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Autore: nightswimming    20/01/2011    8 recensioni
- Beh, sai, è un sacco che non ci sentiamo. –
- Sì. –
- … -
- Dove vuoi che ne parliamo, di questa cosa? Davanti a una birra? –
- Io… Non ho molta voglia di uscire, in realtà. Ti spiacerebbe venire qui? –
- Maaaatt… -
- Ehi, niente doppi fini. Sono un uomo impegnato. –
- Lo eri anche prima… -
- Diciamo che il fatto che io sia molto più impegnato di quanto lo fossi prima costituisce una buona parte di quel che ti devo dire. –
- … -
- Allora? –
- Spero, prego Dio che non sia quello che penso. –
- L’unico modo per scoprirlo è venire qui. –
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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He never ever saw it coming at all
He never ever saw it coming at all
He never ever saw it coming at all…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il telefono squillava a vuoto da due lunghissimi, eterni minuti.
Dom…
Un tuu tuu regolare ma non ritmato che gli stava letteralmente bucando la testa.
Dom, Cristo… Rispondi…
Il suono di una campana a morto.
Dom, cazzo!
Sbatté giù la cornetta e se la rimise subito vicino all’orecchio, picchiando nervosamente sui tasti per comporre il numero di Chris.
Almeno tu…
Squillava, perdendosi in un’eco che gli parve lontanissima.
Ti prego…
- Matt! –
- Oh Chris, grazie al cielo! Senti, ti devo dire… -
- Tutto bene? Ti sento agitato. Non che questo costituisca una novità, ma… -
- …Tutto bene? Oh, beh, presumo di sì… Cioè no… Insomma, è complicato. Hai un minuto? –
Un rombo assordante coprì la sua risposta.
- Chris, ci sei? –
- …eno. –
- Cosa, Chris? Non capisco! –
- …In treno! Sono in galleria! –
- Oh, cazzo… -
- …Inea… Ere… -
- No, cazzo, è il momento sbagliato, ho bisogno di… -
- Mi sa che sta per cadere la linea! –
- Allora fa’ qualcosa, sorreggila, dalle una mano! Per favore! –
- Ti richiamo, Matt, non ti sento più! –
- No! Io… -
Click.
Matt fissò disperato la cornetta del telefono, reggendola con mani tremanti all’altezza delle ginocchia. Perfetto. Era solo. Solo in uno dei momenti più incasinati della sua intera esistenza.
Si stese sul letto, passandosi una mano sugli occhi stanchi. Il soffitto sembrava incombere sulla sua testa.
Solo…
Riaprì lentamente le palpebre. Lo stomaco, contratto in una morsa spietata da ormai tre ore, si rilassò timidamente.
Solo?
Si rimise seduto. Concesse una lunga, dubitosa occhiata al telefono appoggiato sul comodino, dopodiché si morse le labbra e allungò una mano verso la cornetta. Compose il numero lentamente.
Forse no.
Gli avrebbe risposto, dopo tutto quel tempo? Dopo tutto quello che era successo? Dopo tutto quello che non era successo?
Forse…
E poi la sua voce. Strafottente. Nasale. Quasi cacofonica, distorta dal rimbombo metallico dell’apparecchio.
- Guarda guarda… Chi non muore si rivede. –
La cosa più famigliare e meravigliosa dell’intero universo.
- Matt, ci sei? –
- Io… Sì. Sì. Ciao, Brian. –
 
 
 
 
 
 
 
