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Autore: Yuuki_Shinsengumi    15/01/2011    2 recensioni
[Hakuouki Shinsengumi Kitan]
Sapeva che sarebbe accaduto in quel posto, lo aveva visto.
Ed aveva deciso che avrebbe fatto di tutto per salvargli la vita.
Sapeva che suo fratello lo avrebbe raggiunto: aveva ricevuto l'ordine di uccidere tutti i Rasetsu di quel pazzo di Koudou-san.
E lei aveva deciso di seguirlo.
Si erano separati solo per far sì che lei rimanesse al di fuori dello scontro, seduta sul ramo più alto dell'albero più alto, sotto cui sapeva che si sarebbe conclusa la vita di Harada.
Ma lei era intenzionata a cambiarne il destino.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anche gli Oni hanno sentimenti umani cap 8

CAPITOLO 7

Vederlo andare vi insieme ad Okita, nonostante sapesse benissimo dove e cosa andasse a fare, non la fece stare meglio.
Lasciarla al tempio, sebbene la sapesse al sicuro, non gli dava pace.
Erano talmente tanto abituati a stare vicini che adesso, che Sano era riuscito ad ammettere con sé stesso ciò che provava per Gin, che avevano confessato l'un l'altra i propri sentimenti, che formavano una coppia, lo stare separati era loro impensabile ed insostenibile.
E lo si leggeva chiaramente sui loro volti.
Sano arrivò nel cortile al fianco di una Gin mesta, mano nella mano, incuranti delle occhiate di chi stava loro attorno, occhiate in cui avrebbero letto stupore (Kyo), compiacimento (Souji), preoccupazione (Amagiri). Qualcuno, Kazama, osservava il tutto con apparente indifferenza, sebbene gli occhi cremisi scrutassero quelle dita intrecciate e la coppia in cerca di qualche neo e redarguissero Sano dal far soffrire la ragazza.
- Fate attenzione...
- Sta tranquilla, principessa – fu il commento di Sano mentre abbracciava la ragazza.
- Sano... portatemi con voi
- No, piccola. Devi riposare. Ti sei ripresa da poco da quella brutta ferita – le disse, per poi aggiungere, soffiandole nell'orecchio e facendola arrossire – e stanotte non ti ho lasciata riposare molto.
- Ehilà, piccioncini!!! - fu il richiamo di Souji, accompagnato da una lieve risata – abbiamo capito tutti che non volete separarvi... adesso salutatevi che altrimenti facciamo tardi.
Il colorito di Gin si fece di un bel bordeaux, mentre Sano si affrettava a montare a cavallo. Poi, sporgendosi verso la giovane, l'afferrò sotto le braccia  e sollevandola lievemente da terra l'attirò a sé, baciandola.
- Ci vediamo tra pochi giorni. - le mormorò, mentre la rimetteva giù.
- Mi farai cadere tutti i denti dal troppo zucchero, Sano... - fu il commento di Souji, gli occhi rivolti al cielo, mentre ridacchiava in maniera spudorata.
- Prendimi pure in giro, Souji... tanto prima o poi ci sarai tu al mio posto, ed allora vedrai – fu la risposta di Sano, accompagnata da una pacca sulle spalle dell'amico.
- Sì, come no......aspetta e spera... Non preoccuparti, Gin, te lo riporto tutto intero – le disse Souji, scompigliandole i capelli.

