Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: sara71    26/01/2011    3 recensioni
Chi erano veramente Jane ed Alec prima di diventare l'asso nella manica di Aro e compagni? Un viaggio nella loro vita dove un bel giorno in maniera del tutto inaspettata qualcuno comincerà a seguirli da vicino.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Volturi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 12

Capitolo 12


Salii in carrozza e partimmo.

Avevo ancora un po' di tempo per pensare e riflettere; tentai di ripercorrere gli ultimi due anni appena trascorsi, cercai di fissare bene nella mia mente i momenti più belli, quelli più importanti, ma anche quelli tristi, perché era stato durante quei momenti che avevo scoperto cosa significasse amare veramente ed incondizionatamente.

Anche i momenti bui mi avevano insegnato qualcosa: negli ultimi due anni mi ero resa conto che la vita mi aveva tolto moltissimo, ma mi aveva anche dato altrettanto e ne volevo fare tesoro.

Avrei custodito nel mio cuore anche tutto il dolore che mi aveva travolta, non sapevo a cosa mi sarebbe servito non cancellarlo, ma ero quasi certa che mi sarebbe stato utile per convivere meglio con la mia nuova natura.

Avrei portato quella sofferenza nella mia nuova vita perché mi ricordasse che fare del male agli altri non portava a nulla.

Man mano che passava il tempo e ci avvicinavamo a Volterra un senso di inquietudine mi pervase: se da un lato non vedevo l'ora di rivedere mio fratello, dall'altro il pensiero di incontrare LUI mi attanagliava il cuore in una morsa d'orrore.

Avevo paura di incontrarlo, dell'impressione che egli avrebbe potuto avere di me: avevo il terrore di sbagliare a parlare.....che cosa mi sarebbe successo se inavvertitamente avessi detto o fatto qualcosa che lo avesse infastidito o peggio offeso? Risposta semplice: mi avrebbe certamente uccisa.

Ma Eleazar aveva promesso di proteggermi e quindi nel malaugurato caso avessi commesso qualche errore, egli avrebbe intercesso per me ed io avrei avuta salva la vita.

Ormai ero in preda all'isteria e più Volterra diventava vicina, più la situazione tendeva a peggiorare: la mia mente viaggiava ad una velocità tale che faticavo a seguirla. Una miriade di pensieri contrapposti tra loro si accavallavano in un vortice infernale.

Era molto probabile che stessi impazzendo e allora chiusi gli occhi e mi concentrai sul ricordo dell'unico uomo che avevo amato davvero; mi imposi di ritrovare, nascosta non sapevo dove, la padronanza di me stessa, non potevo permettermi di lasciar trasparire la mia ansia o peggio la mia paura.

Piano piano il respiro tornò ad essere regolare ed insieme a lui anche il battito del cuore ritornò normale, diedi un'altra direzione ai miei pensieri concentrandomi su argomentazioni futili mentre mi lasciavo cullare dal movimento della carrozza che viaggiava ad un'andatura molto diversa da quella della settimana precedente, quando dovevamo fuggire di notte come ladri da quella che era stata la mia casa, la mia città, la mia patria.

Erano passati solo tre giorni da quando avevo saputo che tutte le persone che amavo non c'erano più, eppure mi sembrava che molte decadi fossero trascorse: era come se fossi precipitata in un altro mondo, mi sentivo diversa e tutto ciò che era stato non mi toccava più lasciandomi allo stesso tempo ammutolita ed indifferente.

Ciò che desideravo ardentemente in quel momento era rivedere Alexandre e raccontargli tutto quanto; a lui forse non sarebbe importato, ma io volevo che sapesse comunque.

Mentre pensavo a lui sentii la carrozza rallentare ed un vociare di persone farsi largo nelle mie orecchie: eravamo arrivati.

Eleazar avvolto nel suo mantello nero aprì lo sportello:

Jean, eccoci...questa è Volterra.”, disse dolcemente porgendomi la mano avvolta da un guanto nero come il mantello.

