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Autore: Yoshiko    26/12/2005    3 recensioni
+++++ Storia aggiornata +++++
Durante il rigido inverno dell'Hokkaido, quando la temperatura scende di almeno un paio di decine di gradi sotto lo zero, alcuni giocatori della Nazionale giovanile giapponese sono stati invitati (o piuttosto minacciati da Gabriel Gamo) ad andare in ritiro in una località tranquilla, per cercare di appianare certe incomprensioni interne che rischiano di compromettere l'affiatamento della squadra, nonché per fortificarsi con un sano ed efficace allenamento sulla neve. Ma cosa succede se a questo ritiro prendono parte anche quattro ospiti inattese?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Ryo Ishizaki/Bruce Arper, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Time' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Pesca di sopravvivenza



Trovare Benji e Mark pacificamente seduti in cucina a fare colazione di buonora e già pronti per uscire, per Holly fu più eccezionale di una nevicata in pieno agosto. Era sceso a cercarli perché in camera non c’erano e Tom, sveglio prima di tutti, gli aveva detto di non averli proprio visti. Che fine avessero fatto era un mistero e che fossero spariti insieme, diventava un fatto addirittura straordinario. Mentre Tom lo metteva al corrente di averli cercati persino nelle terme, nello sguardo di Holly era cresciuta la preoccupazione che i due avessero tagliato la corda. Ma poi il compagno gli aveva fatto notare che i loro bagagli erano tutti lì in camera e che fossero andati via  insieme era davvero poco probabile.
E infatti il miglior attaccante e il più talentuoso portiere della nazionale giapponese erano ancora al ryokan. Precisamente in cucina, a ingollare in un quieto silenzio una tazza di caffè bollente.
-Ah, bene!- esclamò Holly con sollevato entusiasmo -Siete già pronti!-
Benji strizzò gli occhi sofferente.
-Non urlare, accidenti! Mi scoppia la testa!-
-Non sto urlando.- il capitano scostò una sedia e prese posto. Mentre si versava del caffè, lanciò loro un’occhiata curiosa -Dov’eravate finiti?-
Mark sbuffò torvo.
-Che te ne frega? Sono affari nostri.-
Holly li guardò sgomento. Se la mettevano così, accidenti quanto gli interessava saperlo. Praticamente la curiosità lo stava divorando. Che quei due si coalizzassero era un evento talmente raro!
-Non avete fatto niente che non avreste dovuto fare?-
-E quali sarebbero i nostri limiti?- lo sfidò Benji.
-Per esempio ubriacarvi o fare a botte.- sparò a casaccio, anche se nessuno dei due presentava i sintomi  di una rissa o di una sbronza.
-Figuriamoci!- Mark mandò giù il caffè tutto d’un fiato e si alzò -Adesso Holly, io dormirò per almeno un paio d’ore. Non provare a impedirmelo, perché ti assicuro che non ti conviene.- e approfittando del fatto che il capitano, sbalordito com’era, lo fissava a bocca aperta, lasciò la cucina con uno sbadiglio.
Mentre Holly si riprendeva dalla sorpresa, Benji scostò a sua volta la sedia e si mise in piedi.
-Ciao Holly, ci vediamo verso l’ora di pranzo. Cominciate pure senza di me, tanto non ho neanche una porta.-
Il capitano lo guardò uscire, poi alzò gli occhi sull’orologio appeso al muro. Erano quasi le otto, l’orario perfetto per iniziare gli allenamenti, non per tornare a poltrire. Riabbassò lo sguardo solo quando venne attirato da un movimento sulla porta. Julian entrò.
-Sai che Mark e Benji stanno salendo a dormire? Ti pare normale?-
Seguì un attimo di silenzio, che servì ad Holly per riordinare incredulità e stizza nel giusto ordine.
-Vuoi sapere la verità? Niente mi pare normale da quando siamo qui.-
-Quindi hai intenzione di lasciarli stare?-
-Sì, e sai perché? Perché preferisco che Benji faccia i suoi comodi per qualche ora, piuttosto che salga su un treno e torni a Fujisawa.-
-Magari hai ragione.- ammise Ross senza convinzione. La presa di posizione del portiere aveva il sapore di un ricatto.
Al primo piano intanto, lo sconcerto era totale. Sotto gli occhi increduli di Philip, Tom e Bruce che si erano attardati per rispettare la fila per l’unico bagno agibile, Mark si spaparanzò nel futon così, vestito com’era. Si tirò il cuscino sulla testa, emise un sonoro sospiro e cacciò un avvertimento.
-Guai a voi se sento volare anche solo una mosc… ahia!-
Sobbalzò al calcione che Philip gli affibbiò sulla schiena. Scostò rabbioso il cuscino e si rizzò seduto.
-Rifallo e sei morto!-
-Alzati o ti prendo a pugni! Cosa diavolo ti sei messo in testa? Dobbiamo allenarci!-
-Bene, andate. Io dormo.-
-Non ti azzardare!-
-Sennò che fai?-
Callaghan fu tentato di saltargli addosso, Tom lo intuì e gli afferrò un braccio.
-Philip...-
Poco distante da loro, Bruce osservava Landers con lo sguardo stravolto da un’invidia profonda e totale. Perché Mark poteva tornare a letto e lui no? Possibile che Holly gli avesse dato il via libera? Chiuse l’anta dell’armadio a muro con un movimento brusco.
Landers si volse imbufalito.
-Harper, maledetto te! Fai piano o ti stacco le mani!-
-Alzati Mark!- intimò Philip -Dobbiamo andare ad allenarci!-
L’entrata del portiere, che si era attardato in bagno, catturò gli sguardi dei ragazzi.
-Digli qualcosa, Benji!- lo esortò Bruce frignando.
-Non mi interessa quello che fa.-
Il nuovo arrivato attraversò la stanza, raggiunse la finestra e tirò le tende, facendoli piombare nell’oscurità. Dopodiché, senza degnarli di uno sguardo o di una spiegazione, s’infilò sotto le coperte lasciandoli di stucco.
-Benji! Mark! Che diavolo state combinando? È ora di alzarsi! Tom, Philip! Fate qualcosa! Questa è un’ingiustizia vera e propria!-
Philip li guardò impotente, poi uscì di filato dalla stanza e corse giù per le scale. Forse solo Holly, al piano di sotto, era in grado di dare una spiegazione a quell’assurdo comportamento. Tanto valeva andare a sentire, perché tirar fuori quei due dai futon non sarebbe stata impresa facile.
Si catapultò in cucina travolgendo Evelyn che ebbe la sfortuna di capitare sul suo percorso. Finirono a terra in un groviglio di gambe e di braccia e Jenny accorse per tirar su l’amica, visto che Philip lo stava facendo già da solo.
-Scusa, mi dispiace! Ti sei fatta male?-
-Proprio per niente.- rispose lei, massaggiandosi però la spalla indolenzita.
Bruce arrivò insieme a Tom un’istante dopo. Lanciò un’occhiata distratta alla fidanzata ancora frastornata dallo scontro e si rivolse al capitano, dimenticando di salutare le amiche e senza degnare di uno sguardo la tavola approntata per la colazione.
-Holly! Perché Mark e Benji sono tornati a dormire? Perché loro sì e noi no? Non dobbiamo allenarci? Ci siamo alzati presto apposta!-
-Bruce non cominciare!- replicò il capitano, già nervoso per la stessa identica ragione -Non ho detto io a quei due di rimettersi a letto! Cosa pretendete? Che li porti giù di peso?-
-Se si fosse trattato di uno di noi l’avresti fatto!-
-Sì, l’avrei fatto! Se lo ammetto sei contento?- Holly guardò prima Bruce poi Philip, che girava intorno al tavolo, si sedeva accanto a Jenny e lei sì, la salutava con un sorriso -Se sono tornati a dormire dev’essere per una valida ragione.-
-E gliel’hai chiesta?-
L’altro emise un sospiro deluso.
-Non ne ho avuto il tempo. Hanno tagliato la corda appena sono entrato in cucina.-
-Forse stanotte non hanno dormito.- ipotizzò Tom prendendo posto accanto a Philip.
-Non hanno dormito per far cosa?-
Bruce cincischiò la tazzina del caffè e buttò lì un’idea.
-Magari sono andati giù in paese a divertirsi.-
Holly scosse scettico la testa.
-Insieme?! A divertirsi insieme? Loro due? Non ci crederei neppure se ce li avessi davanti!-
-Obiettivamente vederli andare d’amore e d’accordo farebbe un po’ senso.- concordò Julian ridendo.
-Intanto però loro sono su a dormire e noi tra poco usciremo ad allenarci.- Bruce rivolse al capitano un’occhiata scorbutica ma lui lo guardò addirittura peggio, tanto da costringerlo alla fine ad abbassare gli occhi sul piatto.
Evelyn gli stava giusto servendo una spessa fetta di pane appena tostato ricoperta da un velo di miele, forse sperando di addolcirgli la giornata iniziata malino. E infatti la fame superò di colpo l’irritazione. I suoi occhi tornarono a posarsi sul piatto, poi scandagliarono il tavolo.
-Che fine ha fatto la colazione di ieri? Cos’è successo? Dove sono finiti i croissant, le torte e tutto il resto?-
Amy si agitò imbarazzata sulla sedia e scambiò con Jenny un’occhiata esitante.
-Ieri sera è arrivato un fax con la vostra dieta, insieme alla raccomandazione di seguirla scrupolosamente.-
-Maledizione! Ci mancava solo questo!- le rotelline del cervello di Bruce tornarono a generare lamentele a raffica -Gamo non ha tenuto conto del clima! Sono sicuro che non ha mai trascorso neppure un giorno della sua vita a temperature così basse. E noi invece dovremo sopportare questo freddo dalla mattina alla sera per giorni! A quanto siamo oggi?- si frugò nelle tasche e tirò fuori il telefonino -Ecco! Meno quattro!-
-Bruce! Fai sparire quel cellulare!-
-Scaricare la frustrazione di una così magra colazione su di me e sul mio cellulare non farà riapparire torte e croissant, Holly!-
Comunque fece apparire la nonna di Jenny. La vecchina indugiò sulla soglia e li salutò con un buongiorno molto sentito. Però quel gran sorriso rugoso si affievolì un poco quando non trovò il suo prediletto tra loro.
-Va tutto bene?-
-Perfettamente.- rispose Amy, chiedendosi se si fosse affacciata perché li aveva uditi discutere. Sul tenore della colazione, per giunta.
-Mi fa piacere. Philip, posso chiederti un favore?-
Il ragazzo annuì, disponibile all’istante e a prescindere.
-Nel pomeriggio arriverà il furgone con le provviste, ma sul piazzale c’è troppa neve e non riuscirà a fare manovra. Bisognerebbe toglierne un po’.-
Le dita di Philip si contrassero con uno spasmo sulle bacchette. In un lampo visualizzò nella mente l’ampio slargo su cui sorgeva il ryokan. Era immenso! Gigantesco! Colossale! Se gli amici gli avessero dato una mano a ripulirlo tutto, si sarebbero schiantati la schiena per ore. Se non l’avessero aiutato, ci avrebbe passato da solo l’intera giornata e forse anche buona parte di quella successiva. Incrociò lo sguardo di Holly che lo fissava con un misto di curiosità e divertimento, poi quello di Jenny sbalordita tanto quanto lui, gli occhi pieni di sconcerto. Sembrava tentata di dire qualcosa e contemporaneamente in attesa della sua risposta. Philip cercò di prendere tempo.
-Magari più tardi. Adesso dobbiamo andare ad allenarci, siamo già in ritardo.-
La nonna annuì.
-Certo, capisco perfettamente. Ma se posso permettermi, credo che anche ripulire il piazzale dalla neve sia un buon allenamento. Jenny, ho ordinato tutto ciò che avevi segnato sulla lista...- le sue parole vennero interrotte dal trillo del telefono nel corridoio. La vecchina si congedò scusandosi e corse a rispondere.
-La neve ti perseguita, Philip!-
-Non c’è niente da ridere.-
-Ha ragione lui, Bruce.- Holly lo fissò negli occhi e fece per proseguire il ragionamento ma l’amico lo precedette.
