Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: ColdBlood     23/01/2011    4 recensioni
- Ragazzi…niente da fare. La neve ha bloccato la strada e i cellulari sono irraggiungibili. È ufficiale: siamo bloccati qui. –
Sei ragazzi, tre coppie, costretti in uno Chalet in montagna a causa di una tempesta di neve.
Problemi rimandati troppo a lungo si ripresenteranno e un divertente modo per passare il tempo.
"Raccontaci la tua prima cotta!"
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
new
Chapter Ten
Weekend is Over
 
 
 
Il weekend era concluso, ormai. Tutti avevano preso a rifare le proprie valigie, e a sistemare la casa, per lasciare lo chalet così come lo avevano trovato. Non volevano certo lamentele dal proprietario che gliel’aveva affittato.
Alex non aveva parlato molto da quando Eric era partito. La sera precedente avevano cercato di rallegrare la situazione con canzoni e altri racconti divertenti. Benjamin si era rivelato un ottimo narratore di storie dell’orrore. Non avrebbero saputo dire se se le era inventate sul momento, o se avesse una vera e propria cultura, ma in ogni caso era stato molto realistico.
Cedric era stato comunque attaccato a Davy tutta la serata, girandosi spesso e volentieri per controllare se alle sua spalle ci fosse qualcos’altro oltre al buio.
Era parecchio impressionabile, dopotutto.
Alex non si era estraniato. Aveva riso con loro, e partecipato mediamente alle diverse conversazioni, ma per lo più era rimasto in silenzio, seduto sul divano con le gambe strette al petto per combattere il freddo. La mattina successiva erano usciti presto per un'altra sciata dell’ultimo minuto e anche li non si era isolato, ma aveva giocato con gli altri.
Dopotutto aveva detto ad Eric che sarebbe rimasto li a divertirsi con gli altri, e anche se lo preoccupava quello che lo attendeva in città, era deciso a godersi quella piccola vacanza fino all’ultimo.
Verso le due, dopo aver mangiato velocemente qualcosa, erano già tutti pronti per mettersi in macchina e partire per tornare a casa.
Si erano salutati prima di partire, anche se avrebbero fatto tutta la strada insieme fino in città, perché sapevano che ad un certo punto Davy e Cedric avrebbero preso una strada differente.
- Mi raccomando, chiamami quando arrivi a casa. – disse Cedric, premurosamente, abbracciando Alex.
- Si, non preoccuparti. Ci sentiamo. – rispose il ragazzo.
Si salutarono, con la promessa di organizzare presto una cena.
Cedric e il compagno non avevano detto nulla riguardo quello di cui avevano parlato nella loro stanza, né tantomeno del fatto che Davy gli aveva chiesto di sposarlo. Era una cosa che aveva ancora voluto tenere per se.
Si misero in macchina e, durante quell’ora e mezzo di viaggio, Alex rimase zitto, con gli occhi fuori dal finestrino e la testa altrove, con l’I-Pod a fargli compagnia.
Keith, che guidava, e Benjamin, seduto al posto del passeggero, non lo avevano disturbato. Aveva l’aria nervosa, e di chi aveva bisogno di stare per i fatti suoi per un po’.
Arrivati in città, Keith diede un colpo di clacson quando Cedric e Davy svoltarono ad una curva, mentre loro andavano dritti, e gli amici risposero, in segno di saluto e di ringraziamento per il bel weekend passato assieme.
Arrivarono presto a casa di Alex ed Eric.
Parcheggiarono e Keith uscì per aiutare il ragazzo a prendere la sua valigia e i suoi scii.
- Grazie per il passaggio, Keith. – disse allora Alex, abbozzando un sorriso.
- Di niente, figurati. Saluta Eric da parte nostra, e fatevi sentire ogni tanto. – rispose il fotografo, chiudendo il cofano.
- Sarà fatto. – ribatté telegraficamente il ragazzo.
Si caricò tutto in spalla e iniziò ad andare verso il portone, alzando una mano per salutare Benjamin seduto in macchina.
Quando arrivò sul pianerottolo del loft di Eric, ci mise un po’ a trovare le chiavi nei meandri del suo borsone. Quando le trovò aprì la porta ed entrò nell’appartamento buio e silenzioso.
Certamente non si aspettava di trovarci Eric, quindi non ebbe alcun tipo di reazione.
Portò tutto in camera, ma prima di iniziare a sistemare le cose, aprì tutte le finestre per far arieggiare le stanze. Possibile che Eric non fosse neanche passato a casa?
Si fece una lunga doccia calda, trovandosi completamente rigenerato, poi si fece una tazza di the e si mise sul divano, con un plaid a coprirlo, e un buon libro.
Cos’altro poteva fare, ancora, se non aspettarlo?
Lo aveva aspettato davanti all’ospedale quando faceva tardi.
Aveva aspettato la fine dei suoi turni.
Aveva aspettato quello che per lui era il momento più adatto per prendersi un weekend di vacanza.
Ora si chiedeva se il suo compito era, e sarebbe sempre stato, quello di aspettarlo.
 
