Anime & Manga > X delle Clamp
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Autore: Harriet    24/12/2005    4 recensioni
Sono passati due anni dalla battaglia per il destino della Terra. Ma nessuno di coloro che sono sopravvissuti conserva i ricordi di quei giorni...Chi potrà infrangere il loro silenzio e svelare di nuovo alle loro anime cosa successe e come si concluse lo scontro tra Angeli e Sigilli?
Genere: Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Arashi Kishu, Fuuma Monou, Hinoto, Kakyoh, Kamui Shiro, Kanoe, Karen Kasumi, Kusanagi Shiyu, Satsuki Yatoji, Seiichiro Aoki, Sorata Arisugawa, Subaru Sumeragi, Yuto Kigai, Yuzuriha Nekoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Così siamo giunti alla fine…

Così siamo giunti alla fine…

Vi ringrazio di cuore tutti, veramente…E mi sento in dovere di citare chi ha commentato! Ovvero Jucchan, Shu, Kairi, Laurie, Mikoru, Haku e Lally. E grazie anche ai lettori!

Qualche nota…La location iniziale è stata scelta perché lì ho visto il mare più bello che ricordo in tutta la mia esistenza. Forse è superfluo dirlo, perché so che siete un pubblico meraviglioso e comprensivo, ma in questo capitolo, come negli altri, non ho certo tentato di dar vita a delle coppie piuttosto discutibili! Siamo sempre all’interno di dinamiche di amicizia…complicata e forte come quelle che spuntano sempre nei manga clampeschi, certo, ma questo è quanto volevo raccontare (giusto perché la mia nipotina non si faccia venire una sincope doppia, ecco!).

La donna di cui si parla a un certo punto nella storia è un omaggio alle mie storie.Il titolo del capitolo l’ho rubato ai Pink Floyd.

 

Vorrei augurare a tutti buon Natale. In questo tempo che a volte ci fa venire voglia di dar retta a Fuuma e schierarci con lui…vi invito a prendere queste feste non come il solito sfoggio di cose inutili, ma come un segno di speranza. Anche se non credete in Lui e nella sua nascita, la Sua è comunque una storia d’amore…Nonostante tutto ho ancora voglia sperare, ed è per questo che continuo a fare il tifo per i Draghi del Cielo.

Vi abbraccio forte forte. Grazie di tutto!

 

I’m here (ormai lo sapete): yumemi@hotmail.it

 

 

XI – Coming Back To Life

 

Chi sono io?

Solo un uomo, ho una storia come tutti…

Il domani sta guadagnando terreno su di te…

Sai dove correre, e corri.

(Rem)

 

Beloved, gaze in thine own heart

the holy tree is growing there…

(W.B. Yeats)

 

Maggio 2002

 

Irlanda – Ring of Kerry

 

Nella pallida luce mattutina guardò con ammirazione la sagoma dell’ombra dell’altro che si muoveva. Disegnava una danza sul muro. Stava semplicemente traendo fuori dalla valigia la sua roba, un gesto che in quei mesi gli aveva visto fare mille volte. Eppure non poteva fare a meno di notare la dolcezza che i suoi movimenti avevano assunto. Sembrava una persona timida e dimessa. Forse un tempo lo era.

Sorrise tra sé. In quei mesi di viaggio, lui era stato, in ogni gesto, in ogni parola, controllato, misurato, quieto. Molto silenzioso. Una presenza certa eppure sfumata. Irriconoscibile…

Lo aveva assistito con dedizione e senza mai una lamentela. Sì, dolcezza. In ogni suo gesto, ogni volta che lo aveva sollevato per alzarlo da letto, ogni volta che lo aveva accompagnato, accudendo tutte le sue necessità, in lui si era mostrata una dolcezza mai sperimentata prima.

Anche prima lo aveva assistito, in un certo senso. Ma non riusciva a ricordare nulla, nei suoi gesti freddi. Tutto ciò che gli tornava in mente era il terrore che lo invadeva quando lui si avvicinava troppo. Del resto, lo conosceva bene, no? Sapeva cos’era in grado di fare. Lui era distruzione e vuoto, lo sapeva. Lo vedeva ogni notte nei sogni.

