Disclaimer
All rights reserved.
I personaggi riportati in questa fiction
sono di esclusiva proprietà del maestro Masashi Kishimoto (autore del manga Naruto),
fatta eccezione per i personaggi di Shiro e Hazushi che sono invenzioni delle autrici della fan-fiction. Tutti i diritti delle canzoni citate sono di
esclusiva proprietà dei rispettivi autori e interpreti.
Two Words
Questa fan-fiction è nata nella primavera 2005. E’
ambientata dopo la missione di recupero di Sasuke Uchiha, subito dopo il capitolo 235 del manga o, se volete,
più precisamente durante gli episodi 135 e 136 dell’anime.
Le canzoni sono state citate per intitolare i
capitoli e, se ascoltate, ispirare lo stato d’animo, alcune solo per la melodia
e altre anche per le parole.
E’ la nostra prima fan-fiction scritta insieme,
perciò siate clementi. Poi, se proprio non vi piace, smettete semplicemente di
leggerla. Non sono graditi anatemi astratti (parolacce varie), materiali (quali
bambole voodoo) e di qualsiasi altro genere.
Grazie della collaborazione e dell’attenzione.
Ossequi e reverenze
Yuki Delleran & Hikari Yuka
Special Thanks
Haku - Sound Track
Masashi
Kishimoto – Naruto World
Dattebayo - Translations
Sarutobi
Our Selves
E
tutti voi che avete pazientato, ci avete sopportato, ci avete sostenuto e non
ci avete insultato…
Prologue
‘Forever
Yours - Nightwish’
«Praticamente è solo grazie ai libri di Shikaku se l’operazione è riuscita bene.»
La ragazza bionda posò le dita tra le maglie della
rete che delimitava il tetto dell’ospedale, mentre guardava con disinteresse il
panorama.
«Volevo vederlo, sai, ma non mi è stato permesso…»
Appoggiato con la schiena alla recinzione, a braccia
conserte, il ragazzo moro accanto a lei annuì.
«E’ ancora sotto osservazione.»
«Suo padre ha detto che siamo fortunati che Tsunade-sama sia tornata… che se non ci fosse stata lei,
probabilmente adesso Choji...»
«Il pericolo maggiore è scampato, Ino, non pensarci.»
rispose lui in un magro tentativo di consolazione.
«In verità ho pensato anche ad altro, Shikamaru.» aggiunse Ino dopo un attimo di indecisione.
Il giovane sospirò.
«E di che tipo?»
«Che potevi esserci steso tu su quel letto
d’ospedale.»
Shikamaru si affrettò a sdrammatizzare.
«Ehi, ehi, io sto benissimo, vedi?» disse sorridendo,
mentre mostrava l’indice sinistro steccato. «Sto meglio di tutti!»
Contrariamente alle aspettative del ragazzo, lei non
lo sgridò come avrebbe fatto di solito.
«Bugiardo.» disse la ragazza in tono indecifrabile.
«Il senso di colpa che provi per quello che è successo non si può paragonare a
un dito rotto.»
Davanti a quel tono Shikamaru
smise di scherzare, ma le sue labbra mantennero il sorriso. La preoccupazione
della compagna nei suoi confronti gli faceva contraddittoriamente piacere.
«E’ a questo che hai pensato?»
Tornata a guardare davanti a sé, Ino rimase in
silenzio per qualche istante.
«Sono innamorata di te.»
Il ragazzo smise letteralmente di respirare, di
sorridere e la fissò di colpo. Forse sperò di aver capito male. Come stesse per
affrontare un inevitabile momento decisivo, la ragazza chiuse gli occhi e
sospirò.
«Vuoi sapere a cosa ho pensato? Le condizioni di Choji e Neji mi hanno fatto
pensare che un giorno potresti veramente esserci tu al loro posto, nella
migliore delle ipotesi.» Ino deglutì ricacciando nello stomaco il nodo che le
si stava formando in gola. «Ho pensato a cosa farei se un giorno tu non dovessi
davvero più tornare. Ho pensato a come vivrei senza poterti più vedere, senza
poterti più parlare, toccare, senza più sentire la tua voce.» concluse
stringendo più saldamente le dita alla rete. «E’ stato allora che l’ho capito…»
Il ragazzo rimase immobile per qualche secondo, del
tutto impreparato a quella confessione che lo travolse come un fiume in piena.
Poi il suo corpo si mosse quasi in automatico, la prese delicatamente per le
spalle costringendola a guardarlo negli occhi e dopo un attimo di silenzio la
baciò. Una serie di recenti, brevi ricordi iniziò a sfilargli nella mente: Choji e Neji rimasti indietro, lo
scontro con Tayuya, la porta della sala operatoria
numero sei, suo padre dietro l’angolo del corridoio, un paio di gambe
sensualmente accavallate, la sua fuga da due penetranti occhi verdi…
Quell’ultima immagine si fissò nella sua testa e la razionalità prese il sopravvento
sull’istinto di quel bacio.
Dal canto suo, Ino desiderò che quell’istante non
finisse mai. Quella sensazione di calore, tranquillità e affetto l’aveva
solamente stando accanto a lui. Stava bene. Ma fu proprio Shikamaru
a scostarla da sé. La ragazza lo guardò senza capire, finché il dubbio unito al
senso di colpa l’assalì.
«E’ per Choji, vero…?»
Capì di aver colto nel segno poiché il ragazzo abbassò
lo sguardo, quasi mortificato.
«Perdonami, Ino, ma c’è qualcosa che devo capire.»
SENSE
Yuki Delleran & Hikari Yuka
‘Try
- Frameless’
«Eccoti qui, hai voluto fare due passi?»
«Hokage-sama.» il ragazzo
affacciato alla finestra della sala d’attesa si voltò.
«Voglio effettuare un ultimo controllo prima di
dimetterti, Neji.» disse la donna bionda
avvicinandosi. «Anche qui va bene. Siediti, ci vorrà un minuto.»
Tsunade esaminò attentamente i movimenti del braccio del
ragazzo.
«Molto bene! La tua spalla è davvero a posto.»
«Grazie.» disse il ragazzo infilandosi la giacca.
La donna bionda sorrise.
«Non ringraziare me, ma Shizune.»
Neji annuì. L’intervento che la giovane assistente di Tsunade gli aveva fatto era durato quasi tre ore ed era
stato estremamente complesso e delicato. Le doveva la vita.
I ricordi di Neji furono
interrotti da un fracasso improvviso nella corsia dell’ospedale e la bella Hokage accorse alla porta.
«Tsunade-sama!»
Come telepaticamente, Shizune
le si parò davanti con espressione quasi spaventata.
«Tsunade-sama! Il gruppo
otto…!»
Senza bisogno di sentire altro, Tsunade
si precipitò in corridoio; seguita dalla sua assistente e da Neji, raggiunse immediatamente le barelle che erano appena
passate. Il ragazzo dai lunghi capelli neri riconobbe all’istante le sagome che
vi erano stese.
«Kiba! Shino!» gridò Tsunade.
Erano ridotti piuttosto male. Shino
aveva un braccio al collo e una rozza fasciatura alla testa, oltre che numerose
escoriazioni. E visibilmente più preoccupato per le condizioni del suo
cagnolino che delle proprie, Kiba riportava una
grossa quantità di tagli e ferite e stringeva a sé il cucciolo Akamaru coperto di lesioni.
«La missione era una trappola» si affrettò a
raccontare Shino sotto evidente sforzo «Ci era stato
richiesto di recarci al confine del Paese del Fuoco ma… siamo caduti… in
un’imboscata.»
«Non… sono riuscito a proteggerla… Maledizione!» Kiba fremeva di rabbia.
«Non dovete parlare» disse Shizune
nell’inutile tentativo di calmarlo.
«Non sono riuscito a impedire… che la portassero via»
Preoccupata, Tsunade gli
posò una mano sulla spalla.
«Di chi stai parlando, Kiba-kun?
Chi hanno portato via?»
Il ragazzo abbassò lo sguardo, mortificato, non
riuscendo per il senso di colpa a sostenere quello della donna.
«… Hinata…»
Neji trasalì. ‘L’abilità
del Byakugan… Hinata-sama!’ L’erede della casata principale del clan Hyuga
era stata rapita per il Byakugan, non c’era altra
spiegazione. Ma da chi? E perché proprio Hinata?
Perché non suo padre? La ragazza era sicuramente un bersaglio più facile…
«I ninja che ci hanno… attaccato… sono sicuramente jonin…» ansimò Shino «Ma non ho
notato segni… di appartenenza ad alcun… Paese»
«Basta così, Shino. Avete
fatto anche troppo.» Tsunade si morse un labbro.
«Questa non ci voleva! Proprio ora che Hiashi-san è
in missione e non ci sono altri shinobi disponibili.»
«Andrò io.»
Quattro paia di occhi si voltarono verso Neji e lui avanzò con decisione.
Tsunade stava per ribattere quando Kiba
tossì violentemente e un fiotto di sangue gli uscì dalla bocca. Non era tempo
per discutere: le condizioni dei ragazzi e del cane erano davvero pessime e
dovevano essere subito curati. Shino si voltò a
guardare Neji da dietro gli occhiali scuri.
«Per quanto… tu sia abile… tieni… presente che noi
eravamo in due… Sta’ attento»
Neji annuì, e in quel preciso istante Kiba
gli strinse il braccio.
«Ri… riportala a casa»
Tsunade fece un cenno col capo e gli infermieri si
dileguarono ben presto con i tre feriti.
«Sia i jonin che la maggior
parte dei chunin sono in missione e non voglio
affiancarti dei genin privi di esperienza. Neji…» sospirò amareggiata l’ Hokage «Sarai solo. Almeno per ora. Ti invierò
rinforzi appena….»
