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Autore: Beatrix Bonnie    25/01/2011    4 recensioni
Questa è la storia di Reg Weasley, un ragazzino allegro e forse troppo chiacchierone che si ritroverà a dover affrontare scelte difficili, più grandi di lui. Ma il suo infinito coraggio lascerà un segno in tutti quelli che gli sono vicini...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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Dopo la sfuriata rivolta a sua sorella in sala comune, Reg e Mary avevano praticamente smesso di parlarsi. Questo non aveva contribuito a migliorare le relazioni sociali di Reg che, già scarse prima dell'incidente, ora erano peggiorate in modo drastico. Quasi più nessuno, ad eccezione di Remus o Lily, gli rivolgeva la parola.

L'unico suo passatempo era girovagare senza meta per i corridoi, alla ricerca di qualche dipinto che avesse voglia di chiacchierare con lui. Quel giorno stava saltellando in giro, nella zona del terzo piano, quando sentì delle voci animate che provenivano dal bagno dei maschi. Spinto da un'insaziabile curiosità, decise di entrare.

C'era a terra un ragazzino moro di Serpeverde, mingherlino, con gli occhi glaciali e infossati, sovrastato da due energumeni dalle dimensioni enormi.

«Avanti, primino, dacci i biscotti che la tua mammina ti ha spedito per posta questa mattina» stava dicendo uno dei due.

«Luridi Sanguesporco! Con la vostra rozzezza infangate il nome dei maghi!» sibilò il ragazzino, con voce velenosa.

«Ma sentilo questo!» esclamò l'altro ciccione, cercando la bacchetta magica nella tasca dei pantaloni.

«Ehi, fermi voi due!» gridò Reg alzando la sua bacchetta con fare minaccioso. In realtà non sarebbe stato nemmeno in grado di disarmarli, ma questo loro non lo sapevano.

Quando i due ragazzoni si voltarono verso chi aveva parlato, quasi scoppiarono a ridere: una pulce con i capelli rossi e lo sguardo infuocato stava puntando verso di loro la sua bacchetta. «Che pensi di fare con quella?» sghignazzò uno, dando una spallata all'altro.

«Vi faccio crescere mille tentacoli sulla faccia e poi vi appendo al soffitto, vi faccio cadere i pantaloni e vi faccio divorare le budella da un drago fumoso uscito dalla mia bacchetta! E quello che resterà di voi, sarà dato in pasto alle mantidi carnivore che infestano l'Amazzonia, che vi squarteranno pezzo a pezzo, facendovi rimpiangere il giorno in cui avete deciso di fare i bulli!» esclamò Reg tutto d'un fiato.

Quell'ammasso di idiozie fece restare tutti senza parole. Ma da dove saltava fuori uno così?

In realtà, quello che salvò i due ragazzini da una serata in infermeria, non furono le minacce di Reg, ma l'arrivo improvviso in bagno di un Caposcuola. «Che sta succedendo qui?» domandò, osservando la scena.

«Niente, niente» disse uno dei due grassoni, afferrando l'altro per il braccio e uscendo dal bagno.

Il Caposcuola gettò un'occhiata inquisitoria ai due primini, ma visto che non era accaduto nulla di grave, lasciò perdere ed entrò in un bagno.

«Me la stavo cavando benissimo» lo aggredì in tono acido il ragazzino moro, alzandosi da terra e raccogliendo i libri che gli erano caduti.

Reg lo osservò meglio: gli ricordava terribilmente qualcuno, anche se non riusciva a capire di chi si trattasse. «Volevo solo dare una mano. Non fa mai male aiutarsi a vicenda» bofonchiò poco dopo, con una scrollata di spalle, troppo ingenuo per accorgersi del rischio che avevano corso.

Il ragazzino lo fissò dritto negli occhi con sguardo serio. «Sei Purosangue?» gli domandò in tono inquisitorio.

