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Autore: Goten    20/01/2011    7 recensioni
Adesso cominciavo sinceramente a essere curioso, chissà che razza di uomo era Charlie Swan. Avvertii il rumore dell'acqua provenire dal piano di sopra, sicuramente era una doccia, sospirai, volevo tornare a casa alla svelta. Scesi dall'albero e attesi che finisse i suoi bisogni umani, avevo intenzione di incontrarlo subito e se fosse stato possibile, lo avrei portato via con me ancora quella stessa mattina. Certo che per essere un uomo ce ne metteva di tempo sotto la doccia, erano già ventisei minuti buoni che stava sotto quel getto. Magari si era sentito male... no, il suo cuore batteva forte e armonioso. Decisi di attendere ancora un po'. Finalmente sentii chiudere la manopola dell'acqua e il suo ciabattare al piano superiore. Aveva un passo leggero per essere un uomo, notai. Contai mentalmente fino a mille, prima di bussare gentilmente alla sua porta, quando questa si aprì, mi trovai di fronte lei, la donna delle pulizie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Non voglio perderti

Autore: Goten

Beta: Giusy

Capitoli: Non so proprio dirlo... ^^

Paring: Edward – Bella


Capitolo 16


I Quileute quella notte appresero una parte di verità, Jacob ed io fummo condotti di nascosto a spiare Bella, era tranquilla, al sicuro, ignara che sei occhi la stessero guardando in quel momento.

Jasper e Alice fornirono ai lupi tutto il necessario per ritornare a Forks, Jacob era stato il più restio a lasciare Bella in Italia, ma aveva avuto la promessa solenne di noi Cullen che lo avremmo avvisato in qualunque momento fosse servita la sua presenza.

Io invece ero divenuto uno spettatore notturno.

La spiavo senza riuscire ad attraversare quella sottile lastra di vetro della finestra che ci divideva. La sua pancia cresceva piano piano.

Alice e Jasper l'avevano trasferita in una casa vicino a Palazzo dei Priori, dove noi avremmo potuto intervenire in caso di bisogno. Di giorno vagava per le stradine del piccolo borgo, io non potevo fare altro che nascondermi alla vista del sole e seguirla in silenzio.

Erano divenute rare anche le mie battute di caccia, non capivo perché mai avrei dovuto sopravvivere se lei non mi voleva più al suo fianco. Così resistevo per il tempo che mi era concesso e poi mi sfamavo con il minimo indispensabile per poterle stare vicino.

I giorni ripresero a scorrere abbastanza normali, i miei familiari non sapevano più cosa fare per me, sapevano che solo Bella avrebbe potuto ridarmi una vita normale, Esme e Carlisle si erano presentati a Bella, scoprendola piacevole e simpatica, oltre che geniale, ma io già conoscevo tutte queste sue qualità.

Era stato commovente vederla sorridere di gioia nel riabbracciare Emmett e Rose, non c'era giorno in cui io mi allontanassi da lei.

<< Perché non vai da lei? >> Mi sussurrò Jasper, mettendosi accanto a me, il cielo era nero, coperto interamente dalle nuvole, ben presto il freddo avrebbe spazzato via quel poco che era rimasto dell'estate.

<< No, è meglio di no. >> Mormorai piano, nonostante sapessi che mio fratello poteva avvertire tutto il mio dolore.

<< Mancano pochi giorni al parto, Carlisle dice che è in ottime condizioni. >> Annuii, anche se già avevo letto nella mente di nostro padre tutte le informazioni sul suo stato di salute. << Ma io ogni tanto scorgo tanto dolore in lei, anche oggi ha chiesto ad Alice se tu fossi arrabbiato con lei. Edward non è giusto farla sentire così in colpa. Lei crede che tu la stia odiando perché è ancora qui con noi. >>

Mi voltai a guardarlo. << E' assurdo, Jasper, io non la odio, casomai il contrario. >>

<< E allora vai a dirglielo. Edward potresti sempre riallacciare un bellissimo rapporto. Spiegale tutto. Non lasciare che le sue paure e i suoi timori abbiano la meglio. >>

Le parole di Jasper erano vere, erano passati i mesi ed io ero ancora lì. Se anche lei non mi avesse più voluto come uomo, avrei potuto starle accanto come amico... ma ne sarei stato capace?

Ed eccola insinuarsi nuovamente; la speranza. << Jasper, smettila di alimentarla, non serve... >>

<< Io non sto facendo nulla, stai facendo tutto da solo. >> Accennò a un sorriso. << Vai da lei, chiaritevi, vi farà bene. >>

E adesso mi trovavo come uno scemo davanti alla sua porta senza avere il coraggio di bussare e di farmi avanti. Osservai il bracciale al mio polso, il leone che da sempre contraddistingue noi Cullen mi fissava serio.

<< Forza Edward, puoi farcela. >> Sussurrai a me stesso, prendendo coraggio e bussando con gentilezza alla sua porta.

<< Entra Alice. >> Sorrisi intenerito, credeva che fossi mia sorella. Speravo solo di non darle una delusione.

Abbassai la maniglia e con il cuore in mano entrai nella sua piccola casetta, i muri antichi, le stanze piccole e accoglienti erano deliziose. Avvertivo il suo ciabattare avvicinarsi e infine, eccola... i suoi occhi si erano spalancati stupiti e il suo cuore aveva preso a battere furioso. Ero in paradiso.

<< Edward.. >> Sospirò debolmente, e quello fu un suono meraviglioso per me.

<< Ciao Bella. >> Le sorrisi gentile. Jasper aveva ragione, potevo riallacciare i fili del mio destino con lei, ma non come amico. Non ne sarei mai stato capace, e questo ormai lo avevo capito più che bene.