Un frenetico bussare alla porta interruppe lei e Neji per la seconda volta in meno di un quarto d’ora. Tsunade sospirò esasperata.
«Questa saletta è un porto di mare. Avanti!»
Sempre Shizune comparve da
dietro la porta, questa volta accennando uno speranzoso sorriso.
«Tsunade-sama…»
La giovane assistente si scostò per lasciar entrare un
ragazzo dai capelli neri e una ragazza bionda.
«A voi Nara Shikamaru e Yamanaka Ino, Tsunade-sama.»
«Molto bene, Shizune.» Le
labbra della donna s’incurvarono in un sorriso. «Problema risolto.»
Shikamaru rimase perplesso. Quel commento non gli promise
niente di buono. Tuttavia quando l’Hokage chiese a
lui e a Ino la disponibilità per un altro incarico risposero prontamente di
essere in attesa di ordini.
«Non ho ancora dimesso Choji,
ma non dovrebbero esserci comunque problemi per voi due a partire con Neji.»
«Quando dovremmo partire?» chiese Ino spostando lo
sguardo dal compagno alla donna.
«Subito.» rispose Tsunade.
«Prendiamo l’equipaggiamento e partiamo.»
Così dicendo, Neji uscì
dalla porta, prima che Tsunade potesse augurargli
buona fortuna.
Sospirando, la donna si affacciò alla finestra che
dava sul giardino interno. Aveva forti sospetti sulla possibile identità dei
rapitori di Hinata e avrebbe preferito assegnare quel
compito a dei jonin, ma la presenza di Shikamaru la rincuorava. Il figlio di Shikaku
era cresciuto molto dal ritorno dalla missione di recupero dell’erede degli Uchiha. Ma non era solo maturato, era anche cambiato. Tsunade l’aveva osservato più di una volta in quei pochi
giorni e le aveva dato la sensazione di essere gravato da una qualche preoccupazione. Un peso che non
aveva niente a che vedere con il fallimento della sua prima missione.
‘Forse è vero
che non tutti i mali vengono per nuocere.’
‘Only
When I Lose My Self – Depeche Mode’
Il luogo dove si era svolto lo scontro tra il gruppo
di Hinata e i suoi rapitori si trovava a quasi un
giorno di cammino in direzione ovest da Konoha. Shikamaru constatò che il tempo impiegato da Kiba e Shino per tornare al
Villaggio certamente era stato sfruttato dai rapitori per allontanarsi il più
possibile.
«Con un po’ di fortuna, li raggiungeremo in nemmeno
tre giorni.» commentò il ragazzo col codino.
Al termine del primo giorno avevano già percorso un
buon tratto di strada e siccome era ormai troppo buio per proseguire l’inseguimento,
i ragazzi si accinsero ad accamparsi. In lontananza, nel silenzio del bosco
notturno, si udiva distintamente il rumore di un imponente flusso d’acqua che
doveva trovarsi a meno di un centinaio di metri di distanza.
‘Il fiume. Il
luogo del rapimento è qui vicino.’ pensò Neji.
Cogliendo dall’espressione i pensieri del compagno, Shikamaru annuì.
«Sì. Può andare. Siamo sufficientemente vicini al
luogo in cui è avvenuta l’imboscata, ma ben riparati dagli alberi che qui sono
molto fitti. Potremo anche rifornirci facilmente di acqua potabile.»
Ino osservò alla sua destra. Un ruscelletto scorreva nascosto dagli alberi
a circa un dozzina di metri da loro.
«Molto bene. Shikamaru,
serve della legna per il fuoco. Io mi occupo delle provviste.»
Il ragazzo col codino si allontanò brontolando e ben
presto sparì tra gli alberi. Neji rimase vigile in
caso di pericolo e nemmeno questa volta gli sfuggì l’insolita atmosfera tra i
due attuali compagni di squadra.
«Non ritengo ci siano ancora pericoli seri, ma d’ora
in avanti sarebbe meglio non prendere iniziative personali.»
Ino si voltò verso il ragazzo che le dava le spalle,
ma abbassò subito lo sguardo.
«Hai ragione, scusa.»
Neji la guardò di sbieco. Era successo di nuovo. Quella
ragazza era come bloccata da qualcosa, che poteva riguardare solo il ragazzo
che in quel momento stava raccogliendo rami in mezzo al bosco.
«Vedi di non lasciare che interagisca con questa
missione…»
Il cuore di Ino le sobbalzò nel petto e per poco la
borraccia che teneva in mano non le cadde a terra.
«...qualunque cosa sia successa tra voi due. Anche se
avete smesso di parlarvi.» concluse Neji senza
aggiungere altro.
La ragazza se ne stava in piedi dietro di lui,
attonita e quasi spaventata. Neji rimase immobile,
continuando a rivolgerle la schiena.
«C-cosa?» balbettò Ino.
Il ragazzo dai capelli lunghi si girò di scatto verso
di lei afferrando immediatamente diversi shuriken.
«Sono svogliato, lo sai. Se posso evitare di fare una
cosa lo evito.»
Shikamaru apparve gettando a terra una bracciata di legna, con
un taglio al braccio e una figura al suo seguito. Osservando le armi che Neji stava riponendo nella sacca non riuscì a trattenere un
sorriso.
«Non ti sfugge proprio niente, eh?» disse mentre si
apprestava ad accendere il fuoco.
«Ogni aiuto è benvenuto, purché non diventi un
intralcio.» commentò il compagno.
«Se l’ultima volta ti avessimo lasciato dissanguare
ancora un po’ forse ora saresti più gentile.»
Shikamaru osservò divertito il viso spaesato di Ino, intenta
nell’identificare la voce femminile che aveva appena parlato.
«Non l’hai riconosciuta?»
La quarta persona avanzò di qualche passo.
«E’ naturale, non ci siamo viste spesso.»
Un rametto s’incendiò e in un istante le fiamme si
propagarono a tutta la legna accatastata ai piedi di Shikamaru.
Finalmente la ragazza la riconobbe.
«Temari della Sabbia!»
«Quindi non è stato un caso esservi incontrati.» disse
Ino. «Ci stavi cercando.»
Shikamaru e le due ragazze sedettero attorno al fuoco, mentre Neji rimase in piedi e all'erta in caso di pericolo.
«Cosa ti ha detto esattamente Hokage-sama?»
chiese quest’ultimo a Temari.
«Solo di raggiungervi il prima possibile.»
«Informarti dei dettagli avrebbe comportato una
perdita di tempo.» disse Shikamaru. «Ti spiegheremo
noi.»
I ragazzi esposero brevemente e nei pochi dettagli che
conoscevano la situazione all’ultima arrivata.
«Questo è un problema. Non sapendo con chi abbiamo a
che fare, non saremo in grado di elaborare un piano d’azione efficiente.» disse
Temari al ragazzo col codino.
«Per ora proporrei di riadottare
la tattica d’inseguimento che abbiamo utilizzato con i sottoposti di Orochimaru.» suggerì Shikamaru. «Neji, tu chiuderai la fila come la volta scorsa sempre per
i poteri del tuo Byakugan.» Afferrò un rametto e
disegnò quello schema sul terriccio per la seconda volta in meno di una
settimana. «Questa volta in prima linea ci starò io. Non avrò molto tempo per
studiare un piano in caso di eventuali imprevisti» disse volgendosi in
direzione delle ragazze «ma non posso rischiare la vita di una di voi. E non
ammetto contestazioni.»
«Shikamaru, noi le nostre
vite le stiamo già rischiando.» disse tranquillamente Ino ignorando l’ultima
frase del compagno e distribuendo le razioni per la cena. «Non crearti un
problema quando non sussiste.»
«Il problema non si pone affatto. Il mio ventaglio
unisce attacco e difesa in un colpo solo. Sarò io a guidare la fila.» disse Temari levando sul ragazzo uno sguardo tagliente come una
lama. Il suo tono non concedeva obiezioni. «Fine del discorso.»
Colpito da tanta determinazione, Shikamaru
si arrese dinnanzi alla logica di quel discorso. Il ragionamento della ragazza
non faceva una piega. Lui stesso aveva avuto modo di riconoscere l’efficienza
delle tecniche di Temari quando la vide combattere
contro Tayuya. Il ragazzo annuì, sospirando.
«D’accordo. Ino,» disse concludendo il disegno che
raffigurava i quattro compagni in fila indiana «io mi concentrerò sul lato
destro, tu su quello sinistro. Starai dietro di me seguita da Neji. Tutto chiaro?»
I tre compagni annuirono.
«Perfetto. Ripartiremo quando il cielo comincerà a
schiarire. Ora è troppo buio e potremmo non vedere eventuali trappole piazzate
dai rapitori. Cercate di riposarvi, domani sarà una giornata intensa.»
Neji, Shikamaru e Temari ripresero posto accanto a Ino attorno al piccolo
falò e tutti e quattro si accinsero a cenare.
«Adesso capisco perché la vostra Hokage
mi ha mandato qui. Senza di me» esordì Temari
sorridendo maliziosamente al ragazzo col codino «sei perduto. Devo tirarti
fuori dai guai un’altra volta.»
Ripensando all’ultima missione e al suo personale
desiderio di riscatto sulla ragazza della Sabbia che l’aveva salvato, Shikamaru raccolse la sfida, sorridendo a sua volta.
«Chi può dirlo. Magari questa volta ricambierò il
favore.»
«O magari potremmo liberare Hinata.
Siamo qui perché è stata rapita, nel caso te ne fossi dimenticato. A volte mi
chiedo come fai a definirti un caposquadra!» Ino si alzò in piedi, sotto
l’impulso irrefrenabile di porre fine a quella scenetta disgustosa.
Il ragazzo non la degnò nemmeno di uno sguardo,
apparentemente molto più interessato a cancellare il suo schema.
