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Autore: Amelyn    12/01/2011    1 recensioni
E se Furto Kid, ladro misterioso e gentiluomo, avesse un'assistente? Riusciranno Shinichi, ancora sotto le spoglie di Conan, ed Heiji a smascherare il braccio destro di Kid, e a catturarlo?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – Il Picnic
 

 
 
L’indomani mattina Ran cercò di fare il più piano possibile per non svegliare Conan e dopo una bella rinfrescata sotto la doccia, la ragazza si spostò in cucina per mettere la colazione al caldo prima di andare in camera a vestirsi.
Purtroppo per lei andò incontro a un momento molto imbarazzante.
Era vicino alla porta della cucina quando arrivò. Era in procinto di aprire la porta, quando quella si aprì di colpo, facendole perdere l’equilibrio, rischiando così di cadere a terra, ma due forti e abbronzate braccia riuscirono a afferrarla prima che toccasse terra.
‘Heiji…’ l’imbarazzo nella voce di Ran era chiaro, in fondo non era molto vestita, anche se sotto quell’asciugamano corto aveva l’intimo non importava, per lei era comunque essere nuda. ‘...’ Ran non aveva nessuna parola da dire. Proprio non le uscivano.
‘Ra…’
Heiji e Ran si voltarono verso la voce che si era spezzata all’istante.
La figura di Conan si ergeva a poca distanza da loro, ammutolita e furiosa, se osservata con attenzione.
Heiji aiutò Ran a rimettersi in piedi. ‘Ehm, grazie di avermi presa’.
‘No, no, scusa me. Se non ti avessi spaventata forse non avresti perso l’equilibrio’.
‘Come forse?’
La sua risata risuonò. ‘Non sei molto stabile!’
Ran gli tirò un pugno sulla spalla e Heiji si bloccò all’istante per il dolore. ‘Vado a vestirmi’ annunciò poi.
‘Guarda che non m’imbarazzo mica! Puoi anche rimanere così!’
‘HEIJI!’ lo rimproverarono Ran e Conan all’unisono.
‘Ok, scusa Ran’.
Shinichi aspettò che Ran uscisse prima di parlare ad Heiji.
‘Cosa stavi facendo?’
‘Stava per cadere e l’ho presa. Preferivi che sbattesse la testa?’
‘No, certo e comunque non mi riferivo a quello’. Shinichi continuò a guardarlo furioso.
Heiji ci penso su. ‘Oh, ti riferivi al vestirsi?’ aspettò l’accenno del sì di Shinichi e continuò, ‘Ma dai che stavo scherzando!’
‘Ti conviene’ disse in tono minaccioso Shinichi.
Heiji sorrise divertito ascoltando i suoi pensieri. ‘Perché scusa? Ran non è mica la tua ragazza e nemmeno quella di Shinichi… che ne sai che prima o poi non si innamorerà di me?’
‘Sta zitto idiota!’
La risata di Osaka risuonò nella stanza.
‘Heiji?’ la dolce voce di Ran lo chiamò, ‘ascolta’ disse, comparendo in salotto, ‘oggi volevo fare un picnic, pensi di poter venire o devi tornare subito ad Osaka?’
Shinichi si ricordò di cosa avrebbe dovuto fare. Tutta colpa di Heiji che lo aveva distratto da quel suo dovere. Ora, l’unica speranza era che lui rifiutasse l’invito.
‘A dire il vero non posso. Kazuha mi aspetta a casa per le tre, ma se non avessi avuto questo impegno sarei rimasto molto volentieri!’
‘Allora sarà per la prossima volta, così porterai anche Kazuha’ si rallegrò Ran.
Shinichi ringraziò il cielo per questo colpo di fortuna.
‘Sì, così magari potrai far venire anche Shinichi e…’ si fermò, sapendo ciò che aveva appena fatto. Parlando di Shinichi sapeva di aver toccato una ferita dolente e voltato lo sguardo verso Conan, seppe che aveva ragione.
Ran aveva abbassato il viso, fissando il pavimento.
