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Autore: Beatrix Bonnie    08/01/2011    6 recensioni
Questa è la storia di Reg Weasley, un ragazzino allegro e forse troppo chiacchierone che si ritroverà a dover affrontare scelte difficili, più grandi di lui. Ma il suo infinito coraggio lascerà un segno in tutti quelli che gli sono vicini...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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Nota dell'autrice: la storia, pur facendo parte della serie “Trinity College” è sufficientemente indipendente, tanto da poter essere letta anche da chi non avesse presente i precedenti racconti. Tuttavia, ne è vivamente consigliata la lettura, perché l'autrice darà per scontato certi aspetti riguardanti la scuola irlandese di magia.






Il ragazzino osservò la sua immagine riflessa allo specchio: sembrava che un porcospino arancione avesse bellamente deciso di sedersi sulla sua testa. E tutte quelle lentiggini, poi? Non c'era modo di farle sparire? Fece un sospiro sconsolato, consapevole che quel ragazzetto mingherlino con i capelli sparati e un vecchio maglione ereditato dal cugino fosse proprio lui.

«Reginald!» lo richiamò una voce.

Il ragazzino si diede un ultima sistemata ai pantaloni e poi corse fuori dalla sua stanza.

Ad attenderlo in fondo alle scale stava sua sorella Mary. Per l'occasione aveva indossato un paio di jeans, un giubbetto di pelle nera e una maglietta a righe.

Reg digrignò i denti a vedere l'aria di superiorità che aveva stampata sul volto.

Aveva i suoi stessi capelli rossi e gli occhi marroni. Non era bellissima, ma sapeva come piacere; non era la più intelligente del suo anno, ma sapeva sfruttare le sue doti al meglio, dimostrando di essere più brava di quanto non fosse. L'unica cosa in cui eccelleva veramente era il Quidditch e questo le aveva garantito la protezione del professore di Pozioni, Lumacorno, che la trattava come fosse il gioiello migliore della sua collezione. Tutto il resto veniva di conseguenza: l'ammirazione dei suoi compagni, l'invidia delle altre ragazze, la stima dei professori. Non era perfetta, ma si atteggiava come se lo fosse.

E questo era ciò che faceva imbestialire Reg più di ogni altra cosa.

«Ti vuoi muovere?» lo aggredì non appena lo vide sbucare dalle scale. «L'Espresso per Hogwarts non aspetta i tuoi comodi».

«Ma magari potrebbe aspettare quelli della reginetta della scuola» la rimbeccò Reg, arricciando il naso in una smorfia.

Mary aprì la bocca per rispondere alla provocazione, ma fu costretta a bloccarsi quando vide comparire la madre alle spalle di Reg.

«Sempre dietro a litigare, voi due?» li rimproverò con uno sguardo severo.

Reg si sciolse in un sorriso a trentadue denti, nella speranza di intenerire la madre, ma a salvare i due ragazzi da una strigliata non fu quello: fu la teatrale entrata in cucina di Leopold Weasley.

«Guardate cos'ho scoperto!» esclamò il mago, sventolando in aria degli strani foglietti. Per poco non andò a sbattere contro il tavolo da pranzo, ma il suo entusiasmo non lo fermò.

«Che cosa, papà?» domandò Mary con poco interesse, ben sapendo che genere di cose eccitassero suo padre.

L'uomo mostrò quattro foglietti alla famiglia, con gli occhi che brillavano per la contentezza. «Me l'ha detto l'altro giorno Romeo in ufficio, mentre stavamo spedendo quel grosso pacco diretto in Tunisia» spiegò con un sorriso.

Il signor Weasley lavorava nell'ufficio postale di Diagon Alley, ma tutti conoscevano la sua spasmodica passione per i Babbani.

«Lo sapete che anche i Babbani usano i treni? E bisogna comprare questi assurdi biglietti. E i loro treni vanno ad elettricità!» esclamò soddisfatto, distribuendo i foglietti agli altri membri della famiglia.

«Cosa dovremmo farcene, caro?» domandò perplessa la moglie, leggendo le indicazioni sul proprio biglietto.

«È questa la parte interessante! Possiamo usarli per arrivare a Londra!» gioì il signor Weasley.

«Ma papà!» protestò Mary, evidentemente scioccata. «Abbiamo i bauli. E il gufo!»

«I Babbani viaggiano sempre con le loro valige» rispose imperterrito il signor Weasley.

«Che forza, papà!» esclamò Reg che, al contrario della sorella, era eccitato dell'idea. Aveva ereditato dal padre l'entusiasmo per qualsiasi nuova avventura, per cui arrivare su un treno Babbano alla stazione di King's Cross per il suo primo giorno di scuola a Hogwarts era un'opportunità stupefacente che non si sarebbe lasciato sfuggire.

