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Autore: AyakoChan    20/01/2011    2 recensioni
Nel pianeta delle due lune, all'Accademia di Magia del Regno di Tristein, Kagome e gli altri studenti del secondo anno si preparano ad evocare il proprio Famiglio, una creatura che ti accompagnerà per tutta la vita. Nel frattempo rimettono piede sul pianeta creature leggendarie ed immortali, come i Flamel e gli Antichi Signori, lasciando incustoditi i propri Regni d'Ombra. Menomale che L'ordine dei Grifoni protegge la famiglia reale, altrimenti accadrebbe sicuramente una vera catastrofe! La sètta segreta di cui fa parte Naraku pianifica la sterminazione di tutti i maghi e degli homines, con lo scopo di ripopolare il mondo con creature vuote, che non provano nessun sentimento, e di governarlo! E quando avverrà l'ultimo arcobaleno delle due lune dell'anno e i Regni d'Ombra si saranno tutti allineati ci saranno finalmente riusciti...
[Ispirata all'anime Zero No Tsukaima; Cross-Over con Nicholas Flamel l'immortale, uno dei miei libri preferiti]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Watashi Wa Omide Ni Wa Naranaissa:

 

“E così quella stolta stava aspettando il momento opportuno per scoprire come si usava l’Arma della Distruzione?” Sesshomaru incominciava ad avere le idee più chiare, quello che stava dicendo l’Alchimista aveva del senso. “Si, ma ormai quell’Arma è solo spazzatura. Non può più esserci utile a niente” chiarì Perenelle. “Perché dici questo? Spiegamelo, perché proprio non riesco a capire” “Ricordi quel mezzo-demone, il famiglio di Kagome? Ci aveva detto che quell’arma poteva essere utilizzata solo una volta e basta e difatti non funziona più, è come una spada senza una lama” le spiegò brevemente Scathach. “E come faceva quel famiglio a saperlo? Se non sbaglio era la prima volta che la vedeva!” “Di questo non ne abbiamo la più pallida idea. Ma riguardo sempre a questo hanyou, Inuyasha, io inizio ad avere qualche sospetto…” “Sospetto riguardo a cosa?” chiese il demone, le sorprese non erano di certo finite. “Sai, lo ho osservato parecchio e credo che lui sia il Gandalf di cui si è sempre parlato nelle leggende” gli rispose più serio che mai l’uomo che gli sedeva di fronte. “Anche tu come Myoga pensi questo? Sono tutte sciocchezze e non ne avete le prove!” “Rifletti un attimo Sesshomaru, è un famiglio mezzo-demone, e guarda caso proprio il famiglio di Kagome che è la maga del Vuoto e poi ha una runa sopra la mano!” “Di quale runa stai parlando?” il preside stava di nuovo entrando in confusione. “Si, sopra la mano ha delle rune elfiche. Segni che non si vedono più dalla morte di Gilgamesh  il re! Te ne rendi conto?” “Occupiamoci di una cosa alla volta Nicholas, non avere fretta. Di questo argomento ne parleremo più in avanti. Piuttosto cosa dovevi mostrarmi di così importante?” “Questa la teneva Kagura” gli disse L’Ombra, poggiando un’antichissima lama sopra la cattedra del preside “Clarent? Come mai Kagura aveva un’arma simile con sé?” “Penso invece che abbiamo da discutere su altro, perché sicuramente è Naraku quello che le ha rubate e questo vuol dire solamente che Excalibur è nelle sue mani” “Questo è senz’altro un problema, per questo abbiamo pensato di portarti Clarent e di farla tenere a te” “Non credo sia un’idea saggia la tua, Perenelle. Con la maledizione che mi perseguita dubito fortemente di riuscire a custodire un’arma simile” “Posso tenerla io se volete” propose la vergine guerriera, alzandosi in piedi. “Si, ma ricorda di stare attenta. Lo sai che quest’arma ti logora la ragione” gli ricordò il demone.

 

 

“Casa dolce casa!” esclamò una ragazza dai capelli color ebano, tuffandosi letteralmente nel suo letto morbido. Kurai gracchiò rumorosamente, assecondando la padrona mentre un infastidito Inuyasha lo guardava molto male. “Fèh, non credevo fossi così stanca e debole” la riprese il mezzo-demone, muovendo ritmicamente le orecchie per aspettare la risposta di Kagome alla sua provocazione. Ma questa non arrivò perché la ragazza, esausta com’era, non aveva voglia di battibeccare con il suo famiglio e ignorò le parole provocatorie. Si rilassò contro il morbido cuscino e chiuse gli occhi, abbandonando qualunque pensiero le venisse in mente. “Ehi, mi stai ascoltando?” sbottò innervosito Inuyasha, avvicinandosi alla ragazza. “No, lasciami dormire in pace”.