Heiji non sapeva cosa dire, dato il suo precedente fallimento e Conan, dal canto suo, stava per dirle qualcosa prima che la voce della ragazza lo trattenesse.
‘Heiji, lo farò’ il suo sguardo tornò a guardarlo con una tristezza troppo percepibile dai suoi occhi, ‘ma non contarci. Lui non viene mai’.
Shinichi, nel suo corpo ringiovanito, deglutì con fatica quel colpo.
Heiji abbassò lo sguardo.
‘A che ora hai il treno?’ chiese Ran con un sorriso stampato sulla bocca. ‘Ti preparo qualcosa, vuoi?’
‘No, no Ran’ disse sbrigativo, vedendola avanzare verso la porta della cucina. ‘Non serve’ la sua mano afferrò quella della ragazza, lasciandola immediatamente, sentendo la sguardo di Shinichi dietro di sé, ‘partirò subito, quindi non faresti comunque a tempo’.
‘Ah, va bene. Allora ci salutiamo subito?’
‘Sì, mi dispiace, ma sennò chi la sente Kazuha dopo’ sorrise imbarazzato, ‘Ciao Conan! Ciao Ran! E salutami tuo padre!’ disse scomparendo oltre la porta.
Davvero curioso era stato il comportamento di Heiji, pensò Ran, ma non vi fece molto caso e tornò a guardare Conan.
‘Allora Conan, fai una bella doccia, vestiti e prepara le tue cose che andiamo a far un bel picnic. Io intanto preparo qualcosa da mangiare. Su, forza vai!’ disse la ragazza spingendo Conan verso la porta.
‘Va bene!’ esclamò contento lui, mentre nella sua testa le frase di Ran risuonava come un’eco.
Heiji, lo farò ma non contarci. Lui non viene mai.
 
 
Conan afferrò la mano pronta di Ran una volta sceso dal taxi. Lei non gli aveva detto nulla sulla meta del picnic, a qualche possibile posto ci aveva anche pensato, ma alla fine si era arreso così aveva lasciato che diventasse una sorpresa.
Il nostro cammino si avventurò in una stradina di montagna, l’aria era fresca e incontaminata, decisamente più pura di quella di città e il profumo della natura si sposava con perfetta sintonia con quello di Ran.
Il suo viso era finalmente luminoso e non più velato di oscurità scaturita dal nome Shinichi, otto lettere che la ferivano.
Ran, ho giurato che sarei tornato da te ed è una promessa che intendo mantenere. Mi dispiace per tutto quello che ti sto facendo, per quanto il tuo cuore soffrirà, ma tornerò.
Tornerò da te perché tu sei la mia migliore amica, il mio futuro. Molto presto… il mio futuro.
Conan alzò lo sguardo verso Ran.
Non ti ho mai detto una frase romantica, mai un complimento. Non ti ho potuto dire nemmeno i miei sentimenti, colpa di questa mia, come la chiami tu, mania per i casi di omicidio. Sono proprio un detective stacanovista… e mi dispiace.
‘Conan!’
Sbatté le palpebre per svegliarsi dai suoi pensieri. ‘Sì, Ran?’
‘Stavo pensando che forse potevamo invitare anche i tuoi amici oggi’.
‘No, Ran’ si lamentò Conan con voce bambinesca. ‘La domenica è il giorno della famiglia ed io voglio passarlo con te e nessun altro!’
Conan vide le gote di Ran colorarsi di un rosa più scuro.
Quello era l’effetto che voleva vedere quando sarebbe tornato da lei.
Era l’intensità nascosta nella voce di Conan ad averla fatta arrossire, le aveva ricordato la stessa profondità di Shinichi. Ma oggi non doveva pensare a lui. Oggi era il giorno di Conan e Ran.
‘Siamo quasi arrivati’ annunciò Ran al piccolo.
‘Quanto manca?’
‘Meno di un minuto’ lo informò. ‘Sai, questo è un posto molto particolare. Ci venivo con lui ogni estate, più o meno quasi tutti i giorni,’ scoppiò in una risata giuliva. ‘Un paio di volte anche quando pioveva!’
