2-Tanto
per
cambiare…
I
Malandrini rimasero impietriti in mezzo al corridoio,
mentre un gruppetto di Tassorosso li oltrepassava ridacchiando senza
accorgersi
di nulla; Remus continuò a fissare la bimba, facendo
metodicamente a pezzi i propri
appunti di Trasfigurazione.
“James?”
chiese cautamente, rompendo un lungo silenzio.
“James, sei proprio tu?”
La
piccina alzò il visetto rosso e stravolto verso il
ragazzo. “Remus!” esclamò spaventata
“Remus, aiuto, mi sono ristretto!”.
Tendendo le manine in una
commovente richiesta d’aiuto, mosse un passo incerto e
traballante in direzione
dell’amico ma inciampò nei vestiti divenuti troppo
grandi e cadde in avanti, battendo
la fronte sul duro pavimento di pietra. Sul viso di Sirius
saettò
un’espressione divertita, che scomparve immediatamente.
Il
giovane Lupin si chinò premurosamente per aiutare James a
rialzarsi, esaminando la fronte ferita ed il nasino rosso.
“Chiunque sia stato,
passerà un grosso guaio!” esclamò in
tono serio. “È proibito fare magie nei
corridoi!”
“Veramente…”
disse una vocina timida alla sua sinistra.
Apparteneva a quello che, a giudicare dalle dimensioni, doveva essere
un
Tassorosso del primo anno.
“Hai
visto qualcosa?” chiese gentilmente Remus.
Il
ragazzino scosse la testa. “Ero proprio dietro di lui, e
non ho visto nient’altro. Niente incantesimi, voglio dire.
All’improvviso puff, si
è rimpicciolito” e detto questo
trotterellò via, felice di essere stato d’aiuto a
un Prefetto.
Remus
si grattò il naso, perplesso. “Ma allora cosa
è stato?
A meno che…no, non è possibile,
l’effetto della pozione è immediato!”
Sirius,
già agitato in precedenza, a quelle parole
cominciò
a sudare freddo. Remus non avrebbe impiegato molto ad individuare il
colpevole…e il massacro avrebbe avuto inizio. “Ma
non l’ho fatto apposta!”
mormorò disperato.
A
quelle parole Remus si voltò, sospettoso.
“Apposta? Cosa
intendi, Sirius?”
La
sua espressione era così simile a quella della McGranitt
che Sirius si pentì di aver aperto bocca.
“Cioè…io…ecco…veramente…Remus
mi
dispiace ho sbagliato vasetto non è colpa mia è
stato un incidente ti prego non
uccidermi!” esclamò, buttandosi in ginocchio e
stritolando James in un
abbraccio drammatico.
Le
labbra di Remus si arricciarono nel suo celebre sorriso
azzannante. “Ucciderti? Certo che no, Sirius caro...ci
costerebbe almeno diecimila punti. E poi non voglio
togliere a James la soddisfazione di farlo di persona, non è
vero Ramoso?”
“Ci
puoi giurare!” ringhiò James lottando per
liberarsi.
“Appena ti metto le mani addosso…”
“Ehm,
scusate…” intervenne Peter. “Non
possiamo discuterne
più tardi? La McGranitt si starà chiedendo che
fine abbiamo fatto…”
Solo
in quel momento Remus si rese conto della gravità della
situazione: erano in mezzo al corridoio, senza James, con una bimba
sbucata dal
nulla e un mucchio di vestiti per terra. E, cosa ancora più
grave, erano in
ritardo per la lezione.
Il
ragazzo rifletté rapidamente in cerca di una soluzione e
ne trovò una, l’unica sensata. “Giusta
osservazione, Peter. Vai a chiamare la
McGranitt, dille che abbiamo un problema”
Cinque
minuti più tardi, un’irritata professoressa
McGranitt
marciò verso il proprio ufficio seguita a ruota da Peter;
gli altri tre
Malandrini si trovavano già lì, seduti sulle
“sedie da punizione” allineate di
fronte alla cattedra. Naturalmente
avevano trovato la porta aperta, dato che la direttrice di Grifondoro
non
chiudeva mai a chiave; del resto, a
nessun allievo sano di mente sarebbe mai venuta l’idea
suicida di combinare
danni in quella stanza.
James
sedeva tra Sirius e Remus, dondolando i piedini scalzi
e ormai congelati dal freddo di novembre. I suoi amici
l’avevano impacchettato
nella sua stessa camicia, stringendogli la sciarpa intorno alla vita
come una
cintura, e l’avevano avvolto nella veste da lavoro per
tenerlo caldo, ma i
calzini troppo larghi erano scivolati giù durante il
tragitto e gli altri
vestiti, biancheria compresa, erano di parecchie taglie più
larghi rispetto al
suo nuovo corpo. Sirius aveva proposto di lasciarli per terra e
spargere la
voce che James era stato polverizzato da un Mangiamorte di passaggio,
giusto
per vedere se Lily si sarebbe commossa, ma Remus aveva bocciato
l’idea e
imposto all’amico di raccoglierli prima che Gazza li trovasse.