-Ti prego non dirlo.-
-Lo dico eccome. Se Philip dovrà ripulire il piazzale, noi gli daremo una mano. Tutti.-

*

Amy conficcò la pala da neve nel mucchio che aveva radunato, spingendo forte finché non rimase piantata dritta, il manico rivolto al cielo azzurro e limpido. Si tolse i guanti dalle mani sudate e li ripose ciascuno in una tasca della giacca a vento. Precisamente a quella stessa ora del giorno prima stava gelando. Adesso sentiva così caldo che era tentata di togliersi il giubbotto, se solo non avesse temuto di cadere vittima di quelle temperature al limite della sopravvivenza. Non aveva mai visto in vita sua una così gran quantità di ghiaccioli decorare le gronde, le staccionate delle aiuole, i rami degli alberi e ogni spazio disponibile di qualsiasi superficie. Ai raggi del sole la luce si rifrangeva in una miriade di coloratissimi riflessi che risplendevano ovunque. Ogni giorno trascorso a Shintoku era una nuova emozione e lei era felicissima di trovarsi lì. Ecco perché, in compagnia delle amiche che condividevano i suoi stessi sentimenti, si era messa di buona lena a spalare la neve dal piazzale.
-Faccio un salto in bagno. Porto qualcosa da bere?-
L’immensa quantità di quella coltre bianca e la fatica di una simile impresa non le avevano spaventate, e così erano state tutte d’accordo a pensarci loro. Non a tutta la neve, ovviamente. Solo quanto bastava perché quel pomeriggio il furgoncino delle provviste riuscisse a raggiungere il ryokan e a fare manovra per tornare in paese. Erano lì, sotto il sole che non scaldava ma rifletteva la sua luce su quell’angolo di mondo tinto di bianco. Ormai a buon punto della sgobbata, avevano pensato di tirar su un pupazzo di neve. Evelyn era il primo che faceva in tutta la sua vita. A Fujisawa non nevicava quasi mai e se anche succedeva, non ne cadeva mai abbastanza.
-Io vorrei del succo di frutta.- disse Patty accaldata, posando a terra la pala e sfilandosi la sciarpa dal collo, perché già da un po’ aveva cominciato a sudare. La collocò sulla ringhiera e si sedette sui gradini a riprendere fiato.
-Anche per te, Eve?-
-Ti accompagno.-
Insieme rientrarono nel ryokan. Jenny le osservò attraverso i vetri della porta mentre si sfilavano le scarpe sull’ingresso e poi imboccavano il corridoio. Raggiunse Patty, appoggiò la pala alla balaustra del portico e si sedette con un sospiro sfinito.
-Ammetto di essere stanca.-
-Anch’io. E tra un po’ è ora di cominciare a preparare il pranzo.-
-Non sarà il caso di svegliare Benji e Mark? Stanno dormendo da più di due ore.-
-Non capisco come questo per voi possa rappresentare un problema!- disse Benji torvo dalla soglia.
La voce del ragazzo le fece sobbalzare. La porta d’ingresso era aperta e quando si volsero, lui si stava allacciando la giacca sopra la sciarpa già avvolta intorno al collo. Benji era furioso. I loro schiamazzi erano arrivati fino in camera, disturbandogli il sonno per due lunghissime ore.  
Jenny scosse rapida la testa. Il portiere era lì da tre giorni ma la sua tracotanza a volte continuava a intimidirla. E poi, proprio quel giorno, scadeva il termine del loro patto segreto. Sperava tanto che Benji se ne fosse dimenticato.
-Nessun problema, davvero.-  
-Lo immaginavo.-
Dietro di lui arrivò Mark. Lo scorsero al di là della porta mentre si chinava a terra per infilarsi le scarpe. Uscì dal ryokan con la sciarpa tra le mani e, dopo aver saggiato la temperatura esterna, si affrettò ad avvolgerla intorno al collo.
-Che state facendo?- domandò occhieggiando i dintorni.
Il suo sguardo si soffermò su una montagnola di neve dalla dubbia forma. Incuriosito superò il portiere, scese i tre gradini dov’erano sedute Jenny e Patty e si avvicinò a quella specie di fungo sbilenco.
-Cos’è ‘sto sgorbio?-
Patty scattò in piedi.
-Nulla che possa interessarti.-
-Comunque è un mostro.-
-Ce ne faremo una ragione.-
Mark rise, diede un buffetto al pupazzo e la testa rotolò a terra. L’urto con il suolo la disintegrò.
-Ops...-
-Fila via, Landers!- gridò Patty sfoderando tutto lo smalto di un tempo.
Il ragazzo si allontanò ridendo, mentre lei lo inseguiva con la pala di Amy.
-Imbecille, aspettami!- lo richiamò Benji. Attraversò la radura arrancando nella neve ancora alta e scomparve insieme a lui tra gli alberi.
Le amiche tornarono un istante dopo. Amy scostò con la spalla la porta d’ingresso rimasta socchiusa e uscì, portando con sé un vassoio con quattro bicchieri e un cesto di dolcetti speziati. Evelyn teneva tra le mani una confezione di succo di frutta e il thermos con il tè. Videro Patty tornare verso l’ingresso serrando la stretta sulla pala, l’espressione combattiva.
-Mi sembrava di aver udito la voce di Mark.- disse Amy guardandosi intorno.
-Sì, se n’è andato proprio adesso insieme a Benji. Dopo aver distrutto il nostro pupazzo.-
-No!- esclamarono all’unisono, gli occhi sul cumulo di neve decapitato.
-Però non lo ha fatto apposta.-
Jenny si alzò e tolse dalle mani di Amy il vassoio, poggiandolo in equilibrio sulla balaustra della veranda dell’ingresso.
-Lo stai difendendo, per caso?-
-No, Patty. Il fatto è che la testa era davvero solo appoggiata. Sarebbe bastato anche un soffio di vento per farla rotolar via. Dobbiamo costruirlo meglio, se vogliamo che duri.-  riempì i bicchieri, poi ne prese uno e lo sorseggiò, osservando soddisfatta la strada quasi del tutto sgombra.
Evelyn seguì il suo sguardo.
-Abbiamo radunato un bel po’ di neve e risparmiato loro una bella fatica. Dovrebbero essere contenti.-
-Philip lo sarà di sicuro.- rise Jenny.
Patty posò il bicchiere sul vassoio e, infilandosi di nuovo i guanti, tornò dal loro pupazzo. Gli girò intorno tastandolo qua e là per dagli una forma migliore, senza tuttavia riuscire a renderlo quel bell’ovale liscio e senza difetti dei disegni.
Poi, aiutata da Jenny che aveva di certo più esperienza di tutte, si chinò a terra per modellare una nuova testa con la neve pulita che avevano radunato ai lati di un’aiuola.
-Adesso non ci rimane che abbellirlo.- Patty lisciò la cima della testa -Eve, vai a prendere una carota per il naso e rimedia qualcosa anche per gli occhi.-
-Qualcosa tipo cosa?-
-Non lo so, fatti venire un’idea.-
Evelyn rientrò nell’edificio e tornò un istante dopo, riservandosi la soddisfazione di conficcare la carota sulla faccia dell’omino, nel punto in cui Amy aveva fatto un buco con il rametto di legno usato poi per una delle mani. Dopodiché tirò fuori dalla busta appesa al braccio il cappellino di Benji, gesto che provocò nelle tre ragazze un’immediata esternazione di timore, sgomento e preoccupazione. Evelyn lo calcò sulla neve meglio che poté, ma rimase lo stesso un po’ sbilenco.
-Questa cosa non gli piacerà.-
-Non gli serve, Amy. Altrimenti non lo avrebbe lasciato.-
-Piuttosto credo che nella fretta lo abbia dimenticato.-
-È meglio se lo rimetti a posto, Eve...-
-Tranquilla Jenny, ho preso un po’ da tutti.- frugò nella busta e ne tirò fuori una sciarpa -È di Tom.-
-Perfetto. Lui non si offenderà se la usiamo.-
-Questi credo che li abbia messi a disposizione Julian.- proseguì la ragazza chiedendo conferma ad Amy con lo sguardo.
-Sì, sono i suoi.-
-Hai preso qualcosa di Philip?- s’informò Jenny.
Evelyn ficcò la testa nella busta.
-Effettivamente mi pare di no. Quella stanza è un gran casino. Non si capisce cosa sia di chi...-
-Ci penso io.-
Jenny rientrò nel ryokan mentre Amy infilava i guanti sui ramoscelli delle braccia.
Tali piccole ma fondamentali aggiunte resero il loro omino un pupazzo di neve a tutti gli effetti. E, come primo in assoluto di Patty ed Evelyn, meritava di essere immortalato. Evelyn tirò fuori il cellulare e fece alcune foto. Poi lo appoggiò in equilibrio sulla balaustra d’ingresso, tra il thermos e la confezione del succo di frutta, impostò l’autoscatto e corse accanto alle amiche.
Indaffarate come furono per tutta la mattina, prima a spalare la neve, poi a costruire il pupazzo, infine a riposare, in nessuna di loro affiorò il ricordo della promessa fatta ai ragazzi. Vale a dire portare su alla radura uno spuntino che rendesse più sopportabile la fatica, il freddo e la colazione dalle calorie centellinate.
Così, rientrati dagli allenamenti con una fame da lupi a mezzogiorno spaccato, grazie al cellulare che Bruce continuava a  portare con sé e che Holly alla fine non gli aveva ancora requisito, i ragazzi non gradirono soprattutto per ripicca la scultura che li osservava inanimata dall’angolo di un’aiuola.
-Avete già finito?- li accolse Patty balzando in piedi.
-Come già? Sono ore che sgobbiamo, anche se non ve ne siete accorte!- replicò Bruce, rientrato carico di malumore -Anzi, non è che non ve ne siete accorte! Ci avete totalmente rimossi! Avete dimenticato persino di portarci lo spuntino che ci avevate promesso e che, a quanto pare, vi siete sbafate in solitudine!-
Proprio accanto a loro, sui gradini del ryokan, erano rimasti i bicchieri, la bottiglia di succo di frutta ormai vuota e qualche briciola nel cestello di vimini. In due parole, tracce e residui della merenda. Nessuno mise in dubbio il fatto che avessero mangiato e già digerito ciò che era destinato a essere portato alla radura.
Finita la tirata di Bruce, Evelyn gli rispose con lo stesso tono, poiché fin dalle scuole medie era sempre stata capace di tenergli testa senza sforzo, senza fatica e sempre con una certa soddisfazione. Balzò in piedi.
-Se non te ne sei accorto, abbiamo tolto la neve dal piazzale! Come minimo dovresti ringraziarci!-
-Una cosa non escludeva l’altra!- pronto a continuare, Bruce mise a fuoco il pupazzo e si fermò così di botto che Tom per poco non lo travolse -Cos’è questo?-
Landers riconobbe lo sgorbio di poche ore prima e lo trovò molto migliorato.
-Guai a voi se lo toccate.- Patty arrivò di corsa -Soprattutto tu, Mark.-
Con un guizzo fulmineo il portiere si staccò dai compagni per recuperare il cappellino che, orrore, invece che sulla sua testa era finito su quella di uno spaventapasseri di ghiaccio. Patty gli si parò lesta davanti.
-Non azzardarti! Non vorrai rovinarlo!-
-Rovinare cosa?-
-Il nostro pupazzo!-
-Quello sarebbe un pupazzo? Grazie per avermelo detto perché davvero non si capisce!-
-No! La mia hachimaki!-
Philip partì a razzo per riappropriarsi della fascetta ma Jenny, messa in guardia dalla reazione del portiere, fu veloce a intercettarlo.
-Philip!-
-Ma Jenny…-
-Niente ma!-
Patty si portò le mani ai fianchi minacciosa.
-Giù le zampe dal nostro capolavoro!-
Benji rise.
-Quello sarebbe un capolavoro?-
-Guai a voi se provate a toccarlo!- Evelyn afferrò la scopa che corredava il tutto, facendo franare un braccio. Il guanto cadde a terra e Julian tentò di recuperarlo, ma Patty lo prese e lo rimise al suo posto.
-Non ti avvicinare, Julian!-
Infuriata da tanta mancanza di rispetto nei confronti dello sfortunato omino, strappò a Evelyn la scopa e l’agitò combattiva, pronta a sbatterla sul grugno di chiunque avesse cercato di accostarsi.
Philip non si diede per vinto.
-La fascetta però la riprendo. Tanto bianco su bianco neppure si vede...-
L’espressione di Jenny mutò in modo così repentino da indurre il fidanzato a non avanzare di un passo verso il pupazzo e l’hachimaki.
