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Autore: SailorUranus    17/01/2011    3 recensioni
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Hermione è una ragazza studiosa, spigliata, ma, soprattutto, vendicativa. Draco è un Serpeverde con una strana passione: quella di prendere in giro la Mezzosangue. Aspettando la data di un concerto a cui la grifona non poteva di certo mancare, si scopriranno i veri motivi dell'odio del ragazzo verso di lei. Solo conoscendo il passato di Malfoy, si potranno capire certi suoi atteggiamenti. Il suo odio,infatti, è causato da uno oscuro evento della sua vita. Dal IX capitolo: ...Dopo sette lunghi anni di scelte razionali che hanno condizionato niente altro che un’esistenza vuota e piatta, una svolta si prospetta ai miei occhi: mi piegherò, una volta per tutte, perché non sono in grado di combinare altro. Ecco. Lo vedo. Appoggiato a una colonna che conduce ai suoi tanto amati, quanto detestati da me, sotterranei...
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO XV

CAPITOLO XV

 

Durante tutto il giorno in cui era fissato il concerto, Draco si era sentito inspiegabilmente strano e quasi in ansia: ciò era dimostrato dal fatto che: 1) non aveva la solita aria impeccabile che lo rendeva terribilmente sexy agli occhi di tutta la fauna femminile di Hogwarts, in trepidante attesa di essere deflorate dall’ultimo erede dei Malfoy; 2) non aveva insultato per tutta la giornata gli appartenenti ai Grifondoro. Fatto strano, terribilmente, e quasi shockante. In quella data, memorabile, Draco Malfoy aveva tenuto la bocca chiusa senza mai aprirla, nemmeno per scopi più divertenti. Ebbene si: 3) non si era portato a letto nessuna ragazza; evento che, a detta di molti e delle solite voci di corridoio, non era mai accaduto.
La domanda principale del ragazzo – che si poneva da almeno tredici ore – era: cosa è questa strana ansia che mi attanaglia lo stomaco rendendomi un emerito Grifondoro?
Mai epiteto fu utilizzato in modo più offensivo e disgustato di quello che ne fece il Serpeverde: già il fatto di paragonarsi ai suoi tanti odiati nemici, ve la può dir lunga su quanto fosse instabile emotivamente in quelle ventiquattro ore.
Ventiquattro ore che, nel bene e nel male, egli avrebbe rammentato fino a rendere stupidamente ciechi i suoi profondi occhi grigi; ma questa, purtroppo, è un’altra storia, una storia che non è il caso di raccontare in questo momento.
Tutto era iniziato nel più usuale dei modi: sveglia, colazione in Sala Grande e pesanti ore di lezioni tenute dai suoi amati professori; ma, in seguito, mentre si avvicinava il pomeriggio, egli aveva iniziato a sentirsi in maniera differente, non più sicuro di sé, ma aveva provato quelle sensazioni di timore e di rispetto che hanno i bambini nei confronti degli adulti, quando si trovano al centro della loro attenzione. Egli aveva cercato invano e innumerevoli volte di scacciare quelle insidiose sensazioni, ma niente: non c’era stato nulla da fare; esse erano, anzi, aumentate in modo esponenziale rendendogli allettante l’idea di chiudersi nella sua stanza e di gettare la chiave da qualche parte.
Piano che non aveva messo in atto per il semplice fatto che, avendo già sbarrato le finestre, non aveva potuto far scomparire la suddetta chiave nel vuoto dei giardini della scuola; non aveva riflettuto su altri ed eventuali metodi per rendere realizzabile il suo piano ingegnoso; no, ormai la sua testa era troppo colma di quelle sensazioni mai provate prima che gli era impossibile mantenere o riacquistare la sua solita mente lucida.
E poi, proprio quando era entrato nella Sala Grande alle 22.00, l’ansia gli aveva bloccato il respiro e, in quel momento, tutto ciò che durante le ore precedenti gli era apparso inconcepibile e impensabile, gli si era presentato in tutta la sua chiarezza. Egli comprese, semplicemente, che, a quel concerto, sarebbe accaduto qualcosa di estremamente importante per lui; così si appoggiò su una parete del fondo della sala e si accinse ad attendere il suo destino.
Troppo melodrammatico, forse?
No, basti immaginare Malfoy che, mentre attendeva il “destino”, cercava di riavviarsi i capelli e di rendersi super affascinante: come se il destino fosse stata una donna bellissima e non un qualcosa di astratto.
Poi, una voce melodiosa che aveva già avuto l’onore di ascoltare, lo aveva distolto dai suoi pensieri e, mentre, le parole della canzone di Hermione gli risuonavano in testa, si era accorto di provare qualcosa al cuore, una sensazione di calore. Una fiamma che lo stava divorando in modo piacevole, che faceva evaporare il ghiaccio in cui era racchiuso il suo cuore. Entrò, improvvisamente, come in uno stato di trance: non udiva i suoni del mondo, non percepiva alcuna luce, solo, davanti a sé, vide qualcosa volare lentamente verso di lui. Era un qualcosa che emanava luce, un chiarore così luminoso da accecare, ma Draco non chiuse mai suoi occhi. Non voleva perdere un solo secondo di tutto quello che stava accadendo. Stranamente non aveva timore dello strano oggetto che gli si avvicinava; stranamente, alzò una mano fino a toccarlo, ma poi si ritrasse troppo stupito. Era una chiave, l’oggetto splendente. Una chiave non come tutte le altre: dorata e, quando la prese in mano, notò che c’era un’iscrizione su di essa in caratteri gotici.
Sembra la mia scrittura, pensò il ragazzo e poi, si accinse a leggerla; ma non appena egli posò gli occhi su di essa, cominciò una lenta melodia.
“Se rivuoi il tuo cuore, leggi l’iscrizione.
Ma attento, nessuna altra occasione ti sarà data; se tu vorrai sprecarla, per la vita, il tuo cuore vivrà in una prigione dorata di cui codesta è la chiave.
Ma, ricorda, c’è sempre un motivo dietro gli avvenimenti accaduti”
Cosa intendevano dire quelle strane parole? Che motivo ci sarebbe dovuto essere dietro uno stupido ed insignificante concerto? 
Strinse la chiave dorata nel palmo della mano destra, beandosi di quel calore surreale che essa emanava; una sensazione di pace e sicurezza si impossessò del suo corpo e sentiva come se quel qualcosa che gli era sempre stato negato fino a quel momento, riuscisse a trovare la sua antica ed immutata collocazione al centro esatto del suo essere: il suo cuore, sì, non l'organo che serve agli essere umani per vivere, ma il cuore inteso come fulcro di sentimenti era finalmente vicino a lui, precisamente nella sua mano. 
Sorrise, quasi stranito e incredulo per quella situazione che non sperava potesse realmente accadere. Dopo ben quindici anni in cui era vissuto monco della sua parte più importante, ecco che essa si presentava di nuovo ai suoi occhi, come se non riuscisse a stare lontana dal suo proprietario e come se non volesse più farlo, se questo includeva il fatto che stesse privando di qualcosa di terribilmente importante, fondamentale, colui al quale era destinata. Se quella melodia era vera, questo voleva dire che ora, spettava solo a lui il compito di decidere se riappropriarsi dei suoi sentimenti o continuare a vivere - esistere come un freddo automa - così come era cresciuto.