Sembrava che il tempo si fosse fermato davvero, eravamo immobili come delle statue, o forse era il mio senso del tempo che stava cambiando? << Ti trovo bene. >>

Il suo sopracciglio scuro si arcuò, formando un arco perfetto. << Grazie. >> Non aveva un tono ostile, ma leggermene incredulo. Potevo capirla.

Vagai con lo sguardo nella stanza, e lì trovai un piccolo appiglio. << Che ne dici di sederci? Vorrei pararti. >>

La sua testa si voltò verso la mia meta: il divano.

<< Ti prego, vorrei spiegarti alcune cose... >> La stavo implorando? Probabile, e avrei fatto anche di più se non mi avesse concesso il suo tempo.

<< Sì, certo. >> Sussurrò piano. Che fine aveva fatto la ragazza sicura di sé?

Ci accomodammo sul comodo divanetto bianco. Sembravamo due estranei, ma non era così, e soprattutto io non volevo che fosse così. Intrecciai le mie dita in una muta preghiera, e sperai vivamente che ascoltasse le mie parole. << Bella, io ti devo delle spiegazioni. >>

Questa volta entrambe le sue sopracciglia si arcuarono.

<< Fidati, te le devo e vorrei che tu mi ascoltassi. >>

Annuì silenziosa ed io racimolai il mio coraggio, presi un bel respiro, l'aria era satura del suo odore, e cominciai a parlare. << E' cominciato tutto quando sono stato mandato a Forks, non avevo idea che questo viaggio avrebbe potuto cambiare così radicalmente la mia immortalità. >> La guardavo serio negli occhi, il suo silenzio, lo presi come un incoraggiamento a continuare. << Quando ti ho vista la prima volta... >> Parlai senza alcun tipo di interruzione, Bella ascoltava e annuiva ogni tanto, nel cielo le stelle si erano mostrate accompagnate dalla luna. << … quel giorno, quando stavamo partendo, avrei voluto rimanere con te e con la bambina, lo volevo più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma temevo che la mia presenza avrebbe potuto solo arrecarvi pericolo. >> Sospirai cominciando a sentirmi meglio.

<< Quindi tu non sei arrabbiato con me? >> La sua voce era roca, segno del troppo tempo passato in silenzio ad ascoltarmi.

<< No, non potrei mai essere arrabbiato con te. >> Presi le sue mani nelle mie fredde. << Isabella, io ti a... >> Una delle sue mani scivolò via dalla mia presa e si posò sulle mie labbra, fermandomi.

<< Non dirlo. >> Sussurrò piano ed io sentii il mio cuore rompersi in mille pezzi. I suoi occhi avevano un velo di tristezza. << Non dirlo Edward. Ora non posso sentirlo. >> Le sue parole, per quanto fossero sussurrate, sembravano stiletti affilati nel mio petto. Non potei fare altro che abbassare lo sguardo e annuire tristemente.

La sua mano lasciò il mio viso ed io in un disperato tentativo la presi con la mia baciandole il dorso. << Anche se tu non vuoi sentirlo dalle mie labbra, so' che hai capito. >>

<< Sì, ma una cosa non detta è meno triste se non dovesse avverarsi... >> Sfilò nuovamente la sua mano dalla mia, accarezzandomi gentilmente il viso.

<< Certo... >> Sussurrai piano. << Credo di averti rubato abbastanza tempo >> Mi alzai dal divano, lasciando che i suoi occhi mi osservassero uscire << buona notte. >> Le dissi gentile, mentre chiudevo l'uscio della porta, lasciando dentro quella casa il mio cuore e la mia speranza. Adesso veramente non avevo più neanche quella.

Fui più veloce del solito nella mia folle corsa verso casa, non mi chiusi in camera, no, mi sigillai dentro.

<< Ho bisogno di rimanere solo. >> Risposi solamente a mia madre, poco prima che alzasse la mano per bussare alla mia porta.

Sapevo che non avrebbe insistito, ma sapevo anche che se avessi avuto bisogno di lei avrei potuto semplicemente chiamarla.

Feci scorrere le mie dita sui tasti in avorio del mio pianoforte nero, la sensazione sui polpastrelli era unica, speciale. Mi sedetti sullo sgabello e appoggiai piano le mani sui tasti, il suono perfettamente accordato mi scivolò dentro, quasi senza accorgermene cominciai a suonare una triste melodia. Era lo specchio del mio essere in quel momento. Bella non voleva che le dicessi quanto il mio amore per lei fosse diventato profondo, non voleva sentirlo. Eppure io lo provavo, ed era talmente forte da far male. Mi sentivo respinto, non voluto. Era così che l'avevo fatta sentire io? Le note diventarono più basse e cupe, e la triste melodia divenne ancora più malinconica.

La gioia del saperla viva era stata rimpiazzata dal suo rifiuto.

Chiusi i miei occhi e subito mi apparve il suo bellissimo viso, conoscevo ogni tratto, ogni singolo pezzetto di lei, il suo odore, il suo tocco gentile, il suo calore... ed ecco che la melodia prese un ritmo più incalzante, nonostante le note si siano alzate solo di un'ottava.

Nella mia mente i ricordi passavano veloci, rapidi, mi sembrava di non riuscire più a fermarli, lei, c'era sempre e solo lei, come se fino a quel giorno in cui l'avevo vista per la prima volta non avessi mai vissuto.

La verità era che le avevo lasciato il mio cuore ed era solo lei a custodirlo.

Mi sarei accontentato di rimanerle vicino, dovevo essere forte e mascherare il mio amore per lei. Questo era quello che avrei fatto.

Le dita si fermarono, lasciando le che le ultime note si spegnessero nell'aria.

   
 
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