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Autore: Love_in_idleness    19/01/2011    2 recensioni
Un colore
Così solo,
Il tuo.
La storia della vita di Saga. Una parabola tinta di blu, dal suo arrivo al Santuario alla sua scomparsa. Una parabola che attraversa amore e solitudine, luci e ombre, fino a sfiorare il divino. Lui, che in fondo rimane del tutto umano.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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blu 30

30.

[Maledizione]

 

 

Il rumore delle onde è costante e monotono.

Il rumore delle onde lo ha accompagnato per una vita, attimo dopo attimo.

Sempre stato così. Uguale a sé stesso in ogni luogo del mondo.

Dalla cima dell’Acropoli non si sente quasi, è solo un mormorio distante.

C’è un anima nel mare, che è identica alla sua. Blu luminoso come l’acqua rischiarata dal cielo. È profonda, più profonda del silenzio – più profonda della notte?- e saggia e in perenne movimento.

Il rumore delle onde blu marino lo riporta indietro alla sua vecchia casa sul promontorio, tra gli aranceti e i campi di ulivi e il porto con le barche rovesciate sui moli. Lo riporta alle stanze azzurre della sua infanzia. Lo riporta agli anni dell’addestramento, al lungo viaggio che ha percorso come una goccia d’acqua verso il mare.

Sempre c’è stato rumore di onde. Nella sua testa blu marina c’è rumore di onde.

Ora c’è rumore di onde.

Kanon apre gli occhi abbagliato dal sole. Cerca di alzare una mano per riparare lo sguardo, ma non riesce a muoversi.

Sente il rumore del mare, di onde contro gli scogli. È agitato. Forse arriverà una tempesta.

Precipitare dall’abisso e gettarsi nel mare che abbraccia.

Il suono delle onde, dolce e familiare, lo riscalda.

“Cosa succede?”

Mani pallide lo trattengono dalla sua dimensione, così chiare da sembrare fosforescenti.

“Tu…”

Rumore delle onde.

Quanti granelli di sabbia occorrono

Per fare un deserto?

 

Saga sapeva che avrebbe dovuto lasciarlo sprofondare tra onde che sono come lui. Si sarebbe perso come schiuma, e blu sarebbe ritornato, un blu luminoso come il colore sulla superficie dell’acqua. Avrebbe dovuto guardarlo dall’alto del promontorio, precipitare e sciogliersi tra le correnti. Avrebbe dovuto piangere su un fratello scomparso, inghiottito dal mare, trascinato chissà dove dai flutti e consumato.

Un fratello empio merita le lacrime?

Sull’orlo dell’abisso, qualcosa l’ha chiamato. Forse l’amore che prova per Kanon, forse la speranza in fondo agli occhi che sono come crateri celesti sulla sua faccia di luna.

Forse perché poi sarebbe, in fondo, un po’ più solo.

Il cuore sente e vede così bene, eppure tace.

“Quanto male dimora in te?” Sussurra al vento, e lo afferra prima che precipiti.

Ha preso la sua decisione, Saga.

La metà più preziosa di lui giace sugli scogli, sporca di sangue, corrosa di acqua. I suoi capelli sono come onde marine. Profuma di estate, la sua pelle emana un odore salmastro che è quello dell’aria che batte tutte le coste. Lo trascina per il polso, impietosamente. Il suo volto, le sue braccia nude strusciano contro la pietra, si feriscono. Scia di perle rosso sangue sulla scogliera.

Kanon apre gli occhi, muove appena le dita della mano. Non può fare altro. Il sole gli batte sulla faccia, mostruoso. Lo asciuga. Il sangue è rappreso sulla sua faccia.

“Cosa succede?” Domanda.

Saga non riesce neanche a voltare la testa per guardarlo. I suoi occhi blu notte a stento trattengono le lacrime.

Così sbagliato, pensa. Così malvagio. Eppure io non riesco a farlo.

“Tu…”

Eppure io non riesco davvero a farlo.

“Saga!”

Con un colpo secco Saga fa rotolare il corpo inerme lungo le pendici del promontorio. Kanon scivola contro la pietra ruvida senza riuscire a fermarsi. Sente il proprio corpo che precipita verso il basso, verso le prime pozzanghere raccolte tra le insenature degli scogli. Verso l’ombra che lo avvolge come fosse onda. E freddo. E pareti di roccia che ora lo circondano.

La sua faccia finisce nell’acqua. Annaspa, si alza a malapena. Le vede.

Sbarre.

Invalicabili cancelli verso il mondo. Fuori, Atene e la distesa azzurra del mare. Fuori, tutto quello che desidera, che non ha mai potuto avere. Fuori, tutto ciò che non avrà. Per quanto allunghi il braccio non riuscirà a sfiorare l’orizzonte.

Una prigione sul mare.

“Questa è la prigione di Cape Sounion. La tomba degli empi.”

“Saga…” Sussurra, la bocca impastata dal sangue e dal sale brucia terribilmente. “Saga. Così non sei nemmeno riuscito ad uccidermi!”

“La punizione che spetta a coloro che tradiscono la Dea è quella di morire qui, schiacciati dall’incombenza del mare. La marea ti soffocherà presto.”

“Non sei nemmeno riuscito ad uccidermi.”

Saga non fiata. Ascolta la voce di Kanon debole come se giungesse da un luogo infinitamente distante, e il rumore delle onde che è il sottofondo di tutta la loro storia. Non vuole andarsene. Non vuole lasciarlo.

