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Autore: Amelyn    17/01/2011    1 recensioni
E se Furto Kid, ladro misterioso e gentiluomo, avesse un'assistente? Riusciranno Shinichi, ancora sotto le spoglie di Conan, ed Heiji a smascherare il braccio destro di Kid, e a catturarlo?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 – Tennis, 5 fasi e Orchid Wound
 

 

La mattina seguente Conan si svegliò alla solita ora, si lavò come ogni mattina e poi si spostò in cucina dove trovò Ran servire la colazione sul tavolo. Non la salutò perché rimase sbalordito che fosse realmente in cucina, ma si svegliò quando fu lei a notarlo.
‘Hey, Conan. Buongiorno, come stai?’
‘Ehm… bene, ma tu… la febbre è passata?’ chiese lui in pensiero, sedendosi a tavola.
‘Guarita completamente!’ annunciò divertita, alzando il braccio in alto troppo contenta. ‘E poi dovevo guarire. Oggi c’è la partita di tennis ed io e Kaito ci siamo promessi di batterli.’
‘Ma… Ran, sei sicura di farcela?’
‘Sì, sì, non ti preoccupare.’
Lei scappò in camera sua, facendo avanti e indietro per la stanza, mentre si preoccupava di preparare il necessario per la partita di tennis.
‘Ran!’ esclamò Kogoro stupito che fosse già in piedi.
‘Dev’essere stata solo una stupida febbre passeggera, chissà. Meglio così!’ rispose lei serena. ‘Stamattina, mentre voi eravate a letto, ho appreso dal telegiornale che ieri sera Kaito Kid ha rubato e restituito la collana Red Fire. Se non ricordo male avevi ricevuto anche tu l’invito, come mai non sei andato ieri sera papà?’
‘Lo so, lo so’ brontolò Kogoro, ‘ma stavi male e non mi sembrava il caso di lasciarti da sola.’
Ran sorrise con gratitudine, lasciando un bacio sul capo a suo padre che aveva preso posto a sedersi.
‘Ha ragione!’ annunciò Conan.
Ran si spostò dal piccolo giovane Detective e stampò anche a lui un bacio, però sulla guancia. Shinichi si sentì al settimo cielo.
Fecero colazione chiacchierando del più e del meno, soprattutto del furto di Kid, spettacolare come sempre, ma con la mancanza del solito movimento. Insomma, ormai lo conoscevano. Più agenti della polizia c’erano, più il divertimento era assicurato, quindi era certo che non si fosse del tutto divertito, poiché nessuno poteva tenergli testa. In compenso ci aveva pensato Seira a farlo divertire, sbagliando tutte le mosse, facendo un errore dopo l’altro, quasi a volersi prendere gioco degli agenti e far divertire Kaito Kid.
Dopo pranzo, Ran preparò qualche merenda al sacco, impreziosendola con polipi di wrustel, polpette di riso e tante altre prelibatezze colorate, che trasmettevano arte e felicità. Conan la aiutò a sistemare il tutto all’interno dello zaino, passandole contenitore dopo contenitore, mentre lei con cura li sistemava affinchè non si capovolgessero.
Uscirono dall’agenzia Mori che erano già le tre del pomeriggio, in strada la macchina di Makoto gli stava aspettando con all’interno già seduti i giovani Detective. Ran aprì la porta della macchina e lasciò salire Conan, che prese posto accanto a Genta.
‘Ran, mi avevi detto che ti saresti arrangiata, ma come verrai fino al campo da tennis?’
‘Semplice’ rispose Ran alla sua amica, indicando l’altro lato della strada dove era parcheggiata una moto con una figura seduta. Ran aggirò l’auto di Makoto e raggiunse la moto, dove il ragazzo le porse un casco. ‘Mi porta Kaito!’
Lui alzò la visiera e salutò tutti i passeggeri della macchina, poi Ran indossò il casco e montò dietro, cingendo le braccia sulla vita di Kaito. Diede gas alla moto e poi insieme partirono. Kaito sapeva benissimo che c’era qualcosa nascosto negli occhi di Ran che la rendeva emotivamente instabile, e conoscendola dall’infanzia, sapeva per certo che in quelle occasioni era meglio distrarla e farla ridere.
