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Autore: Ashbear    16/01/2011    1 recensioni
Rinoa e Squall. Una storia per tutti coloro che non avrebbero mai voluto che la storia d'amore finisse. Nella buona e nella cattiva sorte, questa storia segue i primi quattro mesi della loro relazione. È il viaggio della scoperta, il viaggio che insegna.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DANCING IN TIME
scritto da Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly e Shu
~ Capitolo X. Tempo di Guarire ~

14 maggio

I rebbi di metallo mandarono uno stridio acuto urtando contro la superficie. Lei sospirò, mentre spostava con la forchetta da una parte all'altra del piatto il suo contenuto. Ma perché cavolo aveva deciso di ordinare un'insalata? Aveva bisogno di qualche genere di 'cibo confortante', e l'aspetto desolato della lattuga non faceva molto per risollevarle lo spirito. Giocherellando in automatico, riuscì a infilare l'anellino circolare di un'oliva nera in uno dei rebbi della forchetta, e poi restò a guardare in trance come scivolava giù verso la base dello strumento metallico.

Squall odiava le olive nere.

Okay, non era la più grande rivelazione del mondo, ma chissà come in quel momento qualsiasi pensiero sembrava ricondurre a lui. Sì, persino la semplicità dell'ortaggio sferico le inondava la mente di ricordi, la maggior parte dei quali consisteva nell'aver assistito a quali faticosi estremi il ragazzo si spingesse per nascondere che non gli piacevano le verdure.

Rinoa scommetteva che nessuno dei suoi amici sapesse a cosa arrivava soltanto per evitare di mangiare certi ingredienti. Era tutta questione di rapidità di mano e anni di allenamento se il suo 'segreto' era rimasto ignoto ai più. Ridacchiò piano mentre un accenno di sorriso non poteva fare a meno di sfuggirle dalle labbra.

L'aveva beccato solo di recente che nascondeva delle carotine nella stagnola delle patate al forno; e dopo di quello, si era accorta che passava le verdure indesiderate ad Angelo... Purtroppo, anche se il Comandante non lo sapeva, pure il cane condivideva la sua avversione ai piselli, e li riponeva al sicuro nelle scarpe da tennis di Rinoa.

"Terra chiama Rinoa." La giovane strega sobbalzò appena quando una mano le venne sventolata rapidamente davanti al viso.

"Scusa Selphie, ti sto ascoltando."

"Davvero?"

"Certo, mi ero solo distratta un secondo... vai avanti... stavi parlando dell'organizzazione per la festa dei diplomati, no?"

"Sì... cinque minuti fa. Rin, sul serio, non c'è problema, possiamo andarcene a casa se non ti va di stare fuori città stasera." Selphie offrì all'amica uno sguardo di comprensione.

"No, davvero, non voglio rientrare. Ho solo bisogno di stare per un po' lontana dal Garden... mi spiace di non essere di grande compagnia."

"Tu sei sempre una buona compagnia, anche se i tuoi pensieri continuano a vagare su verso Trabia... o dovrei dire verso qualcuno in particolare a Trabia."

"Come hai fatto a capirlo?"

"Credimi Rinoa, non sei la migliore a nascondere le tue emozioni."

Sospirò, infilzando una rapa rossa con la forchetta. "No, in quello non sono mai stata brava. E quindi quando voglio dire qualcosa di importante, in genere viene fuori che suona immaturo o stupido."

"Non è stupido se ti viene dal cuore."

"Grazie, Selphie."

Dopo aver mischiato di nuovo il contenuto del suo piatto, Rinoa finalmente capitolò, posando la forchetta in segno di resa. Con una mano sulla fronte, guardò la sua compagna di cena cercando di immaginarsi la maniera più velata di domandare quella cosa. La perseguitava da un po', sin da quella sera dalla Madre e Cid. Squall aveva accennato più di una volta a quello che lei aveva visto, cercando di sapere a quali eventi Artemisia l'avesse fatta assistere. Eppure, in qualche modo, nemmeno la mattina prima che lui partisse aveva trovato il coraggio di chiederglielo.

"Selphie." Rinoa si ritrovò quasi a trattenere il fiato mentre la domanda le sfuggiva dalle labbra. "Sai se Squall ha mai avuto una ragazza?"

"Una ragazza? Squall?" La ragazza bruna non poté nascondere il tono incredulo nella voce. "Il nostro Squall?" Selphie si interruppe un attimo, e si accorse che la sua amica era seria -non che avrebbe potuto scherzare su un argomento del genere. Era evidente che era qualcosa che preoccupava la giovane strega. Selphie desiderò di poter dare una risposta chiara. "Sinceramente, Rinoa, ne dubito. Voglio dire... non che io sia proprio la persona giusta a cui chiedere. Mi ero trasferita qui giusto da poco prima che voi due vi conosceste, e non ero al corrente degli ultimi pettegolezzi. Ma non ho mai sentito nessuna voce su nessuna ragazza tranne te... c'è un motivo per cui me lo stai chiedendo?"

"È una storia lunga." Rinoa chiuse gli occhi, quasi imbarazzata per aver fatto sul serio quella domanda. "Ma davvero, non importa se l'ha avuta. Mi chiedevo solo perché non ne abbia mai accennato, o perché si è comportato come se io fossi la prima che abbia mai baciato."