-Abbiamo fatto questo pupazzo con la neve che la nonna ti ha chiesto di spalare!-
Un buon tratto del piazzale era stato ripulito ma Callaghan, che aveva volutamente dimenticato la richiesta dell’anziana padrona del ryokan, non ci aveva neppure fatto caso. Il sollievo di essere scampato alla sfacchinata gli strappò l’accenno di un sorriso. Fece un passo verso Jenny, lei fraintese le sue intenzioni e indietreggiò, in un estremo tentativo di difendere il pupazzo. Ma a Philip della fascetta a quel punto non importava più nulla. Agguantò la fidanzata per i fianchi e le stampò un bacio sulle labbra, ignorando la presenza degli amici. Poi la lasciò e gongolò di piacere vedendola arrossire. Lei rise, il pericolo era scampato.
La nonna si affacciò sulla soglia.
-Jenny, il telefono… è per te!-
La giovane si sciolse dall’abbraccio di Philip e corse a rispondere.
Holly valutò critico il piazzale.
-Il resto della neve possiamo sempre toglierlo noi in un allenamento extra serale. Se c’è abbastanza luce, quando oggi pomeriggio torniamo…-
-Scordatelo!- intonarono in coro Bruce e Philip.
All’interno dell’edificio si sparpagliarono un po’ ovunque, chi in bagno, chi a lavarsi le mani, chi in stanza e Bruce direttamente in cucina, arrancando sul parquet con le ultime forze che gli impedivano di stramazzare a terra di fame e stanchezza.
Quando Jenny riapparve nell’ingresso, ad attenderla era rimasto solo Philip.
-Cos’è?- le chiese incuriosito dalla stoffa che lei stringeva tra le mani.
-Quello che ci mancava.-
-Cioè?-
-Aspetta e vedrai.-
Lo precedette in cucina, si assicurò che fossero tutti presenti, e si fermò sulla soglia.
-Ho parlato con il signor Wilson, il custode della scuola. Non ha trovato niente che possa fare al caso nostro. Però sua moglie ha avuto un’idea geniale.- aprì il lenzuolo e lo allargò per mostrarlo agli amici -Possiamo legarlo a due alberi al posto della rete.-
Mark la fissò sbigottito.
-Geniale è dir poco…-
-Piuttosto, artigianale.- corresse il tiro Julian.
Sul viso di Benji si formò una smorfia di disgusto.
-Sarebbe meglio niente a quella roba.-
A Jenny bastò posare gli occhi sul volto del portiere perché l’entusiasmo svanisse. Benji non si sarebbe mai accontentato di un lenzuolo. Lui voleva una porta vera in un campo vero. Avrebbe dovuto immaginarlo.  
-Secondo me va più che bene.- intervenne Patty ottimista -Anzi, per migliorarlo possiamo disegnarci dentro un bel cerchio rosso.-
-Il tiro al bersaglio?-
Per poco non saltò al collo di Tom.
-Intendevo la bandiera del Giappone.-
A Bruce non importava nulla né della porta, né del lenzuolo né della bandiera. Guardò il tavolo e la distesa di stoviglie e controllò l’orologio.
-Allora è pronto o no?-
Era pronto, sì, e le giovani disposero sulla tavola le pietanze, ma neanche con una doppia razione di riso la dieta di Gamo avrebbe potuto lasciarli, più che sazi, sodddisfatto. Bruce trovò il modo di protestare per tutto il pranzo mettendo a dura prova i nervi dei compagni, scontenti tanto quanto lui e ciascuno per una ragione diversa.
Dopo quel magro pasto a base di proteine vegetali e verdure che non saziò nessuno, Holly non consentì ai compagni di digerire né sulle sedie della cucina, né sui cuscini della loro stanza. L’obiettivo che si era prefissato era di recuperare l’intero pomeriggio del giorno prima andato perso scendendo in paese a cercare le porte.
E Bruce, naturalmente, non gradì il programma.
-Cavolo Holly! Con questo freddo ci si bloccherà la digestione a metà!-
-Finirai dopo di digerire l’altra  metà.-
-Abbiamo mangiato talmente leggero che la digestione mi sembra proprio l’ulti...- cominciò a dire Philip ma Jenny gli pestò con forza un piede.
Bruce continuò, rivolto al capitano.
-Non sei per niente divertente, se vuoi saperlo.-
-Non gliene frega un cazzo, Harper.- passando accanto al pupazzo, Benji recuperò il suo venerato cappellino e lo calcò in testa -Merda, è gelato!-
-Speriamo che così si ghiacci anche la tua vena polemica.- si augurò con fervore Mark, mentre l’altro sollevava verso di lui il dito medio.
Raggiunta la radura tutti insieme, Holly cominciò a dare ordini.
-Benji, vai in porta.-
-Quale porta?-
-Scegli due alberi!-
-Alberi?-
Il capitano si sforzò di avere pazienza.
-Puoi chiamarli pali se ti fa sentire meglio!-
-Non mi fa sentire meglio!-
Julian dissimulò molto male il divertimento di quei battibecchi e infatti Benji se ne accorse.
-Cazzo ridi, Ross?- fissò Holly -Se avessi saputo prima cosa mi aspettava, sarei rimasto a casa! Siamo nel nulla! Neppure un campo da calcio! Un ritiro senza campo da calcio, ma vi rendete conto! No che non vi rendete conto, altrimenti ce ne saremmo già andati!- capì che c’era poco da fare, così si allontanò furente in cerca degli alberi adatti.
Philip si sentì di nuovo preso in causa.
-Cos’hai che non ti va bene stavolta? Stai facendo un casino per due tronchi! Ce ne sono a bizzeffe!-
-Hai pure in coraggio di chiederlo? Di cose che non vanno bene ne ho una lista!-
Con un balzo Holly fu accanto a Philip.
-Giuro che se gli rispondi ti do un pugno.- lo minacciò esasperato e quello si guardò bene dall’aprire bocca.
Le ragazze seguirono Benji armate di spago e forbici e dopo che lui ebbe indicato gli alberi che gli sembravano più adatti per posizione e distanza l’uno dall’altro, lega qui, taglia lì, cercarono di tendere il lenzuolo. Il portiere rimase a guardarle frustrato, le braccia conserte, i piedi sprofondati nella neve che gli superava le caviglie. Il lenzuolo si incurvava al centro verso terra e non era abbastanza alto.  
-Ti assicuro Holly che sarebbe molto meglio senza.-
-Sii ragionevole, Benji.- tentò Patty paziente -Almeno non dovrete andare a recuperare il pallone chissà dove… In fondo è quella la funzione primaria della rete nella porta, no?-
-Serve per essere sicuri che la palla sia entrata.-
Patty alzò le spalle, poi tornò ad annodare lo spago.
-Nel rugby non le usano ma il punteggio viene tenuto lo stesso.- tagliò il filo e cercò Benji -Va bene?-
Il ragazzo scosse la testa e Philip sospirò infastidito. Figurarsi che gli sarebbe andato bene.
-È troppo bassa.-
-Più in alto di così non ci arriviamo.- Jenny si girò -Mark, puoi legarla tu?-
-Perché proprio io?-
-Perché sei il più alto.-
-Il più alto è Price.-
Holly, che non vedeva l’ora di cominciare, o almeno finire di sentirli lamentarsi e rimbeccarsi, gli si avvicinò e gli mollò uno spintone.
-Smetti di far storie e vai ad aiutarle.-
-Tu guarda cosa mi tocca fare per Price!-
-Per me? Non ti ho chiesto niente e non lo farei mai! Mi taglierei la lingua prima di chiederti un favore! E soprattutto non ho chiesto questa roba!- indicò il lenzuolo con un gesto disgustato.
Quando la porta fu sistemata un po’ più in alto, Amy tentò inutilmente di strappare al portiere un sorriso, o almeno un cenno d’approvazione.
-Ti piace così o ce lo facciamo davvero il cerchio rosso?-
-Lo volete un consiglio?- replicò lui stizzito -Lasciate perdere il bricolage! Il pupazzo era orrendo ma questa roba fa veramente schifo!-
Risero tutti tranne Holly.
-Possiamo cominciare, Benji?- il portiere accennò un sì poco convinto -Allora vai in porta.-
-Guai a te se la chiami porta!-
-Cazzo, Benji! Piantala!-
Per la prima volta da quando erano arrivati, Holly si rammaricò che il portiere non avesse preso armi e bagagli e non fosse sparito come aveva minacciato più volte di fare. Erano ancora all’inizio di quel soggiorno e già ne era stufo. Cercò la comprensione della fidanzata e si accorse che Patty lo guardava allarmata. Solo in quel momento si rese conto di aver urlato. Respirò a fondo e si impose di calmarsi, cercando nello stesso tempo di convincersi che era molto meglio che Benji fosse rimasto. Probabilmente era preferibile sopportare la sua ostinazione che la lavata di capo di Gamo. Forse. Patty tentò un timido sorriso d’incoraggiamento e lui si sforzò di ricambiarlo. Poi tornò a osservare Benji e infine i compagni che aspettavano in silenzio.
-Cominciamo.-
Non ci riuscirono. Nonno Ernest sbucò nella radura e si diresse a passo svelto verso la nipote, veloce quanto gli consentiva la neve alta e l’età avanzata.  
-Finalmente vi ho trovati! Jenny, tesoro, abbiamo un problema.-
Lei gli corse incontro.
-Il furgoncino delle provviste oggi non arriverà. Il peso della neve ha sradicato un albero che è caduto proprio sulla strada.-
La ragazza impallidì, afferrò il nonno per la giacca a vento e lo allontanò dai compagni, sperando che non avessero udito neppure una parola.
-Quindi?- sussurrò con un filo di voce.
-Quindi siamo a corto di provviste.-
-Cos’è rimasto?- gli si aggrappò alla manica e lo supplicò -Ti prego, dillo a bassa voce…-
-Un po’ di riso e della verdura. Un cavolo, qualche patata.-
Jenny capì che era la fine. Che stavolta Benji sarebbe partito sul serio e forse con lui anche qualcun altro. Sentì gli occhi inumidirsi ma non permise alle lacrime di formarsi. Si volse indietro, gli sguardi dei compagni erano tutti su di lei. Nonostante i disperati tentativi di tenere nascosta quella devastante notizia, il silenzio del bosco era troppo profondo per evitare che cogliessero qualche frase o il senso generale della conversazione. Jenny spinse disperatamente il nonno ancora più lontano.
-Per stasera dovremo arrangiarci.- continuò lui. Corrugò la fronte grinzosa e sospirò -Torno da tua nonna o mi darà per disperso. Ho impiegato un bel po’ a trovarvi, c’è davvero bisogno di venire fin quassù?-
-Sì, è il posto ideale… Ci vediamo dopo.-
Il nonno fece giusto in tempo a sparire nel bosco prima che lo sgomento dei compagni trovasse voce.
-Philip!- l’urlo disumano di Bruce la fece sobbalzare -Che significa che non c’è più cibo?-
-Ma che ne so?-
Jenny li raggiunse.
-La strada è bloccata da un albero caduto e le provviste non sono arrivate. Non potremo seguire la dieta del mister ma qualcosa da mangiare ci sarà di sicuro.-
Benji fulminò Philip con un’occhiata di fuoco.
-Ecco un’altra cosa da aggiungere alla lista.-
-Moriremo di fame…- si lamentò Bruce -Altro che dieta di Gamo.-
Holly cercò di non perdersi d’animo.
-Cosa avremmo dovuto mangiare per cena?-
-Pesce.- rispose Amy.
-Forse ho un’idea.-
-Ross che significa “forse”? Ce l’hai o no?-
-Ce l’ho. Ma non so se possiamo metterla in pratica. Jenny, ti risulta che ci siano dei pesci nel lago ghiacciato?-
-Sì. Sicuramente delle trote.-
Julian annuì.
-La mia idea è quella di fare un buco nel ghiaccio e prenderne qualcuna per cena.-
-Non so se si può.- esitò lei. Di chi erano i pesci del laghetto? Del Comune di Shintoku? Di qualche privato? E se li avessero beccati e multati? Che figura avrebbero fatto?
Mark interruppe i suoi pensieri, esternando il massimo scetticismo.
-Con questo freddo saranno schiattati.-
-O ghiacciati. Come il pesce congelato!- rise Evelyn.
-Dovremmo fare come gli eschimesi? Il buco nel ghiaccio?-
Julian annuì.
-Sei stato anche a Eschimo, Tom?- chiese Bruce curioso.
