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Autore: Pinca    21/01/2011    1 recensioni
Gloria Anastasia Weston…. Al Azif. Il Necromonicon deve essere ritrovato il prima possibile.
Gloria alla resurrezione di Riddle.
L'erede di Colui-che-non-deve-essere-nominato deve servire il suo signore, e prendere così tra i dannati e le fiamme dell'inferno il suo posto .
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L’anima spezzata'
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A erikappa che dopo tutto questo tempo mi segue ancora con tanta pazienza, nonostante i miei mesi di assenza imperdonabili.
Spero di poter continuare a scrivere al più presto ;)! Grazie ancora!
 
 
28. Un pop nel vento freddo della notte.
 
Era una bellissima giornata di sole e, nonostante il freddo e la neve che ricopriva ogni cosa , Diana Devis trovava l’idea dei ragazzi di passare un po’ di tempo fuori in cortile veramente eccezionale!
Una volta salutata Molly infatti si precipitò fuori per sapere a cosa stessero giocando, perché così le era sembrato arrivando alla Tana, ma Georg le fece notare che non stavano affatto giocando a campana, ma che stavano lì seduti nella speranza che Harry riuscisse a smaterializzarsi da un cerchio all’altro.
-Fa prima a saltarci dentro!- ironizzò Fred seduto sullo steccato accanto al gemello. -Mi sembra di stare al circo! Solo che qui il leone non riesce a saltare nel cerchio e l’addestratrice se ridi ti lancia un cruciatus!-
-E non è neanche in tutù!- aggiunse Ron ricevendo un’occhiata sorpresa dai fratelli, Hermione e la professoressa, cosa che lo fece diventare inevitabilmente rosso in zona orecchie e scattare sulla difensiva. –Scherzavo, era una battuta!- sbraitò a Fred e Georg.
-Da quando sei così spiritoso Ron?- gli rispose Ginny.
-Che c’è, non posso?- questa volta aggredì la sorella che rispose colpo su colpo.
-Non se ti riesce così male!-
-Almeno vi state godendo una bella giornata di sole!- intervenne Diana sperando di smorzare la discussione nata tra i due fratelli. Ma tanto la ebbe vinta comunque Ginny che, soddisfatta, tornò a fissare sospettosa Gloria in piedi a fianco ad Harry, piantato al centro del giardino tanto da far venire il sospetto che avesse veramente messo radici sotto il manto di neve. Non riusciva a smaterializzarsi. Erano già cinque giorni che ci provava, ma niente.
-Abbiamo passato tutto il giorno di natale con loro due inchiodati al centro del salotto!- spiegò Georg ridacchiando, ripensando al trambusto che era successo quando Harry si era tuffato sull’albero di natale nell’impeto di abbracciarlo…o smaterializzarsi. Si era rialzato da terra con un paio di baffi verdi ricoperti di neve magica. 
-Quella volta stranamente Gloria non ha detto niente, ma la volta precedente….- continuò concitato Fred spiegando a Diana. Infatti c’era un motivo per cui stavano provando a smaterializzarsi nello stretto salotto di casa Weasley. Alla vigilia si trovavano tutti in cucina quando un tonfo terribile, proveniente dal piano di sopra, fece tremare pure i vetri. Non era la prima volta che accadeva una cosa del genere, solo tre giorni prima da sotto la porta della vecchia camera di Fred e Georg era usciva una strana schiuma color d’oro zecchino che in poco tempo aveva invaso tutte le scale e la cucina. Era così densa che Ron si ritrovò a scivolare da camera sua fino al piano terra in meno di venti secondi. “Fantastico! Lo voglio rifare!” aveva detto entusiasta una volta rinvenuto dalla botta che aveva preso contro la porta di casa che l’aveva frenato. Hermione gli aveva prontamente spiegato che c’erano parchi appositamente costruiti dai babbani con simili funzioni e che gli avrebbero risparmiato certamente il bernoccolo, e alla fine gli dovette promettere che ci sarebbero andati insieme un giorno.
Ma alla vigilia il soffitto parve volere cadere sulla testa delle persona presenti in cucina. 
A detta di Harry era stato tutto un incidente, lo spazio era troppo stretto e tutto era finito con un patatrac.
-Io sono più che convinto che non si sia trattato di un incidente!- disse serio Fred annuendo.