«Idiota…» Ino afferrò la borraccia e si diresse a
passo spedito verso il piccolo torrente.
‘Aerials – System Of A
Down’
«Non la segui?» chiese tranquillamente Neji.
Temari fissò Shikamaru che rimase
in silenzio a fissare il fuoco.
«Così le dai ragione.» commentò la ragazza.
Senza dire una parola o rivolgere il minimo sguardo ai
compagni, il ragazzo si alzò, diretto verso gli alberi dietro cui Ino era
scappata, ma un fruscìo proveniente proprio da lì lo
fermò. Shikamaru afferrò istantaneamente gli shuriken mentre Neji impugnò
istintivamente due kunai, ma li abbassarono
immediatamente. Ino era appena ricomparsa con la borraccia in mano.
«Cosa c’è?» chiese la ragazza con gli occhi di tutti
puntati addosso.
Temari sorrise.
«Niente, eravamo solo preoccupati.»
Non fece in tempo a finire la frase quando qualcosa di
affilato sfiorò di striscio il viso di Ino conficcandosi sul tronco alle sue
spalle. Temari
guardò sbalordita Neji che aveva appena scagliato uno
dei kunai e ora stava brandendo l’altro.
«Dov’è?» chiese Shikamaru.
Un rivolo di sangue cadde dal taglio sulla guancia di
Ino insieme a qualche sottile ciocca bionda. La bocca della giovane s’incurvò
in un sorriso sinistro .
«Te lo chiedo per l’ultima volta…» sibilò il ragazzo
afferrando più saldamente gli shuriken che teneva
ancora stretti in mano.
«Impressionante.» mormorò Ino leccando il sangue che
le aveva macchiato le dita mentre si toccava la ferita. «Come lo avete capito?»
«DOV’E’ INO?!?» ringhiò Shikamaru.
Ino rivolse al ragazzo un ghigno malvagio prima di
sparire in una nuvola di polvere. Una voce maschile riecheggiò tra i rami con
una sadica risata.
«Per il
momento vi consiglio di recuperare le forze. Ne avrete bisogno.»
Temari era sbigottita, ma non riuscì a dire nulla. Neji si guardò intorno per qualche minuto, fermò lo sguardo su Shikamaru
e gli si avvicinò.
«Non ho rilevato nessuna presenza col Byakugan.»
Shikamaru rimase in silenzio, lo sguardo fisso a terra, gli
occhi sbarrati, entrambe le mani serrate
in due pugni. Stava tremando. Neji gli prese una mano
e gliel’aprì a forza.
«Smettila.»
Qualcosa di caldo colò tra le dita di Shikamaru, che avvertì immediatamente un forte bruciore al
palmo. Stava tenendo ancora gli shuriken quando
strinse i pugni, e questi finirono per tagliargli la mano e penetrargli la
carne.
«Non è colpa tua. Va’ a lavarti.» gli disse Neji.
L’acqua fredda corrente provocò un sollievo immediato
alla ferita, ma il ragazzo parve non dargli peso. La sua testa era occupata da
un pensiero solo.
‘… Ino…’
«Hyuga ha ragione, non
incolparti.» disse in tono basso Temari alle sue
spalle.
Shikamaru continuò a darle la schiena in assorto silenzio
finché la ragazza lo riportò alla realtà toccandogli la mano immersa
nell’acqua, che lui ritrasse di scatto. Voltandosi, incrociò lo sguardo di Temari.
«Non ti faccio niente. Lasciami vedere.» disse lei
allungando le dita verso la mano ferita del ragazzo.
Lui si rilassò e la ragazza gli prese delicatamente la
mano tra le sue. Fu una strana sensazione per entrambi. Cercando di non
pensarci troppo, Temari aprì il proprio borsello e ne
estrasse delle bende e un vasetto scuro. Tolse il tappo alla boccetta e vi
infilò l’indice.
«Brucerà un po’ all’inizio. Resisti, d’accordo?» disse
spalmando l’unguento sul taglio.
La mano di Shikamaru ebbe un
primo scatto al senso di bruciore, ma, come aveva promesso la ragazza, passò
immediatamente. Mentre lei gli fasciava il palmo, il silenzio tra i due si fece
quasi imbarazzante. Alzando leggermente gli occhi, Temari
notò la ferita di striscio al braccio del ragazzo e si ricordò di averlo
colpito quando l’aveva incontrato nel bosco scambiandolo per un nemico.
«Scusa… Ti fa male?» disse sfiorandola con le dita
unte di medicinale.
Shikamaru scosse la testa, senza smettere di fissare l’acqua
del torrente.
«Shikamaru, non è colpa
tua.» scandì freddamente Temari. «Senti, io e Hyuga ci siamo accorti che il punto della questione non è
questa missione. Yamanaka ha accusato te di non pensare
a Hinata Hyuga, ma se lei
se ne preoccupasse lascerebbe le sue emozioni al di fuori della missione. Io non so cosa sia successo tra te e Yamanaka ma n…»
«No!» rispose finalmente Shikamaru.
«No, non lo sai! Tu non lo sai che cosa è successo! Non sai che cosa le ho
fatto, che cosa le sto ancora facendo! Sì che è colpa mia! E’ solo colpa mia!
Se le avessi detto chiaramente la verità dall’inizio non l’avrei messa in
questa situazione e ora lei sarebbe qui a urlarmi dietro per chissà quale
assurdità e sospirare di rassegnazione tornando a sorridermi! E’ tutta colpa
mia! Ma cosa vuoi saperne tu... Che ne sapete tu e Neji
di quello che sta provando Ino a causa della mia indecisione… Ino ha ragione,
sono un idiota!»
«Sì, sei un idiota.» commentò Temari
freddamente.
Shikamaru trasalì e la guardò con un sussulto come se la
vedesse per la prima volta, come se lei non fosse mai stata lì. Fece mente
locale, si accorse di ciò che le aveva detto e tornò a guardare l’acqua che
scorreva davanti a lui.
«Scusa.»
Temari continuò a fissarlo.
«Non fa niente. Almeno hai ripreso a parlare.» rispose
impassibile la ragazza, cominciando la fasciatura alla mano di Shikamaru.
Il ragazzo la guardò e notando l’espressione assorta
della compagna, ebbe un inaspettato attorcigliamento allo stomaco.
«Mi dici da cosa vi siete accorti che non era lei?»
chiese lei ripensandoci.
«La borraccia vuota.»
«Anche se era un pretesto per scappare da te l’avrebbe
comunque riempita.» constatò la ragazza con un lieve sorriso.
Una fresca brezza si levò tra i rami. L’ultimo quarto
di luna era ormai sorto.
«E’ tardi, dobbiamo andare a riposare un po’. Oh…»
disse il ragazzo con un sussulto, accortosi che Temari
stava terminando la medicazione «Grazie…»
La ragazza alzò lentamente lo sguardo e sorrise.
«Dovere.»
Colto alla sprovvista dai suoi occhi verdi, Shikamaru arrossì lievemente mentre, con estrema, ostentata
disinvoltura, s’incamminò per raggiungere Neji.
‘It’s Only Them – Pain’
Un energico scossone svegliò Temari
di soprassalto.
«Arriva qualcuno!»
La ragazza si guardò attorno e vide che il cielo stava
cominciando a schiarire all’orizzonte. Shikamaru e Neji stavano scrutando, per quello che l’oscurità gli
consentiva, gli alberi e la zona circostante impugnando shuriken
e kunai. Temari aprì il
ventaglio con un colpo netto.
Dal primo attacco, giunto alle spalle con una pioggia
di shuriken che riuscirono ad evitare facilmente, i
ragazzi capirono che l’aggressore non era solo.
«Dobbiamo attirarli allo scoperto, almeno combatteremo
su un piano di parità.» disse Shikamaru.
Iniziarono lentamente a spostarsi in quella direzione
e quando furono fuori dalla portata delle armi da lancio intravidero le sagome
dei loro assalitori. Si trattava di shinobi
rapidissimi nei movimenti, coperti da una lunga veste scura, ma a causa della
scarsissima illuminazione non riuscirono a riconoscere su di loro alcuna
insegna di appartenenza.
Shikamaru si guardò velocemente attorno. ‘Dove sei, Ino?’
Erano ormai giunti sulle rive del fiume e la loro
eventuale fuga era impedita dall’impetuoso corso d’acqua alle loro spalle. Come
previsto da Shikamaru, per poterli attaccare i ninja
nemici uscirono allo scoperto. Pensando forse di trovare un facile bersaglio,
puntarono su Temari, che sembrava non aspettare altro. Il vento che la ragazza
scaturì dal suo gigantesco ventaglio si oppose a loro per il tempo sufficiente
a bloccare l’attacco, ma il polverone sollevato per qualche secondo oscurò
completamente la visibilità dei ragazzi. Per fermare i colpi che gli piovevano
addosso da ogni direzione, Neji fu costretto a
ricorrere al Hakke Shou Kaiten, mentre
una serie di kunai centrarono in pieno Shikamaru, che sparì in una nuvola lasciando al suo posto
un tronco d’albero.
«Credi di farmela con una tecnica così banale?» chiese
una voce glaciale alle sue spalle. Il nemico stringeva nelle mani un paio di
sai costringendo il giovane ad un impari corpo a corpo. Della ragazza rapita
non c’era ancora traccia e la parziale oscurità creava problemi di movimento,
rendendo ardua l’identificazione del numero degli aggressori. Elaborare una strategia gli risultava
materialmente impossibile. Quando la visibilità si schiarì, sul volto di Shikamaru comparve un’espressione di orrore. Ino era legata
per i polsi da fili invisibili al ramo sporgente dell’albero a strapiombo sulla
massa d’acqua gelida. Era immobile e sembrava incosciente. Il ragazzo, evitando
una coltellata in pieno volto, la chiamò con tutto il fiato in gola.
