Riflessioni.
Quando Hermione
rientrò in casa quella sera, il silenzio regnava sovrano. Sua madre era
tornata a casa, probabilmente lo aveva fatto quando era rincasato Draco. La ragazza si sentiva stranamente scossa. Uno dei
suoi migliori amici era quasi morto, e suo marito aveva vissuto la scena e non
voleva parlarne con lei. Harry dell’accaduto non ricordava assolutamente
nulla. Ne avevano già parlato e non era stato in grado di dirle nulla al
riguardo. Ron stesso non sapeva molto. Era capitato li
a fagiolo, l’unica cosa che aveva saputo dirle era stata, che Harry era
stato strano, dopo l’incontro con Emily, nel suo studio quella mattina.
Sempre ammettendo che quella donna fosse davvero Emily. Perché sempre
stando alle parole di Ron, a Draco quella donna non
era sembrata Emily, malgrado fosse identica nell’aspetto.
“ potrebbe
trattarsi di pozione polisucco, ma se realmente fosse
così. Chi è l’artefice di tutto
questo?”
Pensò la riccia sedendosi al buio
in salotto. Il buio talvolta l’aiutava a
pensare. Era li
intenta nelle sue riflessioni quando si rese conto che doveva esserci
qualcos’ altro sotto. Suo marito era stato troppo sfuggente. Non che non
fosse da Malfoy, ma gli sembrava strano. E poi oltretutto lei non aveva fatto
niente di male.
“ Starà dormendo ora…
meglio non disturbarlo.”
Hermione però
sentiva dentro di se il bisogno di parlare. Quando le accadeva qualcosa di
simile e non potendo parlare con Draco, l’altra
persona che le veniva in mente era sua nonna Sophie. Lei era sempre pronta ad ascoltarla e a
darle i suo consigli. Oltretutto sua nonna sapeva una
moltitudine inspiegabile di fatti sui maghi, considerando sempre che nella sua
famiglia non avevano i poteri. Ora riflettendo sua nonna le sembrò
essere una persona stranissima che nascondeva qualcosa.
Si alzò di scatto dal divano, si
diresse allo scrittoio dello studio. Dentro c’erano gli atti notarili di
sua nonna, una lettera ancora chiusa, che non aveva avuto l
coraggio di leggere, e la chiave della villa di Londra, di sua nonna. Casa che
la donna, aveva lasciato in eredità alla sua unica nipote. Prese il mantello nell’anticamera e
si smaterializzò, senza lasciare notizie al marito ne
a nessuno, su dove si fosse diretta.
Intanto Blaise
guardava estasiato la donna che gli dormiva accanto. Era stranissimo. Aveva conosciuto
Catherine solo qualche settimana prima. Ma da subito l’aveva
amata. Era una donna strana e affascinante al tempo stesso. Aveva l’impressione
che non fosse solo quello che mostrava di essere. Ma poi la guardava mentre accudiva suo figlio, o mentre premurosa
gli preparava il pranzo, e allora dubitava di se stesso, sentendosi un verme
nel pensare quelle cose. La donna non viveva più nella sua dependance,
aveva trovato un appartamentino nei pressi di Trafalgar Square.
Era un
appartamento datato, appartenuto ad un vecchio mago, che glielo aveva affittato
ad una cifra modica, perché quella donna gli ricordava la sua bambina. Era
un bel posto quello per far crescere Christopher e poi non era lontano da casa sua, così avrebbe potuto vederla sempre. La donna
schiuse i suoi occhi blu e profondi.
-
Buongiorno signorina.. –
disse Blaise.
-
Buongiorno a lei… - poi si tirò su a sedere. Le
sue spalle nude e candide in contrasto con i capelli scuri lo mandavano in
visibilio. La donna si voltò verso Blaise
imbambolato a guardarla. – qualcosa non va?
-
Sei bellissima. – disse lui. Lei avvicinò a
lui le sue labbra e sussurrò…
-
Lo sei anche tu. – poi si alzò e si avvolse
nella vestaglia nera di lui.
-
E ora dove vai? – chiese Blaise
ancora nudo nel letto.
-
Devo andare ad un colloquio. Posso
lasciarti Chris? Temo dorma ancora. – spiegò la donna.
-
Si certo. Lascialo pure qui.
-
Ti ringrazio Blaise, sono stata
davvero fortunata ad incontrarti. – disse la
donna baciandolo.
-
Lo sono stato anche io…
trovandoti e trovando il piccolo Chris. – disse lui.