«Sei sicuro che funzionino, caro?» domandò preoccupata la signora Weasley. All'opposto del marito, Grymill MacMillan era una donna pratica, veloce nella risoluzione dei problemi e con una mente improntata all'organizzazione. Non riusciva ad apprezzare tutte quelle follie del marito, o almeno, lo lasciava fare finché non comprometteva la buona riuscita dei suoi programmi. Arrivare a Londra con un treno era un azzardo che rischiava di far perdere l'Espresso per Hogwarts ai ragazzi, ma quando Leopold si metteva in testa una delle sue folli idee non c'era modo di farlo ragionare.

Fu così che la famiglia Weasley si avviò verso la stazione del paesino Babbano del Galles vicino alla loro fattoria, tra le sonore proteste di Mary e le rassegnate rimostranze della signora Weasley.

Reg trascinava il suo baule con entusiasmo, non solo per il viaggio in treno, ma soprattutto perché quella stessa sera avrebbe cenato nella Sala Grande di Hogwarst. Chissà a quale tavolo?

Lui era un Weasley e tutti i Weasley erano sempre stati dei Grifondoro: suo padre, lo zio Septimus, sua sorella Mary e il cugino Arthur. Ma la mamma era una MacMillan e come tale gli diceva sempre che sarebbe stato bene tra i Tassorosso, la sua casa, perché aveva un buon cuore. Tuttavia Reg preferiva finire tra i Grifondoro, perché aveva sempre sentito da Mary che i Tassorosso non erano molto considerati a scuola.

Una volta arrivati alla stazione, il signor Weasley rimase affascinato dall'obliteratrice, tanto che fece passare il suo biglietto almeno dieci volte, finché la moglie non lo trascinò via disperata, a seguito delle insistenti proteste di Mary. La famigliola si diresse verso il treno, trascinando i bauli e la gabbia con il gufo di Mary, attirandosi le occhiate sospettose di parecchi Babbani.

Sul treno, scelsero uno scompartimento dove c'era solo un uomo sulla quarantina con un paio di grossi occhiali di corno che guardava fuori dal finestrino. Il viaggio fu lungo ed estenuante perché il signor Weasley aveva preso i biglietti di un treno regionale che si fermava in ogni stazione di tutti i miseri paesini della campagna inglese. Mary continuava a lanciare occhiate astiose a suo padre, che nemmeno se ne accorse, tanto era intento a studiare il meccanismo che faceva scomparire il tavolino, corredato di posacenere e cestino.

Arrivarono alla stazione di King's Cross che mancavano pochi minuti alla partenza dell'Espresso. Attraversarono di fretta la barriera per il binario Nove e tre quarti, per ritrovarsi sulla banchina affollata di maghi e streghe che salutavano i figli. Mary fece un cenno veloce ai genitori, poi si affrettò a raggiungere le sue amiche.

«Fai il bravo» esclamò la signora Weasley, schioccando un bacio sulla guancia del figlio.

«E mandaci un gufo per dirci in che casa sei finito» soggiunse il signor Weasley, scompigliando i capelli di Reg.

Il ragazzino riservò ai genitori un sorriso smagliante, poi si fece aiutare a caricare il baule sul treno, mentre questo cominciava già la sua corsa. Reg si sporse dal finestrino del corridoio per salutare mamma e papà, finché una curva non li rapì al suo sguardo.

E finalmente c'era. Stava andando a Hogwarts anche lui!

Cominciò a trascinare il suo baule per il corridoio, rivolgendo un sorriso smagliante a chiunque incontrasse. Non gli importava che fossero studenti più grandi, di diverse case, che lo guardavano con aria perplessa. Non gli importava nulla di nulla. Stava andando a Hogwarts, santo folletto!

Finalmente individuò lo scompartimento dove si era rintanata sua sorella con le sue amiche e gli altri giocatori della squadra di Quidditch. Non appena aprì la porta scorrevole, tutti si voltarono a guardarlo.

«Sparisci, pulce» gli intimò sua sorella.

«Ma... non so dove andare» ribatté Reg, grattandosi il naso con la manica del maglione.

«Non è affare mio. Qui non ci puoi stare: è lo scompartimento delle persone importanti» gli rispose Mary, alzandosi per chiudergli la porta sul naso. Quando gli fu sufficientemente vicina da potergli parlare senza essere udita dagli altri, sussurrò: «Vedi di non stare attaccato alle mie gonne, chiaro?»

«Non temere, non rovinerò la tua aurea di fascino» gli rispose Reg, con una smorfia. Dopodiché si allontanò a grandi passi dallo scompartimento.

