Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ekathle    20/01/2011    1 recensioni
Nonostante ora sembrasse più fragile che mai, ogni traccia di malizia e crudeltà scomparse, Severus non riusciva a guardarla neglio occhi.
"Sei stata solo lo sbaglio di un momento".
Perchè per lui non era ancora tempo di dimenticare. Forse, quel momento non sarebbe mai arrivato.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La mia prima FF su Harry Potter! Spero di riuscire ad aggiornare velocemente. Ringrazio la mia fantastica Beta Reader Francesca per tutte le correzioni e i suggerimenti utilissimi e anche per la pazienza nel leggersi tutto ciò che mi passava per la testa!
Mi raccomando, recensite! Sono molto curiosa di sapere se la mia storia vi piace e di avere il vostro parere!

Grazie Perfidia per la tua recensione!! Mi ha fatto moltissimo piacere. Ho sostituito il capitolo e ho scritto più grande, hai ragione prima era decisamente troppo piccolo! =)
 
Capitolo 1
Severus Piton era un uomo puntuale. Che si trattasse di compiti da correggere, di punizioni da sorvegliare, di riunioni di vitale importanza, o anche solo della colazione in Sala Grande, egli arrivava sempre in perfetto orario, né un minuto prima, né un minuto dopo. Questa era una delle poche cose di se stesso di cui andava fiero.
Così anche quella sera, nonostante sferzasse un vento gelido e i primi fiocchi di neve fossero già caduti, come piccoli diamanti luccicanti sulle dita avvizzite degli alberi, Piton varcò il pesante portone in legno massiccio di casa Malfoy alle nove in punto, e si diresse nel grande salone al pianterreno, dove erano solite tenersi le riunioni mensili con i suoi colleghi Mangiamorte.
La sala era solitamente silenziosa, dato che la maggior parte degli adepti dell’Oscuro Signore, a meno che egli stesso non presenziasse alle riunioni, erano abituati ad arrivare in ritardo, alla rinfusa e facendo un gran chiasso. Tuttavia, quando Piton entrò, quasi tutti i Mangiamorte sedevano in silenzio ai loro posti, gli occhi puntati verso l’Oscuro Signore assiso sul suo trono personale, di fronte al camino. L’unica sedia vuota era la sua, alla sinistra dell’Oscuro Signore; un posto che tutti in quella stanza invidiavano, ma che Severus avrebbe scambiato in cuor suo con qualsiasi cosa, perfino con il secondo letto nella stanza di Gilderoy Allock al S.Mungo.
Si inchinò al suo signore e prese posto.
I Mangiamorte si guardavano l’un l’altro a disagio. Era caduto il silenzio, ma nessuno sembrava tanto coraggioso da ardire di empirlo di parole. Perfino Bellatrix Lestrange stava zitta, e sul suo viso era stampato un largo sorriso. Gli occhi di Piton incontrarono quelli di Bellatrix e, per un attimo, gli parve che ella ghignasse, come di soddisfazione e malizia.
L’imponente tavola da pranzo dei Malfoy era stata spostata in un angolo, e le sedie erano state riunite a formare un grande cerchio. Solitamente, questa singolare disposizione della mobilia era riservata ad occasioni molto speciali ed educative: le punizioni collettive. Piton sentì un brivido corrergli lungo la schiena; non era molto da che si era ripreso completamente dall’ultima volta che era toccato a lui, e non aveva intenzione di dover passare ancora notti insonni a gemere per il dolore. Senza contare, poi, il fatto di dover affrontare il suo lavoro di insegnante in maniera impeccabile, mascherando la sofferenza. Vedere per tre ore di fila la faccia di Potter, dopo aver passato la notte a rigirarsi nel letto dal dolore, era una delle esperienze più orrende che gli fossero mai capitate.
Eppure, benché non avesse fatto nulla per meritare una punizione di qualche tipo, Piton sapeva bene che non poteva dirsi del tutto in salvo fino a quando non fosse uscito dalla porta. Il Signore Oscuro era diventato estremamente imprevedibile da qualche tempo. Le punizioni fioccavano, ma a Piton pareva che fossero assegnate a casaccio, tanto per fare qualcosa di diverso dal proporre piani per uccidere Harry Potter.