-Infatti!- aggiunse Ginny convintissima, abboccando all’amo. –Secondo me quella lì ha provato a fargli qualcosa!-
-Ancora con queste sciocchezze, Ginny?- chiese esasperata Hermione che ne aveva fin sopra i capelli delle rocambolesche ipotesi che l’amica si appassionava ad inventare prima di addormentarsi. Da quando Gloria aveva deciso di dividere la stanza con Harry per farlo studiare ventiquattro ore su ventiquattro, Ginny era diventata una specie di fabbrica di idee da film di spionaggio ed horror. Almeno Harry rimaneva sul genere poliziesco! Ma ogni sera la lampadina sul comodino si accendeva e si spegneva minimo venti volte prima di spegnersi definitivamente, perché Ginny sospettosa e agitata ci teneva ad aggiornarla sui piani che “quella lì” stava progettando per conto di “tu-sai-chi” per uccidere Harry, mentre loro erano lì coricate senza fare niente.
Una volta, nel cuore della notte, era saltata nel suo letto agitata facendola quasi crepare di paura, dicendole che “Sta parlando con qualcuno, in serpentese! C’è tu-sai-chi nella stanza di Fred e Georg!”.
Alla fine avevano scoperto che nella stanza di Fred e Georg c’era solo Harry sveglio che borbottava sa solo lamentandosi del fatto che lui dovesse stare sveglio ad aspettare che la pozione sviscerante finisse di cuocere, inveendo contro Gloria che stava già a dormire da un’ora!
Da quella volta Ginny non la svegliò più nel cuore della notte – un’Hermione arrabbiata seriamente non era certo un piacere - ma continuò lo stesso ad origliare dietro la porta di quella dannata camera anche, e soprattutto, in piena notte.  
Fred sussurrò qualcosa all’orecchio di Georg e quello fece una risatina maliziosa che lasciava intendere molto, e che ovviamente gli fece guadagnare un’occhiataccia ammonitrice da Hermione e una smorfia indignata di Ginny.
-Non siete affatto divertenti voi due!- fece la rossa.
-Non per te che sei la sua ragazza, ma noi ci divertiamo un casino!- la corresse il fratello maggiore punzecchiandola.
-Si, ma cosa è successo?- chiese incuriosita Diana ai due gemelli.
-Come dicevo…- riprese Fred –c’è stata una grossa botta al piano di sopra…-
-Pensavamo fosse esplosa un’altra pozione, ma era poco probabile.- aggiunse Georg. -Quando siamo saliti però c’era un sacco di fumo verde…-
-Molto famigliare a dirla tutta!- continuò Fred.
Diana seguiva il discorso dei due gemelli altalenando l’attenzione dall’uno all’altro.
-Quando si è diradato Harry aveva perso gli occhiali e aveva una caviglia slogata, Gloria….-
-Era uno spettacolo! Era diventata arancione, dalla testa ai piedi!-
-Pure le pupille!-
-Anche Harry era un po’ arancione però…-
-E lei aveva un bernoccolo in testa da paura.-
-Per poco non si scannavano a vicenda!- ricordò Ron, visto che i fratelli sembravano ricordare solo quel particolare. –E poi ditela tutta, questa è stata colpa vostra!-
-Sì, è vero, lo ammettiamo, lo scatolone sopra la libreria era roba nostra.-
-Ma erano innocenti esperimenti in fase di progettazione!- si giustificò Georg mettendo avanti le mani. –Come quello dell’arancione. Non pensavano funzionasse, quando l’abbiamo testato noi veniva color vomito!- 
-Solo ieri è tornata del colore giusto!- sghignazzò Fred.
-Si ma per poco non passavano alle bacchette!- ricordò Hermione non capendo che cosa ci fosse di tanto esaltante in una persona color arancione.
-Veramente?- chiese incredula Diana Devis trovando sempre più difficile riuscire a seguire il discorso dei due gemelli.
-Certo, non è mica facile convivere per giorni in una stanza così piccola!- spiegò Fred. –Ognuno ha le sue abitudini…-
-I suoi bisogni…-
-Sono sotto pressione a causa dell’imminente esame di pozioni!- fece notare Hermione, visto che questo era il particolare fondamentale.
-È normale! La tensione… - Georg fece un cenno con la testa al fratello indicando Ginny. –Una situazione del genere finisce di solito in due modo: o se le danno o lo fanno di santa ragione!-
-Ah ah! Molto divertente Georg!- sbottò acidamente Ginny scoccando un’occhiataccia ai gemelli che sghignazzavano.
Il disappunto sulla faccia della professoressa di difesa era ben chiaro.
Quei due stavano tartassando la sorella da praticamente l’inizio delle vacanze. Ma per Ginny era più forte la preoccupazione che il suo Harry potesse venire rapito, trucidato o ammazzato nel cuore della notte, che la gelosia. Certo, passava tutto il suo tempo con un’altra ragazza, ci condivideva la stanza la letto, ma per lei quella non era una ragazza ma il peggiore dei mangiamorte.
