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Autore: Doll_    24/01/2011    10 recensioni
Mio padre ancora non sapeva nulla della storia. Un punto a sfavore.
Non avevo ancora trovato la chiave di quella porta comunicante. Altro punto a sfavore.
Il ragazzo che si sarebbe finto il mio fidanzato era, oltre che un gigolò professionista, anche un tipo fastidioso, cinico e maledettamente sensuale, che odiavo con tutta me stessa. Quindi Tre a Zero per la sfortuna.
Il suo lavoro, poi, non consisteva solo nel fingersi innamorato di me -cosa già difficile in sé per sé- ma avrebbe dovuto anche insegnarmi le tecniche della passione e, quindi, in un modo o nell'altro riuscire a fare eccitare entrambi. Cosa impossibile. Quattro a Zero.
Qualcos'altro? Ah, sì! Dovevo sorbirmelo per oltre un mese..!
Cinque a Zero. Avevo nettamente perso..
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Zac e Vic'
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 UN GIGOLO' IN AFFITTO - FOTOGRAFIE

 

Cazzo...!” Me ne uscii, poco finemente, mentre pregavo ogni santo che Zac fosse entrato prima di tutta quella scenata...

Ovviamente la preghiera fu vana...

Pronto, papà?” Sussurrai, nascondendomi meglio dietro il tronco.

Victoria, dove sei!?” Urlò, rompendomi quasi un timpano.

Mmm.. Sono uscita prima. Cristina doveva parlarmi.” Mentii, spudoratamente, incrociando le dita.

Ho chiamato Cristina poco fa. Lei non ne sa nulla.” Fece, cercando di calmare la rabbia che sentivo ribollirgli dentro.

Oh, cazzo...

Prima che svenissi all'istante per la troppa ansia, una mano prese velocemente il mio cellulare, allontanandolo dal mio orecchio, per poi rivolgersi a mio padre.

Non si preoccupi, Giacomo, sua figlia è con me... Sì... No... Mh mh... Okay, grazie... Ciao.” E con questo Zac chiuse la chiamata, restituendomi il telefonino fra le mani, senza che io dicessi nulla o lo guardassi in faccia.

Non riuscivo nemmeno a muovermi. Ero pietrificata sul posto, con occhi e bocca ad O dallo stupore. Zac mi aveva scoperta.. Mio padre mi aveva scoperta... No. La carriera di detective non era proprio adatta a me.

Tu cosa diavolo ci fai qui?!” Sentivo la furia di Zac, trapelare dalle sue parole piene di stizza e nervosismo. Se solo avesse saputo tutta la verità mi avrebbe, come minimo, denunciata per stalker.

Ma, prima che riuscissi a proferire alcun suono, una voce più lontana e femminile, ci interruppe gentilmente.

Zac, cosa fai lì giù? E chi è la tua amica? Mi sembra di averti insegnato le buone maniere, no? Avanti, invitala ad entrare!” Urlò, per farsi sentire dal portico dove si trovava. Sporgendomi, però, invece di trovarmi una delle solite bellezze che ero abituata a vedere intorno a Zac, la vista di una vecchietta con tanto di capelli bianchi, rughe ed un sorriso familiare mi stupì ancora di più.

Indossava una tuta celestina e rosa e per essere un'anziana signora sulla settantina, sembrava fin troppo giovanile.

Vieni.” Mi ordinò, Zac, con tono duro e autoritario, come mai lo avevo sentito rivolgersi a me.

Lo seguii in silenzio, entrando più titubante nella casa della signora, dopo di lui, che non si sprecò nemmeno di tenermi la porta aperta.

La casetta non era troppo grande, adatta per poche persone, interamente in legno e con pareti diversamente colorate, dava l'aria di essere un posto ospitale e solare. Appena entrata, subito sopo la porta, c'era il salone con tanto di camino, tv, divano, poltrona e sedia a dondolo con accanto i ferri da maglia ancora aggrovigliati. Più avanti vi era la cucina, abbastanza larga che, con un'altra porta finestra sempre aperta, portava ad un balconcino sempre di legno, in alcuni punti anche cigolante. Nelle altre tre porte chiuse, sicuramente, si trovavano la camera da letto, quella per gli ospiti e il bagno...

Oh, santo cielo!” Esclamò la signora, venendomi più vicina per guardarmi meglio, per poi prendere anche gli occhiali da vista come a non credere a ciò che vedeva. “Lucy...” Mi sussurrò poi, a pochi centimetri dal viso.

Nonna!” La richiamò Zac, facendola sussultare.

Nonna? Era sua nonna? Quindi.. Zac aveva una parente! Ecco perchè mi guardava ancora in quel modo terribile ed era tanto agitato.