Reg scoppiò a ridere, come se qualcuno avesse fatto una battuta. «Ma sei fuori?» gli chiese di rimando.

Il ragazzino sembrò offendersi, ma non disse nulla.

«Voglio dire, che razza di domanda è? Tu le incominci sempre così le conversazioni?»

«Volevo solo sapere...» rispose quello, lanciandogli degli sguardi torvi.

Reg rimase un attimo in silenzio, per sondare quanto si fosse offeso il suo interlocutore, poi, visto che non era mai stato capace a restare in silenzio per più di cinque secondi, esclamò: «Comunque, sì, sono Purosangue. Mi chiamo Reg».

L'altro ragazzino parve illuminarsi e un ombra di sorriso gli attraversò le labbra. «Anche io mi chiamo Reg... più o meno» disse dopo un attimo, leggermente in imbarazzo. Non era abituato a rapportarsi con qualcuno di così spontaneo e gioviale, visto il clima di rigidità e di inflessibile intransigenza che regnava a casa sua.

«Davvero? Il mio sta per Reginald. Nome un po' troppo altisonante per i miei gusti» rispose Reg entusiasta.

«Regulus» sussurrò l'altro, con un mezzo sorriso.

«Fantastico, Regulus! Ora siamo ufficialmente amici».

«Perché?» indagò il ragazzino di Serpeverde, dubbioso sul fatto che due persone potessero diventare amiche dopo nemmeno cinque minuti di conversazione.

Reg batté le mani estasiato. «Perché abbiamo quasi lo stesso nome! Non è una roba fichissima?»

«Tu sei Grifondoro e io Serpeverde. Tu non stai mai zitto, io amo la solitudine. E ci conosciamo da neanche due minuti!» protestò Regulus, allibito dall'esuberanza di quel tappetto rosso che sprizzava energia da tutti i pori. Chissà come facevano a sopportarlo i suoi familiari; certo a casa Black non sarebbe sopravvissuto. Ma che cosa andava pensando? Uno così non sarebbe mai stato un Balck. I Black erano onore, prestigio, moralità, rispetto. I Black erano una colonna, un'istituzione. Quello schizzato non sarebbe mai stato uno della famiglia Balck.

«Oh, senti... io ho fiuto per queste cose» esclamò Reg, battendosi la punta del naso con il dito. «Fidati di me».

E, chissà perché, Regulus si fidò.

Per i primi giorni trovò assolutamente insopportabile il fatto che la pulce rossiccia lo pedinasse ovunque, continuando a chiacchierare, fastidioso come una zanzara di notte. Gli saltellava intorno, rideva, e parlava, parlava, parlava senza mai stare zitto. Più volte Regulus ebbe l'istinto di lanciargli una bella fattura che lo sistemasse per un po'. Ma alla fine, quando un giorno Reg smise di pedinarlo, Regulus ne sentì quasi la mancanza. I suoi momenti erano così vuoti, così silenziosi; non c'era nessuno che facesse battute divertenti sui professori, o che scimmiottasse quell'idiota di Potter; nessuno che recitasse ad alta voce in mezzo al corridoio le odi di Borgondus il Bardo o che cantasse a squarciagola le note stonate delle canzoncine popolari; insomma, il vuoto.

Fu così che, meditandoci per giorni interi, alla fine prese il coraggio di avvicinarsi al tavolo dei Grifondoro della Sala Grande.

«Che vuoi tu qui?» lo aggredì Sirius, quando lo vide arrivare. Regulus storse il naso.

«Non sono certo qui per te» gli rispose velenoso e on un profondo respiro si accostò a Reg, che tanto per cambiare si stava abbuffando di ogni cibaria presente sul tavolo. «Ti va di venire a studiare con me Pozioni in biblioteca?» buttò lì tutto d'un fiato.

Il volto di Reg parve illuminarsi come se fosse stato colpito dai raggi del sole nascente. «Oh, sì, certo!»

