Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: Amelyn    13/01/2011    0 recensioni
E se Furto Kid, ladro misterioso e gentiluomo, avesse un'assistente? Riusciranno Shinichi, ancora sotto le spoglie di Conan, ed Heiji a smascherare il braccio destro di Kid, e a catturarlo?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3 – Kaito Kuroba 
 

 
La mano di Ran e quella di Sonoko si muovevano frettolose lungo il foglio, rispondendo ad ogni domanda del compito. La giornata precedente, Ran non aveva avuto molto modo di studiare, ma non aveva affatto paura di sbagliare, anzi fino ad ora aveva risposto a tutte le domande con estrema facilità. Così, dopo circa una quindicina di minuti, quando la campanella suonò, l’intera classe si alzò, felice che la scuola fosse terminata e, finalmente liberi, ognuno prese la sua strada. Sonoko e Ran, non avendo fretta, se la presero comoda, rimanendo ferme a chiacchierare davanti agli armadietti, mentre si cambiavano le scarpe. Oltrepassato il cancello d’entrata, una voce maschile giunse alle loro orecchie. Sonoko rimase dapprima confusa, poi riconobbe il ragazzo.
‘Ciao Kaito!’ salutò allegra Sonoko. ‘Come stai?’
‘Bene, grazie. Spero che per te sia lo stesso!’ rispose lui con gentilezza.
‘Oh, altro che Shinichi!’ si lamentò Sonoko. ‘Kaito è molto più educato quando gli si porge una domanda.’
‘Sonoko!’ la rimproverò Ran, ‘Non credere che non abbiano nulla in comune. Ora fa il gentile, ma credimi, anche lui è sfrontato come Shinichi.’
‘Mah! Se lo dici tu, che li conosci bene’ ipotizzò Sonoko. ‘Io scappo, forse c’è la possibilità che oggi veda Makoto, e NON POSSO LASCIARMI SCAPPARE QUESTA OCCASIONE!!’ esclamò lei esaltata e a voce alta, mentre rideva. Salutò entrambi e se ne andò.
‘Che ci fai qui?’ domandò Ran, sorpresa della sua visita inaspettata.
‘Pensavo di venirti a prendere. È da due giorni che non ti vedo, ho pensato che ti sarei potuto mancare’ disse lui sicuro di sé, ridendo e sfoggiando poi un sorriso sghembo, nel quale Ran poteva vedere benissimo che Kaito sapeva di essere bello, ma sempre con quella nota di scherno.
Ran lo guardò in un primo momento attonita, poi sorridendo, ‘Non credo che tu sia tutta questa gran bellezza, mio caro Kaito.’
Lui rimase impaurito dallo sguardo serio della ragazza. Che stesse dicendo sul serio?, pensò lui preoccupato. ‘Possiamo fare un pezzo di strada assieme?’
‘Certo’ rispose lei sorridendo. ‘Haha, e dai Kaito,’ disse Ran, dandogli una gomitata, ‘stavo scherzando!’
Lui si sentì sollevato. ‘Oh, cielo.’
Ran scoppiò a ridere e Kaito ne fu decisamente contento. Dopo che Shinichi se n’era andato, non era riuscito a vederla sorridere più di tanto. Sì, per carità, rideva. Solo che a volte, sembrava lo facesse per forza, o che non fosse del tutto sincera. Mentre ora, quella risata, era davvero sana.
   Conan camminava in compagnia dei Giovani Detective, che di lì a poco si sarebbero divisi, per prendere ognuno strade diverse. Oh, finalmente, pensò Shinichi esausto. Aveva voglia di tornare a casa e mangiare. Chissà cosa gli avrebbe cucinato Ran. Chissà!
‘Ehi, Conan! Domani pensavamo di andare a giocare a di tennis, che ne dici? Dai, venite anche voi’ cercò di convincerlo Ayumi, proponendo l’idea anche ad Ai.
‘No, ho un altro impegno domani’ rispose Conan.
‘Oh, ma dai! Cosa avrai da fare domani?’ si lamentò Genta.
‘Ehm,’ Conan cercò una scusa sostenibile, ‘voglio allenarmi a calcio.’
