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Autore: bababortola    20/01/2011    4 recensioni
Quel cambio di vestiario (quell’improvviso cambio di vestiario) e il modo in cui lo faceva sentire gli aveva fatto pensare che da quel momento in avanti, la vita sarebbe stata diversa, avrebbe preso un’altra rotta, una rotta sconosciuta di cui non conosceva i rischi e gli imprevisti.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Finn Hudson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*

“Hey” la figura di Finn fece comparsa in cima alle scale della sua camera, aveva un’aria impacciata e non sembrava dell’intenzione di scendere.

“Ciao Finn” disse l’altro, rimanendo in piedi al centro della stanza.

Vi era un alone di imbarazzo fra i due, fu Finn a romperlo.
Scese qualche scalino verso di lui.
“Come stai?”  disse.
Cosa rispondere? Avrebbe aiutato un ‘male mi mancate, a scuola sono tutti cattivi con me’? No, era una bugia bella e buona e non avrebbe aiutato molto.
Decise di dire la verità.

“Bene…e tu?”

Ora erano a un metro di distanza l’uno dall’altro. Finn non rispose e si guardava attorno.

Ok ora basta.

Il più piccolo fece un passo avanti, alzò lo sguardo verso di lui congelandolo con i suoi occhi blu-verde.

“Finn”  fece  “Se hai qualcosa da dirmi, ti prego, arriva al dunque“

Finn spostò lo sguardo a un lato.
“Non c’è nulla da dire Kurt”
La sua espressione afflitta, diceva però l’opposto.

“Rachel mi ha detto di dirti che ci manchi molto”

“Anche voi mi mancate” ora anche la sua espressione era afflitta. Si allontanò verso una pila di dischi posti su un tavolo in disordine per non darlo a vedere.

Finn lo seguì.

“Com’è? E’ come te l’aspettavi?”
“Anche meglio” gli dava le spalle, smistando nervosamente i suoi CD passandoli da una mano all’altra.

Ora Finn stava dall’altra parte del tavolo, guardando Kurt intento nella sua operazione. Lui invece non lo stava guardando, tanto meglio, sarebbe stato più facile parlargli.

“Senti Kurt” disse “io non avevo il diritto di sapere del tuo trasferimento, la decisione doveva essere solo tua, ti chiedo scusa se ho voluto intromettermi, davvero”
Kurt alzò lo sguardo, senza dire niente.
“Beh.. il fatto che ora siamo fratelli…ehm, fratellastri, non implica che dobbiamo dirci ogni cosa, o che dobbiamo essere amici, dopo tutto, non l’abbiamo deciso noi, sono stati i nostri genitori che hanno deciso di sposarsi”. Il tono era calmo, rassegnato quasi.

Lo sguardo di Kurt ora, era fermo verso di lui, gli occhi sbarrati.

Non si aspettava certo questo. Non si aspettava che Finn Hudson affermasse cose simili, cose così… brutte e sbagliate!
La voglia di contraddire quelle parole gli fece uscire di bocca la verità, senza più selezionare frasi o pensare.
“La decisione non l’ho presa io, mi è stata proposta da mio padre e tua madre un attimo prima di venire a comunicarvelo… avrei tanto voluto parlartene prima, davvero. Avrei voluto parlarne a tutti voi.”
Lo guardava negli occhi, il suo tono era triste e le parole erano uscite così, legate l’una all’altra,  come quelle di una canzone.

“Non ho avuto scielta” disse infine.

Qualcosa in Finn si accese, battè la mano sul tavolo, che fece un gran rumore e ruppe la quiete di quella stanza.

“Ti avremmo guardato le spalle Kurt! Lo sai che lo avremmo fatto!”
“Non sarebbe stata la stessa cosa!” tremava, gli occhi divennero lucidi.
“Non sarei mai stato al sicuro… N-non da lui…”

“Perché???” alzò la voce esasperato.
“Perché…”

Si interruppe.

…Non ho idea di cosa vaghi nella sua mente.

Prima mi spintona, poi mi bacia. Ho paura. E se fosse davvero innamorato di me? E se gli dicessi che non posso corrisponderlo come reagirebbe? O il suo era solo un altro tentativo di terrorizzarmi? Terrorismo psicologico insomma. Mi posso fidare di Finn? Dopo tutto ora sono al sicuro alla Dalton.