«Ino! Ino, mi senti?»
«La tua ragazza non può risponderti, temo.» L’uomo dinnanzi a lui tese freddamente il
sai, inducendo Shikamaru ad osservarla con maggiore
attenzione. E vide. Ino era piena di tagli, ferite e lividi. L’aggressore notò
il lampo di terrore negli occhi di Shikamaru.
«Si è difesa con tutte le sue forze. Ha opposto
resistenza fino alla fine.» lo provocò rigirando sadico il pugnale a tre punte.
«Ci siamo proprio divertiti stanotte.»
«Figlio di puttana…»
Cieco di collera, Shikamaru
attaccò di scatto il ninja con un kunai diretto in
pieno petto, ma riuscì a trafiggere solo una nuvola di polvere.
«Ninpou: Kamaitachi!!!!»
Prima di riuscire a colpire il giovane col codino alla
schiena, l’avversario s’innalzò per una dozzina di metri colpito dalle Lame di
Vento di Temari, ma non ricadde mai sul ventaglio
della ragazza. Anche questa volta si dissolse nel nulla. Non ci fu tempo per i
ringraziamenti dal momento che Neji venne scagliato
tra loro due a una velocità incredibile, finendo inesorabilmente a terra molto
vicino alla sponda del fiume alle loro spalle e seguìto
a ruota dal suo avversario, contro cui
‘Ma da dove
arrivano?!’ si chiese constatando sulla propria pelle la spaventosa forza
di quei shinobi. Nello scontro stava riportando un
discreto numero di ferite, seppure nessuna risultasse veramente seria. Almeno,
la cosa positiva era che quei ninja erano solamente due. Spinse via il suo
avversario per riprendere un po’ di fiato, allontanandosi con un balzo. Il sole
si era finalmente alzato abbastanza da rendergli favorevole il gioco dei suoi
raggi, per quanto ancora deboli. La sua Tecnica Kage
Mane riuscì alla perfezione, permettendogli di fare brevemente il punto della
situazione.
‘Sembra che non
vogliano ucciderci. Allora a che scopo attaccarci? Cosa vogliono veramente?’
«Si può sapere chi diavolo siete?» urlò al suo
avversario che stava eseguendo i suoi stessi movimenti come uno specchio.
«Non siete nella posizione di porvi certi quesiti.»
rispose il ninja in tono pacato.
Il ragazzo si voltò. Temari,
specialista come lui nella lotta a distanza, stava avendo la peggio costretta a
un duello ravvicinato, ed era inginocchiata al suolo tossendo sangue. Il suo
nemico le si avvicinò lentamente e, senza il minimo sforzo, con un braccio la
sollevò di peso afferrandole la gola.
A quella scena, una goccia di sudore freddo gli
scivolò dalla tempia e Shikamaru si accorse troppo
tardi dei quattro shuriken che lo colpirono di
striscio alle braccia con una velocità tale da bloccarlo per le maniche
all’albero dietro di lui. Poi, le stesse sottilissime corde che tenevano Ino,
sempre sospesa sul fiume, lo immobilizzarono del tutto al tronco.
‘Cos..?!?’
Il suo avversario, liberatosi fin troppo facilmente
della tecnica, con un movimento fulmineo si portò di fronte a lui,
stringendogli una mano attorno al collo.
«Datti una calmata, ragazzino. Non ho tempo di giocare
con le tue tecniche.»
Il ninja si voltò e rivolse un cenno al compagno, che
scaraventò Temari accanto a Shikamaru
prima di svanire in una folata di vento.
Neji, che era il più vicino a Ino, comprese
immediatamente.
«Dannazione!» esclamò appena il Byakugan
gli rivelò che una copia del ninja contro cui lui stava combattendo si stava
avventando sulla ragazza.
Col palmo della mano colpì in pieno il petto
dell’avversario che sparì istantaneamente in una nuvola. Il ragazzo non ebbe
tempo di porsi domande e si precipitò in soccorso della compagna.
In quel momento, il busto dell’uomo appena scomparso
dinnanzi ai suoi occhi sbucò dal suolo scivolando alle spalle di Neji; le sue labbra s’incurvarono in un malvagio ghigno
soddisfatto quando il suo bersaglio fu a tiro.
Il suo compagno, che teneva ancora stretta la gola di Shikamaru, capì immediatamente le sue intenzioni.
«NO!» gli urlò troppo tardi.
«Doton: Daijigoku No Jutsu!»
Con un boato quasi assordante la terra tutt’intorno
prese a tremare come durante l’eruzione di un vulcano. I lacci si sciolsero
attorno ai polsi di Ino e Neji corse verso di lei per
prenderla prima che precipitasse in acqua. Ma non fece in tempo: l’argine franò
irrimediabilmente sotto di loro, facendoli rovinosamente cadere nel fiume in
piena, davanti a un impotente, e quasi soffocato, Shikamaru.
I suoi occhi avevano iniziato a lacrimare mentre sentiva il sangue salirgli al
cervello e la sua vista aveva cominciato lentamente ad offuscarsi. Il suo
aggressore aveva allentato la presa, distratto dalle mosse del compagno, ma non
avendo gradito quell’attacco avventato, strinse con ira cieca le dita attorno
al collo del ragazzo.
«Stronzo!» mormorò il ninja prima di sparire in una
nuvola di polvere.
I fili invisibili che lo legavano al tronco si
dissolsero e Shikamaru cadde in ginocchio, una mano
poggiata a terra per sostenersi e l’altra sulla gola indolenzita, e tossì
violentemente. Ripreso il fiato necessario a sedersi appoggiando la schiena al
tronco, si guardò intorno continuando a tossire. Dei nemici non c’era traccia. Temari era distesa accanto a lui in stato d’incoscienza e
riportava un vistoso taglio sul braccio sinistro dalla spalla al gomito.
Ansimando tra un colpo di tosse e l’altro, il ragazzo si fece coraggio e voltò
la testa verso il fiume. Una voragine del diametro di circa venti metri aveva
completamente risucchiato la riva.
‘Blue
Alone – Buffy The Vampire Slayer OST’
Ino riprese conoscenza lentamente ed ebbe la sgradevole
sensazione di non riuscire a respirare, mentre iniziava ad avvertire un
crescente fastidio alla base della cassa toracica. Tenendo un mano sul costato,
provò a muoversi e scoprì di essere sdraiata sulla riva, mentre qualcosa le
pesava addosso. Quando Ino si voltò per vedere di cosa si trattasse, scoprì che
Neji la cingeva con un braccio, sostenendosi con
l’altro e respirando affannosamente. La sua giacca era coperta di sangue che,
misto all’acqua, colava sull’erba dalla spalla sinistra lungo tutto il braccio.
Ignorando il sangue che si stava espandendo macchiando
le bende che le fasciavano l’addome, Ino balzò a sedere.
«Neji!»
Un senso di gelo la invase mentre la paura si faceva
strada dentro di lei.
«Neji! Neji,
cos’è successo?!»
«Sto bene.» disse ansante senza guardarla, poi
cominciò a tossire e si strinse con il braccio la spalla ferita.
Il sangue gocciolava abbondantemente tra le dita
mentre tutto il corpo era scosso dai tremiti.
Ino si guardò attorno e vide di trovarsi in riva al
fiume. Non ricordava nulla di ciò che era successo e non aveva la minima idea
del motivo per cui entrambi fossero fradici e di come Neji
si fosse ferito. L’unica ipotesi plausibile era che lei fosse caduta in qualche
modo in acqua e lui l’avesse salvata. In tal modo si spiegava anche l’assenza
di Shikamaru e Temari.
Rivolse lo sguardo al ragazzo che giaceva sdraiato a terra e decise di
rimandare le domande. Il cielo era scuro e minaccioso, di lì a poco si sarebbe
scatenato un temporale. Doveva assolutamente trovare un riparo e curare la
ferita. Si chinò sul compagno, riuscì a sollevarlo con uno sforzo e si
avviarono insieme verso l’interno. Oltre l’intrico di rami e cespugli, a
ridosso di una collina nascosta dagli alberi, trovarono una piccola grotta. Non
era certo ampia ma c’era spazio sufficiente per entrambi per ripararsi
comodamente. Quando Neji si accasciò a terra
appoggiandosi alla parete di roccia, Ino si affannò subito attorno a lui.
Slacciandogli la giacca, si accorse di essere spaventata tanto da vedere
tremarle le dita. Neji le prese la mani tra le sue
con l’intenzione di allontanarle.
«Non ti preoccupare.» disse, respirando
affannosamente. «Non è niente di grave.»
«Non essere stupido.»
Ino si calmò all’istante mentre le sue mani smisero di
tremare. Gli tolse la giacca e constatò di persona l’entità della ferita. Non
era profonda, ma sanguinava copiosamente. Doveva essersela procurata urtando
una roccia nel fiume. Ino ricorse al materiale per il pronto soccorso contenuto
nella sacca che portava alla cintura per lavare e disinfettare la ferita. Le
bende erano umide ma servirono comunque al suo scopo. Mentre gli fasciava la
spalla, le sue dita indugiarono su una cicatrice bianca tra l’omero e la
clavicola. Se l’era procurata pochi giorni prima nella missione in cui anche Choji aveva seriamente rischiato la vita. Shizune ne aveva parlato durante una lezione di Arte Medica
di Tsunade; aveva curato lei le ferite di Neji con una delle tecniche mediche più difficili e
pericolose. Un solo errore di precisione…
«Sono stato fortunato… Ma tu no.» commentò il ragazzo
osservandola. Le toccò il viso e Ino si ritrasse all’istante. Le faceva male e
si portò la mano alla guancia. Lo zigomo era gonfio e le venne in mente il
perché, mentre il ragazzo tornò a sfiorarlo. Il suo sguardo era severo, ma non
le chiese nulla. Ino fu grata della sua discrezione. Non voleva ripercorrere
mentalmente la notte appena scorsa e soprattutto non poteva raccontare a lui i particolari della sua
detenzione. Un brivido di rabbia e umiliazione la invase mentre teneva gli
occhi fissi a terra.
