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Autore: loonaty    24/01/2011    2 recensioni
Com'è fuggire da ciò che più si ama?
Com'è avere tutto e subito dopo ritrovarsi con nulla fra le dita?
Un chakra dalla potenza sconfinata, inferiore solo a quello della volpe.
Un carattere combattivo e ribelle.
Un'indole autodistruttiva.
Un membro in più nel clan Uchiha.
Cosa si prova ad essere un mostro?
Non ci si aspetta che qualcuno capisca.
Non ci si aspetta che qualcuno compatisca.
Perché niente di ciò è davvero rilevante.
Kioko è Kioko, e questo, che voi lo vogliate o no, non cambierà.
"Queste rose.
Sono come me. Lentamente sfioriscono, i loro bei petali hanno ingannato per tutta l’estate gli ingenui che nel coglierle si erano feriti con le spine. Quando però avranno perso ogni petalo le persone temeranno quei rovi spinosi, si terranno alla larga. Così era successo con lei." (capitolo 12 "Queste rose")
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Obito Uchiha, Rin, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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CAPITOLO 2 - HAYABUSA GIN



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Incontrò l’Hokage. Non era stato facile, ma ce l’aveva fatta. Kioko era una ragazzina alta, con un fisico ben tornito, appariva come un unico fascio di muscoli in tensione. La sua carnagione non era chiara come quella del fratello, ma più abbronzata, i capelli corvini erano divisi in due lunghe ciocche hai lati del viso e corti e scarmigliati sul retro. Già al suo meglio appariva trasandata, dopo il suo primo volo di chilometri e chilometri era un disastro, ma essendo cresciuta tra allenamenti, kunai, sangue, shuriken, sudore, veleni, dolore e qualsiasi altra arma, il suo comportamento virava decisamente verso una totale mancanza di attenzione nei confronti del proprio aspetto. Le ci era voluto davvero troppo per riuscire ad entrare nell’ufficio del capo villaggio. Le aveva spiegato una strana storia riguardante demoni e forze portanti di cui non capì assolutamente niente, a parte la frase “Dentro di te alloggia lo spirito del falco d’argento”.-Ehmm … sssì, ma come c’è entrato?- A questa domanda l’hokage si abbassò il cappello e si grattò la barba. –Vuoi far parte di una squadra di genin?- le propose cambiando palesemente discorso. L’esame fu uno scherzo per lei, poi le fecero conoscere quelli che sarebbero stati i suoi compagni.
La squadra era già stata formata da un po’ anche se l’affiatamento era quasi impercettibile. Quello che doveva essere il loro Sensei le sorrise benevolo. Era un bell’uomo, biondissimo con grandi occhi azzurri.
–Tu devi essere Kioko … - aspettò che lei dicesse il proprio cognome. Non ricevette risposta.
–Kioko e basta- mormorò lei.
Il sensei la squadrò critico, poi scosse la testa, e sorrise di nuovo –Bhè, ti presento i miei ragazzi!- Indicò per primo un ragazzino dai capelli argentei ed il volto semi-nascosto da una mascherina blu. Era di poco più basso di lei, ma ci era abituata, di solito tutti i ragazzi erano più bassi di lei.
–Lui è Kakashi  Hatake  - Il ragazzetto ,che pareva anche reggere il confronto con i muscoli scolpiti della ragazza falco, non la degnò di uno sguardo.
Presuntuoso.Pensò lei.
E’ già sulla mia lista nera.
– Lei invece è Rin - Aveva una faccia tonda ed allegra  incorniciata da morbidi capelli color cioccolato.
Poi il suo sguardo cadde sul terzo componente della squadra. Lo conosceva. Era anche lui un Uchiah.
–Mentre lui è Obito Uchiah … - concluse il maestro senza notare lo sguardo sconvolto che la falchetta lanciava a Obito.
–Ma tu non sei … -incominciò il ragazzo sgranando gli occhi scuri dietro alla mascherina arancione.
-No non sono - disse lanciandogli un eloquente sguardo di avvertimento. – Hayabusa - proclamò lei fissandoli tutti attentamente.- Il mio cognome è Hayabusa –
Aveva scelto la parola adatta. Pensò mentre si avviavano verso quella che sarebbe stata la sua prima missione. Hayabusa, significa falco.


-Dovremo scortare questo gruppo di mercanti fino al loro villaggio, hanno paura che dei banditi possano attaccarli.- Spiegò Minato.
Si trovavano all’entrata del villaggio della foglia. L’enorme portone di pietra verde giada li sovrastava. Kioko con il naso per aria annusava pensierosa il vento.
–Non mi sembra saggio uscire oggi- mugugnò mentre prendevano il cammino attorno a tre uomini robusti.
–Cosa c’è la nuova venuta è anche metrologa? – Era stato Kakashi a parlare? Si voltò verso di lui con sguardo incendiario.
