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Autore: San e Rachel    27/12/2005    1 recensioni
Rumiko. Ritsuko. Legate solamente dallo stesso cognome o forse da qualche altro segreto che le accomuna, ma di cui loro sono ancora all'oscuro? Una la ragazza perfetta negli studi, l'altra la ribelle assoluta. Due vite che corrono parallele... almeno finché un evento non le farà incontrare: la minaccia dei fratelli Nishikado; ragazzi ricchi, potenti e persuasivi. Cosa succederebbe se le loro vite si intrecciassero? Le due ragazze finirebbero per essere entrambe schiacciate dalle persone che stanno loro intorno, e che le vedono come nemiche, o riuscirebbero a sostenersi a vicenda superando ogni situazione avversa? Una storia tinta di mistero, talvolta allegra, talvolta struggente, per raccontarvi la vita di due adolescenti alle prese con problemi forse troppo grandi per loro.
Genere: Generale, Malinconico, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Truly Madly Deeply

 

Capitolo 24

 

 

Daisuke correva come un disperato fra la folla, trascinandosi dietro il piccolo Goro,il quale aveva le lacrimucce agli occhi. Daisuke lo teneva per mano e lo trascinava di qua e di là senza curarsi di assicurarsi che, dove passava, riuscissero a passare tutti e due. In questo modo lui finiva sempre a sbattere contro tutte le persone che incontravano.

- Dai... - lo chiamò la prima volta Goro, flebilmente, per paura che il cugino di incavolasse più di quando già non lo fosse.

Daisuke non si curò di lui, non gli diede nemmeno la soddisfazione di farli capire che almeno lo aveva sentito e aveva capito che era stanco. Doveva trovare Rumiko, subito.

Continuò la sua sfrenata corsa, finché non arrivò ad una bancarella che vendeva bibite.

- Prendiamo qualcosa da bere e poi ripartiamo, Rumiko non può rimanere da sola. -, disse secco.

Goro lo guardò stranito.

- Ma Rumichan non è mica sola... - disse mentre il cugino gli porgeva una bella bibita ghiacciata con cannuccia.

Daisuke lo guardò stranito.

- Certo che è sola... con chi dovrebbe essere scusa?

Il bambino fece una bella bevuta, tirando su con la cannuccia e guardando il cugino che cominciava ad essere impaziente ed imprecare. Quando ebbe finito i suoi comodi sorrise.

- Con quel ragazzo che laggiù - indicò un spazio vuoto tra alcune bancarelle, davanti ad un vicolo - le ha premuto un fazzoletto sulle labbra e lei gli è caduta tra le braccia.

Gli occhi di Daisuke uscirono dalle orbite e i suoi piedi misero il turbo verso il vicolo, facendo poi marcia indietro per trascinarsi da parte il pestifero cuginetto, tornando poi nel famigerato luogo.

- Qui?! Hai detto proprio qui?! Ma non c'è nulla!

Goro si passò una mano tra i capelli neri, con espressione da macho, e lo guardò con aria di superiorità.

- Che stupido sei... perché dovrebbe esserci qualcosa qui, se sono entrati li?- indicò con l'indice destro una porta d'acciaio, logora e arrugginita, poco distante da loro, in fondo al vicolo cieco. Era l'ingresso di una costruzione vecchia e disabitata, probabilmente cadente e che era impossibile ristrutturare. L'unica soluzione era buttarla giù e farla da capo. Daisuke osservò la porta inorridito. La SUA Rumichan era là dentro?

- Ma che schifo! -, esclamò disgustato, - Spero non si prenda la peste per essere stata in un posto tanto logoro!

Si avvicinò alla struttura e, con un espressione disgustata, prese un fazzoletto dalla tasca e provò ad abbassare la maniglia della porta. Si ritrovò con un milione di punti esclamativi che gli ronzavano intorno alla testa.

- È aperta? Sei sicuro di quello che dici Goro? Mi sembrerebbe un po' da cretini rapire una persona e nemmeno curarsi di chiudere la porta...