Le labbra sottili di Regulus si incrinarono in un lieve sorriso. In fin dei conti, Reginald non era poi così male. Se preso a piccole dosi.


Reg era entusiasta della sua amicizia con Regulus. Finalmente qualcuno con cui chiacchierare, passare le giornate, ridere e scherzare, o andare al lago a buttare in acqua i sassi per stuzzicare la piovra gigante. Quando aveva scoperto che il suo nuovo amico era un Black, si era stupito parecchio; finalmente aveva capito chi gli ricordava: il compagno moro di Potter... eppure i due ragazzi erano incredibilmente differenti. Lo sguardo cupo di Regulus si trasformava in sprezzante e tormentato negli occhi del fratello, rendendolo molto più affascinante e assolutamente più odioso a parere di Reg.

Regulus, dal canto suo, si ormai era abituato alla presenza di Reg: gli faceva compagnia e gli strappava un sorriso anche nelle giornate in cui aveva l'umore a terra. Era incredibile come quella pulce esageratamente estroversa potesse stargli simpatica. Nessuno dei suoi coetanei di Serpeverde riusciva a capacitarsi di come fossero diventati amici, eppure Regulus si era affezionato a Reg. Era convinto che con lui non ci fosse bisogno di fingere, di rispettare tutte quelle norme sociali che gli erano state inculcate in testa fin da bambino, perché Reg era un ragazzino semplice e forse anche un po' ingenuo. Spesso non si rendeva conto delle conseguenze delle sue azioni, ma questa sua spensieratezza innocente tranquillizzava Regulus, che si concedeva uno dei suo rari sorrisi solo quando lo vedeva incastrarsi nel gradino fellone delle scale di Hogwarts o abbuffarsi di dolci nella Sala Grande.

La strana amicizia tra Reginald e Regulus non era ben vista dai loro coetanei, tanto più perché erano di due case differenti, ma i ragazzi non si si facevano problemi a sedersi vicini durante le varie lezioni.

Quel giorno, dopo aver subito le solite occhiatacce dai compagni Grifondoro, Reg si lasciò cadere sulla sedia al fianco di Regulus. Sul libro di Trasfigurazione del ragazzino, aperto a metà sul banco, stava abbandonato un foglio di pergamena. «Quello cos'è?» chiese Reg, con un cenno del capo.

Regulus prese in mano il foglio con scarso interesse. «Ah, sarebbe l'invito per la festa di Natale di Lumacorno» rispose, storcendo il naso. «Ma non credo di andarci».

«Perché no? Io pensavo di andare...» rispose Reg, scrollando le spalle.

Regulus lo guardò stranito. «Perché, sei stato invitato anche tu?» fu costretto a chiedere in un sussurro, dal momento che era appena entrata in classe la professoressa McGranitt.

Reg lanciò uno sguardo all'insegnante, poi confessò al suo amico: «Credo che sia per via di Mary, sai. Lumacorno mi ha sempre tenuto in grande considerazione perché sono suo fratello».

Ecco spiegato il motivo per cui Reg aveva ricevuto l'invito: Regulus sapeva che il professore aveva la tendenza a tenersi stretti gli studenti migliori, quelli che discendevano da famiglie prestigiose o che mostravano particolari talenti in vari campi, ma nessun Weasley era mai stato considerato all'altezza da Lumacorno, tranne ovviamente Mary. Forse l'insegnante sperava che anche il fratellino mostrasse quella stessa straordinaria predisposizione per il Quidditch che aveva reso Mary tanto famosa e invidiata tra la popolazione scolastica.

Ma Regulus sapeva anche che a quella festa sarebbe stato invitato suo fratello, Sirius. Dopotutto, anche se era un disgraziato, restava sempre un Black e come tale aveva tutte le carte in regola per entrare nel Lumaclub. Era per quel motivo che Regulus non aveva alcuna intenzione di andare a quella festa, dove sapeva che ci sarebbe stato anche Sirius con quel pallone gonfiato di Potter. Non aveva assolutamente voglia di vederlo, tanto più che ci sarebbe stata anche sua cugina Narcissa e temeva che tra i due scoppiasse qualche scaramuccia. Era sicuro che non ci sarebbe voluto molto a convincere Reg, che era fin troppo influenzabile. Bastava una parola. «Non ci andremo».