"Magari lo sei, e stai solo facendo vagare l'immaginazione. Stiamo parlando di Squall dopotutto."

Le sarebbe piaciuto che fosse così. Sfortunatamente, era una delle immagini incise nella sua mente da Artemisia: e persino la Madre conveniva che la strega del futuro non aveva la facoltà di alterare gli eventi della realtà, solo di alterare il modo in cui questi venivano percepiti. Onestamente, a Rinoa non importava se quelle immagini erano vere; si chiedeva soltanto perché Squall non ne avesse mai fatto cenno con lei. Forse i ricordi erano troppo dolorosi, o forse voleva solo dimenticare, non le importava in nessuno dei due casi. Era solo il silenzio a darle fastidio.

"Probabilmente hai ragione, Selphie," concordò, desiderando solo di lasciar cadere del tutto l'argomento. Mentre prendeva un sorso del suo tè freddo, una cosa che Selphie aveva detto le balenò alla mente. Il suo tono virò al curioso mentre le chiedeva, mezzo scherzando, "Hai detto 'nessuna voce che non riguardasse me'? Allora mi stai dicendo che hai sentito cose su di me... e Squall?"

"Uhm... posso dire di no?"

"Puoi, ma te lo tirerò fuori lo stesso. Ho i miei metodi, lo sai."

"Che paura." Selphie alzò gli occhi al cielo di fronte alle minacce dell'amica.

Rinoa fece un sorriso furbo mentre articolava cinque parole, "piume di chocobo e Irvine."

"Oh Dio! Come lo sai?"

"Beh, sai che non sono l'unica ad ascoltare i pettegolezzi... e poi è venuto da me quando non trovava la dottoressa Kadowaki chiedendomi se sapevo come mandar via un'eruzione cutanea. A quanto pare, è parecchio allergico alle piume."

*~*~*~*~*

Il disturbo della radio si fece più forte, coprendo del tutto la musica in sottofondo. L'esperto di arti marziali si alzò dal pavimento, mugugnando qualcosa sul fatto che erano intrappolati in una 'zona morta' per la radio. L'unica stazione che pareva ricevessero chiaramente ripeteva di continuo le condizioni dello sci a Trabia, che erano piuttosto buone grazie ad uno strato di neve fresca.

"Ehi Squall, vuoi imparare a sciare?"

"No." La risposta fu breve e diritta al punto.

"Perché no? È l'occasione perfetta per imparare. Non è che la temperatura a Balamb scenda mai sotto zero, e così poi possiamo far colpo sulle ragazze qualche giorno con le nostre spettacolari abilità."

Il Comandante alzò la testa dalle mappe che aveva di fronte, e sollevò un sopracciglio ripetendo, "Spettacolari abilità?"

"Beh, dai, hai capito, oltre a quelle cose che ci vengono naturali. Voglio dire, è come quando ho iniziato a imparare ad andare sul T-Board, c'è voluto un po' per diventare esperto, ma ora posso impressionare praticamente chiunque con la mia bravura pazzesca. Pensaci, potremmo metterci tutti insieme e affittare una baita lassù nel cuore delle montagne. Di giorno dominiamo le discese, e la sera ci beviamo cioccolata calda davanti al camino scoppiettante."

Persino il Comandante doveva ammettere che l'idea di starsene accoccolato con Rinoa davanti ad un fuoco era attraente... ma il pensiero di avere appresso il resto della gang chissà perché ma interferiva con la pacifica immagine. In un certo qual modo, il pensiero di Irvine e Zell che ingaggiavano una battaglia a palle di neve dentro casa sembrava più realistico di quanto non lo fosse il termine 'pacifico'. Se in quella baita ci doveva stare qualcuno, quelli sarebbero stati lui, Rinoa, e il caminetto.

"È ancora un no, Zell... e hai appena detto bravura pazzesca?"

"Aaaah Squall... sei qui da due settimane e hai perso tutto il senso dell'avventura. Non voglio pensare a come sarai dopo due mesi senza Rinoa."

Il cavaliere si passò una mano fra i capelli, trasalendo dentro di sé al sentire quel nome pronunciato ad alta voce. Non era una cosa che avrebbe dovuto infastidirlo. Solo che, in un certo senso, non era pronto ad ammettere fino a che punto lei gli mancasse. E Dio, se gli mancava Rinoa. Ma non era questo il punto: si trattava di lavoro, e non di una vacanza per imparare a sciare. Stavano ricostruendo qualcosa che non sarebbe mai dovuto crollare, e i suoi pensieri egoistici non sarebbero serviti a combinare niente.

I residenti del Garden di Trabia avevano bisogno di un po' di stacco, così il personale amministrativo se n'era andato per fare qualche attività organizzata. Tutti gli studenti dovevano vivere con il senso di colpa e i ricordi per il resto della loro vita: qualche breve ora di distrazione costituiva a volte l'unica loro salvezza dalla realtà.

Ancora una volta i pensieri del ragazzo vagarono verso il come-sarebbe-potuto-essere -se solo fosse fuggito prima dalla Prigione del Deserto. C'erano mille strade che avrebbe potuto prendere...

