Capitolo primo
Sull’autobus che aveva preso a Juneau erano
rimasti, oltre a lei, un ragazzo sui diciott’anni seduto in fondo e una coppia
anziana che si era sistemata nella prima fila di sedili.
Dopo un paio di ore dall’ultima fermata,
l’autobus si fermò sbuffando e i suoi tre compagni di viaggio si alzarono per
scendere. La città, però, non era ancora quella giusta, così Jane si mise più
comoda sul suo sedile e chiuse gli occhi. Si svegliò circa un’ora dopo, appena
in tempo per notare un cartello.
Era di legno scuro e su di esso si era
posato uno strato di neve, nonostante fosse ancora ottobre. La scritta era marrone
più scuro, quasi nero: Old Harbor.
Sotto, in piccolo, veniva precisato Kodiak
Island e accanto, in una calligrafia ancora più minuta, una parola seguita
da un numero: abitanti: 216.
Dopo un paio di minuti l’autista frenò su
una strada isolata e Jane scese. L’autista le fece segno di sbrigarsi a
prendere le valigie mentre la ragazza apriva il portellone laterale. Non appena
ebbe tirato fuori il suo trolley, la sacca e lo zaino, l’autobus chiuse le
porte e ripartì.
Aveva viaggiato leggera: tutti gli oggetti che
aveva comprato con Dan li aveva lasciati nell’appartamento di New York e così
ogni cosa che le ricordava l’ex fidanzato. Tuttavia lo zaino era stato
un’aggiunta dell’ultimo momento: conteneva l’abito da sposa, che non aveva
avuto il cuore di abbandonare anche se sapeva quanto potesse essere distruttivo
portarsi dietro quel simbolo di un sogno ormai infranto.
Ferma sotto la palina degli autobus prese il
cellulare per avvertire Mary del suo arrivo. Si accigliò: non prendeva, non
c’era nemmeno una tacca. Scosse le spalle. Decidendo che avrebbe avvertito Mary
una volta arrivata in albergo. Ora non restava che trovarlo Guardandosi
attorno, Jane avvistò qualcosa di simile a un bar poco lontano, dall’altra
parte della strada. L’insegna, nera, recava un disegno bianco stilizzato
rappresentante una tazza e un libro. Il nome che vi leggeva era Insonnia.
Guardò a sinistra e a destra prima di
rendersi conto che in quella strada non c’era nessuno, né a piedi né tanto meno
in auto, così attraversò e aprì la porta del locale.
La porta non emise alcun suono, come
accadeva nei locali di New York, ma sembrò che tutti fossero stati in qualche
modo avvertiti del suo ingresso e si trovò circa venti paia d’occhi puntati
addosso. Notando la ragazza dietro al bancone, con lunghi capelli biondi e il
fisico formoso, si rese conto che oltre a lei era l’unica donna. Tutto il resto
della clientela era formata da uomini.
Cercando di non sembrare eccessivamente
goffa, Jane trasportò i suoi bagagli fino al bancone e si rivolse alla bionda
–Ciao, scusa… cerco l’albergo… oddio, mi sfugge il nome, aspetta un attimo…- si
mise a frugare nella sacca, cercando il biglietto su cui aveva annotato tutto,
ma la barista la fermò –Qui c’è solo la locanda dei Kennett, quindi immagino
che sia quella.- disse –Non è lontana, ma Rob è uscito poco fa e ora non c’è
nessuno al check-in… Ti và una cioccolata, intanto? Poi Zac può indicarti la
strada.-
-In realtà…- disse Jane sedendosi ad uno
sgabello –Preferirei una sigaretta, ne avete?-
La barista scosse la testa –No. Qui non c’è
molta richiesta e il camion arriva solo una volta ogni tre mesi… è passato
ieri, ma non ne avevamo ordinate. Mi spiace.-
Jane sbarrò gli occhi, iniziando a sentire
l’astinenza da nicotina –Oh… non fa niente, aspetterò… tre mesi, allora.-
La bionda sorrise –Io sono Jud, comunque.