‘Tu e Shinichi?’ domandò Conan, non avendo nessun ricordo di quel luogo, il ché gli sembro davvero molto strano.
‘No, non era con lui. Vedi Yukiko e mia madre sono profonde amiche d’infanzia quindi nella maggior parte delle occasioni spesso andavano via insieme. Quando Yukiko conobbe il Signor Toichi Kuroba, con sé portava mia madre, di conseguenza lei portava me. Fu così che conobbi Kaito, il figlio di Kuroba, bé… siamo grandi amici d’infanzia d’allora! Era come giocare con Shinichi! Sono molto simili a dir la verità. Diciamo che hanno alcuni tratti in comune, come essere entrambi sfrontati, sicuri di sé ed entrambi adorano prendermi in giro’ ridacchiò Ran all’idea.
Conan provò una fitta di intensa gelosia quando seppe che già da piccola c’era un altro che poteva aver notato la sua bellezza.
‘Ecco siamo arrivati’.
La voce di Ran suonò come una melodica sinfonia.
Una distesa di alberi di cassia dominava la pianura avvolta, mentre la distesa davanti di loro era imbellita da fiori selvatici e il sole splendeva, creando una luminosità che rendeva felice la giornata.
‘È stupendo!’ commentò contento Conan.
Ran si guardò attorno. ‘Direi che potremo metterci qui, all’ombra sotto quest’albero. Che ne dici?’
Conan acconsentì facendo sì con il capo.
Ran distese la coperta sotto gli alberi di cassia e una volta seduti, porse a Conan la sua pietanza preferita, anzi le sue pietanze preferite… le sue.
‘Cosa c’è Ran?’
Il dolce viso di Ran si oscurò all’improvviso.
‘Niente, è che… le tue pietanze preferite sono le stesse che ama Shinichi. A volte sembrate così simili, insomma…’ rise, scacciando quei brutti pensieri, ‘sei suo parente, devi per forza aver preso qualcosa da lui!’
Afferrò una polpetta di granchio con i bastoncini. ‘Hai assaggiato questi?’
‘No’ disse allegro Conan, nascondendo ciò che in realtà pensava. Era ammirevole il modo con cui si rattristava e subito riusciva a riprendersi. Con quanta costanza lo aspettava.
‘Fai aaa!’ disse Ran, avvicinando le bacchette alla bocca di Conan che in risposta obbedì lasciandosi imboccare.
‘Sono deliziose!’
Conan si maledisse perché al posto suo doveva esserci Shinichi e non lui, ma si ripromesse che tornato l’avrebbe portata di nuovo in quel posto per un picnic tutto loro.
Passarono il tempo a ridere e scherzare. L’allegria di Conan e il suo sorriso l’avevano contagiata e stare in sua compagnia la aiutava moltissimo però, da un lato, più lo osservava, più vedeva la somiglianza con Shinichi.
Entrambi amavano i gialli, Conan spesso si intrometteva nei casi di omicidio mostrando l’effettiva somiglianza negli atteggiamenti con quelli di Shinichi, in lui, infatti, aveva riscontrato troppe fattezze… ma come poteva un diciassettenne regredire e tornare piccolo?
Scosse la testa per allontanare gli assurdi pensieri che le erano balenati in testa. Vide Conan tirare fuori dal suo zaino Uno studio in rosso di Arthur Conan Doyle.
Arthur Conan Doyle.
Oh, assurdo! Adesso basta!, si decise Ran.
Optò anche lei per la lettura.
Si immerse nelle campagne inglesi del settecento dove il verde dei boschi dominava la scena con i suoi fanghi autunnali e dagli irresistibili ufficiali dalle uniformi color rosso e da quella coppia che regnava la lettura. Divorai i capitoli uno dopo l’altro, facendomi catturare dall’orgoglioso Signor Darcy e dalla pregiudiziosa Signorina Elizabeth Bennet.
Un amore che  nasce a poco a poco, superando ogni ostacolo, andando contro le aspettative della propria famiglia, le proprie volontà, al proprio patrimonio, del suo rango e all’inferiorità della famiglia della donna amata.
  
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