 
°°°
 
- Cosa stai facendo? – fece Davy, entrando nella camera da letto.
- Sto mettendo apposto. – rispose Cedric, che stava svuotando il suo borsone. Ora andava tutto nella biancheria da lavare.
Il cuoco gli andò alle spalle, e gli abbracciò la vita.
- Non possiamo farlo più tardi? – chiese poi, baciandogli il collo.
Il biondino rise – E perché mai? Cos’hai in mente? – gli chiese.
- Ma come? Ti ho chiesto di sposarmi, e tu hai detto di si. Ora siamo ufficialmente fidanzati. Dobbiamo festeggiare. – fece, poggiando il mento sulla sua spalla.
Cedric però si rigirò tra le sue braccia, per poterlo guardare negli occhi, e gli circondò il collo con le proprie.
- Ma se non ho neanche un anello! – si lamentò, chiaramente ironico.
Davy però si fece serio e lo guardò negli occhi chiari.
- Giuro che ti comprerò tutti gli anelli che vuoi. Di darò tutto quello che potrò. Ti farò felice, davvero. Lo giuro. –
Cedric rimase per un attimo senza parole, con gli occhi fissi nei suoi e la bocca semichiusa. Poi sorrise dolcemente, e gli posò una mano sul viso.
- Cosa mi importa degli anelli. Mi rende felice già il fatto che siamo qui, in questa casa, insieme. E che presto saremo in un’altra città, in un’altra casa…ma sempre insieme. È questo che mi fa felice, amore. –
Si avvicinò e lo baciò, senza dargli la possibilità di rispondere.
Non era più tempo di parlare. Era il tempo di vivere.
 
 
°°°
 
- Ben! Ho dimenticato l’accappatoio sul letto! Me lo porti, per favore?! – urlò Keith dal bagno.
- Arrivo subito! – rispose velocemente il ragazzo, e poco dopo aprì la porta del bagno, con un grande accappatoio blu notte in mano.
Keith chiuse l’acqua e fece per uscire dalla doccia, allungando una mano affinché Ben gli passasse l’accappatoio.
Il ragazzo però lo lasciò cadere a terra, con un sorrisino, e Keith lo guardò sorpreso.
- Ma che fai? – gli chiese poi.
Benjamin non rispose ma prese semplicemente a togliersi di dosso i vestiti.
Quello fece capire immediatamente al fotografo qual’erano le sue intenzioni, quindi sorrise a sua volte e riaprì l’acqua tiepida. Non chiuse però la tendina, non importava che il pavimento si stava un po’ bagnando, voleva vedere Benjamin spogliarsi lentamente.
Quando ebbe concluso il ragazzo entrò nella doccia, e Keith con un colpo secco chiuse la tendina.
- Sei bellissimo. – si ritrovò a dire, sottovoce, guardando i capelli folti e un po’ lunghi di Benjamin che pian piano si bagnavano, poi le gocce d’acqua sulle ciglia lunghe.
Il ragazzo sorrise – Tu sei bellissimo. – ribatté, spontaneamente, allungando le mani per posarle sul suo petto.
Keith non si sarebbe aspettato quella risposta, ma sorrise.
- È la prima volta che dici che per te sono bello. – gli disse.
Ben sollevò le sopracciglia – Questa è una cazzata! Te l’ho sempre detto! – esclamò.
- No, davvero. Non l’hai fatto. – rimarcò Keith, sempre con un leggero sorriso sulle labbra. Lo spinse indietro, con le spalle contro il muro, e Ben si inarcò un po’ per il contatto con la superficie fredda delle mattonelle.
- Hai detto che avevo un bel fisico, che ero un figo pazzesco, ma non che ero…bello. –
Il ragazzino distolse lo sguardo – Stai sempre li a pesare le parole, tu. Lo sai che l’ho sempre pensato. –
Keith capì di averlo messo in imbarazzo, quindi rimase solo in silenzio, con un sorriso sul volto.
- Ora vogliamo star qui a giocare con i termini, o vogliamo fare qualcosa di proficuo? – fece poi, e con un gesto della testa si indicò l’eccitazione.
Il più grande rise – Sempre romantico, eh? –
- Il lupo perde il pelo…ma non il vizio.- disse, prima di attirarlo a se e baciarlo.
 