Genta e Ayumi si lamentarono, ma come lo sapeva Mitsuhiko, la passione di Conan per il calcio era incredibile. Ai non disse nulla, ma sorrise. In fondo, erano adulti regrediti nei corpi di bambini, quindi Ai e Conan avevo anche bisogno dei loro spazi.
Riflettendo su ciò, Ai non si accorse che a breve sarebbe andata a sbattere contro una persona, che a sua volta, nemmeno quest’ultima si accorse della bambina.
‘Oh, mio dio! Mi dispiace… Ai!’ esclamò Ran quando capì a chi era andata addosso. ‘Oh, scusa, mi dispiace,’ porse il gelato che teneva in mano a Kaito che afferrò e tornò a rivolgersi ad Ai, ‘ero distratta. Stai bene?’
La preoccupazione di Ran colpì molto il cuore di Ai, o Shiho, che le ricordò sua sorella. ‘No, sto bene.’
Ran sorrise. ‘Per fortuna. Ma,’ gli occhi di Ran, come notò Ai, si soffermarono sulla fronte della piccola, ‘Ti sei ferita.’ Ran si alzò in piedi e chiese al gelataio un po’ di ghiaccio che le consegno subito. Prese Ai in braccio, mentre gli altri la seguirono e l’accomodò sulla panchina del parco al di là della strada. Tamponò la ferita, in modo che la pelle divenisse insensibile e per pulirla, poi asciugò e pulì il sangue con il suo fazzoletto, che teneva dentro la borsa di scuola, e concluse con un cerotto. ‘Va meglio ora?’
Ai si sentì imbarazzata, ma nel cuore c’era una luce che la stava riscaldando. Era la bontà di quella ragazza. La dolcezza di Ran.
‘Hey, hey… Ran!’ la voce di Kaito la risvegliò.
‘Oh, scusami,’ disse lei, alzandosi in piedi. ‘Oh, che fortuna, non si è ancora sciolto!’ esclamò prendendo il gelato. ‘Ragazzi, ne volete uno anche voi?’
I giovani detective ringraziarono Ran per la gentile offerta, mentre lei prendeva posto vicino ad Ai, dando una fugace occhiata alla ferita sulla fronte, ma erano in ritardo e dovevano sbrigarsi a tornare a casa.
‘Ehi, Conan’ lo chiamò nuovamente Ayumi, ‘sicuro che domani non puoi venire a giocare a tennis?’
Conan stava per risponderle infastidito, quando Ran si intromise nel discorso. ‘Andate a giocare a tennis?’ chiese lei contenta. ‘Allora sicuramente ci incontreremo.’
‘Davvero?’ chiesero all’unisono Genta, Ayumi e Mitsuhiko.
‘Sì. Sonoko me lo aveva chiesto diversi giorni addietro, perciò posso confermare. Se non sbaglio a ricordare, dovrebbe esserci anche Makoto.’ Ran rise. ‘Vuole fare un’incontro a due a due!’
‘E tu con chi giochi? Con Shinichi?’ domandò Ayumi.
Eh, non credo proprio, pensò Shinichi.
‘No, ovvio. Ci sarà Kaito con me! A proposito, Kaito Kuroba’ esclamò Ran entusiasta, indicando il ragazzo in piedi accanto a lei.
Conan osservò quel ragazzo che gli ricordava incredibilmente… sé stesso. Certo, i suoi capelli erano molto più mossi e sbarazzini in confronto a quelli del piccolo Conan o del grande Shinichi.
Ayumi osservò Kaito. ‘Ma… ma non assomiglia a Shinichi?’ chiese rivolta anche a Genta e Mitsuhiko.
‘È vero!’ esplosero loro due.
Ran osservò Kaito. ‘A me non sembra. Forse sono simili, ma non direi che si assomigliano così tanto’ commentò lei a quella domanda. Sapeva per certo che avevano in comune diversi aspetti, ma non si assomigliavano per niente, e se Ran non riusciva a vederlo, forse era perché per lei, Shinichi era un solo. Unico nel suo genere.
‘Vengo anch’io!’ esplose Conan con impeto.
