Capitolo 3 - La zia e l’amica di famiglia
Le sembrava di essersi appena addormentata quando
sentì la voce di Rosmerta svegliarle e aprire le tende, lasciando che la luce
attraversasse il vetro delle finestre per colpire il suo viso e quello della
sorella. Patricia aprì gli occhi assonnati a fatica mentre la bambina si
voltava dall’altra parte accoccolandosi al suo petto per proteggersi dalla
luce.
“Forza, dormiglione! E’ quasi mezzodì!” Patricia
sbadigliò.
“Davvero?” domandò stupita. Rosmerta le sorrise.
“Ho preferito lasciarvi riposare un po’ di più
viste le peripezie di stanotte.” Spiegò. “Non che sia servito molto, perlomeno
a te: hai un aspetto terribile.” La ragazza sbuffò.
“Non sono riuscita a chiudere occhio.” Borbottò
alzandosi a sedere.
“Lo immaginavo, ti ho sentita rigirarti tutta la
notte.” Commentò la donna mentre si avvicinava al letto e vi si sedeva sopra.
Poi si chinò sulla bambina che giaceva di fianco alla ragazza. “Invece qualcuno
ha dormito come un sasso, vero?” disse alzando man mano la voce per assicurarsi
che Cinthya fosse sveglia; questa non si mosse ma un sorriso assonnato si
dipinse sul volto nascosto dal braccio. “Beh,” disse ancora Rosmerta strizzando
l’occhio alla più grande. “se non è sveglia, vorrà dire che mangeremo solo io e
Patricia i biscotti che ho appena finito di preparare.” Come se qualcosa l’avesse
scottata, la bambina balzò a sedere, sveglissima.
“Sono sveglia!” esclamò. Rosmerta si finse
stupita.
“Toh, guarda, era sveglia!” commentò poi disse
loro che le avrebbe aspettate al piano sottostante e uscì dalla camera.
Patricia allora si alzò e si avvicinò allo specchio della stanza, dove una
ragazza con lunghi capelli biondi arruffati e gli occhi viola contornati da
ombre scure ricambiò lo sguardo stanco; dal beautycase estrasse una spazzola,
si pettinò e intrecciò come al solito i capelli per poi dedicarsi a curare la
sorellina; dopo che questa fu scesa, fu il suo turno di lavarsi e cambiarsi per
un nuovo giorno, senza sforzarsi nel cercare qualcosa di più di una tuta. Scese
e si sedette al tavolo dove la sorella già stava mangiando in compagnia di
Rosmerta, che le servì del latte, del succo di zucca e le avvicinò il vassoio
con i biscotti appena sfornati. Mangiò senza entusiasmo, aveva lo stomaco
chiuso, ma cercò di non darlo a vedere, mascherandolo in stanchezza.
“Oggi pomeriggio mi dedicherò a pulire la stanza
degli ospiti, così da darvi un posto più decente in cui dormire le prossime
notti.” Disse Rosmerta nel frattempo. “Il magazzino può aspettare: non c’è
ancora molta clientela a parte quei due o tre che vivono qui, perciò posso
permettermi di prendere il tempo che voglio. Ho già avvisato vostra zia di
quello che è successo e sicuramente prima di pranzo passerà di qui. Cosa
intendete fare nei giorni che resterete qui?” Patricia posò il cucchiaio e si
appoggiò allo schienale della sedia.
“Dobbiamo entrambe finire i nostri compiti delle
vacanze.” Rispose. “E io un giorno dovrò andare a Diagon Alley a fare qualche
spesa per il nuovo anno.”
“Per quello non c’è problema: questo
finesettimana devo andarci per fare alcune commissioni, vi porterò con me.”
Disse la donna portando alle labbra un bicchiere di succo di zucca.
“Io anche devo comprare delle cose!” disse la
bambina con masticando un biscotto. “Mi servono delle penne, delle matite e dei
quaderni nuovi altrimenti la maestra ci sgrida.” Rosmerta sorrise ma Patricia
si rabbuiò: non sapeva se quell’anno la
sorella avrebbe frequentato una scuola elementare; se l’avrebbe fatto, le
avrebbero rintracciate subito e poi chissà, imprigionate e torturate oppure
direttamente uccise. Rabbrividì: zia Minerva avrebbe sicuramente trovato una
soluzione ai loro problemi, si era sempre presa cura di loro, Rosmerta notò il
cambiamento di umore e intuì i suoi pensieri.