 
°°°
 
A forza di aspettare Alex si era addormentato, con il libro aperto sullo stomaco e la bocca socchiusa.
Quando Eric tornò entrò in casa e lo vide steso sul divano, a dormire, si avvicinò e si piegò sui polpacci, all’altezza del suo viso.
Era indeciso se svegliarlo, o aspettare che si svegliasse da solo.
Aveva paura però, che quando Alex si fosse svegliato e lo avesse visto in casa, avrebbe pensato che era stato talmente vigliacco da non svegliarlo, sapendo che avrebbero dovuto parlare e chiarire quello che era successo allo chalet.
Quindi decise di svegliarlo, accarezzandogli leggermente una guancia morbida, naturalmente con poca barba, che il ragazzo rimuoveva accuratamente ogni mattina.
- Alex…- lo chiamò, sottovoce.
Il ragazzo ci mise un po’ a svegliarsi, e inizialmente sbatté più volte le palpebre per mettere a fuoco il volto di Eric. Allora lo guardò senza dire nulla, con gli occhi pieni di sonno.
- Ehi, piccolo…-
Alex lo studiò, per un attimo, poi si tirò su e poggiò la schiena contro il cuscino morbido del divano, guardandolo ancora.
- Ciao. – salutò poi.
Eric lo guardò in volto, cercando di decodificare la sua espressione, senza troppo successo. Era chiaro che era ancora arrabbiato per quanto era successo e certo lui non si aspettava nulla di diverso.
- Com’è stato il viaggio? – chiese allora.
- Silenzioso. – fu la risposta secca di Alex.
Il medico sospirò e posò una mano sul fianco del ragazzo.
- Ascolta, Alex, mi dispiace, okay? È vero. Ti avevo promesso questo weekend e ti ho deluso. Ma…-
Alex lo interruppe bruscamente, con una domanda.
- Come sta il tuo paziente? –
Eric ci mise qualche secondo in più a rispondere, sorpreso da quella domanda.
- Sta meglio. Fortunatamente non era meningite. – rispose.
- E scommetto che ci volevi tu a scoprirlo, non è vero? – commentò allora sarcastico Alex. Ecco, era passato il tempo dell’indifferenza, pensò Eric.
- Ascolta, Alex…- provò allora.
- No! Ascolta tu ora, Eric! Io ho ascoltato anche troppo! Quello che devi capire è che tu sei un ottimo medico, ma non sei il solo! Nell’ospedale in cui lavori ci sono molti medici bravi almeno quanto te. E lo capisco che tu ci tieni ai tuoi pazienti, e che hai deciso di fare questo maledetto lavoro per questo motivo, ma ci sono anche io, cazzo! E ho paura che tu te lo dimentichi troppo spesso! Dimmelo subito, se dovrò competere con i tuoi pazienti e con il tuo lavoro, almeno so a cosa vado incontro! – esplose, gesticolando e lasciando che uscisse fuori tutto quello che pensava e come si sentiva.
Eric rimase un attimo disorientato da tutto quello che Alex gli disse in faccia, con gli occhi fissi nei suoi, senza un attimo di esitazione.
Cosa poteva dire? Aveva ragione. Su tutta la linea.
- Tu non devi competere con nessuno, Alex. Ma questo è il mio lavoro e ho delle responsabilità nei confronti dei miei pazienti. –
- E non hai responsabilità nei miei di confronti? Sono il tuo ragazzo, cazzo! -
Eric scattò in piedi per il nervoso. Doveva stare attento, perché qualsiasi cosa dicesse poteva essere usata contro di lui.
- Alex, mi dispiace per quello che è successo allo chalet, okay? Ma non credo che sia il caso di farla tanto grossa. – disse, dandogli per un attimo le spalle, il tempo di allontanarsi di qualche metro da lui.
Il ragazzo sgranò gli occhi – Non è il caso di farla tanto grossa?! Eric, porca puttana, me lo avevi promesso! Non azzardarti a farmi passare come una checca isterica che si arrabbia per cavolate! Non osare! – urlò e con un calcio si liberò dalla coperta, balzando in piedi.
Eric alzò le mani in segno di resa – No, Alex, non lo faccio. Ma cosa posso fare più che chiederti scusa? Più che assicurarti che non stai competendo con il mio lavoro e chiederti di essere un po’ più comprensivo? Io sto cercando di far funzionare questa storia, ci sto provando davvero, ma se prendi me, devi prendere tutto quello che sono. Compreso il mio lavoro! –