Scesi, la piazza, illuminata dal sole di mezzogiorno, era incantevole e per un istante, uno solo, mi persi nel rumoroso turbinio di attività delle persone che la animavano; nessuno aveva fatto caso a noi, tanto meno allo strano abbigliamento del mio accompagnatore.

Volterra sembrava essere un borgo venuto da lontano, la gente era allegra e le voci provenienti dal mercato che lambiva il perimetro della piazza, era simbolo di una prosperità inusuale per quel periodo.

Mentre facevo tutte queste considerazioni, Eleazar richiamò la mia attenzione.

Avrete tantissimo tempo per bearvi delle bellezze di questo posto Jean. Ora però dobbiamo andare.”.

Annuii, ma in quel momento non avevo fretta di incontrare nessuno, non Alexandre e ancor meno lui del quale non conoscevo ancora il nome. Lo chiesi ad Eleazar.

Il suo nome è Aro.”, disse.

Dunque era così che si chiamava, Aro, che strano nove aveva, ma allo stesso tempo così accattivante.

Sapevo già com'era d'aspetto, ma com'era di carattere, com'era dietro quello sguardo rosso sangue, ancora non mi era stato concesso di conoscere.

Entrammo nel palazzo, era luminoso ed estremamente silenzioso, l'eco dei nostri passi si disperdeva nei lunghi corridoi che attraversavamo; ad un certo punto Eleazar si fermò, aprì una porta e mi invitò ad entrare: il salottino era incantevole ed una grande finestra dava sull'altro lato della piazza. I colori caldi dell'arredamento erano estremamente confortevoli, su una delle pareti c'erano stipati qualche centinaio di libri.

Mentre mi avvicinavo Eleazar parlò: “Jean queste sono le vostre stanze, potete farne l'uso che meglio ritenete opportuno. Ma ora vi prego di rimanere qui. Tornerò tra poco con vostro fratello.”.

Annuii, lui allungò la mano verso il mio viso sfiorandolo appena: un caldo brivido percorse la mia schiena mentre lo guardavo chiudersi alle spalle.

Rimasta sola mi guardai intorno, tutto era in ordine, ogni particolare era curato fino all'esasperazione, ma mi piaceva, soprattutto le rose rosse che troneggiavano sul piccolo tavolo sistemato nell'angolo più lontano della stanza.

Mi avvicinai per inebriarmi del loro profumo e mi accorsi che vicino al vaso finemente decorato, stava un biglietto. Era di carta pregiata color avorio: lo aprii con delicatezza, era vergato da due sole parole scritte elegantemente con dell'inchiostro nero.


Benvenuta. Aro.”.


Il biglietto mi scivolò dalle mani, l'inquietudine che mi aveva accompagnata lungo il viaggio era tornata a farmi visita, sentii il mio cuore aumentare i battiti, il respiro farsi irregolare tanto da costringermi a trovare appoggio sulla spalliera della chaise-longue.

Perché mi sentivo così?

Dopotutto avevo scelto, Eleazar mi sarebbe rimasto accanto, come pure Alexandre. Eppure quel pensiero non mi aiutò a calmare la mia ansia che stava ormai arrivando a livelli inaccettabili. Non sapevo se correre alla finestra e cercare di respirare più a fondo possibile, ma visto il caldo che c'era non sarebbe stato poi così utile e allora mi diressi verso la parete piena di libri, li scorsi velocemente e ne sfilai uno con il chiaro intento di cominciare a leggerlo. Dovevo trovare assolutamente il modo di stemperare quel mio stato d'animo.

Mi accomodai sulla poltrona accanto alla finestra e cominciai a sfogliare le pagine: era un libro di poesie che descrivevano di luoghi meravigliosi e di amori immensi ed infelici. Mentre mi accingevo a sprofondare nella lettura, sentii bussare alla porta e non era più ansia, era terrore allo stato puro.

Mi ricomposi velocemente e senza pensarci più di tanto dissi:

Avanti.”.