-“Eschimo”?- Philip lo guardò sgomento -Cos’è “Eschimo”?-
-Come sei ignorante!- replicò lui ficcandosi le mani nelle tasche -È la patria degli eschimesi.-
-Ignorante io?! Gli eschimesi abitano in Alaska! Non esiste nessun paese che si chiama Eschimo!-
-E allora perché si chiamano eschimesi?- il ragazzo non era del tutto convinto -Avrebbero dovuto chiamarli alaskiani.-
-Dissertare sull’etimologia di una parola non ci riempirà la pancia.- fece presente Holly.
Mark fu d’accordo e riportò la conversazione sul pratico.
-Dimmi un po’ Julian, hai idea di come bucare il ghiaccio? Non sembra un’impresa proprio semplice.-
-No.-
-Allora siamo a posto. Niente buco, niente pesce, niente cena!-
-Ti pare che non troviamo il modo di fare un buchetto in un pezzo di ghiaccio?!- minimizzò Philip. A lui l’idea di Julian piaceva parecchio e comunque era disposto a fare qualsiasi cosa pur di risolvere il problema.
Persino Holly annuì, perché la cena aveva la priorità su tutto il resto. Figuriamoci, cominciava già ad aver fame!
-Non abbiamo nulla da perdere, a parte il tempo che avremmo dovuto dedicare ad allenarci.-
-Non avrei mai immaginato che per seguire la dieta di Gamo saremmo giunti a tanto.- concluse Bruce facendoli ridere.
Tornarono al ryokan e Jenny li precedette fino al capanno degli attrezzi del nonno, dove si servirono di tutto ciò che secondo loro avrebbe potuto essere utile. Poi s’incamminarono nel bosco e nessuno si accorse che Benji rimase indietro.
Seguirono la sponda del torrente fino al lago, i piedi nella neve ormai calpestata di quel percorso conosciuto. Qualche nuvola striava il cielo con una pennellata di bianco impalpabile e sottile, che sotto la trasparenza lasciava intravedere di nuovo l’azzurro. Più avanzavano e più il freddo si faceva meno intenso. Il movimento scaldava nonostante il ghiaccio che ricopriva ogni cosa, decorando il bosco di pendagli lunghi e trasparenti come gocce di cristallo, le rocce e i legni spezzati che giacevano a terra. Nonostante la neve che ammantava gli alberi, il terreno e il ghiaccio che ricopriva tutto. Jenny li guidò lungo la riva sconnessa tra i rami gelati degli arbusti, restando discosta dall’acqua ma seguendone il corso con lo sguardo attento, tante volte le capitasse di notare trote in letargo, evitando loro l’incombenza di far buchi qua e là sulla più ampia, e sicuramente spessa, superficie gelata del lago. Ma da quelle parti di pesci non ne trovarono, così la giovane smise di cercarli e accelerò il passo.
Scelsero con accuratezza un’ansa del lago stretta tra due lingue di terra, dove operare senza essere visti da nessuno. Posarono a riva gli oggetti più disparati di cui si erano ingenuamente equipaggiati e si avventurarono sul ghiaccio, bianco e spesso nei pressi della riva, più sottile e dell’azzurro del cielo verso il centro del lago.
-E adesso?- domandò Evelyn.
-Adesso proviamo.-
Mark serrò le dita sul manico della pala di metallo che si era intestardito a portare con sé per quasi tre chilometri di sentiero sconnesso e la calò giù, caricando il movimento con tutta la forza delle braccia. Fu come se avesse tentato di conficcarla in una lastra d’acciaio. La violenza dell’urto gli si ripercosse addosso, lasciandolo a vibrare come il batacchio di una campana. Gli servì qualche istante per riprendersi e quando abbassò gli occhi sulla superficie di ghiaccio, notò con disappunto solo una lieve scalfittura.
Philip lo guardò.
-Pensavi di essere re Artù?-
-‘Fanculo Callaghan. Provaci tu.-
Tom si allontanò per nascondere una risata. Si accostò a Bruce inginocchiato a terra nei pressi della riva. Trafficava con dei legnetti e sembrava intenzionato a utilizzare a tutti i costi i fiammiferi che aveva insistito per portare, indipendentemente dalla loro effettiva utilità.
-Cos’è?- domandò a un certo punto Philip annusando l’aria -Un incendio?-
Appoggiato alla pala che aveva rinunciato a utilizzare, Mark scosse la testa scettico.
-È quel demente di Harper che sta dando fuoco alla neve.-
Philip raggiunse Bruce.
-Che stai facendo?-
-Sciolgo il ghiaccio.- soffiò sul fuocherello, inalando allo stesso tempo una ventata di fumo che lo soffocò. Tossì e le lacrime gli inondarono le guance.
-Impiegherai una vita.-
Bruce contemplò il proprio operato e gli diede enormemente fastidio rendersi conto che Philip aveva ragione. Gli si rivolse stizzito.
-Allora perché non mi dici tu come si fa?-
-Perché non lo so.-
La cena era una decina di centimetri sotto di loro, attraverso la trasparenza del ghiaccio la vedevano addirittura guizzare con riflessi d’argento. Belle trote grosse e carnose che non erano in grado di raggiungere.
Holly si passava da una mano all’altra una sega che non era in grado di adoperare perché senza il famoso buco, era impossibile infilarla nel ghiaccio e provare a tagliarlo. Julian gli si accostò perplesso. Se non riuscivano a perforare il ghiaccio, la sua idea poteva andare a farsi benedire. Guardò gli amici e si chiese cosa sarebbe successo se avessero unito le due tecniche. Avrebbe funzionato? Tanto valeva provare. Tolse la pala dalle mani di Mark e si avvicinò a Bruce.
-Cerca di non far spegnere il fuoco.-
-Ti sembra facile?-
-Non ho detto che è facile, ho detto che devi tenerlo acceso.-
Amy si allontanò e tornò con altri pezzetti di legno, perlopiù ghiacciati. Julian tenne la punta di metallo della pala sulla fiamma e aspettò. Poi, quando gli sembrò di averla scaldata a sufficienza, l’appoggiò sulla superficie del laghetto. Il ghiaccio si sciolse formando una fenditura di una decina di centimetri.
-Perfetto, ora lo allargo con la sega!- annunciò Holly baldanzoso.
-Ancora non c’entra.-
-Ci provo lo stesso.-
-Fa’ come ti pare.- Julian si tirò da parte.
Con un bel po’ di contorsionismo e parecchia testarda insistenza, i denti della sega riuscirono a conficcarsi nel ghiaccio. Lo stridio che provocò fece accapponare la pelle a tutti.
-È terribile!- protestò Bruce.
-Così non va.- sopportando stoicamente il cigolio, Amy si inginocchiò accanto al fuocherello che stentava a restare acceso -Il ghiaccio che si scioglie spegne il fuoco…- si guardò intorno in cerca di una soluzione e vide Benji sbucare dagli alberi intorno alla riva.
Il ragazzo avanzava sulla superficie gelata del lago con il suo solito incedere arrogante. In mano teneva una busta di plastica bianca dall’aria pesante che gli sfiorava un polpaccio a ogni passo. Li guardò con sufficienza, perché si rese conto all’istante che in tutto quel tempo non erano riusciti a concludere niente. Quegli incapaci.
Ignorando ostentatamente gli sguardi curiosi e nervosi che gli piombavano addosso man mano che i compagni si accorgevano di lui, scelse un posto a caso sulla superficie del lago, non troppo distante da loro né troppo vicino, e posò la busta a terra. La prima cosa che tirò fuori fu uno sgabello pieghevole su cui si sedette per stare più comodo. Dopodiché, dando loro le spalle per circondarsi di un’aura di mistero, cominciò a trafficare con gli attrezzi che aveva portato con sé.
Mark sbuffò di disappunto, la curiosità prese a roderlo. Possibile che quel bastardo avesse già trovato la soluzione che loro stavano cercando con tanta fatica e da parecchi inutili minuti? Meritava di essere ignorato, quel presuntuoso, di essere lasciato solo con la sua tracotanza. Fulminò Patty con un’occhiataccia quando la vide orbitargli intorno curiosa. Jenny arrivò subito dopo e lo lodò, l’astuta ragazza.  
-Geniale!-
Patty annuì.
-Non ci avevamo pensato.-
Bruce lasciò perdere il fuoco e tutto l’armamentario di cui si era circondato e le raggiunse. Poi accorsero anche Philip, Tom e Amy. Per ultimo Julian, che avrebbe voluto che i loro metodi funzionassero meglio di quelli di Price, anche se non aveva la più pallida idea né di come fare affinché ciò avvenisse né di cosa il portiere stesse combinando.
Holly e Mark si scambiarono uno sguardo, erano gli unici a essere rimasti lontani, perché dare soddisfazione a Benji era l’ultima cosa che desideravano.
-Quanto lo detesto! S’è portato pure la sedia! Non vai a vedere anche tu, Hutton?-
-No.-
Holly sospirò di solidarietà ma alla fine capitolò, trascinando Landers con sé.
Benji aveva trovato la soluzione più semplice e meno faticosa, forando il ghiaccio con un trapano a batteria armato della punta più spessa e più lunga che era riuscito a trovare tra quelle in dotazione. Certo non avrebbe ammesso neanche morto che non avendo mai tenuto uno di quegli aggeggi in mano, la punta se l’era fatta avvitare dal nonno. Ma comunque il suo metodo stava funzionando alla grande. Spingendo verso il basso con una discreta forza, il trapano impiegò pochi istanti a raggiungere l’acqua.
-E adesso?-
-Guarda e impara, Callaghan.- sorrise Benji arrogante.
Quegli idioti… erano veramente idioti! Avventurarsi sul ghiaccio equipaggiati degli attrezzi più disparati senza la minima idea di come perforare la superficie del lago. A che serviva la tecnologia? Tre minuti su internet con il cellulare di Harper e aveva trovato la soluzione, curandosi poi di cancellare la cronologia di navigazione per non lasciare tracce. Con il loro fuoco, le loro pale e le loro idee cretine… Rise tra sé e sé sfilando il trapano dal ghiaccio. Fece altri sette fori, tracciando una circonferenza. Poi colpì il cerchio con un martello e il ghiaccio si spezzò. Infilò la punta del trapano nel buco centrale e tirò fuori un cilindro spesso una quindicina di centimetri. Al di sotto c’era l’acqua, e le trote.
-Merda, c’è riuscito davvero e senza fatica…- borbottò Mark, incredulo e scontento.
Holly annuì.
Nel giro di un quarto d’ora sulla superficie del lago erano comparsi buchi a sufficienza. I ragazzi si  radunarono sulla riva vicino all’attrezzatura da pesca e si divisero le canne. Benji si tenne discosto. Fatta la sua parte, ora si godeva lo spettacolo seduto sullo sgabello. Holly lo raggiunse con una delle canne, tendendola poi eloquentemente verso di lui. Il portiere scosse la testa.
-Ho già fatto la mia parte, grazie.-
Aveva ragione, maledizione. Ma Holly non sopportava di vederlo lì con le mani in mano e quel sorrisetto arrogante stampato sulla faccia dal momento in cui li aveva raggiunti. Cercò di scalfire il suo orgoglio.
-Non sai pescare?-
-È importante?-
-Fondamentale per la nostra cena.- gli appioppò la canna e lo minacciò -Se non peschi non mangi.-
Price si alzò e raggiunse svogliato uno dei fori, trascinando con sé lo sgabello e la lenza che strusciava sul ghiaccio. Si sedette borbottando qualche insulto, poi mentre calava l’amo si bloccò.
-E le esche?-
-Esche!- gli fece eco Philip -Ecco cosa mancava!-
Jenny saltò su come un grillo.
-Ci sono! Tranquilli, le ho portate!- si allontanò verso la riva e frugò tra gli attrezzi accatastati tra la neve. Poi tornò trionfante, esibendo una scatola di metallo verde bottiglia -Eccola!-
-Cos’è?-
-La cassetta della pesca del nonno. Ci saranno sicuramente delle esche artificiali… be’, lo spero.-
Calata la lenza si misero ad aspettare pazienti che i pesci abboccassero.
Ma la pazienza non era una dote di Bruce.
-Diamine! Questo che è passato era veramente grande!-
-Non urlare deficiente, o li farai scappare tutti!-
In effetti, non era neppure una dote di Mark.