Goro fece spallucce.

- Io non sbaglio mai! - disse convinto, estraendo un lecca-lecca dalla tasca, scartandolo e cominciando a leccarlo con gusto. Daisuke alzò un sopracciglio, perplesso. Fidarsi o meno? Beh tentare non costava nulla, e se Goro aveva davvero visto ciò che sosteneva e lui avesse trovato Rumi là dentro, allora gli avrebbe comprato il giocattolo più grande e bello del mondo.

Entrò in quel sudiciaio, notando poco più avanti una stanza con una luce accesa. Andò a sbattere contro qualcosa, non prima di raggiungere la porta da dove filtrava la tenue luce. Prese da una tasca un accendino che portava sempre con se, anche se non fumava, e imprecando lo accese per vedere meglio. Era un tavolo, ma non uno normale. Deglutì al solo guardarlo. Che cazzo ci facevano oggetti da medico lì sopra? Sembrava che chi gli avesse messi lì volesse squartare un animale! Sentì uno strano rumore provenire da una stanza li affianco, con la porta socchiusa. Avanzò verso questa seconda entrata e inizialmente non riuscì a mettere a fuoco ciò che stava vedendo. Forse perché non voleva vedere, davvero. Sentì un impulso elettrico attraversare il suo cervello, come per spingerlo a fare qualcosa, fermare quell'orrore. Rumiko.... la sua Rumiko... Goro aveva ragione... lei era li... sotto... sotto un uomo che di spalle non aveva riconosciuto, ma che sapeva fosse la persona più inutile e sporca del pianeta. Non riuscì a riflettere con razionalità per più di due secondi che si lanciò verso il tizio, poggiandogli una mano sulla spalla lo fece voltare. Si rivelò essere proprio chi credeva che lui fosse...

- Ichi... Ichinose... -, disse quasi incredulo.

Il suo sguardo saettò su Rumiko... sembrava così strana, aveva un'espressione vuota...

- Che diavolo le hai fatto sporco maiale psicopatico?! -, urlò tirandogli un pugno in pieno viso.

Shigure Ichinose cadde dal tavolo su cui era inginocchiato, capitombolando all'indietro e sbattendo contro una parete. La costruzione, così vecchia e fatiscente, tremò un po' prima di assestarsi nuovamente. Daisuke lo guardò disgustato.

- Cos... Nishikado... come hai fatto ad entrare? - chiese incredulo, osservando il ragazzo in piedi di fronte a lui che slegava Rumiko e la prendeva tra le sue braccia con fare protettivo. Subito si alzò da terra e si avventò sull'ultimo arrivato.

- NON TOCCARLA, LEI È MIA!-  urlò disperato.

- Lei non è tua... sei sporco, completamente sporco... ma non ti vergogni nemmeno un po'? Se l'amassi veramente non la costringeresti a fare cose che non vuole, la lasceresti libera di decidere cosa fare della sua vita!

Ichinose non rispose nemmeno. Corse verso l'altra stanza e tornò con il set completo del piccolo chirurgo, con tanto di coltello, forbici e bisturi. Rise con una faccia da psicopatico.

- Vediamo chi la spunta, Nishikado - ghignò divertito.Gli occhi di Daisuke si ridussero a due fessure.

- Fammi passare Ichinose o, ti assicuro, che te ne pentirai amaramente. Ancora non ti rendi conto di cosa vuole dire metterti contro un Nishikado... -, rise, - La mia famiglia è talmente potente che ha il potere di far sparire la tua esistenza, tutta la tua vita, con un solo accenno positivo. Non risulteresti più esistito per nessuno... ma non moriresti, questo no... soffriresti fra le pene dell'inferno!

Ichinose strinse il bisturi in una mano, tagliandosi anche, poi si buttò contro Daisuke, che lasciò ricadere Rumiko sul tavolo, ma non si spostò per difendersi né niente. Rimase immobile, guardandolo come fosse l'essere più inutile del pianeta. Ichinose vacillò un attimo dinnanzi a  tutta questa sicurezza, rallentando la sua carica, ma arrivato di fronte a lui lo colpì comunque, affondando l'oggetto tagliente nel braccio sinistro del ragazzo.