Dopo aver percorso quasi tutto il treno, ne scelse uno a caso, dove c'erano dentro solo due ragazzi che parevano essere al secondo o al massimo al terzo anno. «Posso?» domandò con aria rassegnata.

Il ragazzo, che indossava la divisa di Serpeverde, aveva il naso adunco e la faccia attraversata da una smorfia di disgusto, ma la sua compagna fu più veloce a rispondere.

«Certo» disse con un sorriso, indicando a Reg il posto al suo fianco.

Il Serpeverde si imbronciò e incrociò le braccia al petto.

La ragazza era invece una Grifondoro e a Reg parve strano che i due potessero essere amici, visto che appartenevano a case rivali.

Un silenzio imbarazzato scese sullo scompartimento, dopo che Reg ebbe finito di sistemare il suo baule sull'apposita retina. «Sei anche tu una Weasley?» esclamò allora Reg, tanto per fare conversazione.

«Come scusa?» gli chiese la ragazza, con un sorriso divertito.

«No, sai... è per via dei capelli rossi. Dopotutto, noi Weasley siamo talmente tanti che probabilmente ho dei lontani cugini anche in Antartide» ridacchiò Reg, alzando le spalle a mo' di scusa.

«Tu sei un Weasley?» si intromise allora il ragazzo scontroso.

Reg gonfiò il petto con evidente orgoglio, tanto che non ci fu bisogno che rispondesse a parole.

«Sei parente di Mary?» chiese la ragazza dai capelli rossi.

A quella domanda Reg sbuffò e incrociò le braccia al petto. «Purtroppo è mia sorella» si arrese alla fine, roteando gli occhi.

Un nuovo silenzio piombò nello scompartimento. Il Serpeverde era evidentemente scocciato dalla presenza di Reg, che gli impediva di parlare con la sua amica; la ragazza invece sembrava più disponibile, ma dopo avergli rivolto le solite domande di rito, non sapeva come sciogliere l'atmosfera tesa che si era creata.

«Lily, dobbiamo andare» sbottò ad un certo punto il Serpeverde. La ragazzina di nome Lily gli rivolse uno sguardo perplesso, così l'amico continuò: «Al vagone del professor Lumacorno, ricordi?»

«Oh, anche io conosco Lumacorno» intervenne Reg, con entusiasmo.

«Mi spiace, ma è solo una cosa per quelli che fanno parte del Lumaclub» gli rispose invece il ragazzo, alzandosi e facendo cenni alla sua amica di seguirlo.

Lily rivolse a Reg un sorriso a mo' di scusa, poi si affrettò a seguire il Serpeverde.

Reg era convinto che l'impegno dei due ragazzi non potesse durare più di un'oretta, quindi non si preoccupò troppo di restare da solo nello scompartimento. Invece non tornò più nessuno per tutto il viaggio. Venne solo la signora grassa che spingeva il carrello dei dolci, ma Reg non poté comprare nulla perché sua mamma non gli aveva dato dietro qualche spicciolo, ma un misero panino al tonno per il pranzo.

Quando finalmente il treno cominciò a rallentare, Reg aveva già indossato da un pezzo la sua divisa, ereditata dal cugino Arthur che ormai aveva già finito la scuola.

Scese sulla banchina con un tale entusiasmo che, sa avesse potuto, si sarebbe messo a saltare in giro per scaricare tutta l'energia che aveva accumulato. Si guardò attorno eccitato, ma non riconobbe nessuno che poteva essere del primo anno, finché una grossa manona non lo afferrò per la collottola della camicia e lo sollevò in aria.

«Tu dove pensavi di andare?» gli domandò con voce cavernosa un enorme orso peloso.

No, non era un orso: era un grosso umano con un cespuglio di capelli crespi e una folta barba nera. «Woow!» esclamò estasiato Reg, sgambettando in aria con entusiasmo. «Tu sì che sei grosso!»

«E tu, invece, devi stare qui» rispose l'omone, depositandolo a terra in mezzo agli altri ragazzini del primo anno. «Ora voi mi seguite, che attraversiamo il lago con le barche» continuò, conducendo gli atterriti ragazzini lungo un sentiero ripido e stretto.

Dopo qualche minuto di cammino silenzioso, perché tutti erano troppo immersi nei propri pensieri per poter parlare, il sentiero si spalancò all'improvviso, aprendo la visuale sul margine di un grande lago nero. Appollaiato in cima ad un'alta montagna, con le finestre che brillavano nel buio della notte, si stagliava un grande castello con molte torri e torrette.

«Hogwarts...» sussurrò Reg, pieno di ammirazione. Finalmente c'era anche lui!