Squall fermò mentalmente se stesso prima di ritrarsi in quel mondo buio che ancora abitava la sua mente. Questo non avrebbe aiutato nessuno, come non aiutava imparare a sciare. L'unica cosa in suo potere era concentrare tutti i suoi sforzi nel progetto della ricostruzione, lasciando privata la sua vita privata per la durata della sua permanenza.

"Zell, non so come sarò tra due mesi. Spero solo che allora Trabia sarà un po' più vicina ad essere completata, e che sarò stato parte della cosa."

L'esperto di arti marziali non rispose all'affermazione di Squall. Zell capiva che il suo amico stava più o meno rivivendo una vecchia lotta che infuriava dentro di lui. Una parte del Comandante voleva comunicare i propri sentimenti, e un'altra voleva nascondersi dietro le antiche barriere.

Alla fine, Zell era convinto che il suo amico semplicemente non sapesse come comportarsi con i sentimenti che si stavano svegliando dentro al suo cuore. In silenzio, desiderò che Rinoa fosse stata lì, se non altro per impedire che Squall si ritirasse del tutto in quel suo mondo interiore. Eppure sapeva che il Comandante ci stava provando, ed era questa la differenza che lo allontanava dal suo vecchio modo di essere.

*~*~*~*~*

Rovistava nella borsetta, cercando disperatamente di trovare la chiave della sua stanza al dormitorio. Imprecando sottovoce, Rinoa alla fine mollò la busta della spesa e, frustrata, la lasciò cadere a terra. Frugò il contenuto del portafogli finché non trovò la tessera, e la passò irritata nel lettore. Il suo primo tentativo ottenne solo una luce intermittente rossa, che significava che aveva inserito la tessera in modo sbagliato. Sentì che ora come ora la tecnologia si stava prendendo gioco di lei. Ripeté il gesto una seconda volta, più lentamente, cosicché stavolta la macchina lo registrasse correttamente. Appena sentì il meccanismo di chiusura che scattava spinse la maniglia, maledicendo ancora sottovoce la sua esistenza. Mentre tornava indietro per riprendere la borsa della spesa, fu colta alla sprovvista quando un'allieva le si parò direttamente davanti.

Si portò una mano al petto, sentendo il battito del cuore che martellava in tutto il suo corpo. Sembrava che qualsiasi cosa riuscisse ad agitarla, e il suo livello di stress si stava moltiplicando come Moguri impazziti da che lui era partito, sedici giorni prima. Sorrise, cercando di riguadagnare una certa facciata di normalità... cosa che in quel momento si stava sbriciolando di minuto in minuto.

"Posso aiutarti?" Le parole furono le più educate possibili visto il suo livello di frustrazione.

La giovane studentessa si piegò a raccogliere la busta che ancora giaceva sul pavimento, e sorrise educatamente a Rinoa, inclinando un po' la testa da un lato.

"Mi chiedevo solamente se tu sapessi quando esattamente Squall dovrebbe tornare?"

Okay, non avrebbe dovuto suonare come una domanda; era ovvio di 'chi' la ragazza avesse appena chiesto, e che lui, essendo un Comandante, era necessario per la gente. Ma perché la 'gente' sembrava essere per lo più di genere femminile? Perché quella tipa non poteva trovarsi qualcun altro a cui chiedere? E doveva proprio chiamarlo per nome?

"Sì, sai, il Comandante."

Okay, Rinoa non poteva dire se fosse stupidità o sarcasmo, ma decisamente c'era qualcosa nel tono della ragazza. È il 'Comandante Leonhart' per te... piccola... ribatté la sua voce interiore. Ma al di fuori, cercò di restare professionale.

"Scusami, non ho capito il tuo nome."

"Oh, è perché non me l'hai chiesto."

Rinoa strinse i denti. Gli dei si stavano facendo delle grasse risate, o no?

"E ti chiami..."

"Weiila, sono una studentessa del Garden."

Fantastico, ha proprio una passione per le ovvietà. Prendendo un bel respiro, e fingendo un sorriso, Rinoa finalmente rispose, "beh, il Comandante proseguirà il suo impegno per altre cinque settimane. Sono sicura che se è un'emergenza, qualcun altro più che competente dello staff del Garden potrà assisterti." Meraviglioso... adesso suonava come un depliant di reclutamento della SeeD.

"No," rispose infine l'allieva, porgendo la busta della spesa a Rinoa, "non importa... è una cosa personale. Sai se controlla regolarmente la casella e-mail?"

"Suppongo di sì," riuscì ad articolare tra i respiri. Personale un-- Rinoa frenò il commento, dandosi uno schiaffo da sola dentro di sé. Quella ragazza non aveva fatto nulla di male, beh, a parte chiamarlo 'Squall' e dire che era una 'cosa personale', ma era qualcosa che bisognava aspettarsi dato il suo rango. Rinoa non era mai stata un tipo geloso. Ok, magari era perché non era mai stata innamorata... fino ad ora. Ed esattamente di cosa doveva essere gelosa in questo momento? Una ragazza giovane e carina, in gonna corta - facciamo pure una gonna molto corta - e decisamente troppe vocali nel nome, che chiedeva del suo ragazzo. Era un genere di cose che a lui accadevano tutti i giorni.