Se qualcosa di scombussolante non fosse accaduto nelle settimane precedenti, se avesse continuato a trascorrere i suoi giorni regolarmente, con accanto sempre una ragazza diversa; se egli stesso non fosse cambiato, poco a poco, dentro e, soprattutto, se qualcosa non fosse mutato nei suoi pensieri; se non avesse conosciuto il lato più segreto e più luminoso - caldo come i raggi del sole - di una ragazza in particolare; be', Draco Lucius Malfoy avrebbe scelto sicuramente di non cambiare niente nella sua vita, perfetta sotto molti punti di vista, e di indossare la chiave come una collana che gli avrebbe rammentato, giorno dopo giorno, di come egli era più forte rispetto agli altri comuni esseri umani poichè non possedeva un cuore. Ma dal momento che tutto ciò non era successo e dal momento che egli non sapeva con certezza se rischiare tutto per la Granger, prese una giusta decisione, sia nel bene che nel male.
Vederla e, soprattutto, osservare il suo comportamento verso di lui.

E quindi, la domanda che gli pose la riccia lo colse esattamente e perfettamente alla sprovvista. Semplicemente non credeva che il suo profumo sarebbe stato oggetto di una conversazione con lei, anche se era cosciente che esso intrigasse enormente il genere femminile.
"No, è sempre lo stesso. E poi non capisco il motivo per il quale tu me lo stia chiedendo"
Hermione, immervosita dalla mie parole, mi rispose sprezzante. "Sono affari miei!"
No, che non erano solo fatti suoi visto che il profumo, fino a prova contraria, era il mio. "Ma quindi ti interesso ancora?" chiesi, invece, in modo diretto sperando di farla arrossire e così, di comprendere che cosa provasse realmente per me.
E il suo viso, come volevasi dimostrare, divenne di un accesso color porpora che - oddio -, non le donava per niente.
"No!" esclamò. " Cioè, che intendi dire?"
Un sorriso mi aleggiava sulle labbra. "Quello che ho detto; o non riesci più a connettere a causa della mia vicinanza?" le domandai avvicinandomi al suo corpo, fino a sfiorarle il naso con il mio.
"Ehm.." balbettò. "Senti, ma cosa vuoi da me? Non ti è bastato tutto quello che mi hai fatto, non ti è bastato che, per la prima volta nella mia vita, ho pianto fino a sentirmi male, fino a soffocare; non ti basta sapere che, ormai, il sole per me non è quello che in cielo viene osservato da tutti, ma sei tu, sulla terra ferma, che mi riscaldi e mi rendi luminosa la giornata nonostante tu abbia espresso chiaramente che non mi vuoi?" urlò agguerrita la Grifondoro.
A quel punto, a quelle parole, il sorriso che prima alegg
iava solamente sul mio viso, si allargò radioso.