Appena arrivati, da subito presero tutto il necessario e si avviarono ai primi due campi da tennis adiacenti, sistemando lo zaino e le proprie borse nella panchina riparata dal sole e spostando il cibo all’interno del frigetto portatile. Sonoko si dileguò insieme a Ran nel bagno delle ragazze per cambiarsi e indossare la tenuta da tennis, mentre Kaito e Makoto si persero a chiacchierare, mentre i giovani detective avevano già preso a giocare.
‘FORZA!’ urlò Sonoko con tutta la voce che teneva in corpo, entusiasta della partita che sentiva si sarebbe annunciata fenomenale. Inoltre, non vedeva l’ora che Kaito posasse gli occhi sul vestito che Ran indossava.
Shinichi rimase abbagliato dall’immagine della sua amica d’infanzia, mentre lei timidamente si fermava accanto a Kaito. Il vestito bianco era composto da una gonna a pieghe e una canottiera su cui erano disegnate delle righe fine e verticali arancioni, che impreziosivano in modo umile quella divisa da tennis. I lunghi capelli erano raccolti in una coda, tranne qualche ciocca media sul contorno viso, tenuta da un fiocco arancione. Era bellissima, constatò Shinichi.
‘Siamo pronti?’ domandò Ran allegra.
‘FORZA RAN, facciamo il tifo per te!’ gridarono i Giovani Detective, mentre esultavano, agitando le braccia in alto. In risposta la ragazza mostrò il segno di vittoria, sorridendo.
La partita iniziò e dopo qualche minuto di distrazione, Conan decise di sedersi ed osservare la partita che stava giocando Ran, e inoltre, non è che avesse molta voglia di giocare. Se era venuto, lo aveva fatto solo per tenere d’occhio quel Kaito. Rimase parecchi minuti a riflettere, constatando quanto fossero affiatati, come sapevano quando sarebbe stato il turno dell’altro o leggersi nella mente. Aveva paura. Per la prima volta Shinchi aveva veramente paura. Un tipo diverso, però. Non era la stessa paura che provava quando Ran era in pericolo di vita. Ora temeva di perderla. Sul serio questa volta, e non perché era in pericolo di vita, ma solamente perché aveva paura di non poterla più definire la sua Ran.
Quando finalmente vinsero la prima partita, entusiasti Ran e Kaito si abbracciarono ed esultarono, mentre Sonoko disse a Makoto che dovevano impegnarsi di più per il secondo tempo. Era decisa a batterli almeno questa volta.
‘Perfetto!’ annunciò Sonoko, ‘diamo al via al secondo tempo.’
La partita iniziò. I Giovani Detective decisero anche loro di fermarsi e finire di osservare la partita appena in corso. Quando ci fu un errore, Ran dovette battere.
‘Hey, Ran! Spero tu abbia passato un bel compleanno ieri!’ Sonoko non voleva giocare sporco, lo chiese solo per semplice curiosità. Era tradizione per loro parlare durante la partita. ‘Shinichi che cosa ti ha regalato?’
Prima che Sonoko pronunciasse quel nome, Ran fece rimbalzare la palla, ma quando lo sentì la bloccò sulla sua mano. A tutti, nessuno escluso, sembrò di vedere un’aura negativa avvolgere Ran, mentre i suoi capelli si innalzavano, spostati da un vento che emergeva dal basso e in sussuro, in cui si celava rabbia repressa, disse. ‘Shinichi…’ e lanciò la palla in aria, ‘quel, quel maniaco delle deduzioni.’ La colpì e dopo aver sfiorato i capelli di Sonoko, la palla forò la rete che circondava i due campi da tennis.
Ran non si mosse di una virgola, impassibile come un corpo morto, senza respiro perché cercava di trattenere la rabbia che invece voleva esplodere. Sonoko preoccupata la raggiunse e le si pose di fronte, mentre i giovani detective erano rimasti spiazzati. Conan non capiva cosa fosse accaduto. Perché, quando Sonoko aveva pronunciato il suo nome, Ran era esplosa infuriata? Poi una stretta allo stomaco lo mise in dubbio.
‘Ran…’ provò Sonoko preoccupata, ‘è… cosa è successo?’
Tutti i giovani Detective raggiunsero Sonoko e Conan provò a vedere il volto di Ran che teneva abbassato, ma Kaito lo fermò.
‘Era il mio compleanno.’ Solo questo uscì dalla bocca di Ran.