-
Blaise… Chris non
ha mai avuto un padre. Ne io un uomo… è
tutto così strano.
-
Credimi è strano anche per me… ma non abbiamo
fretta… vediamo come andranno le cose.
-
D’ accordo Blaise… - disse la donna baciandolo.
Finì di
vestirsi e uscì… in fretta raggiunse un vicolo buio e da li si smaterializzò.
Intanto a casa
Potter …
-
Harry come ti senti? – chiese Ginny
appena sveglia al marito.
-
Bene amore… - disse Harry ,
che era disotto in salotto a cercare di ricordare il giorno precedente.–
rispiegami cosa è successo ieri.
-
Eri sotto incantesimo, e Emily t’ha
ordinato di bere del veleno. E io non so esattamente,
Ron non sapeva, è stato un caso che fosse li e che avesse un Bezoar, sei
vivo per miracolo Harry. – spiego Ginny
carezzandolo.
-
E Draco? Lui come sta? –
chiese Harry. – era con me anche lui no?
-
Si ha detto Ron che sei andato a
prenderlo. E lui non lo avevo mai visto tanto sconvolto… era un fascio di
nervi Harry. – continuò la rossa.
-
Merlino, sono stato infinocchiato
come un pivellino. Devo andare a parlare con Draco. –
disse il moro alzandosi.
-
Si, sarà meglio. Ma amore… tieni bassi i toni… ieri sera ha
litigato con Hermione, e anche lei era perplessa.
-
Va bene amore… non ho intenzione di litigare. –
disse Harry a mo’ di scuse.
-
No Harry, non era quello che
intendevo. È che… insomma è un momentaccio per Draco, e lui non lo regge bene. – spiego Ginny, la quale ne aveva parlato con Hermione,
in una delle tante confidenze fra amiche che erano solite scambiarsi.
-
Si certo… non voglio che gli capiti nulla. –
disse Harry, poi baciò sua moglie, e infilato il cappotto
uscì.
Quando Draco
aprì gli occhi quella mattina, si sentì terribilmente stanco. Era
come se non avesse dormito affatto. Gli fu di conforto
però vedere la manina di Sylvie, posata sulla sua pancia. Era un angelo
quella bambina. Draco questo lo sapeva. Guardandola un
brivido lungo la schiena lo scosse. Quella pazza era in libertà, e la
minaccia era chiara. Avrebbe fatto fuori tutti i suoi cari, e anche la sua
preziosa bambolina. Un senso d’ansia gli attanagliò le viscere. Voleva
scordare tutto. Voleva che tutto finisse.
Si alzò in piedi… e corse in bagno.
Hermione si era materializzata davanti al piccolo
cancello in ferro battuto, arrugginito. Era poco
più di un anno che sua nonna era defunta. Ma la
casa da quel momento non era più stata toccata da alcuno. Il giardino
che la nonna teneva curatissimo, ora era una piccola giungla domestica, dove le
rose erano diventati rovi più alti della stessa
ragazza. Hermione scavalcò il cancelletto,
come faceva di consueto da ragazzina. Arrivata davanti alla porta d’entrata pronunciò mentalmente “Alohomora” . Immediatamente la serratura scattò e la
porta si aprì cigolando. Hermione varcò
la soglia esitante.
Era tutto come allora. I mobili seppur coperti con dei grandi teli
bianchi, avevano mantenuto la stessa posizione. Hermione
li trasse via di colpo tutti insieme con un rapido
movimento di polso.
Il piccolo e accogliente salotto, ora si
apriva davanti a lei come era sempre stato. Hermione trattenne il pianto quando vide, ancora poggiata
sulla poltrona la mantella di lana che la nonna, non aveva avuto il tempo di
finire.
Si avvicinò alla mensola sopra al camino,
c’erano tante foto… sue e di suo padre da bambino. La nonna aveva
sempre detto che l’amava più di suo
figlio. “ perché tu
sei una bambina speciale… allora
nonna tu lo sapevi…”
pensò Hermione mentre stringeva tra le mani
una sua fotografia. Era molto più giovane allora, ed era una gran bella
donna.
Un mare di ricordi s’affollarono
nella sua mente. C’era cresciuta in quella casa. Non sapeva esattamente
quale fosse la ragione per cui si era precipitata li. Ma
un senso di pace la colse.
Passò diverse ore li dentro a guardarsi attorno, e a parlare con sua nonna
come faceva un tempo. Anche se la donna non le avrebbe più risposto, era
un sollievo per lei sentire che li avrebbe potuto
ritrovarla.