La sua famiglia era pur sempre il suo argomento tabù!

Ma ero troppo entusiasta di quella scoperta per badare alle sue reazioni.

Lei..è sua nonna?” Le chiesi, quindi, guardandola nello stesso modo stupito con il quale mi guardava lei.

Sì, tesoro. E tu sei..?” Domandò, con tono pacato e..commosso?

Mi chiamo Victoria, piacere.” Non riuscii neanche ad alzare una mano tanto mi stava attaccata. La presentazione, fortunatamente, non aveva necessitato di alcuna etichetta.

Annie, piacere mio.” Sussurrò, facendo poi una cosa che mi spaventò quasi. Infatti alzò una mano per poi passarla sul mio viso in una carezza leggera che quasi mi tranquillizzò ma che, poi, stringendomi una giancia, iniziò a farmi male.

Posai il mio sguardo allarmato su Zac per cercare aiuto, inarcando anche un sopracciglio, incuriosita da quella reazione così...strana.

Nonna, ma che fai?” Zac, grazie al cielo, mi venne in contro, allontanando la nonna-omicida da me.

Presi subito a massaggiarmi la guancia, indietreggiando di qualche passo.

L'hai vista, Zac?” Gli chiese lei, come se io fossi una statua e non stessi ascoltando la loro conversazione.

Sì che l'ho vista, e non dovrebbe neanche essere qui.” Fece, rivolgendosi a me con il solito tono arrabbiato e quasi furioso.

M-mi dispiace...” Cercai di giustificarmi.

Cosa ti è passato per la testa, Vic!? Perchè non sei andata a scuola!?” Prese ad alzare la voce, lasciando sua nonna e venendomi più vicino mentre io indietreggiavo ancora, finendo alla fine, contro la poltrona.

Io.. Volevo sapere dov'eri andato. Ti ho sentito stamattina uscire...” Oh-oh, passo falso. Non doveva sapere quell'esatto particolare.

Tu...mi hai seguito da stamattina!?” Sbottò, giustamente furioso.

Mi sembrava strano che fossi uscito alle quattro.. Pensavo che volessi andartene via.” Mentii, deglutendo.

Lo avevo seguito per semplice e stupida curiosità.

Cosa hai visto?” Mi chiese, cercando di regolarizzare il tono e il respiro.

I.. i tuoi lavori.” Abbassai lo sguardo, senza riuscire a guardarlo.

Fu un attimo che lo sentii girarsi e dare un pugno potente sul muro dietro di sé, facendomi sussultare. La nonna, probabilmente dura d'orecchi, guardava la scena dalla cucina, con ancora quella strana luce negli occhi turchesi, simili a quelli di Zac che, però, al momento mi guardavano furiosi.

Non dovevi venirne a conoscenza, tu! Non erano fatti tuoi! Cosa ti ha detto il cervello, si può sapere? Marinare la scuola per seguirmi dalle quattro di mattino fino a mezzogiorno!?” L'avevo fatta grossa, dato che aveva ripreso ad urlare come un pazzo.

Ho giò detto che mi dispiace, cosa vuoi di più?” Chiesi anche io, con tono più pacato.

Che ti fossi fatta gli affari tuoi!” Esclamò, dandomi il colpo di grazia.

Ha-hai ragione, scusami ancora. Se vuoi lasciarmi, ovviamente sei libero di farlo. Io tolgo il disturbo. E' stato un piacere Annie.” Deglutii ancora, con sguardo basso, trattenendo le lacrime che in questi utlimi giorni sembravano troppo porpense ad uscire. Aveva ragione lui ed io meritavo il peggio...

Stavo per aprire la porta, quando la sua mano calda, che avrei riconosciuto fra altre mille, mi bloccò come quella volta al ristorante.

No, resta. Ormai il danno è fatto e poi..mia nonna vuole conoscerti.” Sospirò.

Non voglio.. disturbarti ancora.” Cercai almeno di andarmene a testa alta e con un briciolo di dignità.

Siamo pari, okay? Io mi sono intromesso con tuo padre, facendovi litigare e tu...mi hai pedinato fino a conoscere mia nonna.” Spiegò, tentando di farsi ritornare il sorriso sghembo che tanto adoravo.

Annuii senza rispondere ma, prima di avanzare verso la cucina, rirpesi Zac per la camicia per avvicinarlo a me e sussurrargli: “Ma.. tua nonna cos'ha?” Domandai, impaurita da quella vecchietta tanto strana che aveva quasi cercato di stritolarmi una guancia prima, e che continuava a guardarmi come se fossi un miraggio.