I piani. Ecco un’altra cosa che non andava. Piton non l’avrebbe mai ammesso, ma aveva l’impressione - e, ne era sicuro, anche molti altri la pensavano come lui - che Lord Voldemort stesse, in un certo senso, perdendo colpi. Frustrato dai continui insuccessi, che fioccavano numerosi come la neve fuori dalle grandi vetrate, l’Oscuro Signore non si dava pace, e i piani che ideava diventavano sempre più astrusi, inutili, e anche decisamente stupidi. Nella confusione generale che regnava, dunque, Piton si metteva in un angolo e correggeva le pergamene piene di scempiaggini dei bambini del primo anno. Ogni mezz’ora circa, era solito affiancarsi al suo signore e alla sua protetta Bellatrix per congratularsi con loro dell’ottimo piano ideato, per poi tornare a correggere. Assurdità per assurdità, almeno correggendo si portava avanti col lavoro.
Quella sera, però, lord Voldemort non sembrava avere intenzione di punire.
“Finalmente sei arrivato, Severus. Non potevamo cominciare senza di te, mio più fedele servitore”. Bellatrix scoccò a Piton un’occhiata di fuoco.
“Miei fedeli, questa è una serata particolare. Una sedia in più verrà aggiunta fra voi - a quelle parole, una sedia volò sopra le teste dei Mangiamorte seduti e atterrò tra Bellatrix e Narcissa - e una nuova compagna ci darà il suo aiuto a portare a termine la nostra missione!”.
Detto questo, battè le mani e la porta della sala si spalancò.
Sulla soglia stava ritta una donna, che percorse con lo sguardo fiero e scevro da ogni sentimento di paura l’assemblea che le stava di fronte. Aveva lunghi capelli neri che le scendevano lungo la schiena, e nero era pure il suo vestiario, tranne che per un fiore rosso appuntato sopra un orecchio.
Avery, Mulciber e altri della combriccola si diedero subito a fischi e risatine di ogni genere, ma appena la ragazza si girò verso di loro, fissandoli con i suoi penetranti occhi neri, essi tacquero e smisero all’istante di scherzare. La ragazza tornò a volgere lo sguardo verso Voldemort che nel frattempo si era chinato verso  Bellatrix.
“Dato che è tua nipote, Bellatrix, introducila”
Bellatrix squittì di gioia all’onore che il suo Signore le faceva, e raggiunse la ragazza al centro del cerchio.
“Mio Signore, miei compagni, vi presento la nipote di mio marito, Corinne Westwood. È un grandissimo dono quello che voi le fate, mio Signore, poter lottare al vostro fianco, per una causa così nobile, è…è veramente…” la voce di Bellatrix emise un ultimo tremolio, ed ella si accasciò a terra, sopraffatta dall’emozione. La bontà dell’Oscuro Signore, che aveva accettato di ascoltare il suggerimento della sua umile serva e di accogliere la giovane nipote tra le fila dei Mangiamorte, era troppo per il suo cuore ardente d’amore.
“Vi ringrazio per la Vostra generosità, mio Signore. Non la tradirò. Spero di potervi servire nel miglior modo consentito dalle mie forze”. La voce bassa della donna chiamata Corinne era appena udibile al di sopra dei singulti di Bellatrix, eppure ella non fece nulla per sovrastarli. Tutti si erano sporti in avanti, le orecchie tirate, per riuscire ad afferrare ciò che diceva.
Prima che Voldemort dicesse qualcosa, Corinne si inchinò di fronte al trono, la testa abbassata e la manica sinistra dell’abito sollevata a mostrare l’avambraccio sinistro.
“Che impudenza!” pensò Piton tra sé e sé; lo stesso pensiero, notò, aveva attraversato  la mente di molti altri Mangiamorte. Nessuno aveva mai richiesto il Marchio Nero. Quello era un onore la cui concessione dipendeva dal Signore Oscuro, e bisognava meritarselo; solo esibendo un congruo numero di vittime uccise in nome dell’Oscurità, come una bella collezione di farfalle rare, il desiderato premio veniva accordato. Chi era quella donna, per poter pretendere una cosa che si guadagnava con così grande fatica?