 
It’s allright
It’s allright
It’s allright
It’s allright
It’s allright
It’s allright
It’s allright
It’s allright
It’s allright
It’s allright
It’s allright.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Una ciocca dei suoi capelli gli aveva sfiorato il collo, mentre lui si chinava a sussurrargli qualcosa all’orecchio.
- Guarda. – gli disse, divertito, indicando un punto di fronte a loro.
Matt aveva seguito con lo sguardo la direzione indicata dal suo dito, percorrendo tutta la fila del supermercato che portava alla cassa. A tre metri di distanza, saldamente piantata sul seggiolino del carrello, stava una bimba molto graziosa che poteva avere due anni. Una bimba che si succhiava avidamente il pollice e contemplava Matt con due enormi occhi di un azzurro entusiasta.
- Guarda come le piaci. – aveva ridacchiato Brian, poggiando il cesto con le spesa ai loro piedi.
Effettivamente la bambina sembrava non voler distogliere un attimo lo sguardo da Matt, calamitata da qualcosa che la stupiva piacevolmente. Matt sorrise imbarazzato; lei sorrise di riflesso mostrando tutti i suoi pochi, ma bianchissimi, dentini.
- Hai attirato la sua attenzione. – proseguì Brian, sempre attaccato al suo orecchio, il mento che gli sfiorava la spalla in un gesto quasi tenero. – Si vede che sei la cosa più interessante che vede qui intorno. Dille qualcosa, vediamo come reagisce. –
Matt inclinò leggermente la testa, imitando la posa affascinata della bambina, sorrise timidamente e sussurrò: “Ciao”.
La bimba scoppiò in una risata e batté le mani sul manico del carrello. I genitori si voltarono a guardarla, distogliendo per un attimo l’attenzione dalla spesa.
Brian le fece un cenno di saluto con la mano.
- Ci sai fare coi bambini. – disse, lo sguardo fisso sul papà della piccola che dopo essersi rimesso il portafoglio in tasca la stava prendendo in braccio per metterla giù.
Matt arrossì.
- Ma se non ho fatto niente! – biascicò, confuso.
- Beh, a loro piaci. Quella bimba era letteralmente innamorata. –
- E che vuol dire? –
- Vuol dire che se mai un giorno diventerai papà, partirai avvantaggiato. –
- Av… Avantaggiato…? –
- Sì… Stabilire un’intesa sarà più semplice. –
Matt stette in silenzio e cominciò a passare le bottiglie di vino alla cassiera, pensieroso. Brian accanto a lui sorrideva ancora e probabilmente, si disse, pensava a Cody.
 
- Ciao, Matt. A cosa devo l’onore? –
- Beh, io… Come stai? –
- Splendidamente, ti ringrazio. Cody sta bene, il nuovo disco sta andando a meraviglia, la mia bronchite ultimamente dà meno noia. Fine dei convenevoli. Ripeto: a cosa devo l’onore? –
- Oh, insomma, non sai neanche cosa vuol dire un po’ di civiltà! –
- Sì che lo so. Ma so ancora meglio cosa voglia dire essere Matthew Bellamy. Non mi freghi, tesoro. –
- Beh, ma… -
- Che è successo? –
- …Anch’io sto bene, grazie, con Kate è una favola e l’ultimo singolo è in vetta alle classifiche! Cristo! Sei una fottuta macchina! –
- …Del sesso, sì, niente di nuovo da parte tua. Come al solito. –
- Ma perché mai ti ho chiamato… -
- Ottima domanda. –
- E va bene. Va’ a farti fottere. Ora metto giù. –
- Va bene. –
- … -
- … -
- Io… Ho… Bisogno di parlare con qualcuno. –
- Ti passo il numero della mia psicologa, se vuoi. E’ un genio. Con me ha fatto miracoli. –
- E dov’era quando serviva? –
- Ah ah ah. Molto bene. Ci hai messo un po’ ma finalmente stai cominciando ad ingranare, Mattie. –
- Beh, sai,è un sacco che non ci sentiamo. –
- Sì. –
- … -
- Dove vuoi che ne parliamo, di questa cosa? Davanti a una birra? –
- Io… Non ho molta voglia di uscire, in realtà. Ti spiacerebbe venire qui? –
- Maaaatt… -
- Ehi, niente doppi fini. Sono un uomo impegnato. –
- Lo eri anche prima… -
- Diciamo che il fatto che io sia molto più impegnato di quanto lo fossi prima costituisce una buona parte di quel che ti devo dire. –
- … -
- Allora? –
- Spero, prego Dio che non sia quello che penso. –
- L’unico modo per scoprirlo è venire qui. –
- Ma… Kate? E’ mezzanotte! –
- E’ da sua madre. -
- Cristo. –
Matt staccò l’orecchio dalla cornetta e la fissò con un sorrisetto ironico.
Aveva messo giù.
 
