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Autore: hipopo    17/01/2011    19 recensioni
La mia personale versione dell'ultima sera di Oscar e André: assolutamente da fan, quello che io avrei voluto vedere, quello che io ho voluto vederci, quello che mi sono raccontata per far quadrare le cose e "addolcire" l'amaro finale.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Sulla tenacia.

Arras, dicembre 1793

Alain Soisson aveva varcato il cancelletto del piccolo cimitero appena fuori Arras e adesso camminava lento tra le tombe, alla ricerca di due lapidi gemelle.
Non aveva alcuna fretta di trovarle e, a dir la verità, c'era voluto tutto il suo coraggio per decidere di venire fino qui.
Era stata la conversazione avuta con Bernard e Rosalie a convincerlo. Gli aveva lasciato l'amaro in bocca quella visita e così si era deciso a mettersi in viaggio.
Stringendosi addosso il mantello per proteggersi dal vento gelido che soffiava quel giorno, Alain arrivò in fondo al piccolo cimitero e fu allora che le vide: proprio in un angolo, accanto al muro coperto di edera, c'erano due croci di pietra. Identiche. Di fronte a loro una figura curva, coperta da una lunga cappa scura.
Chi mai poteva essere?
Si avvicinò con passo incerto, timoroso di disturbare quella figura misteriosa, in preghiera davanti alle tombe. Quando fu a pochi passi dalle croci, l'uomo si voltò a guardarlo e Alain si ritrovò a fissare in due occhi azzurri severi e inquisitori. Conosceva quello sguardo.
“Chi siete?”
Conosceva anche quel tono imperioso.
Alain rimase immobile sotto l'attento scrutinio di quegli occhi di ghiaccio e, dopo un istante di silenzio, finalmente rispose.
“Il mio nome è Alain Soisson, generale de Jarjayes.”
Se l'uomo rimase stupito di essere stato riconosciuto da un estraneo, non lo diede a vedere.
“Siete qui per...”
“Ho combattuto con loro.”
L'uomo distolse lo sguardo e tornò a posarlo sulle due croci.
Alain sapeva che il generale era rimasto un fedele monarchico fino all'ultimo, continuando a cercare un modo per salvare la regina anche quando tutto era ormai perduto. “Probabilmente al vecchio bastardo non fa piacere ricordare che la figlia ha tradito la famiglia e il re ed è scappata con lo stalliere.”, pensò amaramente.
“Eravate con loro quando sono morti?”
La domanda era stata formulata a voce così bassa che Alain pensò di essersela immaginata. Non rispose immediatamente e si ritrovò a fissare di nuovo quegli occhi di ghiaccio.
“Rispondete!”
Oh, sì, adesso capiva da chi aveva preso il suo tono militaresco il Comandante.
Annuì. “Ero con loro.”
Alain continuava a fissare il Generale. Non osava voltarsi a guardare quelle lapidi, a leggere i nomi che vi erano incisi sopra.
“Rosalie...” al Generale tremò la voce e si fermò un istante, come per riprendere fiato. Di nuovo si voltò verso le lapidi, mostrando solo il profilo severo ad Alain.
“Si è occupata lei di tutto. Io non ho potuto.”
Certo.”, pensò Alain. “Se i tuoi compagni lealisti avessero saputo che avevi degnato di un funerale e di una degna sepoltura dei rivoluzionari, non sarebbero certo stati contenti.”
Il Generale continuò. “Non ho mai osato chiederle cos'era successo. Non sono mai riuscito a venire qui a vedere con i miei occhi... quel che restava di mia figlia. Raccontatemi voi. Raccontatemi com'è' stato. Erano... erano insieme?”
Alain rimase pietrificato dallo stupore, nel vedere una lacrima scorrere lungo la guancia del Generale. “Complimenti, Alain. Non hai capito nulla, come al solito.”
Le spalle curve, quella voce sommessa che cercava di mascherare con un tono imperioso, le lacrime: il Generale era un uomo sconfitto, a cui non restava più nulla.
Come si racconta ad un uomo che ha perso tutto l'agonia di una figlia morta sola, con il cuore oppresso da un dolore come quello di Oscar? Come gli si racconta di un'ultima notte di disperazione e rimpianto e rabbia verso se stessa?”
Alain si fissava le mani, strette in grembo, alla ricerca di una risposta che potesse in qualche modo alleviare il dolore di quest'uomo.
“Sapete, Alain...” Di nuovo quella voce che era poco più di un sussurro.
“Fui io a metterli insieme, quando André arrivò da noi: era un bambino così generoso, paziente, tranquillo, che pensai sarebbe stato un bene, per Oscar, avere un compagno come lui. Qualcuno che... qualcuno che la tenesse coi piedi piantati per terra e la riportasse a casa, qualunque cosa fosse successa.”
Il Generale chinò la testa e Alain seppe, capì in quell'istante cosa doveva dire. I ricordi di quell'ultima notte, di quella mattina nel vicolo, con Oscar stretta al suo petto che chiedeva di piangere ancora una volta prima di andare a farsi ammazzare vennero accantonati, sostituiti da un altro ricordo, quello della mattina precedente.