Lord Voldemort, tuttavia, non si scompose, o almeno non lo diede a vedere. Le sue narici fremettero mentre si avvicinava alla donna inginocchiata, e una luce abbagliante empì per un attimo la stanza, ferendo gli occhi dei presenti. Quando Piton riuscì a vedere di nuovo in modo nitido, scorse la nuova Mangiamorte immobile nella stessa posizione. La sua pelle candida era adesso sfigurata da un teschio nero che si contorceva in maniera convulsa.
“Coraggiosa” pensò. Il momento della sua iniziazione era ancora stampato a fuoco nella memoria, un ricordo che, di tanto in tanto, nella solitudine delle sue notti a Hogwarts, tornava a tormentarlo. Quando le lunghe dita ancora umane di Voldemort avevano sfiorato la sua pelle, aveva provato la sensazione di aver appoggiato il braccio su una piastra per bistecche. L’odore di carne bruciata gli aveva provocato un conato di vomito, e non aveva avuto il coraggio di aprire subito gli occhi per guardare ciò che restava del suo braccio. Invece, la pelle era rimasta liscia e bianca, tranne che per lo stesso teschio che ora si agitava sul braccio della nuova Mangiamorte.
Un’altra vita al servizio della Morte. Un’altra anima distrutta, perduta. Quel Marchio, che ora guarda con evidente soddisfazione, la porterà alla rovina. Piano piano, quel veleno invisibile le penetrerà nella pelle, nel sangue, diventerà la sua linfa vitale; e il suo cuore sarà nero, morto eppur ancora pulsante, incapace di amare. E non ha importanza se un giorno ti pentirai di ciò che la tua innocenza, o forse la tua arroganza, ti hanno spinta a fare; potrai lavarti le mani fino a consumare la pelle una volta così candida e delicata, le macchie di sangue non verranno mai più via. E solo allora ti renderai conto che l’unica soluzione è gettarle via, come si fa con un abito irrimediabilmente rovinato. Buttare via il tuo corpo, quell’involucro che con le sue passioni e la sua propria, cieca volontà ti ha portato alla perdizione. Solamente la Morte potrà curare il tuo cuore ferito. Tutto ciò che avresti potuto dare, vivere, provare, sarà perduto per sempre.
Rumore di sedie: tutti si alzavano. La riunione doveva essere finita. Severus si diresse meccanicamente verso il suo tavolino sotto la finestra, le pergamene sui Mollicci del terzo anno strette in mano.
Corinne, in piedi al centro del cerchio, parlava con un gruppo di altri Mangiamorte attorno a lei; già non era più possibile distinguerla dagli altri, un mantello nero in mezzo a tanti. Piton abbassò la testa e tornò a correggere.
“Spiegazione insufficiente… No, questo è sbagliato, i Mollicci amano i luoghi oscuri, non i maghi oscuri…Desolante”. Piton scarabocchiò un’ enorme D rossa su un lato della pergamena di Trevor Donus, Tassorosso, e passò al successivo.
“Ancora i maghi oscuri… Ma sanno distinguere le lettere l’una dall’altra? Non dico comprenderne il significato, ma almeno ricopiarle uguali… Mollaccioso invece di Molliccio!” Piton si appoggiò allo schienale della sedia con aria sconfitta.
“L’ha riscritto anche qui”.
Piton fissò per un attimo l’unghia laccata di nero che gli indicava la pergamena; poi, il suo sguardo corse lungo il braccio per arrestarsi sul viso del suo interlocutore.
La nuova Mangiamorte, Corinne Westwood, era in piedi di fronte a lui. I capelli lunghi e neri e lo sguardo strano la facevano sembrare la bella copia di Bellatrix.
Piton la osservò con espressione indecifrabile mentre si sedeva accanto a lui.
“Piacere, Corinne Westwood”
Severus strinse appena la mano che gli veniva porta. “Severus Piton”.
“Non lo corregge?” gli domandò con un sorrisetto. Piton riprese in mano la piuma e tracciò un pesante segnaccio rosso; ma non fece in tempo a finire la riga successiva che di nuovo la mano bianca invase la pergamena, indicando uno sgorbio poco più in là.
“Anche qui, mi sembra.”