- Trovato qualcosa? – articolò a fatica, reggendo fra le braccia una pila di libri alta almeno cinquanta centimetri. Brian lo guardò e scoppiò a ridere, continuando a tenere aperto davanti a sé uno scarno volumetto bianco.
- Ti servono per mettere qualcosa sotto i piedi sbilenchi del tuo pianoforte? –
- Molto spiritoso. –
- Che hai preso? –
- Un po’ di roba. Un romanzo che mi ha consigliato mia madre, un regalo per il compleanno di Kelly e tutto quello che sono riuscito a trovare di Asimov. Sai, per il tour. –
Sorrise, avvicinandosi per sbirciare oltre la sua spalla. – E tu? –
Brian fece una smorfia e cominciò a leggere, schiarendosi la voce.
- “I miei capolavori sono i miei bambini. Nessun libro, disco o film eguaglierà mai la loro bellezza. Nessun quadro mi procurerà mai la stessa sensazione di meraviglia. Il giorno in cui è nata mia figlia, ho capito che l’arte era una cosa ridicola di fronte al mistero insensato di uno sgorbio coperto di sangue che sbava su sua madre in lacrime. Da quel momento, guardo a tutti i giorni della mia vita come ad un’opera incomprensibile e magica. Qualche volta ci sono dei momenti morti, delle ripetizioni, del cattivo gusto. Gli attori sono sempre stanchi, le scenografie povere. Lo stile spesso fa difetto. Ma è meglio di Picasso, Fellini, Proust e i Beatles messi insieme.” –
Matt lo guardò riflettere sulle parole che aveva appena recitato in silenzio, il libro sempre ben stretto fra le mani.
- Ti piace? – domandò, incerto. Brian sembrò riscuotersi, sorrise ed emise un piccolo sbuffo.
- Beh, non è male per un cinico egoista bastardo che non ha figli e nemmeno li vuole. – rispose, rimettendo il libro al suo posto.
 
- AND NOW YOU DO WHAT THEY TOLD YA! -
Quando Brian arrivò sul pianerottolo dell’appartamento di Matt, un fracasso assordante gli colpì le orecchie come una granata.
Ma che cazzo…!
- NOW YOU’RE UNDER CONTROL! -
Bussò; la porta si aprì sotto il suo primo tocco. Entrò di soppiatto e percorse a lunghe falcate il corridoio che portava al salotto. La musica era talmente alta da essere quasi insopportabile.
- AND NOW YOU DO WHAT THEY TOLD YA! -
E poi lo scorse, sdraiato sul divano, un braccio sotto la testa e l’altro che sfiorava casualmente una bottiglia di whisky vuota per tre quarti poggiata sul pavimento. Tentò di fare mente locale: prima di tutto, l’album che gli stava sfasciando i timpani era il primo dei Rage Against The Machine – uno dei preferiti di Matt – e la canzone precisa era Killing In The Name Of. Poi, proseguendo con ordine, Matt doveva essere ubriaco, o se non lo era ancora meditava di esserlo presto, e Santo Cielo perché c’era un pacchetto di sigarette appoggiato sul tavolino dei telecomandi?
- NOW YOU’RE UNDER CONTROOOOL! -
- Tu non fumi! – sbraitò, tentando – inutilmente – di sovrastare le urla di Zack De La Rocha, - Tu non fumi e come se non bastasse hai rotto il cazzo a me per anni sul fatto che il fumo rovini la voce e faccia venire i denti gialli e il cancro e bla bla bla! Dunque che diavolo stai facendo con quelle sigarette?!
Matt girò la testa nella sua direzione con un movimento esausto.
- FUCK YOU I WON’T DO WHAT YOU TELL ME! –
- E’ una situazione molto particolare. – enunciò flemmatico, la voce impastata dall’alcool.
- Eh?! -
- FUCK YOU I WON’T DO WHAT YOU TELL ME! –
- Ho detto che è una situazione molto particolare! – ripeté in tono leggermente più alto, svogliato.
- SPEGNI QUESTA CAZZO DI MUSICA! –
- MOTHERFUCKEEEEER! –
Esasperato, Brian corse con le mani sulle orecchie a spegnere il monumentale impianto hi-fi che troneggiava accanto alla tv. Quando la musica smise all’improvviso Matt lanciò quello che sembrava un lungo ululato di dolore.
- No, ma perchééé… -
- Perché è l’una di notte, testa di cazzo! E poi perché rischiavi di diventare ancora più scemo di quanto tu lo sia già! – sbottò rabbioso Brian, avvicinandosi al divano e sfilandogli da sotto il naso la bottiglia di whisky. Matt tentò di riflesso di riacchiapparla e così facendo crollò per terra atterrando malamente sul fianco destro. Brian alzò gli occhi al cielo e si mise ginocchioni di fianco a lui, ignorando spietato i suoi gemiti di dolore.
- Matt. – lo apostrofò, esaminando con occhio clinico – e, con suo grande sforzo, non affettuoso – i suoi capelli scomposti, i suoi occhi lucidi, la sua camicia cui era saltato il terzo bottone e le sue lunghe dita di un pallore quasi innaturale. Lui alzò lo sguardo fino a incrociare stancamente il suo.
- Eh. –
- Sei ubriaco? –
- Veramente non so, se vuoi quando riesco a rialzarmi provo a mettermi in equilibrio su un piede solo… - biascicò, appoggiando la schiena a terra e allargando le braccia sul parquet. Brian sbuffò.
- Perché sei ubriaco? –
- Non sono ubriaco. –
- Perché stai tentando di diventarlo? –
- Perché non sapevo cosa fare mentre ti aspettavo. – rispose Matt, lo sguardo fisso sul soffitto. Brian si prese un minuto di pausa per riflettere. C’era qualcosa, nel suo tono di voce, che gli faceva pensare che quel che gli stava dicendo era vero in maniera inquietante.
- Beh, ora sono qui. – disse, secco, - Dio, guardati, fai schifo… -
Matt, la testa rovesciata all’indietro, contrasse la bocca in una smorfia sarcastica.
- Grazie, mio unico compagno di sventure. – sussurrò, lasciandosi sfuggire una risatina. Brian non poté fare a meno di sorridere a sua volta. Matt addolcì la sua smorfia e gli rivolse un’occhiata di una luminosità quasi struggente.
- Sono felice che tu sia qui. – sussurrò, le labbra socchiuse. Brian rabbrividì suo malgrado.
- Io invece non lo so ancora. – disse, rialzandosi in piedi e porgendogli una mano. – E ora datti una pulita. Non intendo parlare con una che puzza come il cesso di una discoteca. –
 