Abbassai la mano fino ad arrivare alla tasca dei pantaloni, deciso afferrai la chiave d'oro - unica e mia - riposta lì dentro e poi senza paura, ma solo con il desiderio e l'intenzione di ritornare completo, la appoggiai con forza sul mio petto, esattamente dove si trova il cuore umano. Non sapevo come mai avessi fatto tutto ciò, ma qualcosa dentro di me, mi diceva che quella era la cosa da fare per ritornare ad essere il me stesso che ero stato solo per pochi anni.
Hermione strabuzzò gli occhi quando vide una luce risplendere dalla chiave dorata che veniva "mangiata" dal mio cuore, affamato e a digiuno da moltissimo tempo.
Io ero invaso da un calore che non avevo mai provato, non un calore fisico che senti sulla pelle, ma un calore interno che si irradia nell'intero corpo. Chiusi gli occhi per assaporare di più quel momento mentre alle mie orecchie giungevano le grida impotenti della mia futura ragazza, per la quale, ora tutto mi era chiaro, il mio cuore saltellava giocoso nel mio petto.
Poi, non so che accadde, scivolai a terra e tutto ciò che vidi fu il buio più totale.

Un profumo mi inebriava le narici, un tremito scuoteva la mia mano, un respiro mi solleticava la guancia destra lasciandomi una sensazione di caldo-umido su di essa.
Pian piano aprii gli occhi, riposato come se avessi dormito per una settimana intera, e come non lo ero mai stato; forse perchè avevo sempre avuto qualche pensiero nella testa, fastidioso come un tarlo, che non mi permetteva di dormire sognando. Già, chi non prova sentimenti non può nemmeno sognare, perchè l'amore, in ogni suo elemento, è fantasia, è magia e desiderio di ottenere qualcuno, di donargli felicità. Io non avevo mai nemmeno pensato di fare certe cose, quindi, non sapevo cosa si potesse provare una volta raggiunte.
Sbattei le palpebre per riuscire a vedere più chiaro davanti a me e mi apparve il suo viso, dolce e deciso, preoccupato e contento, risplendente di una nuova luce ora che mi ero svegliato.
Mi sorrise senza parlare, non perchè le parole fossero inutili, ma perchè ciò che sentiva dentro di , nel suo intimo, nel suo cuore, lo espresse attraverso quel leggero piegarsi all'insù delle sue labbra, in quel sorriso che era dedicato a me in tutta la sua potenza.
Nonostante tutto quello che le avessi detto, nonostante l'avessi ferita più e più volte, ella era ancora lì, al suo posto, accanto a me come se niente fosse successo.
E fu in quel momento che compresi che lei, per me e, soprattutto, con me non sarebbe mai cambiata.
"Granger, la tua luce per me non si spegnerà mai, vero?" le chiesi sorridendo come non avevo mai fatto poichè non avevo mai potuto sorridere veramente, con il cuore.
Parve pensarci un po' prima di rispondere: " Si, non se ne andrà così velocemente nonostante tutte le ombre che ci aspett...".
La interruppi prendendole la mano e baciandone il palmo.
"Non c'è più nessuna ombra; solo quella di noi due che percorriamo lo stesso cammino"
Stupita sia per il mio gesto che per le mie parole, sgranò gli occhi, non volendo comprendere la verità per non restar delusa.
"Non esiste più nessuna profezia; l'hai sconfitta, l'ho sconfitta per te, per un possibile noi. Oddio come sto diventanto romantico, mi faccio schifo da solo" aggiunsi quasi indignato.
Un risolino che non era riuscita a trattenere uscì dalle sue labbra.
"E ti faccio anche ridere" scossi la testa " ok, il mondo sta per cadere se un Malfoy riesce a suscitare ilarità nelle altre persone".
La Granger, evidentemente impietosita dal mio comportamento, mi prese il viso tra le mani guardandomi fisso negli occhi. "Non mi importa se la fine del mondo sia arrivata, se esso cadrà, io cadrò insieme a te"
"E io con te, mio Grande Diamante" sussurrai prima di prenderle una mano e di appoggiarla sul mio cuore.
Tu-tum.

  
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