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Autore: Final Alex    14/01/2011    3 recensioni
Conosco Shikamaru da quando ero bambina. Era sempre stato un tipo silenzioso,ma quelle poche parole che diceva erano brillanti e ricche di significato. Non era mai successo che smettesse di parlare, neanche quando teneva il broncio se offeso. Era un ragazzino poco vivace, sveglio ma insonnolito tutte le ore del giorno e sorrideva di rado. Amava starsene in silenzio a contemplare il cielo.
Ma mai,ripeto, aveva smesso di parlare
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lo Strano Caso della Famiglia Nara

 

Lo Strano Caso della Famiglia Nara

 

 

 

 

 

 

 

Conosco Shikamaru da quando ero bambina. Era sempre stato un tipo silenzioso,ma quelle poche parole che diceva erano brillanti e ricche di significato. Non era mai successo che smettesse di parlare, neanche quando teneva il broncio se offeso. Era un ragazzino poco vivace, sveglio ma insonnolito tutte le ore del giorno e sorrideva di rado. Amava starsene in silenzio a contemplare il cielo.

Ma mai,ripeto, aveva smesso di parlare.

Shikamaru faceva parte di una famiglia di nobile discendenza: apparteneva al clan Nara, proprietario di un grande territorio nel quale era accudita una mandria di renne. La madre di Shikamaru era una donna energica e vigorosa, riusciva a tener testa ai due uomini, svogliati di natura, della sua piccola famiglia.

Conosco Shikamaru da quando ero bambina per via dei nostri padri.

Mio padre ed il suo erano legati da una solida amicizia nata ai tempi di quando erano ancora semplici jenin. Essi insieme al padre del mio amico Choji avevano creato il famoso trio Ino-Shika-Cho, che io,Shikamaru e Choji tenevamo vivo fino a poco tempo fa,

prima che Shikamaru se ne andasse.

 

Mi sono sempre chiesta che cosa frullasse nella sua testa di tanto in tanto, quando durante gli allenamenti guardava l’orizzonte con quello sguardo vitreo e freddo. Quando gli chiedevo a cosa pensasse egli non sapeva mai darmi una risposta, mi guardava con disinteresse e borbottava un “niente” e si riimmergeva in chissà quali pensieri.

Capii che in lui c’era qualcosa di strano poco dopo la morte del nostro maestro, quando cominciò a dimagrire e ad impallidire giorno per giorno.

Mi chiedevo spesso che cosa pensasse, ma nessuno sapeva darmi una risposta.

Parlandone con Choji arrivammo alla conclusione che fosse per via di Asuma-sensei, al quale Shikamaru era stato molto legato. Era probabilmente caduto in depressione per via della sua scomparsa e non riusciva a darsi pace.

Poco tempo dopo il trio Ino-Shika-Cho era partito alla vendetta del nostro maestro, ed aveva,con l’aiuto del maestro Kakashi, eliminato colui che ci aveva privato della presenza di una persona tanto buona e saggia come il maestro Asuma.

Credevo che, dopo essersi tolto un tale peso da cuore,Shikamaru sarebbe stato meglio, avrebbe ripreso colorito ed avrebbe smesso di fumare.

Shikamaru però,qualche anno dopo, se ne andò.

 

Mi domandai tante volte che cosa avrei potuto fare per aiutarlo,ma mai avevo osato fare qualcosa. Le risposte alle mie domande erano troppe rispetto a quello che avrei voluto sapere.

Shikamaru continuò gli allenamenti con noi, senza mai mancare, ma lo si vedeva spesso girovagare senza meta per vie di Konoha. Choji e Shikamaru erano amici da tanto tempo, da prima che io e lui ci conoscessimo. Si erano incontrati un pomeriggio anni fa, giocando in un vialetto con altri bambini. Choji era molto timido e Shikamaru l’aveva preso con sé, insegnandogli ad accettarsi e a non vergognarsi di come si è.

Shikamaru infatti non si era mai vergognato di se stesso, anzi si poteva dire che sotto questo punto di vista rasentava la presunzione, ma io l’ho sempre invidiato per questa sua qualità.

Egli era solitario e perciò indifferente alle persone.

E Shikamaru non era mai importato degli altri.