Tutti i giorni? Bene, quell'uscita non aiutava il disagio che già circondava quel momento. Aveva davvero bisogno di parlare con qualcuno... qualcuno che le dicesse che si stava solo preoccupando troppo. Era proprio questo ciò che Artemisia voleva, e Rinoa stava ricominciando a sentire di nuovo la stessa diffidenza. Forse se avesse potuto confidarsi con qualcuno, qualcuno che non era Squall... Se fosse stata più forte, si sarebbe confrontata su tutto con lui settimane prima. Forse se lui fosse stato lì... adesso. Ma era lontano migliaia di chilometri, e il telefono non era personale come guardarlo negli occhi.

"Scusami," tagliò corto Rinoa, scaraventando la busta di plastica dentro la sua camera. "Mi sono appena ricordata che ho un impegno."

*~*~*~*~*

Passò in fretta i corridoi, e prese un ascensore per il piano dei senior dello staff: era dove alloggiavano quasi tutti gli istruttori, a differenza della sua sezione, che comprendeva per la maggior parte stipendiati non SeeD. Non sapeva bene cosa la stesse portando lassù, ma una parte di lei aveva sempre saputo che questo era inevitabile. Anche se probabilmente quello non era il giorno migliore, era tutto ciò che aveva in quel momento. Forse, nonostante tutte le volte che aveva detto a Squall di aver accettato le immagini del passato, parte del suo cuore ospitava ancora dei dubbi. Con l'assenza di lui, aveva preso a mettere in discussione tutto; non la loro relazione in sé, ma il ruolo che vi giocava lei.

Mentre bussava piano alla porta, da una parte avrebbe desiderato che l'istruttrice non rispondesse. Non voleva certo spiattellare tutti i dettagli della relazione sua e di Squall, ma c'erano alcune cose su cui aveva bisogno di rassicurazione. Forse l'unica persona con cui poteva parlare... era quella che aveva studiato il suo comportamento più a lungo. Contro le sue proteste interiori di poco prima, la porta si aprì, e l'istruttrice sorrise, spostandosi le lunghe ciocche di capelli dietro la spalla.

"Ehi Rin, che sorpresa vederti."

"Quistis, hai un minuto?"

"Ma certo, ogni pausa da questi fogli di tesi è benvenuta. Ci sono solo migliaia di modi diversi per mettere in parole la storia dei GF nella nostra società, prima che io senta il bisogno di sacrificarli tutti al Megaflare di Bahamut."

"È così tremendo, eh?"

"Peggio. Dai, vieni, ti va qualcosa?" Quistis fece un passo indietro per lasciar entrare Rinoa. "Ho una caraffa di caffè appena fatto, oppure potrei fare un po' di tè alle erbe."

"No, davvero, a posto così, non mi trattengo per molto." Guardando la professoressa negli occhi, la strega si chiese perché esattamente fosse venuta . Che cosa aveva sperato di guadagnare parlando con Quistis? Alla fine poteva essere peggio per entrambi... forse la cosa migliore era semplicemente lasciar svanire qualche ricordo. "Mi dispiace... non so nemmeno che sto facendo qui. Devo andare... scusami per il disturbo."

"Rinoa, aspetta." la pregò Quistis, allungando la mano verso il braccio della ragazza più giovane. "Penso di sapere perché sei qui. Per favore, resta un minuto e parlamene."

"Come fai a saperlo, quando non lo so nemmeno io?" ammise Rinoa a voce bassa, incerta su di quanto l'istruttrice si fosse già accorta.

"Prima è venuta Selphie da me."

Rinoa si portò le mani al viso, nascondendosi in preda all'imbarazzo. Non poteva credere che Selphie avesse parlato con Quistis, specialmente sugli argomenti che avevano discusso a cena. Non le sembrava che le sue amiche fossero tipe da pettegolezzi, ma adesso aveva il terrore che tutti avrebbero saputo dei suoi dubbi.

"Rinoa, prima di arrabbiarti con Selphie, c'è una cosa che devi capire. Noi ti vediamo come parte della nostra famiglia, e se c'è qualcosa che non va - vogliamo aiutare. Nessuna delle due tradirebbe mai una confidenza, e no, non mi ha detto nessun dettaglio specifico. Noi sei abbiamo affrontato cose peggiori di quelle che qualunque mortale potrebbe immaginare, e onestamente, sono convinta che faremmo qualsiasi cosa per aiutarci a vicenda. Devi capirlo... è preoccupata per te, solamente questo."

Lo sguardo negli occhi della professoressa le dava un po' di rassicurazione. Eppure sentiva che, pur essendo Quistis sincera, parte di lei ancora si teneva a distanza. Selphie era sempre stata amica di Rinoa, sin dall'inizio si erano legate come sorelle: in certi aspetti i loro caratteri erano simili, le loro passioni, il loro amore per la vita. Eppure, venendo a Quistis, anche nel lasso di tempo di un anno, lei e Rinoa non avevano mai veramente legato. Non era fatto apposta, ma il motivo era qualcosa che, sin dall'inizio, si era tacitamente frapposto fra loro. Qualcosa che avevano entrambe scelto di ignorare, di passare sotto silenzio... fino a quel momento.