“Lo vedo da me” rispose Piton stizzito. “Ma sa, signorina Westwood, le parole devono anche avere un senso, oltre ad essere scritte nel modo esatto. Per quanto sia assolutamente certo che neppure mettendo assieme ciò che c’è scritto in questi ventisette temi otterrò qualcosa di vagamente corretto, è mio dovere controllare; per questo motivo spreco le mie serate in un lavoro così tedioso e poco gratificante, non limitandomi alle correzioni ortografiche”.
Corinne tacque, e Piton si rimise al lavoro. Quegli scritti erano talmente pieni di errori che in un’ora ne aveva corretti solo quattro, e nessuno meritevole della sufficienza.
“Bellatrix mi ha parlato voi. Il favorito dell’Oscuro signore, non è così?”.
“Mmm” mugugnò Piton in risposta.
“Un bell’onore, ma anche una grande responsabilità, dopo ciò che è successo - e abbassò la voce- ai Malfoy. Deve avere molto coraggio, per essere così tranquillo”.
Piton posò di nuovo la penna, l’ipotesi di terminare il lavoro prima della fine della riunione miseramente sfumata.
“Sì, ovviamente.”
“ Ma lei mi sembra molto diverso dal signor Malfoy. Di un’altra stoffa. Lucius è una persona troppo propensa a lasciarsi andare a sfoggi di ricchezza e prestigio per essere un servitore ideale, fidato, e silenzioso. Lei è proprio la persona adatta, invece. Taciturno, dimesso, servizievole… La persona perfetta, dico bene?”
Piton esitò un attimo prima di rispondere. Il suo tono, a metà tra l’affabile e l’inquisitorio, non gli piaceva, né tantomeno si sentiva di condividere i propri pensieri con una sconosciuta.
“Non è affar mio occuparmi dei pensieri dell’Oscuro Signore, né, essendo un servo ideale, come dite voi, mi permetterei di farlo” disse sarcastico.
Ribatti ora, se riesci. Che cosa vuoi da me?
Corinne fece un sorrisetto.
Ti ho battuta.
“Non mi sbagliavo, dunque. Proprio la persona ideale”.
Cadde il silenzio. Piton desiderava ardentemente che Corinne Westwood si alzasse e se ne andasse. Una sorta di istinto lo spingeva ad evitare qualsiasi contatto con lei. Non che temesse che ella potesse in qualche modo penetrare dietro la barriera che divideva la sua vera coscienza dalla maschera di indifferenza e obbedienza che ostentava; i suoi sentimenti, le sue speranze e i suoi pensieri giacevano riposti in un angolo così nascosto che talvolta riusciva difficile persino a lui riappropriarsene e tornare a vivere, per pochi, solitari attimi, la vita di un uomo normale. No, semplicemente, la sua presenza e la sua curiosità tanto ingiustificata quanto morbosa lo mettevano leggermente a disagio, e la cosa non gli piaceva affatto.
“Insegna pozioni, giusto?”
Piton si riscosse dai suoi pensieri.
“Fino all’anno scorso. Ora insegno Difesa contro le Arti Oscure”
“Ma le pozioni sono la sua passione, vero?”
Piton si limitò a fissarla con un sopracciglio alzato.
“Una materia affascinante, Pozioni. Di un livello molto superiore rispetto alle altre abilità magiche che vengono coltivate in una scuola, a mio parere. Un pozionista necessita di un qualcosa in più di un normale mago. Distillare la morte, tenere racchiuso in una minuscola ampolla di vetro il destino di una persona… Non è una faccenda per cuori deboli, anche se il nemico non è in carne ed ossa di fronte a noi”.
A quelle parole, Piton alzò di scatto la testa, i muscoli della schiena improvvisamente irrigiditi. Nei suoi occhi balenava la diffidenza. Un attimo, e il suo autocontrollo aveva ripreso il sopravvento.
“Sembra molto esperta”. Il tono era indecifrabile.
“Diciamo che me ne intendo. Non al suo livello, ovviamente. Ho trovato gli articoli che ha pubblicato su The Potionist davvero illuminanti.”
Severus sorrise dentro di sé. Segretamente, amava molto che la sua bravura fosse riconosciuta. Sin da bambino, aveva sempre cercato di distinguersi dalla massa indistinta di ragazzi concentrati solo sul loro aspetto fisico e sugli sguardi lanciati dalle ragazze. Tuttavia, non fece vedere alcun segno esteriore di ciò che provava.