Ma non aveva mai sognato la complicità di quei giorni. Non aveva mai avuto una visione in cui gli veniva mostrata la confidenza che sarebbe nata tra loro due. Non aveva mai previsto l’amicizia silenziosa e tenace che andava germogliando in loro. No, questa era un’autentica sorpresa anche per il Sognatore.

Si mosse tra le coperte, e l’altro si accorse che era sveglio.

- Kakyou. Tutto bene?-

- Sì.-

- Scusami, non ti volevo svegliare facendo rumore. Ieri sera eravamo troppo stanchi per mettere negli armadi la roba, e ho pensato di farlo adesso.-

- Hai fatto bene. E’ l’ora di alzarsi anche per me.-

- Arrivo subito.-

E con la solita dolcezza lo fece alzare, lo vestì e lo mise sulla carrozzina.

- Dove pensi di andare oggi?-

Fuuma si fece serio all’improvviso.

- L’ultima persona che ci è stata indicata.- mormorò. – Te lo ricordi? E’ una donna che ha grandi poteri, a quanto si dice. Una conoscitrice di tutte le religioni e di tutte le magie. Ma non so altro di lei. Se non che ci aspetta oggi in un paese che si chiama Blackwater.-

- Si affaccia sull’Oceano, vero?-

- Sì, perché?-

- Ecco…beh, niente.-

- Vuoi andare sul mare?-

- Mi farebbe piacere.-

Fuuma sorrise, ed annuì.

- In ogni luogo di mare in cui siamo andati, mi hai chiesto di vedere la spiaggia ed il mare. Ormai è immancabile. E poi piace anche a me.-

 

Quando venne, il mare, parlò al loro cuore più di tutte le parole che avevano udito nel loro viaggio. Le onde agitate, gli scogli affilati ed il cielo pieno di nuvole. Come un’anima che grida, cercando una risposta. Come un mistero da svelare, che è il mistero della vita di ognuno. In silenzio, contemplarono la distesa meravigliosa, ricordando e guardando avanti.

Fuuma avvertiva ancora il tocco delle mani di quella donna. Grandi occhi verdi fissi nei suoi, ed una mano che sembrava portare via con sé ogni dolore, una mano guaritrice. Lo aveva accarezzato, e quel gesto lo aveva rassicurato più di ogni parola di lei.

…sì, ciò che ti è successo ti ha cambiato…

…sì, dovrai combattere per ritrovare te stesso…

…sì, potrai riavere quelli che ami, alla fine del cammino…e tu hai già camminato molto…

- E’ uno dei luoghi più belli che abbia mai visto.- mormorò.

- Anche per me è così.- rispose Kakyou.

Ma non lo sarebbe stato, se fossi venuto qui da solo. Perché la bellezza della Terra rinata sarebbe stata gelida e sterile, senza un cuore che l’ammirasse, senza un’anima pronta a commuoversi per lei…E so che anche tu lo senti.

Sì, perché ora hai davvero esaudito il mio desiderio. Io volevo trovare ancora delle persone a cui rivolgere il mio affetto, e volevo tornare a vedere le onde…Volevo vederle davvero. E tu hai reso possibile tutto questo. Vedi, la vita è davvero un mistero…

- Kakyou, stasera penso di fare una cosa.-

- Credo di aver capito. E credo che farai bene.-

 

 

Tokyo

 

Il telefono squillò, e il ragazzo lasciò la cena preparata a metà per correre a rispondere. Chi lo cercava? Aveva sentito da poco tutti gli amici, e non aspettava chiamate dalla scuola.

Incuriosito e impreparato, sollevò la cornetta e chiese chi parlasse.

- Kamui?-

Per poco non lasciò cadere la cornetta, per poco rimase in piedi lui stesso. Poi decise che non era il caso di lasciarsi sopraffare dalla gioia fino a quel punto.

- Fuuma.-

 

Il Sakura parve animarsi, nel vento mite che sfiorava i suoi fiori eternamente belli. Il Sakurazukamori lo fissò con una strana dolcezza, dentro sé.