"Quando ci siamo incontrate per la prima volta... io non ti piacevo molto, vero?" Rinoa non riusciva a credere di aver appena chiesto quella cosa, e a giudicare dall'espressione sul volto dell'istruttrice, nemmeno lei. Era stata una lunga giornata, e adesso stava diventando una ancor più lunga serata. Erano settimane che Rinoa stava accumulando tutto e le emozioni raggiungevano sempre più un picco, e adesso era appena piombata in un mare di idiozia.

La ragazza bionda si voltò per un momento, a cercare parole che sembravano sfuggire. Forse anche Quistis aveva trattenuto dentro qualche rancore negli ultimi... beh, sin dall'inizio. Sapeva nel profondo che quel giorno sarebbe arrivato, anche se certe volte avrebbe desiderato che potessero risparmiarselo. Magari ora che Squall si trovava a Trabia il momento era giusto come qualsiasi altro.

Trovò la forza, si volse verso Rinoa. Con un profondo sospiro, Quistis rispose con qualcosa che sperava la giovane strega potesse comprendere, la verità.

"Non volevo che tu mi piacessi. Lo sa Hyne che... non volevo che tu mi piacessi. Se dobbiamo essere onesti, quando ci siamo conosciute pensavo che il tuo modo di fare fosse... beh... un po' immaturo. Tutto il tuo gruppo sembrava leggermente, uhm... sconclusionato. Ma, Rinoa, era la vostra passione che veniva fuori. Avevi ragione quando dicevi che noi eravamo solo stati ingaggiati... voi invece eravate legati talmente tanto ad un'idea che per quella eravate pronti a rischiare la vita. Da qualche parte lungo la nostra strada, per quanto cercassi di non farlo... a me, beh... a me non potevi non piacere. So perché Squall si sia innamorato di te, l'ho sempre saputo."

C'era un vuoto nell'espressione della professoressa. Le sue azioni e il suo cuore restavano sinceri, eppure qualcosa in lei confermava alla strega quello che aveva sempre sospettato. Rinoa incrociò le braccia sul petto, facendo la domanda che entrambe sapevano un giorno sarebbe stata formulata.

"A te lui piaceva veramente. Non era solo un sentimento fraterno, vero?"

"Ho passato tanti anni a pensare di essere innamorata di Squall..." Le sue parole sfumarono nel silenzio mentre lei si sedeva sul divano, evitando di guardare direttamente Rinoa. Se si dovevano una cosa, era di non intrappolarsi in qualche complessa rete di bugie.

"Prima di tutto, vorrei che tu sapessi una cosa... adesso non potrei immaginarlo con nessun altro tranne che te. Però, sì... mi piaceva davvero. Una parte di questa cosa esiste ancora, e non andrà mai via. Non è che ti alzi una mattina e dici 'bene, ora basta, da oggi in poi sarò innamorata di un'altra persona'. Non posso starmene qui seduta e dire che era un sentimento del tutto fraterno, perché sento nel cuore che era qualcosa di più."

"Era più semplice ammettere questi sentimenti a Squall... dicendo che era una cosa fraterna, non è vero?"

Rinoa seguì Quistis prendendo posto sul divano. Osservò il profilo del riflesso dell'istruttrice nel vetro della finestra; non riusciva a trovare la forza nemmeno di guardarla mentre parlava. Non era che fosse venuta lì a discutere se a Quistis avesse o non avesse dei sentimenti per Squall... sembrava solo che, come al solito, Rinoa avesse parlato senza tener conto delle conseguenze. In quello era proprio brava.

"Sì, era così. Voglio dire, ecco, sono qua davanti a tutti, e lo butto fuori così, apertamente. So che la maggior parte di loro lo sapeva di già... ma eravamo lì, in quell'uragano di emozioni, e io che annuncio la cosa nella peggiore occasione possibile. Lui non aveva bisogno di quello. Tu non avevi bisogno di quello... non ne aveva nessuno, in quel momento."

Le due rimasero immobili, finché Rinoa non sentì muoversi appena il divano. Sentiva che l'istruttrice stava di nuovo guardando verso di lei, ed era quasi troppo imbarazzata per restituire il gesto. Ma lo fece. Col fiato sospeso, cercando di far smettere di tremare il suo corpo, si voltò ad incontrare lo sguardo della donna che le sedeva accanto.

"Ora, Rinoa, posso farti una domanda?" L'istruttrice prese un respiro, per cercare di calmarsi i nervi. "Certe volte sono convinta che siamo più simili di quanto io o te ci rendiamo conto. Vorrei solo che tu fossi sincera con me, okay?" Rinoa annuì, mentre ancora cercava di assimilare le parole precedenti. "Perché, all'inizio, ti sei interessata a Squall?"

