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Autore: hotaru    24/01/2011    3 recensioni
- Mercoledì trenta gennaio grandinerà – ripeté lei, scandendo bene ogni singola parola.
- Piantala, Haru...
- Me l'ha detto il vento.
- Eh? - seguì un attimo di silenzio, nel quale Kafuu cercò di capire se aveva sentito bene. Ma Haruka era serissima, anzi sembrava quasi sfidarlo a crederci: come se stesse testando quanto poteva fidarsi di lui.
Prima classificata al contest "Progetto Cinema- prima edizione" di Erena-chan e terza classificata al contest "Il giorno che mi cambiò la vita" di DominoWhite
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Haruka/Heles
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
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4- Sul tetto Sul tetto

"Scommetto che anche tu percepisci i messaggi che ti porta il vento."

(Michiru a Haruka, episodio 106)


La mattina del ventisette gennaio si presentò grigia e leggermente nuvolosa, ma la bassa pressione di quel giorno non servì affatto a rendere la temperatura più mite. Si aggirava intorno allo zero, come stavano constatando due dodicenni che camminavano lungo il marciapiede, soffiando una nuvola di vapore dietro l'altra. Anche se una dei due era dodicenne soltanto da quella mattina.
- Auguri a me, eh! - gli ricordò Haruka, perché quando si erano incontrati al parco l'unica cosa che Kafuu le aveva detto era stata: "Andiamo?".
- Te l'avrei detto una volta arrivati, dopo aver verificato se riesci a mantenere le tue promesse – ribatté lui, facendo attenzione a non dondolare troppo il sacchetto che teneva in mano.
- E dire che tu dovresti saperlo, visto come ti chiami.
- Eh? Sapere cosa?
Erano ormai arrivati, ma girarono intorno alle mura del cortile per arrivare al cancelletto utilizzato dal personale di servizio della scuola. Haruka tirò fuori una chiave dalla tasca e la infilò nella serratura.
- Che il vento passa ovunque.