Sì, il mio posto è questo.

No, non era così, e lui lo sapeva. Quella notte non avrebbe dormito. Il suo cuore sarebbe stato schiacciato dai rimorsi e dai sensi di colpa. Splendido ipocrita, che di giorno liberava anime ed esorcizzava luoghi, con il potere dei Sumeragi, e di notte eseguiva i lavori richiesti agli assassini del Sakura…

Ma non posso fare nulla, per cambiare questo destino.

Sì che puoi. Puoi scegliere.

Io sono lacerato per sempre.

Non c’è situazione da cui non si possa liberarsi.

Non per me.

Ma era veramente così?

Quel maledetto albero! All’improvviso levò un gridò, e si gettò contro la pianta, colpendola con deboli pugni. La corteccia si fece straordinariamente tagliente ed infida, e la pianta reagì al suo aggressore, nonostante questo fosse il suo stesso padrone. Sulle mani del giovane Sakurazukamori comparvero delle ferite. Lui si ritrasse, e pianse, perché la maledizione della sua vita non scompariva né lui trovava quiete.

Poi tornò ad osservare la pianta, bella e maestosa, crudele e meravigliosa. La osservò finché il vento si fece gelido, e qualcosa in lui gli ricordò che era tempo di tornare a casa.

 

Che cos’ho? Per cosa vivo?

Vivo per un ricordo…

Sì, io vivo per un ricordo. Per i tempi che furono. Per l’amore che ci fu e non fu mai manifestato, se non alla fine. Vivo per un passato prezioso e per un tempo in cui avevo ancora un desiderio.

Ora non ho più nulla.

 

No, invece. Hai una persona che ti aspetta a casa, e guarda che non è così scontato. Molti desidererebbero un simile dono.

 

No, lui non è una mia proprietà. Io gli ho aperto la casa e l’anima, ma non è più qualcosa che devo proteggere e far crescere.

E’ libero e forte, e presto se ne andrà. In cerca della sua vita. Troverà i suoi veri desideri, le persone che vuole davvero amare e con cui vuole condividere la, vita, e vivrà la sua vita, e la saprà rendere meravigliosa, ne farà un trionfo di luce.

E io resterò sempre più solo, sempre più distante da ciò che ero un tempo.

Beh, forse allora non sarò più così diviso…

 

Salì le scale di casa, si fermò davanti alla porta dell’appartamento di Kamui.

Tu hai la responsabilità della mia anima, sai. Perché sei stato tu a richiamarmi dal mio silenzio, infrangendolo. Tu ci hai riportati tutti in vita. Ci hai voluti di nuovo.

Hai voluto me di nuovo.

E adesso mi hai sulla coscienza, piccola creatura, salvezza di questa Terra desolata. Mi hai voluto di nuovo, e adesso mi devi promettere che non mi abbandonerai.

 

…in fondo i sentimenti sono qualcosa di misterioso, vero? Chi mai potrebbe capire…

 

Posò la mano sulla porta, desiderando di aprirla. Lì dentro non si sentiva più diviso, almeno per qualche lungo istante di pace.

Nemmeno là fuori, sotto il Sakura, ti sentivi diviso…

No, basta, ti prego…

Non sarai mai uno solo. Non comprenderai mai la tua anima. Non potrai. Ti sarà precluso per sempre. Sei solo tu con te stesso. L’affetto del ragazzo è un’illusione, perché non sarai mai in grado di conservarlo. E non sarà mai abbastanza forte da salvarti.

 

- No…- mormorò, come cercando di trattenere la miriade di pensieri che lo aveva invaso.

La salvezza…Vorrei aver capito che cos’è.

Un amore può salvare? E quale amore? In cosa devo sperare?

Ho ancora il diritto di sperare in qualcosa?

 L’amore ha salvato lui, forse? Gli è stato perdonato qualcosa per aver provato amore? Chissà…Forse Hokuto lo sapeva, o lo sperava…

Può un affetto che con così tanta fatica trova terreno fertile nel mio cuore portarmi la salvezza?

