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Autore: Sena27    25/01/2011    2 recensioni
Vedere Zero tra le braccia di un'altra mi aveva fatto un insolito effetto.
Ero abituata alle nostre discussioni, ero felice quando mi dava una mano davanti ai cancelli della Night Class, quando ci beccavamo lezioni extra per via dei pisolini sui banchi.
Per me erano diventate azioni quotidiane.
Ero contenta se potevo stargli vicino, se lo potevo aiutare, mentalmente ringraziavo mio padre per averlo portato a casa nostra.
Ora, pensandoci sopra, agli occhi degli altri noi cos'eravamo? Chi eravamo?
Due amici, una coppia di fidanzatini, due che continuavano a litigare?
E ai nostri stessi occhi?
Quando ero ancora umana, lui mi amava.
Ed ora mi amava ancora?
Ma io? Quali sentimenti provavo nei suoi confronti?
Lo avevo trattato solo come un amico eppure, quando non era con me,
quando soffriva nel vedermi con Kaname o quando pensava alla sua famiglia, a suo fratello, io ero dispiaciuta.
Mi resi conto che c'erano molte domande in attesa di risposte.
Io stessa, però, non ne avevo.
Una leggera pressione sulla mano mi riportò al mondo reale e abbandonai i miei pensieri.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO TRE:  Incontro


Mi svegliai in un letto che non era il mio. Fuori era notte.
La luna era piena. Era da molte sere che la osservavo.
Mi perdevo nel suo chiarore e non staccavo gli occhi dal cielo.
Mi stupivo ancora della distanza che c’era tra noi, le stelle e la luna.
L’orologio sul comodino segnava le 3 e 25.
In quella camera sentivo solo il suo profumo.
- Finalmente ti sei svegliata… - .
Conoscevo quella voce fredda e dolce alla stesso tempo.
Il tono era rigido ma non riusciva a mascherare la preoccupazione.
Zero era accanto al letto, seduto su una sedia.
Sul suo volto c’era stanchezza, probabilmente non aveva dormito.
Mi misi a sedere e calò uno di quei silenzi imbarazzanti.
 
Non ricordavo di come fossi finita in quella stanza.
 Sapevo solo di aver detto ad Aidoh che, quella mattina, sarei uscita.
Infatti dovevo riordinare il caos che c’era nella mia testa.
Kaname non ne sarebbe stato contento, ma lui non c’era
e non l’avrebbe di certo scoperto a causa di Aidoh.
A meno che quel biondino non provasse uno strano piacere
ad essere maltrattato continuamente da Onii-sama.
Camminavo tra le vie del paese e ripensavo a ciò che era successo
prima della mia trasformazione. Mi fu però impossibile essere lucida,
mi mancavano le forze. La sera prima Kaname era molto assetato
e io non avevo voluto  nutrirmi.
Stavo ripercorrendo quelle scorciatoie che usavamo io e Zero
quando il Direttore ci assegnava delle commissioni da fare.
 Le stradine erano molto strette e poco affollate.
Venivano usate solo dalle persone che abitavano nelle vicinanze. 
Iniziavo ad avere un senso di nausea e ad aver bisogno di appoggiarmi alle pareti.
Poi ricordo solo che svenni.
 
-Hai fame?-
Scossi la testa; non riuscivo a parlare.
La gola mi bruciava a causa della sete. Mi veniva persino da piangere.
Volevo abbracciare quel ragazzo, tanto che (senza accorgermene)
mi sporsi verso di lui. Aspettavo che il dolore diminuisse, poi parlai
– Forse dovrei tornare a casa… -
già, forse. In realtà non volevo.
– Aidoh sarà preoccupato. - .
Lui, però, era già stato informato da Zero.
Mi alzai e andai verso la porta con le gambe che mi tremavano
 ed ebbi un cedimento. Due braccia mi sorressero.
Era molto strano stare di nuovo con lui. Io ero come un bambino
che ha appena imparato ad andare in bicicletta. Se smette di andarci
 dopo un po’ di tempo non sarà più capace di usarla.
Zero mi fece sdraiare nel letto e mi riaddormentai subito.
Che stupida! Dovevo chiedergli tantissime cose,
 dovevo farmi coraggio e parlargli invece di dormire!
 
Durante la notte continuavano ad apparirmi strane immagini
finché mi ritrovai in una casa enorme e deserta.
Le pareti erano bianche e c’erano quadri, tavolini, vasi, specchi
sparsi in tutti i corridoi. Ogni porta era socchiusa
 e dietro di esse trovai i miei ricordi. Belli e brutti.
Avevo molto caldo e mi  agitavo in continuazione.
Paura e nostalgia si mischiavano e mi ritrovai in un grande salone vuoto.
- Yuuki… Yuuki… Svegliati.-.
Quando mi svegliai lui mi chiese se riuscissi a dormire bene .
- No, per niente!- .
Le lacrime iniziavano a rigarmi il viso e non riuscivo a trattenerle.
Non mi ero neanche accorta di aver abbracciato Zero.
In quel momento capii di avere veramente bisogno di lui.
Non ricordavo il tempo di essermi sentita così al sicuro.
Nemmeno Kaname era capace di ricreare quell’atmosfera,
anche perché non mi era mai vicino . Lo strinsi ancora più forte a me.
Volevo assicurarmi che non si sarebbe dissolto nell’aria.
Ci sdraiammo sul letto e io mi rannicchiai al suo fianco.
Nonostante i cambiamenti, le promesse, le scelte, la lontananza,
il mio cuore sperava che lui provasse ancora qualche sentimento d’amore per me. 

