian Gray, così perfetto da farle paura ed eccitarla.
-Cosa ne pensi del piacere?- le chiese dopo aver preso cinque minuti di pausa.
-Io trovo piacevole leggere un libro o passare il tempo a scrivere.- rispose.
-Sì, io amo recitare. Ma intendo, quello del corpo-
-Ah. Beh, non credo faccia schifo. Dopo tutto, non è un divieto. Lo trovo abbastanza piacevole-gli sorrise imbarazzata.
-Non volevo importunarti, perdonami. Pensavo solo a Dorian, non gli dispiace diventare così dannato. La sua condizione gli piace, e mi sento anche io così. Solo, mia cara, non ho fatto nessun patto col diavolo. Ho quasi trent’anni- le confessò.
-Meno male che non hai detto centosette come Edward Cullen!-
-Sei una donna meravigliosa!-
Ecco che lo diceva per la seconda volta in due giorni! Ogni volta, congiungeva le labbra come se avesse detto la parola “ti amo”.
-E tu- chiese la rossa- cosa ne pensi del piacere?-
-Sono un tipo che si diverte parecchio- eccolo che diventava Dorian. Perfettamente.
Sophie sorrise abbassando gli occhi.
-Mi fai paura- gli confessò. – Non riesco più a distinguere Dorian da Ben!-
E Benjamin iniziò a ridere.
-Tranquilla, sono Benjamin ora-
Risero per tutto il tempo restante e lei non restò a cena. Si fermò alla pizzeria e comprò tre pizze per condividerle con gli amici. Aveva lavorato bene, nonostante gli sguardi di Ben e poteva essere soddisfatta della mezza recensione. Aveva chiarito anche a Ben i punti tra Basil ed Henry ed aveva scritto anche più di quanto si era prefissata. Lavorare con lui era meno stancante, era piacevole.
-Eccomi- disse una volta entrata.
-Ehi- fece cenno Romeo dal divano.
-Carrie non c’è?- chiese la rossa, posando la sua borsa sulla sedia.
-Certo, torna tra un attimo. Com’è andata con l’attore?-
Sophie sospirò –E’ bravissimo. Non sapevo se stavo parlando con lui o con Dorian-
-E tu chi avresti preferito?- chiese Carrie sbucando dalla porta d’ingresso.
-Benjamin- rispose aprendo il cartone delle pizze e portandole sul divano dove tutti insieme restarono a guardare una partita noiosa ma che interessava Romeo.
Quando la squadra di Romeo lasciò perdere la rimonta ormai impossibile, Carrie decise di andare a dormire e Romeo la seguì. Si stese sul divano, leggendo un altro libro della lista e assaporandone ogni parola. Stava per iniziare a scrivere le sue impressioni quando le vibrò il cellulare. Era impossibile che fosse la scuola o qualche professore. Non poteva essere neanche Romeo perché era nella camera accanto. Spaventata anche per l’orario della chiamata, sbloccò il telefono e si trovò un numero sconosciuto.
Aveva paura di rispondere e in preda al panico cambiò  più volte posizione.
-Pronto?- si decise infine.
-Hai dimenticato la penna qui- disse la voce dall’altra parte.
Sophie riconoscendo la voce sorrise e si rilassò.
-E tu hai chiamato a quest’ora per dirmi questo?- rise.
-Scusami, stavi dormendo?- chiese Ben amareggiato.
-No, stavo scrivendo la recensione per un libro della Austen.-
Sentirlo per telefono, senza averlo previsto o senza essere avvisata le mise soggezione.
-Lavori troppo!- l’accusò.              
-Perché tu stavi guardando la tv, dai! So che stavi leggendo il copione!- lo rimproverò la rossa, girando per la casa e ridendo da sola allo specchio.
-Beccato! Ho imparato altre due pagine! Cavolo c’è così tanto sesso…-
Il volto di Sophie si infiammò. Domani lo avrebbe sentito recitare in scene poco consone. Cercò di non pensarci e di godersi la chiacchierata.
-Cosa ti aspetti da Dorian? Castità?- chiese.
-No, ma il mio copione è amplificato- rispose.
Prese posto sul tavolo della cucina, dando le spalle al divano e immaginando i suoi movimenti dall’altra parte del telefono.
-Ti andrebbe- chiese lui- di aiutarmi con la parte di Sybil?-
Bum. Colpita.
-Quella del libro… o ..- lasciò la frase in sospeso e Ben capì.
-Ehm.. le mie parti, quelle del teatro!- rispose.
-Oh Beh, se mi devo spogliare dimenticatelo!-esordì la rossa scendendo dal tavolo e tornando allo specchio per controllare la sua pancia. Non era sano dire di sì, e poi avere la pancia e sentirsi grassa.
-Che stai facendo?- le chiese mentre lui era steso al centro del suo letto a baldacchino.
-Cammino per la stanza e penso a quanto sarà dura domani all’accademia. Dovrei anche finire di preparare dei rullini.- rispose rendendosi conto di avere un gran lavoro arretrato.
-Allora ti lascio dormire Sophie. Domani per te va bene allo stesso orario?-
-Certo Ben, a domani- gli rispose e mise giù.
E sospirando come una bambina ritornò alla sua cartella, con le mani tra i capelli per i rullini, i libri e il copione. Lui le aveva messo una copia della parte di Sybil Vane nella sua borsa!!
Sorrise prendendo quelle otto o più pagine tra le mani e si accorse di dover recitare anche un pezzetto di Shakespeare. Sfogliò le prime due e si ritrovò poi con la bocca aperta per quello che lesse. Avrebbe dovuto baciarlo e.. NON OSO’ ANDARE OLTRE!
Poteva dire di no, ovvio. Gli avrebbe detto di no. Era pur giusto. Non avrebbe baciato il primo ragazzo che sarebbe capitato,neanche se fosse stato questo Ben, dai bellissimi occhi e dalle labbra che si congiungevano alla perfezione.
Sconvolta ancora per il ruolo e per i compiti da fare ritornò a studiare e cercò di non pensare a Dorian.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Ben Barnes / Vai alla pagina dell'autore: _ToMSiMo_