- Pronto? –
- Lena? Ciao, sono io. –
- Ciao, Bri. Tutto bene? –
- Bene, sì, grazie… Ti dovrei chiedere un favore. –
- Dritto al punto, come sempre. –
- Ti piacevo per questo, no? –
- Immagino di sì. Spara. –
- Non riesco ad arrivare per sabato. Puoi tenere tu Cody fino a domenica mattina? –
- Brian, Santo Cielo, anch’io devo stare dietro a quella cosa chiamata “lavoro” nella vita… -
- Mi spiace, un impegno improrogabile. –
- Sì, certo… Oh, al diavolo, vorrà dire che lo porterò da mia madre. Sarà al settimo cielo, pensa: potrà spupazzarsi Cody e trovare un altro pretesto per insultarti allo stesso tempo. –
- Come se non ne avesse già abbastanza. –
- Ti sei sempre scavato la fossa con la tue mani. –
- Mi ha sempre odiato. –
- Sei tu che ti sei fatto odiare – tu, e tutta la merda che spalavi su quell’”inutile istituzione borghese” chiamata matrimonio. –
- Mai che tu mi avessi dato man forte, eh!... Eppure saresti morta piuttosto che sposarmi! –
- Non si può dire che non avessi le mie buoni ragioni, no? –
- Colpito e affondato. Ti adoro. –
- Io ti odio, invece. Bastardo contaballe. –
- Un bacio virtuale. Sulla fronte. –
- E io un calcio in culo. Il prossimo mese lo tieni per tre week-end. –
- Agli ordini. –
- Brian, sono seria. Non è un pesce rosso a cui basta il cibo e una boccia coll’acqua, è un bambino. Un bambino che non si merita di crescere senza un padre - nemmeno senza un padre come te. –
- … -
- Sono stata abbastanza chiara? –
- Cristallina. –
- Bene. Perché non voglio essere di nuovo costretta a rispondere al suo ennesimo “perché il papà non c’è”. Tantomeno con un’ennesima bugia. –
- Sì. –
- Ciao, Brian. –
- Ciao. –
- E dì a Matthew che può ricominciare a ridere, lo so quanto gli piacciono le nostre conversazioni da sit-com sulle famiglie allargate. –
- E tu come… -
- Salutamelo. E digli che “Knights Of Cydonia” è la cosa più kitsch e geniale che abbia mai sentito, per me salva tutto l’ultimo album. –
- No che non glielo dico! Helena! –
- Ciao, Brian. –
Brian si allontanò la cornetta dall’orecchio, basito. Dietro di lui, coperto solo dal lenzuolo, Matt rideva così tanto che si domandava se avrebbe mai più smesso.
 