La porta si aprì piano piano: la sagoma conosciuta di Eleazar si fece avanti, dietro una figura che avevo l'impressione di conoscere. Si fece avanti, era una creatura diafana ed eterea, lo sguardo di bragia, ma di una bellezza da togliere il fiato.

Lo guardai con attenzione e nei tratti dolci del volto riconobbi Alexandre.

Scattai in piedi: “Alexandre, fratello mio.”, dissi.

Buongiorno Jean.”, disse con una voce che non somigliava nemmeno lontanamente a quella che era stata. Ero completamente ammutolita, mio fratello era diverso, del tutto diverso: allora era così che si diventava, un colpo di spugna a cancellare definitivamente chi eravamo......

Mi avvicinai lentamente, l'ansia era la stessa di prima, ma non avevo paura: quando gli fui abbastanza vicino allungai la mano per sfiorargli il viso.

Sei veramente tu?”, gli chiesi con un filo di voce.

Sì sorella, sono io.”, rispose.

Continuavo ad osservarlo come se stessi studiando un'opera d'arte, come se volessi carpirne i particolari più nascosti.

Avrei voluto dire mille cose, ma le parole erano rimaste incastrate in fondo alla mia gola.

Arretrai un poco, lo sguardo di Alexandre mi metteva a disagio e a tutto ciò si aggiungeva il fatto che, probabilmente per permetterci di parlare con calma, Eleazar si era messo in disparte nell'angolo più lontano.

Alexandre si accorse della mia inquietudine e per stemperare la tensione che si era creata disse:

Non temere Jean, non ti farò del male. In questi giorni mi sono nutrito a sufficienza per poterti incontrare. Eleazar mi ha riferito che anche tu hai deciso di unirti a noi....”.

Annuii in silenzio, “a noi” aveva detto....

Feci un profondo respiro e presi il coraggio a due mani: “Prima di unirmi a voi, voglio che tu sappia alcune cose.”, dissi.

Ti ascolto.”, rispose, ma sembrava del tutto indifferente.

Gli raccontai quanto era accaduto dal momento in cui mi aveva lasciata, dei nostri genitori, del marchese, del segreto di Caroline....niente, nemmeno un'ombra di dolore passò sul suo viso.

Ero profondamente amareggiata e spazientita a tal punto da urlargli in faccia:

Ma non ti importa proprio nulla di chi ci ha amato fino alla fine?”.

La sua risposta mi lasciò definitivamente senza parole:

Ormai ciò che è stato è stato, fa parte del passato. Ora, anche se volessi, non potrei più salvarli. E allora a che serve crogiolarsi inutilmente nel dolore? Molte sono le cose che hanno subito un cambiamento, sorella mia. Non ci rimane che guardare avanti, a questa nuova esistenza e a quello che di bello ci riserva.”, fece una breve pausa, poi riprese:

E' ora di andare. Aro è impaziente di incontrarti.”.

A quelle parole vidi Eleazar reagire con un moto di nervosismo, un brivido freddo attraversò le mie membra.

Lui era impaziente di vedermi, ma io lo ero?

Volevo veramente incontrarlo?

Ero ancora in tempo per cambiare idea e andarmene il più lontano possibile?

Mi lasciai sprofondare sulla poltroncina che avevo lì accanto e riuscii a dire:

Concedimi ancora qualche istante per favore.”.

Lo guardai e Alexandre, che ormai si faceva chiamare Alec, annuì dicendo:

Solo qualche istante. Ti aspetto fuori.”.

Eleazar, mentre si muoveva verso di me per raggiungermi, gli lanciò uno sguardo stizzito e non appena mi ebbe raggiunta mi abbracciò.

Non piangete Jean...”, disse asciugando le lacrime che non mi ero nemmeno accorta avessero iniziato a sgorgare.

Ci sarà un tempo in cui vostro fratello avrà la necessità di ricordare e sarà allora che avrà più bisogno di voi, perché dovrà mettere tutti i tasselli della sua vita passata al loro posto per potersi ritrovare. Voi sarete l'unica fonte da dove attingere particolari ormai sfuocati o addirittura dimenticati.”.