- Sì, con la chiave! - stava commentando lui, mentre salivano le scale che portavano sul tetto – Scherzi a parte, come hai fatto a procurartela? -.
- Oh, beh... ce l'avevo in casa – rispose Haruka con finta indifferenza.
- Come? Dai, raccontane un'altra!
- No, è la verità – Haruka si lasciò sfuggire un sorrisetto – Tu starai forse facendo la cosa più folle e proibita della tua vita, ma è da un pezzo che io mi sono fatta una copia della chiave del custode. Il tetto della scuola è un bel posto per venire a pensare, e c'è quasi sempre vento.
Kafuu era a dir poco allibito, soprattutto dalla semplicità con cui l'amica gli aveva confessato di andare avanti e indietro dall'istituto ogni volta che le pareva.
- Tu non sei umana – commentò – Devi essere la reincarnazione di qualche figura mitologica: magari Eolo, o qualcosa del genere.
- Eolo?
- Era il dio del vento, nella mitologia greca. Ti sarebbe piaciuto.
- Ah, senza dubbio! - ribatté lei – Anzi, ti dico di più: avrei cercato di soffiargli il posto!
Ridacchiarono senza freno fino alla sommità delle scale, fin quando aprirono la porta del tetto e si ritrovarono sullo spiazzo circondato da alte reti che dominava tutto il cortile e gli edifici del circondario.
- Tutto nostro – proclamò Haruka, avvicinandosi alla rete e godendosi il vento gelido che lì spirava leggermente. La ragazzina chiuse gli occhi e respirò a fondo, attenta, mentre Kafuu contemplava la solitudine in cui il luogo era immerso. Aveva il fiato grosso, ma era visibilmente felice.
- Ti sei stancato facendo le scale? - gli chiese lei.
- Ah... no, tranquilla – malgrado ciò, si vedeva che stava cercando di controllare il respiro, ed era pallido come un cencio.
- Ehi, Kafuu! - persino Haruka si allarmò quando lo vide accasciarsi a terra, appoggiando la schiena alla rete di protezione, ma senza lasciare quello strano sacchetto che si era portato dietro.
- Sto bene, adesso mi passa... io non sono poi così atletico, lo sai – accennò un sorriso – A proposito: adesso posso farti gli auguri. Adesso che siamo qui.
- Non cambiare discorso – ribatté lei, sedendoglisi accanto – Se stai male ce ne andiamo, e non c'è compleanno che teng-.
Lui scosse la testa.
- No, non ce n'è bisogno... vedi? Mi sta già passando – in effetti il respiro stava tornando alla normalità, anche se in viso rimaneva comunque piuttosto pallido.
- Hm – bofonchiò Haruka, poco convinta.
Kafuu fece un ultimo, profondo respiro; poi chiuse gli occhi. In effetti sembrava più tranquillo, così Haruka si arrischiò ad alleggerire la tensione:
- Beh, meno male che ci siamo venuti oggi – disse.
- È il tuo compleanno – le ricordò – Ed è domenica; domani sarà pieno di gente. Sai, è una scuola.
- Sì, lo so – Haruka ignorò l'ironia, continuando con quello che stava dicendo – Ma anche mercoledì la scuola sarà chiusa, no? Per la festa del fondatore.
Kafuu ci pensò su un momento.
- Hai ragione – fece – L'avevo scordato.
- Quindi meno male che abbiamo deciso di venire oggi, e non mercoledì.
- Perché, scusa?
- Perché mercoledì grandinerà.
Kafuu la guardò stranito: d'accordo, ogni tanto lei lo prendeva in giro, ma quella sembrava più che altro una battutina idiota; non certo da Haruka. Ma vedendo che lei continuava a guardarlo, seria e tranquilla, sbuffò leggermente.
- Non dire sciocchezze!
- Non è una sciocchezza – ribatté lei senza battere ciglio.
- Haruka, non offendere la tua intelligenza – continuò lui – Se fossi una delle oche della mia classe mi metterei a spiegarti che la grandine cade soltanto in estate, non certo in inverno.
- E io ti risponderei che lo so benissimo.
- Allora dove vuoi andare a parare? - non capiva a che gioco stavano giocando.
- Mercoledì trenta gennaio grandinerà – ripeté lei, scandendo bene ogni singola parola.
- Piantala, Haru...
- Me l'ha detto il vento.
- Eh? - seguì un attimo di silenzio, nel quale Kafuu cercò di capire se aveva sentito bene. Ma Haruka era serissima, anzi sembrava quasi sfidarlo a crederci: come se stesse testando quanto poteva fidarsi di lui.
- Tu capisci quello che dice il vento? - provò a chiedere, cercando di prendere tempo per capire quella bizzarra situazione.
- A volte – Haruka soppesò la sua risposta, riflettendo un momento – Non sempre, però.
- E che cosa dice?
- Porta dei messaggi. Cose minime, come il tempo che farà, o dei presentimenti.
- Che tipo di presentimenti? - indagò Kafuu, suo malgrado interessato.
- Di ogni tipo – Haruka si strinse nelle spalle – Ad esempio il giorno in cui ti sei seduto sul bordo della pista di atletica mentre correvo, il vento mi ha detto che eri un tipo interessante. Per questo ti ho parlato, quando ho finito di allenarmi.
Kafuu era sbalordito: Haruka stava dicendo che doveva la loro amicizia a un... soffio di vento? Gli sembrava assurdo, ma lei non l'avrebbe mai preso in giro su una cosa del genere: allora provò a porle un'unica domanda.
- È vero?
Haruka sorrise: - Certo che è vero.
Gli bastò: le credette, perché agli amici si crede anche se dicono delle assurdità.
Alzò gli occhi verso il cielo grigio sopra di loro, che si era rannuvolato ancora di più. Il cemento sotto il sedere era gelido, ma mai quanto l'aria e il vento a malapena attutiti dalla rete dietro di loro. Sentiva che sarebbe potuto morire assiderato, ma Haruka era accanto a lui, e poteva in qualche modo percepire il suo calore attraverso i cappotti, anche se si stavano a malapena sfiorando le spalle.
- Devo dirti una cosa anch'io – ricordò, pensando che se la temperatura fosse stata appena più mite quel momento sarebbe stato perfetto – L'altro giorno mi sono iscritto all'associazione per la donazione degli organi.
Non stava guardando Haruka, ma sentì lo stesso che gli stava chiedendo di spiegarsi meglio.
- L'ho fatto tramite mio padre, perché sono ancora minorenne; a mia madre lo dirò stasera – si voltò verso di lei – Volevo che lo sapessi prima tu.
- Donazione degli organi? Che roba è? - chiese Haruka.
- Se muori, parte del tuo corpo può essere riutilizzata: i medici asportano i tuoi organi e li mettono nel corpo di gente che ne ha bisogno. Si chiama trapianto.