L’hanyou si sedette ai bordi del letto e le sfilò il cuscino da sotto la testa, disturbandola “Idiota, perché lo hai fatto?” “E tu perché non ti degni nemmeno di ascoltarmi?” “Perché non sono cose importanti” “Beh, per educazione si fa lo stesso. Non te lo hanno insegnato i tuoi genitori?”. La ragazza impallidì, ricordando quella notte infernale dove lei… i suoi genitori… Kagome si alzò e corse fuori dalla stanza con gli occhi lucidi.

Inuyasha la guardò uscire, confuso: cosa le aveva detto di male? Eppure lei lo sapeva che era solito prenderla in giro… finora non aveva mai reagito in questo modo! Kurai lo guardò quasi in modo esasperato e anche lui, dopo poco tempo insieme ad Inuyasha, uscì dalla stanza alla ricerca della ragazza.

 

Kagome correva per i corridoi, con gli occhi lucidi. Quello stupido… non avrebbe dovuto fargli ricordare dei suoi genitori! Lei… loro… uscì nel giardino dell’Accademia e si andò ad accucciare in un angoletto, qualche lacrima che iniziava a scenderle dagli occhi.

Ricordò tutto quello che successe quella notte, così buia e fredda ed altre lacrime le scivolarono via. Rimase lì per parecchio tempo, il vento freddo e gentile che le scompigliava i capelli color ebano. Sango, proprio per quest’ultimo, si avviò verso l’entrata e lì intravide la sua amica. Si avvicinò e solo dopo si accorse che aveva gli occhi rossi e gonfi.”Kagome, che hai? Cosa ti è successo?” le chiese, inginocchiandosi davanti alla ragazza. Lei la abbracciò senza dire niente e Sango capì che per ora aveva bisogno di sfogarsi. La strinse e le lasciò il tempo di riprendersi.

Nel frattempo - sempre in giardino - Scathach si stava avviando verso la sua camera, per posare Clarent, la spada che le era stata affidata. Appena vide le due ragazze si avvicinò per salutarle “Sango, Kagome!” poi si accorse di quello che stava succedendo e chiese spiegazioni “Scatty, i miei genitori, quello stupido…”. La vampira nascose l’arma dentro un vaso che si trovava all’ingresso e ritornò dalle due maghe: “Raccontami tutto dall’inizio Kagome, altrimenti non posso capirti”. Le spiegò quello che era successo poco tempo prima con Inuyasha e del loro battibecco. Poi la vampira capì, senza volerlo il mezzo-demone aveva toccato un argomento delicato riguardante la famiglia della ragazza.

Sango non riusciva a seguire il discorso così la guerriera, per rendergli più chiare le cose, le spiegò il doloroso passato di Kagome “Quando Kagome era una bambina non riusciva ancora a controllare bene il suo elemento e… i suoi genitori…”. La ragazza la fermò, aveva capito perfettamente quello che voleva dirgli Scatty, era inutile proseguire oltre: la ragazza, a causa del pericolosissimo potere che aveva dentro si sé, involontariamente aveva ucciso i suoi genitori. Istintivamente la abbracciò ancora più forte, come a volerle dare ancora più conforto. L’Ombra invece tentò di rassicurarla, convincendola che Inuyasha non aveva detto quelle parole per cattiveria, infatti lui non era al corrente di quell’episodio. Kagome abbandonò il petto dell’amica e, dopo essersi asciugata le piccole perle in viso, le ringraziò. Scathach le seguì nella stanza di Sango che aveva offerto a lei e a Kagome una bella cioccolata calda, convinta di essersi scordata qualcosa.

 

Kurai e Inuyasha continuavano a cercare insistentemente Kagome. Erano andati da Shippo e da Kanna ma di lei non avevano trovato tracce. In più i due non avevano più idea di dove poterla cercare!

Scesero per l’ennesima volta le scale, trovandosi a destra della porta che conduceva alla cucina. Cercarono anche lì ma, come già avevano immaginato, non la trovarono. “Maledizione a quella scema, adesso mi sta facendo sentire in colpa!” esclamò Inuyasha, grattandosi con la mano sinistra la nuca. Il grifone gli diede delle leggere beccate sulla schiena, come a voler dire ‘Ti senti in colpa perché la colpa è proprio tua, idiota’. Il mezzo-demone lo ignorò e uscì in giardino. Anche lì la ricerca era stata vana e non poteva chiedere nemmeno informazioni a nessuno, non sapeva se quegli studenti conoscessero la sua padrona. Rientrò distrattamente dentro l’edificio, sbattendo contro un vaso. Imprecò mentalmente per la sua solita sfiga e fece per sistemare l’oggetto di decoro. Ma, guardandovi casualmente dentro, notò che al suo interno si trovava una strana spada. La tirò fuori e la osservò, era veramente bellissima.