Non riesco davvero ad ucciderti, fratello.

Kanon marino, Saga celeste. Si guardano, per un istante ancora fratelli. Ancora due parti della stessa stella.

“Non sei nemmeno riuscito ad uccidermi!”

“Addio.”

“Ed era troppo presto, ancora troppo presto per te. Ancora non era il deserto…”

“Kanon. Tu morirai presto. E io – ti dico addio.”

Il cuore di Saga è in brandelli. Condanna a morte il proprio fratello, il proprio gemello, la propria metà, per adempiere al dovere verso la Dea Infante.

E’ sbagliato.

“Addio!”

Quando si volta cominciano a scendere le lacrime, lambendo il suo viso di luna. Sono calde e salate come acqua di mare, ma portano un dolore così grande… Saga, sì, vorrebbe morire un po’ anche lui, assieme a Kanon, sul fondo della prigione degli empi.

Vorrebbe non essere così – solo.

“Che tu sia maledetto!” Urla Kanon, l’ultimo disperato slancio avvinghiato alle sbarre. “Che tu sia maledetto, maledetto, maledetto! Che tu sia tre volte maledetto, che tu possa soffrire come io soffro ora, che tu possa morire come io muoio ora, schiacciato dalle tue colpe! Che tutte le lacrime e l’acqua del mare possano sbiancare Saga celeste e la sua santità! Maledetto, io ti maledico!”

Saga non si volta mentre risale il costone della scogliera e si allontana. Non vuole girarsi e incontrare la sua furia. È sicuro che il suo volto sarebbe una maschera feroce di odio. Se lo vuole ricordare com’era, Kanon. Kanon marino, dai riflessi di onde tra i capelli. Kanon che gli tende la mano a salire sull’olivo. Kanon che lo aspetta dietro a un muretto segreto e sa sempre tutto, Kanon che torna di tanto in tanto, ma che è così profondamente parte di sé anche quando è assente.

Kanon che l’ha guardato nell’animo e che lo conosce più a fondo di chiunque altro.

E, in fondo, muore un po’ con lui nel buio della prigione degli empi.

Il cuore fa troppo male. Anche quando gli occhi sono ciechi, il cuore vede e sente, e tace.

Il cuore dice…

Ho ucciso mio fratello.

Il più santo tra gli uomini oggi ha ucciso suo fratello.

 

Che il demone dentro di te si risvegli!

Che sbianchi Saga celeste, lavato dalle onde del mare e dalle lacrime!

Che tu sia maledetto!

 

“Ehi,”

Calda la mano di Aiolos che passa tra i suoi capelli. Blu profondo, intessuti di notte, così bui che le dita sembrano perdersi e scomparire tra di essi.

“Che c’è?”

Saga si volta. Fruscio di lenzuola. Petto esposto ai raggi di luna, che sotto questa luce ha una certa risonanza fosforica.

Aiolos lo guarda con dolcezza e preoccupazione. “Sei teso. È tutto il giorno che sei così teso. Cosa ti succede?”

“Nulla,” Sussurra. Senza nemmeno guardarlo. “Mi preoccupa la piega degli eventi futuri. Tutto qui.”

“Saga… per un’ora,” Dice Aiolos, chinandosi sul suo viso, sfiorando la sua guancia di luna con le labbra. “per un’ora sola, dimenticati di tutto.”

Anche che ho ucciso mio fratello?

Anche che sono un mostro?

Anche che… una parte di me manca?

“Hai ragione.” Si distende di nuovo, lineamenti rilassati. Lineamenti della statua perfetta, quella che ad Aiolos fa molta paura. Quella che sembra non vivere, non muoversi, non respirare.

Perciò continua a toccarlo. Teme che qualcosa di lui possa sfuggire. Teme che se lascerà la presa sarà come la notte sulla Collina delle Stelle, e Saga si disperderà nel cielo che continua a guardare.

Così, lo accarezza. Lo accarezza e lo guarda ovunque.

“Saga,” Sorride seppellendo la faccia tra le sue onde blu. “Ma guarda. Hai una ciocca…i tuoi capelli cominciano a imbiancarsi!”

 

Che il demone dentro di te si risvegli!

Che sbianchi Saga celeste, lavato dalle onde del mare e dalle lacrime!

Che tu sia maledetto!

***

Questo è davvero un capitolo pesante. E io sono tanto tanto stanca °A°... Per cui credo che aggiornerò, farò una doccina e andrò a nanna.

Come dicevo a titania76, con questo capitolo cambiano molte cose. Saga non ne uscirà indenne, sapete. Da questo momento sarà un uomo lacerato da dubbi e finirà per distruggere tutto ciò che possiede, e sarà divorato dai sensi di colpa, e distruggerà di più, e così in un lunghissimo circolo vizioso. E' quasi la conclusione della Seconda Parte della storia, la parte migliore, in cui era giovane e puro e innamorato. Ci rimangono da affrontare: anni di falso pontificato, anni di battaglie, morte, resurrezione, morte. Insomma °A°. Un'eternità! Ma ho tutto sotto controllo (?).

Ringrazio titania76 e Kiki May. Questa cosa delle risposte alle recensioni mi esalta, però vi ringrazierò anche qui. Scusate gli eventuali errori nelle vostre risposte. Ho scritto di corsa, non ho riletto, sono veramente distrutta.

Baci X*

 

 

 

 

   
 
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