“Allora?” Finn aveva abbassato il tono, non voleva un’altra scenata nella sua camera come quella dell’anno prima, e poi odiava veder piangere Kurt, non riusciva quasi mai a consolarlo, dato che spesso era proprio lui la causa di quelle lacrime.

“Solo…  Mi terrorizza” fece Kurt sospirando.

Ok qualcosa non quadrava.

Che ti succede fratello? Di solito queste cose ti scivolano addosso.

Kurt era si, ipersensibile e dalla lacrima facile ma questo non stava a significare che era un debole, anzi, era molto più forte e coraggioso di quanto lui fosse mai stato, aveva avuto la forza di essere se stesso e di non vergognarsene mai, lo ammirava e … lo invidiava. Ma, dannazione, cosa succedeva adesso?

C’era qualcosa che non gli stava dicendo.

“Kurt” disse facendo un passo avanti.

“Lo sai tenere un segreto Finn?” lo interruppe l’altro “Da fratello a fratello”.

Finn annuì, lo aveva chiamato fratello e si sentì chiamato da un forte senso del dovere.

“Ti prego non ridere”guardò in basso abozzando un sorriso di imbarazzo.

 “Ecco… Karofsky… mi.. mi ha…”

“Cosa? Cosa ha fatto quello stronzo?”
Battè di nuovo la mano sul tavolo.
“Lo prendo a calci finchè non lo dovranno portare via in ambulanza quel bastardo!”

Kurt sorrise nel vedere il suo Finn arrabbiarsi tanto per lui.

“Karofsky mi ha baciato, Finn”

“…” Ok fratellino, vuoi farmi uno scherzo? Era per sdrammatizzare? Non esiste che Dave abbia…

“Ragazzi, a tavola!” la dolce voce di Carole con il suo tono materno li aveva salvati da quel silenzio imbarazzante che si sarebbe inevitabilmente creato  nella camera.

*

Dopo la cena, i neosposi avevano deciso di fare una passeggiata, lasciando ai figli il compito di mettere a mollo i piatti e sparecchiare.

“Dai vieni ad aiutarmi, finiremo più in fretta” fece Kurt al più grosso, ancora seduto sul divano con la pancia piena.

“Cosa devo fare?” disse alzandosi.
“Sparecchia e passami i piatti”
Aprì il rubinetto e aspettò che il lavello si riempisse.
L’unico rumore che si sentiva era quello delle stoviglie che andavano a scontrarsi con la superficie dell’acqua. L’operazione andava avanti in silenzio. Finn era confuso, non sapeva cosa dire, aveva promesso di proteggerlo, ma …

“Mi prometti di non dirlo a nessuno?” fece Kurt rompendo il silenzio.

“Certo” disse rassicurandolo, ma il suo sorriso si spense dopo un attimo, tornando alla sua espressione pensierosa. “Allora… è per questo che te ne sei andato?”
“A cosa ti riferisci?”
“A quel bacio Kurt, è per quello che hai deciso di abbandonarci tutti?”
Un bacio, non riesco a capire.

Kurt non rispondeva e Finn sentì di nuovo la necessità di alleggerire l’atmosfera usando un tono meno serio.

“Certo che è strana come situazione non credi? Io non me lo sarei mai aspettato da Karofsky, cioè, …”
Silenzio. Ok non funziona.

“Sai…” riprese il tono serio “Non riesco proprio a capire, dovresti essere contento, alla fine Dave aveva solo una cotta per te e il motivo per cui ti dava il tormento era solo per avere la tua attenzione e…”
*SBAM*

Era lo sportello dell’armadietto delle stoviglie che sbatteva, spinto dalla mano di un Kurt alterato.
“Quel ragazzo” urlò “ha minacciato di uccidermi, Finn, uccidermi, non è esattamente come tirarmi le treccine come fanno i bambini all'asilo!”
Lo stesso tono dell’anno prima.

“Amico, penso solo che tu l’abbia presa un po’ troppo seriamente”
Nessuna risposta. Era un duello di sguardi.

“Ma come ti ho già detto fratello, la decisione spettava a te e basta.”
Kurt guardò per terra.
“Si, infatti”.