Ecco, questa era la cosa che Rinoa non aveva mai davvero considerato. Avrebbe potuto rispondere semplicemente "perché era lì." Ad essere sincera, avrebbe chiesto a chiunque di ballare alla festa, odiava sul serio stare da sola agli eventi. Persino lei aveva dovuto ammettere che le piaceva ricevere attenzioni da sconosciuti; e per non dire che c'era quel lato adolescente del suo ego che desiderava che Seifer la vedesse ballare con qualcun altro. Sapeva poco e niente, allora, di quanto profondamente il passato di Squall e quello di Seifer fossero interconnessi; le venivano i brividi a pensare in che modo freddo si fosse comportata quella prima sera, e come si era comportata tutte le volte precedenti. Forse aveva avuto bisogno semplicemente di una sveglia, anche se veniva da una strega lontana centinaia di anni nel futuro.

"Io, io veramente non lo so... immagino che all'inizio..." sussurrò Rinoa, vergognandosi di non riuscire a dare una risposta specifica. "Ad un certo punto lui è diventato una sfida, mi sa... onestamente non avevo mai pensato che mi sarei... e che lui si sarebbe..."

"Innamorato di te?"

"Già."

"Vedi, Rinoa," Quistis allungò la mano verso quella dell'amica, la strinse come fosse stata una sorella maggiore che dava consigli alla minore. "era la stessa mia ragione. Avevo un sacco di tizi che mi adoravano, un fan club che avrebbe fatto qualsiasi cosa, eppure ero spaventata a morte dall'avvicinarmi a qualcuno. Credo che quello che mi abbia attirato verso Squall all'inizio... è che non c'era la possibilità che lui ricambiasse i sentimenti. Avevo paura... ed ho paura di soffrire... e allora, mira all'impossibile."

Rinoa cercò negli occhi dell'amica una risposta, capendo che stava parlando dal cuore. Forse era stata la stessa cosa anche per lei, era uscita con la gente basandosi su quelli che suo padre disapprovava - non c'era futuro con nessuno di loro. Rinoa lo sapeva. Anche con Seifer era stato come inseguire uno stallone selvaggio che non poteva essere domato; avrebbe solo portato dolore, alla fine. Aveva accettato quel fatto, e per quello si era messa al riparo da qualsiasi impegno serio. E forse aveva riconosciuto in Squall lo stesso spirito solitario. Ma ad un certo punto della storia il fato aveva avuto altri piani, avvicinando due anime disperse. Adesso si ritrovava d'accordo con Quistis, sapeva che avevano condiviso la stessa paura di soffrire. In un certo senso avevano percorso la stessa strada per evitare il dolore, ma su quella strada Rinoa aveva, senza saperlo, trovato la sua salvezza.

"È solo che non avevo mai pensato davvero che potessi piacergli," rispose Rinoa con sincerità. "Come poteva essere?"

"Poteva, e infatti è così. È perché dentro sei una persona splendida. Ognuno di noi è cresciuto nell'ultimo anno, e nessuno più di te."

"È facile per te dirlo, non sai che cosa ha detto... lascia perdere." Si fermò, a ricordare le parole che Artemisia le aveva fatto udire. Era come infrangere un sacro patto di fiducia con Squall, un patto di cui lui non aveva mai conosciuto neppure l'esistenza. "Mi spiace, non avrei dovuto dire nulla. Ho solo paura che un giorno si svegli, e si accorga che potrebbe trovarsi qualcuna... beh, migliore di me."

"Ascolta, Rinoa, in tutta onestà, Squall avrebbe potuto avere qualsiasi ragazza al Garden... ma non l'ha fatto. Era come se stesse aspettando qualcuno di speciale... te."

"Me, e perché? E se uscisse con me solo perché gli fa comodo, o perché voi lo avete convinto?"

"Non devi pensare mai che non ti abbia scelta perché sei tu, o che sei solo un'occasione. Sai quanto a lungo l'ho studiato, non lo nego... ma quella sera al ballo... ha scelto te. Puoi essere stata tu a chiedergli di ballare, ma lui non ti ha rifiutata. Quella sera ha visto qualcosa in te, qualcosa di speciale... qualcosa che è chiaro a tutti, adesso."

"Allora non ha mai avuto nessun'altra ragazza?"

Quistis sospirò, non sapendo bene come rispondere. Anche se Rinoa notò che non era scioccata al sentire quella domanda quanto lo era stata Selphie. "No... non ha mai avuto un'altra ragazza. Anche se ho sentito delle voci su una ragazza che faceva uno scambio qui, ho lasciato perdere, li ho considerati solo altri pettegolezzi senza senso. Non riuscivo a credere che potesse provare interesse per qualcuno, a quel tempo. Pensavo che non fosse nella sua natura."

"E adesso?"

"E adesso... non saprei. Se quello che ho sentito è vero, non è una cosa per cui preoccuparsi o stare male... immagino ci sia una ragione per cui me l'hai chiesto. Hai ammesso tu stessa di aver assistito ad episodi dei vostri singoli passati. Direi che dentro di te conosci già la risposta. Quello che non capisco è perché sei qui, a chiederlo a me..." Quistis scostò i capelli di Rinoa sulla spalla, scoprendo del tutto il suo viso prima nascosto dietro quella barriera. "Sono certa che sia paura, oppure dubbio. Ma se c'è una cosa che hai imparato, è sapere che lui ti ama. Non aver paura di chiedergli qualsiasi cosa."