- E, te lo ripeterò ancora mille volte se è necessario, mi dispiace. E sono pronto a fare qualsiasi cosa per farmi perdonare da te. Qualsiasi cosa. -
Il biondo rimase in silenzio per un attimo, poi sospirò.
- Anche io ce la sto mettendo tutta. Per questo motivo ti ho chiesto questo weekend in montagna. Per stare con i nostri amici, per farti distogliere un po’ la testa dal lavoro e stare insieme. – disse, questa volta a voce più moderata.
- E io prendo tutto di te. Ti accetto completamente, e ho sempre provato ad essere comprensivo. Ti ho mai infastidito? Ti ho mai dato problemi riguardo i tuoi orari e le poche volte in cui riusciamo a vederci, anche se abitiamo sotto lo stesso tetto? Non puoi dirlo. – aggiunse poi, guardandolo negli occhi.
Eric scosse la testa – No, hai ragione, non posso dirlo. Lo so perché mi hai chiesto questo weekend. E ammetto di aver preso la decisione di tornare in città troppo istintivamente, senza pensare alle conseguenze. Mi dispiace. Davvero Alex, mi dispiace. – il tono di voce si era fatto più morbido e più dolce e si avvicinò a lui lentamente, pronto a stringerlo.
Alex lo guardò un po’ sulla difensiva, ma poi si lasciò abbracciare, e posò la guancia sulla sua spalla.
- Come credi di farti perdonare? – gli chiese poi.
Il medico gli baciò i capelli. – Non lo so. Dimmelo tu. –
Alex ci pensò su un attimo, poi sorrise contro la sua spalla.
- Ci sarebbe un concerto, il mese prossimo. Un concerto a cui vorrei tanto andare. Con te. - disse.
Eric si allontanò un po’ da lui il tanto che bastava per guardarlo in viso.
- Quando, esattamente? – chiese.
- Il 15 febbraio. – rispose. – Magari potremmo fare qualcosa per San Valentino e il giorno dopo andare al concerto. – propose, speranzoso.
Eric storse un attimo la bocca, pensieroso.
- Di che giorno viene? – chiese poi.
- Il concerto, di Venerdì. – rispose, guardandolo in attesa.
- Il venerdì ho il turno di notte…- disse allora, sottovoce.
Alex fece un sospiro e Eric vide i suoi occhi delusi.
- Okay, non fa niente…- fece per staccarsi da lui, ma Eric lo trattenne.
- Va bene. Posso fare a cambio di turno con George. Ho un bel po’ di preavviso, posso cavarmela. – disse, con un accenno di sorriso.
Alex lo guardò per qualche secondo, poi sorrise a sua volta.
- Sicuro? – chiese.
- Sicuro. – rispose Eric sorridendo, e passandogli una mano tra i capelli scombinati.
- Dammi buca e giuro che ti mando in bianco per un anno! –
Eric rise e lo strinse per la vita – Quello che vuoi. Basta che non mi lasci. Non so cosa farei se un giorno ti rendessi conto di che palla al piede che sono. -  disse, baciandogli subito dopo una guancia.
- Mi va bene così. Tu mi vai benissimo così. Non mi stacco da te neanche se un giorno sarai tu a lasciarmi. Ti sei incastrato per la vita, amore. – fece, sorridendo.
Eric rise e lo strinse ancora. – Ti amo, ragazzino. –
Alex lo baciò lentamente sulle labbra, poi posò la fronte alla sua e sorrise.
- Ti amo anch’io, vecchietto. -
 

 

Finalmente sono tornata con questo benedetto ultimo capitolo! Lo so, chiedo perdono ancora una volta, ma il quinto anno del liceo scientifico è particolarmente stressante, penso che possiate immaginare il perchè.
Ed ecco qui. é finita! Mi ricordo quando decisi di iniziare a buttare giù la trama e pensavo di finirla in poco tempo xD Sono sempre la solita!
Mi sono affezionata a tutti loro, quindi non mi chiudo alcuna possibile strada, qualche Shot e perchè no, una sottospecie di Sequel =)
Magari sulla vita di Cedric e Davy a NYC, oppure i cambiamenti nella vita di Ben e Keith, e nella storia tra Alex e il dottorino! =D
grazie mille a chi ha messo la mia storia nelle seguite/ricordate/preferite e chissà cos'altro. Ho bazzicato poco per Efp ultimamente, e potrei essermi persa qualche nuova opzione =D
Ma un grazie ancora più grande e particolare a Smanukil, Fiamma90 per i loro commenti presenti, e infine giuxxx e Candy_sunrise ultime commentatrici =)
grazie mille e alla prossima! baci

Vale

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: ColdBlood