-Eccolo! È di nuovo lui! Ha abboccato, ha abboccato! Adesso lo tiro su!-
Benji si agitò sullo sgabello, risultandogli inaccettabile che Harper prendesse un pesce prima di lui. Se si fosse trattato di Ross, di Becker, di Callaghan, insomma di tutti gli altri, se ne sarebbe fatto una ragione. Ma non quel maldestro e imbranato di Bruce!
Il ragazzo girava intorno al suo buco, sollevando e abbassando la canna, con la lenza tirata da lui e agitata dai guizzi del pesce, che sembrava aver abboccato davvero. Ma Bruce si stava dimostrando totalmente incapace di far emergere la cena dall’acqua. Tom corse in suo aiuto.
-Piano Bruce, o lo farai scappare!-
-Guarda, Tom! Guarda quant’è grosso! È fantastico!- strattonò forte e l’amo tornò su di colpo, senza pesce né esca.
Benji scoppiò a ridere di sollievo.
-Un rarissimo esemplare di pesce-fantasma!-
-Sei riuscito a farti mangiare persino l’esca finta.-
Bruce lanciò un’occhiata di fuoco rispettivamente a Benji e a Philip.
-Che sfortuna, l’avevo preso!-
L’insuccesso non abbatté il suo entusiasmo. Senza darsi per vinto, tornò a sedersi sul secchio di metallo capovolto che gli faceva da sedile. Non era il massimo della comodità ma meglio di niente, almeno finché i pesci non abboccavano. Poi lo avrebbe usato per infilarceli dentro.
Benji sbadigliò annoiato e scandagliò i compagni con lo sguardo, esaminando le loro espressioni per ammazzare il tempo. Poi pensò che se Freddie lo avesse visto appollaiato su quello sgabellino risicato, la canna in mano in un deserto di ghiaccio a tentare di pescare qualche improbabile pesce commestibile per procurarsi la cena come nel paleolitico, avrebbe riso per ore, si sarebbe sbellicato per giorni. Lo avrebbe raccontato ai suoi nipoti, ai nipoti dei suoi nipoti, ai pronipoti dei suoi pronipoti e così via per l’eternità perché un Benji Price impegnato in un’attività così primitiva sarebbe rimasto nella memoria della sua famiglia nei secoli dei secoli. Agitò qua e là la canna tanto per fare qualcosa, in fondo non era fondamentale riuscire davvero a tirar su una trota. L’importante era mantenere quella posizione, tutto sommato comoda, per far credere agli altri che, come loro, stesse dando il suo apporto alla cena. Contrariamente a ciò che Holly supponeva, non sarebbe mai rimasto a bocca asciutta. La minaccia di andarsene poteva essere reiterata all’infinito e gli avrebbe consentito di spuntarla sempre, fino all’ultima ora dell’ultimo giorno di quel ridicolo ritiro. Jenny non l’avrebbe mai lasciato senza cena, a costo di servirgli la porzione di Philip e lasciare il fidanzato a digiuno.
Abbassò gli occhi sul ghiaccio e sulle onde concentriche che si allargavano intorno alla lenza, increspando i pochi centimetri d’acqua portati alla luce dal progresso tecnologico della connessione internet e di un cellulare. Aveva capito fin da subito che quel ritiro non sarebbe stato uno dei migliori, eppure si stava rivelando addirittura peggiore delle sue peggiori previsioni. Si tolse il cappellino, si passò una mano tra i capelli e se lo ricalcò in testa pensieroso.
Julian lo riportò bruscamente alla realtà.
-Se non lo tiri su, il pesce riuscirà a scappare.-
Sollevare la lenza fu uno scatto automatico del braccio con la semplice torsione del polso. Uno splendido esemplare di trota atterrò sul ghiaccio quasi come per magia. Benji non aveva mai pescato in vita sua e non aveva idea di come fosse riuscito persino a staccare il pesce dall’amo, ma i compagni lo guardavano increduli e con un misto di mal celata ammirazione che lo portò istintivamente ad assumere l’atteggiamento di un esperto navigato. Mentre la trota si dimenava sulla superficie del lago, in cerca di una via di scampo che il portiere non era disposto a concederle, la sua voce si riempì di completo trionfo.
-Ecco la mia cena, Holly. Sei contento?-
Patty accorse con il secchio sottratto alle natiche di Bruce e ora ricolmo d’acqua, recuperò il pesce che continuava a saltellare sul ghiaccio e lo gettò nel contenitore, dove rimase a nuotare vivo,  vegeto e ancora in gran forma. Amy si avvicinò impressionata, poi si rivolse a Jenny.
-C’è altro da mangiare, al ryokan?-
Dopo il portiere toccò a Julian pescare la trota numero due, anche se quella di Benji era più grande. Jenny, che girovagava tra i ragazzi senza null’altro da fare se non incoraggiarli, passando accanto a Mark lo udì sbuffare.
-A parte quelli lì, gli altri pesci sono tutti emigrati in acque più calde.-
-È molto probabile.- volle accontentarlo lei.
-Sei un incapace, ecco la verità.- il portiere tirò su il suo secondo pesce e, senza l’aiuto di nessuno, staccò l’amo, recuperò l’esca e lo depositò nel secchio dove le trote, ormai, cominciavano a star strette.
Impietosita Amy riempì il recipiente fino all’orlo. Ma una trota intraprendente e con tanta voglia di tornare a casa guizzò fuori e le atterrò tra i piedi, facendola sobbalzare di paura.
Benji la rimproverò.
-Stai cercando di boicottare il mio lavoro?-
La ragazza dapprima ammutolì, poi scoppiò a ridere agli inutili tentativi del portiere di recuperare il pesce che guizzava ovunque, soprattutto lontano dalle mani che erano lì lì per recuperarlo.
-Valeva la pena venire a Shintoku solo per assistere a uno spettacolo simile!- rise Mark.
Benji lo udì e si pietrificò all’istante, più immobile di un menhir di Stonehenge.
-Harper, se riesci a prenderlo te lo regalo!-
Bruce abbandonò la canna a terra, balzò in piedi e corse dietro al pesce percorrendo su e giù l’insenatura ghiacciata in una pantomima che fece piegare i ragazzi dalle risate.
Il portiere tornò a sedersi al suo posto e calò la lenza. Tre secondi e un’altra trota abboccò.
Mark non credette ai propri occhi. Cosa aveva attaccato Price a quel maledetto amo? Perché i pesci andavano tutti da lui?
-Quanto non lo sopporto…-
Jenny gli sorrise comprensiva.
-Vedrai che prenderai qualcosa anche tu. È solo questione di tempo e pazienza.-  
Le sue previsioni si rivelarono azzeccate, anche se Mark impiegò quasi due ore a tirare su il suo primo pesce. Benji era a quota sei, Julian ne aveva presi quattro come Tom, Holly tre e Philip, che preferiva intrattenersi Jenny, soltanto uno. Bruce solo quello di Benji.
A un certo punto Philip alzò gli occhi e osservò il cielo. Poi riavvolse la lenza e prese a riordinare l’attrezzatura. Il sole aveva ormai raggiunto le montagne a occidente, si sarebbe  presto nascosto dietro le cime più alte e avrebbe fatto buio molto in fretta.
-È tardi, dobbiamo muoverci. La notte in montagna arriva subito.-
Philip fece bene a spingere i compagni sulla via del ritorno. Quando giunsero al ryokan, gli alberi creavano intorno a loro fitte zone d’ombra. Solo il candore della neve risplendeva del tenue bagliore del crepuscolo. Le luci dell’edificio erano accese e lo illuminavano come una di quelle decorazioni natalizie rischiarate al loro interno dalla fiammella di una candela.
Il secchio con i pesci finì dritto in cucina, mentre Jenny scandagliava la zona privata del piano terra in cerca dei nonni. Raggiunse i compagni in stanza poco dopo, con un’espressione afflitta e scontenta, perché stava per offrirsi di fare qualcosa che assolutamente non le andava dopo quella lunga scarpinata nella neve.
-Credo sia meglio che io vada in paese a comprare qualcosa.-
-Adesso?-
La ragazza guardò Philip e annuì.
-Non ci vorrà più di un’ora, farò in fretta.-
-Allora vengo anch’io.-
-No, non insieme!- obiettò Mark all’istante -Impieghereste una vita a tornare. Alla faccia della nostra cena!-
-Vuoi andare tu con Jenny?- lo provocò Benji con malcelato spasso, notando nel contempo lo sgomento che riempì lo sguardo di Philip.
Come se la domanda del portiere non fosse già sufficiente a far arrossire Jenny di imbarazzo, ci si aggiunse anche lo sguardo del fidanzato, che la vide diventare letteralmente paonazza, mandandolo in totale confusione. Ma Mark, che stavolta non intendeva lasciare a Benji l’ultima parola, replicò sprezzante.
-Sì, e sai perché? Perché sono molto più capace della maggior parte di voi a occuparmi degli acquisti per la cena. Ma non andrò. Philip ci ha portati qui ed è giusto che vada lui, anche se assolutamente non con Jenny.-
-Da solo?! Piuttosto digiuno!-
-Non ci provare, Callaghan!- si intromise anche Bruce -Se rischiamo di morire di fame la colpa è solo tua!-
-Visto cosa sei stato in grado di ingurgitare da quando siamo qui non moriresti di fame neppure con un mese di digiuno!-
Mark li ignorò entrambi, molto più interessato a trovare una soluzione che non lo coinvolgesse direttamente.
-Chi va con Callaghan?-
Il giovane chiamato in causa lo fissò seccato.
-Se permetti decido io! Vado con Jenny oppure va qualcun altro.-
-Smettila di far storie, Philip!- lo zittì Holly con un’occhiata torva -Tiriamo a sorte.-
Il portiere ebbe un’idea migliore.
-Giochiamoci la scarpinata a carte.- prese il mazzo abbandonato sul tavolo dalla sera prima -E vediamo chi saranno i fortunati tra noi sei.-
-Sfortunati direi, piuttosto.- Julian lanciò un’occhiata rassegnata alla finestra e all’oscurità della notte.
-Perché sei?- domandò Bruce.
-Perché Philip si è già offerto, naturalmente.-
-E le ragazze non sono tra i candidati.- terminò Julian. Mai avrebbe lasciato andare Amy in paese così tardi e, con buone probabilità, senza di lui.

Erano usciti mezz’ora dopo. Le carte avevano dato il loro inesorabile verdetto, il tempo di indossare le giacche a vento ed erano fuori. Bruce seguiva contrariato Holly e Philip prendendo a calci la neve. Essere in strada a quell’ora e con quel freddo non gli andava proprio giù.
-Davvero una bella fortuna.-
-Per te sicuramente sì. Un po’ di allenamento extra non ti farà male.- Callaghan lanciò un’occhiata al capitano che annuì d’accordo.
-Mark e Benji hanno barato.- seguitò Bruce infilando le mani ghiacciate nelle tasche, poiché in quel clima siberiano i guanti non erano di nessun conforto.
-Non sai perdere.- tagliò corto Philip.
-Bruce ha ragione. Li ho visti anch’io.-
-Allora perché non hai detto niente?-
-Perché qualcuno sarebbe dovuto andare comunque.-
-Avresti potuto offrirti. Avremmo fatto prima.-
Un fiocco di neve fluttuò nell’aria e si posò leggero sul naso di Bruce. Il ragazzo starnutì.
-Maledizione! Comincia pure a nevicare!-
Holly gli lanciò un’occhiata eloquente, poi allungò il passo.
-Cerchiamo di fare in fretta.-
-Piano, eh? Non c’è bisogno di correre!-
Philip raggiunse il capitano lasciandolo indietro.
-Si lamenta sempre? Non c’è modo di farlo stare zitto?-
-Non se non hai niente da fargli mangiare. In questa desolazione è di compagnia.-
Sul fatto che le lagne di Bruce fossero di compagnia Philip aveva seri dubbi, ma che a circondarli non ci fosse nulla aveva perfettamente ragione e tutto questo nulla non era per niente rassicurante. La carreggiata ricoperta di ghiaccio e neve era illuminata dalle torce che ondeggiavano nelle loro mani. Al di fuori dei fasci di luce, regnava l’oscurità. Gli alberi del bosco ai lati della strada si perdevano nel buio più fitto della montagna delimitando intorno a loro un paesaggio decisamente solitario e pure un po’ inquietante.