Grazie Eleazar, se voi non mi foste rimasto accanto, non so dove sarei ora.”.

Sospirai e mi abbandonai al suo abbraccio; non so quanto tempo trascorremmo in quel modo, ma ad un certo punto qualcuno bussò - spazientito, alla porta.

Dobbiamo andare Jean! Non è il caso di tergiversare ulteriormente.”, disse Eleazar dolcemente.

Va bene.”, dissi: “Andiamo....”.

Ci alzammo, mi ricomposi un poco, lisciai l'abito e mi diedi uno sguardo allo specchio. Era tutto al suo posto.

Eleazar mi fece un cenno di approvazione e aprì la porta avviandosi. Lo seguivo da vicino, di Alexandre nemmeno l'ombra, scendemmo due scaloni enormi e camminammo lungo corridoi infinitamente lunghi, poi ad un tratto mi fermai bruscamente.

Nell'imboccare un nuovo corridoio il fiato mi si bloccò in gola, i miei piedi si rifiutarono di procedere. Volevo chiamare Eleazar, ma dalla bocca non uscì che una specie di rantolo che non sfuggì al suo fine udito. Con un movimento impercettibile mi fu accanto: aveva capito, sapeva.

Forza Jean, non abbiate paura.”, disse.

E' questo...è perfettamente...mio Dio aiutami...”, riuscii a dire.

Dagli angoli uscirono fuori due figure, una la riconobbi immediatamente, era Alexandre. L'altro era alto, una corporatura perfetta, ben delineata, i capelli scuri ad incorniciargli il viso. Era bello come il sole, i suoi lineamenti dolci mi ricordavano qualcuno, ma non riuscivo a capire chi. Nella mia testa quel viso mi riportava ad alcuni momenti felici che avevo trascorso con mio fratello.....

Non era possibile che io l'avessi conosciuto, non l'avevo nemmeno mai intravisto tra il gruppo di persone che accompagnava costantemente Eleazar.

Ero perplessa, ma dopotutto poteva essere comprensibile.

Lentamente, molto lentamente, obbligai i miei piedi a muoversi attraverso quell'ultimo lembo di vita che mi avrebbe condotta dritta dritta tra le braccia di Aro.

Il percorso era uguale al mio sogno, i quadri, le statue...tutto. A metà del corridoio cercai la mano di mio fratello, era fredda come il ghiaccio, ma il suo tocco risvegliò in me un ricordo vivido.

Eravamo a casa del marchese De Roubeaux, avevamo partecipato ad un ricevimento per festeggiare il compleanno di François, dopo pranzo eravamo usciti a fare una passeggiata in giardino ed io avevo cercato la mano di mio fratello. Davanti a noi stavano Caroline e François...

Mio Dio, ecco chi mi ricordava! No, non poteva essere lui però a pensarci bene, tutto combaciava....era sparito senza lasciare traccia di sé, avevano seppellito una bara vuota....

Mi fermai e dalla mia bocca, quasi inconsapevolmente, uscì:

François, tu...., tu sei François.”.

Il mio sguardo ora era rivolto a quell'estraneo che camminava alla mia destra.

Nello stesso istante in cui pronunciai quelle parole, vidi apparire sul volto di Eleazar un accenno di sorriso, ero certa di aver colto nel segno.

François!”, chiamai di nuovo, questa volta con maggior convinzione.

L'interlocutore al quale mi ero rivolta si bloccò di colpo e si voltò verso di me.

Mi trafisse con il suo sguardo di bragia, non aveva nulla dello sguardo vellutato che avevano gli occhi di François in passato. Da come mi stava fulminando era chiaro che se avesse potuto mi sarebbe saltato addosso facendomi quanto più del male era capace. Se il suo sguardo era quanto mai tagliente, la sua voce lo era sicuramente di più.

