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Autore: Ginnever    12/01/2011    8 recensioni
Hermione stette in silenzio.
“Cosa vuoi da me Malfoy?”
“Quello che vuoi tu da me, Granger. Non credere di essere diversa.”
“Io non sono come te.”
“Come vuoi, non mi importa tanto."
Hermione guardò in basso.
Malfoy si avvicinò e con una mano le sfiorò il mento.
“Puoi provare a convincerti quanto ti pare, ma alla fine, dopotutto, noi due non siamo poi così diversi.”
*Salve a tutti! Spero d avervi incuriosito almeno un po'^^ spero che chi leggerà recensirà.. è la mia prima long fic con questo pairing e mi servirebbero consigli!^^ Grazie, Gin
Genere: Romantico, Suspence, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Pansy
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!^^

Non so perché, ma improvvisamente siete tutti scomparsi o.o mi piacerebbe sapere se è colpa della mia storia! Spero di no…!

Questo è il nuovo capitolo, uno dei più importanti. Spero che lo leggerete in di più e che i lettori più affezionati non mi abbandonino. Comunque fatemi sapere cosa ne pensate, è importantissimo! ^^

Grazie,

GINNEVER











Domani è un altro giorno






















“Potter, ti prego dimmi che la sgualdrinella non lo dirà a nessuno. Non mi sento in vena di gentilezze, quindi non fare quella faccia schifata.”

Harry alzò gli occhi al cielo per il termine con cui aveva etichettato Ginny, ma non ci badò. Scosse semplicemente il capo.

“Boh, potrebbe dirlo come no, non ne ho idea…”

“Fantastico. Potter ti rendi conto?! E’ una tragedia! Per me, perlomeno!”
Il moro alzò le spalle noncurante delle sue lamentele.
“Non puoi startene lì con le mani in mano, avanti vai a tappare la bocca a quella Weasley. Avanti!”

Harry ghignò e le prese il viso tra le mani.
“Se non stai immediatamente zitta, giuro che te la tappo io la bocca. E non dico come.”
Pansy sbarrò gli occhi, poi fece una faccia schifata e schiaffeggiò le mani del ragazzo che la lasciò andare.

“Non provare a vantarti, Potter, giuro che ti uccido.”
Harry rise e annuì, poco convincente.
“Tranquilla, Serpe, non potrei mai vantarmi di averti sbattuto al muro e aver goduto nel sentire i tuoi gemiti di piacere ogni volta che ti sfioravo.”
Ghignò pericolosamente, meritandosi un bel ceffone da parte della mora, che non mancò all’appuntamento e glielo sferrò bello forte.


















Ginny stava correndo, sola, per i corridoi del castello.
L’immagine di Harry e la Parkinson che si baciavano nitida nella sua mente.
Ma wow! Oltre alla bella notizia di Blaise e suo padre, ci mancava Harry con la reginetta delle serpi. Ma perché, cazzo?! Perché questa insana mania per i Serpeverde tutta insieme?

Avrebbe dovuto dirlo a Hermione? Forse sarebbe stato meglio tacere, per una volta…

“Ah!”
“Ahia!”

Ginny cadde a terra. Aveva sbattutto contro un schiena dura, facendo cadere anche colei a cui apparteneva.

Si massaggiò la fronte e una voce familiare fece il suo nome.
“Ginny?”
La rossa aprì gli occhi.

“Hermione? Che… che ci fai qui?”

La riccia si alzò, pulendosi i vestiti.
“Stavo tornando in Dormitorio, veramente. Piuttosto tu che diavolo corri senza guardare dove vai?”
“Io… - Ginny si fermò per un secondo, la mente che macchinava velocemente - … pensavo.”

Hermione alzò un sopracciglio.

“E a cosa pensavi di così interessante?”
“Harry…”
“Harry?! - esclamò la riccia stupita - Ma non sei andata a cercare Blaise?”
“Oh! E l’ho trovato..! Però prima ho visto Harry e la Parkinson nell’aula di Pozioni…”, fece una pausa, incerta.
“… e allora?”

Ginny si avvicinò a lei, titubante e conscia di smentire da subito le sue buone intenzioni di tenere la bocca chiusa.
“Che si baciavano!”

Hermione si portò una mano davanti alla bocca per soffocare un gridolino di sorpresa, mentre Ginny sperava con tutto il cuore che nessun altro l’avesse sentito.

“Ahah! Mamma mia, siamo proprio da ricovero tutti quanti, comunque. Ma possibile che dobbiamo stare per forza con una serpe per stare bene?”