‘Ehm, Ran…’ cercò di nuovo Sonoko, ma Kaito prese la parola al posto suo. ‘Provo ad indovinare,’ disse lui. ‘Ieri, mentre eri sdraiata a letto con la febbre, hai pensato di chiamare Shinichi’ detto questo Conan si ricordò cosa aveva sbagliato e si accorse dell’errore che aveva commesso. ‘Era occupato, così ti ha detto che ti avrebbe richiamato più tardi, ma… alla fine dei conti, non lo ha fatto.’
‘Al momento… al momento sono ferma al terzo stadio.’ E dette quelle parole Ran lasciò scivolare la racchetta da tennis a terra e si allontanò.
Quando fu tanto lontana da non sentire, Sonoko chiese cosa intendesse dire. Kaito si preparò a rispondere, ma fu Ai questa volta a prendere la parola. ‘Di solito noi ragazze dividiamo tutto in fasi.’ Doveva ammetterlo. Questa volta Kudo non si era comportato bene. Si incamminò nella direzione in cui si era allontanata Ran e proseguì con la spiegazione. ‘Rifiuto, delusione, rabbia, tristezza e ammissione.’ Prima di uscire dal recinto di ferro che circondava i campi da tennis, si voltò e disse, ‘Questa volta ti conviene impegnarti Kudo, se vuoi che lei ti perdoni.’ E detto questo si allontanò per raggiungere Ran. Poteva nasconderlo agli altri, ma per lei quella ragazza era diventata importante, soprattutto il suo cuore che ora era ferito.
   Quel pomeriggio Kogoro fu scocciato dall’arrivo di una lettera. Il mittente: Ladro Kid. Era stato invitato, proprio quella sera, dal sottoscritto per un altro dei suoi soliti furti. Già sapeva che non lo avrebbero catturato, perciò perché prendersi la briga di andare?
‘Hey, Ran, Conan! Siete già tornati!’ disse quando entrarono. Poi notò. ‘Ran tutto bene?’
‘Niente. Ho solo bisogno di starmene da sola.’
Aveva bisogno di distrarsi. In fondo l’invito capitava a fagiolo. Mancava un’ora, perciò sarebbero dovuti partire subito. ‘Non c’è tempo’ disse brusco, ‘ho ricevuto un invito da Ladro Kid, perciò mi dispiace, ma avete giusto il tempo di cambiarvi e poi partiamo.’
Shinichi avrebbe dovuto illuminarsi, ma non fu affato così. Dopo quello che era successo con Ran la giornata era cambiata in peggio. Non l’aveva ancora chiamata perché non sapeva cosa dire. Voleva che lo perdonasse, ma questa volta non era come le altre. Se voleva che le cose si aggiustassero, allora doveva fare qualcosa di grande!
Ran sbuffò e lasciò cadere la borsa da tennis per terra. ‘La sposterò dopo. Allora andiamo?’
Kogoro ne fu felice. Lo faceva per lei. Aveva capito che era successo qualcosa, e sicuramente riguardava quel detective che non faceva che sedurla ogni volta che ne aveva l’occasione, ma non chiese nulla perché ormai conosceva sua figlia. Anche se, difetto di tutti i padri, la vedeva ancora come la piccola Ran che indossava un vestito rosa e che gironzola in giro con Shinichi, o si avventurava di notte nella sua scuola per seguire sempre quel ragazzo. La sua piccola bambina.
Salirono in macchina e dopo un’ora di strada, anche meno, arrivarono a destinazione. Sul posto c’erano già presenti l’ispettore Megure con gli agenti Takagi e Sato, l’immancabile ispettore Nakamori e altri agenti del distretto.
‘Ispettore Mori.’
‘Ispettore Nakamori. Allora, è già arrivato?’
‘Non ancora’ borbotò impaziente Nakamori, ‘ma sospetto che sia già nei paraggi. Ne sono più che certo.’
‘Papà,’ la voce di Ran distolse suo padre dal dialogo con l’ispettore Nakamori, ‘vado in macchina. Scusa, ma non mi sento particolarmente bene.’
Kogoro acconsentì alla richiesta della figlia, preoccupato per la sua salute, mentre Shinichi la guardava allontanarsi. Doveva sistemare le cose altrimenti l’avrebbe persa per sempre. Non voleva che Ran, la sua amica d’infanzia, si allontanasse davvero da lui. Allo scoccare delle otto, Conan fu costretto a distogliere i suoi pensieri dall’arrivo di Kid, che con molta eleganza e nonchalanche camminava verso gli ispettori, senza paura che lo catturassero. Intanto un’oscura figura seguiva Ran, che tranquilla si stava dirigendo alla macchina.