“Purtroppo, non ho avuto l’opportunità di approfondire a sufficienza lo studio delle pozioni. Spero che sarà così gentile da elargirmi qualcuno dei suoi preziosi consigli, una volta”.
“Certamente. Il Signore Oscuro spesso richiede i miei servigi anche come pozionista.”
“Solo i migliori sono degni di servire l’Oscuro Sire, dico bene?”
Piton vide con la coda dell’occhio Bellatrix, circondata da tre alti Mangiamorte con cui Piton non ricordava di aver mai parlato, fare cenni in direzione di Corinne. La donna si alzò, lisciandosi l’abito.
“Mi perdoni, professore. Bellatrix mi sta chiamando. Non immaginavo ci fossero così tanti adepti del Signore Oscuro. Non riuscirò mai a ricordarmi tutti i nomi. Il suo non lo dimenticherò, comunque. Arrivederci, professor Piton. Spero di poter avere ancora una conversazione interessante come stasera”.
Gli rivolse un sorriso strano, che a Piton sembrò quasi ironico, e se ne andò.
Severus stese dolorante le gambe. Non si era accorto di averle tenute talmente in tensione da bloccare i muscoli in quella posizione scomoda che involontariamente aveva assunto.
Decisamente, Corinne Westwood non gli piaceva; non aveva idea di chi fosse né di cosa nascondesse, ma di una cosa era sicuro: avrebbe cercato di starle più lontano possibile.
 



Corinne appese il mantello al gancio dietro la porta e si avvicinò al caminetto. Sulla mensola, come tanti soldatini prima di una battaglia, c’erano barattoli e vasetti di porcellana di tutte le dimensioni, ordinati dal più piccolo al più grande con una precisione quasi maniacale. La sua mano pescò senza indugio da uno in mezzo alla fila e ne trasse un mucchietto di polvere.
“Zio!” disse la donna al fuoco che ora ardeva “Volevi parlarmi?”
Le ceneri presero la forma del volto di Rodolphus Lestrange.
“Allora, bambina? Ti è piaciuta la tua iniziazione? Mi dispiace di non poter essere stato presente”
“Si, niente male. Finalmente posso dare un volto al nome cui ho dedicato tutta la mia vita”.
“E spero che continuerai a farlo. L’onore di cui sei stata insignita oggi non ha prezzo”.
“Lo so, zio” replicò Corinne con voce paziente. “Sono venuta in contatto con l’uomo in questione, comunque.”
“Ah, perfetto. Bellatrix aveva ragione a chiedere il tuo aiuto. Che conclusioni hai tratto?”
“E’ ancora troppo presto. Sai che non amo lavorare di fretta. Tutto ciò che posso dirti è che, qualsiasi gioco stia giocando, lo fa molto bene. La sua mente è impenetrabile, e così il suo sguardo. Sarebbe più facile chiedere a Bellatrix di risparmiare uno sporco mezzosangue che ottenere qualche informazione direttamente da lui, anche involontariamente”.
Rodolphus rise, e il crepitio del fuoco fece sembrare il suono ancora più sgradevole e roco.
“Ci sarà bisogno di tempo, ma la vostra attesa non sarà vana. Se Severus Piton è un traditore, avrete le prove e sarà consegnato al Signore Oscuro”.
“Sei fantastica, nipote”.
“Tutto per l’Oscuro Signore e il suo trionfo”. Corinne flettè appena il busto con un gesto involontario, in un accenno d’inchino.
“Ora devo andare. Ad Azkaban non ci è permesso usare il camino, diciamo chemi sono concesso questo lusso da solo. Quando hai novità, riferiscile a Bellatrix”.
“Sei sicuro che sia una buona idea, zio? Bellatrix è un po’… impulsiva, ecco. Non vorrei che vanificasse ogni mio sforzo, parlando troppo e agendo a sproposito”.
“Ricordati che è a lei che devi il Marchio Nero, Corinne”.
La donna posò lo sguardo sull’avambraccio e sorrise soddisfatta.
“Sarà fatto.
  

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ekathle