Quando
la McGranitt spalancò la porta del suo sancta
sanctorum, la prima cosa che vide
fu appunto la pila di abiti sul pavimento, coronata da una cravatta di
Grifondoro e da un fazzoletto sporco.
“Chiudi
la porta e siediti!” ordinò a Peter, che
obbedì
prontamente. Scrutò i quattro con viso severo, soffermandosi
sulla bambina, poi
raggiunse la scrivania e si sedette, sforzandosi di mantenere la calma.
“Black
e Potter!” cominciò. “Ogni mattina, ogni
singolo giorno che passo in questa
scuola mi sveglio con il terrore di quello che potreste
combinare!”
“Ma
è stato un incidente!” protestò Sirius.
“Il
fatto è, Black, che voi
quattro”, e Remus arricciò il naso a
quelle parole, “siete portatori sani
di disastri anche quando non intendete farlo!”
continuò la donna. “Minus mi ha
spiegato cosa è successo…in modo alquanto
confuso, devo dire…e posso solo
sperare che il professor Lumacorno sappia come rimediare a questo
pasticcio”
Il
suddetto professore comparve pochi istanti dopo, sudato e
ansimante e con una notevole quantità di muschio nei
capelli. “Eccomi, cara
Minerva, ho ricevuto il biglietto…gran brutto affare,
davvero…ma forse si può
rimediare…e dimmi, il soggetto…?”
“Il
signor Potter si trova qui, Horace” confermò la
McGranitt indicando la bambina. “Pare che la Pozione
Ringiovanente sia stata
alterata”
Il
professore si avvicinò a James, esaminandolo con
attenzione. “Stupefacente, davvero stupefacente! Nessuna
delle altre pozioni è
stata così efficace! Signor Lupin…e anche tu,
signor Potter…senza questo
piccolo intoppo sarebbe stata una E garantita!”
La
McGranitt tossicchiò lievemente, mentre Remus tentava,
senza riuscirci, di sembrare modesto.
“Chiedo
perdono, Minerva, mi sono lasciato trascinare!” si
scusò Lumacorno. “Dunque, se ho capito bene
è stato introdotto un ingrediente
estraneo…”
“Zolfo”
confermò Sirius.
“Zolfo,
dici? Capisco, questo spiega il colore arancio
vivo…abbastanza simile all’originale da trarre in
inganno. Sarà un ottimo
spunto per il mio prossimo saggio”
“Cosa
mi succederà, professore?” pigolò
James. “Continuerò
a…a rimpicciolire?”
Lumacorno
ridacchiò. “Rimpicciolire? Lo escludo, Potter. La
tua condizione dovrebbe rimanere, diciamo così, stabile
finché non
troverò il modo per riportarti indietro”
“E
lo troverà, vero? Non dovrò restare
così a vita?”
supplicò il ragazzo.
Il
professore rise di nuovo. “Ma certo che lo
troverò, è il
mio mestiere! Mi servirà il tuo sangue …non fare
il bambino, solo una goccia…e
con un po’di pazienza dovrei riuscire a produrre un antidoto
entro un mese, due
al massimo”
“Un
MESE?” strillò James. “Non
resisterò un mese con questo
stupido corpo!”
“Un
mese?” fece eco Remus. “L’effetto della
pozione dovrebbe
svanire in un’ora!”
“Quella
normale, Lupin” specificò il professore
“ma non c’è
modo di sapere come si comporta una pozione alterata. Di solito
l’aggiunta di
un ingrediente sbagliato tende a potenziarne gli effetti, mi ricordo
una
Pozione Calmante che…”
Un’occhiataccia
della McGranitt lo costrinse ad interrompere
l’aneddoto.
“In
ogni caso, credo che il signor Potter se la caverà. La
sua mente non ha subito danni, ma forse potrebbe avere
difficoltà a controllare
la magia, capita spesso ai bambini piccoli. Se mi fate avere quel
campione di
sangue posso cominciare con l’antidoto oggi
pomeriggio…no grazie, Minerva, mi
fermerei volentieri per il tè ma adesso devo proprio andare,
ho lasciato gli
allievi del primo anno soli nel sotterraneo e temo che non abbiano
afferrato…”
Come
per confermare quelle parole, una potente esplosione
scosse il castello dalle fondamenta, facendo tintinnare i vetri e
mandando in
frantumi il calamaio della McGranitt.
“Troppo
tardi!” sospirò Lumacorno, e corse fuori.
