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Autore: Beatrix Bonnie    15/01/2011    6 recensioni
Questa è la storia di Reg Weasley, un ragazzino allegro e forse troppo chiacchierone che si ritroverà a dover affrontare scelte difficili, più grandi di lui. Ma il suo infinito coraggio lascerà un segno in tutti quelli che gli sono vicini...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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Reg era orgoglioso di essere diventato un Grifondoro, perché era convinto che fosse la casa migliore in assoluto. Se ne andava in giro saltellando, solo per il gusto di sentire i suoi passi rimbombare nei corridoi di Hogwarts. Spesso si fermava a parlare con gli abitanti dei ritratti che popolavano il castello e questo lo faceva arrivare in ritardo a quasi tutte le lezioni. I professori non sapevano più come contenere la sua esuberanza, sebbene fosse fondamentalmente una vivacità positiva.

Questa sua esagitata allegria lo teneva lontano anche dai compagni e per questo non aveva molti amici: chiacchierava con chiunque grazie alla sua estroversione, ma non aveva stretto legami davvero profondi con nessuno, ad esclusione della ragazzina che aveva conosciuto durante il viaggio in treno, Lily Evans, anche se lei preferiva passare il tempo con quel suo amico unticcio di nome Severus.

I coetanei di Reg lo evitavano, per quanto possibile, visto che essere suo compagno di banco significava meritare sistematicamente una punizione per “chiacchiericcio e disturbo in classe”. La McGranitt lo rimproverava talmente spesso che una volta, per la disperazione, era arrivata a minacciarlo di sbatterlo fuori dall'aula.

L'unico professore che lo trattava con gentilezza era Lumacorno, ma Reg sospettava fortemente che centrasse la sua parentela con Mary Weasley: l'insegnante non faceva altro che cantare le lodi di sua sorella, augurandogli di diventare un campione di Quidditch proprio come lei.

«Professore, io cercherò di entrare in squadra già quest'anno!» gli disse un giorno Reg, eccitato dall'idea di giocare a Quidditch per Grifondoro.

Lumacorno ridacchiò divertito, muovendo su e giù i suoi grossi baffoni. «Oh, ma mio caro Reginald, nessun undicenne passa le selezioni».

«Be', io sarò il primo!» esultò Reg, alzando il pugno al cielo. Era sicuro di farcela anche perché sua sorella era la capitana e avrebbe avuto certamente un occhio di riguardo nei suoi confronti.

Grosso errore. Mary Weasley non era affatto tipa da fare favoritismi, tanto meno nel ruolo che rivestiva orgogliosamente da ormai tre anni; per di più, da quando era diventata capitana, non era ancora riuscita a portare la coppa alla sua casa, quindi era più che mai determinata a trovare il miglior Cercatore per giungere alla vittoria.

Il giorno delle selezioni, il piccolo Reg prese in prestito una delle scope in dotazione alla scuola e raggiunse lo stadio di Quidditch per mettersi in fila con gli altri aspiranti giocatori. Erano tutti più grandi di lui, e non solo d'età, ma anche fisicamente, visto che il più basso tra quelli lo superava di tutta la testa. “Meglio, significa che sono avvantaggiato in velocità e agilità!” pensò Reg, senza lasciar morire il suo entusiasmo.

«Vedrai che prenderà me come Cercatore» stava dicendo il ragazzo davanti a lui, un tipo con gli occhiali e i capelli indomabili, rivolto al suo amico.

«Certo che i ti prenderà, James, sei il migliore» rispose l'altro scuotendo le spalle, con un sorrisetto di superiorità.

«Vi sbagliate, prenderà me!» si intromise Reg, con energia.

I due si voltarono verso di lui e lo guardarono con aria derisoria.

«Mi sceglierà, vedrete» continuò Reg con cocciutaggine. «La capitana è mia sorella».

«Sei anche tu un Weasley?» domandò allora il ragazzino di nome James, con una sottile vena di ironia.

«Sì» rispose Reg in tono di sfida.

L'altro si lasciò sfuggire un sorrisetto compiaciuto. «Allora lascia che ti dica una cosa, Weasley» disse, avvicinandosi a lui con aria di superiorità. «Non si può battere un Potter. Soprattutto non con quella scopa buona solo per pulirci i pavimenti».