Regulus stava tormentando nervosamente l'asola del suo vestito, di un elegante color verde bottiglia. Come diavolo aveva fatto Reg a convincerlo a venire a quella stupida festa? Lui non ci voleva andare.

Proprio in quel momento vide il suo amico sbucare da dietro l'angolo. Indossava un terribile abito da mago di un colore non meglio identificato, con delle imbarazzanti maniche di pizzo, e che si vedeva benissimo come non fosse della sua taglia. «Quello che è?» gli domandò, accennando con il capo al suo vestito.

Nel lisciare le pieghe della veste, Reg notò che aveva allacciato i bottoni tutti sfasati. «Ah... ehm...» farfugliò, nel tentativo di rimediare al danno. «Era l'abito da cerimonia di mio cugino Arthur» rispose con un mezzo sorriso. «Che te ne pare?»

Allargò le braccia per mostrare il lavoro completato, ma persino dal suo sguardo si vedeva che non ne era affatto convinto nemmeno lui.

«È orribile» commentò Regulus in tono piatto.

Reg lasciò cadere la braccia sconsolato, con un sospiro. «Entriamo, che è meglio» bofonchiò, dirigendosi verso la porta dello studio del professor Lumacorno.

Regulus non era mai entrato nella stanza prima di quella sera, ma era certo che fosse stata ampliata con la magia. In un angolo c'erano dei tavolini con tartine di vario genere a buffet e altre prelibatezze che erano state prese d'assalto dagli studenti affamati. Ce ne erano parecchi che gironzolavano per la stanza, ma c'erano anche tanti maghi e streghe dall'aria importante. Dalla parte opposta del buffett, quattro musicisti dall'aria annoiata suonavano musiche da sala. Reg notò che sua sorella si pavoneggiava come se la festa fosse sua. Indossava un abito rosso molto carino che non sembrava affatto provenire da uno degli armadi di casa Weasley; chissà, forse glielo aveva prestato una delle sue amiche. Il professor Lumacorno ballonzolava in giro per lo studio, gonfiando il petto con orgoglio e salutando gli invitati con sorrisi e cenni del capo.

I due amici si scambiarono un'occhiata d'intesa e poi fecero per dirigersi verso il buffet, quando Lumacorno intercettò la loro traiettoria. «Ecco qui i due Reg!» esclamò, battendo le sue manone con entusiasmo.

Regulus rivolse un mezzo sorriso al suo amico e gli bastò veder balenare nei suoi occhi castani un lampo di furbizia per capire che anche lui avrebbe voluto scoppiare a ridere in faccia al professore.

«Reginald, voglio presentarti il signor Hamish MacFarlan, ex il capitano dei Montrose Magpipes e ora direttore del Dipartimento per i Giochi e gli Sport Magici» disse invece l'insegnante, indicando un uomo giovanile con un curato pizzetto nero. «Ha appena conosciuto tua sorella e ne è rimasto estasiato» continuò Lumacorno, mentre il signor MacFarlan stringeva la mano a Reg.

«Mi auguro che anche tu dimostrerai il talento di tua sorella, giovane Weasley» gli disse l'uomo.

Reg si esibì in un sorriso smagliante: non era entrato in squadra quell'anno, ma sapeva di essere bravo a volare e di avere in comune con sua sorella la propensione per il Quidditch. Chissà, magari un giorno anche lui sarebbe stato guardato con ammirazione dal capitano di una squadra importante.