Lui è Zac…- presentò indicando un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi color
cielo che stava con lei dietro il bancone –E questo è la caffetteria, bar,
ristorante e libreria del paese.-
-Wow.- sorrise Jane –Io sono Jane Watson.-
si presentò. Jud si accigliò per un secondo, poi esclamò –Ma certo, sei quella
scrittrice! Rob sarà felice di averti come ospite, ha letto tutti i tuoi
libri.-
Jane si accigliò –Ah! Non sono molti gli
uomini che li leggono… fantastico.- sorrise.
-Allora, Jane, per quanto ti fermerai?-
domandò Zac.
-Oh…
non lo so, in realtà.- scosse le spalle la ragazza –Inizialmente pensavo di
trasferirmi qui, ora non so… probabilmente comprerò un alloggio, o lo
affitterò… mi fermerò il tempo necessario e se tutto và bene anche di più.-
-Il tempo necessario a cosa?- domandò Jud,
interessata –Scusami, ma in questo paese non succede mai nulla… e ci sono
talmente poche donne! Siamo in rapporto uno a dieci: c’è una donna per ogni
dieci uomini. Capirai che non c’è una grande possibilità di spettegolare.-
Jane sorrise –Beh…- si guardò attorno e
prima di andare avanti si assicurò che l’attenzione generale fosse spostata su
qualcosa di diverso da lei –Ecco, il mio matrimonio è andato a monte. E siccome
ci saremmo dovuti trasferire a casa mia e ogni cosa mi ricordava Dan… sono
venuta qui. Tra l’altro, devo finire il mio libro… anzi, iniziarlo, in
effetti.-
-Mi dispiace!- esclamò Jud con sincerità
–Posso chiederti come mai il matrimonio è andato a monte?-
Jane rimproverò sé stessa: ormai era passata
una settimana, non era proprio il caso di piangere. Eppure le lacrime le
bruciavano negli occhi e dovette mordersi la lingua per frenarle –Ecco… la
settimana scorsa l’ho trovato a letto con un’altra.- raccontò –Una… bionda e
bellissima fotomodella che lavorava con lui.- disse –Avremmo dovuto sposarci
questa settimana… domenica prossima.-
-Che bastardo!- lo insultò Jud –Sono sicura
che hai tutto da guadagnarci, non ti rattristare.- suonò così sinceramente
dispiaciuta per lei che a Jane sfuggì una lacrima: si affrettò a cancellarla
dal suo volto –Ripensandoci, la prenderei quella cioccolata.-
Sorseggiando l’ottima cioccolata che Jud le
preparò, continuò a chiacchierare con lei e con Zac, finché questi non giudicò
che fosse passato abbastanza tempo: a quel punto, Rob doveva essere di certo
tornato alla locanda –Aspettami fuori, ti raggiungo subito per farti vedere la
strada.- disse.
Jane annuì: tentò di pagare la cioccolata,
ma Jud glielo proibì –Non provarci. La prima cioccolata è gratuita e, visto il
motivo per cui sei qui, lo sarà anche la prossima.- sorrise. Jane la ringraziò
una ventina di volte, poi si voltò e fece per uscire. D’improvviso, però, si
trovò sommersa da una valanga di pelo bianco e cadde a terra, sbattendo la
testa contro il pavimento. Dopo pochi secondi riaprì gli occhi e li sbarrò
trovandosi faccia a faccia con un enorme cagnone bianco come la neve, che la
fissava con gli occhi azzurri e la lingua penzoloni tra i denti.
Tra i lunghi, affilati denti.
-Oddio…- mormorò terrorizzata.
-Stella! Stella, vieni subito qui! Erik fai
qualcosa!- esclamò la voce di Jud alle sue spalle.
-Vieni qui. Stella! Lasciala stare!- ordinò
una voce roca mentre qualcuno tirava via il cane. Libera dal peso dell’animale,
Jane si mise a sedere cercando di tornare a respirare regolarmente. Con la coda
dell’occhio vide qualcuno chinarsi al suo fianco –Tutto bene?- domandò la
stessa voce roca. Voltandosi, Jane si trovò di fronte un ragazzo sui
venticinque anni, coi capelli neri e gli occhi verdi che brillavano come smeraldi
incastonati nel volto dalla pelle chiara –Io… si, credo di si.- balbettò mentre
lui la aiutava ad alzarsi.