Lui ti ama, quella frase sembrava ripetersi senza fine nella sua mente. Era la prima volta che qualcuno aveva osato dirle quelle parole. Forse stava solo provando dei dubbi amplificati dalla distanza della separazione, o dalle tacite domande che ancora stavano sospese fra di loro. Sapeva nel suo cuore che cosa provava, e che cosa provava lui... e Quistis aveva ragione, era la paura che ancora la teneva a distanza. Chiuse gli occhi, asciugandosi qualche lacrima che le era caduta lungo le guance.

"Grazie Quistis... penso di dover andare a fare una telefonata."

"Eh sì, lo penso anch'io," rispose lei sorridendo, e attirando l'amica in un abbraccio.

*~*~*~*~*

L'ufficio era buio, visto che stava lavorando ad un'ora che superava abbondantemente la mezzanotte. Cid si era trattenuto oltre l'orario per cercare di sistemare i suoi affari prima di partire per Trabia. Si tolse gli occhiali, strofinandosi la radice del naso; la mente cominciava a giocargli qualche scherzo. Si stropicciò gli occhi per allontanare il sonno, poi abbassò lo sguardo sull'unico raccoglitore poggiato sopra la scrivania.

Nella sua vita era stato tante cose - insegnante, padre, e cavaliere. Anche se i ragazzi non erano figli suoi, il legame non avrebbe potuto essere più forte. Aveva esitato a lungo, mille volte sulla sua decisione, chiedendosi quale fosse la cosa migliore per tutti quelli che vi erano coinvolti; aveva percorso tutte le strade, quelle già attraversate, e le strade di quello che sarebbe potuto essere. Avrebbe potuto lui fare qualcosa di diverso? E i risultati finali sarebbero stati gli stessi?

Forse questa non era la mossa migliore, ora come ora, ma forse era l'unica. E come se leggesse nei suoi pensieri, il telefono suonò rimbombando nella stanza come un tuono assordante.

"Ufficio del preside."

La voce dall'altro capo parlò piano, placando i suoi dubbi, o almeno ponendoli in una prospettiva più chiara.

"Sì, ho deciso... sono d'accordo ad alcune condizioni. Devo essere io a dirglielo. Dopo tutto quello che quei due hanno già passato, non posso immaginare un momento peggiore, ma d'altra parte, se non lo facciamo adesso... oh, Dio, come dovrei fare a scegliere una cosa o l'altra?"

"Sì, Edea, lo so. Vado io di persona lassù. E la porto con me... hanno bisogno di sentirlo insieme. Ho solo paura che... non hanno ancora superato l'ultimo ostacolo, e ho paura che buttargli addosso qualcos'altro possa essere troppo. Ma devo tentare. Vorrei che tu venissi giù a parlare con gli altri."

"Lo so, lo so. Sono forti... è su questo che ho scommesso. Solo che non sono sicuro di potere io—"

Lei non lo fece concludere, sapendo dove sarebbe andato a finire. "Va bene, vado a dormire un po'."

"Ti amo anch'io."

Chiuse il raccoglitore, stampò sulla copertina un sigillo ufficiale.

"Perdonami."

*~*~*~*~*

Fissò con sguardo quasi di sfida l'orologio, prima di tornare a rivolgersi verso la finestra. Il cielo nero dispiegava uno sfondo a contrasto per i bianchi fiocchi illuminati dalle luci del Garden. Squall non era molto un tipo da neve o da basse temperature in generale. Avrebbe solo voluto chiudere gli occhi e dormire, ma persino quello si sottraeva a lui quella notte; forse non avrebbe dovuto prendere quella seconda caraffa di caffè durante la giornata.

Mentre lasciava vagare la mente verso la sua immaginaria 'baita', si chiese per un momento se Rinoa sapesse sciare; avrebbe avuto una scusa valida, in quel caso, per portarla in una baita. Ok, non proprio adesso, visto che ancora non erano decisamente arrivati a quell'aspetto della loro relazione. Però quell'idea cominciava ad apparire sempre più affascinante man mano che la sua fantasia si spingeva avanti. Immaginò di chiamare nella camera di Zell, per dirgli che era disposto a prendere quelle lezioni di sci. Non c'era nulla che potesse fare per riportare indietro coloro che avevano perso la vita a Trabia, ma lui doveva continuare a vivere... anche se significava filare giù per una collina su due assi di legno. Sapeva che era così che gli altri andavano avanti, vivendo, e parte della cosa aveva anche senso ai suoi occhi.

Il suono del telefono da sopra il comodino lo riportò alla realtà. Forse era Zell che gli leggeva nella testa... ok, un altro pensiero su cui non aveva il bisogno di soffermarsi in quel momento. Rotolò sul fianco per sollevare il ricevitore.

"Squall Leonhart."

"Oh, è talmente ufficiale. Non ci riesci a rispondere soltanto pronto?"

"Pronto?"

Lei si sforzò di fare una risata. "Meglio."

"Come stai?" Si chiese se la frase non fosse suonata troppo ansiosa, ma era semplicemente così felice di sentire la sua voce. E poi era parecchio meglio che non ricevere una chiamata... un'altra chiamata da Zell.

"Io..." Non avrebbe voluto interrompersi, le era solo venuto spontaneo. Ma fu tutto quello che servì a lui per leggere tra le righe. "Io sto bene... sono qui."

"Rinoa?"

