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Autore: _ToMSiMo_    08/01/2011    2 recensioni
Aprì la lista e decise di seguire l’istinto. Chiuse gli occhi e con un dito toccò uno dei titoli che vi erano segnati: Oscar Wilde. Il ritratto di Dorian Gray.
-Basta andare al secondo piano, la terza fila a destra. Lo scaffale numero quindici.- le disse la ragazza al banco.
Si avvicinò allo scaffale numero quindici e quasi urlò di gioia quando notò che era l’ultima copia rimasta.
Era entusiasta della sua piccola vittoria e accarezzava la copertina come se fosse un gatto. Mentre stava lì impassibile a tutto e immersa nel nuovo mondo creato dal signor Wilde, venne urtata da un ragazzo con un cappotto grigio e degli stivali.
Era disperato, o pazzo o tutte e due. Diceva qualcosa di incomprensibile a bassa voce e cercava tra lo scaffale quindici e sedici senza tregua come se avesse dimenticato qualcosa.
Genere: Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ben Barnes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non era stata una buona idea andare via da Berlino per studiare in Inghilterra. La Germania le mancava e il tempo sembrava non passare mai. Per quanto riguarda la meteorologia  si sentiva abbastanza a casa, le temperatura erano quasi simili, con la differenza che in Germania non c’era tutta questa nebbia.
Le amiche che le facevano compagnia scappavano dopo pochi giorni e quelle del luogo uscivano solo una volta alla settimana. Suo padre le pagava l’affitto e non aveva neanche bisogno di lavorare in qualche pub come quasi tutti i ragazzi della sua età. La sua compagna di stanza, una certa Carrie, se ne stava chiusa in casa per il novanta per cento del giorno e poiché gli orari di lezione erano diversi, non si incontravano mai.
Dato che Carrie lavorava la notte,dormiva la mattina e studiava il pomeriggio, erano due sconosciute.
Quando c’era da condividere qualcosa parlavano tramite post-it al frigorifero. Nessuna delle due si lamentava, mantenevano i loro spazi e il bagno non era mai occupato. Certe volte si chiedeva se Carrie si ricordasse del colore dei suoi capelli. A Berlino aveva troppi amici, passava tutto il tempo “sotto i tigli” e si dimenticava di tornare a casa. A pensarci bene se fosse rimasta a casa, non avrebbe preso nessuna laurea.
Oltre all’anima invisibile di Carrie, in quella casa c’era Romeo. Romeo il fidanzato di Carrie, che vedeva tutti i giorni seduto al tavolo della cucina a lavorare con il computer. Non le dava fastidio la sua presenza anche perché compensava la non-presenza della bionda. Si perché Carrie era bionda, schifosamente. Ed era così bella da non aver mai pagato un caffè al bar. Come si trovava a condividere l’appartamento con lei? Mistero.
E come avesse accettato l’invito di un nerd come Romeo? Secondo mistero.
Lei era una finta rossa, con le lentiggini sul naso e gli occhi color cioccolata ed era tedesca. Ah, il Dna quanto può fare!
Aveva ottenuto l’appartamento per miracolo ed andava bene così, non si poteva lamentare delle fortune di Carrie. Per quanto potesse parlare bene l’inglese, Carrie rispondeva solo con un cenno quelle due,tre volte che si erano incontrare. Era Romeo con cui chiacchierava, scherzava e prendeva un caffè.
Si, Romeo le era simpatico. Forse poteva essere simpatica anche Carrie ma per ora l’unica sua cosa simpatica era la foto di quando aveva tre anni sul mobile della cucina.
-Elizabeth Sophie sta ascoltando?- chiese un signore sulla sessantina con gli occhiali da vista sulla testa.
-Si- rispose ricordandosi dove fosse.
-Stavamo parlando di quando la fotografia..- riprese il professore mentre la classe ricominciò a seguire la lezione.
Mancavano dieci minuti alla fine della lezione e si era distratta come una bambina, saltando cinque sei righi di appunti. Per fortuna stava registrando.
Aveva scelto la fotografia e la letteratura come indirizzo dell’accademia. Fotografia perché amava catturare e rendere eterni attimi  e la letteratura perché da quando aveva sette anni finiva un libro al giorno. Dopo l’accademia  o tornava a casa per studiare o correva il biblioteca per leggere l’ultimo libro di qualche autore o qualche vecchio romanzo. Aveva imparato a memoria i passaggi più belli di Amleto o Romeo e Giulietta, ed si credeva una finta Ofelia.
Quando suonò la campana mise i libri di testo nella borsa e lasciò il suo posto per uscire prima di tutti e non restare nella coda ma il professore, tanto bravo ,la fermò.