 

Quando io,lui e Choji finimmo nella stessa squadra, mi sentii presa in ostaggio da due casi umani. Mi sentii subito esclusa dalla loro particolare intesa che io, in quanto ragazza, non avrei mai potuto eguagliare con nessuno dei due. Anche ora che Shikamaru non c’è più, sento che è comunque più lontano da me che da Choji, e la cosa mi scatena un forte senso di rimpianto.

Avrei voluto conoscere meglio Shikamaru per poterlo cercare e ritrovare, ora che è scappato via in qualche posto lontano. La scomparsa di Shikamaru fu una cosa che colpii tutti, perfino quelle persone che ne erano sempre state disinteressate.

 

L’intera famiglia Nara scomparve, accadde nel giro di qualche mese. Uno ad uno i componenti dei quella piccola famiglia crearono scalpore nel villaggio della foglia scioccando l’opinione pubblica e facendo impallidire anche coloro che non li conoscevano affatto.

La prima ad andarsene fu Yoshino, volando sui tetti e fuggendo lungo il tramonto.

Aveva lasciato una lettera dove chiedeva scusa al figlio e gli faceva promettere di non essere mai debole quanto lo era stata lei.

Lo chiamarono suicidio, ma io non credo a queste cose.

Credo invece che avesse deciso di andare in quel posto segreto nel quale Shikamaru e il padre decisero di andare poco dopo, alla ricerca di chissà quale fortuna.

Shikamaru cominciò ad andarsene alla morte della madre. Lo si vedeva sempre più spesso fuori casa, rintanarsi in qualche cunicolo e stare lì a fumare e a piangere. Provai diverse volte ad avvicinarmi a lui, per fargli sentire che ero vicina, che poteva contare su di me, ma lui non mi aveva mai risposto, non mi aveva nemmeno mai guardata in volto,come se non mi avesse riconosciuto.

 

Qualche tempo dopo la scomparsa di Yoshino venni a sapere da Sakura, durante una delle nostre lezioni di medicina dalla Hokage, che Shikamaru aveva cominciato a prendere delle pastiglie per essere felice. Tsunade-sama l’aveva accolto una di quelle sere nelle quali errava per il villaggio e lo aveva guardato in volto.

L’Hokage gli aveva subito prescritto dei medicinali che lo rendessero un po’ più vivo di quello che era. Aveva delle pesanti occhiaie intorno agli occhi ed era magro e pallido come un cadavere.

Le pastiglie di Tsunade-sama sembrarono funzionare per qualche tempo, finchè dalle analisi al corpo di Yoshino non vennero fuori dei dati sconcertanti.

Yoshino era incinta.

Il giorno stesso in cui la notizia giunse al sapere dei due Nara accadde la strage.

Shikaku e Shikamaru se ne andarono quasi simultaneamente.

Sono certa che però il primo ad andarsene fu Shikamaru.

 

 

Mio padre odia Shikamaru per quello che ha fatto e credo che mai riuscirà a perdonarlo. Inochi è il tipo di persona che non riesce ad essere indifferente a fatti del genere, soprattutto se si tratta della morte di un amico.

Trovarono Shikamaru in cucina col volto insanguinato. Era ferito in viso e sembrava potesse annegare nel suo stesso sangue. Shikaku era riversato su un fianco, vicino al figlio, morto ed inzuppato di porpora. Quando gli agenti dell’ordine entrarono in casa, chiamati da qualche vicino sospettoso, Shikamaru stava fissando il vuoto, perso in quel mondo lontano al quale non mi era mai stato premesso di accedere.

La voce di Shikamaru scomparve in quel momento insieme ai suoi occhi neri annegati di sangue.

 

 

Lo portarono dall’Hokage, sicuri che si trattasse di omicidio colposo, ma al momento dell’interrogatorio non ci fu verso di fargli aprir bocca.

“perché?”,gli avevano chiesto uno dopo l’altro gli agenti e lui non aveva mai risposto, cosi come non aveva mai risposto a me.