François è morto...non esiste più da molto tempo ormai....”, si interruppe per un momento, quasi volesse riprendere fiato, il fiato di cui non aveva più bisogno, senza però staccare gli occhi dai miei.

Il mio nome è Felix. Ricordatelo bene mademoiselle de Moreaux.”, concluse sputando quelle parole come se fossero veleno.

Per tutta risposta sentii un ringhioprovenire da Alexandre ed un: “Felix!”, alquanto alterato da Eleazar.

Io non distolsi lo sguardo ed il pensiero che mi balenò in testa fu quello che prima o poi gli avrei fatto pagare cara tutta quell'insolenza.

Allo stesso tempo però, pensai che un altro pezzo della mia vita era lì con me; guardai il mio precettore con fare interrogativo ed egli annuì. Sapevo che avrei avuto le risposte di cui avevo bisogno.

Ormai eravamo in prossimità della porta e potevo ammirarne gli intagli preziosi ed il rubino incastonato sulla maniglia.

Ce l'avevo difronte: Eleazar l'abbassò, ma prima di aprire si voltò a guardarmi.

Gli feci cenno che ero pronta e allora la porta si aprì......

Mio fratello lasciò la mia mano esi fece da parte insieme a Felix; Eleazar salutò Aro e poi si fece a sua volta da parte lasciandomi la visuale completamente libera su di lui.

Chiusi gli occhi per un breve istante e feci un respiro profondo, poi li riaprii: lui in tutta la sua sfolgorante bellezza era difronte a me, a pochi, pochissimi passi da me. Indossava un abito nero di un tessuto prezioso, o almeno così sembrava. Aveva le mani pallide, bianche come la luna, giunte ed appoggiate alle labbra rosse quanto i suoi occhi.

I suoi occhi.....

Il suo sguardo calamitò la mia attenzione ed incatenò i miei occhi ai suoi: sarei mai riuscita a rinunciare a quello sguardo?

Mentre facevo quel pensiero, lo visi muoversi lentamente nella mia direzione, un luminoso sorriso spuntò sulle sue labbra, aprì le braccia e mentre si avvicinava le tese invitandomi a concedergli le mani.

E poi sentii risuonare la sua voce:

Benvenuta mia cara. Quanto ho atteso questo momento. Il mio amico Eleazar aveva ragione quando mi narrava della tua bellezza, anche se le sue parole non ti hanno reso giustizia. Ti ha parlato Eleazar della mia particolare dote?”.

Ero sbalordita! Quale dote aveva Aro di cui il mio protettore non mi aveva parlato?

E lui ormai era così vicino che potevo respirarne il freddo profumo che emanava la sua pelle diafana.

Aro guardò con aria interrogativa Eleazar che fece cenno di “no” con il capo.

Aro sorrise e disse:

Vuoi concedermi le tue mani carissima Jean?”.

Annuii in silenzio, incapace di articolare anche solo una misera sillaba.

E finalmente egli prese entrambe le mie mani e le strinse delicatamente tra le sue. I suoi occhi non lasciarono i miei nemmeno per un istante. Non riuscivo a capire, si era zittito, ma sembrava che mi stesse scavando dentro per cercare di carpire ogni segreto, anche quello più nascosto.

Poi quando sembrò aver terminato il suo viaggio, senza lasciar andare le mie mani, né i miei occhi disse:

Quante gioie, ma anche quanto dolore hai dovuto vedere nella tua giovane vita. E quante sorprese continui a riservarmi....”, sorrisi e mi resi conto che stava veramente leggendo tra i miei pensieri e quindi doveva ormai sapere anche del dipinto e dei miei sogni.

Era davvero possibile?

Ma ora tutto può cambiare. Vero mia cara? Non sei d'accordo con me?”, mi chiese.

Cert...certamente.”, dissi.

Oh la tua voce, musica per le mie orecchie. Non avrai paura di me...spero.”, disse con un tono così accorato da sembrare dispiaciuto.