   All’interno dell’edificio, nella stanza dove era custodita la Orchid Wound, due figure vestite di bianco erano dinanzi alle porte, mentre le decine di guardie poste alla sorveglianza dormivano serenamente, stese a terra.
‘È stato facile’ constatò Seira. ‘Ottimo piano a lasciare la tua controfigura in compagnia degli ispettori.’
‘Infatti. Ho studiato questo piano nei minimi particolari’ si spiegò Kaito Kid. ‘Ora tocca a te. Ti sei esergitata per parecchio tempo a questo compito, perciò fa del tuo meglio.’
‘Lo farò.’
Kaito riuscì ad eludere con estrema facilità il sistema di protezione affisso sulla porta che proteggeva la stanza dove era custodito il tesoro. Appena le porte si aprirono, Kaito Kid si appoggiò allo stipite e disse, ‘Ho fatto in modo che tu possa vedere i raggi infrarossi all’interno della stanza, ma ora il compito lo lascio a te, Seira.’
‘Tranquillo. Non farò scattare l’allarme. Ho imparato dal migliore, mi sono esercitata affondo, perciò credo… sono certa di non fallire.’
‘Ottimo!’ sghignazzò Kaito Kid, esaltato dall’aggettivo migliore, ‘Prendi l’Orchid Wound, torna indietro e andiamocene. Questa volta, non restituiremo nulla.’
‘Oh, niente colpo di scena?’ chiese lei triste.
‘Ne ho uno in mente. Usciremo con grande effetto e sfrontatezza’ rispose lui con un sorriso sghembo dipinto sul viso.
Seira ricambiò quel sorriso. Prese un bel respiro e si addentrò nella stanza, schivando raggio dopo raggio, con abili mosse, che spesso Kaito Kid trovò sensuali. Era tutto un movimento di corpo, che si spostava sinuoso con particolare attenzione. Infatti, rimase incantato nel guardarla.
   Nel frattempo all’esterno, Kaito Kid stava dando spettacolo di sé, distraendo tutti con i suoi giochi di prestigio, ma solo due persone, avevano capito il gioco. Il giovane detective Shinichi e l’ispettore Nakamori. Quando arrivarono nella stanza dove era conservato il tesoro, quello non era più al suo posto. Un’esplosione di fumo e furono costretti ad uscire, perché si stava diffondendo per l’intero edificio. Entrambi uscirono tossendo, mentre lo scalpore per la riuscita del furto iniziava a farsi sentire. Un altro fallimento.
‘È stato un vero piacere!’ esclamò la voce di Kaito Kid. Tutti lo cercarono, finchè, con un nuovo richiamo, lo trovarono in piedi su un muretto con la sua allieva accanto, schiena contro schiena.
‘Grazie a tutti per essere venuti, siete stati davvero gentili. Ora, mi dispiace ma dobbiamo andare!’
L’intera squadra di polizia si preparò per catturarli, chiamando tutti all’attenzione e circondandoli.
‘Non credo proprio’ annunciò Seira. ‘Sul tetto dell’edificio c’è una vostra amica, credo, correggimi se sbaglio Kid, la figlia di Kogoro Mori.’
La tensione salì.
Bastardo, pensò Shincihi. Stesso pensiero che attraversò la mente del detective dormiente.
‘Temo per la salute della ragazza’ si preoccupò Seira e mostrò i vestiti della ragazza, ‘non vorrei che si prendesse un malanno.’ Rise e con un colpo di fumo entrambi scomparvero.
Kogoro e Conan salirono fino alla tetto dell’edificio, ma non trovarono nessuno. I loro sguardi si incrociarono e colti dallo stesso pensiero si diressero alla macchina, dove trovarono Ran sdraiata sul sedile posteriore, il pigiama sul suo corpo, coperta da un plaid e i vestiti che indossava erano stati appoggiati sul sedile del guidatore.
   Seduti sulla macchina, due figure nere. Una di loro prese il cellulare e compose un numero. Squillò due volte poi, la persona all’altro capo del telefono, rispose.
‘Sono Gin. Hanno rubato l’Orchid Wound, avvisa il capo.’ 
  
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