Tutti si voltarono a guardarlo, ma fu Ayumi a parlare. ‘Ma non avevi un impegno?’
‘Posso spostarlo’ disse lui deciso. Col cavolo che lascio questo ragazzo con Ran!, pensò Shinichi.
I giovani detective salutarono e sparirono di corsa per tornare a casa, dopo che Ran gridò loro di fare attenzione.
‘Ran…’ lei si voltò verso Kaito, ‘sarai un’ottima madre.’
Conan, senza farsi vedere, digrignò con rabbia.
Lei sorrise senza rispondere, porse la mano libera ad Ai e si incamminarono tutti e quattro verso la strada di casa. Shiho avrebbe voluto tenere la mano di Ran per parecchio tempo e non doverla lasciare quasi subito. Una volta davanti a casa del professor Agasa, tutti salutarono Ai che rientrò, accompagnata da Agasa.
‘Allora,’ iniziò Ran, ‘dicevi che volevi fare un pezzo di strada assieme,’ continuò lei, porgendo la mano a Conan, poiché era stato lui a chiedergliela, ‘ma a me sembra che tu mi stia accompagnando a casa.’
‘Hey, hey, non ho voglia di tornare. E poi è da parecchio tempo che non vedo Kogoro!’
‘In pratica’ disse lei, liberando un sorriso, ‘ti stai autoinvitando, no?’
Kaito scoppiò a ridere e Ran commentò, ‘Immaginavo. Facciamo così,’ disse lei con tono organizzativo, ‘ti fermi a mangiare che ne dici? E…’
‘Va bene.’
‘… e poi, ti impegni e studiamo quello che ci è stato assegnato.’
Kaito si bloccò di colpo. ‘Ehm, sai, forse è meglio che torni a casa’ e fece dietrofront.
Ran strinse a pugno la mano libera. ‘Fermati immediatamente Kaito!!’
Lui si spaventò per il tono della ragazza. Scoppiò a ridere e si voltò verso di lei. ‘Haha, Ran stavo scherzando, tranquilla’ e tornò a camminarle accanto.
Lei sembrò soddisfatta. ‘Hai avuto paura, vero?’
‘Per niente’ cercò di nascondere la verità.
‘Invece ho ragione!’
Le mani di Kaito si spostarono sui fianchi di Ran e quando lei sentì esplodere la paura per il solletico, si liberò dalla presa, allontanandosi di un metro da Kaito. ‘Non osare.’ Il respiro di Ran iniziò a rallentare.
Kaito si avvicinò di un passo, liberando un sorriso sghembo.
‘Non osare’ ripeté Ran.
Conan gli osservava, pentendosi di quel maledetto giorno che lo aveva regredito a bambino. Doveva esserci lui, doveva divertirsi con Ran, prenderla in giro, abbracciarla, come stava facendo in quel momento Kaito, che dopo averla rincorsa per farle nuovamente il solletico, era riuscito ad abbracciarla da dietro, avvolgendo le braccia sui fianchi e alzandola, girando su se stesso, mentre lei urlava ad occhi chiusi di farla scendere, anche se rideva nel pronunciare quella frase. Si stava divertendo e lui desiderava ardentemente essere al posto di Kaito. Dannazione!, pensò Conan, maledicendo ancora e ancora quel giorno.
Quando arrivarono a casa, Ran non rivolgeva nemmeno lo sguardo a Kaito. Si era arrabbiata perché invece di smetterla di giocare aveva continuato e questo non le era andato molto a genio. Ran odiava il solletico prolungato.
‘Ran, mi dispiace’ si scusò nuovamente Kaito.
Conan, ovvero Shinichi era alquanto contento che Ran non gli rivolgesse lo sguardo. Ben gli stava!, puntualizzò Shinichi nella sua testa con un sorrisini di vittoria.
‘Smettila!’ si stufò Ran dopo il decimo mi dispiace.
‘Ran,’ la chiamò lui dolcemente, ‘per favore, girati’.
‘No.’
‘Dai, per favore’ chiese gentile.