-Voi due, fatela finita!- il rimprovero Gloria distraendosi giusto il tempo di dare a Harry la libertà  di scambiare uno sguardo e un sorriso dolce con la sua adorata Ginny. Come le mancava, desiderava così tanto stare con lei, gli sarebbe bastato anche solo un minuto senza nessuno intorno a disturbare.
-Harry!- riprese subito Gloria inflessibile, indicando il cerchio tracciato nella neve. –Dentro quel cerchio, subito!-
Fred e Georg ripresero a sghignazzare non appena la ragazza bruna torno a spremere Harry come un limone.
-Ma cosa aveva provocato tutto quel trambusto?-
-Ottima domanda Diana!- rispose Fred con tono confidenziale che non sfuggì a Ron. -Secondo me hanno provando a uccidersi a vicenda, ma non ci sono riusciti!-
Hermione sbuffò. –Si è cappottata la libreria.- spiegò.
-Hai presente quanto pesa quella libreria? L’ha costruita mio zio Bilius. Se ci finivano sotto ci restavano secchi!-  
-E questo è più o meno tutto.- concluse Hermione.
-Solo perché me l’ha chiesto Silente, solo per questo….-
I cinque si voltarono verso la ragazza che, ferma accanto ad un Harry sempre più svogliato e seccato, aveva iniziato a parlottare tra se e se e a massaggiarsi le tempie per far attenuare il mal di testa che sembrava volerla fare impazzire.
-Oh no, ha ricominciato!- disse Ron dando voce al pensiero di tutti.
Ogni volta che Gloria ripeteva quella fatidica frase significava che era arrivata all’esasperazione, e questo infastidiva incredibilmente Harry che la guardava male e si scervellava per trovare qualcosa per controbattere e zittirla, ma l’unica cosa che gli veniva in fine era uno scorbutico: -Ci sto provando!-
-A me non pare!- era la risposta esasperata di lei.
Per Harry era insopportabile sentirsi rinfacciare che stava lì a sopportarlo e a perdere tempo con lui solo perché glielo aveva chiesto Silente. Certo, era così, ma non poteva dirglielo in continuazione, era snervante! Che altro poteva rispondere?
Non gli aveva mai rinfacciato così schiettamente una cosa del genere prima, mai era capitato in tutti quei mesi. Hermione gli aveva detto di fare finta di niente e di non prendersela, dopo tutto lei si era risvegliata dopo un mese e si era ritrovata catapultata ad un passo da un esame. “Ma non è neanche il suo!” le aveva fatto presente Harry, ma Hermione non era tipo da non avere l’ultima parola: “Questo non vuol dire niente Harry. Si preoccupa per te, e poi avete lavorato molto tutti e due per questo!”.
Iniziava ad odiarla. Non Hermione, sia chiaro, ma Gloria. Era peggio di un despota! E poi con quel “ti aiuto solo perché me l’ha chiesto Silente” lo stava demolendo del tutto.
-Mi spieghi perché cavolo mi stai insegnando a smaterializzarmi?- sbottò scocciato col suo sguardo di fuoco puntato su Gloria che contraccambiò gelida.
-Semplice, per due motivi ben precisi: il primo, e lo conosci bene, è perché me l’ha chiesto Silente, il secondo è perché questo è il piano A. Il darsela a gambe levate! Efficace e sicuro al cento per cento. Se per caso un giorno, passeggiando per Londra, ti capitasse di incrociare tu-sai-chi fare shopping prenatalizio, saprai cosa fare!-
-Cosa?- chiese Harry incredulo.
-Questa è bella! Te lo immagini Georg?- fece Fred.
-Col capellino rosso in testa….- ridacchiarono gli unici due che non trovarono di pessimo gusto la battuta.
-E il piano B quale sarebbe?- chiese Harry a quel punto.
-Per come avevo congeniato il piano A un piano B sarebbe stato inutile, ma per come stanno andando le cose sembra che sia indispensabile! Comunque, il piano B consiste nel rivolgergli uno sguardo languido, in quello ti stai allenando molto, così ti ammazza subito…-
-Non che sia fondamentale uno sguardo languido!- sbottò Ron annoiato.
-Metti che sotto natale è più buono e vuole risparmiarlo....- ipotizzò Gloria rivolgendosi al rosso.
-Sta venendo fuori un discorso abbastanza strano ragazzi…- fece notare Hermione accigliata.
-In effetti!- concordò invece Diana con una risata. Solo dei ragazzi potevano riuscire a fare discorsi del genere su un argomento tanto serio.