-Ho freddo, ho fame e sono stanco.- riprese Bruce, rimettendo poi in ordine le sue priorità -Anzi no. Ho fame, sono stanco e ho freddo.-
Philip lo ascoltò sempre più spazientito. Anche lui aveva freddo, aveva fame ed era stanco ma se lo teneva dentro senza scocciare nessuno. Anzi, a dirla tutta, avrebbe preferito non soffermarsi troppo a riflettere sul disagio di quella passeggiata fuori programma. Desiderava soltanto arrivare presto a Shintoku, fare la spesa e tornare subito al ryokan, dove si stava caldi e soprattutto dove lo aspettava Jenny. Ma come evitare di pensare di essere lì invece che con la fidanzata se Bruce glielo ricordava a ogni passo? Come poteva?
-Stai un po’ zitto!- lo apostrofò stufo. Avevano superato da poco l’albero caduto che aveva impedito alle provviste di raggiungere il ryokan, e presto avrebbero finalmente scorto le prime case. Philip arrivò al culmine dell’esasperazione quando dietro di lui Bruce intonò una canzonetta con la melodia di una famosa hit del momento.
♪Che freddo che fa, che freddo che fa…♪
Holly sorrise.
-Non farci caso, Philip.-
-Come fai a dire che è di compagnia? Altro che compagnia! È un tormento!-
-Hai una caramella o una gomma da dargli?-
-No!-
Holly fece spallucce. Era troppo abituato al carattere di Bruce per poter essere solidale con Philip che, tra l’altro, gli sembrava nervosetto a prescindere dalla performance canora del compagno.
♪Che fame che ho, che fame che ho!♪
-Sei già stato qui?- cercò di distoglierlo dalle stonature dell’amico.
-Qui dove? In mezzo alla strada?- l’aggredì l’altro.
♪Che freddo che fa, che freddo che fa…♪
-A Shintoku, al ryokan.-
-Sì, ci sono stato.-
-È un bel posto, anche se non c’è niente.-
Philip lo guardò ostile, certo che si riferisse all’assenza dell’impianto sportivo che ormai i compagni gli rinfacciavano da due giorni.
-C’è Patty, non ti basta?-
-Certo che mi basta.-
♪Che fame che ho, che fame che ho!♪
Philip serrò i pugni.
-Fermami Holly, altrimenti lo disintegro.-
Ma l’amico non ne ebbe il tempo, perché camminava qualche passo più avanti, illuminando con la torcia la via. Quando si volse, Philip era già fermo sul percorso di Bruce e non riuscì a evitare in nessun modo di urtarlo. Il ghiaccio fece il resto.
Messo un piede in fallo, Harper slittò in avanti e finì preciso addosso a Philip. Rotolarono tra la neve, Holly si sforzò di trattenere una risata e ringraziò il buio che celò il suo divertimento.
-Cos’accidenti hai bevuto prima di uscire?! Sei ubriaco? Togliti, imbecille!- disteso a terra, Philip cercò di scrollarsi di dosso l’ingombrante compagno, spintonandolo via. E mentre la neve penetrava nel colletto della giacca insinuandosi tra le pieghe della sciarpa, si chiese se l’incidente non fosse la vendetta trasversale di Evelyn per averla travolta giusto quella mattina.
-Scusa, Philip…- Bruce tentò di scostarsi. Scivolò sul ghiaccio, perse l’appiglio e gli conficcò un gomito nello stomaco.
-Harper! Togliti immediatamente!-
Bruce ubbidì e si trascinò di fianco, a distanza di sicurezza.
-Non arrabbiarti Philip, mica l’ho fatto apposta.- si alzò e si ripulì dalla neve.  
-Fortuna per te!- l’altro si aggrappò alla mano che il capitano gli porgeva. Una volta in piedi si massaggiò dolorante il torace.
-Su, smettetela di giocare.- li prese in giro Holly -Ormai siamo arrivati.-
Giù in fondo dopo  la curva, si intravedevano le luci delle prime case spuntare tra gli alberi carichi di neve. E poi, più avanti, cominciavano i lampioni. Al primo incrocio ricomparvero macchine e persone.
-Finalmente!- sospirò Bruce -Fa proprio freddo, vero?-
-Intendi ricominciare la lagna?-
-Philip, la tua mancanza di pazienza è altrettanto fastidiosa.-
Holly finse di non averli uditi.
-Adesso che siamo qui, chi ricorda dov’è il negozio di alimentari più vicino? Jenny ti ha spiegato dove andare?-
Philip trasalì.
-Non gliel’ho chiesto.-
-Ovvio!- s’intromise Bruce -Erano troppo occupati a sbaciucchiarsi!-
-Guardone del cavolo! Come ti sei permesso di sbirciare?-
-Eravate sul corridoio! Se non vuoi essere visto, la prossima volta nasconditi meglio!- lasciò  perdere Philip e si rivolse a Holly -E adesso?-
Callaghan lo spintonò, neppure troppo gentilmente.
-Adesso cammina, qualcosa troveremo.-
Il capitano esitò disorientato.
-Forse è meglio chiedere.-
-A chi?-
-A lei, per esempio.-
Celata dall’oscurità della notte e a tratti illuminata dal cono di luce dei lampioni, un’ombra procedeva sul marciapiede diretta esattamente verso di loro. Quando giunse sotto la luce più vicina, si fermò e li osservò incuriosita. Si trattava di una ragazza, infagottata in una giacca a vento rosso scuro sopra un paio di jeans blu. Un cappellino di lana bianca con un pompon in cima alla testa le teneva al caldo le orecchie, e una sciarpa dello stesso colore le avvolgeva il collo.
-Ciao.- salutò Bruce -Fredda serata.-
Lei ricambiò con un sorriso, serrando la presa su una scatola che si stringeva al petto.
-Più o meno come al solito. Cosa ci fate da queste parti? Siete un po’ lontani dal ryokan. Avete bisogno di aiuto?-
Bruce spalancò la bocca.
-Come accidenti fai a sapere che…- si interruppe all’improvviso e indietreggiò, quasi intimorito -Non sarai mica la donna delle nevi?!-
Philip sprofondò il viso in una mano, pieno di vergogna.
-Non ancora, ma potrei diventarlo un giorno.-
-Allora come hai fatto a capire che veniamo dal ryokan?- Bruce la scrutò sospettoso.
-Non siete di Shintoku perché non vi conosco quindi dovete essere per forza dei turisti. E dei turisti in giro a quest’ora hanno sicuramente bisogno di aiuto.-
Quel ragionamento sembrò tranquillizzarlo. Annullò di colpo la distanza di sicurezza mantenuta finora da quella che avrebbe potuto essere un’apparizione spiritica, le si accostò e la guardò meglio, notando il viso un po’ tondo, il naso piccolo e leggermente all’insù arrossato dal gelo, gli occhi grandi e la frangetta schiacciata sulla fronte dal cappellino.
-Mi chiamo Meryl.- sostenne la scatola sul braccio sinistro per allungare l’altra mano.
Bruce gliela strinse con un sorriso entusiasta.
-Bellissimo nome!-
Ora che aveva verificato che la giovane era effettivamente un essere umano e non uno spirito delle nevi, la novità dell’incontro gli illuminò gli occhi di interesse. Tre giorni consecutivi a  esclusivo contatto con i compagni e gli anziani nonni di Jenny, resero immensamente gradita la nuova conoscenza.
-Vi siete persi?-
Perché no? Magari così li avrebbe accompagnati per un tratto e lui, oltre a scampare ai continui rimproveri di Philip di cui era francamente stufo, avrebbe potuto approfondire la sua conoscenza. Gli stavano venendo in mente un sacco di cose da chiederle. Per esempio quanti anni avesse, dove abitasse di preciso, se fosse già impegnata per quella sera e per i dieci giorni successivi.
-Più o meno.- ammise quindi senza vergogna.
Philip non riuscì a credere che il compagno stesse collezionando senza batter ciglio quella serie infinita di figuracce. La donna delle nevi… assurdo! S’erano persi… peggio che mai!
-Dove dovete andare? Al ryokan?-
-Veramente stiamo cercando lo spaccio più vicino.-
-Allora è facile, mio padre è il proprietario. Venite con me, sto tornando lì.-
I ragazzi ne furono sollevati e la seguirono fiduciosi.
-Siamo stati davvero fortunati a incontrarti.- le disse Bruce -Ti aiuto?-
Le tolse sollecito la scatola dalle mani e Holly e Philip, che procedevano dietro, si sorrisero con aria saputa.
Procedendo con precauzione sul sottile strato di neve ghiacciata che ricopriva il marciapiede, Bruce le disse chi erano, da dove venivano e che ci facevano lì, in quello sperduto paese del nord. La ragazza lo ascoltò con reale interesse e finta sorpresa. Sapeva già tutto di loro, perché Shintoku era una manciata di case abitate da gente ficcanaso come tutti i piccoli centri rurali.
Il negozio della famiglia di Meryl sorgeva in un angolo dell’isolato fiancheggiato da un piccolo parcheggio che poteva ospitare una decina di macchine. Davanti alla porta a vetri stazionavano due persone in attesa: un uomo, che fumava sotto la tettoia nei pressi dell’ingresso e un ragazzo, che si teneva appoggiato alla vetrina tappezzata di cartelli pubblicitari, le mani nelle tasche della giacca a vento e un assurdo cappello di lana a righe bianche e nere calcato fin quasi sugli occhi. La luce del locale era accesa, dall’esterno si scorgevano gli scaffali pieni di cibo. Sulla porta era appeso un cartello con la scritta “Torno subito”. Meryl girò la chiave nella serratura per un paio di mandate e sbloccò l’ingresso. La portiera di un’automobile si aprì e ne scese una donna di mezza età che avanzò infreddolita verso il negozio, stringendosi addosso il cappotto.
-Buona sera Meryl, è arrivato il latte?-
-Sì, signora Wilson.-
La ragazza spalancò l’ingresso lasciando entrare i clienti, e scambiò un saluto anche con l’uomo, che gettava via la sigaretta ormai quasi del tutto consumata. Fece poi cenno ai ragazzi d’entrare e Philip, Bruce e Holly si rifugiarono all’interno del locale, dove iniziarono immediatamente a scongelarsi. Il ragazzo con il cappello la raggiunse sulla soglia ed esitò a proseguire, per concedersi il tempo di osservarla non visto con occhi colmi di un’ammirazione di cui lei non si accorse neppure quando, percependo la sua presenza, si volse.
-Mio fratello non c’è, Johnny. Cercavi lui?-
-No, ho bisogno di una ricarica al cellulare. E poi devo ritirare la spesa di mia madre. Ha lasciato due buste. Ma c’era tuo padre quando è passata.-
-Me lo ha detto, vieni.-
-Chi sono quei tre? Non li ho mai visti.-
-Strano.- rispose lei con una punta di ironico divertimento -La loro foto è sulla rivista sportiva che compri tutti i mesi.-
-Questo mese ancora no.-
Lei si avvicinò allo scaffale dell’editoria, la prese e la portò in cassa.
-La prendi?-
Lui annuì e tirò fuori il portafoglio per pagare, dedicando al tempo stesso un’occhiata a Bruce che, esattamente alle sue spalle, osservava indeciso gli scaffali.
La faccia che aveva intravisto all’esterno del negozio non gli diceva nulla e tanto meno lo faceva ora la sua schiena. Per non dare soddisfazione a Meryl si tenne la curiosità.
-Quindi? Dov’è che stanno?-
-Al ryokan, dai Lohan.-
Johnny pagò, ripose il resto nel portamonete e uscì portandosi via un paio di buste e la rivista, che sfogliò soltanto quando ebbe svoltato l’angolo.  Assicuratosi che Meryl, dalle vetrate, non potesse vederlo, si fermò sotto un lampione a leggere proprio l’articolo che aveva creato tanto scompiglio tra i ragazzi all’aeroporto di Haneda. Scorse rapidamente il pezzo fino in fondo, confrontò i volti che ricordava appena con quelli ritratti nella foto, poi tirò fuori il cellulare e fece partire la chiamata.
Varcato l’ingresso del negozio, la priorità della cena aveva scalzato senza indugio e senza remore l’interesse dimostrato finora per la graziosa sconosciuta. Totalmente dimentico di lei, Bruce si aggirava tra gli scaffali con un cesto di plastica appeso al braccio che aumentava di volume e di peso a ogni reparto gastronomico visitato. Holly e Philip invece si consultavano indecisi su cosa acquistare, ma certi che se le ragazze avessero dato loro una lista, sarebbe stato tutto molto più semplice e veloce.  