Haruka rimase in silenzio.
- Se ne possono riutilizzare parecchi: reni, fegato, polmoni, pancreas, intestino... e il cuore, ma di quello che se ne fanno? - ridacchiò – E non solo gli organi: possono prelevare anche la cornea, il tessuto osseo, i vasi sanguigni... ti rendi conto? Qualcuno potrebbe tornare a vedere per merito mio.
- Stai dicendo che se muori ti faranno a pezzi e ti smembreranno?
- No, non è che debbano mettermi nel congelatore – rispose lui, spiegandole tranquillamente il tutto – Semplicemente mi aprono e tirano fuori quello che serve, tutto qui.
Gli occhi di Haruka si fecero duri.
- Hai in programma di morire prossimamente, per caso?
- Se dipendesse da me, no. Ma non si sa mai – si soffiò sulle mani, nel tentativo di scaldarle – Ultimamente ho avuto qualche crisi... anche se non vuol dire niente, lo sai. Ma quelli come me potrebbero morire in qualsiasi momento, per qualunque cosa, fosse anche un'emozione troppo forte.
- Tipo salire su una giostra, eh?
- Già – sorrise, cercando di farla ragionare – Dai, Haruka, non arrabbiarti: quella volta non vedevo l'ora di salirci, ed ero molto più tranquillo sapendo che c'eri anche tu. Sapevo che non sarebbe successo niente.
- Ma intanto ti iscrivi ad una sottospecie di associazione a cui prometti di farti sventrare se muori – ribatté lei, infischiandosene del tatto e alzandosi in piedi, rimanendo comunque appoggiata alla rete.
- Te lo immagini? - l'entusiasmo che provava ogni volta che ci pensava gli riscaldò le guance e le orecchie – Il sacrificio di una sola persona può salvarne almeno cinque, se non di più! È una cosa magnifica!
- Non ha alcun senso, invece.
Kafuu sorrise.
- Sì che ne ha. Non mi dire che sei troppo codarda per capirlo.
Haruka non rispose, così lui la tirò per la manica del cappotto finché lei non si decise a sedersi di nuovo.
- Quello che intendo, Haruka, è che è tutto in mano nostra. Cosa diceva, quella frase... "La sfida tra inferno e paradiso si decide sulla terra", no? Per quanto un evento sia più grande di noi, abbiamo sempre il potere di fare qualcosa.
Lei continuava a non rispondere, guardando cocciutamente di fronte a sé. Ma Kafuu la conosceva bene, e sapeva che lo stava ascoltando.
- Significa che, per quanto piccoli e insignificanti siamo, non abbiamo scuse. Pensa, persino io posso salvare delle vite, io che non riesco nemmeno a correre cento metri perché schiatterei all'istante!
- La finisci di elencarmi tutti i modi in cui potresti morire? - sbottò lei.
- Finiscila tu, e stammi a sentire! - ribatté Kafuu, anche se non sembrava affatto arrabbiato – Io ti ho creduto quando mi hai detto che senti quello che dice il vento.
- Certo, perché è vero!
- Ed è vero anche tutto quello che ti ho detto io. Sai che cosa significherebbe per me, potermi rendere finalmente utile?
- Morendo? - fece sarcastica lei.
- Anche! Una vita per altre due, tre, cinque... non ti sembra uno scambio legittimo?
- No, perché si tratta di vite umane! È idiota!
- Tu lo faresti, se fossi al posto mio – ribatté Kafuu sorridendo – Anzi, sono sicuro che ti sacrificheresti anche per una sola vita.
- Non so, magari dovresti mettermi alla prova – il tono era scherzoso, ma l'espressione ancora grave – Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Ci sono cose che sono sempre e comunque... assurde.
- Sì, almeno finché non te le ritrovi davanti – Kafuu continuò a sostenere il suo sguardo senza timore – Lo so che tu magari non ci hai mai pensato, ma io convivo con l'idea della morte da quando sono nato. Mia madre mi ci ha assillato un po' troppo, forse, ma l'ho sempre saputo anche da me -.
Non aveva ancora lasciato la manica del suo cappotto; gli sarebbe piaciuto prenderla per mano, ma non avrebbe mai rischiato tanto. Era più importante che lo ascoltasse.
- Ci sono io, e poi ci sono le persone come te: quelle che non avrebbero paura di morire nemmeno se si buttassero giù da un tetto come questo – accennò alla rete, tremando al pensiero che Haruka ci avrebbe anche provato, se l'avesse sfidata – E sacrificare una vita per salvarne tante altre è... giusto, secondo me.
- Secondo me no – rispose lei dopo un momento di silenzio.
- Abbiamo opinioni diverse – concluse Kafuu. Quella conversazione l'aveva agitato un po': sentiva una leggera tachicardia, ma cercò di non mostrarlo a Haruka. Si voltò alla sua destra e prese il sacchetto che aveva portato con sé – Guarda, volevo fartelo vedere -.
Estrasse qualcosa di colorato che Haruka riconobbe come il modellino di cui aveva visto il disegno qualche settimana prima: era completo e colorato, e somigliava incredibilmente a...
- Ma è la giostra su cui siamo andati al tuo compleanno! – esclamò.
- Più o meno. Ho cercato di fare in modo che le somigliasse, anche se si tratta di una struttura molto più semplice – la forma esagonale, dipinta di rosso, oro e bianco, sosteneva un tetto a listelli che sporgeva un po' e da cui pendevano sei piccole altalene – Per queste mi ha aiutato mio padre: è bastato lasciare un paio di buchi in cui annodare le cordicelle e poi aggiungervi questi listelli come sedili.
- È incredibile – ammise sinceramente Haruka, osservando la precisione con cui il lavoro era stato eseguito – Hai del talento, sai? Altro che correre i cento metri!
- Grazie, ma questa è stata la parte più semplice. Il meccanismo lo devo ancora iniziare, ma avevo intenzione di metterlo qui – alzò il tetto della giostra, facendo dondolare leggermente le piccole altalene e mostrando l'interno ancora cavo – Ho scelto la melodia e trovato le note... però costruire il rullo con le puntine e le piastrine è decisamente un altro paio di maniche.
- Oh, ce la farai... non devi mica finirlo per domani!
- No, però... è un po' triste lasciarlo così – Kafuu prese in mano la piccola giostra, guardandola con una sensibilità che Haruka pensò non le sarebbe mai appartenuta – È un semplice involucro senz'anima: lui sì, che senso ha d'esistere?