(Clarent:  http://img515.imageshack.us/i/gurthangkt6.jpg/ )

 

Ma chi aveva potuto lasciarla lì? Forse la avevano abbandonata. Fece segno al grifone di rimanere dov’era e andò a posare la spada nella stanza di Kagome. Poi scese e continuò a cercare la ragazza.

Più tardi si imbatté in un Miroku imbronciato, quasi offeso. “Ciao Miroku! Cosa ti è successo?” “Ciao Inuyasha, non è successo niente. Non capisco perché quel Koga ha successo con le ragazze mentre io no. Lui non le guarda nemmeno eppure… non riesco proprio a capire!” “Ma perché ti crucci per queste sciocchezze? Io invece sono quello che si dovrebbe lamentare!” “Immagino che c’entri la DivinaKagome o sbaglio?”. Inuyasha gli raccontò tutto e Miroku lo rimproverò “Ma davvero battibeccate per queste sciocchezze?”. Il mezzo-demone lo guardò malissimo “E poi che motivo c’era di mettere in mezzo i suoi genitori?” il motivo non c’era, Inuyasha la stuzzicava sempre e non riusciva a capire cosa era andato diversamente questa volta. Forse Kagome aveva problemi familiari e lui non lo sapeva, anche se faticava a crederlo. Kagome era sempre gentile con tutti, secondo il suo modesto parere non poteva avere rapporti difficili con le persone. Miroku accarezzò il pelo di Kurai lentamente e lo salutò, incoraggiandolo. Infondo non poteva essersi nascosta in un luogo così difficile da scoprire, erano pur sempre a scuola.

 

 

Scathach aveva appena lasciato la stanza di Sango. Era quasi ora di pranzo e le ragazze sarebbero scese in mensa mentre lei si sarebbe rifugiata nella sua stanza, i vampiri fortunatamente non avevano questi problemi. Aveva però la netta impressione di essersi dimenticata di qualcosa, di qualcosa di estrema importanza… ma non riusciva a ricordare cosa. Ultimamente la guerriera era molto distratta, e questo era dovuto al suo ritorno sul pianeta e all’Accademia. Gli ultimi cinque anni li aveva passati nel Regno d’Ombra suo, di Nicholas e Perenelle, luogo totalmente differente da questo. Non c’erano persone che potevano disturbarti, c’era di tutto e potevi fare quello che più ti andava. Cosa chiedere di più?

Qui invece doveva tenere a bada i suoi istinti o qualche studente da strapazzo si sarebbe insospettito, e quando loro hanno in testa una cosa è davvero difficile convincerli dell’esatto opposto. Continuò a passeggiare lentamente per i corridoi del grande edificio, salutando professori e conoscenti vari. Si stavano dirigendo tutti alla mensa e incominciava a regnare una quiete davvero piacevole. Inspirò forte l’aria circostante, anche se lei non aveva proprio bisogno di respirare, e sentì un profumo davvero invitante di cibo. Chissà se era veramente buono… non ricordava il sapore della frutta, della verdura, della carne… anzi, quei nomi le erano quasi sconosciuti. Ma come biasimarla, era passato talmente tanto tempo da quando aveva masticato una cosa del genere!

Si trovò davanti alla stanza dei Flamel e bussò lievemente. Dopo pochi minuti di attesa qualcuno si premurò di aprirle. Perenelle aveva spalancato la porta e la aveva salutata affettuosamente. Lei ricambiò ed entrò. Il profumo di tanti ingredienti disgustosi le arrivò al naso e arretrò, rivoltata “Che puzza! Che cosa diavolo stai preparando?” “Nicholas aveva qualche lieve escoriazione, gli sto preparando una specie di pomata” “Non credo che se la farà mettere tanto facilmente, sai?” . Scoppiarono a ridere “Dovrebbe invece, altrimenti te lo faccio bere!” La guerriera fece una smorfia inorridita “Dovrete prima torturarmi”. Poi si sedette in una sedia e chiuse per pochi secondi gli occhi. Quando li aprì si trovò la figura della donna china su di lei “Che succede?” “Scatty, stavo pensando che tu non posi mai le tue sciabole. Come mai?” “Il pericolo è sempre in agguato” “Anche nella mia stanza?” “Si, quella pomata è la cosa più pericolosa che abbia visto finora” scherzò. “Menomale che non tieni due spade, altrimenti non riusciresti nemmeno a sederti per bene”.

Spade…

Spade…

Ancora quella strana sensazione.

Cosa aveva dimenticato di così importante?!

Rimase qualche secondo a sforzarsi e poi ricordò.

Clarent! Il vaso!

Si scusò con Perenelle e uscì in pochissimo tempo dalla stanza. Ripercorse le ripide scale per poi arrivare all’ingresso, ansimante per la corsa appena fatta. Si avvicinò e guardò attentamente dentro il vaso. Poi sbiancò per qualche secondo: Clarent era sparita!

  
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