Attraversarono il lago su delle barchette a quattro posti, ma Reg non degnò nemmeno di uno sguardo i suoi compagni, troppo preso dalla sagoma del castello che si innalzava davanti ai suoi occhi. La loro gigantesca guida li fece attraccare in un porto nascosto, poi li affidò alle cure di una donna con i capelli raccolti e lo sguardo tagliente. Aveva un paio di occhialetti quadrati adagiati sul naso e la bocca era talmente sottile che sembrava non fosse capace di incrinarsi in un sorriso. «Molto bene, ragazzi. Io sono la professoressa McGranitt, vicedirettrice di Hogwarts e direttrice della casa di Grifondoro» si presentò l'insegnante. Dopodiché spiegò le regole della scuola, ma Reg non ascoltò nemmeno una parola perché era intento ad osservare il castello in ogni suo mimino dettaglio.

La professoressa li condusse all'interno e poi fino alla Sala Grande. «Quando entreremo, io vi chiamerò per nome e voi vi sederete sullo sgabello; io vo metterò in testa il Cappello Parlante che vi smisterà in una delle quattro case: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde» spiegò la professoressa McGranitt, squadrandoli con aria severa. Infine, si voltò e spalancò il portone sotto i loro occhi.

Reg ne aveva sentito parlare tante volte, da sua sorella, dai suoi genitori, da suo cugino. Eppure vederla, vedere la Sala Grande illuminata da tutte quelle candele che galleggiavano a mezz'aria, il suo soffitto che sembrava uno squarcio sul cielo stellato, tutti quegli studenti...

«Ehi!» protestò un ragazzino moro davanti a lui.

Reg smise di procedere con il naso rivolto all'insù solo quando andò a sbattere contro il ragazzino che si era lamentato. «Scusa» bisbigliò Reg con un mezzo sorriso, ma l'altro gli riservò solo uno sguardo di sufficienza, prima di voltarsi verso la McGranitt, che aveva ormai raggiunto lo sgabello con sopra il Cappello Parlante. Da uno squarcio nel mezzo, il Cappello cominciò a parlare, recitando una buffa filastrocca che Reg non capì molto. Parlava di virtù, di unicità e unione, insomma, cose troppo difficili per un ragazzino di undici anni tutto concentrato sul prossimo Smistamento.

«Abbott Theodor» chiamò la professoressa McGranitt, quando il cappello ebbe finito di recitare la sua filastrocca, e un ragazzino biondo si fece avanti titubante. La professoressa gli mise in testa il Cappello Parlante, che dopo qualche secondo esclamò: «Tassorosso!»

Il tavolo alla destra di Reg scoppiò in un fragoroso applauso, mentre Theodor Abbot si unì ai suoi compagni di casa.

«Black Regulus».

Il ragazzino moro a cui Reg era andato addosso si fece avanti. Il Cappello Parlante questa volta ci impiegò parecchio tempo a scegliere, ma alla fine lo mandò a Serpeverde.

Reg aspettò con ansia il suo turno, ben sapendo che sarebbe stato uno degli ultimi. Pian piano tutti i ragazzi vennero smistati in una delle quattro case, finché non restarono solo in tre davanti al tavolo dei professori.

Reg non era abituato ad essere agitato, non era da lui, ma quando la professoressa McGranitt chiamò il suo nome, non poté evitare che il suo cuore cominciasse a battere all'impazzata nel petto. Era il momento della verità. Prese un profondo respiro e andò a sedersi sullo sgabello, mentre l'insegnante gli poneva sul capo il Cappello Parlante.

Oddio, eccone un altro!” esclamò una vocina dentro la sua testa. “Ma voi Weasley non finite mai?”

Reg ridacchiò tra sé. “Mandami tra i Grifondoro, dai, dai!” pensò con forza, sperando di influenzare la decisione del cappello.

Dici? Anche tra i Tassorosso staresti bene: sei leale e onesto.” continuò la voce.

No, no, voglio essere un Grifondoro!” protestò Reg.

Be', sei anche molto coraggioso... e va bene, vada per...”

«Grifondoro!»




Eccomi qui, come promesso, con il nuovo capitolo per il secondo sabato di gennaio! Non so per voi, ma per me questo mese è passato in un batter d'occhio. Però sono contenta, perché mi mancava l'idea di dover aggiornare il sabato mattina, di preparare il capitolo per il venerdì sera, di aspettare le recensioni... anche se devo dire che mi sento un po' spaesata così lontana dal Trinity!

Spero che i fratelli Weasley vi siano piaciuti! Mary non è certo miss simpatia, ma avrà tempo di ricredersi.

A presto,

Beatrix



EDIT: comincia anche per questo racconto l'opera di risistemazione dei dialoghi!

   
 
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