                                   
                
Quella ragazza vicino a me mostrava fragilità e debolezza.
Sembrava che chiedesse la protezione di qualcuno.
Eppure, dentro di se, era molto più forte di qualsiasi persona
avessi mai conosciuto. Il viso di Yuuki era sereno e tranquillo.
I suoi capelli castani e lunghi erano morbidi e lisci.
Avrei fatto carte false per poterli toccare ogni volta che avessi voluto.
Non mi sarei mai abituato alla loro lunghezza, per me era impossibile guardarla.
Quella capigliatura dava maggior eleganza al viso.
Stare al suo fianco era stato un grande errore.
Improvvisamente la gola prese a bruciarmi e sentivo di aver bisogno di sangue.
Del suo sangue. Non so dove trovai la forza, ma mi allontanai da lei.
In bagno c’erano quelle pasticche disgustose.
Di certo non potevo andare avanti così.
Prima o poi si sarebbe svegliata e avrei dovuto passarle accanto.
Lei se ne doveva andare  perché io non avevo nessuna intenzione di bere il sangue di qualcuno.
Tanto meno il suo.
Dovevo riflettere.
 Kuran mi aveva affidato Yuuki. Una settimana prima di trovarla svenuta
in mezzo alla strada, lo incontrai. Stavo andando all’Accademia
e quel cretino ha fatto uno dei suoi soliti discorsetti.
 Mi ha spiegato che doveva andarsene per qualche giorno.
Aidoh non sarebbe stato capace di impedire alla sua carissima amata
di commettere sciocchezze (tipo venire a casa mia?).
Kaname sapeva benissimo che Yuuki era ancora legata a me
e che avrebbe fatto una visitina al suo vecchio amichetto.
Immaginavo ciò che mi avrebbe chiesto quel vampiro.
Voleva che io proteggessi la ragazza. Un favore strano, troppo strano!
Credevo che lei si sapesse difendere da sola.
Se era arrivato al punto di chiedere a me questo, voleva dire che Yuuki era davvero in pericolo.
Non volevo accettare quell’incarico dato che sapevo di non poterlo portare a termine.
Avevo paura. Paura di perderla  di nuovo. Di perdere la mia ragione di vita.
Se in tutti quegli anni non ero ancora scomparso dalla faccia della Terra era grazie a lei.
Quell’ultimo anno era stato veramente difficile comportarmi come se non mi interessassi a lei.
Speravo solamente di rivederla, un giorno, magari di sfuggita, solo per accertarmi che stesse bene.
Quest’illusione mi diede la forza per andare avanti senza perdere la ragione.
Era inutile negarlo. Fare finta di odiarla non serviva a nessuno, nemmeno a me.
 Io l’amavo ancora, nonostante appartenesse già a qualcun altro.
 
Il suo odore era dappertutto e stavo impazzendo. Dovevo riempire i polmoni di aria fresca.
A quell’ora le strade erano deserte e ancora buie. Lei non si sarebbe svegliata presto.
Non aveva fatto altro che agitarsi e urlare. Quando si era svegliata era ancora molto stanca,
quindi avrebbe dormito fino a tardi.
Uscire mi fece bene, infatti la sete si calmò e mi tranquillizzai.
Riuscii a sbarazzarmi di quei pensieri sul perché Kaname mi avesse dato un compito così importante.
Capivo che dovevo ritenermi fortunato. Potevo restare al fianco di una persona a me molto cara.
Quando tornai a casa lei era già in piedi. Stava preparando la colazione e, vedendomi,
mi accolse con un sorriso. Quel gesto era così dolce che riuscii solo a ricambiare.
In ogni caso, la sbadataggine non l’aveva abbandonata. Dovetti allontanarmi perché lei si ferì.
La solita maldestra!  Con questa noncuranza rischiavo di ammattire!
Quell’incosciente mi venne a cercare.
– Zero! Stai bene?-
era una mia impressione o era preoccupata?
 – Si, tranquilla. La ferita?-.
Mi mostrò la mano fasciata
– Niente di grave!-
Rispose sorridendo. Già, non era successo nulla,
peccato che in cucina ci fosse ancora l’odore di sangue.
Non sarebbe stato un problema: conoscevo “Yuuki la sbadata” e, di questo passo,
entro la settimana (se non prima), l’avrei sicuramente morsa. 

Ciao a tutti. Eccomi di nuovo. 
Mi scuso subito (e di nuovo) per l’enorme ritardo!!
Sono molto felice che la storia piaccia e questo mi invoglia a continuare…
Come sempre grazie mille a tutti voi che leggete e commentate.
Alla prossima!

   
 
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