«Ino.»
La ragazza alzò lo sguardo. I loro visi erano molto vicini. Le loro labbra erano molto vicine. Paurosamente
vicine. Troppo.
Sentendosi arrossire in maniera imbarazzante, la
ragazza distolse lo sguardo e Ino terminò la fasciatura più in fretta che poté,
col cuore che batteva all’impazzata.
«O-ora devi stare a riposo
per un po’.» disse la ragazza alzandosi verso l’entrata della grotta. «Intanto
io esco… ehm… a cercare qualcosa da mangiare.»
«Non credo sia il caso.» commentò Neji
con tono imperturbabile, mentre, rilassandosi con la schiena contro il muro,
appoggiò la nuca alla parete.
«Ah…»
Stava piovendo a dirotto.
Sentendosi a disagio nell’impossibilità di andare da
qualche parte, qualunque parte che non fosse in quel luogo e in quel momento,
Ino rimase in piedi sull’entrata.
Notando che lei ancora non osava voltarsi, il ragazzo
accennò un lieve sorriso e chiuse gli occhi.
Quando si azzardò a sbirciare nella sua direzione, Ino
si accorse che il ragazzo si era probabilmente assopito. Doveva essere
decisamente sfinito dopo averla trascinata fuori dal fiume. Anche lei si
sentiva esausta. Si soffermò ad osservarlo per un momento. Era appoggiato alla
parete di roccia, il braccio fasciato steso lungo il corpo e l'altro ripiegato
sull'addome, il capo leggermente reclinato. I lunghi capelli neri si erano
sciolti finendogli sul volto. La ragazza si avvicinò cautamente, lo coprì con
la giacca e gli allontanò delicatamente i capelli dal viso. Una fitta lacerante
le attraversò il costato, si toccò e vide la mano completamente macchiata di
sangue. Poi tutto si fece nero.
‘Smoke – Natalie Imbruglia’
Non appena Ino cadde in acqua con Neji,
i ninja si dileguarono. Quando Temari riprese
conoscenza, si accorse di avere il braccio fasciato, cercò con lo sguardo i
compagni e fu allora che lo vide. Shikamaru stava in
piedi sulla riva con lo sguardo perso nel vuoto. La giovane notò l’ansia del
ragazzo e gli si avvicinò.
«Tu?» gli chiese accennando al braccio. «Grazie…»
Shikamaru la osservò e annuì con distacco.
«Di sicuro è riuscito a portarla in salvo.» lo
rassicurò. «Vedrai che la corrente li avrà trascinati più avanti. Li
raggiungeremo.»
«Stai bene?» le chiese freddamente.
Davanti a quel tono la ragazza riuscì solo ad
assentire col capo.
Il cielo diventava sempre più scuro. Dovevano cercare
un riparo e occuparsi delle ferite riportate, ma il ragazzo non accennava a
muoversi.
Sapendo esattamente cosa lui stesse pensando, Temari s’incupì, sforzandosi di sorridere per
tranquillizzarlo.
«Dobbiamo proseguire, Shikamaru.
Andiamo.»
Le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere e i
ragazzi si rifugiarono sotto un grande albero dai fitti rami. Temari aprì il suo borsello e ne estrasse il suo vasetto
nero e delle bende.
Il ragazzo non aveva ancora aperto bocca da quando i jonin erano svaniti. Continuava a pensare a chi in realtà
potessero essere e perché li avevano attaccati se non avevano intenzione di
liberarsi di loro. E soprattutto non riusciva a darsi pace per non essere stato
in grado di proteggere Ino.
Incurante del taglio al proprio braccio, la ragazza
prese a medicare Shikamaru. La ferita al palmo si era
riaperta e i lividi sulla gola erano spaventosi. Rimasero in silenzio mentre le
dita di Temari gli massaggiavano delicatamente il
collo dopo avergli fasciato con cura la mano. L’indolenzimento e il dolore
diminuirono immediatamente.
«Grazie.» disse impassibile il giovane.
La ragazza non rispose, ma si occupò di spalmare lo
stesso medicinale sulle altre ferite alle gambe, ai fianchi e alle braccia. In
seguito si dedicò alle sue. Shikamaru non le staccò
gli occhi di dosso per tutto il tempo e fu allora che notò i segni delle dita
di uno dei ninja oscuri sul collo della ragazza.
«Non sono riuscito a proteggere neanche te…»
Temari lo guardò con la coda dell’occhio.
«C’è finito Neji nel fiume
perché era più vicino e non stava venendo strangolato. Non biasimarti, hai
fatto più di quanto ti fosse richiesto.»
«L’ultima volta dissi che avrei portato a termine le
seguenti missioni perfettamente.»
«Me lo ricordo.» Temari si
stese sull’erba accanto alle gambe del ragazzo e chiuse gli occhi. «Ma a me
risulta che questa missione sia stata affidata a Neji.»
Shikamaru la vide assopirsi. Osservandola in silenzio, con in
sottofondo solo il rilassante scrosciare dell’acqua piovana, gli parve che il
tempo si fosse fermato.
Neji la sorresse prima ancora che la ragazza toccasse
terra. Era sempre più pallida e il
sangue scorreva sul pavimento. Cominciò a spogliarla e a medicarla con quello
che restava del materiale di primo soccorso. Le bende erano ancora umide e ne
riciclò anche alcune delle proprie ancora pulite, almeno sarebbe riuscito a
fermare l’emorragia. Infatti ben presto la ferita della ragazza smise di
sanguinare. Neji vide le numerose e terribili ferite
sul corpo della compagna.
«Cosa ti hanno fatto…» mormorò sfiorandole nuovamente
lo zigomo livido e soffermando le dita su un profondo taglio sul labbro.
Inconsciamente si chinò su di lei. Avvicinandosi, socchiuse gli occhi. Poteva
sentire il respiro della ragazza sulle sue labbra. A quel punto Neji si fermò, osservandola per qualche istante.
«Pagheranno tutto, te lo giuro.»
Si alzò sospirando e raggiunse l’ingresso. Entro breve
avrebbe smesso di piovere.
‘Welcome To My Truth – Anastacia’
Un raggio di sole le sfiorò la guancia trasmettendole
una dolce sensazione di calore e Temari aprì gli
occhi. Il cielo si stava gradualmente rischiarando; il temporale era finito.
Si alzò a sedere e scoprì di essere rimasta per tutto
il tempo con la testa appoggiata sulle ginocchia di Shikamaru.
Quando si voltò e incontrò il suo sguardo, il ragazzo fece una smorfia.
«Cos’hai fatto?!» chiese Temari
imbarazzata.
«Io non ho fatto proprio niente. Sei stata tu ad
appoggiarti e, anzi, a causa tua la mia gamba sinistra ha perso sensibilità
circa un’ora fa.»
La ragazza rimase a fissarlo per un attimo in
silenzio.
«Stupido.» concluse. «Perché non mi hai svegliata…»
«Ho avuto i miei motivi.» rispose Shikamaru
ripensando alla leggera fitta allo stomaco provata osservandola.
«Ora che il tempo è migliorato dovremmo muoverci.»
disse la ragazza tentando di darsi un contegno. «Abbiamo già perso parecchie
ore e non sappiamo dove possano essere arrivati ora i rapitori.»
«Temari…»
«Non dovrebbero essere comunque molto distanti se
quelle di prima erano le loro copie.»
«Temari.» obiettò il
ragazzo.
I due si guardarono negli occhi per qualche istante.
Ognuno sembrava sapere cosa pensava l’altro.
«Al più ci raggiungeranno. Noi dobbiamo salvare Hinata, Shikamaru. Sono convinta
che stanno bene.»
«Temari. Concedimi un paio
d’ore. Se non li dovessimo trovare, proseguiremo la missione. L’hai detto tu.
E’ stata affidata a Neji.»
«Neji, eh?» gli fece
freddamente eco la ragazza.
Uscì dal loro riparo. Pallidi raggi illuminavano la
sponda erbosa del fiume mandando mille riflessi sull’acqua. Malgrado
l’acquazzone, si vedevano ancora distintamente i segni dello scontro che si era
svolto poco prima. Cespugli calpestati e rami spezzati era tutto quello che
restava di una lotta conclusasi troppo repentinamente appena avvenuto
l’incidente che li aveva separati. Sembrava quasi che i loro avversari avessero
perso interesse o non avessero più motivo di proseguire l’attacco. Qualcosa
decisamente non andava.
Shikamaru notò la direzione dello sguardo della ragazza, opposta
a dove stava guardando lui, e la raggiunse massaggiandosi la gamba dolorante.
«Che cosa sai che non vuoi dirmi?» gli chiese Temari.
Il ragazzo esitò un istante.
«Non ho il minimo indizio che mi porti a pensare il
contrario, ma comunque si tratta solo di un’ipotesi.»
«E va bene, tieniti i tuoi segreti per ora.» disse la
ragazza voltandosi verso il compagno che sembrava deciso a non raccontarle
niente. «Beh? Andiamo?»
Seguendo il corso della corrente del fiume avanzarono
comunque sul percorso stabilito, almeno in questo erano stati fortunati.
Procedere a ritroso avrebbe fatto perdere loro ulteriore tempo prezioso.