-Signorina Sophie, lei potrebbe dare cento e si ferma al cinquanta. Dovrebbe seguire la lezione molto attentamente se vuole riuscire ad avere una laurea o un lavoro. Chiaro?-
-Si, professore. Mi scusi, ma è il tempo che mi distrae. Ho dei mal di testa continui e mi manca casa- ammise cercando il modo per risparmiarsi una grande predica che sentiva sarebbe arrivata.
-Può tornare a casa se vuole ma tutti questi mesi qui poi andrebbero persi. Ho visto i suoi scatti e le recensioni dei libri che fa per la professoressa Garner e non sono niente male. Quindi,Keller, si impegni o devo prendere provvedimenti!-
Sorrise di rimando ai complimenti che aveva ricevuto e promettendo più impegno lasciò la classe. Non avendo nessuna voglia di parlare con Romeo che avrebbe aspettato per  ore l’arrivo di Carrie, prese la metro con la destinazione che usava di più: la biblioteca.
Se non sai cosa fare ed hai bisogno di tutto, niente è così confortante come la  British Library. Quando Romeo non sapeva dove fosse e aveva bisogno di lei per un problema con Carrie, sapeva sempre dove trovarla e conosceva gli scaffali dove amava stare di più o di meno.
Sophie si sentiva a casa, tra le storie antiche inglesi e tedesche. Il silenzio di quel posto le dava sempre le risposte a quelle domande che non aveva il coraggio di farsi. Prese posto all’angolo della sala, dove nessuna la guardava, nessuno se ne fregava ed andava bene così. Quando avrebbe finito gli studi avrebbe cercato lei qualcuno in Germania. Ma chi? Per l’amore non c’è tempo a ventiquattro anni. Se si fosse innamorata avrebbe perso ogni possibilità di lavoro, e ne aveva, tra la fotografia e la lettura.
Dal suo zaino, alias borsa di Mary Poppins, cacciò il suo notebook con gli ultimi appunti della professoressa. Avrebbe dovuto recensire, studiare e leggere ancora una decina di libri per la fine del mese.
Non le dispiaceva affatto, del resto, tranne con Romeo era con loro che aveva una conversazione.
Aprì la lista e decise di seguire l’istinto. Chiuse gli occhi e con un dito toccò uno dei titoli che vi erano segnati: Oscar Wilde. Il ritratto di Dorian Gray.
Aveva già letto il libro in tedesco qualche anno prima ma decise di farlo in inglese, aveva paura che qualcuno traducendolo avesse cambiato il senso delle parole e si recò dalla ragazza al banco per chiedere informazioni.
-Basta andare al secondo piano, la terza fila a destra. Lo scaffale numero quindici.-
Adorava salire le scale per recarsi dove l’odore diventava più forte. I libri erano più vecchi, più vissuti e li amava così tanto da restare ferma sulle scale minuti interi prima di tornare giù dove le persone e i loro profumi confondevano l’odore vita che i libri emanavano dopo anni. La letteratura inglese l’affascinava un sacco, la prendeva dentro, completamente. Tutto sommato era quello che cercava, qualcosa che la prendesse dentro, che la sconvolgesse. Cercava qualcuno che fosse come un libro. Punto. E non poteva certo passare la sua vita seduta a leggere per sempre, alla fine qualcosa doveva pur prendere vita ed avverarsi. Forse.
Si avvicinò allo scaffale numero quindici e quasi urlò di gioia quando notò che era l’ultima copia rimasta. Più fortunata di così quel giorno Sophie non poteva essere. Non solo aveva ricevuto i complimenti dal suo professore ma aveva anche l’ultima copia. Si rilassò e aprì il libro, e iniziò a leggere senza sedersi, senza ritornare al suo posto preferito. Era entusiasta della sua piccola vittoria e accarezzava la copertina come se fosse un gatto. Mentre stava lì impassibile a tutto e immersa nel nuovo mondo creato dal signor Wilde, venne urtata da un ragazzo con un cappotto grigio e degli stivali.
Era disperato, o pazzo o tutte e due. Diceva qualcosa di incomprensibile a bassa voce e cercava tra lo scaffale quindici e sedici senza tregua come se avesse dimenticato qualcosa.
Sophie chiuse il libro con delicatezza e si fece da parte prima che il signorino  la spingesse di nuovo.
Si appoggio all’altro scaffale e si mise a guardarlo, senza sapere perché, ma curiosa di capire perché stava rovinando tutti quei libri. Fu solo quando aprì violentemente un libro e lo ripose al posto sbagliato che intervenne.
-Scusa- disse, ma lui continuò la sua ricerca.
-SCUSA!- ripeté più forte e lui si voltò. Era bello, un ragazzino inglese a tutti gli effetti. Nessun tratto somatico che spiccava sull’altro. Scuro.
-Dimmi- disse guardandola per pochi secondi.
-Ma che stai facendo?- chiese Sophie incavolata per la fine che stava facendo fare a volumi sacri.