-Comunque, scherzi a parte. Come mai mi stai insegnando a smaterializzarmi?- tornò a chiedere Harry.
-Ma io non stavo scherzando. In certi casi è sempre meglio battere in ritirata. Non si può avere sempre una fortuna sfacciata, prima o poi un bell’avada te lo becchi in pieno se non ti stai attento!- disse la ragazza prendendolo per un braccio e riconcentrandosi sulla smaterializzazione.
Il fatto che gli stesse praticamente appiccicata oramai non lo metteva neanche più a disaggio come quando aveva iniziato a condividere la stanza con lei. Non sapeva bene perché, ma inizialmente gli era parso di fare un grosso torto a Ginny standole anche solo accanto, anche a tavola si era sentito a disaggio in mezzo a tutta la famiglia Weasley, cosa mai capitata quando stava Hogwarts.
-Adesso focalizza!- gli disse, e con una mano gli indicò il cerchio di fronte a loro delineandolo nell’aria.
-Lo vedi, Harry?- gli chiese convinta che stesse “focalizzando” quel benedetto cerchio. –Lo vedi il cerchio…- ma quando si voltò verso di lui i loro nasi per poco non si sfiorarono, e si rese conto che quel cipiglio scontroso le era rimasto incollato addosso senza posarsi neanche per sbaglio su quel cerchio.
-Che c’è?- chiese distogliendo immediatamente lo sguardo e allontanandosi d’istinto.
-Allora perché abbiamo passato tutti quei sabati ad allenarci a duello?- le chiese allargando le braccia.
-Beh… mi sembra ovvio,- rispose lei contrariata da quella domanda. –a Hogwarts non ci si può smaterializzare! Ora basta chiacchierare….- si posizionò proprio di fronte al cerchio dove ancora la neve morbida non era stava segnata dalle impronte di Harry. –Concentrati!-
Harry annuì e fissò il punto dove sarebbe dovuto arrivare.
-Come ho già detto per ben trentasei volte oggi, fissa questo cerchio nella tua testa, convinciti di voler….- ma le parole le morirono in gola quando gli occhi di Harry, inavvertitamente, si spostarono veloci di lato per poi tornare a fissare il cerchio con faccia seria. 
Provò ad ignorarlo e a continuare, ma questa era la centesima volta che si scambiava un’occhiata con Ginny e che lei di rimando sorrideva come una civetta innamorata e che lui rialzava con un sorriso ebete.
Era troppo! Non si era mai trovata prima di allora a dover lavorare a vuoto come in quelle due ore che stava lì fuori a congelarsi. Era stanca, le faceva male la testa, Harry non collaborava, Ginny lo distraeva, e non le restavano più tanti giorni da passare a casa Weasley.
E in tutti quei giorni neanche un risultato, non si era mosso, non era riuscito a smaterializzare neanche un capello da un cerchio all’altro, e intanto lui se ne fregava e lei stava lì a farsi mille problemi. Era veramente troppo!
Incrociò le braccia al petto e sospirò oramai spazientita.
-Ginny, mi potresti fare un piacere, anzi, fatemelo tutti: andatevene, dobbiamo restare soli!- chiese col tono più neutro che le veniva.
Harry sbuffò seccato e scalciò un po’ di neve con un piede, nascondendo al gelo le mani nelle tasche del giubbino. Non aveva assolutamente voglia di restare da solo con Gloria, non di nuovo. Era stufo e stanco, e almeno la presenza degli amici era stata un sollievo in quei giorni.
-Scordatelo! Io non mi muovo di qui!-
Gloria una risposta più scontata da parte della rossa non se la poteva certo aspettare, ma inamovibile rimase a braccia conserte per nulla disposta ad ascoltare le lamentele e le farneticazioni di quella che, ora capiva perché, veniva chiamata piattola dai suoi compagni serpeverde.  
-E soprattutto non ti lasceremo da sola con lui!- continuò Ginny parlando, a suo dire, a nome di tutti. –Non ci fidiamo, non siamo idioti!-
Ma a Gloria da un orecchio le entrava e dall’altro le usciva. Hogwarts, la sua stanza… le sue compagne. Arrivare a rimpiangerle, doveva essere proprio combinata male! Ma almeno loro l’avrebbero lasciata stare per i fatti suoi in tutta tranquillità, l’avrebbero ignorata e avrebbe potuto lavorare senza interruzioni.
-Ginny è gelosa!- cantilenò Fred derisorio.
-Su ragazzi, andiamo.- disse Diana con un sorriso. –Lasciamoli lavorare, Harry non riesce a concentrarsi con tutti noi…-
I gemelli e Ron scivolarono giù dallo steccato senza discutere, muovendo qualche passo verso casa. 