Nonostante la pioggia avesse eliminato in parte le
tracce, riuscirono ad individuare il punto dell’argine dove i ragazzi si erano
trascinati fuori dall’acqua. Shikamaru si allarmò
notando residui di macchie di sangue: questo significava che uno di loro o
entrambi erano feriti abbastanza seriamente da non avere nemmeno il tempo di
preoccuparsi di cancellare le tracce. Si guardò attorno mentre l’ansia cresceva
e seguì Temari, che stava procedendo il più
silenziosamente possibile tra i cespugli verso una piccola grotta. Era
possibile che i loro compagni si fossero momentaneamente rifugiati lì, ignari
del pericolo.
Si avvicinarono con cautela all’entrata della grotta,
quando un rumore di passi si avvicinò alle loro spalle. I ragazzi si voltarono
con le armi in pugno.
‘Brothers Under The Sun – Bryan Adams’
«Neji!»
«Dov’è Ino?» chiese immediatamente il ragazzo col
codino.
Il giovane fece cenno di seguirlo dentro la piccola
caverna, quando Shikamaru si affacciò e la vide stesa
a terra.
«Ino!» esclamò Temari
correndo dalla ragazza che in quel momento aprì gli occhi e, sorretta dalla
compagna, si alzò faticosamente a sedere. Appena incrociò lo sguardo di Shikamaru, tentò inutilmente di fermarlo.
«Shikamaru … no…»
Proprio secondo la previsione di Ino, il ragazzo
afferrò Neji per la giacca tanto violentemente da
rischiare di riaprire di nuovo la ferita alla mano.
«Cos’è successo?!»
A quel gesto il viso di Neji
si contrasse per il dolore e Shikamaru si rese conto
che anche il compagno era stato ferito, lasciando istantaneamente la presa.
«… Neji…»
«Uscite da qui, per favore.» li pregò Temari, esaminando velocemente la situazione di Ino. «Non
offenderti Neji, sei stato palesemente efficiente.
Tuttavia vorrei usare anche il mio medicinale, data la profondità della
ferita.»
Neji annuì e fece per uscire, ma Shikamaru
parve perplesso.
«Ma…»
«Shikamaru, se Ino fosse un
ragazzo vi farei restare.» sorrise gentilmente Temari.
Tuttavia, il ragazzo non accennò a muoversi, e provò a tranquillizzarlo. «La
ferita non è grave, Neji le ha fatto una buona
medicazione, è solo che si trova in una zona un po’…
delicata.»
Colto alla sprovvista dalle parole della ragazza, Shikamaru guardò Ino e come lei arrossì, ma lui lo fece
tanto vistosamente che per poco Temari non scoppiò a ridere. Fu proprio Neji a salvarlo dall’imbarazzo, conducendolo fuori.
«Nel frattempo controllerai la ferita alla mia
spalla.»
«Giusto.» disse Temari
mettendo in mano a Shikamaru un po’ di medicinale.
«Ora vai.»
Distanti qualche metro a lato dall’ entrata della
grotta, da cui proveniva distintamente il fruscìo dei
movimenti delle ragazze, Shikamaru terminava la
medicazione dell‘amico seduto contro la parete di roccia, ripensando alla
reazione avuta contro di lui.
«Fatto. Ora è tutto a posto.»
«Ino è brava con le fasciature.» commentò Neji.
L‘immagine delle mani di Neji
sul corpo della ragazza entrò prepotentemente nella sua mente, rendendo Shikamaru molto più che nervoso.
«Anche tu.» rispose secco.
Il ragazzo dai capelli lunghi si sistemò la giacca.
«Neji…» continuò il giovane
col codino, appoggiando la schiena alla roccia. «Scusami per prima, non so cosa
mi abbia preso.»
Neji sorrise. «Bugiardo.»
Shikamaru lo osservò.
«Comunque lei è ancora innamorata di te.» gli disse il
compagno.
A quelle parole, il ragazzo col codino volse lo
sguardo al cielo e Neji capì di aver toccato un tasto
dolente.
«Forse dovreste riprovarci.» insisté.
Shikamaru gli voltò le spalle. «Non funzionerebbe.»
«Shikamaru, non capisco
perché ti ostini così tanto.» obbiettò Neji alzandosi
in piedi.
«Perché, fortunatamente, a differenza di me, tu non
sei uno stupido. Anche i miei occhi ci vedono bene, sai. A proposito» continuò Shikamaru facendosi serio «voglio che abbandoni questa
missione.»
Neji sorrise mestamente abbassando lo sguardo.
«Te ne sei accorto in fretta.»
«Allora lo sai? Dovevo aspettarmelo, i tuoi occhi
vedono proprio tutto…»
«Purtroppo non posso ritirarmi, Shikamaru.
Mi sono ripromesso una cosa e di sicuro l’avrai fatto anche tu, perciò sono
certo che comprenderai.»
«Neji, non sai con chi hai a
che fare.»
«Almeno so che non si tratta della Nuvola. Uno dei due
viene sicuramente dalla Roccia.» ribatté Neji.
«O veniva…»
lo corresse Shikamaru.
«So a chi ti riferisci, ne ho già sentito parlare. Ma
come ti ho già detto, chiunque sia il nemico, ho fatto la tua stessa promessa.»
Neji si alzò verso il compagno. «Rientriamo?»
A quelle parole il ragazzo col codino non provò
nemmeno a ribattere.
«Sia chiaro…» disse Shikamaru
fermandosi a qualche passo dall’ ingresso. «Io so bene di non essere un genio
al tuo livello, Neji… ma se la farai soffrire te ne
farò pentire amaramente.»
«Lo so.» rispose tranquillamente il giovane.
In quel momento, la sua attenzione venne attratta da
un insolito silenzio e con un cenno del capo, Neji
indicò al compagno l’entrata della grotta.
Ino e Temari stavano
ascoltando.
Shikamaru tossì un paio di volte, mentre Neji,
salvandolo nuovamente dall’imbarazzo, si affacciò sulla soglia e vide le
ragazze intente in un poco credibile indaffararsi.
«Abbiamo tardato abbastanza.» disse seriamente. «Se
non ci muoviamo, la perderemo.»
‘Ex Dream – Myuji’
Mentre proseguivano balzando da un albero all’altro,
la mente di Ino era focalizzata su una sola cosa. Che razza di discorso era?
Cosa aveva voluto dire esattamente Shikamaru? E Neji? Cosa si erano ripromessi quei due? E perché Shikamaru voleva il ritiro di Neji
dalla missione?
A riportarla alla realtà giunse proprio Shikamaru.
«Occhi aperti.» disse il ragazzo col codino. «Secondo i
miei calcoli in base alle informazioni di Kiba e Shino, i rapitori dovrebbero essere nei paraggi.»
Decisero di dividersi in due gruppi per poter
esplorare meglio i dintorni alla ricerca di tracce da seguire.
«Dobbiamo essere molto prudenti e inoltre facciamo
attenzione a non spingerci troppo oltre o rischieremmo di sconfinare nel Paese
del Vento.» fece notare Shikamaru. «Poiché non siamo
dotati di lasciapassare, nonostante Temari sia con
noi, questo potrebbe costituire un problema, soprattutto di tempo. Ora, l’unica
speranza è che neanche i rapitori abbiano varcato il confine. Per quanto
riguarda la suddivisione dei gruppi…»
«Forza, andiamo.» lo interruppe Temari
guardando i rami circostanti e afferrandolo per un braccio. «Shikamaru ed io controlleremo a nord, Ino e Neji a sud. Ci ritroviamo qui tra un’ora!»
Così dicendo, trascinò con sé il ragazzo che, prima di
allontanarsi, lanciò un’occhiata furtiva agli altri due, che a Temari non sfuggì.
Anche Ino li seguì con lo sguardo mentre si
allontanavano velocemente e solo quando furono fuori dalla sua vista, si voltò
per incamminarsi con Neji.
Non era normale. Decisamente non era normale. Le
tracce erano troppo evidenti. Nemmeno gli allievi al primo anno dell’accademia
ne avrebbero lasciate di così chiare, figurarsi dei jonin.
Era talmente ovvio che ci fosse sotto qualcosa che, se non fosse stata così
preoccupata, Ino si sarebbe messa a ridere. Purtroppo, con un ostaggio, non
c’era niente di divertente. La pista conduceva ad un casolare apparentemente
abbandonato al limitare di un boschetto. Tutto era silenzioso e non si vedeva
muoversi una foglia.
«Era ovvio che le tracce ci avrebbero condotto fin
qui, quindi perché ora dissimulare la loro presenza?» pensò a bassa voce la
ragazza nascosta con Neji a debita distanza. «E’
chiaro che si tratta di una trappola…»
Le dita del ragazzo si mossero velocemente in alcuni
rapidi gesti.
‘Byakugan!’
C’erano delle persone all’interno della casa. Dai
volti, Neji riconobbe gli aggressori affrontati
all’alba. Ed erano in due. Sulle lunghe vesti nere distinse chiaramente disegni
di nuvole rosse. Erano jonin di Akatsuki.
In un angolo, accuratamente legata e sorvegliata, vide Hinata.
La ragazza sembrava furiosa e stava dicendo qualcosa in modo concitato all’uomo
in piedi accanto a lei. Questi reagì violentemente, colpendola sul viso e
minacciandola poi con un kunai. Solo l’intervento del
compagno gli impedì di ferirla. Evidentemente l’ostaggio era necessario vivo.
Se si fosse immaginato di vedere un’espressione rassegnata sul volto della
cugina, Neji rimase stupito. Hinata
si risollevò mantenendo un aspetto dignitoso e fiero. Avrebbe voluto sentire
quello che si stavano dicendo, ma mantenendo una distanza di sicurezza era impossibile.
«Aspettami qui senza muoverti.» disse a Ino e, prima
che la ragazza potesse replicare, sparì tra i rami.