–Sto solo dicendo che molto probabilmente arriverà un vento freddo da nord che ci costringerà a deviare per un’altra strada più frequentata dai briganti in questo periodo dell’anno-. Il sensei la guardò con la coda dell’occhio.” Un analisi così accurata delle temperature e del clima non l’ho mai sentita da un genin, le informazioni che mi hanno dato su di lei devono essere vere, è lei l’Hayabusa Gin … Ed in più è un Uchiah. C’è solo da sperare che il suo sharingan non si risvegli o diverrebbe troppo potente per una ragazzina di questa età.”
– E come puoi dirlo? La tua è solo una teoria mocciosa...- Ma perché ce l’aveva con lei quel tipo?
- Sarò anche una mocciosa, ma non soffro di invecchiamento precoce, i miei capelli ce l’hanno ancora un colore.- Sbottò.
Rin la guardò preoccupata mentre Obito ghignava malefico. Doveva aver centrato uno dei punti deboli di quell’idiota. Lei sapeva che quel vento stava arrivando e non le andava che qualcuno lo mettesse in dubbio. Minato si coprì il volto con una mano rassegnato alla vista dei pugni di Kakashi che si stringevano. –Ragazzi, ricordatevi che siamo in missione … - Avvertì gettando uno sguardo dispiaciuto hai mercanti ormai rassegnati al comportamento  infantile delle loro scorte.
– Questo è il colore naturale dei miei capelli sgorbio, domani diventerò jonin, questo implica che la mia bravura è assai più elevata della tua.-
Lei ridacchiò – Allora perché porti la maschera se non per nascondere le rughe, dai, a noi puoi dirlo, siamo i tuoi compagni di squadra … Domani diventerai Jonin?- Spostò lo sguardo su Minato – Ehi!Sensei,condoglianze! Se questo qui diventa jonin non credo che resteranno in vita molte persone al villaggio della foglia!.-   Fu inevitabile. A Rin scappò una risata ed Obito le andò dietro senza fare complimenti. Questo Kakashi quasi se lo aspettava, ma quando anche le spalle di Minato cominciarono a fremere e le risate del sensei e dei mercanti si unirono al coro la rabbia lo travolse.
– Dimmi, mocciosa, chi ti credi di essere?- Ma Kioko già non gli dava più retta, ascoltava l’aria che le frusciava gentile tra la chioma nera.  Socchiuse gli occhi. Era quasi in trans, fu solo un riflesso condizionato a permetterle di parare il pugno di Kakashi diretto al suo volto.  Sorrise felina. Si leccò un dito e lo espose al vento.
–Vento- dal- nord … Chi era la mocciosa, razza di scialba imitazione di un ninja?- Lo sguardo di Minato si affilò. Doveva stare molto attento con la ragazzina. Poteva dimostrarsi veramente pericolosa.
–Ci toccherà attraversare i calanchi, tenetevi pronti ad un’imboscata, Kakashi - kun … - Fece un gesto con la mano che lo invitava a venire avanti con lui. Kakashi si voltò per raggiungerlo. Il sorriso di Kioko fu gelido. Il carattere completamente sbandato della ragazza la portava ad attaccare briga contro tutti e a non arrendersi neanche quando vinceva.
–Codardo- Sibilò.
Fu un fulmine.
Un fulmine argenteo che cambiò direzione e si abbatté contro il suo stomaco falciandola come se fosse pesata solo pochi grammi. Si ritrovò nell’erba, a cavalcioni su di lei c’era Kakashi, i suoi occhi inchiostrati la fissavano fiammeggianti. Lei boccheggiò qualche secondo poi la furia se ne impadronì e lo scaraventò a terra assestandogli un pugno in piena faccia, la testa del ragazzo schizzò di lato colpendo forte contro una roccia, la sua vista si annebbiò solo per un momento, mentre cominciava a vedere rosso per via del sangue negli occhi. Minato non li divise. Minato Namikaze, anche detto il lampo giallo della foglia avrebbe potuto riportare all’ordine quella squadra indisciplinata in poco tempo, ma doveva anche testare le capacità dell’Hayabusa gin per vedere se il suo utilizzo nella terza guerra segreta ninja sarebbe stato proficuo. Era quasi tutta una messinscena. Quei mercanti erano anche loro dei ninja di medio livello, in caso un attacco fosse andato male se la sarebbero cavata. In quel momento però il maestro doveva catalogare velocità, forza, precisione, decisione e volontà della piccola Uchiah … a spese di Kakashi.