*

La cena era andata malissimo, la prima cena tutti insieme dopo il matrimonio e lui e il suo nuovo fratellastro avevano gia avuto una discussione. Uff!  Come poteva aspettarsi di vivere bene come una grande famiglia felice se non sapevano stare buoni per una sera?  Ah, ma la colpa non era certo sua: Finn non capiva nulla. Non aveva capito proprio niente e inoltre…
“Kurt mi stai ascoltando?” Era Blaine a svegliarlo dai suoi pensieri.

“Ehm… no” fece più imbarazzato che mai mentre si afrettava a mettere i libri nell’armadietto.

“Cos’hai?” E’ tutta la mattina che sei strano.”

Kurt guardò Blaine, era così gentile, anche se non aveva ascoltato una sola parola di quello che andava dicendo, invece che arrabbiarsi, si preoccupava per lui.

Cerco di pronunciare uno ‘scusami’ con lo sguardo.
“Blaine, perdonami, è solo che ieri sera…” fece una pausa “…ho litigato con mio fratello”

Con Blaine non c’era bisogno di inventare una scusa o semplicemente fingere e dire ‘si sto benone’, lui era sempre pronto a sentire cosa c’era che non andava.

“Solo questo?”
“Si”
“Ah per fortuna! Credevo di averti offeso in qualche modo o di aver detto qualcosa di sbagliato e che non mi volessi più parlare!” il suo tono allegro lo fece sorridere, come avrebbe mai potuto arrabbiarsi con lui?

Si dirigevano verso la biblioteca, un posto tranquillo dove far passare la pausa pranzo in mezzo a qualche libro di aneddoti divertenti, la tua musica nelle orecchie, senza nessuno nei paraggi. Questo era quello che Blaine gli aveva confessato. Il suo nascondiglio segreto, insomma.

“La bibliotecaria non c’è mai, a volte passo la dentro anche tutta la pausa pranzo e provo i miei assoli, sei la prima persona che porto con me” era quello che gli aveva detto il giorno prima.

E Kurt adorava passare il tempo con lui nella biblioteca, da soli. Lo aveva portato anche il giorno prima, rivelandogli tutte le stranezze dei professori, cosa non dire, cosa non fare per non farli arrabbiare.

“La Suarez, quella di spagnolo, per esempio, è un ottima insegnante, nulla da dire, ma è come dire, un po’ superstiziosa”
“Cioè?”
“Senti, fai quello che vuoi, ma non mettere o usare mai nulla di viola” aveva detto infine ridendo.

Avevano anche ripassato per la lezione seguente, e avevano cercato insieme un libro che Blaine non riusciva a trovare da giorni, un libro sul come accudire i canarini. Alla fine lo avevano trovato: “Il mio primo canarino”. Un libro di circa cento pagine che aveva in copertina la foto di due canarini, uno rosso e uno giallo. Dopo averlo guardato bene Blaine glielo aveva porto dicendo:
“Tieni prendilo tu questo”
“Ma io non ho dei canarini”
“Fidati di me, prendilo”

Ora che ci pensava, quel libro stava ancora dentro la sua cartella a fare la polvere senza essere mai stato aperto.

Entrarono nella biblioteca, la bibliotecaria, come ci si aspettava, non c’era, al suo posto un cartello sulla cattedra con su scritto ‘OUT TO LUNCH’.

Posarono le cartelle e si misero a sedere davanti a un tavolo, uno di fronte all’altro.
“Allooora…” fece Blaine “Cos’è successo con tuo fratello da renderti così poco attento ai miei importantissimi discorsi su come i musical siano la più grande forma di intrattenimento esistente al mondo?”
Kurt rise di nuovo, quel ragazzo lo faceva ridere troppo spesso mandando in frantumi la sua maschera di ragazzo serio e diligente.
“Non c’è nulla da ridere sai, era un argomento di grandissima importanza per me” disse facendo il finto arrabbiato.
Kurt sorrise. “Mio fratello” No. “No, in verità siamo fratellastri, e anche da poco, e lui è…diciamo che non capisce niente”
“Che ti ha fatto?”
“Beh, non gli va giù che mi sia trasferito qui, ha detto che prima avrei dovuto parlargliene ma io penso che non fossero affari suoi”
“M-mh”
Ma non era quello il punto, Finn non gli aveva detto proprio così, gli aveva detto chiaramente che rispettava la sua decisione e che ne restava fuori.