«Hai sentito qualcosa?» chiese Shikamaru
a Temari che si era bloccata all’improvviso.
«Adesso mi spieghi perché sei sempre preoccupato per quei
due. A salute non siamo messi meglio di loro.»
Lo sguardo del ragazzo si rabbuiò e le fece gesto di
proseguire.
«Per favore, non abbiamo tempo. Ti spiegherò strada
facendo.»
Temari non accennò a muoversi.
Shikamaru sospirò per la cocciutaggine di cui le donne erano
dotate.
«Ricordi quando hai esaminato il luogo dello scontro
di stamattina?»
La ragazza annuì.
«Non hai notato niente di strano? Nulla di insolito?»
«Si è concluso troppo presto?»
«Non esattamente, ma quasi. Non siamo riusciti nemmeno
a tenergli testa ed erano solo delle copie. Avrebbero potuto ucciderci quando
volevano, ma non l’hanno fatto. Sono invece scomparsi quando Ino è finita nel
fiume.» disse Shikamaru riprendendo l’esplorazione
della zona, finalmente seguito dalla ragazza.
«Che vuoi dire?»
«Puntavano sicuramente a qualcosa e quando il loro
obiettivo è diventato irrealizzabile hanno abbandonato il campo.»
Un’idea agghiacciante balenò nella mente di Temari.
«Non starai pensando a…»
Shikamaru annuì.
«Il sangue puro degli Hyuga
e l’abilità completa del Byakugan.»
«Mio Dio…»
«Questo però ci porta un lato positivo.» disse Shikamaru.
Temari comprese alla perfezione.
«Hinata Hyuga
è solo un’esca. In quanto tale serve a loro viva o Neji
non avrebbe motivo di avvicinarsi, perciò non credi le abbiano fatto del male.»
«Esattamente.»
‘Toxicity
– System Of A Down’
«E’inutile che continuiate a tenermi qui!» esclamò Hinata rivolta al suo aguzzino. «Non otterrete niente da
me. Preferisco morire piuttosto che tradire il mio Villaggio e il mio clan, e
il segreto del Byakugan morirà con me!»
Il più robusto dei due le diede uno schiaffo tanto
forte da farla cadere a terra e, afferrandola per i capelli, le puntò un kunai alla gola.
«Ora mi hai proprio stancato, ragazzina! Sono due
giorni che ripeti le stesse cose, non ti sopporto più. Se ci tieni tanto a
farla finita ti accontento subito.» sibilò.
«Fallo!» ansimò Hinata
sfidandolo.
Il secondo rapitore afferrò il braccio del compagno e
glielo strinse con tanta forza da non riuscire per poco a strappargli un urlo,
lasciando cadere il pugnale.
«Forse non hai capito la situazione. Il suo
passatempo» disse alla ragazza accennando al compagno che stava cercando di
liberarsi senza risultato dalla stretta al polso «consiste nel torturare la
gente in modi che nemmeno riesci a
immaginare. Perciò ti sconsiglio caldamente di provocarlo. Uomini, donne,
vecchi, bambini, non fa nessuna differenza per lui. E più oppongono resistenza
più si diverte. E se non ti ha ancora toccata» proseguì stringendo con maggiore
forza il braccio del primo rapitore, ignorandone i gemiti di dolore «è solo
perché stanotte ha già avuto modo di sfogarsi.»
«Dannazione, Shiro!» urlò
l’altro jonin tenendosi il braccio.
Come si fosse appena ricordato della presenza del
compagno, il ninja lo fissò con estremo distacco e lasciò la stretta. «Se la
tocchi un’altra volta il braccio te lo spezzo. Sono stato sufficientemente
chiaro?» disse in tono glaciale, tornando poi a rivolgersi a Hinata. «Rimettiti a sedere.»
«A che serve tanta premura se poi dovete cavarmi gli
occhi?» sobillò la ragazza.
«Mia cara ragazza…» le sorrise il jonin
«Chi ha detto che vogliamo te?»
Un’espressione di sgomento e orrore si fece strada sul
volto di Hinata.
«No…» cominciava lentamente a capire. «No!» esclamò
d’impulso. «Lui mi odia, non verrà mai! Siete degli illusi se…»
«Oh, ma lui sta già arrivando, piccola.» ghignò il
primo ninja massaggiandosi il braccio con l’altra mano «Insieme a tre suoi
amichetti con cui abbiamo avuto il piacere di giocare stanotte…» spostò la mano
alla base del collo toccandosi un profondo taglio, assaporando il ricordo. «E
molto presto verrà qui di sua iniziativa. L’erede della casata principale è un
ostaggio troppo prezioso.»
«Penso che lo rivedrai prima di quanto credi, giovane Hyuga.» rispose il secondo guardando la parete alle sue
spalle con la coda dell’occhio.
«E’ già arrivato? Non vedo l’ora di giocarci ancora un
po’.» sorrise il primo in tono sadico.
«Smettila. Per ora se n’è andato. Teniamoci pronti, è
giunto il momento. Hazushi» disse rivolgendo al
compagno uno sguardo gelido «se rifai un altro giochetto come quello di
stamattina consegnerò la tua testa ad Akatsuki
personalmente. Se io non avessi sciolto i lacci ai polsi della ragazza
costringendolo a tuffarsi per prenderla al volo, il ragazzo sarebbe morto. Per
l’ultima volta. Dobbiamo catturarlo vivo.»
Diversi metri sopra le loro teste, Neji
schizzava da un ramo all’altro in direzione del nascondiglio dove aveva
lasciato Ino. Quello che aveva sentito era sufficiente. Non aveva un minuto da
perdere ma non sarebbe riuscito da solo a riportare a casa Hinata.
Aveva bisogno di Shikamaru. Tornò da Ino senza
trovare gli altri due compagni e fu telegrafico.
«Hinata-sama è là dentro.
Resta qui. Quando arrivano gli altri dì a Shikamaru
di venirla a prendere. Lui saprà cosa fare.»
Le voltò le spalle per tornare indietro, ma Ino lo
afferrò per un braccio.
«Cosa… Che intenzioni hai?»
Il ragazzo non rispose.
«Neji!»
Il giovane restò immobile senza voltarsi e quando
rispose la sua voce risuonò fredda come il ghiaccio.
«E’ me che vogliono. Shikamaru
e io l’avevamo già capito, ma ora ne ho la certezza. Rapire Hinata-sama
è stato un pretesto.»
La ragazza sgranò gli occhi.
«Fosse l’ultima cosa che faccio non ti permetterò di
gettarti allo sbaraglio! Vuoi suicidarti?»
«Non puoi venire con me. Sei ancora debole e mi
saresti di peso.»
Ino lo strattonò costringendolo a voltarsi. «Tu… tu
sei convinto che questa sia una missione senza ritorno… E’ per questo che non
vuoi aspettare. Stai andando a morire da solo!»
«Una mia scelta quale membro della Casata Cadetta.»
sorrise ironicamente.
«L-la… Casata… Cadetta?» Ino
pronunciò quelle parole quasi con disgusto e il silenzio che seguì la fece
fremere di rabbia. «E dei sentimenti di chi resta non te ne importa niente? Tu
dovresti conoscerli meglio di tutti!»
Neji la fissò inespressivo e temette di essersi spinta
troppo oltre.
«Se non lo sai, mio padre è morto, Ino.» disse Neji tranquillamente. «Io non ho nessuno.»
Il rumore secco di uno schiaffo riecheggiò nel
silenzio innaturale.
«Vai, allora…» disse Ino piano con la voce che
tremava. «Va’ a farti ammazzare.»
Neji chiuse gli occhi portandosi una mano al viso. Due
lacrime avevano arbitrariamente iniziato a scorrere lungo il viso di Ino
rivolto a terra. Perché faceva così male? Quando rialzò la testa si accorse che
il ragazzo era sparito. Un fruscio alle sue spalle la fece sobbalzare,
rivelando Temari e Shikamaru
di ritorno dall’infruttuosa perlustrazione della zona nord.
«Nulla. Voi avete trovato qualcosa?» Temari si guardò intorno «Dov’è Neji?»
Il ragazzo col codino alzò una mano per zittirla,
mentre fissava la compagna con lo sguardo al suolo e le si avvicinò con
discrezione, prendendola per le spalle.
«Ino.»
La ragazza crollò in ginocchio afferrando l’orlo della
giacca di Shikamaru ancora con le lacrime agli occhi.
«Fermalo…» lo implorò.
Il ragazzo s’inchinò a sua volta.
«Ino, guardami. Dimmi dov’è.»
‘The Wicker Man – Iron Maiden’
«Ma perché voi maschi siete così idioti?» sbottò Temari balzando da un ramo all’altro.
Non c’era tempo per elaborare un piano, non c’era
tempo quasi per pensare e Shikamaru provò un
momentaneo moto di rabbia verso Neji, che si era
buttato in quel modo avventato. Quello aveva tutta l’aria di essere un gesto
suicida e, a giudicare dallo stato emotivo di Ino, la sua supposizione era
confermata. Se non l’aveva voluta con sé, era molto probabile che Neji temesse la propria sconfitta e un’ipotesi del genere
fatta da lui era quanto di peggio ci si potesse aspettare.
Non c’era tempo, era vero, ma una cosa andava comunque
fatta. Si rivolse a Temari tentando di celare il più
possibile i suoi timori.
«Voglio che torni al Villaggio con Ino.»
Temari stava di nuovo guardando fra gli alberi quando si
accorse delle parole del ragazzo.
«Cos… Oh… Oh, no…
no… No. So cosa vuoi fare. Non ho alcun
bisogno di essere protetta da te.» disse comprendendo perfettamente le sue vere
intenzioni nel dirle quelle parole. «E non ho la minima intenzione di lasciarti
andare a farti ammazzare come il tuo amico.»