Non sapevo cosa rispondere, ma ero certa che in quel preciso istante, egli si aspettasse da me una risposta chiara e allora presi coraggio e dissi:

In verità signore, sono profondamente onorata di avevi incontrato, ma sono anche profondamente terrorizzata....io....io non vorrei in qualche modo avervi mancato di rispetto.”, conclusi abbassando lo sguardo.

Una risata cristallina risuonò in tutta la stanza. Aro lasciò andare le miei mani e con la punta dell'indice sollevò il mio viso.

Da quale mondo proviene questa straordinaria creatura Eleazar!”, disse Aro guardando colui che mi aveva guidato al suo cospetto.

Mi voltai a guardarlo e se non lo avessi conosciuto bene, almeno così credevo, non i sarei accorta dell'espressione velatamente infastidita che gli si era dipinta in faccia.

Aro non gli diede il tempo di proferire parola, si voltò nuovamente verso di me e disse:

Tu sei molto speciale cara Jean e sono convinto che tu ed io formeremo una coppia meravigliosa. Io sarò il tuo mentore e tu la mia diletta ed insieme faremo grandi cose....E con tuo fratello io completerò il mio affresco. Grazie a voi i Volturi conosceranno il loro periodo di maggiore splendore, nessuno potrà opporsi al nostro potere e tutti ci rispetteranno se vorranno aver salva la vita.”.

Dopo questo proclama Aro, che si era riportato al centro del salone quasi a voler essere ammirato dal suo pubblico, tornò verso di me prendendomi per mano.

Ed ora mia cara...pensi di essere pronta?”, mi guardava con quei suoi occhi, non riuscivo a distaccarmene, erano una catena.

Mentre annuivo, ancora una volta ripensai velocemente a ciò che era stata la mia vita fino a quel preciso istante ed immaginai di chiudere ogni singolo ricordo nel mio cuore, che dopo la trasformazione sarebbe divenuto uno scrigno sigillato, da dove nessuno avrebbe più potuto rubarli.

Ti prometto che non sentirai dolore, vero Alec?”, disse parlando prima a me e poi a mio fratello.

Alec....Aro aveva desiderato che egli cambiasse il suo nome, ne ero certa, ma ora non avevo tempo per le spiegazioni, dopo le avrei pretese tutte, fin nei minimi dettagli.

Mentre pensavo a tutto questo, sentii la voce di Aro dire:

Alec...”, e poi ancora: “E' tempo mia cara...sarai bellissima....”, poi più nulla.

Il vuoto, il nulla, avevo perso qualsiasi contatto con me stessa, sapevo di essere viva, ma non sentivo nulla, era come se di me si fosse salvato solo lo spirito: la mia anima vagava lenta nel mondo circostante, non sapevo dov'ero, le mie membra già assenti potevano essere state distrutte ed io non me ne sarei accorta.

Ma in qualche modo sapevo, ero certa, che accanto a me in quel preciso istante di completo buio, le uniche tre persone che mi amavano al mondo erano lì accanto a me e non avrebbero permesso che mi accadesse nulla.

Non sapevo quanto tempo fosse passato, ma ad un certo punto cominciai a riprendere coscienza di me stessa, ancora con gli occhi chiusi mi resi conto di avere una forza che non mi era mai appartenuta, mai prima di quest'istante.

Aprii gli occhi piano, molto piano, accanto a me mio fratello ed Eleazar.

Di Aro nemmeno l'ombra, ma nel momento stesso in cui facevo quel pensiero, ecco la sua voce risuonare accanto a me.

Finalmente. Ecco, la mia diletta è arrivata. Quale straordinaria bellezza. JANE, come stai?”, chiese.

Come mi aveva chiamata? Non mi era permesso tenere il mio nome? Perché?

Mentre mi chiedevo tutto questo, un dolore lancinante mi colpì come un pugno in piena faccia.

Che cos'è? Perché questo dolore? La mia...la mia gola...Ho sete...”, riuscii a dire.

Certo che hai sete tesoro. Ma ora porremo rimedio a questo problema. Felix!”, disse Aro con tono autoritario.