Reg stava per ribattere quando sua sorella entrò in campo e richiamò l'attenzione degli sfidanti. “Che odioso, quel Potter!” pensò il ragazzino, digrignando i denti. Passò i successivi dieci minuti a pensare a mille modi diversi per ucciderlo e farlo sparire dalla faccia della terra, cosicché si perdette la spiegazione di come si sarebbero svolte le selezioni.

«Tutto chiaro?» domandò Mary con voce autoritaria. Gli aspiranti giocatori annuirono convinti, mentre Reg si guardava intorno per capire cosa avrebbe dovuto fare.

«Reginald Weasley e Sean McPale» chiamò Mary. Aveva messo apposta il fratellino nel primo girone, per metterlo velocemente fuori gioco: non voleva che qualcuno l'accusasse di favoritismi.

Lo sfidante di Reg era un ragazzone del quinto anno, che al suo confronto pareva una montagna. Reg lo squadrò da sotto in su con gli occhi sgranati, proprio mentre uno dei due battitori liberava il boccino. Dopo avergli lasciato qualche minuto di vantaggio, Mary ordinò ai due aspiranti Cercatori di partire all'inseguimento.

Per fortuna McPale era abbastanza lento e goffo, per cui il piccolo Reg lo distanziò facilmente. Dopo poco tempo riuscì ad individuare uno scintillio dorato vicino alle tribune: era quasi certo che si trattasse del Boccino. Controllò che McPale non se ne fosse accorto e quando lo vide gironzolare intorno ai pali, si lanciò all'inseguimento del minuscolo brillio. Poco dopo alzava già al cielo il pugno chiuso attorno al Boccino.

La prima vittoria fu abbastanza facile perché il suo sfidante non aveva affatto le doti del Cercatore. O, forse, chissà, fu una botta di fortuna. Le successive giocate si rivelarono ben più difficili, ma Reg riuscì ad acciuffare sempre il Boccino prima dei suoi avversari.

Mary era abbastanza contrariata dalla cosa, perché non voleva quella pulce di suo fratello in squadra, ma almeno doveva ammettere che era singolarmente capace. E poi con quelle selezioni, nessuno avrebbe potuto accusarla di essere ingiusta.

L'altro sfidante che si stava distinguendo era James Potter*: aveva talento, e parecchio, anche. Si librava in aria con la sua scopa nuova di zecca con particolare maestria e se anche non era il primo ad avvistare il Boccino, era sempre il primo ad acciuffarlo perché era più veloce e più bravo a volare. Ad ogni sua impresa, sembrava vantarsi sempre di più, come se la conquista del Boccino d'Oro valesse un Ordine di Merlino Prima Classe. Reg cominciava ad odiarlo sempre di più, soprattutto perché si rendeva conto che sarebbe stata tra loro due la sfida finale.

Come aveva previsto, infatti, Potter vinse la semifinale contro una ragazzina di nome Julia, e così i due furono costretti ad affrontarsi. Tutti seguirono lo scontro con molto interesse. Da una parte quella pulce di Weasley a cui nessuno avrebbe dato un soldo di cacio, ma che aveva dimostrato di avere una grinta degna della sorella; dall'altra Potter, che si comportava come una promessa del Quidditch e, oltre che talento, aveva anche l'atteggiamento di un fuoriclasse.

«In sella alle scope» ordinò Mary ai due sfidanti, che eseguirono l'ordine guardandosi in cagnesco. La capitana liberò il Boccino d'Oro e gli diede un vantaggio di qualche minuto, poi fece partire i due ragazzi.

Il manico nuovo di Potter fece subito sentire la differenza con quello vecchio in dotazione alla scuola che aveva preso Reg.

«Mangia i rametti della mia scopa, Weasley!» sghignazzò Potter, lanciandosi in volo nel cielo plumbeo.

Reg digrignò il denti, ma non ci mise molto a raggiungere il suo avversario. Era determinato a batterlo più che mai, anche solo per strappargli dalla faccia quel ghigno irritante.

I due ragazzi svolazzarono per il campo, aguzzando la vista alla ricerca di uno scintillio d'oro. Potter controllava la zona intorno ai pali, mentre Reg preferiva innalzarsi per avere una visione complessiva. Passarono parecchi minuti di snervante attesa, finché Reg non notò un brillio proprio vicino alla tribuna. Doveva essere lui, il Boccino d'Oro! Potter era più vicino, ma non sembrava essersene accorto, così Reg si lanciò in picchiata. Nel momento stesso in cui il piccolo Weasley cominciò il suo inseguimento, l'avversario si mise a tallonarlo. Non ci volle molto perché la scopa più veloce di Potter gli permettesse di raggiungerlo e affiancarsi a lui.