Ginny incrociò le braccia, pensierosa.

“Hermione, Blaise mi ha baciata.”
“Eh? Oh… wow! E’ questo che vi siete detti?”
“No, decisamente no. - Ginny scosse il capo e prese la mano della grifoncina - andiamo in Dormitorio e ti spiego bene come è andata.”

Hermione seguì Ginny e le sue news, mentre qualcuno da dietro una colonna girò i tacchi nervosamente e si morse un labbro per la rabbia.




















Era finita la cena da qualche minuto in quel di Hogwarts, quando un ragazzo alto moro e con due bellissimi occhi azzurri affiancato da un biondo dal passo svelto si avviarono al tavolo Grifondoro per andare incontro alle proprie ragazze.

Si depositarono tutti e quattro un bacio a stampo quasi in contemporanea facendo scattare l’applauso del tavolo Griffyndor che ancora non si era alzato completamente.

Ginny alzò gli occhi al cielo mentre le guancie di Hermione si imporporarono.

“Mezzosangue, quando la finirai di imbarazzarti? Con me è così sempre, sappilo. Andiamo.”
Le cinse le spalle con un braccio e uscirono dalla Sala Grande insieme all’altra coppia, mentre degli occhi marroni incattiviti guardavano la scena.




I professori erano usciti dalla Sala Grande da qualche secondo, quando un ragazzo aveva deciso che sarebbe stato meglio finire il suo anno in punizione che vedere i suoi amici ridotti in quello stato di pazzia.


Dipinse con un incantesimo le bandiere delle case con un unico messaggio a caratteri cubitali che recitava…


Harry si spinse tra la folla verso la tavolata Serpeverde, ma proprio nel momento in cui prese la mano di Pansy e le si avvicinò, la ragazza la ritrasse immediatamente, portandosela alla bocca, scandalizzata da ciò che vedeva penzolare dal soffitto di tutta la Sala Grande.

Harry si voltò spaventato, credendo  che avesse visto un Dissennatore o qualcosa di strano, ma quello che vide furono esattamente queste parole:

“Granger e Malfoy, Zabini e Weasley, Potter e Parkinson. Dovete vergognarvi di esistere, non siete maghi. Il sesso non risolverà i vostri problemi, Grifondoro. I Serpeverde ve la faranno pagare.”


Tutti erano voltati a leggere. Il moro adocchiò i suoi amici e Hermione, le guance che andavano a fuoco e gli occhi di Malfoy che brillavano di rabbia. Sicuramente non era in grado di risolvere la situazione. Decise di pensarci lui.

Strinse la mano di Pansy per un attimo e si spinse oltre la folla di studenti curiosi e divertiti, esclamando “Diffindo!”

I cartelloni enormi si trasformarono in un attimo in una pioggia di coriandoli caldi, mentre un “oh” si alzava dagli studenti, che, delusi dal fatto che lo spettacolo fosse finito, si allontanarono, i libri alla mano, le lingue pronte a spettegolare.








































“Quel… quel… ah, lo uccido!”
Blaise strinse la mano di Ginny, nervosa come non lo era mai stata, gli occhi irritati dal pianto e dalla rabbia.

“Stai tranquilla, Granger, non ti succederà niente. Quel Weasley verrà espulso probabilmente.”
Hermione non rispondeva. Guardava in basso, seduta vicino a Ginny, torturandosi le mani con le unghie, indifferente alle carezze di Malfoy, che in una situazione normale sarebbero parse inaspettate.

I quattro erano seduti di fronte al Gargoyle dell’ufficio del Preside da mezz’ora, luogo in cui non avrebbero assolutamente essere. Ma Draco e Blaise volevano che Ron avesse ciò che si meritasse davvero e non una semplice punizione.

Hermione non aveva voluto discutere al riguardo, diventando improvvisamente muta, mentre Ginny si era mostrata molto favorevole alla cosa, tra pianti e urla di rabbia.

Ginny guardò Blaise per un momento, prima di accorgersi che mancava Harry.

“Ma… Harry?”
“E’ andato con Pansy a prendere un po’ d’aria, lei l’ha presa peggio di tutti.”, rispose Blaise depositandole poi un bacio sul capo.

“Sfregiato e la Parkinson. Giuro che questa non me l’aspettavo proprio.”, disse Draco, sbuffando e giocando con i riccioli della Grifoncina.
Sentirono il rumore della porta dell’ufficio che si apriva e tutti tranne Hermione si fecero all’erta.