Alain percorreva deciso il corridoio che portava allo studio del Comandante. La Compagnia B si stava radunando in cortile, ma Oscar e André erano misteriosamente spariti dopo l'annuncio dell'imminente diserzione, in camerata. Certo, non ci voleva molta fantasia per immaginare dove fossero e cosa stessero facendo e se, da una parte, Alain era contento per il suo caro amico, dall'altra riteneva poco opportuno che i due indugiassero in certe attività proprio in un momento simile.
Al diavolo! Questi mi scelgono proprio oggi per dichiararsi! 20 anni! 20 anni hanno avuto! Qui mi scoppia la Rivoluzione e questi tubano come due colombi!”
Esasperato, stava per bussare deciso alla porta e spalancarla senza attendere un invito ad entrare, quando un rumore dall'interno lo fermò.
Qualcuno rideva. Una risata bassa, maschile, quasi coperta dalla bellissima risata di un donna. Una risata che Alain non aveva mai sentito.

“Erano insieme.”
E poi, con voce sommessa. “Erano felici.”
Il Generale continuò a fissare le lapidi e non rispose.
E allora Alain si voltò a guardare le due croci gemelle e lesse cosa c'era scritto.
Niente cognomi, niente date che li avrebbero divisi. Solo i loro nomi e un anno, 1789.
Chinò il capo, in testa ancora il ricordo di quelle risate, perché così li voleva ricordare, non disperati e in lacrime, o sporchi di sangue. Incerto, iniziò a mormorare un Requiem aeternam.
La voce secca del Generale lo interruppe. “Per questo sono morti? Per la violenza e il sangue? Perché il re e la regina venissero giustiziati come comuni delinquenti? Senza possibilità di appello?”
Alain alzò lo sguardo e vide che il Generale parlava senza guardarlo, continuando a fissare le croci.
“E' questa la libertà per cui hanno combattuto, Alain? Ditemelo voi. Datemi una risposta!”
Di nuovo, Alain si fissò le mani. Più volte si era fatto la stessa domanda e non era riuscito a darsi risposta.
Ne era valsa la pena? Non erano forse scivolati ancora più in basso?
“Non potevano più stare a guardare, Generale. Non potevano più accettare qualcosa che sapevano essere sbagliato. Per questo hanno combattuto.”
“E avrebbero combattuto anche sapendo il prezzo che avrebbero dovuto pagare, Alain?” Di nuovo quel tono sconfitto, nella voce del Generale.
“Non lo so, Generale.” Alain scosse la testa. “Ma so che non si sarebbero arresi.”
Rimasero in silenzio, fianco a fianco a fissare le lapidi per alcuni minuti e fu Alain il primo a rompere il silenzio.
“Tra poco sarà buio, Generale. Se volete, posso accompagnarvi.”
“No, Alain, grazie. Resto ancora un poco.”
Con un rapido cenno, Alain si voltò e si avviò verso l'uscita del cimitero, sapendo che non sarebbe più tornato e che non avrebbe più rivisto il generale de Jarjayes.
A passi lenti si allontanò e, varcato il cancelletto, iniziò a scendere la collina su cui sorgeva il piccolo cimitero, diretto verso la sua locanda.
L'aria gelida lo riportava ad una sera di pattuglia per le strade umide di Parigi, in quel freddo inverno dell'89.

Continuavano a camminare, perché se si fossero fermati, probabilmente li avrebbero trovati congelati la mattina dopo. Camminavano in silenzio da un po', quell'amichevole silenzio legato ad una profonda confidenza, quando, di punto in bianco, André disse: “Lo so che non capisci, Alain, ma anche sapendo fin dall'inizio il prezzo che avrei pagato, non mi sarei tirato indietro. Quando qualcosa è così importante, non ti arrendi certo al primo ostacolo. O al secondo. Non è questo l'amore. Non funziona così, non per me.”
Alain fece un unico commento. “Quella donna ti porterà alla tomba.”
E quel pazzo gli sorrise. “Probabile.”

Alain si strinse nel mantello. “Oh, André, ne saresti ancora convinto? Ci avresti creduto un po' meno, avresti lottato un po' meno duramente, o avresti insistito con la stessa tenacia, se avessi visto quelle due croci gemelle?”
Sorrise e scosse piano la stessa.
Conosceva la risposta.

 

Ringraziamenti
Grazie a chi è coraggiosamente arrivato fin qui.
Grazie a Riyoko Ikeda e ai suoi personaggi che mi hanno fatto riavvicinare al mondo delle fan fiction dopo 8 anni in cui non avevo più scritto nulla.
E grazie a tutti gli autori della sezione di Lady Oscar qui su EFP fanfiction, perché leggere i vostri lavori mi ha divertito, incuriosito, stimolato e, soprattutto, mi ha fatto venire voglia di “ributtarmi nella mischia”.

   
 
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