“Ma non è questo” Kurt abbassò lo sguardo quasi si sentisse in colpa per quello che stava per dire “Gli ho raccontato di quello che è successo con Dave Karofsky e mi ha detto che ho esagerato a reagire così, scappando via da tutti e…” si interruppe.

Sono scappato Kurt, ho permesso ai bulli di cacciarmi via, ed è una cosa che rimpiango davvero tanto.

“Blaine dimmi la verità”

Il ragazzo bruno lo guardava in silenzio seduto davanti a lui.

“Dimmi la verità…” riprese “ti ho deluso scappando via dai problemi e venendo qua?”

L’altro davanti a lui si mise dritto sulla sedia, lo guardò negli occhi e sorrise.
“No, che dici, sei stato molto più coraggioso di quanto lo sia stato io… e poi, non avresti potuto sapere fin dove si sarebbe potuto spingere Karofsky”
“Cosa vuoi dire?” disse Kurt smarrito, in realtà, temeva di aver capito.
Blaine si fece serio.
“Vedi, mia madre è psicanalista e devi sapere che di ragazzi, diciamo, confusi –fece le virgolette con le dita- e che non si accettano per quello che sono, proprio come Karofsky, ce ne sono tanti, e vedi, molte volte sfogano la propria rabbia  frustrazione su chi invece, come te, si è accettato e vive serenamente”.
Fece una pausa. Sospirò guardando giù, portando alla mente dei ricordi che non voleva avere.

“Si chiamava Heric, un paziente di mia madre, era anche mio amico, era gay ed era la vittima preferita di un certo Mark Ross a scuola, dopo qualche tempo Heric scoprì che Mark in realtà era molto … interessato a lui, lo aveva anche baciato un paio di volte, contro la sua volontà ovviamente, finchè Heric non gli disse che non ricambiava, e allora…” sospirò di nuovo.
“E allora?” fece Kurt impaziente.
“Heric non si fece vedere a scuola per qualche giorno, finchè non lo fecero vedere da mia madre…” si morse il labbro “… a cui disse che era stato violentato da Mark nei bagni dopo la scuola”.
L'aveva detto tutto d'un fiato, alzò lo sguardo verso l’amico, che sembrava pensieroso, guardava fisso in un punto, assorto nei suoi pensieri. Spostò lo sguardo verso le braccia che tremavano e si rese conto che forse aveva parlato troppo.

“Hey, non preoccuparti, ok? Scusami, non avrei dovuto dirtelo”
Kurt lo guardò senza dire nulla.
“Ora sei al sicuro qua, dai…” sorrise “Ti racconto delle volte che mi riempivano l’armadietto di assorbenti, ti farà ridere”
Ma Kurt in quel momento non se la sentiva di ridere.

“Quante probabilità c’erano..” disse a mezza voce “… per me, di fare la fine di Heric?”
Non aveva considerato questa eventualità. Se prima si vergognava di essere fuggito, ora si riteneva più che fortunato. Ecco cosa avrebbe potuto rispondere a Finn il giorno prima.
“Kurt…” fece Blaine “Non è detto che…”
La campanella che annunciava l’inizio delle lezioni suonò, abbastanza forte da far alzare i due e fargli prendere le loro cartelle, si dirigevano fuori dalla biblioteca quando Blaine sentì dei singhiozzi dietro di se.
Si girò di scatto e vide il suo amico asciugarsi velocemente le lacrime con la manica.
Fece qualche passo davanti a lui, fermandolo. Gli prese la testa fra le mani puntandogli lo sguardo negli occhi. “Ascoltami, se solo quello prova a toccarti…” era serio “Vieni da me. Ok? ”
L’altro si limitò ad annuire, uscirono insieme dalla biblioteca, mischiandosi di nuovo a quel mare di giacche blu.

***

















Il secondo capitolo che era pronto da duecento anni xD ma che alla fine mi sono decisa a pubblicare. Il terzo e work-in-progress, ma vi anticipo che sarà più lungo di questo e.e 
Ah, si, per chi se lo stesse chiedendo, è una Klaine. (Lo so lo so, la Furt è meglio u.u) ma ciò non vuol dire che fra Kurt e Finn non ci sarà intesa o amore, un amore fraterno si intende, l'amore non deve mancare mai, MAI. è.é
Voglio ringraziare ipuccia che mi aiuta sempre. <3 Alla prossima.
  
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