–Piccola stupida!- ringhiò quest’ultimo divincolandosi dalla presa di lei. Era davvero forte, ma restava pur sempre una ragazza, non poteva competere con la forza di un ragazzo come lui. Puntò tutto sui muscoli e riuscì a gettarla a terra. Stavolta si alzò di scatto per evitare colpi a sorpresa della ragazzina. Purtroppo non fece in tempo a sorridere per la vittoria che si piegò in due con una smorfia di dolore sul volto. Già qualche volta l’avevano colpito a tradimento, ma erano sempre stati ragazzi, prendere un calcio sotto la cinta da una ragazza inconsapevole ed infuriata era davvero doloroso. Si accasciò a terra con un gemito, le mani giunte lì dove l’aveva colpito. Kioko si rialzò tamponandosi la fronte con il dorso di una mano sporca di terra. Minato fissò sorpreso il suo allievo. Kakashi … Kakashi, il figlio di Zanna Bianca non era riuscito a stare dietro ad una ragazzina inesperta come quell’Uchiah alle prime armi. Sicuramente il suo clan la stava cercando ovunque, forse era davvero più saggio tenerla nascosta e sotto controllo lì al villaggio. I suoi occhi incontrarono quelli di Obito colmi di ammirazione verso la nuova venuta ed una scintilla di gioia e di speranza … forse sperava che lei in qualche modo facesse abbassare la cresta al presuntuoso compagno di squadra. Poi c’era Rin, ninja medico in tutto e per tutto, si era precipitata verso Kakashi , seppur con un sorriso appena accennato sulle labbra sottili per la banalità del metodo usato per batterlo, a controllare la ferita alla fronte. Comunque la ragazza non trattenne le risate nel vedere il cinico ragazzo a contorcersi a terra per il dolore. Le ragazze! Sospirò il sensei, non capiranno mai quanto fa male. Dopotutto anche a lui però veniva da ridere … Insomma … Che calcio gli aveva dato la mocciosetta?
 -Se Kakashi è ancora vivo forse possiamo degnarci di continuare la missione.- Un soffio di bora sottolineò le parole di Namikaze che si accinse a proseguire seguito da un Obito felice come una pasqua. Le due ragazze rimasero indietro. Kakashi stava tentando di rialzarsi mentre Rin lo aiutava con ancora un mezzo sorriso tirato. Non era cosa da maestro Minato lasciare indietro qualcuno. Stava mettendo alla prova La nuova arrivata, l’Hayabusa, Tutta la missione era fatta per mettere alla prova l’ Hayabusa, e lei avrebbe scoperto il perché. Kioko non seguì il gruppo come si era immaginata Rin, cioè, all’inizio lo seguì, ma poi si voltò indietro ed un dubbio le fece aggrottare la fronte rigata di terra e sudore. Rimase in piedi, confusa, da una parte Minato che si allontanava, dall’altra lei ed il povero Kakashi ancora dolorante. La vide tornare in dietro, afferrò il ragazzo per un gomito e lo sollevò di peso. Notando i muscoli tirati delle braccia e quelli possenti delle gambe di kioko, Rin deglutì, ora sinceramente preoccupata per Kakashi. Il ragazzino era forte, ma la nuova faceva paura. Forse era l’unica che sarebbe riuscita a stare al passo con gli allenamenti di qualsiasi ragazzo, forse possedeva perfino le capacità di raggiungere il maestro, o forse quello era troppo anche per lei.
–Muoviti,baka! Non vorrai mica farti lasciare indietro dal tuo stesso maestro vero?- Scosse Kakashi per un braccio. Lui la fulminò , Il taglio sulla fronte non sembrava grave anche se intorno ad esso si estendeva un ematoma quasi nero, non desiderava affatto sapere che altri lividi avesse il suo compagno in quel momento.
–Mi alzo, mi alzo! Non ho bisogno del tuo aiuto!- grugnì. Si rimise stabile in piedi, cominciò a seguire il gruppo riacquistando lentamente la capacità di camminare normalmente, ma facendo ciondolare comunque la testa di lato. Per un secondo Kioko provò compassione. Badare bene, per un secondo … Solo un secondo in cui il ragazzo inciampò e le ricordò il fratellino imbranato, un secondo che lei ci mise ad afferrarlo per l’imbracatura di cuoio che indossava sopra la tutina aderente blu scuro e a rimetterlo in piedi per poi precederlo dandogli le spalle, un secondo, l’esatto istante in cui entrarono nella zona dei calanchi, un secondo esatto in cui il peso della sua scelta le crollò addosso e la paralizzò mentre le lacrime le inondavano le guance sporche. Perché? Perché se n’era andata? Solo un secondo bastò perché abbassasse la guardia ed un kunai la colpisse in pieno petto facendole sputare sangue e mandandola a schiantarsi contro una roccia. Tutti si voltarono nella sua direzione ad occhi sgranati. Kioko non ci pensò neanche quando estrasse l’arma dal suo stesso sterno con foga e la rilanciò al mittente contro un'altro masso che costeggiava quel viale di montagna. Minato sobbalzò quando quest’ultimo si sgretolò, dietro di esso vi era acquattato l’aggressore.
   
 
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