Watashi Wa
Omide Ni Wa Naranaissa:
“E
così
quella stolta stava aspettando il momento opportuno per scoprire come
si usava
l’Arma della Distruzione?” Sesshomaru incominciava
ad avere le idee più chiare,
quello che stava dicendo l’Alchimista aveva del senso.
“Si, ma ormai quell’Arma
è solo spazzatura. Non può più esserci
utile a niente” chiarì Perenelle.
“Perché dici questo? Spiegamelo, perché
proprio non riesco a capire” “Ricordi
quel mezzo-demone, il famiglio di Kagome? Ci aveva detto che
quell’arma poteva
essere utilizzata solo una volta e basta e difatti non funziona
più, è come una
spada senza una lama” le spiegò brevemente
Scathach. “E come faceva quel
famiglio a saperlo? Se non sbaglio era la prima volta che la
vedeva!” “Di
questo non ne abbiamo la più pallida idea. Ma riguardo
sempre a questo hanyou,
Inuyasha, io inizio ad avere qualche sospetto…”
“Sospetto riguardo a cosa?”
chiese il demone, le sorprese non erano di certo finite.
“Sai, lo ho osservato
parecchio e credo che lui sia il Gandalf di cui si è sempre
parlato nelle
leggende” gli rispose più serio che mai
l’uomo che gli sedeva di fronte. “Anche
tu come Myoga pensi questo? Sono tutte sciocchezze e non ne avete le
prove!”
“Rifletti un attimo Sesshomaru, è un famiglio
mezzo-demone, e guarda caso
proprio il famiglio di Kagome che è la maga del Vuoto e poi
ha una runa sopra
la mano!” “Di quale runa stai parlando?”
il preside stava di nuovo entrando in
confusione. “Si, sopra la mano ha delle rune elfiche. Segni
che non si vedono
più dalla morte di Gilgamesh
il re! Te
ne rendi conto?” “Occupiamoci di una cosa alla
volta Nicholas, non avere
fretta. Di questo argomento ne parleremo più in avanti.
Piuttosto cosa dovevi
mostrarmi di così importante?” “Questa
la teneva Kagura” gli disse L’Ombra,
poggiando un’antichissima lama sopra la cattedra del preside
“Clarent? Come mai
Kagura aveva un’arma simile con sé?”
“Penso invece che abbiamo da discutere su
altro, perché sicuramente è Naraku quello che le
ha rubate e questo vuol dire
solamente che Excalibur è nelle sue mani”
“Questo è senz’altro un problema, per
questo abbiamo pensato di portarti Clarent e di farla tenere a
te” “Non credo
sia un’idea saggia la tua, Perenelle. Con la maledizione che
mi perseguita
dubito fortemente di riuscire a custodire un’arma
simile” “Posso tenerla io se
volete” propose la vergine guerriera, alzandosi in piedi.
“Si, ma ricorda di
stare attenta. Lo sai che quest’arma ti logora la
ragione” gli ricordò il
demone.
“Casa
dolce
casa!” esclamò una ragazza dai capelli color
ebano, tuffandosi letteralmente
nel suo letto morbido. Kurai gracchiò rumorosamente,
assecondando la padrona
mentre un infastidito Inuyasha lo guardava molto male.
“Fèh, non credevo fossi
così stanca e debole” la riprese il mezzo-demone,
muovendo ritmicamente le
orecchie per aspettare la risposta di Kagome alla sua provocazione. Ma
questa
non arrivò perché la ragazza, esausta
com’era, non aveva voglia di battibeccare
con il suo famiglio e ignorò le parole provocatorie. Si
rilassò contro il
morbido cuscino e chiuse gli occhi, abbandonando qualunque pensiero le
venisse
in mente. “Ehi, mi stai ascoltando?”
sbottò innervosito Inuyasha, avvicinandosi
alla ragazza. “No, lasciami dormire in pace”.
L’hanyou
si
sedette ai bordi del letto e le sfilò il cuscino da sotto la
testa,
disturbandola “Idiota, perché lo hai
fatto?” “E tu perché non ti degni
nemmeno
di ascoltarmi?” “Perché non sono cose
importanti” “Beh, per educazione si fa lo
stesso. Non te lo hanno insegnato i tuoi genitori?”. La
ragazza impallidì,
ricordando quella notte infernale dove lei… i suoi
genitori… Kagome si alzò e
corse fuori dalla stanza con gli occhi lucidi.
Inuyasha la
guardò uscire, confuso: cosa le aveva detto di male? Eppure
lei lo sapeva che
era solito prenderla in giro… finora non aveva mai reagito
in questo modo!
Kurai lo guardò quasi in modo esasperato e anche lui, dopo
poco tempo insieme
ad Inuyasha, uscì dalla stanza alla ricerca della ragazza.
