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Autore: Alessia Killyourself    16/01/2011    0 recensioni
Reira Smith.
Una ragazza cacciata di casa.
Un amore non corrisposto..
Pugnalate alle spalle e depressione.
Riuscirà a toccare la felicità?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi trasferii al età di sei anni da New Orleans in Giappone,a Tokyo. Avevo quindici anni quando fui cacciata di casa da quel ubriacone di mio padre e quella tossica che era mia madre. Una quindicenne con i propri sogni e le proprie ambizioni,cosa ci sarà di tanto speciale per cui spreco i miei ultimi attimi di vita a raccontarvi la mia storia,vi chiederete. E avete ragione,non so nemmeno perché lo sto facendo,forse lo faccio per me. Chi sa. Era il ventuno gennaio duemilaotto,a Tokyo c'erano 0° in punto e faceva un freddo del cavolo. Erano le 18:30 quando cercai di sgattaiolare fuori dalla prigione che era casa mia per partecipare alla festa della mia migliore amica,che tanto amica non era, Tracy. Di solito mio padre ritornava alle quattro di notte mentre mia madre era troppo fatta e occupata a fare sesso con qualcuno per fregarsene di me. Quella sera no. Mio padre era seduto,grasso e con un pacchetto di patatine e cinque birre sul divano che si guardava un osceno film porno sorridendo. Mi faceva schifo guardare quelle scene,tizie che urlavano come se fossero possedute e nude,che schifo. Quando si accorse di me la sua espressione mutò improvvisamente e dal deliziato,che schifo,all'arrabiato-schifato. Ricordo ancora le sue parole urlate con un disprezzo disarmante. “Che cazzo ti sei messa addosso? Cos'è quella gonna?! Vuoi sembrare una puttana,come quelle dei film?!”si avvicinò e mi schiaffeggiò con tutta la forza che possedeva facendomi cadere a terra. Il labbro era spaccato e sentivo il sapore del sangue in bocca. “Se vuoi fare la puttana quale sei puoi andartene di casa!”si avvicinò e alzandomi di peso stringendo il mio polso sottile con forza mi scaraventò fuori di casa dandomi un altro ceffone. Con tutto il coraggio che possedevo entrai in camera mia dalla finestra aperta per una stupida dimenticanza che mi era stata molto utile e presi tutti i miei risparmi. Millecinquecento dollari che avevo guadagnato lavorando duramente per comprarmi un Pc “Mac” e andai in camera di mio padre che aveva lasciato il suo portafogli incustodito con cinquecento dollari. Li rubai,tornai in camera e mi preparai una borsa con i pochi vestiti che possedevo,il cellulare,l'ipod e qualche Snak che avevo conservato,i miei libri e i cd. La borsa era più o meno pesante ma non mi importava. Uscii dalla finestra e scappai in cerca di un Hotel di poco prezzo,ne trovai uno qualche ora dopo, venti dollari a notte. Era un hotel un po squallido ma perfetto per me. Il giorno dopo chiamai Tracy e non potete mai immaginarvi come andò. “Pronto”disse una voce squillante al telefono. “Tracy,sono Reira”dissi con la voce impassibile. “Ciao!come stai?! Cavoli,se devi dirmi qualcosa fallo in fretta che ero in procinto di scoparmi quel figo di Alexander Havery”disse. E mai come prima mi fece schifo immaginandomi le urla come nel film di mio padre. “Mi hanno cacciata di casa,sono in un mare di guai e vivo in un Hotel”dissi,la voce stridula. “Oh...a me che me ne importa? Tesoro è vero che sono una tua amica ma non sono un amica così stretta. Cavatela da sola..ah Alexander non iniziare a togliermi già le mutandine!...Ohu scusa,comunque dicevo,cavatela da sola. Addio”disse. “Ma...”cercai di replicare ferita. “Tu Tu Tu...” Non lo dimenticherò mai. Mi sentii tradita. Passarono due mesi,lavoravo e andavo a scuola evitando Tracy finché un giorno non notai scritto sul giornale. Disponibile un appartamento: Via **** **** numero 21. Con coinquilino. Numero di