***

Aveva perso il conto delle volte in cui si era chiesta che cosa cavolo ci stesse facendo li, come diavolo ci fosse finita e per quale accidenti di motivo suo padre, per salvarle la vita, l'aveva affidata a quel bestione rozzo e con l'indole del comico di infima categoria abbigliato con quel ridicolo cencio azzurro e bianco, il cui unico pregio era mettergli in evidenza quei meravigliosi occhi blu, sempre pieni di ironia e sarcasmo.
- Muovetevi, milady. O arriveremo a destinazione quando la katana mi servirà come bastone da passeggio ed i vostri capelli saranno tutti bianchi. Ed a quel punto mi toccherà pure prendervi in moglie.
- Oh. Mio. Dio.
- Sapevo di fare un certo effetto alle donne, ma da qui al definirmi Dio... - fu la risposta dell'uomo.
- Idiota di uno Shinsengumi. - borbottò la giovane.
- Mocciosa piena di boria.
- Scimmione arrogante.
- Ehilà, Shinpachi, vedo che non hai perso il tuo tocco magico con le donne...
L'uomo si voltò di scatto, ignorando la giovane in sua compagnia, appollaiata su una roccia alta, dove era salita, rintanandosi dietro un'altra pietra, al solo scopo di sfuggire all'attacco di quegli esseri abietti che li avevano circondati.
- Okita?! - fu l'esclamazione stupita del ragazzone dagli occhi azzurri, che si slanciò contro l'amico.
- Che diavolo ci fai qui? E... Sano?!
- Eccomi, Shinpa – disse l'altro, smontando da cavallo e raggiungendo l'altro, ricoprendolo di pacche sulle spalle.
- Che ci fate qui? Mi era giunta notizia della morte di entrambi. - partì a raffica Shinpachi, abbracciando gli amici, stritolandoli.
- In un certo senso lo siamo...
- Che vuoi dire?
- Scusate... - cercò di insinuarsi nei discorsi la voce della ragazza.
- Vieni con noi e lo saprai – fu la risposta sibillina di Souji.
- Come? Che significa?
- Devi venire con noi, Shinpa.
- Scusate... - intervenne nuovamente la giovane.
- Ma non posso... non così... devo consegnare un pacco...
- Pacco ci sarai tu, stupido testone troppo cresciuto – fu la sparata della ragazza in una lingua a loro sconosciuta, cosa che attirò su di sé l'attenzione dei tre uomini.
- Che ha detto? - chiese Sano, grattandosi la testa.
- Non ne ho idea, ma ho come l'impressione che sia incazzata con Nagakura. - rispose Souji.
- E perché con me? Che ho fatto di male?
- Shinpachi no baka!!!! - fu l'urlo irato della giovane, che nella foga, sollevate le vesti di fattura occidentale, scivolò giù dalla roccia su cui aveva resistito fino a quel momento, ritrovandosi in caduta libera ad atterrare su Okita, gettandolo a terra e finendo sdraiata su di lui.
Subito dopo l'impatto, prima del quale aveva chiuso entrambi gli occhi, sollevò una palpebra con aria sofferta, aspettandosi una ramanzina coi fiocchi. Si trovò davanti il più bel paio di occhi verdi che avesse mai visto, illuminati di malizia; quest'ultima increspava anche la bocca che si trovava pericolosamente vicina alla sua.
- Chibi-chan... lieto di fare la vostra conoscenza. - le disse quel serpente dagli occhi incantatori, mentre con le braccia le circondava la vita impedendole di allontanarsi da lui.
- Souji, piantala... è la figlia dell'ambasciatore britannico.
- E allora? - chiese l'altro, continuando a fissare la giovane, divertendosi a vederla arrossire.
- Ehi... è una ragazzina. Piantala – intervenne Sano, strappandogliela letteralmente dalle braccia.
- Signorina, io sono Harada Sano ed il giovane pervertito che vi ha afferrata al volo è Okita Souji.
La ragazza lo guardò imbarazzata, per poi sorridergli timidamente.
- Virginie... Virginie O'Connelly.
- Nome poco inglese, Chibi-chan.- fu l'intervento di Souji, che ne ricevette in cambio un'occhiatacia inceneritrice.
- Mio padre è irlandese e mia madre è francese. E' a lei che debbo il mio nome di battesimo. - rispose la giovane, tornando a guardare Sano.
- E che ci fa una fanciulla come voi in compagnia del mio rozzo amico? - chiese Sano, cercando di metterla a suo agio.
- E' il pacco che deve consegnare, vero Shinpachi?
- Non sono un pacco, testa di legno! - fu la risposta indignata della ragazza.
Okita si trovò a studiarla attentamente.
I lunghi capelli mossi in morbide onde, di un caldo colore castano scuro, ora scompigliati a causa della fuga dai loro inseguitori e della caduta, incorniciavano un volto delicato illuminato da due occhi scuri, profondi e vellutati, molto espressivi, in netto contrasto con la carnagione chiarissima, la qual cosa nella cerchia dei figli degli amici di suo padre, il “Signor” ambasciatore, le era valso il nomignolo di Shirayukihime, ovvero Biancaneve, cosa che la mandava in bestia.
- Sapete, se foste meno selvatica sareste carina – disse Okita alla ragazza, la quale arrossì vistosamente, facendolo scoppiare a ridere.
- Non posso crederci... avete la lingua velenosa ed arrossite come una pudica verginella – le disse Souji, avvicinandolesi ed afferrandole una ciocca di capelli tra le dita.
- Forse perché lo sono, stupido.
Quando si rese conto di cosa aveva appena detto, si voltò dando le spalle al ragazzo, coprendosi il volto con le mani. Ma il rossore delle orecchie e del collo ne indicavano chiaramente l'imbarazzo titanico di cui era preda.
- Sai, Chibi-chan – le disse, abbandonando il tono formale, sfiorandole ancora i capelli – devo correggermi: sei proprio carina.
Gli altri due uomini lo guardavano tra lo stupito e l'incredulo.
- Souji... Shirayukihime – la reazione di Virginie, che si voltò di scatto verso Shinpachi, fulminandolo con lo sguardo, costrinse l'uomo a correggersi.
- Ahem... volevo dire... Lady Virginie ha solo sedici anni quindi potresti avere un po' più di riguardo nei suoi confronti, non credi?
Sano guardò i due compagni socchiudendo gli occhi, per poi portarli sulla giovane che in quel momento si stava fissando la punta delle scarpe.
- Sedici anni... venti... ventisei... è pur sempre una donna... suppongo sappia cosa sia la verginità e come si faccia a perderla... anche se la chiamano Shirayukihime – fu la risposta strafottente di Souji che, dovette ammetterlo con sé stesso, si divertiva un mondo a mettere in imbarazzo la giovane europea.
Virginie iniziò a schiumare rabbia: la frase del ragazzo le era giunta chiara alle orecchie nonostante Sano avesse cercato di tappargliele con le proprie mani.
- Tu... brutto... brutto...
- Brutto? Dato il successo che ho con le donne non credo tu possa definirmi tale... altri nomignoli, Chi-bi-chan? Via su... un po' di fantasia...
La ragazza gli si fece incontro con gli occhi che sprizzavano lampi, le mani stretta alla gonna voluminosa, il mento alto, mentre lo guardava con aria di sfida.
- Siete solo un pallone gonfiato. Certo, siete di bell'aspetto, non lo nego, ma l'arroganza che accompagna ogni vostra parola ed ogni vostro gesto... le insinuazioni offensive e gratuite che riservate a chi non conoscete... beh, vi rendono alquanto sgradevole non solo da sopportare, ma anche da vedersi...
- Lady Virginie... - cercò di intervenire Shinpachi, bloccato da una mano e dall'occhiata di Sano.
Souji, nel frattempo, la osservava con un sopracciglio inarcato, sorridendo sornione.
E fu quel sorriso a farle desiderare di prenderlo a schiaffi. Ma non lo fece. Sono pur sempre una signora, si disse.
- Prendete la vita molto poco seriamente... dovreste solo vergognarvi. Siete sempre pronto a mordere e a ritirarvi, proprio come i serpenti... e per quanto la bellezza dei vostri occhi possa ipnotizzare, facendo di voi un serpente incantatore, sempre pronto a stritolare la preda nelle proprie spirali, per poi mangiarla in un sol boccone, vi garantisco che IO sarò la vostra mangusta.
- E' una dichiarazione di guerra, la tua,  Chibi-chan? - le chiese il giovane, abbassando il volto all'altezza di quello di lei per guardarla negli occhi.
- Sbagliato... Voi avete dichiarato guerra a me... io vi ho solo preannunciato la mia intensione di combatterla e di uscirne vincitrice.
- Vedremo,  Shirayukihime.
- Vedremo, Hebi-zukai-san. (serpente incantatore)
I due si fissarono negli occhi, quelli di Virginie decisamente belligeranti, quelli di Souji interessati a quella strana ragazza, dal carattere dalle molteplici sfaccettature e dai molti contrasti.
La voce Di Sano interruppe il silenzio.
- Shinpa... dove devi condurla?
- A Edo
- Non credo vi sarà possibile. L'esercito imperiale ha chiuso ogni accesso alla città. Se la condurrai lì morirete entrambi.
- Sano, ne sei certo?
- Nessun dubbio.
- Merda! - fu l'esclamazione di Shinpachi, che un attimo dopo si stava stiracchiando le braccia, tenendole piegate dietro la testa.
- Vorrà dire che dovremo venire con voi...
- Nagakura-san...
- Non preoccuparti Chibi-chan, con noi sarai al sicuro. Quando le acque si saranno calmate ti porteremo a destinazione.
Virginie guardò Souji con sguardo vacuo, mentre nella testa le si affollavano le immagini dei suoi genitori nel momento in cui la affidavano a quel ragazzone affinché la allontanasse dal pericolo incombente.
Li avrebbe più rivisti?
- Ehi, Chibi-chan... - fu la reazione di Souji quando vide le lacrime iniziare a bagnarle il volto.
E sotto lo sguardo stupito di Sano e Shinpachi, si trovò a stringersela delicatamente contro.