Non appena il professor Lumacorno li lasciò liberi, i due amici sgattaiolarono via. Si stavano dirigendo verso i tavolini del buffet, quando, passando fianco a fianco con un altro ragazzino, una manica dell'orribile abito di Reg si impigliò nel vestito dell'altro.

«Ehi, ma guarda dove vai! Mi hai tirato un filo della veste» protestò il ragazzino. Aveva i capelli color paglia e una manciata di lentiggini sulle guance e sul naso. Reg lo conosceva di vista: era al suo stesso anno e gli pareva fosse di Serpeverde; sicuramente Regulus doveva sapere il suo nome.

Infatti il ragazzino si voltò verso il suo compagno di casa e lo guardò con sufficienza. «Balck, dovresti smetterla di frequentare certa gente» gli disse, accennando con il capo a Reg.

«Ma tu chi ti credi di essere?» rispose inviperito il Grifondoro, lanciandogli un'occhiataccia.

Il ragazzetto gli si avvicinò. «Io sono Barty Crouch junior» disse in tono di superiorità. Ma, non contento, aggiunse: «Mio padre sarà il prossimo Ministro della Magia, sai? Lui è una delle persone più influenti del Ministero. Da me pretende sempre che sia il massimo, in modo che possa raggiungere le sue stesse vette. Tuo padre non vuole che tu dia il meglio di te?»

Reg sapeva che Crouch aveva detto quelle cose con il preciso intento di provocarlo, ma non riuscì a restare zitto. «Mio padre vuole che io sia felice» gli rispose, con uno sguardo di sfida.

L'altro sfornò un sorrisetto di sufficienza. «Ma la felicità coincide con la conquista della cima» commentò.

Reg non si diede per vinto. «Strano. Mio padre dice sempre che coloro che hanno raggiunto il vertice, hanno perso per strada la felicità» rispose, assumendo un'aria da vecchio saggio che non gli si addiceva per niente.

Crouch scoppiò a ridere sarcastico. «Questa è la consolazione dei perdenti. Scommetto che tuo padre è un insulso impiegato» lo stuzzicò con perfidia.

Reg abbandonò ogni tattica pacifista e gli si piazzò davanti, squadrandolo con astio. «Però lui è felice e lo sarà sempre. Vedremo se lo sarà anche il tuo, quando avrà raggiunto la cima».

Calò un lungo silenzio, durante il quale i due ragazzini si sfidarono ad una guerra di sguardi.

«Reg, andiamo via. Questa festa non mi piace» intervenne Regulus, strattonando l'amico per la manica, mentre osservava suo fratello Sirius che faceva il suo ingresso in sala accompagnato da quell'odioso di Potter.

«Perdenti» sussurrò loro Crouch con un sorriso perfido, quando i due Reg si allontanarono.





Ecco qui il nuovo capitolo! Finalmente Reg ha trovato un amico, e chi altri poteva essere se non Regulus Black? Spero che la sua entrata in scena vi sia piaciuta, anche perché ho serie difficoltà con i personaggi canon: ho sempre paura di non caratterizzarli nel modo giusto e di andare OOC. Infatti il mio Barty non è proprio un simpaticone, ma avevo bisogno di un personaggio che giocasse quel ruolo e lui mi sembrava adatto. Mi auguro che vi siano piaciuti i due piccoli Serpeverde!

Ah, il signor Hamish MacFarlan esiste davvero: è citato con questo ruolo ne “Il Quidditch atrraverso i secoli”, quel piccolo ma interessante volumetto che la Rowling ha pubblicato insieme a “Animali fantastici: dove trovarli.”

Infine, l'abito marrone con il pizzo che Reg indossa alla festa di Lumacorno, è ovviamente lo stesso che toccherà a Ron per il Ballo del Ceppo! XD Credo che i Weasley abbiamo un solo abito da cerimonia che si scambiano di volta in volta! =)

Per oggi è tutto! A presto,

Beatrix

EDIT: continua anche per questo racconto l'opera di risistemazione dei dialoghi!

   
 
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