Sentendo scattare la porta del bagno, Brian spense la sigaretta nella tazzina che aveva adottato come posacenere putativo e si alzò in piedi. Matt spuntò con l’accappatoio allacciato in vita e i capelli bagnati sparati in aria dalla frizione dell’asciugamano.
- Aaaah, ci voleva. – esalò, sedendosi a peso morto sul divano.
Brian lo fissò circospetto. Sembrava molto stanco, molto affaticato: gli occhi erano ridotti a due fessure e se possibile era ancora più magro di come lo ricordava.
Eppure, ammise a malincuore, anche così, sfatto, a pezzi, con indosso solo un accappatoio a fiori che presumeva – sperava – dovesse appartenere a Kate, era bellissimo.
Come sa renderti sentimentale la lontananza, Molko…
Lo osservò buttare giù un altro sorso di whisky, gli occhi azzurri vuoti ed evasivi.
- Allora – esordì, sedendosi al suo fianco con la tazzina in grembo e sfilandogli la bottiglia di mano, - giostriamocela da uomini. Un bicchierino, una sigaretta, e dopo aver espirato scenograficamente una nuvola di fumo in faccia all’altro, la rivelazione. – concluse, con enfasi. Matt lo guardò stupito e scoppiò a ridere.
- Mi piace. –
- Lo immaginavo, megalomane che non sei altro. –
- Tu mi piaci… Non mi ricordavo neanche quanto. – aggiunse, abbassando la voce e rubandogli nuovamente la bottiglia di mano. Brian sorrise e gli si fece più vicino, sfiorandogli una spalla con la propria, poi gli porse il pacchetto aperto di sigarette e gli accese quella che Matt si infilò in bocca. Lui lo guardò accendersene una a sua volta.
Brian fece uscire il fumo dalle in piccole, graziose volute, in attesa. Matt non gli toglieva gli occhi di dosso.
- Allora? – chiese, spezzando il silenzio denso di sottintesi che si era creato.
Matt ridacchiò nervosamente.
- Ho paura. – ammise, tirando una boccata incerta dalla sigaretta. Brian aggrottò le sopracciglia.
- Di cosa? –
- Che questo cambierà tutto. Che niente sarà più come prima, tra noi. –
- Scusami, devo essere rimasto indietro col gossip… C’è mai stato un “noi”? –
- …Che probabilmente non mi vorrai più. – lo ignorò Matt, lo sguardo fisso davanti a sé. Brian emise un verso di insofferenza.
- Te lo chiedi solo adesso? Ma bene… Io me lo sarei chiesto nel momento in cui mi fossi messo a scopare con una qualunque attricetta americana non facendomi più sentire per sei mesi e costringendo l’altra persona a scoprire tutto da internet o dai tabloid. – sputò fuori, tirando un’ultima boccata rabbiosa dalla sua sigaretta e spegnendola con un gesto violento nella tazzina appoggiata fra le loro gambe. Matt abbassò la testa. – Ma magari sono solo io, eh, sia mai che Matthew Bellamy riesca a comportarsi con un minimo di coerenza. –
- Mi dispiace. – disse velocemente Matt, la voce roca.
- A me no. Almeno hai avuto il merito di mettere subito le cose in chiaro. –
- Mi mancava Gaia. Mi mancava una donna. –
- Non mi sembra una giustificazione pertinente! – sbottò Brian, rivolgendogli uno sguardo duro. Il labbro inferiore gli tremava. – Non me ne frega più un cazzo, Matt, è passato tanto tempo e non voglio né le tue scuse – che sono patetiche, lasciatelo dire - né altro. Non servono. Non c’è mai stato niente, tra noi, sapevamo entrambi che prima o poi qualcuno… -
Tu… Ho sempre creduto che saresti stato tu.
- …Avrebbe dato un taglio netto. In un modo o nell’altro. –
Matt soffocò un’esclamazione che decise di tenersi per sé. Brian in fondo al suo cuore si trovò a ringraziarlo.
- Perché mi hai chiamato? – gli chiese, più dolce, avvicinando il proprio viso al suo. – Ero riuscito a non pensarci più. Ero riuscito a non pensarti più. E ora… -
Matt scoppiò in una risatina isterica, passandosi una mano sugli occhi. Brian lo sentì prendere dei gran respiri.
- Matt… -
- Sai – lo interruppe lui, il volto tirato in un’espressione sofferente, - penso di averlo capito solo adesso il vero motivo per cui ti ho chiamato. –
Brian si impose di non sembrare così impaziente come dentro di sé si sentiva di essere.
- E cioè? –
Non dirmelo.
- Non era finita, sei mesi fa. –
Non dirmelo…
- Per me non è mai finita. –
Non… Farlo…
- Avevo bisogno di dirtelo, prima di… Di… -
Non…
- Matt… -
- Mi accendi un’altra sigaretta, Bri? E’ tempo della rivelazione. –
Di nuovo…
Si rimise l’accendino in tasca, allontanandosi dalla nuvola di fumo che era sfuggita dalle sue labbra. I suoi occhi azzurri lo perforavano, spietati, inesorabili.
- Kate è incinta. –
Brian rimase immobile.
 