***

- Gin, mi hai mandata a chiamare?
La giovane si voltò, ritrovandosi ad incrociare gli occhi più gialli che avesse mai visto, incastonati in un volto sottile, dal carnato niveo, circondato da una cascata di capelli lisci, lunghissimi, di un sorprendente azzurro chiaro
- Raiseki!
Gin pronunciò il nome della giovane con immenso affetto, abbracciandola.
- Come stai? Ho saputo a cosa hai dato il via...
- Non potevo fare diversamente.
- Lo so. Lo ami. E ti ammiro per il coraggio che stai dimostrando.
- Grazie, amica mia. - le rispose Gin, afferrandole una mano, che l'altra strinse, sorridendole con calore, cosa che, agli occhi di chi non fosse stato a conoscenza del rapporto tra le due, avrebbe avuto dell'incredibile. Qualcuno avrebbe addirittura gridato al miracolo.
- Allora, dimmi tutto...
- Ho bisogno di te... di un favore...
- Tutto quello che vuoi.
- Dovresti trovare Saitou Hajime e condurlo da me. Il più rapidamente possibile.
La mente di Raiseki fu invasa dall'immagine di un ragazzo dai capelli nero-blu, il volto fiero, in cui trovavano posto due occhi azzurri, imperturbabili, freddi, in grado di trapassarti l'anima.
- Saitou... Hajime?

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Dedico il capitolo a Virginia, per avermi ispirato Virginie,  e ad Ayako, per avermi aiutato a focalizzare Raiseki. 

"Regalo" quindi ad entrambe questi due personaggi.
Grazie, ragazze ^__^

   
 
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