"Sto bene, Squall, davvero. Solo... uhm... ti ricordi quando mi hai detto di chiamare pure a qualsiasi ora, di giorno e di notte?"

"Ehi, che succede?" Si alzò rapidamente a sedere e poggiò i piedi sul pavimento, per nessun'altra ragione se non per ritrovare l'equilibrio; sentiva il ritmo del suo cuore accelerare al solo pensiero che ci fosse qualcosa che non andava. Era sempre nella sua natura temere il peggio; e dunque erano quelli i primi pensieri a passargli per la mente.

"Squall, fermo, non ti preoccupare... veramente, non è niente. Solo che pensavo di dover affrontare una cosa. Ad essere sinceri, non dovrebbe essere niente, ma continuavo a girare intorno al pensiero di chiedertelo e-"

"Aspetta, Rinoa... ho capito di che si tratta..." Portandosi la mano alla fronte, il Comandante desiderò di potersi andare a nascondere tra i cumuli di neve. Tutto di quel ricordo ancora pesava su di lui, e aveva cercato in ogni modo di far finta che quella sera non fosse mai esistita. Stupido orgoglio da adolescente che quasi l'aveva messo nei casini, diciotto mesi prima. La sua unica consolazione era che il destino era intervenuto prima che non ci fosse modo di rimediare. "Avrei dovuto dirti qualcosa di questa storia prima. È solo che... non sapevo bene come. Te lo giuro Rinoa, non è stato nulla. Quella tipa è stato un errore che ho quasi fatto, ma poi, solo grazie alla volontà del destino, non è stato così."

Si bloccò, non voleva cacciarsi in tutta la squallida spiegazione al telefono. Era ovvio che la cosa la impensieriva, non per il fatto che era successa, ma perché era sembrato che lui ne negasse l'esistenza.

"Rin, te ne parlerò quando torno."

"Squall... perché... perché avevo così paura di chiedertelo?" Una minima esitazione tra le sue parole, un'intonazione che non aveva sentito mai, anche se il cambiamento era stato sottile.

"Non lo so. Forse per la stessa ragione per cui io avevo paura di raccontartelo... o di chiederti della tua storia con Seifer."

Non sapeva da dove fosse uscito quel nome, ma era sempre stato un peso sulla sua mente. Non che qualcosa avrebbe potuto cambiare i suoi sentimenti per lei. In quelle ultime poche settimane aveva cominciato a capire che sapevano davvero poco del passato l'uno dell'altra, con l'eccezione del collegamento all'orfanotrofio, dei genitori di lei, e delle radici di lui a Winhill.

"Quando tornerai... ti racconterò qualsiasi cosa tu voglia sapere. Artemisia, Seifer... davvero, tutto. Qualsiasi cosa. Non voglio che ci siano segreti fra di noi. Credo fosse questo che Cid ed Edea hanno cercato di fare... farci parlare prima che qualche dubbio ci separasse."

"Ti chiedo ancora scusa..."

"Per cosa? Per essere te stesso? Sono io che dovrei chiederti scusa. Voglio dire, sono mesi che Artemisia è scomparsa, ma è ancora come se la sua presenza influenzasse i miei pensieri."

Non le rispose subito. Forse si erano troppo concentrati sul fattore cavaliere e strega, lasciando fuori un aspetto importante: l'umanità. "Rin, non lo so se è per colpa sua, penso sia anche colpa delle nostre paure... le solite paure che tutte le persone hanno in una relazione. Tu devi soltanto essere te stessa, io sarò io, e insieme saremo noi."

"Squall Leonhart, sembri un biglietto di auguri."

Ci fu una lunga pausa, e Squall sapeva abbastanza da lasciar stemperare l'argomento per adesso. Era tutto quel si poteva ottenere per telefono, perché certe cose andavano fatte di persona. Con la coda dell'occhio scorse di nuovo la finestra buia; i soffici mucchietti di bianco che cadevano dal cielo lo riportarono ai suoi pensieri di prima.

"Rinoa, sei mai stata a sciare?"

"Cosa? Sciare?" ridacchiò lei a bassa voce, e ora suonava di più come la persona che conosceva.

L'immagine di lui sugli sci era da ridere quasi quanto le sue fantasie su di lui coi pattini - solo con più strati di vestiti addosso. "Sì, ci sono stata, era davvero divertente... beh, le volte che stavo in piedi, ecco."

"Magari imparo anch'io."

"Penso che sarebbe fantastico."

"Nient'altro di nuovo a Balamb?"

Avrebbe voluto dire qualcosa sulla 'studentessa in minigonna' di prima, ma decise che non era il momento. "Oggi ho comprato un tappeto nuovo." Avrebbe voluto ritirare subito quell'intelligente affermazione; andare da una discussione profondamente personale all'avvenimento meno importante del decennio... magari doveva anche informarlo di cosa aveva messo sui cereali quella mattina. "E poi io e Selphie stasera siamo andate a cena a Balamb insieme, ho usato quei buoni che mi hanno regalato Zell e Irvine per il compleanno." Ok, salvata in corner... meglio dei cereali.

"Rinoa."

"?" Suonava così serio che quasi si stava spaventando.

"Non cambiare mai."

   
 
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