telefono:********** Ero al settimo cielo,finalmente un appartamento! Andai il giorno dopo dal proprietario che mi diede le chiavi di casa. Il mio coinquilino era un maschio,mi aveva spiegato il proprietario,aveva diciotto anni e faceva l'ultimo anno di liceo,era un bravo ragazzo dai sani principi e fidanzato da due settimane con una ragazza,sembrava abbastanza preso. Dopo qualche giorno decisi di trasferirmi da quella stanza d'albergo. La casa era grande,c'erano due camere da letto e un bagno,un grande salone,una cucina piccolissima e una sala da pranzo,poi c'era un grande balcone. Sistemai tutti i miei pochi oggetti e vestiti felicissima nella camera vuota. Dopo qualche ora sentii una chiave che apriva la porta e un ragazzo,bellissimo,entrò nella stanza. Aveva i capelli neri e brizzolati,gli occhi azzurro mare e profondi e un corpo invidiabile,era perfetto. Quando sorrise e si presentò il mio cuore perse un battito. Si chiamava Jack Rossi ed era Italo-Giapponese,poteva sembrare un cattivo ragazzo dal suo look trasandato,jeans strappati,camicie e giacche nere e i capelli brizzolati ma era un bravissimo ragazzo con un gran cuore. Era andato via perché la sua famiglia aveva un enorme ristorante italiano in centro e volevano che lui seguisse le loro orme e non che seguisse la sua passione: Fare il pittore. Passarono i mesi e i trovavo benissimo in quella nuova casa,risparmiavo soldi perché ci dividevamo l'affitto,lasciai il licei e comprai una chitarra elettrica,come l'avevo sempre desiderata, iniziai a scrivere una canzone buttando di tanto in tanto qualche pezzo con la chitarra. Il testo era finito ma avevo bisogno di altri musicisti per suonare,e senza era impossibile. Jack non sapeva suonare nessuno strumento ma aveva un amico con Una band bisognosa di Vocalist. Mi indusse a fare un provino nel loro Garage,furono entusiasti della mia voce,mi fecero cantare qualche strofa di 3 Doors Down - Here Without You una canzone più tosto difficile. Furono felicissimi per la mia performance ed entrai nel gruppo. Ancora non mi fidavo molto di loro quindi non gli mostrai il testo della mia canzone. Passò un anno,con la Band andava tutto a gonfie vele ma ancora non avevamo debuttato mentre con Jack ero sempre più unita. Inevitabilmente mi innamorai di lui. Forse questa è stata la mia condanna a morte,lui era fidanzato da ormai un anno e sembrava felice. Ormai mi fidavo completamente della band e così gli mostrai il testo della Mia canzone. Non l'avessi mai fatto,maledetta me. Rubarono il testo e gli accordi con la chitarra,non li sentii per mesi. Dopo un po ascoltai una canzone in radio. Era la mia,e loro l'avevano rubata. Cantava un altra ragazza,una ragazza con la voce un po' più decisa della mia. Scoppiai in lacrime per la disperazione,avevano rubato la mia canzone quei bastardi! Jack andò su tutte le furie e quando andò a far visita al suo amico gli diede tante di quelle botte da mandarlo in ospedale. Mi consigliò di scriverne un altra più bella di fargliela vedere,ci provai ma non ci riuscii. Ero letteralmente in crisi, Dopo qualche mese mi chiamò mio padre,la voce segnata dalla sofferenza,ero scioccata. Mia madre era morta. Andai al suo funerale ed incontrai anche mio padre che mi guardò con un disprezzo disarmante. Fu un periodo orribile,cadi in depressione e diventai scheletrica,l'unica cosa che mi permetteva ancora di vivere era il mio amore per Jack e la sua voglia di farmi sopravvivere. Insisteva a farmi mangiare,gli sarò grata a vita. Anche se sono ad un passo dalla morte. Ormai ero priva di vita,non avevo un motivo per sopravvivere e tentai due volte il suicidio ma non ci riuscii,avevo paura. Ero tristissima,stavo uno schifo totale,piangevo ogni singolo giorno.
   
 
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