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Autore: EmilyFemmeFatale    20/01/2011    1 recensioni
Avete presente la sensazione di rigidità, di impossibilità di muoversi quando, svegliato in un momento particolare del dormiveglia, sei cosciente di essere sveglio ma il tuo corpo non risponde agli istinti nervosi?
Tenetelo a mente per qualche minuto, giusto il tempo di farvi raccontare una storia.
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Originale
Rating: Arancione
Generi: Introspettivo, Mistero
Avvisi: One Shot.
Note: scritta sulla scia dei racconti CreepyPasta.
E' interamente frutto della mia fantasia....
...o forse c'è qualcosa di reale?

Capelli bianchi.

Avete presente la sensazione di rigidità, di impossibilità di muoversi quando, svegliato in un momento particolare del dormiveglia, sei cosciente di essere sveglio ma il tuo corpo non risponde agli istinti nervosi?
Tenetelo a mente per qualche minuto, giusto il tempo di farvi raccontare una storia.

Qualche anno fa, in una fredda giornata di dicembre, accompagnai mia madre a impacchettare gli ultimi oggetti che avevamo lasciato nella vecchia casa, quella in cui ero vissuta per tutta la mia vita fino a quando, appena l'estate prima, avevamo deciso di trasferisci.
Non avendo trovato nessun inquilino o acquirente, decidemmo di portare nella nuova abitazione solo gli oggetti e i mobili che ci sarebbero stati utili, lasciando una buona parte di cianfrusaglie nella loro posizione originale, solo fino a quando non avremmo venduto la casa.
Quel giorno, mamma mi aveva detto che a Febbraio ci sarebbe stato il cambio di proprietà, quindi era ora di andare a sistemare qualche vecchio "conto in sospeso".
Forse, se fossi stata più grande, non avrei tenuto conto di quel modo di dire, ma visto che non riuscivo ad applicare il significato dell'affermazione ad una semplice opera di sgombramento ci pensai per l'intero tragitto in macchina.
Arrivati a destinazione, mi tenni leggermente dietro a mia madre che apriva quel portone che io conoscevo così bene, facendomi entrare ricordandomi, come se ce ne fosse bisogno, di non inciampare nel gradino.
Tutto intorno a me era buio ed io ero sola, perché mamma era andata ad accendere l'impianto elettrico. Un secondo dopo la sentii tornare e con lei le luci piano piano si accendevano.
"La lampadina della cucina era fulminata e non ce ne siamo accorti. Poco male, oggi tanto lavoreremo in soffitta."
Così dicendo si avviò verso le scale che portavano al secondo piano, senza aspettarmi.
Quando fummo sul pianerottolo di esso, aspettando che mamma agganciasse il filo che faceva aprire la "botola" per entrare in soffitta, io mi guardai intorno, in cerca di qualche segno familiare.
A destra c'era il corridoio, dal punto in cui mi trovavo non potevo vedere la porta della camera che condividevo con mia sorella, ma me la immaginai mentalmente, come se mi potessi trovare lì, ancora una volta.
Un rumore secco mi fece voltare: mia madre aveva fatto scendere la scala e mi guardava sorridendo.
"Dai, sali."

Aiutai mia madre a riempire scatole su scatole per qualche ora, ma poi ci ritrovammo entrambe sfinite e sdraiate per terra.
"Non credevo che in casa ci fosse tutta questa roba. Se l'avessi saputo saremmo venute di domenica, così ci sarebbe stato anche tuo padre."
"Potevamo portarci Sue."
"Andiamo Meg, lo sai che tua sorella ha le prove di danza tutti i giovedì, non polemizzare."
Mia sorella Sue, che io sapevo non trovarsi a lezione di danza, era più grande di me e, per qualche strana ragione, ho sempre pensato che mia madre la preferisse.
Sbuffai, quando mamma si alzò e si stiracchiò.
"Che ne dici se ci facciamo una dormita? Tanto i letti sono fatti, purtroppo non fa molto caldo ma possiamo sempre sdraiarci con i cappotti ancora addosso!"
Mia madre era anche una persona molto pigra.
Acconsentii chiedendo se io, mentre lei dormiva, potevo giocare con le mie vecchie bambole che avevo lasciato in camera mia.

Quando mi trovai all'interno della camera, notai che il mio letto in realtà non era fatto: il materasso giaceva sopra le doghe del letto senza lenzuoli o coperte.
Poco male, mi trovai a pensare, tanto non ho minimamente voglia di dormire.
Presi le bambole da sopra il ripiano vicino al letto e comincia a giocare, proprio come avevo fatto sino a sei mesi prima in quello stesso punto della stanza.
Dopo qualche minuto mi accorsi che il sonno si stava impossessando di me... forse la noia e la solitudine mi avevano fatto venir voglia di dormire, così decisi di sdraiarmi sul letto e, dopo pochi momenti, mi addormentai.

Sognai, sono sicura che, in quel piccolo lasso in cui dormii, sognai qualcosa di nitido e uniforme, ma non sono mai riuscita a capire cosa stessi vedendo.
Mi ricordo delle voci, delle urla, mi ricordo dei capelli lunghi che sembravano essere trasportati dal vento.
La luce, mi ricordo la luce onnipresente che faceva da sfondo in una campagna antica, in cui non vi era altro che natura e chiarore.
Ripensandoci ora, quel sogno non doveva essere stato poi tanto male, ma non so per quale motivo mi sveglai di soprassalto.