In tutta risposta, il mio finto fidanzato ridacchiò, anche se lo sentii ancora più nervoso, prendendomi per mano e protandomi da Annie.

Rimani a pranzo, vero?” Mi chiese, speranzosa.

Il mio sguardo passò subito a guardare Zac, dubbiosa se accettare senza il suo consenso.

Già che c'è...” Fece spallucce, mettendomi un braccio intorno alla vita e avvicinandomi ancora di più a sua nonna.

Oh, ne sono contentissima! Su, cara, siediti. Voglio sapere tutto di te!” Esclamò tutta emozionata, neanche fossi la star del momento, facendomi quindi sedere a tavola mentre Zac apparecchiava.

Era troppo strano vederlo così e anche irrimediabilmente buffo, tanto che, guardandolo, tentai di trattenermi una risatina.

A casa me la pagherai..” Mi sussurrò all'orecchio, gelandomi all'istante e facendo morire la mia risata.

 

Mmm.. Questa pasta è buonissima, Annie, complimenti.” Le sorrisi, finito il mio piatto di fettuccine con carciofi.

Ti ringrazio tesoro, ma Zac è quasi più bravo di me a farla.” Ammiccò lei, verso suo nipote, stranamente silenzioso.

Non sapevo che cucinassi.” Lo guardai, incuriosita.

Beh, io non sapevo che tu fossi uno stalker.” Ribatté, pignolo come sempre.

Dai, Zac, ti ho già chiesto scusa!” Ridacchiai, dandogli un buffetto sulla guancia e facendolo sorridere.

Finalmente era tornato tutto come prima...

Che scuola fai, cara?” Mi chiese Annie, dopo che l'avessi aiutata a sparecchiare mentre Zac si era posizionato sulla poltrona a guardare un po' di Tv sui canali di calcio.

Istituto d'Arte, a Rieti.” Le sorrisi, felice di quell'ambiente famigliare rilassato e caloroso. Vedere Zac in un contesto tanto differente non fece altro che aumentare la mia stima e il mio affetto nei suoi confronti.

Anche alla mia Lucy piaceva disegnare...” Borbottò la nonna, mentre buttava i tovaglioli sporchi nel cestino.

L..Lucy?” Chiesi, ricordando esattamente come mi aveva chiamata appena mi aveva vista, e incerta se impicciarmi ulteriormente nella vita di Zac.

Mia figlia, la madre di Zachary..” Mi sussurrò accanto all'orecchio, sicuramente cosciente di una possibile reazione da parte di suo nipote.

Sua madre? La madre di Zac... Non me l'aveva nemmeno mai nominata.

Annie continuò a guardarmi e solo in quel momento, infatti, ricordai le parole di Zac: “Mia madre era di Atlanta, mio padre italiano...”

Annie.. giusto. Non è un nome italiano.” Pensai, purtroppo ad alta voce, facendo ridacchiare l'anziana signora che non si decideva a distogliere lo sguardo dal mio viso.

Per tutto il pranzo mi aveva guardata di sottecchi, fatto domande su ogni cosa, dalla più sciocca alla più personale, e per tutto quel tempo avevo cercato di reprimere la voglia di chiederle il perchè di quei comportamenti che Zac fingeva anche di ignorare.

Non che mi dessero fastidio ma...ecco, non ero mai stata abituata a tante attenzioni.

Noi siamo di Atlanta. Ci siamo trasferiti anni fa, però.” Continuò a sorridermi, anche se più malinconicamente.

Intende, lei e i genitori di Zac.” Deglutii a disagio. Sentivo di essermi inoltrata in un campo minato.

Oh, no. Io mi ero trasferita già prima di loro. Anche mio marito era italiano. Abbiamo vissuto un po' ad Atlanta e un po' qui, fino a quando Lucy non ha conosciuto Carmelo, il padre di Zac, e hanno deciso di sposarsi e andare a vivere in America. Ogni estate ritornavano in bass'Italia per andare a trovare i parenti di Carmelo, dato che lui -prima di conoscere Lucy- si era spostato a Roma per gli studi, per poi ritornarsene a casa ad Atlanta per crescere i propri bambini: Zac e Jack.” Raccontò, sempre mantenendo il tono di voce basso, sistemando ogni tanto la cucina.

Almeno, pensai, qualcosa di vero Zac me l'aveva raccontata ma, in quel preciso istante suo fratello e i suoi genitori..dov'erano?

Quindi il resto della famiglia è rimasta in America...” Azzardai, sempre titubante.

Jack ha trentanni e lavora come architetto a New York, ma Lucy e Carmelo sono morti molti anni fa.” Fece Annie, gelandomi il sangue.