L'espressione di Daisuke si piegò in una smorfia, che nemmeno lui seppe dire se di dolore o di un autentico disgusto nei confronti del compagno di classe. Chiuse gli occhi un momento, per meditare sul da farsi, quando sentì un lamento soffocato di Ichinose e un tonfo sordo. Li aprì di scatto, trovandosi davanti suo fratello maggiore. Daiki?! Che diavolo ci faceva lì Daiki? Il suo pensiero saettò a Goro. Quella piccola peste era di sicuro andato a chiamarlo. Sorrise. In fin dei conti quel suo pestifero cuginetto non era tanto male quando voleva.

- Grazie... Daiki... -, disse flebilmente prima di accasciarsi a terra, stringendosi il braccio.

Destata da tutto quel trambusto, con Goro che piangeva e Daiki che diceva a Daisuke di non chiudere gli occhi e farsi forza, Rumiko aprì gli occhi e, ancora un po' stonata, si alzò a sedere e si portò le mani alle tempie, presa da un lancinante dolore alla testa. Si guardò intorno e notò una pozza di sangue a terra. Si sporse un po'di più e inorridì. Daisuke Nishikado era svenuto, il braccio grondante sangue era tagliato di lungo, sull'avambraccio. Probabilmente era stata toccata una vena o un'arteria. Ignorò il suo mal di testa e scese dal tavolo, avvicinandosi a Daiki, tremando.

- Cosa... cosa é successo?- chiese con la vista ancora un po' appannata.

- Ti spiego dopo Rumiko... -, disse caricandosi in spalla in fratello. - Tu rimani qui con Goro, io porto Daisuke in infermeria, in ospedale, dove cazzo lo possano curare!

Rumiko scosse il capo. - Prima devi fermare l'emorragia sta perdendo troppo sangue, morirà prima che arriviate in ospedale!-, disse tentando di riacquistare la sua caratteristica razionalità. La verità era che era preoccupata per Daisuke e stava rivolgendo tutte le sue preghiere a lui, perché non morisse. Non poteva lasciarla così. Non ora. Pensò che era buffo: non aveva mai creduto al detto che si capisce di tenere ad una persona solo quando la si sta perdendo. Beh, lei se ne era resa conto  proprio in quel momento, e non gli avrebbe permesso di andarsene così. Lanciò un'occhiata di disgusto ad Ichinose, poi disse al maggiore dei Nishikado di stendere il fratello sul tavolo. Mentre Daiki ubbidiva, lei si guardò intorno e con sollievo notò nell'altra stanza un secondo tavolo con tutta l'attrezzatura da chirurgo. Chissà quel malato di mente di Ichinose cosa le avrebbe fatto se non fossero arrivati Daisuke e Daiki. Si avviò al tavolo e notò garze sterili ancora ben impacchettate, betadine, acqua ossigenata e tutto l'occorrente per improvvisare una medicazione che placasse temporaneamente l'emorragia.

- Hai mai fatto una cosa del genere? -, domandò Daiki prendendo dalla tasca dei pantaloni il cellulare. L'unica era chiamare un'ambulanza e, per smuoverli di muovere il sedere, doveva utilizzare il loro nome. Era l'unica soluzione, se non voleva perdere Daisuke.

Rumiko lo guardò sicura di poter fare un ottimo lavoro.

- Si, al corso di pronto soccorso l'estate scorsa. Non era un'emorragia vera, ma  ti assicuro che sono brava in queste cose. -, disse indossando un paio di guanti, sterili anch'essi. Almeno non si poteva dire che Ichinose fosse uno non attento ai suoi strumenti da chirurgo psicopatico.

- O-ok... Io porto fuori Goro che è spaventato e chiamo un'ambulanza, indicando loro dove raggiungerci. Dopo torno subito ad aiutarti. -, disse portando fuori il piccolo, che sentiva di poter piangere da un momento all'altro.