Tentarono di farlo parlare minacciandolo ma lui non aveva nemmeno alzato lo sguardo. Shikamaru fissava il vuoto esattamente come lo fissa ora, in carcere. Tsunade-sama ci provò per qualche giorno, poiché, conoscendo Shikamaru, non poteva credere ad un gesto del genere da parte sua senza che vi fosse uno straccio di motivazione, ma dovette arrendersi e consegnarlo alla giustizia.

Non vi fu alcun processo, poiché Shikamaru non si preoccupò di chiamar un avvocato,anzi, non si preoccupò affatto di nulla dopo quel giorno. Venne sbattuto in carcere ma dopo nemmeno due settimane venne spostato nella sezione riservata ai casi psichiatrici, dato che non parlava e non sembrava interagire con il mondo che lo circondava. Il suo essere più morto che vivo lo aveva cacciato in troppi guai in carcere e il suo trasferimento credo sia stata una delle poche cose positive che gli siano capitate.

Tsunade-sama, preoccupata per la sua condizione psichica, chiese a me e a Choji di andare a trovare Shikamaru per cercar di farlo parlare, nella speranza che questo mistero venisse una volta per tutte risolto.

Io non andai.

 

 

Il mistero della famiglia Nara fu nelle bocche di tutti per delle settimane. Chi ad interrogarsi sulla vicenda, chi ad interrogarsi sul movente. Quando si venne a sapere che Yoshino si era suicidata con in grembo un embrione vivo del quale aveva probabilmente appena scoperto l’esistenza, il vociferare a Konoha si intensificò al punto da essere soffocante. I moventi ipotizzati che poteva avere Shikamaru erano pochi e poco credibili. L’Hokage però,armata di Sakura Haruno, aveva deciso di scavare a fondo di quella storia tanto fitta e misteriosa, nonostante la colpevolezza di Shikamaru fosse certa. Erano decise a non darsi per vinte.

La scoperta più terrificante che fecero mi venne riferita pochi giorni fa ed ancora adesso fatico a crederci. Il bambino nel grembo di Yoshino non sarebbe stato di Shikaku.

Questa scoperta in poco tempo scatenò altre ipotesi.

 

 

Ero in un corridoio di bianco spento, pieno di gabbie come ne ho viste solo allo zoo. Ero accompagnata da Sakura e Tsunade-sama. Superammo veloce una cella,poi un'altra con fretta. “ecco” ci indicò la porta una donna che aveva tra le braccia una cartellina azzurra.

Era passato più di un mese dall’ultima volta che l’avevo visto. Era accucciato in un angolo, abbracciandosi una gamba mentre l’altra era distesa sul pavimento ghiacciato. Era voltato verso una parete e non ci degnava di uno sguardo. Sakura sussurrò il suo nome,per chiamarlo, come se dicesse una parolaccia.

Mi innervosì quel nome, non credevo gli appartenesse più ormai.

Ormai Shikamaru era sparito insieme alla sua voce.

 

“Shikamaru voltati, guardaci un momento”, lui fece un cenno con capo e finalmente decise di girarsi.

Come mi fu possibile vedere il suo viso mi accorsi che non era come lo ricordavo.

Era più magro, spento, e solcato in volto dalle stesse cicatrici che aveva il padre.

Sakura prese coraggio e gli disse che cosa avevano scoperto e che la versione dei fatti era cambiata  e che, con la sua collaborazione, c’era la possibilità di scagionarlo.

Shikaku dopo aver scoperto l’adulterio, aveva costretto Yoshino ad uccidersi e Shikamaru, aveva ucciso il padre preso dall’ira. L’ipotesi reggeva e poteva essere rinforzata dalla versione di Shikamaru, che però non aveva alcuna intenzione di parlare.

“Shikamaru per favore..

 

 

Pochi giorni dopo fui chiamata dall’Hokage, che urgeva di vedermi. Mi disse che c’erano stati dei disagi nel reparto psichiatrico del carcere,poiché Shikamaru non si lasciava toccare da nessuno.

Mi chiese di raggiungerlo e di farlo ragionare, ma io non ne me la sentivo.

Tsunade-sama allora mi ci accompagnò, e ritrovammo la stessa donna con la cartellina azzurra. “il soggetto si rifiuta di lavarsi” mi disse.