-Io resto qui, non ho assolutamente intenzione di lasciarlo con quella mangiamorte!- sentenziò Ginny incrociando le braccia e facendo il muso duro, guardando la professoressa, ferma lì ad aspettarla, come a sfidarla a dire il contrario.
Diana Devis strabuzzò gli occhi a quell’affermazione; Hermione sbuffò alzando gli occhi al cielo, e seguì quasi di corsa Ron, pur di non discutere ne sentire ancora quella storia.
-Ginny, non dire sciocchezze!- fece Diana risentita, rimproverando la ragazza come mai aveva fatto neanche con i suoi alunni.
-Questa è solo una scusa, come fate a non capirlo!? Quella, non appena ci voltiamo, glielo consegna direttamente a voi-sapete-chi!-
-Ok, ho capito!- intervenne Gloria alzando le mani in segno di resta. Ron, Hermione e i gemelli si fermarono voltandosi a guardarla. Diana e Ginny fecero la stessa cosa mentre, con passo veloce passava di fianco ad Harry  per tornare in casa.
-Ci rinuncio, restate pure qui, giocate a palle di neve, voi andate pure a sbaciucchiarvi….-
Harry sbuffò seccato voltandosi di malavoglia.
-Io non ho intenzione di combattere contro i mulini a vento, me ne torno dentro a giocare un po’ con il mio gameboy che qua fa un freddo cane…- continuò la ragazza con tono basso che sembrava più che stesse parlottando tra se e se, che con Harry e tutti loro. –Se qualcuno cambia idea sa dove trovarmi, così siamo più contenti tutti….- 
-Dai Gloria, basta, abbiamo capito!- Harry la richiamò con tono irritato e spazientito. -Non esagerare però…-
Quell’ultime parole la fecero fermare davanti ai gradini della porta di casa.
-Non esagerare?- si voltò incredula. -Mi spieghi perché dovrei restare qui a prendermi di freddo? Per farmi prendere in giro da te che ogni due minuti ridacchi come un idiota solo perché la piattola ti sbatacchia un po’ le ciglia!? Ma sei scemo?-
Harry sospirò guardandola, come se il torto fosse tutto suo e stesse avendo una reazione spropositata per niente.
-Ohi ohi! L’ha chiamata piattola!- fece Georg con finto tono grave facendo un cenno al gemello.
-Allora la nostra sorellina non è l’unica qui ad essere gelosa!- aggiunse Fred. –Stiamo passando agli insulti alla Malfoy!-
-Shhh!- Georg gli fece segno di fare silenzio. –O inizierà a chiamarci babbanofili!-
Purtroppo, o per fortuna, le loro battute spiritose non sfiorarono neanche le orecchie di Gloria, che continuò ad “illustrare” le sue ragioni sacrosante.
-E dovrei restare qui a farmi insultare da una marmocchia e farmi trattare da te in questo modo, manco fossi tu a farmi un favore restando qui!-
L’espressione di Harry non cambiò, anzi, ci aggiunse anche il broncio, cosa che diede sui nervi ancora di più a Gloria che si voltò ed entrò in casa chiudendosi la porta alle spalle.
Dopo un attimo di silenzio fu Georg a parlare.
-Bene!- si chinò a terra e raccolse un po’ di neve appallottolandola tra le mani. –Allora si inizia!-
La palla di neve si infranse sul giubbotto scuro di Harry che non accenno a muoversi.
-Ah, dai! Ora non mettertici anche tu!- si lamentò Fred formando una palla.
-Approfittane un po’….- aggiunse Georg, ma l’urlo disperato di Ron fece voltare tutti spaventati, mentre questo iniziava a saltellare sul posto con le braccia che provavano ad arrivare dietro la schiena.
-Accidenti a te Fred!- urlò disperato Ron mentre la palla di neve gli scendeva sotto il maglione, lungo tutta la schiena.
Fred, Georg e Ginny scoppiarono a ridere, mentre Hermione cercava di tenere fermo Ron per riuscire a puntare la bacchetta e far sciogliere più velocemente la palla di neve che il fratello maggiore gli aveva infilato dal collo della maglia.
Harry sbuffò e se ne entrò in casa, se possibile, con l’umore più nero di prima. Non aveva per niente voglia di divertirsi, non era quello che avrebbe voluto. Era solo stufo e stanco, e poi non era colpa di nessuno se non era ancora riuscito a smaterializzarsi!
La porta della cucina si aprì e si richiuse di nuovo alle sue spalle.
-Harry!-
Si voltò incontrando i dolci occhi castani di Ginny. Il freddo le aveva arrossito la punta del nasino e le guancie ricoperte da lentiggini. 