Rumiko annuì e poi riversò tutte le sue attenzioni su Daisuke.

- Ti prego.... ti prego non lasciarmi... - sentì gli occhi pizzicarle, ma ricacciò indietro le lacrime. Doveva essere forte. Cominciò il suo lavoro, sperando di non sbagliare niente. Lo sentì muoversi sotto il suo tocco per legargli la benda, dopo aver disinfettato e inibito la perdita di sangue. Il ragazzo aprì gli occhi per pochi istanti e la guardò. Sorrise. stava bene... meno male.

- Sono in paradiso? -, domandò con voce flebile, - Se è così non voglio più tornare a vivere, perchè se gli angeli sono tutti così belli e candidi non ne vale la pena.

Si alzò leggermente carezzandole con la mano destra la guancia.

- Rumiko... quanto ti amo... -, disse prima di ricadere sdraiato sul tavolo.

Rumiko fu un po' scossa dall'affermazione, ma non fece una piega, completando il suo lavoro. Tolse i guanti e li gettò sul tavolino dove c'erano tutti gli strumenti che aveva usato. Lo guardò e gli accarezzò la fronte, portandogli indietro i capelli appiccicati al viso sudaticcio. Lo guardò un istante e poi si curvò un po' verso di lui, dandogli un piccolo bacio a fior di labbra.

- Anche io, Nishikado... - sussurrò con voce spezzata.

 

***

 

Pochi minuti dopo arrivò Daiki con gli infermieri, che caricarono Daisuke su una barella e lo portarono in ambulanza, dove fu seguito anche da Rumiko. Ormai la notizia si era diffusa fra gli studenti e, purtroppo, anche fra i professori, che decisero di interrompere il festival decisi a prendere seri provvedimenti per l'accaduto. Uscita dalla costruzione fatiscente, e quindi dal vicolo, Rumiko si ritrovò sommersa da una baraonda di gente che voleva sapere l'accaduto, tutti troppo spaventati per poter chiedere a Daiki Nishikado. Fu salvata in extremis da Ritsuko che piombò davanti a lei e guardò in cagnesco tutti quelli che la infastidivano.

Scortò Rumiko per i pochi metri che le mancavano a salire sull'ambulanza e le sorrise dolcemente.

- Sei stata brava, proprio una grande! Meriteresti il premio nobel!

Rumiko crollò, e mentre alcuni infermieri caricavano la barella con Daisuke sull'ambulanza, lei abbracciò l'amica piangendo.

- Promettimi che mi raggiungerai subito all'ospedale... l'infermiere ha detto che verrà portato in sala operatoria.... ti prego vieni... - si strinse forte a Ritsuko, distrutta.

La ragazza dai capelli turchini la strinse forte a sé, avvolgendola tutta in un abbraccio.

- Non temere, probabilmente sarà per chiudere meglio la ferita e per fare i punti, Daisuke, grazie a te, starà bene. Non gli succederà niente, non preoccuparti.

Rumiko annuì e si staccò da lei, salutandola con un flebile sorriso. Guardò oltre l'amica, Daiki che le aveva ceduto il posto sull'ambulanza, Nobu, Akito, Yamato... sorrise a tutti loro come per rassicurare più se stessa che loro, poi salì sull'ambulanza, le cui porte si richiusero alle sue spalle.

Il maggiore dei Nishikado si avvicinò a Ritsuko, dandole una pacca sulla spalla.

- Quella Rumiko è proprio una tipa in gamba... se fosse stata ancora svenuta, non so come avrei fatto con Daisuke, io non sarei sato capace di medicarlo, probabilmente sarebbe morto dissanguato.

Ritsuko lo guardò e lui si asciugò gli occhi. Aveva una voglia matta di piangere. LUI, che non aveva mai pianto. Ora aveva troppa paura di perdere suo fratello, l'unico familiare di cui proprio non poteva fare a meno.

Ritsuko gli sorrise, pizzicandogli una guancia con fare affettuoso.