Bruce raggiunse la cassa per primo, il cesto colmo fino all’orlo.
-Avete finito? Sto morendo di fame.-
Holly, giusto nei pressi, arrivò subito. Depositò sul banco della cassa quelle due o tre cose che aveva con sé, vale a dire quattro confezioni grandi di tonno, un barattolo di maionese e un sacchetto di carote da un chilo, poi osservò gli acquisti del compagno.
-Bruce, che hai comprato? Patatine, popcorn, croccantini…?- riuscì a sottrargli due tubi di pringles prima che Meryl li battesse e si aggiungessero al conto -Noccioline, cioccolata, biscotti… Sembra la spesa per una festa di bambini!
-E questo cos’è?- Philip, appena giunto, pescò una rivista semisommersa dalle cibarie. L’agitò in aria mostrando una famosa modella in bikini, in posa sulla copertina -Ti pare il caso?-
-È solo una rivista.-
-Sì, per adulti.-
-Infatti siamo tutti maggiorenni!- Bruce guardò Meryl, un sorriso le aleggiava sulle labbra -Anche tu, vero?-
-Se pure non lo fossi, ne vendo talmente tante che ormai non mi scandalizzo più.-
Bruce tornò a rivolgersi ai compagni.
-Comunque c’è una storia che mi interessa.-
-Una storia? Non il servizio su di lei?-
-È un acquisto privato, sono fatti miei. Va bene?-
-Fai come ti pare.-
Meryl li aiutò a infilare la spesa nelle buste e quando fu il momento di pagare, Bruce li stupì.  
-Metti pure tutto in conto.-  
Holly e Philip lo guardarono.
-In conto a chi?-
-Al ryokan. Penserà la Federazione a saldare.-
Fu la prima volta in assoluto che un’idea di Harper non venne contestata. Anzi, capitano e vicecapitano osservarono il compagno con aperta ammirazione, perché la sua era una trovata geniale che a nessuno dei due era venuta in mente. Solo che, ad averci pensato prima, avrebbero preso qualcosina in più.  
Meryl non batté ciglio, fece come le era stato detto e segnò in conto all’hotel.
-Ricordate la strada?-
Bruce scosse la testa.
-Non c’è un autobus per tornare lassù?-
-Niente autobus, mi dispiace.-
Con la mano libera Philip agguantò il compagno per la manica della giacca e lo trascinò con sé verso l’uscita del negozio.
-Un po’ di esercizio non ci farà male, prima di cena. E io la strada la ricordo perfettamente.-

Gli acquisti non andarono a genio alle ragazze. Jenny, Amy, Evelyn e Patty li accolsero nell’ingresso e studiarono  le buste posate a terra senza toccare nulla, senza tirarne fuori niente. Si limitarono a ficcarci dentro il naso per scandagliarne in silenzio il contenuto, mentre in cima alle scale si affacciavano Julian e Mark.
Poi, con un gesto brusco quanto inaspettato, le amiche afferrarono le buste all’unisono, le portarono in cucina e chiusero bruscamente la porta proprio sul naso di Bruce che le aveva seguite affamato. Philip e Holly arrivarono un istante dopo.
-Che succede?-
Bruce sospirò.
-Sto morendo di fame e loro si sono chiuse dentro!- fece per entrare ma Julian lo fermò.
-Cosa avete comprato?-
I tre si scambiarono un’occhiata.
-Merda! La rivista!-
Philip trasalì.
-L’hai lasciata nella busta, idiota d’un idiota?-
-Non ho fatto in tempo a toglierla!- il ragazzo si avvicinò alla porta, tese un orecchio e udendo solo le loro voci pacate, strinse piano la maniglia tra le dita ruotandola lentamente, quanto bastava per socchiudere la porta e scorgere Patty agitare nell’aria un pacchetto di popcorn.
-C’era da aspettarselo. Avremmo dovuto stilare una lista.-
-Oppure una di noi avrebbe dovuto accompagnarli.-
-Con questo freddo...- rabbrividì Amy.
-Sarei potuta andare io.-
Scostato Bruce per guardar dentro, Philip concordò con Jenny su tutta la linea. Fossero andati solo loro due sarebbe stato molto meglio. Per esempio avrebbero potuto fermarsi in un bar lungo la strada e ricavarsi una mezz’ora da trascorrere in beata solitudine.
-Che ci volete fare…- udirono Evelyn -Acquisti tipici del sesso maschile.-
Offeso nell’orgoglio, Bruce spalancò la porta con un movimento così brusco che sobbalzarono tutte e quattro.
-Che modi sono?-
Il ragazzo ignorò il tono bellicoso della fidanzata e si arrestò al centro della cucina, i pugni sui fianchi e i piedi saldamente piantati al suolo.
-Cosa c’è che non va in quello che abbiamo comprato?-
-Tutto.- lo stroncò Evelyn drastica.
Philip entrò subito dopo un po’ meno impetuoso e polemico e raggiunse le buste sul ripiano. La maggior parte del contenuto era sparpagliato sul tavolo d’acciaio. Accantonò meticoloso gli acquisti fatti da Bruce e impilò sopra al mucchio anche la rivista con la ragazza in bikini.
Evelyn capì all’istante. Prese il giornale e ne sfogliò rapida le pagine.
-Bruce! Non ne perdi un’uscita! Solo a guardarla così mezza nuda mi vengono i brividi.-
-Anche a me, ma di tutt’altro tipo.- concordò lui allusivo.
Non l’avesse mai detto! Evelyn lo ripagò della battuta gettando stizzita la rivista dritta nel cestino della spazzatura.
-No! Eve, no!-
Il ragazzo corse a recuperare il giornale e fuggì dalla cucina per metterlo al sicuro da qualche parte nella loro stanza, con il sottofondo delle risate divertite dei compagni. Tutti eccetto Philip e Holly, che non trovavano nulla di spassoso in ciò che stava accadendo sotto i loro occhi.
-Jenny?-
Lei si volse a guardare il fidanzato e il sorriso che le aveva illuminato per un attimo il viso scomparve di colpo. Tacque osservandolo, poi spostò gli occhi sugli altri che li avevano raggiunti, spinti forse più dalla fame che dal raduno improvvisato. Ma adesso, Jenny lo capiva dalle loro espressioni, soprattutto quelle di Mark e di Benji, il divertimento aveva rimpiazzato l’appetito e così lei non aveva il coraggio di dire a Philip che sarebbe stato difficile approntare una cena con ciò che avevano comprato. Era convinta infatti che l’errore fosse stato loro, perché non avevano pensato a stilare una lista, lasciando i ragazzi tentare a casaccio di risolvere il problema. Ma soprattutto non voleva, nel modo più assoluto, rinfocolare lo scherno con cui un paio dei compagni continuava a rivolgersi a Philip per ringraziarlo della loro imprevista presenza a Shintoku.
Evelyn non si fece nessuno di questi scrupoli e quando parlò fu ben più che esplicita.
-Mi dispiace, ma avete fatto un casino. E non mi dispiace dirvelo, sia chiaro. Mi dispiace che ciò che avete comprato servirà a poco per la cena.-
-Cosa c’è che non va?-
-Vuoi un esempio, Holly? La maionese è un condimento, non un alimento.-
-Lo so!-
-E cosa vorresti condirci? I popcorn di Bruce?-
-Perché no?- rise Mark sullo sfondo.
-Il tonno!- esclamò il capitano.
-L’olio per friggere l’avevamo già.- sospirò Patty.
-La farina l’avete presa per...?- chiese Amy con più tatto, lasciando la domanda in sospeso per dar loro la possibilità di trovare una spiegazione sensata all’acquisto.
Bruce era tornato giusto in tempo per rispondere.
-Il pane… o qualche torta…-
-Mancano le uova.-
Incoraggiato dai tentativi del compagno, anche Philip si buttò.
-Però possiamo infarinare i pesci e friggerli.-
Ad Amy si illuminarono gli occhi.
-A proposito dei pesci! In questo momento le trote sono nel laghetto del cortile. Se davvero volete mangiarle, qualcuno deve andare a recuperarle.-
I ragazzi si guardarono smarriti. Significava che dovevano ricominciare da capo dopo tutta la fatica di quel pomeriggio?
-Fortuna che ho comprato il tonno.-
Patty continuò a rimestare nelle buste, anche se ormai da tirar fuori era rimasto davvero poco. Sul ripiano del tavolo comparvero quattro bottiglie di birra.
-E queste? Chi le ha comprate?-
-Finalmente un acquisto decente!- Benji le fece sparire dal tavolo con un gesto da prestigiatore.
-L’alcol non è vietato ai ritiri?- domandò Evelyn sospettosa.
-Se solo questo lo fosse, un ritiro...- borbottò il portiere, riponendo la birra nel frigorifero.
-È stato Bruce.- lo accusò Philip.
-Perché mi hai detto che dobbiamo fare balordi!-
-Non ho mai detto niente di simile!-
-Per forza, si dice “bagordi”.- corresse Julian.
Il suo tono da maestrino provocò un improvviso, istintivo e inaspettato corto circuito nel cervello di Benji mentre richiudeva lo sportello del frigorifero.
-Baldoria!- esclamò Bruce.
-Mai sentito?-
-Sì, da Philip poco fa.-
-Cos’è Bruce, stasera hai deciso di immolarti?- ringhiò Callaghan esasperato.
Jenny lo tirò per la manica della felpa.  
-Lascia stare, ti credo. Adesso prepariamo qualcosa.-
Il menù di quella sera fu essenziale e seguì alla lettera la dieta di Gamo: pesce e verdure. Nessuno andò a recuperare le trote nel laghetto e il tonno in scatola fu accompagnato da patate saltate in padella, zuppa di miso bollente per scaldare il corpo infreddolito, insalata di verza e carote sfilettate, ottanta grammi di riso bianco a testa per non lasciar sole le portate e, come strappo alla regola, crema al limone con scorze d’arancia e spruzzata di cannella.
Risalirono in camera sparpagliati, per ultimo Tom che trovò Bruce a bloccargli il passaggio, spaparanzato in diagonale sui tatami proprio al centro della stanza.
-Ho ancora fame, maledizione! Potrei ricominciare a mangiare la cena dall’inizio all’infinito...- vide Amy varcare la soglia con un vassoio e un bollitore di acqua calda che, probabilmente, conteneva solo tè -Non è avanzato niente?-
-Assolutamente niente.-
La ragazza si inginocchiò davanti al grande tavolo e posò tutto sul ripiano.
Benji lanciò un’occhiata all’orologio. Erano appena le dieci e anche se la stanchezza c’era tutta, il sonno non arrivava.
-Giochiamo a carte?-
-Di nuovo?- si lamentò Patty.
-Se hai un’idea migliore delle carte e della tv…-
-Io ce l’ho!-
-Intendevo qualcosa che riguardasse tutti, Bruce. Non soltanto te ed Evelyn.-
-Perché la televisione no?- il ragazzo si tirò su e raggiunse carponi il tavolo, chiedendo poi ad Amy di riempirgli una tazza di tè -A quest’ora cominciano un sacco di programmi interessanti. Jenny, spegni la luce?-
Rimase soltanto il portalampade all’angolo della stanza a rischiarare l’ambiente. La ragazza tornò a sedersi accanto a Philip, la schiena appoggiata al muro. Una spalla di Benji le copriva parte della tv e non poteva a guardar l’una senza lanciare occhiate anche all’altro. Lo scontento del portiere continuava a preoccuparla ma riusciva a tenere l’ansia per sé e lo stava facendo anche piuttosto bene. Infatti Philip aveva potuto soltanto notare le numerose e insistenti occhiate che la fidanzata lanciava a Benji ma non la preoccupazione di cui esse erano cariche. Persino in quel momento Philip dubitava che lei stesse guardando la tv anziché il compagno e quando le prese una mano intrecciando le dita alle sue, la fidanzata non reagì in nessun modo, anzi non sembrò neppure accorgersene.
Mentre davanti agli occhi di Jenny si susseguivano le immagini colorate e luminose del programma televisivo che le rischiaravano il volto e le facevano brillare gli occhi, la sua mente aveva fatto un salto indietro, alla conversazione che si era svolta tra lei e il portiere giusto tre giorni prima. Quasi avesse percepito su di sé i suoi pensieri più ancora dei suoi occhi, Benji a un certo punto si volse e intrecciò il proprio sguardo a quello della ragazza. Come trascinati insieme in un improvviso e misterioso collegamento telepatico, i loro pensieri si unirono sullo stesso ricordo.
