Categoria: Roswell
Titolo: As a Princess, I
was Vilandra
Autrice: Juliet
Personaggi&Pairings: Max
Evans, Isabel Evans
Rating: Arancione
Avvertimenti: One - Shot
As a Princess, I Was Vilandra
Il mio nome è stato Vilandra.
Lo è stato su un altro pianeta, lo è stato in una
situazione completamente diversa, ma è stato il mio nome. La Principessa di
Antar, la sposa di Rath, il tuo coraggioso e leale braccio destro. Ho amato il
nemico, ho sovrapposto la passione che mi accecava a tutto quanto avevo sempre,
egoisticamente, dato per scontato non mi sarebbe mai stato sottratto. Era così
ovvio, per me, il tuo affetto, da non aver pensato nemmeno per un attimo che
avrei potuto perderlo.
Ricordo bene quella notte, quando Kivar e i suoi uomini
sono entrati nel Palazzo Reale, seguendo le mie istruzioni. Ricordo che avevo
paura, paura che qualcosa di imprevisto si sarebbe verificato e tremavo, nella
mia stanza. Ancora una volta, egoisticamente, temevo che sarebbe stato scoperto
il mio coinvolgimento nel loro arrivo, prima che riuscissero a chiederti
udienza e convincerti a rivedere parte della tua politica.
Come ero ingenua, come ero stata stupida.
Nella mente di Kivar non era mai stata presente l’idea di
parlare civilmente con te. Ha fatto un massacro, ti ha colpito alle spalle. E
io ricordo il tuo viso, perché ero presente, nascosta come mi aveva ordinato il
tuo assassino, ma osservavo la scena. Sei caduto in ginocchio e guardavi nella
mia direzione, Zan, gli occhi vitrei, ma sono sicura che tu mi abbia
riconosciuta prima di stramazzare al
suolo. Ho urlato, vedendoti a terra, ho fatto per correre verso di te, per
obbligarti a rialzarti, perché non potevi morire e abbandonarmi, non poteva
essere tutta colpa mia la tua esecuzione premeditata.
Mi ha bloccata, Kivar, mi ha fermata, è sempre stato molto
più forte di me. Mi impediva ogni movimento, nonostante lottassi con tutta la
mia forza per liberarmi, gli occhi fissi sul tuo corpo forse già privo di vita.
Avrei dato qualunque cosa per poterti raggiungere, per poterti chiedere scusa
prima che mi abbandonassi definitivamente, ma Kivar me lo impediva,
sottraendomi tempo prezioso. Non potevi morire senza che io ti avessi raggiunta
e ti avessi perlomeno stretto la mano, mentre te ne andavi.
Erano pensieri assurdi, me ne rendo conto, quelli che mi
affollavano la mente facendomi quasi dolere la testa, ma in quel momento
ricordo che mi sembravano i più sensati e importanti pensieri che avessi potuto
concepire.
Ricordo che è arrivato Rath, in quel momento. Che mi ha
vista dimenarmi, una manica della lunga veste scura strappata, dimenarmi fra le
braccia del nemico, urlando parole senza senso o forse semplicemente il mio
dolore, non lo ricordo e nessuno lo ricorda. Ha cercato di salvarmi, di
sottrarre alla dolorosa presa del capo dei Ribelli di Antar proprio me, la sua
amante, la colpevole di quanto stava accadendo, la puttana che lo aveva tradito
due volte. Eppure ha cercato di raggiungermi, sebbene avesse capito tutto, ne
ho avuto la certezza incontrando i suoi occhi.
Anche lui è caduto a pochi metri da me, non ho potuto toccare nemmeno lui, un’ultima
volta. Ho visto il suo sangue scorrere sul pavimento lucido, venire verso di
me, e ho cessato di lottare. Mi sono abbandonata, svuotata completamente di
ogni forza, rabbia, sensazione avevo provato fino a pochi attimi prima. Kivar
mi ha trascinata via, quasi dolcemente, mentre io non potevo far altro che
fissare il Salone dal quale non sareste più usciti, né tu né Rath, i capelli mezzi sciolti sulle spalle, il
vestito distrutto. Il viso inondato di lacrime.
Kivar ha cercato di calmarmi, mi ha baciata e in quel
momento mi sono come riscossa dal torpore che mi aveva avvolta, stringendomi
tanto da farmi mancare il fiato. Gli ho sputato addosso e mi ha colpita al
viso, voltandomi la faccia dall’altra parte, tanto forte è stato il suo
schiaffo, ma ormai non sapevo più che cos’era la paura, che cos’era il dolore
fisico. Avevo conosciuto e stavo assaporando ancora quello morale, quello che
ti dilania all’interno, che ti brucia e ti congela allo stesso tempo, che ti fa
capire tutto quello che hai stupidamente ed egoisticamente ignorato senza alcun
problema fino a quel momento. Non ricordo cosa gli ho urlato, quali siano state
le mie precise parole, ma so che sono state le più vere che avessi mai pronunciato,
marchiate dal dolore che mi rendeva quasi agonizzante. Ricordo il pugnale che
mi è stato conficcato nel ventre, mi ha fatto sussultare appena, più di
sorpresa che di dolore. Ricordo che ho riso, guardando l’uomo che avevo amato
tanto estrarre la lama del mio corpo, mentre scivolavo ai suoi piedi. Ho riso
quasi follemente e mi sono accasciata ai suoi piedi. Se ne è andato mentre il
mio sangue imbrattava ulteriormente il Palazzo, lasciandomi libera di radunare
tutte le forze che mi erano rimaste per strisciare via. Se dovevo morire volevo
farlo accanto a te, non mi importava quanto eri distante, ci sarei arrivata.
Perché avevo paura di affrontare la morte senza te al mio fianco. Volevo poter
stringere la tua mano, certa che ti avrei raggiunto ovunque fossi finito per
colpa mia. Un pensiero egoistico fino alla fine.
Non sono riuscita a raggiungere il tuo corpo. Mi sono
fermata molto prima, le braccia gelide e leggerissime che tremavano ormai così
tanto da non riuscire più a permettermi di avanzare. Ho poggiato la testa sul
freddo pavimento, chiudendo gli occhi lentamente. Non avevo fretta. E forse tu
saresti venuto a cercarmi.
Il mio nome è stato Vilandra.
***
Bene, questa è la prima FanFiction che pubblico su Roswell,
un telefilm che adoro e che mi ha regalato talmente tante emozioni da avermi
gettato in crisi quando ho sentito che la terza sarebbe stata l’ultima serie,
avermi fatto rider, gioire e avermi fatto piangere come una fontana insieme ad
un’amica per tutta la durata dell’ultima puntata. Il matrimonio di Liz e Max ha
fatto sì che continuassimo ancora per un bel po’…^_^
Ora che mi sono presentata e vi sarete resi conto del fatto
che sono completamente pazza (ehm ehm) passiamo al delirio che vi ho proposto.
Ho sempre adorato Isabel, un personaggio fantastico, e in
questa fic ho provato a immaginare come deve essere stato per la allora
Vilandra assistere alla morte, del fratello soprattutto( adoro il rapporto di
protezione che c’è fra Max e Isabel), del
marito e al finale, ancora peggiore tradimento di Kivar.
Spero vi sia piaciuta, ho tenta di scriverla in maniera
confusa, personale, coinvolta, come avrebbe potuto scriverla Vilandra… spero di
esserci riuscita e che tutto questo vi lasci qualcosa. Un bacio,
Juliet
PS: se mi lasciate un commento mi fa piacere!^_^