-Che fai?- gli chiese avvicinandosi a lui speranzosa.
-Vado a studiare… scusa, non sono dell’umore!- e detto questo salì in camera sua lasciandola lì.
Non l’aveva neanche sfiorato l’idea di approfittarne per passare un po’ di tempo con Ginny. O comunque non l’avrebbe mai fatto dopo che Gloria se ne era andata in quel modo. Non poteva approfittare di quella situazione per passare quel tempo con gli amici e con la propria fidanzata, questo significava darle ragione, e poi, a meno di un mese, si sarebbe ritrovato in un aula da solo con Piton  pronto a sottoporlo a chissà quale esame difficile e complicato, e lui ancora non aveva finito di studiare. Ci avrebbe scommesso tutto quello che aveva che avrebbe fatto qualunque cosa per bocciarlo, e questo non poteva  permetterselo.
Si chiuse in camera e prese il libro “pozioni che spasso!”. E poi non aveva certo bisogno dell’aiuto di Gloria per riuscire a studiare!
“Lo faccio solo perché me l’ha chiesto Silente!” Bene, lei e il suo aiuto potevano anche andarsene al paese dei nargilli!
Un suono elettronico attirò la sua attenzione e una luce lampeggiò sulla coperta del letto di fronte.
Incuriosito mise da parte il libro e afferrò il gameboy abbandonato. Sulla scritta lampeggiante “game over” un alone asciugato male macchiava i contorni dello schermo.
Forse non avrebbe dovuto….
 
 
 
 
Chiuse il rubinetto e si sedette sul bordo della vasca pazientando, con la testa all’indietro affinché il sangue smettesse di scendere dal naso stretto nel fazzoletto sporco.
Le tremavano le gambe, la testa si era fatta vuota. Era tornata in camera e poi? E poi cosa le era preso?
Respirò profondamente imponendosi di non farsi prendere dall’agitazione. Quello che era capitato poteva anche essere solo una coincidenza, un caso… E quel bagliore rosso negli occhi, solo una sua suggestione.
E quella sensazione di vuoto ora era solo causata della perdita di sangue dal naso.
Chiuse gli occhi ripetendosi che non era possibile. No, non così presto, non così giovane. E poi non era ancora arrivata così a fondo e mai, mai ci sarebbe andata. Lei era più forte, lei aveva il controllo su tutto.
Eppure, quel bagliore rosso… l’aveva visto riflesso nello specchio, rialzando il viso dal lavandino, e sapeva, sentiva in fondo alla sua mente la verità strigliare nell’ombra sibilante e meschina.
Era davvero così forte come continuava a ripetersi? No, no che non lo era, non più, ma preferiva ignorarla questa prima avvisaglia, puntare gli occhi dall’altra parte e andare avanti. Era ancora troppo presto, poteva essere qualsiasi cosa.
 
 
 
 
-Harry….- Quando decise finalmente si rivolgergli la parola era già passata un’ora, i primi quattro livelli di quello stupido giochino, erano stati superati facilmente per quante volte li aveva fatti, e il gameboy era tornato a rivolgere il suo schermo luminoso alla coperta scolorito. Gloria si tirò su a sedere.
Harry gli dava le spalle, seduto alla scrivania, chino sul libro e in silenzio da quando era ritornata dal bagno. 
Abbassò gli occhi sui suoi calzini a righe arancioni, nere e rosse, continuando con tono asciutto. -Volevo chiederti, ecco…-
-Scusa.-
-Sì, quello.- confermò Gloria annuendo e lanciandogli un’occhiata remissiva. Aveva alzato la testa dal libro e si era messo dritto. La penna tra le sue dita passava da una mano all’altra.
-Anche io.- ammise infine, chinando il capo come per tornare a leggere.
Gloria si fece scivolare quasi svogliatamente dal letto, senza fare rumore e tornò a sedersi alla sua sedia, accanto ad Harry, restando in disparte, in un angolo della piccola scrivania.
-Che stai facendo?- chiese cauta.
Harry sfogliò alcune pagine addietro analizzandole con una veloce e semplice occhiata. -Ripasso gli antidoti….-
-Tutto chiaro?-
A quella domanda finalmente puntarono lo sguardo l’uno sull’altra, non trovandovi più l’astio che in quei giorni si era accumulato, ma solo un velato sollievo che sciolse la tensione, nella conferma di quelle scuse che si erano scambiati.
Harry torno a sfogliare le pagine sfiorandosi le labbra con la penna grigiastra, infine, dopo un’analisi veloce di quello che aveva fatto, annuì.