-Sto cercando un libro, non si vede?- rispose scettico il ragazzo.
-Uhm.. no. A me sembra che tu stia rovinando i libri.-
-Lavori qui?- chiese lui, guardandola negli occhi, fiero di essere lui e di essere nel giusto.
In quel momento si rese conto di aver fatto troppo l’acida ma non poteva certo far rompere i libri ad un tipo solo perché era troppo svogliato per stare attento?
-Non mi piace che i volumi vengano trattati così.-
Lui stava per controbattere quando si accorse di quello che lei aveva tra le mani. Si mise le mani nei capelli, lunghi sul collo, e iniziò a guardarla come un cane affamato davanti ad una bella fetta di manzo.
-LO HAI TU!- sbraitò il moro senza ritegno.
-Shhh, siamo in biblioteca, cosa ti urli!- lo rimproverò  Sophie,senza neanche capire a cosa si stesse riferendo il tipo.
-Sto cercando quel libro- e indicò Dorian Gray- da minuti interi e tu te ne stai lì senza dirmelo?-
-Non so a cosa tu ti stia riferendo SignorStoCercandoDorianGray-
-La tipa all’ingresso mi ha detto di salire e prendere qui il libro, io ne ho bisogno, quindi… potresti gentilmente darmelo?- chiese con la voce rilassata e le mani in tasca.
-Ehi!- rispose Sophie, alzando la testa dal volume e anche un po’ la voce- non sono una che lavora qui! E il libro mi serve. Devo leggerlo e recensirlo per l’accademia, e di certo dato che è l’ultimo, non penso di darlo a te.-
Tolse le mani dalla tasca, le rimise tra i suoi capelli e si voltò allo scaffale.
-Va bene, quanto vuoi?- chiese prendendo il suo portafoglio dalla tasca interna.
Sophie senza battere ciglio, si voltò e scese al banco, firmò per il libro e uscì dalla biblioteca, offesa per il modo con il quale il ragazzo si era rivolto a lei. Non fece neanche in tempo ad attraversare la strada che il tipo, scostumato, dal cappotto grigio, le si posizionò accanto.
-Che vuoi?- chiese acidamente la ragazza.
-Solo quel libro-
Si fermò per qualche secondo, guardandolo negli occhi e attraversò la strada, senza rispondere,senza dire nulla.
Quando pensava di averlo perso di vista e di averlo seminato, fu presa di petto.
-Ok- ammise il tipo- abbiamo iniziato con il piede sbagliato. Io sono…Benjamin. Ti va un caffè?-
-Subito al sodo- sorrise Sophie.
-Sì,cioè no. Sì ma è solo per il libro.- sorrise timidamente, impacciato.
-Ok. Solo se mi spieghi che cosa ti preme di così importante da non poter aspettare o non poterlo acquistare questo libro! Ci sono, quante librerie a Londra? E tu non puoi comprarlo?-
-Hai ragione, ma credevo di risparmiare tempo. Ne ho bisogno sul serio. Vieni da questa parte.- e così dicendo l’accompagnò in un locale vicino alla fermata della metro. Aveva scelto lui il tavolo, più lontano possibile dalle persone, ed era molto più timido che in biblioteca.
La cameriera sorrise e prese le ordinazioni. -Due caffè-. Semplice e diretto.
-Allora, Benjamin,perché vuoi Dorian Gray?-
Lui si alzò le maniche della camicia e spostò i capelli all’indietro. Prese tempo e fiato.
-Io recito… in teatro. –
-uhm.. okey. –                  
-E devo recitare in Dorian Gray e tra una settimana…- mentre lui parlava, Sophie era ipnotizzata dalla sua bellezza. Era bello, e la luce di quel locale come la posizione del tavolo, non rendevano giustizia a quel volto puro, innocente. Lui doveva fare Dorian, ed era perfetto pensò, ricordandosi  anche del fatto che non lo aveva più seguito.
-Ehi, ci sei?- chiese lui indicandole i caffè sul tavolo.
-Scusa, stavi dicendo?- chiese, amareggiata.
-Che devo studiare la storia, per capire cosa mi aspetta-
-Corruzione, sesso, e piaceri- rispose mettendo lo zucchero nel caffè e tenendo lo sguardo basso.
Lui sorrise –Quindi potresti prestarmelo, dato che già lo conosci?-
-Mi piacerebbe Benjamin, ma.. ne ho bisogno anche io.-
-Posso chiederti il perché, così da avere una buona scusa quando sbaglierò tutto in teatro?- rise. E quella risata la prese così tanto che fece ridere anche lei e stava per dire “Sì,prenditi tutto”, quando si ricordò della sua professoressa.
-Io l’ho letto quando ero a casa-
-Non sei inglese?- la interruppe.