Vi avevo detto di pensare a quel tipo di risveglio in cui, anche se si è coscienti, il corpo non si muove e non vi è modo per uscirne se non aspettare pazientemente che tutto il resto di voi si svegli, piano piano.
Fu in quel momento che la vidi.
Una bambina, una bambina dai capelli bianchi e lunghi, una bambina che avrà avuto più o meno la mia età era sdraiata di fianco a me. Avevo gli occhi sbarrati dalla paura, come poteva esserci una bambina nella mia stessa stanza quando ero sicura che dentro quella casa non ci fosse nessuno?
Aveva gli occhi azzurro cielo e uno strano sorriso sulla bocca.
Provavo a muovermi, ma il mio corpo non rispondeva e non volevo assolutamente distogliere lo sguardo dai suoi occhi, avevo paura di ciò che sarebbe potuto succedere dopo.
Stranamente, però, la sua visione mi provocò una reazione strana.
All'improvviso, senza nessuna ragione, mi venne voglia di scoppiare in una fragorosa risata liberatoria.
Ridere, ridere, ridere... perché quel momento mi faceva ridere? In realtà non ero assolutaente felice.
La bambina rimase immobile per qualche secondo, poi portò un dito alla bocca, come per dirmi di non emettere alcun suono... e lentamente scomparve nel nulla.

Riacquisii pieno possesso del mio corpo, ma la mia mente e i miei occhi erano come paralizzati dalla paura. Non sentivo il desiderio di chiuderli, né tanto meno di alzarmi ed andarmene.
La sensazione di ilarità era scomparsa insieme a quella visione.
Sembrava che tutto ciò che avessi fatto sino a quel momento si fosse spezzato nel momento esatto in cui tutto ciò era successo.
E così restai ferma, per un tempo che sembrava non finire mai.

Mia madre entrò molto tempo dopo, anche se non sono sicura di poterlo quantimizzare, sededosi sul mio letto e scrollandomi leggermente.
"Meg, svegliati, è tardi ormai, finiremo la prossima volta..."
La sua voce era bassa e stanca, si sentiva che il riposo del pomeriggio non l'aveva soddisfatta pienamente.
Con una forza che non sapevo da dove provenisse decisi di alzarmi e di tornare a casa con la mamma, con un unica differenza: se, quando ero entrata, il mio sguardo si posava su tutti i punti ignoti che la mia vecchia casa poteva offrire, al ritorno tenni bel salda la mano con quella di mia madre, guardandomi i piedi e cercando di non inciampare.

Durante il viaggio di ritorno, decisi di raccontare tutto a mia madre, che mi guardò e si mise a ridere.
"Era per questo che eri così spaventata? Sciocchina, il tuo è stato un semplice incubo."
"Ma non riuscivo a muovermi, mamma!"
"Succede" disse lei "soprattutto durante il dormiveglia. Devi sapere che, prima di cadere nel sonno profondo, il corpo fa in modo di bloccare tutti i muscoli perché i sogni non interferiscano con il tuo movimento naturale. Pensa se dovessi sognare di correre, sarebbe un bel guaio se tu ti alzassi e cominciassi a muoverti per tutta la casa, non ti pare? Beh, certo, ci sono anche persone che non hanno questo meccanismo nel loro corpo, infatti si muovono durante il sonno... un chiaro esempio è tua nonna: soffre di sonnambulismo."
"Ma io ero sveglia!"
"Beh, può darsi che tu ti sia effettivamente svegliata in quel lasso di tempo in cui il tuo corpo si preparava al sonno e tu sia rimasta bloccata... ma hai visto? Ti sei svegliata, no?"
"Sì..."
La spiegazione di mia madre mi tranquillizzò da un lato ma non mi convinceva pienamente: come mai non mi aveva parlato della bambina, che secondo la sua spiegazione sarebbe dovuta essere un sogno?

Quella sera, prima di andare a dormire, decisi che la paura non mi avrebbe attanagliato il sonno e scesi in cucina per prendermi un bicchiere di latte.
Prima di entrare, però, sentii che i miei genitori discutevano animatamente.
"Te lo giuro, Richard" dicevo la mamma "mi ha descritto l'immagine di una ragazzina esattamente identica a quella che aveva decritto Sue quella volta!"
"Per carità, non ti ci mettere anche tu! Sappiamo entrambi che i fantasmi non esistono, in più Sue è una ragazza molto fantasiosa, ogni volta che raccontava quella storia aggiungeva un particolare in più..."
"Sue è fantasiosa, ma Mag no. Mag, anche se è una bambina, ha i piedi ancorati a terra. Come può aver immaginato una bambina dai capelli bianchi, esattamente come la descriveva Sue, se lei non gliene ha mai parlato?"
"Come fai a dirlo? Vuoi dire che tra sorelle non ci si parla?"
"Sue era terrorizzata quando le era accaduto, così terrorizzata che non voleva nemmeno parlartene, voleva che te ne parlassi io indirettamente..."
"Senti, non lo so cosa è successo, va bene? So solo che hai fatto bene a non alimentare le sue paure con stupide storie del passato, i tuoi stupidi "conti in sospeso"."
"Ma Richard..."
"Niente "ma"! Cristo, ci mancava solamente che tu gli avessi detto che, da piccola, rideva spesso durante la notte in direzione del nulla..."
   
 
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