«Sei una pulce, Weasley!» lo derise con gusto.

«Vedremo se avrai ancora voglia di ridere, quando avrò preso il Boccino!» gli rispose Reg, allungando la mano verso la piccola palla dorata che sfrecciava davanti a lui. Mancava poco! L'aveva quasi afferrato!

Proprio in quel momento, anche Potter staccò la mano dalla scopa, ma non si protese verso il Boccino. Afferrò, invece, il manico di Reg e con un violento strattone lo fece deviare. La pessima scopa della scuola reagì male alla spinta e roteò su se stessa come impazzita.

«Woooh!» esclamò Reg, sgranando gli occhi e afferrando il manico con forza, nel tentativo di raddrizzarlo. Non appena ne riottenne il controllo, si lanciò all'inseguimento di Potter, ma lui era in vantaggio e aveva una scopa decisamente più veloce. Dopo pochi secondi stringeva il Boccino nel pugno sollevato al cielo in segno di vittoria.

I due sfidanti tornarono a terra.

«Ottimo lavoro, Potter. Il posto è tuo» esclamò Mary, dandogli una sonora pacca di approvazione sulla spalla. Il piccolo pubblico scoppiò in un applauso e l'amico di Potter si fece avanti per congratularsi con lui. Potter, dal canto suo, sembrava bearsi di tutta quella attenzione.

«Ma come!» protestò Reg, infuriato. «Scegli lui? Ma ha giocato sporco!»

Potter gli si avvicinò con aria tonfa. «Dimostralo» lo sfidò con un sorriso beffardo.

Reg aprì la bocca scioccato, ma nonostante gli sguardi astiosi di tutti, che evidentemente pensavano non sapesse perdere, non si tirò indietro da dirgli in faccia quello che pensava di lui. «Sei l'essere più viscido che io abbia mai visto! Il tuo ego è talmente smisurato che si sente la tua puzza di cacca di troll a distanza di diecimila miglia! Dovresti alzarti la mattina e nel guardarti allo specchio dovresti vergognarti della faccia da scemo che ti ritrovi, perché sei uno che sa vincere solo imbrogliando. Mi ripugni!»

«Quanto a te...» continuò rivolto alla sorella. «Se scegli in squadra dei baroni come Potter, non ti meriti altro che perdere!»

E con quelle parole Reg si allontanò dal campo di Quidditch, tra gli sguardi allibiti e astiosi di tutti.




Ecco qui il nuovo capitolo! Come avrete notato, nonostante le mie pessime qualità grafiche, ho deciso che il titolo di ogni capitolo sarà accompagnato da un disegno. Questo non è il massimo, ma nei successivi ce ne sono parecchi che ho disegnato io. Spero che vi piacciano.

Ora, la spinosa questione del Quidditch: mi dispiace aver fatto perdere Reg, ma Harry è il più giovane giocatore da oltre un secolo, quindi necessità di IC mi impedivano di far ottenere il posto a Reg. Quanto a James, lo so che la Rowling in un'intervista ha detto che James Potter era un Cacciatore, ma quando ho letto quell'informazione, la mia mente ha provveduto a cancellarla dalla memoria, perché per me è inconcepibile. Non so se definire James un Cercatore sia Canon (in fondo, si rivela il suo ruolo solo in un'intervista), ma per me resterà sempre tale per due motivi: primo, nella “Pietra filosofale”, quando Hermione mostra il premio di James a Harry nella sala dei trofei c'è scritto “seeker” (lo so, è un film, ma Chris Columbus non è uno sprovveduto, quindi avrà scelto quel ruolo con cognizione di causa); secondo, è assolutamente immotivato che un giocatore di Quidditch giochi con un boccino d'oro (come fa Potter nel peggior ricordo di Piton) se non è un Cercatore. Spero che condividerete, almeno in parte, la mia scelta di fare di Potter un Cercatore.

Alla prossima settimana, e grazie a tutti!


EDIT: continua anche per questo racconto l'opera di risistemazione dei dialoghi!

   
 
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