 
 
 
 
 
 
No one’s got it all
No one’s got it all
No one’s got it all
No one’s got it all
No one’s got it all
No one’s got it all.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Sai cosa gli piacciono da morire? I Beatles. Dio, è fantastico. Quella piccola peste mi rende più fiero di lui ogni giorno che passa. Insomma, ti pare possibile? Niente Aristogatti, niente Sirenetta, niente Cenerentola: no, lui vuole solo Yellow Submarine. Ne va pazzo. L’ha visto che lo guardavo una volta che mi annoiavo sul tourbus e da allora è il suo film preferito. Mi ha costretto a vederlo con lui milioni di volte… Sai come sono i bambini, no, Matt, sì, forse non lo sai, ma vedi, loro si fissano periodicamente con qualcosa – un gioco, una videocassetta, un gioiello, un animale – e vogliono solo quel qualcosa per giorni e giorni, e non c’è modo di staccarli… Mio figlio… I Beatles… Non è meraviglioso? –
- Beh, sì… Almeno non ti annoi troppo. –
- E’ un bambino prodigioso. Un genio. Tutto suo padre. –
- Giuro che se anche un mio ipotetico figlio un giorno farà così con, che so, Rachmaninov o i Rage, gli compro tutta Disneyland. –
- Non esagerare. Yellow Submarine è quasi un film per bambini. Non era così impossibile che gli piacesse!... Ma non puoi sperare di farlo addormentare con Guerrilla Radio, rischi di fargli venire serie turbe psichiche – se non le avrà già congenite, povera creatura, visto che è tuo figlio… -
 