La frase “La sfida tra inferno e paradiso si decide sulla terra” è tratta dal film “Constantine” e dovevo inserirla per il contest.
E non temete: nel prossimo capitolo si farà tutto più chiaro.


sailormoon81: è vero che sono abbastanza piccoli, ma una Haruka "immatura" faccio fatica ad immaginarmela- secondo me si cadrebbe nel surreale, altroché- e per affiancarle qualcuno che potesse andarle a genio dovevo renderlo comunque... al di sopra della media. XD
Per quanto riguarda la gelosia dissimulata di Kafuu, poi, ho idea che Haruka non sopporterebbe nessuno che si mettesse a farle "scenate" o cose simili, e il fatto che il suo amico lo sappia è un modo come un altro per far capire quanto la conosca bene.
A parte questo, in effetti in una storia come questa il dialogo è indispensabile per riuscire a svilupparla a dovere. Di solito uso di più le parti descrittive, ma visto che questa è una storia "a due" ho cercato di darle un'impronta diversa... anche per sperimentare un po'. ^^ E se ti piace lo stesso, tanto meglio.
Athanate: sono contenta che la storia ti piaccia, anche perché affiancare un OC ai personaggi che conosciamo è sempre un po' un azzardo... il prossimo sarà l'ultimo capitolo, e spero che non ti deluda! ^^  
   
 
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