-E con l’antidoto ad inchiostro, è tutto a posto?- insinuò gentilmente Gloria.
La penna si fermò con un tremore. Gli occhi verdi si spostarono con un’espressione incerta su di lei.
Gli sorrise a quella reazione. Gli aveva spiegato quell’argomento più di quindici volte, ma che importanza poteva mai avere?
La sedia strusciò per terra mentre si avvicinava a lui.
-Dai, passa il libro!-
 
 
 
 
La signora Weasley passò la teglia cocente, appena sfornata, a Diana Devis che avanzò nella stretta e trafficata cucina ondeggiando nella speranza di non rovesciare il croccapatè sulla testa di nessuno.
Arthur era appena tornato insieme a Kingsley, e sedeva stanco ma felice di vedere i figli tutti attorno alla tavola a ridere e scherzare spensieratamente. Diede un bacio alla sua piccola pulcina imbronciata, seduta in un angolo, e alla moglie prima di abbandonarsi sulla sua sedia a capotavola.
-Ragazzi, avete chiamato Harry e Gloria?- chiese la signora Weasley mescolando la minestra fumante. –Fred smettila con quel pallone, è quasi pronto!-
-Non è un pallone, mamma!- gli rispose il figlio continuando imperterrito a far rimbalzare la sfera grande quanto un pallone da basket sul tavolo, facendo strage tra bicchieri, tovaglioli e posate.
Lupin e Tonks, che li avevano raggiunti quel pomeriggio per una riunione dell’ordine, erano rimasti anche a cena e chiacchieravano insieme a Kingsley, contribuendo al trambusto già di tutto rispetto dei fratelli Weasley.
-Ehi, Hermione…- chiamò Georg, e la ragazza si voltò appena in tempo per vedersi arrivare sulla testa il pallone e tutto divenne ovattato e argentato, le risate dei gemelli, Ron che si strozzava, le luci e i colori.
-Cosa le avete fatto!?- sbottò Ron afferrando la sfera nella quale era richiusa la testa di Hermione e iniziando a strattonarla verso l’alto nell’inutile impresa di sfilargliela.
-Sembra un pesce nella boccia!- ridacchiò Ginny abbandonando finalmente il broncio alla vista dell’amica dentro la sfera trasparente, con un’espressione confusa e i capelli che ondeggiavano lentamente come se fossero stati immersi nell’acqua.
Ron la strattonò ancora, questa volta alzandosi, cosa che peggiorò la situazione di Hermione che si sentì ancora più scombussolata e come stretta in un imbuto.
-Ma che modi rudi che hai, fratellino, non si toglie così!- lo derise Fred. –Le staccherai la testa!-
Ron strabuzzò gli occhi prendendo per vere le parole del fratello.  
-Qualcuno è andato a chiamare….-
-Si, sono andato io, mamma!- rispose spazientito Ron con ancora il pallone con dentro la testa confusa di Hermione tra le mani. –Mi hanno buttato fuori, non credo che scenderanno per cena!-
Mamma Weasley sospirò e si strinse nelle spalle rassegnata, spegnendo il fuoco sotto la pentola. Ma quello che aveva visto un attimo prima prese un senso solo in quel momento.
-Fred, Georg, liberate la testa di Hermione!- sbraitò afferrando il mestolo di legno e voltandosi verso i figli.
-Wow! Che forza!- fece Tonks sporgendosi dall’altra parte della tavola per toccare col dito la sfera trasparente con ancora dentro Hermione. –Cos’è?-
-Un nuovissimo prodotto!- rispose Fred, ignorando di prepotenza il fratello che lo minacciava perché la testa di Hermione venisse liberata.
-È praticamente pronto, come ved…- ma Georg non fece in tempo a finire che la madre lo raggiunse col cucchiaio di legno alla mano pronta a sferraglielo sulle cosce.
-Liberate quella povera ragazza!- Sbottò facendo mezzo giro intorno alla tavola.
-Ok, ok… Ma tu metti da parte quel coso!- disse Fred indicando il cucchiaio che la madre stringeva in mano.
Con un rumore di sotto vuoto, Fred sfilò la testa dalla palla e i capelli tornarono ricci e asciutti sulle spalle mingherline della ragazza che scosse la testa frastornata.
-Tutto bene?- chiese stranamente premuroso Ron all’amica.
-Sì Hermione, tutto bene?- gli fecero il verso i gemelli.
Ron li guardò male arrossendo bruscamente.
-Mi fischiamo le orecchie!- li lamentò Hermione portando una mano all’orecchio sinistro, massaggiandolo col palmo.