- Lo so, la nostra Rumiko è un mito! -, finì la frase convinta, buttandogli poi le braccia al collo e abbracciandolo forte, forte. - Smettila di trattenere i tuoi sentimenti, se vuoi piangere fallo. Dopo uno spavento simile è chiaro averne il desiderio. Io non so cosa vuol dire avere un fratello di sangue, ma so che se perdessi Rumiko starei malissimo, perchè lei per me non è solo un'amica, ma una sorella in tutto e per tutto.

Daiki guardò Nobu, che lo stava lacerando letteralmente con lo sguardo, ma se ne fregò altamente e strinse forte a sé la ragazza.

Akito e Yamato diedero una pacca in contemporanea sulle spalle di Nobu.

- Dai, non prendertela... Roxy é fatta così... - disse solo Akito. Yamato annuì, poi l'altro continuò a parlare. - Che ne dite, raggiungiamo Rumi in ospedale? Sarà distrutta, poverina... ah Yamato non ho soldi sul cellulare, prestami il tuo che avverto Azuki.-

Il giovane uomo gli porse l'apparecchio iniziando a rimuginare. Sorrise tristemente, se l'era proprio cercata, se l'era lasciata fregare sotto il naso e, il bello della faccenda, era che era stata colpa sua se si era allontanata da lui. Era proprio un'idiota. Mentre Akito telefonava alla sua dolce metà, tirò via Nobu da Ritsuko e Nishikado, iniziando a trascinarlo in direzione della sua auto, che aveva appena ricevuto per lavoro dalla sua ditta.

- MOLLAMIIII! IO QUELLO LO DISINTEGRO!!! - ruggì Nobu accecato dalla gelosia. Yamato gli diede uno scappellotto sulla testa per zittirlo, con buoni risultati. Aprì la portiera dell'auto e lo buttò dentro, poi si voltò verso Ritsuko chiedendole se fosse andata con loro.

Daiki prese parola - Se vuoi puoi venire con me, ho l'auto parcheggiata qua dietro...- tentò di sembrare il più distaccato possibile, con scarso successo agli occhi di Nobu.

Roxy si avvicinò alla macchina, aprì la portiera posteriore e diede un bacio a fior di labbra a Nobu.

- Scusa Nobu, lui al momento ha bisogno di qualcuno al suo fianco... e sento il bisogno di aiutarlo. Ci vediamo in ospedale.

La ragazza si avviò verso Daiki. Nobu la guardò stralunato. Poi guardò Yamato. - Se ne sta andando con lui... sente il bisogno di aiutarlo... - farfugliò sconvolto. Yamato fece spallucce e quando akito entrò in macchina, lui mise in moto, alla volta dell'ospedale.

 

… continua…

 

Oh oh oh! Buon natale gente e, già che ci siamo anticipiamo un Buon anno! Ahhhh, come vedete è finito tutto bene per la piccola Rumiko, su su, visto che non siamo tanto perfide? :D Vogliamo bene ai nostri personaggi! Ma passiamo ai ringraziamenti, senza perderci troppo in ciance!

 

Lanya: Woooow! Che figata, una nuova lettrice! Yuhuuu! Dici che è la storia perfetta? O_O Ma dai, ci sentiamo lusingatissime dalla cosa! Che bello!!! :D Ci fa piacere ti piaccia tanto (che gioco di parole… )! Speriamo vivamente che continuerai a seguirci, come affermato, e che non ti deluderemo!!!

 

Shaida Black: Ed ecco qui una delle nostre lettrici più fedeli! Ma sciao!!! :D Eheh, allora ti piace la piega che sta prendendo, eh? Benone, benone! Purtroppo, per il mostro, abbiamo scelto una possibilità un po’ più realistica e legale. Se il nostro Dai lo avesse fatto a fettine, sarebbe andato in prigione finendo lontano da Rumiko per anni e anni, no? Meglio metterci Ichinose! :P Siamo pazze? Ma sì, sempre con molta modestia lo affermiamo anche noi! Ahah!

Al prossimo chappo gente!

San&Rachel Dickinson

  
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