Soprattutto dal momento in cui l’unico nemico di me stesso, adesso, sono io…

Io non sono uno, e non so come poter conciliare le due parti della mia anima. Sono attratto dalla luce eppure resto nell’ombra.

Durerà in eterno?

 

La porta si aprì all’improvviso, e Kamui gli comparve davanti, cogliendolo di sorpresa.

- Oh…- mormorò Subaru, indietreggiando. Il ragazzo fece un’aria perplessa.

- Qualcosa non va?-

- Mi hai sentito arrivare?-

- No.-

- E perché hai aperto la porta?-

- Sapevo che eri arrivato.-

E come lo sapeva? Un mistero. L’unica cosa certa era che aveva sviluppato dei forti poteri mentali, e suo malgrado si trovava costretto ad imparare ad usarli.

- Tutto bene?- gli domandò, accennando un sorriso. Aveva voglia di sorridere, ma era così difficile!

- Bene. Sai…- Sembrava emozionato. – Fuuma ha telefonato.-

Subaru sorrise davvero, e senza pensarci troppo.

- Davvero?-

- E’ in Irlanda. Torna qui a fine estate.-

Ce l’aveva fatta, allora! Anche lui aveva avuto…beh, certi problemi di personalità multipla, si poteva dire così…

- Sono felice.-

E lo era davvero. Entrambe le sue anime erano felici.

 

Non riusciva a dormire, e si alzò, sconfitto dalla solita insonnia. Lo sapeva, ormai. Si alzò da letto con fatica e sollievo. Il cielo era dominato da una luna pallida e bella. Raggiunse una delle grandi finestre e si sedette sul divano dinanzi ad essa. Si lasciò ingoiare dalla luce bianca.

Perché ogni volta che ho la sensazione di stare bene, un istante dopo i pensieri mi vincono e mi tormento di nuovo?

Poi dei passi.

- Kamui, che ci fai qui in casa mia?-

- Nemmeno io riesco a dormire.-

E aveva percepito il suo disagio. Tra poco avrebbe avuto dei poteri spirituali superiori ai suoi. Poteva lasciargli l’eredità dei Sumeragi, e dedicarsi completamente all’altra attività…

Salvo che poi non sarebbe più stato capace di vivere, per l’angoscia. Si tornava sempre lì.

- Siediti.-

Il ragazzo lo raggiunse sul divano.

- Tutto bene?-

- Sì. Io sono felice.- mormorò Kamui. – Ma tu no.-

- Oh, lasciamo perdere. Non penso che potrò mai esserlo.-

- Eppure adesso sei vivo di nuovo. Non come quando ero in coma, e non riuscivo a sentirti.-

- Chissà…- sospirò.

- Chissà che cosa?- domandò Kamui, dopo qualche momento di silenzio.

- Chissà se la tua forza basterà per tutti e due.-

- Farò del mio meglio.- promise.

Subaru fece cenno di sì, anche se non parve convinto del tutto.

- Come pensi che saremo tra un anno?- domandò poi. L’altro lo sorprese con una risata, un suono lieve e spensierato.

- Chi lo sa…Intanto pensa a domani, a come saremo domani. E poi, il futuro non è ancora stato deciso, lo sapevi?-

Anche Subaru rise.

- L’Apocalisse ha risvegliato il tuo senso dell’umorismo?-

Scherzare sulle ferite era sempre un segno di guarigione imminente.

- Beh, sarebbe una cosa buona, non credi?-

- Sì.- mormorò l’altro, sentendosi in parte rasserenato, come se avesse osato sperare che prima o poi anche la sua anima sarebbe guarita, ed avrebbe preso una decisione. Una delle due vie. – Sì, Kamui, sarebbe una cosa buona.-

Kamui rimase in silenzio, pensando alle parole dell’altro.

Fuori dalla loro finestra la città risplendeva di mille luci, e il tempo scorreva avanti, disegnando ancora giorni per la Terra che continuava la sua storia.

 

 

FINE

 

 

 

Nient’altro, se non

GRAZIE.

Harriet

   
 
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