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Autore: Phobos_Quake 3    17/01/2011    2 recensioni
In un mondo futuro, i robot lavorano a stretto contatto con gli umani. Uno di questi, nome in codice “Unità Alice”, creato da un ex costruttore di bambole chiamato Rozen, impazzisce e porta il caos. Rozen, per rimediare al danno, creerà sette bambole particolari che riporteranno la pace nel mondo.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’Angelo Dalle Ali Nere



Il nostro viaggio continuò. Incontrammo molti robot sul nostro cammino. Alcuni erano di Rozen, altri non erano nei suoi progetti, quindi probabilmente erano tutte creazioni di Alice. Tra loro vi erano: robot quadrupedi dal muso lungo, la bocca zannuta e una lunga coda coperta di spine, squali robotici con ali da aereo e innumerevoli “scheletri” robot, alcuni dotati di zanne, e armati con varie armi che andavano dai fucili, ai mitra e lanciarazzi. Le abilità delle gemelle erano davvero sorprendenti. Il potere di Suiseiseki era quello più ammirevole. Era in grado di manipolare mentalmente i rami delle piante create dal suo innaffiatoio così da staccare gli arti o le teste dei suoi avversari, o anche immobilizzarli per permettere alla sorella, o a me, di dare loro il colpo finale. Non potevo dire lo stesso di Hina Ichigo che, purtroppo, si cacciava sempre nei guai. Come per esempio, quando incontrammo un robot creato da Rozen chiamato “unità 3856”, stava rischiando grosso. Questo robot era impiegato nelle cucine. Aveva l’aspetto di un robot molto grasso, le sue mani avevano la capacità di arroventarsi per cuocere i cibi e, addirittura, la sua pancia era usata come forno. Ed era proprio questa la fine che voleva fare alla piccola Hina. Dopo aver distrutto lui ed altre ex creazioni di... nostro padre, trovammo una chiesa in rovina, ma ancora intatta, e decidemmo di entrarvi per riposarci. Souseiseki ed io stabilimmo dei turni di guardia e fu lei la prima. Poi toccò a me. Mentre ero concentrata sentii un forte rumore di battito d’ ali venire da fuori. Uscii e mi parve di vedere una figura oscura con lunghi capelli e ali dietro la schiena. La seguii senza farmi vedere, ma scomparve subito dalla mia vista.
“Accidenti!” pensai.
Poi mi resi conto di aver commesso un errore imperdonabile. Mi ero allontanata lasciando le mie sorelle da sole. Tornai immediatamente indietro, ma quando ero quasi arrivata alla chiesa risentii il battito d’ali. Quando mi voltai, avevo davanti un uccello robot grigio metallizzato, un lungo becco affilato, occhi rossi brillanti e le sue ali erano coperte di lame affilate come rasoi. Cercai di colpirlo con i miei petali, ma li evitò. Aprì il becco e iniziò ad emettere un suono assordante che mi costrinse a tapparmi le orecchie ed atterrare. Lui continuava finché poi non si gettò in picchiata pronto a tagliarmi con le sue ali. Mi colpì e le sue lame si spezzarono. Fu costretto ad allontanarsi e tornò ad emettere quell’orribile suono. Non ce la feci più. Stavo per impazzire, quando una pioggia di piume nere gli distrusse le ali sorprendendolo. Cadde a terra ed esplose.
-Sei debole!- mi disse una voce femminile.
Quando riacquistai meglio l’udito la guardai. Era una bambola un po’ più alta di me dai lunghi capelli bianchi, un vestito blu notte, ali coperte di piume nere dietro la schiena e occhi viola.
-Non sono debole.- le dissi alzandomi.
-Tsk. Da quel che ho visto, non si direbbe proprio.-
-Tu sei una delle Rozen Maiden, vero?-
-Sì, sono Suigintou! E tu, se non ricordo male, sei Shinku.-
Annuii. Aveva letto la storia, ma anche lei non conosceva la missione e così gliene parlai chiedendole, poi, se voleva combattere al nostro fianco.
-Sono in debito con nostro padre per avermi dato la vita.- mi disse.
-Ma non ho intenzione di fare una battaglia per un debole che non è riuscito a vendicarsi da solo. E soprattutto non voglio combattere a fianco di una debole come te!- aggiunse.
-Non sono debole ti ho detto.-
-Vediamo!-
Spalancò le ali e mi lanciò contro le sue piume che non mi fecero alcunché.
-Tutto qui?- le chiesi.
-Mocciosa insolente!- mi disse.
Le sue ali presero la forma della testa di un drago e si gettarono contro di me. La botta mi scaraventò lontana. Quando mi rialzai, Suigintou era davanti a me con una spada in mano. Per reazione, io le lanciai i miei petali, ma lei si coprì con le ali come se fosse uno scudo per poi aprirle all’improvviso e rispedirmi contro i petali che mi colpirono e rotolai a terra. Quando mi rialzai di nuovo, lei correva verso di me pronta ad affettarmi. Volevo anch’io una spada, ma sulla mia mano comparve un semplice bastone ricurvo. Istintivamente parai la spada con quello ben sapendo che sarebbe servito a poco. E invece, con sorpresa mia e di Suigintou, il bastone era intatto e così iniziammo a darci battaglia finché una delle due non avrebbe perso l’arma. Bastone e spada cozzavano di continuo. Né Suigintou né io davamo segni di cedimento.
-Sei brava, devo ricredermi.- disse Suigintou.
-Anche tu.- le dissi con un leggero sorriso.
All’improvviso mi colse di sorpresa con un calcio e poi mi diede un pugno buttandomi a terra.
-Ma non abbastanza.-
Mi rialzai infuriata e le restituii pugno e calcio al mittente e la stesi. Quando si stava per rialzare le dissi:
-Basta. Non ha senso combatterci. Se non vuoi venire non ti costringerò. Sei libera di fare ciò che ti pare. Addio.-
-Ma sì, vattene. Chi se ne frega!-
Spiccai il volo senza voltarmi. Tornai dalle mie sorelle che dormivano beate, ignare di tutto quello che era successo. Il giorno successivo raccontai loro l’incontro con la prima delle nostre sorelle e rimasero come scioccate.
-Ma che stupida! Perché non si è unita a noi? Che ignorante!- esclamò Suiseiseki.
Souseiseki invece, molto più saggiamente, disse la stessa cosa che avevo detto io: nessuno deve unirsi a noi se non vuole. Uscimmo dalla chiesa e stavamo per alzarci in volo quando vedemmo sopra di noi Suigintou, con le ali accorciate e galleggiava nell’aria, che ci guardava a braccia conserte.
-Andate da qualche parte? Se non vi dispiace mi unisco a voi.- disse con un sorriso, ammetto, un po’ inquietante.
   
 
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