Non appena il Gargoyle si spostò, uscì la McGranitt, che prima guardò i quattro ragazzi presenti evidentemente stupita, poi decise di evitare di farli incontrare con Ron, spingendolo dentro e impedendogli di uscire.

“Andate subito via di qui! Siete impazziti?!”
“Perché lo nasconde professoressa? Dovremmo dirgli due parole.”
“Signor Malfoy le consiglio di sparire se non vuole fare la sua stessa fine.”

“Signora, non vogliamo fargli del male, Draco è già in punizione e io non voglio finirci. Vorremmo che lui fosse davvero punito e non accarezzato dal preside come al solito.”

La McGranitt si fece tutta impettita e si rivolse a Blaise con aria truce.
“Non si rivolga mai più così a me, ha capito, signor Zabini? E la metterò in punizione per il suo tono arrogante e irrispettoso. Ora, via tutti! Di corsa, o vi sospendo nell’immediato!”

I due ragazzi presero le rispettose ragazze per mano, trascinandole via di lì, senza riuscire nemmeno vedere in faccia quel verme che li aveva portati fino a quel punto.




Dall’altra parte del castello, una ragazza piangeva seduta su uno scalino in cortile, e un ragazzo moro davanti a lei, le braccia incrociate al petto, scuoteva il capo.

“Pansy…”
“Sh.”

Harry ne aveva subite talmente tante in quegli anni, che uno stupido pettegolezzo non lo sfiorava nemmeno.

Si sedette accanto a lei, facendole appoggiare il capo sulla sua spalla.

“Passerà anche questa, fidati.”
“Potter, giuro che ti Crucio. Taci.”
Harry sghignazzò per un secondo, poi riprese ad accarezzare il morbido capo della mora.

Passarono almeno 20 minuti così lì fuori, la luna sempre più alta nel cielo.

“Fa freddo, andiamo dentro.”
Pansy non rispose subito. Chiuse gli occhi per un attimo, poi si fece trasportare dal moro dentro alla scuola, fino al Dormitorio.

Lì incontrò Piton, che non appena fece entrare Pansy dal passaggio per la Sala Comune, non perse l’occasione per togliere punti a Harry, che alzò gli occhi al cielo.

Quante avrebbe dovuto passarne ancora perché avesse un po’ di pace?








Mentre tornava in Dormitorio però pensò a Ron. Che cosa lo aveva spinto a ciò? Era una reazione inaspettata, grave e esagerata. Possibile che fosse solo perché amava Hermione?

Harry non sapeva darsi risposta. Ron non parlava quasi mai. Anzi, si teneva tutto dentro, per poi scoppiare all’improvviso e rinfacciare tutto ciò che magari in quei sei mesi non gli era andato bene.

Era fatto così, si teneva tutto dentro e poi scoppiava. Evidentemente la notizia di lui con Pansy era stata la ciliegina sulla torta e ha perso la cognizione della realtà.


Disse la parola d’ordine e finalmente entrò nel suo Dormitorio.

Si stiracchiò e si diresse verso il suo letto caldo, quando una figura accovacciata vicino al camino attirò la sua attenzione.
Si avvicinò e la riconobbe.

“Hermione?”

La riccia si voltò verso di lui molto lentamente e senza rispondere.
Non appena lo guardò, il moro si spaventò.
Aveva due occhiaie terribili e gli occhi rossi.

“Oh mio Dio, Hermione, che diavolo hai fatto? Ti vuoi uccidere per caso?”
Prese una coperta che trovò per terra e la coprì, stringendola forte a sé.

“Lo so che è triste tutto ciò, ma non puoi reagire a questo modo.”
“Harry… io non immaginavo… come ho potuto?”

Il ragazzo le accarezzo la fronte con immensa dolcezza.

“Non è colpa tua. Voglio dire… è un po’ colpa di tutti qui, ma sicuramente nessuno si sarebbe immaginato una reazione del genere da parte sua.”
“Ma… ero la sua migliore amica…”

“Hermione, lui ti amava follemente. Però credo che questo non fosse abbastanza. Voglio dire… è troppo poco per prendersela anche con me e Ginny, che non c’entriamo nulla.”

Hermione scosse la testa e si appoggiò alla sua spalla.
“Ginny dov’è? Sta bene?”, chiese Harry d’un tratto.
“Sì… cioè, piangeva, cosa che non è da lei… però non si è devastata…”
“… come te.”

Harry le sorrise, dandole un bacio sulla guancia e stringendola a sé.

“Andiamo a dormire, Hermione. Domani… è un altro giorno.”














   
 
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