La donna dai capelli corvini entrò
di colpo nella cella.
-
Emily in piedi. – disse con fermezza strattonando la
donna bionda rannicchiata in un angolo. – alzati Custode dei miei stivali… è giunta la tua ora. –
disse portandola fuori dalla cella tirandosela dietro con una presa sui suoi
lunghi capelli.
Scaraventò la donna su un tavolo,
dal quale dal nulla nacquero rami di rosa spinosa che le immobilizzarono gli
arti. Le spine della pianta irrorate di una sostanza tossica, penetrarono nella
tenera carne della donna. La quale sentì
come non mai la fine avvicinarsi. La
tossina che lentamente penetrava nel sangue la stava paralizzando. In quella
situazione estrema, l’unica cosa che riuscì a fare, fu inviare un
messaggio telepatico alla creatura che aveva scelto come sua erede.
Sylvie scattò seduta sul letto, e
iniziò ad urlare. Draco
che era in bagno intento a scegliere delle pillole, credendo che le stessero
facendo del male, si fiondò in camera della piccola.
-
Sylvie che succede? – chiese Draco
terrorizzato, non era da sua figlia gridare in quella maniera. – amore dove
hai male? – la piccola si teneva la testa. Iniziò
a piangere e a singhiozzare. Draco la strinse forte a
se. Per la seconda volta nell’arco di poche ore.
Il giovane Malfoy, si sentì inutile e impotente davanti alla
sofferenza di un suo caro.
-
Sylvie sta tranquilla papà è qui. –
disse continuando a cullarla… in quel momento suonò il campanello.
Draco con la piccola urlante in braccio,
corse giù per le scale e aprì la porta.
La scena che Harry si trovò davanti meritava una sola domanda.
-
Draco che succede? –
chiese allora il moro.
-
Non lo so, ero in bagno lei dormiva, e ha iniziato ad urlare… io non…. “ sei inutile Draco!” .- disse
il biondo agitato.
-
Sta calmo Draco… - disse
Harry prendendogli Sylvie dalle braccia. – vediamo cos’ha. –
quando Harry prese in braccio la bambina, la voce cessò d’urlare
nella testa della piccola. Sylvie si calmò mentre calde lacrime le
sgorgavano dagli occhi.
-
Furfantella che è
successo? – chiese Draco alla piccola.
-
Una donna papà… zio…. vuole ammazzarla… - le parole della piccola erano
confuse, loro non sapevano e non capivano.
-
Chi è la donna Sylvie? – chiese Harry.
-
Non lo so… è bionda… è debole…
papàà… morirà? - chiese allarmata e terrorizzata la piccola.
-
No amore no… ci pensa papà. – disse il
biondo… “ sei inutile Malfoy”
-
Principessa sai dirmi dove era quella donna? –
chiese Harry che teneva ancora la piccola in braccio…
-
Legata a un tavolo… faceva male… tanto male. –
disse mentre gli occhi di nuovo le si riempivano di
lacrime.
-
Su calmati ora… resta con papà… chiamo
lo zio Ron. –
disse Harry stringendola, più per farsi sentire da Draco, che non per la bambina.
Draco riprese fra le
braccia la sua piccola, e riprese a cullarla…
-
papà quella donna sta
tanto male. – disse la
piccola impaurita.
-
Sta tranquilla furfantella, ci
pensiamo noi. Tu sei stata bravissima. – disse il biondo baciandola sulla
fronte. “ Tu sei inutile Malfoy”.
Ron e Luna arrivarono immediatamente a
casa di Draco. La giovane donna, prese la bambina
addormentata e la rimise nel suo lettino. Poi scese di sotto per vedere come
andavano le cose.
-
dorme? – chiese Draco appena Luna fu scesa.
-
Si Draco dorme… - disse la
bionda. – ora sta tranquillo, e prendi fiato anche tu…
Allora Draco si
lasciò andare sul divano. Mentre Ron e Harry andavano al ministero per contattare gli altri auror e
scoprire qualcosa.
Salve ragazzuoli…
Finito un altro capitolo! Anche stasera pubblico tardi… in
realtà speravo di farlo entro la mezzanotte, così che la data di
pubblicazione fosse 11-1-11… ma niente, non ce l’ho
fatta!
(sono fissata con un mare di sciocchezze!)
Volevo ringraziare tutte le ragazze che hanno recensito, e tutti
i lettori.
Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento…
in ogni caso, anche le critiche sono ben accette… quindi a voi libero
sfogo…
Vi auguro buona notte data l’ora^^…
A presto
Perfidia