Arrivati davanti alla cella la donna si voltò per guardarci e parlò con tono grave “abbiamo provato a svestirlo ma non vuole essere toccato, se non riuscite a convincerlo saremo costretti ad usare la forza oppure a mandarlo nelle docce comuni con i vestiti”. Aprì la grata lasciandoci entrare indicando il ragazzo che sembrava fosse rimasto in quella stessa posizione dall’ultima volta che ero passata a trovarlo. “Shikamaru cerca di collaborare” l’Hokage gli si era avvicinata cauta e gli aveva sfiorato una spalla. Non si era mosso, non aveva praticamente fatto caso al suo tocco.

Tsunade-sama l’aveva stretto dalle spalle e lo aveva sollevato da terra, come se si trattasse di un pupazzo. Egli non diede segni di vita,come se fosse ipnotizzato. Lo stese sul letto e lo guardo negli occhi vitrei e spalancati, neri ma spenti. “che cos’ha?” chiesi io,ingenua.

L’Hokage non mi aveva risposta ma aveva cominciato a girare per la stanza alla ricerca di qualcosa.

Doveva essere qualcosa di piccolo perché lo stava cercando anche nei posti più improbabili:nella rete sotto il materasso, nelle gambe del letto. Andò perfino a vedere nel cesso, lì affianco.

Infilò la mano dietro il gabinetto,nella cavità concava nel retro, dove passano i tubi di scarico. Lì Tsunade-sama trovò quello che cercava.

 

 

Appena Shikamaru stette meglio Tsunade-sama si preoccupò di convincerlo a svestirsi, chiedendogli più volte perché non lo facesse. Aveva cercato di convincerlo promettendogli che non avrebbe dovuto spogliarsi del tutto,ma che poteva tenere la biancheria se lo desiderava e se era quello il motivo della sua opposizione. Shikamaru non aveva risposto ed ancora si era rifiutato.

L’Hokage sconsolata decise di tornare con me in ufficio, ormai entrambe rassegnate all’idea di poter far qualcosa per lui.

Chiesi a Tsunade-sama che cosa stesse cercando nella camera di Shikamaru ma lei non volle rispondermi. Nessuno in quel periodo aveva risposte da darmi.

 

 

Sakura Haruno,mandata da Tsunade, andò spesso a trovare Shikamaru. Io ne parlai con Choji, ed egli come me non ci stava capendo un granché della situazione.

Decidemmo entrambi di chiedere ai nostri genitori, che forse avrebbero saputo spiegarci meglio ciò che stava succedendo. Mio padre non era più così arrabbiato con Shikamaru come lo era un tempo, perciò cercai in lui quelle risposte che nessuno mi aveva ancora dato.

Gli chiesi tutto ciò che volevo sapere, e solo in parte quelle iridi azzurre identiche alle mie furono in grado di soddisfare la mia brama di conoscenza.

“hanno scoperto che probabilmente Shikaku picchiava il figlio da chissà quanto tempo, e non sanno se le violenze siano state solo di quel genere” mi disse in breve, senza darmi altre spiegazioni.

Quella rivelazione era stata data dal corpo di Shikamaru, che lui aveva cercato di tener nascosto fino a quel momento e che era deciso a non mostrare a nessuno. Erano riusciti a spogliarlo solo con la forza e videro il testamento di Shikaku, lividi più o meno vecchi di ogni genere e forma, distribuiti a macchiarne la pelle limpida.

 

 

Il mistero della famiglia Nara si fece ancora più misterioso con l’avanzare di nuove ipotesi. Ciò che rendeva il tutto ancora più complicato era Shikamaru, che si rifiutava di rispondere a qualsiasi domanda. Sarebbe stato tutto molto più semplice se a difendersi fosse stato l’imputato stesso invece che altri che non sapevano in principio nulla dell’accaduto.

Sakura aveva deciso di fare ricerche più approfondite sulla morte di Yoshino. Andò perfino della residenza dei Nara, ormai disabitata. La casa era ancora segnalata come scena del crimine e sul pavimento della cucina c’era ancora il sangue secco si Shikaku mischiato a quello del volto di Shikamaru.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTORE:

impressioni?ipotesi?si accetta qualunque tipo di commento.

Al prossimo episodio.

Alex

   
 
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