I
Malandrini rimasero soli con la McGranitt, che continuava
a scrutarli come se si aspettasse che quella faccenda della pozione
fosse uno
dei loro soliti scherzi.
“Bene!”
esclamò quando il professore fu uscito. “Sembra
che
questa situazione si trascinerà per qualche giorno. Black,
Lupin, Minus…posso
fidarmi di voi?”
“Che
intende con fidarmi,
professoressa?” chiese Peter.
“Intendo,
Minus, se siete in grado di occuparvi di Potter”
spiegò seccamente la professoressa. “Aiutarlo a
vestirsi, prendergli i libri
dagli scaffali, impedirgli di finire nei guai perché non
riesce a controllare
la magia…quello che fareste per un bambino piccolo. So che
la mente di Potter
conserva la sua…maturità”,
e qui fece
uno sbuffo di disapprovazione, “ma il corpo di un bambino di
tre anni non è
quello di un ragazzo di sedici, e dovrete tenerlo presente”
“Ci
ha presi per imbranati, professoressa?” protestò
Sirius.
“Certo che possiamo farlo! Voglio dire, James era un bambino
scemo anche prima,
l’unica differenza è che adesso è
più basso!”
“Cretino!”
ringhiò James indispettito.
“Non
cominciate!” li interruppe la McGranitt. “Dunque,
Potter…tanto per cominciare avrai bisogno di vestiti
nuovi”
Lo
sguardo della professoressa si appuntò di nuovo sul
mucchio per terra, e James arrossì imbarazzato. Vedere le
sue mutande esposte
agli occhi del mondo lo metteva a disagio.
“Possiamo
andare noi a prenderli a Hogsmeade” propose Sirius
speranzoso.
“Scordatelo,
Black. Mandy, nel mio ufficio, per favore!”
Un’elfa
domestica avvolta in uno straccio rosa si Materializzò
nella stanza. “La signora ha chiamato?” chiese con
un profondo inchino.
“Ho
un compito per te, Mandy: vai a Hogsmeade e procurati
dei vestiti adatti a una bambina piccola” ordinò
la McGranitt indicando James.
“Abiti pesanti, scarpe, un pigiama e…tutto quello
che può servire. Dirai alla
sarta di mandarmi il conto”
Mandy
intanto contemplava il giovane Potter, sbalordita.
“Signorina è studentessa?” chiese
incuriosita.
“Sì,
Mandy, è una studentessa!” sospirò la
McGranitt.
“Ooh!”
esclamò l’elfa spalancando gli occhi.
“Signorina
molto intelligente se a Hogwarts così giovane!”
Quando
Mandy si fu Smaterializzata, portando con sé i
vestiti di James, la McGranitt si rivolse ai quattro Grifondoro.
“Uno di voi
porterà Potter in infermeria per il prelievo e poi
verrà immediatamente in
classe; Potter, Madama Chips vorrà darti
un’occhiata, quindi per oggi sei esonerato dalla mia lezione.
Tuttavia mi
aspetto di vederti nell’aula di Vitious alle due in
punto…non protestare,
Potter: forse non potrai usare la bacchetta, ma niente ti impedisce di
ascoltare la spiegazione. E mi aspetto anche”
proseguì, fissando Sirius con i
suoi occhi penetranti, “che nessuno di voi usi la condizione
di Potter come
scusa per andarsene a spasso per i corridoi. Non vi ho tolto punti
perché è
stato un incidente, ma lo farò se vi scoprirò a
saltare le lezioni per giocare
ai fratelli maggiori!”
“Pensa
sempre a tutto, maledizione!” bisbigliò Sirius.
“È
il mio mestiere, Black!” replicò la professoressa.
“E
adesso andate!”
Com’era
prevedibile, l’onore di scortare James in infermeria
toccò a Sirius; tuttavia Remus insistette per accompagnarlo,
in modo che non
facesse altri danni. Il povero Peter, non trovando una scusa plausibile
per
giustificare la necessità della sua presenza, fu costretto a
seguire la
McGranitt in classe e si avviò depresso verso
l’aula di Trasfigurazione.
I
tre Malandrini erano già a metà corridoio quando
la
professoressa li richiamò. “Un’ultima
cosa, Potter!” aggiunse con un
sorrisetto. “Il dormitorio femminile è al
completo, dunque non hai alcun motivo
per entrarci. Puoi dormire nella tua stanza, come hai sempre fatto. In
caso
contrario, cinquanta punti in meno per Grifondoro”
“Ci
ha proprio incastrati, eh?” mormorò Sirius quando
la
McGranitt fu abbastanza lontana.
“È
davvero ingiusta!” commentò James.
“L’idea del dormitorio
non mi era neppure venuta!”