-No, sono tedesca, vengo da Berlino sono qui perché studio all’accademia.-
-Wow,mi piace il tuo accento. Credevo fossi del Galles. Ma scusami se ti ho interrotto, dicevi?-
-Ora studio fotografia e letteratura e recensisco libri. Così dato che credo di essermi dimenticata tutto della lettura fatta in tedesco, ne ho bisogno. Ne ho ancora una decina per la fine del mese. Sono stremata ma mi piace farlo-
-Sei interessante.. ehm. Come hai detto che ti chiami?- chiese dopo aver bevuto il suo caffè macchiato.
-Veramente non mi hai chiesto il nome.-
-Sono amareggiato, ti chiedo scusa umilmente. Ero così preso dal libro da essermene dimenticato. Posso avere l’onore di conoscere il nome di questa donzella così interessante che sta prendendo un caffè con me?-
Il suo meraviglioso accento inglese la mandò in paradiso.
-Sono Elizabeth Sophie Keller.-
-E questa splendida dama ha una preferenza?- chiese porgendole un fiore preso dal cestino in mezzo al tavolo.
-Sophie. Io sono semplicemente Sophie-
Si appoggiò al tavolo con i gomiti e le mise il fiori tra i capelli.
-Ecco Sophie. Scusa se sono stato cattivo con i volumi, anche io adoro leggere, ma sono in panico. Potrei comprarlo,ma tu hai la copia con la traduzione più o meno veritiera dell’originale ed io devo dare il meglio sul palco-
-Ma reciti benissimo!- rispose la rossa con lo sguardo alle sue borse.
-Ho una scusa ottima se tutto fallisce: l’ultimo Dorian Gray doveva essere recensito da una donna meravigliosa- quelle ultime parole la fecero arrossire di parecchio. Non era la frase ad essere “forte” ma il tono con il quale l’aveva pronunciate. Donna e Meravigliosa nella stessa frase, uscite da quella bocca perfetta e bagnate dal suo sorriso.
-Ed io- continuò lei- anche se lo spettacolo sarà un fiasco, dirò a tutti che Dorian era perfetto e recensirò per prima lo spettacolo così tutti penderanno dalle mie labbra-
-Allora trova le parole adatte, perché ti serviranno- mise le mani dietro la testa e si dondolò sulla sedia per qualche secondo.
-Ehi!-lo rimproverò Sophie- ti va se lo leggiamo insieme?-
-Dici sul serio?- sorrise.              
-Potrei riuscire a farti capire meglio i rapporti tra Dorian e Basil ad esempio e magari se porti il copione, ti aiuto ad interpretarlo-
-Sei un tesoro. Daresti una mano a questo povero attoruncolo sconosciuto ?-
-Anche Shakespeare recitava con attoruncoli e guarda Romeo e Giulietta cosa è diventato!-
Finirono di parlare di teatro e lui le chiese di Berlino, e della sua compagna di stanza. Lui le parlò del suo amore per Londra e lei dell’odio verso la nebbia. E quando lui pagò il conto, successe come con Carrie:gli offrirono il caffè. Da una bellezza così cosa poteva aspettarsi? Ne era affascinata ma Dorian le importava di più.
-E’ stato un piacere Sophie. Sei una persona gentilissima. Ci sentiamo domani per decidere dove dobbiamo incontrarci per leggere-
-Senti Benjamin, credo che non possiamo. Cioè,lo so che sono stata io a proporlo, ma tu sei un attore e ti offrono da bere come  a Carrie e in biblioteca non possiamo lavorare. Sul serio, e se lo leggessi in due giorni e lo darei a te?-
-Se è per qualcosa che ho fatto, perdonami. Non sono un ragazzo sfrontato,né volgare. Mi sono solo dedicato alla mia libertà per qualche ora-ammise incrociando le braccia al petto.
-No, Benjamin,sono io che mi creo problemi. Non possiamo farlo in biblioteca, né a casa mia. Io e Carrie anzi io e Romeo abbiamo orari diversi e..-
-Ma non verrei mai a casa tua. Tranquilla. Non mi è possibile. Se cambi idea, domani chiamami che ti mando un taxi a prendere e mi raggiungi a casa, senza problemi. Sono una persona sconosciuta ma puoi fidarti, non ho ucciso nessuno, ancora-
Fu l’ancora che aggiunse alla fine che le fece cambiare idea. Era tutto così surreale e presentarsi a casa di uno sconosciuto poteva portare ad una cosa positiva ed una negativa. Tutto stava nel provare.
-Va bene- prese un foglietto e gli scrisse il suo indirizzo.- alle quattro, non più tardi- sorrise.
-Grazie Sophie, stai salvando la mia carriera. Hai la prima garantita- la salutò e si incamminò alla sua destra mentre la metropolitana aveva l’ingresso a sinistra.
  
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