Era per questo, quindi, che Zac era così restio a parlare del suo passato e dei suoi genitori? Perchè era rimasto orfano..?

Oh, mio dio.. Mi.. mi dispiace moltissimo, io.. Zac non me ne ha mai parlato.” Farfugliai presa dal dispiacere e dall'imbarazzo di quella spiacevole situazione. In certi casi non sapevo mai cosa dire, certa che qualsiasi cosa sarebbe stata errata, soprattutto detta da me, quindi spesso rimanevo in silenzio senza rischiare di sfigurare ancora ma, accidenti, qui si parlava di Zac.. della sua famiglia e del suo dolore. Chissà come sarà stata dura aver affrontato tutto il trauma da solo.

Zac non ne parla mai con nessuno perchè non vuole compassione. Preferisce semplicemente fuggire al discorso ma non sa che in questo modo nulla si risolve.” Spiegò, saggiamente, Annie, scuotendo il capo amareggiata.

Ha ragione.” Annuii, persa in quei ragionamenti.

Scommetto che ti ho spaventata, vero?” Mi chiese a bruciapelo lei, riscuotendomi dal momento di blackout.

Mmm.. In che senso?” Cercai di fingermi ignara delle sue parole.

Oh, avanti cara, so di averti fatto una strana impressione quando prima mi sono comportata in quel modo. Non ti preoccupare, non lo faccio con tutti.” Ridacchiò, notando la mia espressione sollevata. “Tu le somigli molto.” Dichiarò dopo poco, ritornando seria e ritornando a guardarmi in quel modo strano.

A chi?” Domandai, inarcando un sopracciglio.

A mia figlia Lucy. Hai i suoi stessi capelli corvini, gli occhi verdi acqua, la pelle chiara... Sei la sua copia spiccicata. E' per questo che appena ti ho vista mi è quasi preso un colpo.” Rise ancora, ma più lievemente, pensando probabilmente ad un vecchio ricordo.

Oh, accidenti. Beh, Zac non mi ha mai detto nemmeno questo. Forse perchè era piccolo quando sua madre è..Bé, quando Lucy...” Mi stavo impicciando con le mie stesse parole, vergognandomi di dire la parola “morta” ed iniziando così a gesticolare furiosamente come mio solito, venendo bloccata subito e fortunatamente, dalla nonna.

No, no, non è di certo per questo. Zac ricorda benissimo sua madre e sicuramente anche lui è rimasto spiazzato dalla vostra somiglianza.” Mi sorrise, dicendomi poi di aspettare un attimo mentre andava nella sua camera a prendere una cosa...

Intanto io mi affacciai di poco dalla cucina giusto per vedere Zac essersi addormentato sul divano con ancora la televisione accessa e i vestiti ancora addosso. Non so cosa mi mosse, ma istintivamente mi alzai per andargli incontro e levargli così i piedi da sopra il tavolinetto, togliendogli le scarpe e facendolo sdraiare meglio sul divano per esteso, coprendolo con la copertina che trovai sulla poltrona lì affianco, senza nemmeno svegliarlo.

Zac, capii all'istante, aveva il sonno pesante.

Sorrisi guardandolo e pensando a tutta la fatica che ogni giorno doveva fare per guadagnarsi da vivere e ricordando quegli attimi in cui svolgeva il lavoro da netturbino o da cameriere, posandogli poi una mano fra i capelli, carezzandoli, per poi abbassarmi e lasciargli un leggero bacio sulla fronte.

Riposati, tesoro mio.” Gli sussurrai, rendendomi conto solo dopo di ciò che dissi.

Rialzandomi in piedi notai che nonna Annie ci stava fissando con un'espressione mista fra la sofferenza, la commozione e la gioia.

Ehm.. I-io...” Cercai di trovare le parole giuste che nemmeno avevo in mente.

Non devi giustificarti, cara, è stata la scena più emozionante alla quale avessi mai assistito.” Fece, con voce rotta. “Vieni in cucina che ho delle cose da farti vedere...” Detto questo la raggiunsi a sguardo basso fino a risedermi sulla sedia in cui stavo prima, ad aspettare che Annie aprisse il piccolo bauletto d'acciaio che aveva appena poggiato sul tavolo.

Deve essere molto vecchio..” Borbottai, osservando più da vicino l'oggetto, fino a quando la nonna di Zac non si decise ad aprirlo per prenderne poi un mazzo di foto, alcune in bianco e in nero e altre già a colori, tutte raffiguranti le stesse persone apparentemente felici e indubbiamente di bell'aspetto.

Ecco, guarda queste..” Mi consigliò lei, porgendomene una decina.