-Scusa, non sapevo che avessi paura dei
cani.- si scusò Jud. Jane sorrise, ancora agitata –Scusate voi. Ho paura di…
beh, di tutti gli animali con denti abbastanza grandi da cibarsi di me.- ammise
prima di rivolgersi all’uomo che l’aveva aiutata ad alzarsi, il cui nome doveva
essere Erik –Grazie mille per… beh, per avermi liberata. Ora vado fuori ad
aspettare Zac, sperando che il freddo mi faccia dimenticare la vergogna.- detto
ciò si voltò e uscì dal locale.
Erik osservò la porta per qualche secondo,
divertito, poi si voltò verso Jud –Sbaglio ho ha detto di aver paura di tutti
gli animali con grandi zanne?- domandò.
-Esatto.- annuì Jud –Perché?-
-Ricordavo bene. È meglio che la raggiunga,
allora, perché credo che farà presto un incontro con Bill.- proprio in quel
momento, un flebile grido giunse dall’esterno dell’Insonnia –Appunto.- confermò
Erik uscendo.
Raggelata dalla paura Jane rimase immobile
davanti all’enorme orso che si era sollevato sulle zampe posteriori emettendo
un ringhio gutturale. L’animale fece un passo verso di lei con la sua pesante
zampa e Jane, tremando, fece un passo indietro, cercando di fare chiarezza nel
suo cervello e decidere cosa fare. Doveva aver visto in qualche documentario il
comportamento adatto da tenere con un orso, ne era sicura…
Aveva appena deciso per la fuga e aveva già
fatto il primo passo quando si sentì afferrare saldamente dalle spalle –No,
stai tranquilla, non è pericoloso.- la rassicurò la voce di Erik.
-Non è peri… è un orso!- esclamò Jane sbalordita. L’uomo lasciò la presa su di lei,
le passò davanti e si avvicinò all’orso che, docile come un gattino, chinò la
grossa testa per farsi accarezzare il collo –Ti presento Bill. A volte viene a
farci visita in paese.- spiegò Erik.
Jane lo guardò a occhi sbarrati –Ma tu chi
sei, il Dottor Dolittle?- domandò un po’ infastidita: era alla seconda
figuraccia nel giro di pochi istanti.
-Più o meno.- rise Zac, appena uscito dal
locale –Erik è il veterinario del paese. E, Erik, lei è Jane, che potrebbe
diventare la scrittrice del paese.-
-Scrittrice. Interessante.- commentò l’uomo
–Quindi, hai intenzione di trasferirti qui?-
-Oh… non ho ancora deciso, in realtà. Per
ora sto alla locanda dei… ehm…-
-Kennett.- concluse per lei Zac –Le stavo
giusto mostrando la strada.-
-Sei carica.- notò Erik lanciando uno
sguardo ai bagagli di lei –Posso darti un passaggio.- aggiunse indicando un
furgoncino fermo poco lontano.
-Grazie ma… non dovresti occuparti di…Bill?-
Erik scoppiò a ridere –Già. Che tu ci creda
o no, una straniera in questa città è un affare più strano di un orso in un
cassonetto. Ad ogni modo, Bill sta dietro. Ho ancora due posti davanti.-
Jane sollevò le sopraciglia –Bill sta
dietro?- domandò.
-Già,
sta dietro. Avanti, sali. E tu, bestione, con me, su! Vai.- ordinò facendo
avanzare l’orso verso il furgoncino per poi farlo salire sulla parte scoperta.
-Ah, beh, se Bill sta dietro.- commentò sarcastica Jane, avvicinandosi al
furgoncino facendo in modo di non passare accanto all’orso.
___________Nota di Jane
Secondo capitolo, siamo giunti a Old Harbor xD Chi
vorrebbe vivere in una città così?
Ringrazio chi ha commentato il prologo e anche chi l’ha
solo letto: spero che questo primo capitolo vi piaccia e se volete lasciare un
commentino mi fa piacere, ovviamente xD
Un bacio!!!