‘No’ persistette Ran. Poi sbuffò e si voltò a guardarlo, mentre Kaito, nell’esatto momento, faceva comparire un rosa rosa sulla sua mano. Lei lo guardò senza cambiare espressione. ‘Quindi?’
Kaito rimase sconcertato dalla risposta, come se gli avesse dato una gomitata.
‘Non puoi’ continuò Ran, ‘davvero credere che una rosa mi induca a perdonarti’ e detto ciò voltò la testa dall’altra parte.
Kaito sorrise sincero. ‘Spero che questo ti faccia cambiare idea seppur misero.’
Ran sentì qualcosa cadere sulla sua testa e scivolare da essa, quando abbasso il capo. Un’orchidea. Rimase a fissarla, mentre altre iniziarono a cadere dal cielo e, alzando lo sguardo, Ran rimase meravigliata. Una pioggia di orchidee. Nel suo viso imbronciato comparve un sorriso, mentre tornava a voltarsi verso Kaito, maledicendosi perché sapeva che l’avrebbe perdonato. Si trovò un sorriso sincero, realmente dispiaciuto e cui difficilmente avrebbe potuto obbiettare.
‘Buon compleanno Ran.’
Ran arrossì. Nessuno le aveva mai regalato una pioggia di orchidee, per accoppiare il tutto al suo nome, che per l’appunto significava orchidea.
‘Come fai a farti perdonare così in fretta?’ chiese lei curiosa.
‘È il mio charm!’
Spaccone!, pensò Shinichi.
Le sopracciglia di Ran si alzarono notevolmente. ‘Ok, scherzavo!’ buttò lì Kaito dopo lo sguardo di Ran.
‘Comunque, grazie. E non è vero che è misero, anzi è il più bel regalo che potessi farmi, Kaito.’
Entrarono in casa, mentre Conan, dietro di loro, fulminava Kaito con lo sguardo. Eppure, quel ragazzo non gli era nuovo, seppure non lo aveva mai visto prima di allora. Kogoro fu contento di vedere Kaito, anche se in un primo momento aveva fatto una smorfia nel vederlo, dato che lo aveva confuso per Shinichi. Colpa della birra che gli aveva dato alla vista!
Kaito aiutò Ran a cucinare, mentre seduto per terra, con le dite che picchiettavano sul tavolo, c’era Conan che gli osservava scocciato. Il pranzo fu all’altezza delle doti culinarie della ragazza e dopo aver esaurito il cibo presente sulla tavola, e aver lavato i piatti, Ran e Kaito si concentrarono sui compiti assegnati. Poi, dopo circa un’ora e mezza, nella quale per cinque minuti Conan era diventato di colore verde, mentre li spiava da dietro il divano, perché Kaito, non capendo un esercizio, aveva chiesto a Ran di aiutarlo e lei, anima gentile qual è, si era avvicinata a lui. Al termine dei compiti, entrambi avevano preso posto sul divano vicino a Conan, che geloso, si era posto fra i due.
‘Meglio che vada’ annunciò Kaito dopo che il film che stavano guardando finì. Osservò Ran che si era appisolata, o meglio si era decisamente addormentata. Sorrise, poi il suo sguardo si intensificò, come se avesse notato un particolare, così si spostò i capelli dalla fronte e l’appoggio su quella di Ran. ‘Ha la febbre’ disse infine lui. ‘Prenditi cur-’, la voce s’interruppe quando Ran si aggrappò ai vestiti di Kaito. Lui sorrise. ‘Sei sveglia?’
Lei rispose a mugugni assonati, poco comprendibili. Con la mano che le restava libera si stropicciò gli occhi, cercando di svegliarsi e quando aprì gli occhi, ad accoglierla trovo il dolce sorriso di Kaito. ‘Ti accompagno alla porta’ disse lei, lasciando la presa sui vestiti di Kaito e alzandosi in piedi troppo velocemente, dettaglio a cui Kaito aveva detto di fare attenzione qualche secondo prima che lei lo facesse. Infatti, la velocità le diede le vertigini alla testa, ma lui la sorresse prima che cadesse come un sacco di patate.
‘Perché non mi ascolti mai?’
‘Scusa’ si giustificò Ran.