Vidi François/Felix o come diavolo si chiamava, sparire dietro la porta. Ero frastornata, non stavo capendo nulla, non ero nemmeno certa di essere ancora nella medesima stanza dove avevo incontrato Aro.

Una cosa era certa: qualcuno si era preso la briga di cambiarmi d'abito. Quello che indossavo era color glicine, impreziosito da mille ricami che incorniciavano i miei seni, le maniche lunghe, al polso, i medesimi ricami.

Mi guardai le mani, erano bianche come la neve, con i polpastrelli accarezzai il mio viso. La pelle era setosa e calda, ma allo stesso tempo diversa da prima.

Notai che fuori splendeva il sole, ma ciononostante non avvertivo il caldo: sapevo che dopo la trasformazione molte cose in me sarebbero cambiate, Eleazar me lo aveva spiegato molto bene, ma ora mettere a fuoco tutto insieme stava diventando complicato.

Eleazar notò che mi stavo osservando e disse:

Vuoi guardarti allo specchio Jane?”.

Dio scatto mi voltai verso di lui:

Come mi avete chiamata?”, chiesi.

La mia voce, la mia voce era completamente diversa, me ne stavo rendendo conto solo in quell'istante.

Allora vuoi guardarti allo specchio, sorella?”, insistette mio fratello.

Sì, ma il mio nome...”, riuscii a dire prima che fosse lo stesso Aro ad interrompermi:

Non ti piace, mia cara, il tuo nuovo nome? Oh se non ti piace lo potrai cambiare, ma sai, Jane è uno fra i miei nomi preferiti. Lessi, molto tempo fa, di una dama con questo nome ed ella mia aveva così affascinato...E poi non si discosta così tanto dall'originale.... Mi farai questo regalo mia cara?”, disse incatenando i miei nuovi occhi ai suoi?

Ad un tratto la sete prese il sopravvento ed il dolore si fece lancinante, respirai a fondo e nello stesso momento in cui rispondevo “Sì”, Felix rientrò scaraventando letteralmente a terra quattro....quattro persone? Persone che si stavano lamentando? Ma che cosa....?

In quello stesso istante il profumo soave del sangue raggiunse le mie narici ed io non fui più in grado di resistere.

Noncurante di chi ci fosse nella stanza, mi avventai sui quattro essere che giacevano a terra. Fu tutto estremamente facile e veloce e appena ebbi terminato mi guardai intorno e dissi:

Ancora!”.

E come se fosse stato scontato, altri due poveri corpi vennero deposti, non certo gentilmente, ai miei piedi.

Succhiai via loro la vita senza alcun ritegno: non ero esattamente soddisfatta, ma per il momento poteva bastare.

Mi sollevai dal mio primo pranzo: non ero certa di ciò che provavo, orrore, rabbia, piacere.

Le creature mie simili che mi stavano osservando, mi guardavano con aria soddisfatta, quasi divertita.

E allora questo specchio?”, chiesi sorridendo.

Una risata cristallina riempì la stanza, Alexandre mi prese per mano e mi accompagnò fino al lato più lontano della stanza e mi mise difronte allo specchio: la creatura che apparve ai miei occhi non ero io e ciò che ero stata non era che l'ombra di questa nuova Jean.

Non ebbi il tempo di fare alcuna considerazione perché sentii la voce di Aro chiamarmi:

Vieni cara, ora che hai gustato il tuo primo pasto voglio presentarti ai miei fratelli.”.

Certo maestro.”, dissi.

E da quel momento lui divenne ciò che Eleazar era stato per me quando ero ancora un essere umano.

Angolo dell'autrice.

Grazie a tutti quelli che mi seguono, che lasciano o non lasciano un commento.

Un grazie particolare va ad ayumi e ad aniasolary.  

Siamo quasi al capolinea, il prossimo capitolo sarà l'ultimo, ma prometto che  tornerò con una nuova storia molto presto!

Un bacio a tutti. Sara

























  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: sara71