Kagome
correva per i corridoi, con gli occhi lucidi. Quello
stupido… non avrebbe
dovuto fargli ricordare dei suoi genitori! Lei…
loro… uscì nel giardino
dell’Accademia e si andò ad accucciare in un
angoletto, qualche lacrima che
iniziava a scenderle dagli occhi.
Ricordò
tutto quello che successe quella notte, così buia e fredda
ed altre lacrime le
scivolarono via. Rimase lì per parecchio tempo, il vento
freddo e gentile che
le scompigliava i capelli color ebano. Sango, proprio per
quest’ultimo, si
avviò verso l’entrata e lì intravide la
sua amica. Si avvicinò e solo dopo si
accorse che aveva gli occhi rossi e gonfi.”Kagome, che hai?
Cosa ti è successo?”
le chiese, inginocchiandosi davanti alla ragazza. Lei la
abbracciò senza dire
niente e Sango capì che per ora aveva bisogno di sfogarsi.
La strinse e le
lasciò il tempo di riprendersi.
Nel
frattempo - sempre in giardino - Scathach si stava avviando verso la
sua
camera, per posare Clarent, la spada che le era stata affidata. Appena
vide le
due ragazze si avvicinò per salutarle “Sango,
Kagome!” poi si accorse di quello
che stava succedendo e chiese spiegazioni “Scatty, i miei
genitori, quello
stupido…”. La vampira nascose l’arma
dentro un vaso che si trovava all’ingresso
e ritornò dalle due maghe: “Raccontami tutto
dall’inizio Kagome, altrimenti non
posso capirti”. Le spiegò quello che era successo
poco tempo prima con Inuyasha
e del loro battibecco. Poi la vampira capì, senza volerlo il
mezzo-demone aveva
toccato un argomento delicato riguardante la famiglia della ragazza.
Sango non
riusciva a seguire il discorso così la guerriera, per
rendergli più chiare le
cose, le spiegò il doloroso passato di Kagome
“Quando Kagome era una bambina
non riusciva ancora a controllare bene il suo elemento e… i
suoi genitori…”. La
ragazza la fermò, aveva capito perfettamente quello che
voleva dirgli Scatty,
era inutile proseguire oltre: la ragazza, a causa del pericolosissimo
potere
che aveva dentro si sé, involontariamente aveva ucciso i
suoi genitori.
Istintivamente la abbracciò ancora più forte,
come a volerle dare ancora più
conforto. L’Ombra invece tentò di rassicurarla,
convincendola che Inuyasha non
aveva detto quelle parole per cattiveria, infatti lui non era al
corrente di
quell’episodio. Kagome abbandonò il petto
dell’amica e, dopo essersi asciugata
le piccole perle in viso, le ringraziò. Scathach le
seguì nella stanza di Sango
che aveva offerto a lei e a Kagome una bella cioccolata calda, convinta
di
essersi scordata qualcosa.
Kurai e
Inuyasha continuavano a cercare insistentemente Kagome. Erano andati da
Shippo
e da Kanna ma di lei non avevano trovato tracce. In più i
due non avevano più
idea di dove poterla cercare!
Scesero per
l’ennesima volta le scale, trovandosi a destra della porta
che conduceva alla
cucina. Cercarono anche lì ma, come già avevano
immaginato, non la trovarono.
“Maledizione a quella scema, adesso mi sta facendo sentire in
colpa!” esclamò
Inuyasha, grattandosi con la mano sinistra la nuca. Il grifone gli
diede delle
leggere beccate sulla schiena, come a voler dire ‘Ti senti in
colpa perché la
colpa è proprio tua, idiota’. Il mezzo-demone lo
ignorò e uscì in giardino.
Anche lì la ricerca era stata vana e non poteva chiedere
nemmeno informazioni a
nessuno, non sapeva se quegli studenti conoscessero la sua padrona.
Rientrò
distrattamente dentro l’edificio, sbattendo contro un vaso.
Imprecò mentalmente
per la sua solita sfiga e fece per sistemare l’oggetto di
decoro. Ma,
guardandovi casualmente dentro, notò che al suo interno si
trovava una strana
spada. La tirò fuori e la osservò, era veramente
bellissima.
(Clarent: http://img515.imageshack.us/i/gurthangkt6.jpg/ )
Ma chi aveva
potuto lasciarla lì? Forse la avevano abbandonata. Fece
segno al grifone di
rimanere dov’era e andò a posare la spada nella
stanza di Kagome. Poi scese e
continuò a cercare la ragazza.
Più
tardi si
imbatté in un Miroku imbronciato, quasi offeso.