- Incinta… Di te? – articolò, a fatica.
- No, di Thom Yorke. Sai, un frontman vale l’altro… Ovvio che è incinta di me! –
- Di te?! –
- Sì, di me! Ti pare così impossibile l’idea che possa fare sesso con qualcuna, per caso? –
Brian scoppiò a ridere.
- Cristo, sì… -
Matt gli lanciò una gomitata.
- E’ tutto quello che sai dire a proposito? –
- Beh, no… Che si dice in questi casi? Auguri? Vento in poppa? Speriamo che gli ovuli della tua ragazza siano tipi tosti, così almeno ci sono qualche speranze che venga un po’ più simile a lei e un po’ meno a te…? –
- Brian, sapevo che la notizia ti avrebbe sconvolto, ma non così… -
- Non sono sconvolto! –
- Sei isterico! –
- Io sono sempre isterico, me l’hai detto tu! –
- Sì, ma era una cosa detta con affetto! Una cosa tenera! –
- Ma, Santo Cielo… Perché? Non state insieme neanche da un anno! –
- Si è… Dimenticata di prendere la pillola. –
- Oh, perfetto! Il frutto dell’amore fra due persone mature ed equilibrate!... Per favore, Matt, fate a quella povera ignara creatura il favore di trovarle un orfanotrofio confortevole! –
- Dio, Brian, sei una persona orrenda! –
- Sono solo obiettivo! –
- No, sei proprio stronzo, invece! –
Matthew gli lanciò un’occhiataccia e gli strappò di mano il pacchetto di sigarette, prendendosene una con stizza. Brian lo guardò allibito, poi la sua espressione si addolcì lentamente, diventando seria e un po’ malinconica.
- Kate che ne pensa? – chiese, cullante. Matt fece scoccare la fiamma dell’accendino con un gesto lento.
- E’ entusiasta. – rispose, incerto. – Raggiante. –
- E tu? –
- Io… Beh… Non lo so ancora. Da una parte il solo pensiero di avere un bambino, un… un… Cody… - disse, lanciandogli uno sguardo timido, - …qualcosa che sia come Cody per te, mi fa impazzire di gioia. Dall’altra parte… Non so se amo davvero Kate. E per queste cose sono sempre stato tremendamente rigido, lo sai. –
- Lo so. – annuì Brian, sfiorandogli i capelli con una mano, - E’ una dei lati di te che mi è sempre piaciuto di più. O tutto o niente. O sei la mia vita o non conti un cazzo. O insieme… -
Matt voltò il viso verso il suo e gli sfiorò il naso con il proprio.
- Temo di amare ancora te. – disse, alzando le spalle in un gesto innocente, come un bambino colto con le mani nella marmellata. Brian alzò gli occhi al cielo.
- Oh, Cristo… -
- Temo di non avere mai veramente smesso. –
- Matt… -
Ma Matt era inarrestabile.
- Temo… Di star preparando mio figlio a una vita fatta di bugie. Temo di fare gli stessi errori di mio padre. Temo di non sapere nemmeno come prenderlo in braccio, quando verrà il momento. Temo di non essere in grado di insegnargli nulla. Temo di deluderlo. Temo di ingannarlo. Temo di dovergli dire un giorno che non era voluto. Temo di dovergli confessare, se mai me lo chiederà, di aver tradito sua madre con l’unica persona che per me in quel momento contava qualcosa, una persona che non mi meritavo e che ho preferito lasciarmi sfuggire dalle mani. Temo di dirgli che appena ho saputo di lui, del fatto che sarebbe nato, accanto a me ho voluto fra tutte quella stessa persona, perché sapevo che era l’unica che avrebbe mai potuto capirmi davvero. Temo quello che succederà ai Muse. Temo quello che dirà Dominic, temo quello che dirà Chris… Più di tutto, temo quello che stai per dirmi tu adesso. – esalò, senza fiato, piantando gli occhi nei suoi con un coraggio che a Brian parve davvero straordinario. Perché Matt temeva un sacco di cose, ed era vero, perché la sentiva, la sua paura, ma Matt aveva già scelto. Ed aveva scelto bene. Per la prima volta nella sua vita, forse, non aveva scelto unicamente per sé stesso.
- Sarai un buon padre. – sospirò Brian, accendendosi un’altra sigaretta e fissando lo sguardo sulla tv davanti a loro – ogni cosa, pur di non dover guardarlo negli occhi. – Farai un sacco di casini, ti dimenticherai di andare a prenderlo a scuola, imbarazzerai le sue prime ragazze che saranno divise fra l’ammirazione sconfinata che proveranno per una rockstar e le bieche maniere in cui cercherai di metterle a proprio agio, ti farai sorprendere a letto con la tua amante, non andrai alle sue partite di calcio perché sarai sempre in tour, alla sua festa di laurea ti dimenticherai la cravatta… Ma sarai un buon padre. Se ho capito bene, sai dell’esistenza di questo marmocchio da a malapena tre ore e già ti preoccupi troppo per lui. – disse, ridacchiando di fronte all’espressione incredula che Matt aveva assunto, - Tipico atteggiamento da padre. –