“Non ti preoccupare, Patricia, risolveremo ogni
cosa.” le disse posandole una mano sul braccio in segno d’affetto. Patricia
annuì e finì il latte nella sua tazza. “Nel frattempo, fate come se foste a
casa vostra.” si alzò, prese le tazze e il vassoio vuoti e li portò al
lavandino dove la spugna incantata già li aspettava a mezz’aria pronta a
pulirli. In quel momento, si sentì un sonoro crack provenire dall’esterno e tre
teste si voltarono a guardare fuori dalla porta l’alta figura di un’anziana
donna molto magra, vestita di nero e avvolta in un mantello verde con un
cappello da strega in testa e gli occhiali finissimi. Cinthya saltò giù dalla
sedia e corse verso la porta gioiosa.
“Zia Minerva! Zia Minerva!” esclamava. Non appena
entrò, Minerva McGranitt la prese tra le braccia con energia.
“Cinthya! Grazie al cielo state bene, bambine…”
mormorò con voce molto agitata stringendo la nipotina. Anche Patricia si alzò e
le si avvicinò velocemente, lasciandosi abbracciare dalla sorella della madre.
Quando si separarono, la McGranit si avvicinò al tavolo che avevano occupato
per la colazione. Rosmerta la salutò e la fce accomodare, offrendole della
Burrobirra. “Ora raccontatemi tutto. Cosa è successo?” domandò la professoressa
raddrizzandosi gli occhiali e rivolgendo un cenno di ringraziamento alla
padrona del locale. Patricia raccontò in
breve ciò che era successo quella notte e alla fine del racconto l’insegnante
scuoteva la testa con disapprovazione e preoccupazione allo stesso tempo.
Domandò se erano già entrati in contatto con i genitori ma non la sorprese
sapere che non c’era stato alcun messaggio da parte della sorella.
“Mamma ha detto che tu sai dove possono essere
andati…” le disse speranzosa Patricia ma la zia scosse la testa.
“Per ora non mi vengono idee a riguardo.” ribatté
dispiaciuta la zia e un lampo di preoccupazione le attraversò lo sguardo
penetrante. “Se mi verrà in mente qualcosa vi farò sapere e voi tenetemi
informata: se vostra madre dovesse scrivervi o comunque contattarvi fatemelo
sapere subito.” Patricia annuì. “Ora devo tornare a scuola, ci sono ancora
molti preparativi da portare a termine e Albus non è al massimo delle sue
forze.” disse levandosi.
“Vai già via?” domandò imbronciata Cinthya a
quelle parole e la McGranitt le sorrise e le carezzò i capelli.
“Sì, ma tornerò, non ti preoccupare.” le rispose
e la bambina annuì senza entusiasmo.
“Il professor Silente non sta bene?” intervenne
Patricia sorpresa e la McGranitt sospirò.
“Purtroppo no: è da qualche tempo che è molto più
sciupato e sofferente, poi con quella impressionante mano morta che ora si ritrova
e che nessuno sa come si è procurato…” Patricia la guardò interrogativa e
sorpresa: era la prima volta in cinque anni che sentiva che il preside di
Hogwarts non stava bene, tanto che aveva sempre pensato avesse qualche
soprannaturale potere che lo proteggeva dai malanni più comuni, “E’ pur sempre
un uomo.” commentò la zia rispondendo al suo sguardo stupito.
“Povero Albus!” esclamò Rosmerta. “Fagli tanti
auguri da parte mia per una pronta guarigione, Minerva.” la professoressa annuì
poi le salutò e con un sonoro crack si Smaterializzò.
“Vieni, Cinthya.” la chiamò la sorella maggiore. “Andiamo a fare un po’ di compiti.” la bambina la prese per mano, salirono le scale e si chiusero la porta della stanza alle spalle. Rosmerta si risedette e bevve un sorso di Burrobirra con un sospiro, mentre i ricordi di studentessa di Hogwarts risalivano il corso della sua memoria, in particolar modo quelli legati all‘amica Druella.
Benritrovati a tutti!! Finalmente ho potuto postare un nuovo capitoletto, spero sia stato di vostro gradimento :) L'idea di imparentare Patricia con la McGranitt mi è venuta per caso: sappiamo che è una donna forte e severa, ma volevo mostrare un nuovo ipotetico lato, quello affettuoso di zia e sorella, spero vi sia piaciuto. Comunque, nel prossimo capitolo ne saprete di più :)
Ringrazio delle recensioni ricevute e spero continuerete a commentare! Alla prossima!
monipotty