La mattina di quel primo giorno a Shintoku, dopo aver fatto colazione, si erano radunati tutti nell’ingresso a indossare giacche e cappotti per raggiungere Holly e Philip, già nella radura. La decisione di Benji di non farlo li aveva colti impreparati e solo Jenny, vedendolo infilare le scale invece della giacca a vento, aveva reagito all’istante. Gli era corsa dietro, arrivando insieme a lui sull’ultimo gradino del pianerottolo. Da sotto, i ragazzi l’avevano osservata mentre superava Benji e si fermava al centro del corridoio per sbarrargli il passo.
Nessuno era intervenuto per darle manforte, l’avevano lasciata sola a trovare il modo di convincerlo a restare. Lui l’aveva scostata, aveva proseguito il suo percorso ed era entrato in camera. Un secondo dopo anche Jenny era scomparsa.
Benji aveva recuperato dall’armadio la valigia che la sera prima non aveva disfatto, l’aveva aperta sui tatami e aveva infilato dentro quelle due o tre cose che ne aveva tolto per la notte. Poi l’aveva richiusa e l’aveva appoggiata accanto alla porta.
“È stato un piacere conoscerti.” le aveva detto “Ma forse sarebbe stato un piacere maggiore se non l’avessimo fatto in queste circostanze.”
Lei aveva taciuto e lo aveva guardato prendere dal tavolo un paio di oggetti per infilarli in tasca.
“Salutami Philip.” aveva proseguito con un tono che trasudava ironia, afferrando il trolley e facendo per varcare la soglia.
In preda al panico, Jenny aveva reagito con un’azione di forza. Aveva teso un braccio, aveva stretto le dita allo stipite della porta e gli aveva sbarrato l’uscita.
“Non andar via.”
Si erano fissati con intensità, lui deciso ma lei ancora più determinata a impedirgli di mandare a monte il ritiro.
“Non resterò se ci sarete anche voi.”
“Perché la nostra presenza ti è così insopportabile?”
Benji aveva tolto la mano dal trolley e aveva incrociato le braccia.
“Ascoltami bene, Jenny, e cerca di far entrare questi pochi e semplici concetti nella tua bella testolina. Io sono un professionista, anzi noi tutti siamo dei professionisti. Anche quell’idiota del tuo fidanzato, che si è fatto venire la splendida idea di invitarvi qui. Giocare a calcio è il nostro lavoro e richiede impegno e serietà anche fuori dal campo. Un ritiro con voi è inaccettabile. Dovresti capirlo da sola, senza che te lo debba dire io. Noi non siamo qui in vacanza.”
“Lo so, me lo hai già detto. Ma non ce n’era bisogno perché ne sono consapevole. Non siamo venute con l’intenzione di disturbarvi, o per distrarvi. Neppure per intralciarvi. Non lo faremo, te lo assicuro. E se la nostra presenza ti è davvero così inaccettabile, siamo pronte ad andarcene. Tu però devi restare.”
“Bene, allora fatelo. Io resto, ma voi dovete sparire.”
Jenny aveva indugiato combattuta.
“Tre giorni. Concedici tre giorni di tempo per dimostrarti che la nostra presenza non pregiudicherà il ritiro. Per favore, solo tre giorni a partire da oggi. Non ti chiedo di più.” aveva teso la mano verso di lui, aspettando che gliela stringesse per suggellare il patto.
Il portiere aveva valutato la proposta ma aveva valutato soprattutto il volto di Jenny, che in fin dei conti poteva risultare molto più piacevole da contemplare durante le pause, del grugno strafottente di Landers o quella faccia da scimmia di Harper.
Così aveva teso il braccio e stretto la mano.
“Tre giorni.”
Il sorriso con cui lei aveva accolto la sua momentanea resa, l’aveva ben più che ripagato dell’accordo appena concluso.
Adesso tre giorni erano trascorsi e lui era ancora lì, sempre meno deciso ad andarsene, sempre più propenso a restare.
-Jenny.- la voce di Philip la riscosse di colpo -Tua nonna ti sta chiamando.-
Bruce tolse il volume alla tv, consentendole di udire chiaramente la voce della vecchina provenire dal piano di sotto.
Jenny fece per alzarsi ma Patty, già in piedi la fermò.
-Aspetta, vado io a sentire cosa vuole.-
La nonna era in fondo alle scale col naso all’insù, un vassoio pieno di dolci tra le mani. La fragranza che si diffondeva nell’aria le fece venire l’acquolina in bocca.
-State andando a dormire?-
-Non ancora.-
-Ho appena sfornato i biscotti. Volete assaggiarli?-
Patty sospirò. Quando la nonna aveva consegnato loro la dieta di Gamo recuperata dal fax, avevano tentato di spiegarle che i ragazzi stavano seguendo una preparazione atletica e quindi dovevano nutrirsi secondo un regime particolare, ma a quanto pareva per la vecchina i suoi biscotti facevano eccezione. Scese fino all’ultimo gradino e prese il vassoio ringraziando. I dolci emanavano un intenso profumo di vaniglia e miele. Ce n’erano un’immensità, altro che dieta. Con la fame che i ragazzi si portavano dietro nonostante la cena, avrebbero di certo finito per abbuffarsi.
-Ne avete ancora di tè?-
-Credo di no.-
La nonna tornò in cucina per recuperare la teiera bollente.
L’olfatto di Bruce si dimostrò da guinness dei primati. Fu in grado di percepire la fragranza dei dolci prima ancora che Patty e la nonna mettessero piede nella stanza. Annusò l’aria e si allungò verso la porta, attirato da un profumo celestiale che gli fece accartocciare le budella.
-Cos’è questo?!-
-Cos’è cosa?- gli fece eco Mark.
-Biscotti!-
-La fame ti fa venire le allucinazioni?-
Patty scostò con un gomito la porta rimasta socchiusa e precedette la nonna nella stanza.
-Uno spuntino.- annunciò soltanto.
Bruce tolse il volume alla tv, balzò in piedi e si catapultò verso il tavolo mentre il vassoio trovava il suo definitivo posto sul ripiano. Si riempì le mani di dolcetti e si sedette dove avrebbe potuto raggiungerne altri allungando appena un braccio.
-Nonna, non dovevi.- sospirò Jenny.
-Certo che doveva, invece.- la contraddisse Bruce, inghiottendo il terzo biscotto -Soprattutto dopo la cena di oggi...-
-Cosa avresti da dire contro la cena di oggi?- domandò Evelyn bellicosa.
La vecchina sorrise.
-Siete giovani e avete bisogno di nutrirvi.-
-Ha perfettamente ragione, nonna. Lei sì che capisce le nostre necessità, non il nostro allenatore che se ne sta al caldo al sud del paese dopo averci spedito in Groenlandia…-
La vecchina sorrise, poi l’attenzione dei suoi occhi fortemente miopi venne catturata dalla foto di un’affascinante ragazza, apparsa in tv mentre lo speaker parlava di qualcosa che non potevano udire. La vecchina esitò a uscire e Jenny lo notò, soprattutto perché non aspettava altro per far sparire la tentazione dei biscotti.
-La conosci, nonna?-
-Sì, povera creatura. Si chiamava Alice Jones.-
Benji prese dalle mani di Amy la tazza di tè bollente che lei gli porgeva e fissò gli occhi sull’avvenente giovane comparsa in tv.
-Era una fotomodella molto nota qui da noi.- spiegò la vecchina -Era la figlia di una coppia di negozianti di Obihiro che produceva e vendeva costumi tradizionali. Fin da piccola aveva posato come modella per il loro catalogo di kimono e yukata e poi crescendo le sue foto avevano cominciato a diffondersi anche al di fuori della produzione familiare.-
-Cosa le è successo?-
-È scomparsa precisamente un anno fa. Per tutta la giornata i telegiornali non hanno fatto altro che ricordarla. Aveva vent’anni quando è svanita nel nulla.-
Amy fu percorsa da un brivido.
-Svanita come?-
-Una tragedia.- sospirò l’anziana signora -Durante una gita con un gruppo di amici sull’altro versante della montagna.- indicò un punto oltre la finestra, nella notte fredda e ammantata di neve -Sulla via del ritorno il gruppo è stato sorpreso da una tormenta. Quei poveri ragazzi non hanno trovato riparo e sono stati costretti ad affrontare la bufera per raggiungere le case più vicine. Hanno percorso più di cinque chilometri in balia del maltempo e quando sono arrivati al centro abitato erano stremati. Solo lì si sono accorti che Alice non era più con loro. L’avevano persa, non sapevano dove, non sapevano quando. Le ricerche sono iniziate soltanto il giorno successivo, alla luce del sole e con un tempo migliore. Ma la neve aveva cancellato ogni traccia. Non è stata più trovata.-
-Ma nonna!- l’apostrofò Evelyn -Non può essere sparita nel nulla!-
-Purtroppo è accaduto, anche se non tutti concordano sul fatto che si sia persa. C’è chi sostiene che sia stata rapita da un ammiratore che ha perso la testa per lei, altri che si sia allontanata volontariamente dal resto del gruppo per scappare da qualcosa o da qualcuno, magari all’estero. Altri ancora giurano che fosse depressa e che abbia approfittato di quel momento per gettasi da un dirupo.-
Amy si accostò di più a Julian mentre la nonna continuava.
-O forse ha perso la strada ed è scivolata in una scarpata. Nelle notti di bufera, quando la neve cade abbondante, non è facile riuscire a vedere dove mettere i piedi.- la vecchina tacque per riprendere fiato -Io però so qual è la verità.- abbassò la voce e si guardò intorno come se temesse che qualcun altro o qualcos’altro, oltre a loro, la udisse.
-La dica anche a noi.- la esortò Benji.
Il divertimento che percepì nella sua voce non la scoraggiò.
-Gli spiriti degli antichi abitatori dell’Hokkaido imperversano ancora su queste montagne in cerca di vendetta. Le stragi compiute dai colonizzatori giapponesi sono state tremende, spaventose. Troppo sangue innocente è stato versato. Adesso ogni due o tre anni paghiamo le conseguenze di quella carneficina e qualcuno sparisce misteriosamente senza lasciar traccia. Le anime ainu che dimoreranno tra le montagne per l’eternità sono in costante ricerca di vittime con cui purificare le morti del loro popolo. Sono proprio le notti di maltempo quelle in cui vanno a caccia di vendetta. Trasportati dal vento e dalla neve gli spiriti irrequieti circondano gli innocenti in cui si imbattono e li trascinano via con sé. Alice non è altro che una delle loro numerosissime vittime: era una ragazza che possedeva tutto e proprio questo rendeva la sua vita più preziosa. Quale altra spiegazione dare alla sparizione del suo corpo? Se fosse morta sarebbe stato ritrovato. Le montagne dei dintorni sono state setacciate per mesi!-
-Che cosa terribile!- mormorò Amy impressionata.
-Nel bosco non molto lontano da qui, è stato eretto un piccolo altare per tutte le anime innocenti che hanno fatto questa orrenda fine. Due volte l’anno, all’inizio e alla fine dell’inverno, un sacerdote celebra un rito per placare la furia dei demoni malvagi e pregare per le loro vittime.- la nonna indietreggiò verso la porta -Per questa sera vi ho tediati abbastanza con la mia presenza. Buona notte ragazzi.-
Dopo che se ne fu andata, un silenzio di tomba riempì la stanza. Fu Benji a infrangerlo, con il suo scontato scetticismo.
-Tua nonna ha una notevole fantasia.- disse a Jenny.
-È superstiziosa come moltissime persone della sua età che abitano in posti così piccoli.-
Amy si volse risentita.
-Non le credete?-
-Per quanto riguarda la storia degli spiriti in cerca di vendetta, no.-
-Non le credi perché hai paura che portino via anche te, vero Benji?- domandò Bruce con aria grave.
-Potrebbe succedere, visto che anch’io sono ricco e famoso.-
-E un insopportabile pallone gonfiato.- mormorò Mark.
-Ho solo una pecca.- proseguì Benji senza dar peso al suo commento -La mia famiglia è antica sì, ma di sicuro non discende dai colonizzatori.-
-Una vera sfortuna.-
-Piantala, Mark.- lo redarguì Holly e finalmente si decise ad assaggiare un biscotto. Non ne trovò più -Bruce! Li hai finiti tutti!-
   
 
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