Si lasciò andare con le spalle sul divano, esausto. Qualcosa gli ribolliva in fondo allo stomaco, qualcosa che sapeva quella notte non l’avrebbe lasciato dormire.
- Mi stai davvero dando la tua benedizione? – tentò incerto Matt, ancora confuso dalle sue parole. Brian gli sorrise.
- Sì. –
- Cioè mi stai lasciando andare. –
- Sì. –
- Perché? –
- Perché sei già di qualcun altro. –
- Io non… -
- Oh no, non di Kate… Magari anche di Kate, in futuro, chissà. E’ pur sempre la madre di tuo figlio… Queste cose donano un non trascurabile fascino alle donne, sai? –
- Io volevo che tu ti arrabbiassi. Che mi facessi una scenata di gelosia. Che mi volessi a tutti i costi con te. – ribatté Matt, cocciuto, sedendosi nervosamente sulle ginocchia. Brian gli lanciò uno sguardo quasi commosso.
- Ehi, sono padre da molto più tempo di te. Penso di saperle meglio certe cose, non trovi? – disse ridacchiando, alzandosi in piedi e sistemandosi con fare distratto i pantaloni. Matt lo guardò con aria quasi disperata.
- Non voglio che finisca. – dichiarò, serio. Brian scosse la testa.
- Avrai altre priorità nei prossimi mesi, fidati. Le voglie mattutine di Kate, le raccomandazioni di tua madre, orde e orde di fan incazzate come bestie… -
- Non voglio che finisca! – sbottò Matt, alzandosi in piedi a sua volta e facendosi pericolosamente vicino. Brian lo fissò con sguardo sprezzante.
- E’ già finita, Matt. Cresci un po’. Non c’è spazio per me nella tua nuova vita, ed è giusto che sia così. – lo rimbrottò Brian, costringendolo ad abbassare lo sguardo.
- Sembra che non ti dispiaccia. – mugugnò lui, la voce rotta.
- Perché è così. Sono felice per te. E poi, andiamo, sei mesi senza neanche una chiamata… Non mi stai spezzando il cuore. Il terreno era già preparato da tempo. –
Raccolse il cappotto che aveva appoggiato sulla poltrona e gli si avvicinò con lentezza.
- Buona fortuna, mi sa che ne avrai bisogno. –
- Brian… -
Si baciarono in fretta, senza lacrime, senza nemmeno pensarci troppo. Era qualcosa che andava fatto per tutti e due. Qualcosa che non aveva molto senso, in quel momento, ma qualcosa che entrambi avvertivano come necessario. Brian d’altronde non se ne sarebbe mai andato senza smentire almeno in parte ciò che aveva appena detto: non gli era mai piaciuto davvero saper fingere così bene.
Voleva che Matthew sapesse. Ma Matthew, lo seppe per certo, non lo ascoltò – forse non lo volle nemmeno ascoltare.
Si separarono bruscamente. Brian alzò la mano in un cenno di saluto, infilò la porta senza voltarsi e si gettò dentro l’ascensore. Rimirò a lungo il proprio profilo nello specchio. Dio, che pena.
Sembra che non ti dispiaccia.
Perché è così.
Trovò la forza di sorridere. Chissà in quali e quante maniere il figlio di Matthew avrebbe saputo infinocchiarlo a tempo debito.
 
 
 
 
 
 
 
 
I’m the hero of the story
Don’t need to be saved.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: …e poteva mancare la mia personale versione Mollamy della notizia? Ma certo che no XD
La canzone che da’ al titolo alla fic e che viene citata più volte all’interno della stessa è “Hero” di Regina Spektor – bellissima, tra l’altro, ascoltatela <3 – mentre il libro che legge Brian è “L’Egoista Romantico” di Fréderic Beigbeder. Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta, anche perché il tema è decisamente inusuale e io stessa non so cosa pensarne, di questa storia. In qualche modo tenero, mi piace. In un altro modo meno tenero – quello happy end!Mollamy – mi distrugge, invece XD
Nella mia testa, mentre scrivevo la storia, Brian crede tutto il tempo che ci sarebbe potuta essere un’altra chance – e invece, beh, Matt gli dice quel che devo dirgli e Brian si accolla il lavora sporco ç_ç Che dolore scrivere queste cose ç_ç
 
Saluti a tutti, e buon 2011!
   
 
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