Kaito la prese in braccio, e su quel momento entrò Kogoro, che chiese subito, ‘Che succede? Non si sente bene?’
‘No, ha la febbre’ rispose Kaito che lasciò Kogoro prendere sua figlia tra le braccia. ‘Meglio prevenire prima che si aggravi. Credo che del sano riso in bianco possa farle bene.’
‘Grazie Kaito’ disse il padre di Ran con il suo grosso vocione.
‘Mi raccomando’ disse Kaito, rivolto a Conan, ‘prenditi cura di lei e non farla innervosire.’ Detto questo se ne andò, lasciando casa Mori.
Kogoro si occupò di mettere Ran sotto le coperte e mentre lei con estrema calma cercava di mettersi in pigiama, intanto lui uscì di casa e annunciò a Conan che sarebbe uscito a comprare il mangiare per loro due, dato che nessuno di loro era maestro in cucina.
Finalmente che ora Kaito se ne era andato, Shinichi pensò che avrebbe dovuto pensare a che regalo fare a Ran. Di certo non poteva tornare e qualunque dono le avesse regalato, di gran lunga non avrebbe battuto quello di Kaito. Insomma, per Ran il regalo più bello sarebbe stato rivederlo, ma purtroppo era impossibile. Lo feriva non poter stare insieme a lei nel suo corpo di liceale e dover perdere tutti questi giorni che settimana dopo settimana passavano velocemente. Con mille pensieri in testa, Shinichi si diresse in cucina e iniziò a preparare il riso per Ran. Per il momento era l’unica cosa che poteva fare. Fortuna che almeno il riso era in grado di farlo.
Diversi minuti più tardi il cellulare di Shinichi prese a squillare e rispose. ‘Pronto?’ La voce all’altro capo era quella di Ran, malata e triste. Lo salutò, Shinichi quasi la sentì sorridere, ma l’acqua prese a bollire e per non far sentire a Ran qualche rumore sospetto, la salutò e disse che al momento era impegnato e che magari l’avrebbe richiamata più tardi. Scolò l’acqua in eccesso e dopo aver messo il riso su un piatto di ceramica provvisto di coperchio, bussò in camera di Ran che subito gli rispose di entrare.
‘Ti ho cucinato del riso’ disse Conan premuroso, avvicinandosi al letto della sua amica d’infanzia.
‘Non dovevi’ si sentì in colpa Ran. ‘Mi dispiace sul serio per questo. Dovrei essere io a preoccuparmi di voi’ portò la mano alla fronte. ‘Dio, scotto!’
‘Dove posso appoggiarlo?’
‘Mettilo sul comodino, qui accanto’ disse indicando quello accanto al letto.
Conan fece come richiesto e lo appoggiò, poi uscì dalla camera e bagnò con acqua fredda un fazzoletto per posarglielo sulla fronte. ‘Va un pochino meglio?’
‘No’ rispose lei secca. ‘Cioè sì, grazie Conan’ si corresse subito dopo. Lui non aveva colpa, non doveva essere arrabbiata con lui per il modo in cui l’aveva trattata Shinichi. Grazie al cielo aveva la febbre, così gli occhi rossi che teneva erano facilmente confondibili. Dannazione a quel detective stacanovista, infuriò Ran nella sua testa. Perché la trattava così? Perché, a volte, quando lo chiamava doveva subire il suo malumore e sentirsi dire che non aveva tempo per lei, e che si sarebbero sentiti più tardi. Era il suo compleanno. Ran riuscì a trattenere il singhiozzo che avrebbe annunciato l’inizio di altre lacrime. Non allontanò la mano dalla fronte perché temeva di rivelare la sua tristezza e la sua rabbia, intanto con l’altra accarezzò la mano di Conan. ‘Prometto che appena diventa tiepido, lo divorerò tutto, ma per ora vorrei rimanere sola. Ti dispiace?’
‘No, tranquilla. A dopo’ mal volente Conan lasciò Ran da sola, senza pensare minimamente che in quel momento stava male. Si sedette sulla tavola, dopo averla apparecchiata, e aspettò il ritorno di Kogoro. 
 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Amelyn