“Ciao Miroku! Cosa ti è
successo?” “Ciao Inuyasha, non è
successo niente. Non capisco perché quel Koga
ha successo con le ragazze mentre io no. Lui non le guarda nemmeno
eppure… non
riesco proprio a capire!” “Ma perché ti
crucci per queste sciocchezze? Io
invece sono quello che si dovrebbe lamentare!”
“Immagino che c’entri la
DivinaKagome o sbaglio?”. Inuyasha gli raccontò
tutto e Miroku lo rimproverò
“Ma davvero battibeccate per queste sciocchezze?”.
Il mezzo-demone lo guardò
malissimo “E poi che motivo c’era di mettere in
mezzo i suoi genitori?” il
motivo non c’era, Inuyasha la stuzzicava sempre e non
riusciva a capire cosa
era andato diversamente questa volta. Forse Kagome aveva problemi
familiari e
lui non lo sapeva, anche se faticava a crederlo. Kagome era sempre
gentile con
tutti, secondo il suo modesto parere non poteva avere rapporti
difficili con le
persone. Miroku accarezzò il pelo di Kurai lentamente e lo
salutò,
incoraggiandolo. Infondo non poteva essersi nascosta in un luogo
così difficile
da scoprire, erano pur sempre a scuola.
Scathach
aveva appena lasciato la stanza di Sango. Era quasi ora di pranzo e le
ragazze
sarebbero scese in mensa mentre lei si sarebbe rifugiata nella sua
stanza, i
vampiri fortunatamente non avevano questi problemi. Aveva
però la netta
impressione di essersi dimenticata di qualcosa, di qualcosa di estrema
importanza… ma non riusciva a ricordare cosa. Ultimamente la
guerriera era
molto distratta, e questo era dovuto al suo ritorno sul pianeta e
all’Accademia. Gli ultimi cinque anni li aveva passati nel
Regno d’Ombra suo,
di Nicholas e Perenelle, luogo totalmente differente da questo. Non
c’erano
persone che potevano disturbarti, c’era di tutto e potevi
fare quello che più
ti andava. Cosa chiedere di più?
Qui invece
doveva tenere a bada i suoi istinti o qualche studente da strapazzo si
sarebbe
insospettito, e quando loro hanno in testa una cosa è
davvero difficile
convincerli dell’esatto opposto. Continuò a
passeggiare lentamente per i
corridoi del grande edificio, salutando professori e conoscenti vari.
Si
stavano dirigendo tutti alla mensa e incominciava a regnare una quiete
davvero
piacevole. Inspirò forte l’aria circostante, anche
se lei non aveva proprio
bisogno di respirare, e sentì un profumo davvero invitante
di cibo. Chissà se
era veramente buono… non ricordava il sapore della frutta,
della verdura, della
carne… anzi, quei nomi le erano quasi sconosciuti. Ma come
biasimarla, era
passato talmente tanto tempo da quando aveva masticato una cosa del
genere!
Si
trovò
davanti alla stanza dei Flamel e bussò lievemente. Dopo
pochi minuti di attesa
qualcuno si premurò di aprirle. Perenelle aveva spalancato
la porta e la aveva
salutata affettuosamente. Lei ricambiò ed entrò.
Il profumo di tanti
ingredienti disgustosi le arrivò al naso e
arretrò, rivoltata “Che puzza! Che
cosa diavolo stai preparando?” “Nicholas aveva
qualche lieve escoriazione, gli
sto preparando una specie di pomata” “Non credo che
se la farà mettere tanto
facilmente, sai?” . Scoppiarono a ridere “Dovrebbe
invece, altrimenti te lo
faccio bere!” La guerriera fece una smorfia inorridita
“Dovrete prima
torturarmi”. Poi si sedette in una sedia e chiuse per pochi
secondi gli occhi.
Quando li aprì si trovò la figura della donna
china su di lei “Che succede?”
“Scatty, stavo pensando che tu non posi mai le tue sciabole.
Come mai?” “Il
pericolo è sempre in agguato” “Anche
nella mia stanza?” “Si, quella pomata è
la
cosa più pericolosa che abbia visto finora”
scherzò. “Menomale che non tieni
due spade, altrimenti non riusciresti nemmeno a sederti per
bene”.
Spade…
Spade…
Ancora
quella strana sensazione.
Cosa aveva
dimenticato di così importante?!
Rimase
qualche secondo a sforzarsi e poi ricordò.
Clarent! Il
vaso!
Si
scusò con
Perenelle e uscì in pochissimo tempo dalla stanza.
Ripercorse le ripide scale
per poi arrivare all’ingresso, ansimante per la corsa appena
fatta. Si avvicinò
e guardò attentamente dentro il vaso. Poi sbiancò
per qualche secondo: Clarent
era sparita!