Georg estrasse un taccuino dal nulla e con un’enorme e vistosa penna di struzzo color magenta iniziò a scribacchiare tutto interessato, con i suggerimenti del fratello che gli borbottava nell’orecchio. 
Un rumore sordo dal piano di sopra fece sussultare tutti i presenti, che rimasero col fiato sospeso e col naso all’insù a guardare il soffitto per parecchi secondi.
Poi si sentì parlare animatamente, cosa che tolse ogni dubbio agli abitanti della casa.
-Oh, non di nuovo!- sospirò Georg abbassando il taccuino e la penna prendi appunti, continuando a fissare il soffitto.
-Cosa è stato?- chiese Diana Devis che, come gli altri tre dell’ordine non aveva mai assistito ad una lite, se non si voleva contare quella relativamente tranquilla di quella mattina.
-Hanno ricominciato….-spiegò Fred.
-Beh, può capitare!- smorzò Molly sollevando con una poderosa spinta il pentolone dal fuoco e poggiandolo sulla tavola per fare i piatti. –Sono solo ragazzi, tutto quello studio è troppo, io gliel’ho detto a Piton di non insistere …-
Velocemente le conversazioni ripresero, abbandonando l’iniziale confusione di quando ci si siede a tavola. 
Ed era sul punto di riempire l’ultimo piatto di minestra Molly, quando, al di sopra del chiacchiericcio, sentì una porta al piano di sopra chiudersi e scendere velocemente le scale.
Anche Arthur, incuriosito, alzò gli occhi aspettando che quel qualcuno spuntare dalle scale.
Che avessero deciso di scendere a mangiare? Molly non era mai stata d’accordo sul fatto che studiassero senza rispettare le pause giuste. Li scombussolava, e questo, a suo parere di mamma,  giustificava i loro continui litigi.
Spuntò solo Gloria nella stanza. Attraversò la cucina a passo di marcia, senza alzare neanche per un attimo gli occhi sulle persone presenti che la seguirono, chi più, chi meno, chi per niente, incuriosite.
-Tutto bene?- chiese la signora Weasley.
Senza dire una parola, col cappotto scuro addosso e la bacchetta stretta in una mano, la ragazza aprì la porta e uscì sbattendola, lasciando tutti di stucco.
Ginny scattò allarmata dalla sedia e, come un fulmine, corse al piano di sopra salendo i gradini a quattro a quattro. Quello che trovò spalancando la porta della vecchia camera dei fratelli non fu, fortunatamente, quello che si aspettava. Harry era seduto sul suo letto a guardare fisso e tenace il vecchio pavimento di legno rovinato.
-Harry, stai bene!?- gli chiese col cuore in gola.
E con espressione orgogliosa e amareggiata strinse le labbra senza darle alcuna risposta.
Al piano di sotto invece fu la Devis a scattare per prima verso la porta del giardino, per correre incontro alla ragazza che senza dire una parola, a testa bassa e zaino in spalla, era scappata fuori nel gelo della sera, seguita a poca distanza da Kingsley e Lupin.
La inseguì correndo attraverso il giardino argentato dalla mezza luna alta nel cielo.
-Gloria, aspetta!- la chiamo sperando che bastasse questo a farla fermare, a farla ragionare.
Ma non appena il cancelletto della Tana fu aperto cigolando, due passi fugaci e Gloria scomparve con un pop nel vento freddo.
Diana Devis rallentò fino a fermarsi lì dove le impronte nella neve svanivano, col fiatone e l’apprensione che le attanagliava il cuore, mentre scrutava nella campagna bianca che si mescolava col cielo nero della notte.
Si voltò a guardare il cortile di casa Weasley. La luce arancione delle finestre si rifletteva nella neve, Lupin, Tonks e Kingsley erano poco più indietro di lei, mentre sull’uscio Arthur affiancava la moglie.
Se ne era andata.
Diana cadde in ginocchio.
Dove? Perché? E se le fosse successo qualcosa, se la avessero trovata…. Cosa era successo?
Nella neve brillante davanti a se, poco più sopra delle ultime impronte lasciate da Gloria, uno strano punto solcava con una leggera rientranza il manto compatto, luccicando alla luce della bacchetta di Kingsley. Una piccola lacrima caduta lì, mentre si smaterializzava.
Sospirò affranta, mentre rialzava gli occhi verso il cielo di un nero profondo, per quella bambina che avrebbe tanto voluto fosse stata sua.
-Andiamo dentro!- Lupin le mise una mano sulla spalla per confortarla. Il suo respiro si condensava nella notte fredda.
Ora poteva solo sperare che non commettesse la più grande sciocchezza che potesse compiere.
 
 
 
 
 
   
 
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