Iniziai così a sfogliarle una ad una con il battito cardiaco a mille, notando in ognuna di queste, una donna dai capelli neri, un sorriso disarmante, la pelle diafana e gli occhi di un verde chiaro intenso; appena la vidi per la prima volta, dalla sorpresa, la fotografia mi cadde sul tavolino, porgendomi però sempre la stessa visuale.

Boccheggiai per qualche secondo ma poi, riprendendomi la ripresi in mano e rimasi ancora sbalordita dalla somiglianza che aveva con me.

Nella foto doveva avere vent'anni, solo di alcuni tratti era leggermente differente a me e fra questi c'era sicuramente la bellezza.

I capelli erano poco più lunghi dei miei, più ondulati e non aveva trucco. Portava un cappellino rosso in tinta con il vestito lungo fino ai ginocchi e stretto in vita, adatto certamente ad una festa importante.

La foto seguente era in primo piano e la raffigurava in costume, con i capelli bagnati ed il solito, inconfondibile sorriso solare, simile a quello di Zac.

Nella terza era sdraiata su un prato e teneva in mano una margherita; accanto a lei c'era un bambino biondo con gli occhi azzurro cielo di una profondità indistinguibile, inutile quindi dire che si trattava ovviamente di Zac che sorrideva proprio come la madre mentre si guardavano, ignari dello scatto della foto.

La quarta raffigurava tutta la famiglia in una posa seriosa ma con la solita scintilla divertita negli occhi di ognuno di loro; lì Zac doveva avere circa sette anni mentre suo fratello, che aveva lo stesso colore dei capelli di sua madre e gli occhi castani di suo padre, ne doveva avere dodici. Erano vestiti eleganti, probabilmente per un matrimonio e ricordavano una di quelle famiglie perfette e felici da copertina, sempre impeccabili.

Sfogliavo le foto come incantata, ignara del tempo, di chi avevo attorno e, soprattutto, delle conseguenze. Mi ero impicciata fin troppo nella vita di Zac ma, ora che c'ero, non mi sarei certo tirata indietro, a maggior ragione se sua madre aveva questa stravolgente somiglianza con me.

Fu proprio quando stavo guardando la settima fotografia nella quale c'era Lucy che lanciava un bacio all'obiettivo, sicuramente diretto a suo marito, che il ricordo della chiacchierata con Maria riaffiorì prepotente nella mia mente...

Gli hai mai chiesto perchè si è avvicinato a te sul treno? Se ci pensi bene uno che fa il suo lavoro non potrebbe mai avere una relazione fissa con una ragazza. Non reggerebbe mai. Io penso che per lui tu sia diversa dalle altre, Victoria.”... Ma certo! Tutto tornava ai conti che i miei folli neuroni stavano facendo. Maria aveva anche detto che lei sapeva il motivo delle reazioni di Zac nei miei confronti ma che non poteva dirmi nulla perchè sarebbe stato lui a farlo... Era ovvio che appena mi aveva vista sul treno gli era quesi venuto un infarto e magari aveva anche creduto che fossi sua madre date poi le recenti scoperte. Oddio, peggio di un thriller. Sembrava un film a tutti gli effetti, pieno di colpi di scena e segreti difficili da rivelare. Conoscere Zac mi aveva catapultata completamente in un'altra dimensione...

Guardavo e riguardavo le foto come un'ossessa e tutti i vari frammenti di ricordi e voci facevano da sottofondo a quelle strabilianti immagini.

Ancora non riuscivo a crederci... Vedere Lucy era come vedere me, in tutt'altra epoca, in altri luoghi, altre situazioni, con altre persone, più bella e più grande, più donna, felicemente sposata e con dei bambini bellissimi. Una persona da invidiare...

Per non parlare di suo marito. Un uomo affascinante, non propriamente bello ma sicuramente intrigante, con occhi color cioccolato e capelli castano chiaro, tali e quali a quelli di Zac; era un tipo che amava vestirsi bene e che trapelava sicurezza di sé da tutti i pori... Dio, le sue espressioni erano le stesse che faceva abitualmente Zac quando era contento, imbarazzato, contrariato o euforico. Lucy e Carmelo davano entrambi l'aria di essere fatti l'uno per l'altra, data la semplicità di lei e l'eleganza di lui. Infondo..gli opposti si attraggono.

E.. come sono morti?” Chiesi mentre ancora guardavo le fotografie.

Oh, bé, questa è un'altra lunga storia. Ora sarà meglio rimettere a posto tutto, Zac si sveglierà a momenti.” Pochi minuti dopo, Zac riaprì gli occhi.

   
 
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