«Temari» disse Shikamaru afferrandole il braccio «torna indietro con Ino.
E’ un ordine.»
Un grido soffocato lo interruppe attirando la loro
attenzione. Tutti e tre si precipitarono nella direzione da cui proveniva e
alla vista che si aprì davanti ai loro occhi, si sentirono mancare il fiato.
Nello spiazzo davanti al casolare era in corso uno scontro in piena regola e Neji sembrava avere la peggio. La ferita alla spalla si era
riaperta e le bende e la manica erano sporche di sangue. Inoltre sanguinava da
diverse altre lesioni, ma dalla distanza a cui si trovavano era difficile dire
se si trattasse di semplici escoriazioni o di qualcosa di più serio. Al
contrario, il suo avversario, un uomo imponente che indossava la veste nera a
nuvole rosse distintiva dei componenti di Akatsuki,
sembrava più in forma che mai.
«Se continuo così rischio di ucciderti davvero.»
sentenziò sollevandolo per la gola. «Mi sono divertito abbastanza.» Caricò il
colpo col braccio libero e lo attaccò in pieno addome.
«No.» disse la voce di Neji
alle sue spalle.
Hazushi strinse con maggior potenza il collo del ragazzo che
svanì lasciando al suo posto il mezzo fusto di un albero con una bruciatura di
circa venti centimetri di diametro dove il ninja aveva appena colpito con la
mano. Si voltò indietro lentamente e Neji alle sue
spalle si chinò.
«Sono io che dico basta.»
Stese il braccio sinistro in avanti e il destro dietro
la schiena. Era finalmente riuscito a farlo entrare nella sua sfera d’attacco.
«Juken! Hakke Shou!»
L’avversario venne colpito ripetutamente dai fulminei
colpi di Neji.
‘Ni Shou! Yon Shou! Hachi Shou! Juroku Shou!
Sanjuni Shou! Rokuju…!!!’
Un attimo prima del colpo decisivo, una serie di shuriken e kunai affilati si
insinuò tra loro e Neji fu costretto a balzare
indietro per evitare di essere colpito. Anche il secondo rapitore era uscito
allo scoperto e finalmente tutti riconobbero le insegne che i due portavano.
Anche se seminascosti da ciuffi di capelli, erano ben visibili il coprifronte del Villaggio della Roccia sulla fronte
dell’avversario di Neji e il coprifronte
del Villaggio dell’Erba sulla fronte dell’altro, tagliati orizzontalmente al
centro sopra i simboli dei paesi che i due, diventando parte del gruppo Akatsuki, avevano rinnegato.
Ino si mosse per soccorrere il compagno, ma Temari la trattenne.
«Aspetta un attimo. Devo dirvi una cosa…»
«Non ti ho chiesto di aiutarmi!» disse seccamente Hazushi rialzandosi.
«Abbiamo ospiti.» rispose il nuovo venuto a voce alta,
voltando le spalle al punto in cui si trovavano nascosti i tre ragazzi.
Hazushi sorrise malignamente.
«Shiro, occupati tu del
cucciolo degli Hyuga. A questo punto io rischierei
seriamente di ammazzarlo. Intanto mi sbarazzerò di questi insetti fastidiosi.»
Scagliò alcuni shuriken
verso di loro ma gli furono rispediti indietro da una potente folata di vento,
mentre Temari balzava fuori dai cespugli brandendo il
grande ventaglio.
«Anche l’insetto più piccolo può rivelarsi letale.»
rispose in tono di sfida.
Colpito dalle sue stesse armi, il doppione di Hazushi svanì, mentre quello apparentemente vero la colpì
in pieno alle spalle.
«Piuttosto direi stupido.»
ghignò il ninja.
Temari si voltò sorridendo.
«Sei tu lo stupido…» disse prima di svanire in una
nuvola di polvere.
Hazushi si voltò ringhiando, per scoprire in realtà che il
corpo non gli rispondeva. Shikamaru lo aveva
agganciato con
‘Blood Brothers – Iron Maiden’
Neji non si era dimostrato particolarmente entusiasta nel
vedere i compagni così presto, ma non ebbe il tempo di badarci incalzato dagli
attacchi serrati di Shiro. Il ragazzo riprese la
posizione del Juken.
«Se non posso uccidervi, vi renderò inoffensivi.»
«Vuoi tentare il tuo giochetto anche su di me?
D’accordo, ti accontenterò.»
A quel tono superbo Neji
esitò e Shiro sorrise.
«Pensi di sprecare il tuo chakra
su una copia… mph… A differenza di Hazushi io non ho bisogno di ricorrere a trucchi inutili
come quello. Avanti!» lo invitò abbassando la guardia. «Ti prometto che non mi
sposterò.»
«Te ne pentirai.» lo attaccò il ragazzo provocato
dalla scarsa valutazione dell’avversario nei suoi confronti.
Come promesso, Shiro incassò
tutti e sessantaquattro i colpi e vacillò. Se inizialmente
Una raffica di shuriken lo
raggiunse e riuscì ad evitarli grazie alla Hakke Shou Kaiten. Quando si fermò,
scoprì che si erano conficcati nei tronchi degli alberi alle sue spalle e tutto
il suo corpo era avvolto da fili sottilissimi ma terribilmente resistenti. In
quel modo Shiro era riuscito a immobilizzarlo.
Innervosito dall’inconveniente, Neji diede uno
strattone per liberarsi, ma scoprì che gli era impossibile. I fili della
consistenza del nylon, ma incredibilmente più resistenti, si strinsero
dolorosamente attorno alle braccia e alle gambe tagliando la pelle e facendola
sanguinare.
«Dev’essere genetico di Konoha. Anche la tua amica si è agitata parecchio la notte
scorsa.»
Neji strinse i denti tentando ancora di sciogliersi,
quando individuò un kunai lanciato nella sua
direzione. Lo evitò per un soffio, ma gli lasciò una scia bruciante pochi
millimetri sotto l’occhio sinistro.
«Ti restituisco il favore di ieri sera.» disse
freddamente Shiro.
In quel momento il giovane si accorse del taglio sulla
guancia del ninja. Era lui la falsa Ino di quella notte.
«Ora non ti scaldare. I tuoi occhi devono arrivare
integri ad Akatsuki.» aggiunse gelido mentre avanzava
lentamente.
«Perché tanto… accanimento per il Byakugan?»
Shiro decise di esaudire l’ultimo desiderio del ragazzo. «I
tuoi occhi sono un ottimo biglietto da visita per entrare nell’Ordine di Akatsuki, non credi anche tu?»
Lo scopo della sua domanda era inizialmente quello di
prendere tempo e studiare l’avversario. Neji riuscì a
capire infatti che il segreto di quei dannati fili, come quelli di un marionettista,
non era altro che l’essere formati di puro e solo chakra.
Eppure, l’affermazione del nemico lo distolse dal ragionamento.
‘Entrare nell’Ordine?’
Neji posò lo sguardo sulla sua uniforme, senza
capire.
Accortosi del gesto, il jonin
rise alla perspicacia del suo giovane avversario, ma con un movimento delle
dita strinse ancor di più i suoi fili micidiali attorno al corpo di Neji.
«Queste uniformi sono solo in prestito per noi due, un
diversivo voluto dal nostro capo per l’apparenza. Lui fa già parte
dell’organizzazione.»
Appena terminata la frase, il jonin
si bloccò con un sussulto e chiuse gli occhi per qualche secondo. Li riaprì,
sorrise a Neji e lo liberò dai fili in cui era
stretto a sangue. Il ragazzo crollò gattoni al suolo, dolorante e indebolito.
Osservò il suo avversario per un istante, poi girò la testa, vide il corpo di
Ino accasciato ai piedi di un albero, ma grazie al Byakugan
ancora attivo si accorse di quello che stava succedendo.
«Vai a liberare Hinata, Neji.» disse Ino estraendo dalla schiena di Shiro uno shuriken del vento per
lanciarlo verso Hizashi e aiutare Shikamaru.
«Rientra… nel tuo… corpo, Ino. Subito!» le ordinò Neji recuperando il fiato.
La ragazza non riuscì a ribattere. Shiro
stava riprendendo prepotentemente possesso del proprio corpo.
Shikamaru era riuscito a bloccare Hazushi
con
Ci fu un’esplosione, seppur contenuta. L’ennesima
copia di Hazushi si era fatta saltare con una
carta-bomba investendo in pieno quella che si rivelò essere la copia di Shikamaru.
«Ino! Sciogli
Il vero Shikamaru non fece
in tempo a finire la frase che Hazushi era giunto dinnanzi
al corpo esanime della ragazza e lo stava sollevando di peso per la gola e Ino
strinse gli occhi.
«Cosa devo fare con te? Non ti è bastato ieri notte?»
Le labbra del jonin
s’incurvarono malignamente e Ino fu scossa da un tremito. Aveva lo stesso sorriso
sadico di quella notte. Hazushi parve leggerle nel
pensiero.
«Un brivido d’eccitazione, eh? Per me non c’è
problema. Possiamo divertirci ancora un po’…» disse piano scaraventandola a
terra per i capelli in direzione di Neji e Shikamaru.
«Davanti ai tuoi amichetti sarà ancora più eccitante…»
concluse avvicinandosi lentamente a lei, mentre otto strisce di terra le
scivolarono sopra ginocchia, caviglie, gomiti e polsi, bloccandola
completamente al suolo. «Perché dopo mi occuperò anche di loro.»
Istantaneamente, i due ragazzi diventarono insensibili
al dolore delle ferite riportate e scattarono in sincrono, invasi da una furia
cieca.
Shiro scagliò il gigantesco shuriken
di lato con occhi iniettati di sangue.
«Dove credi di andare, non ho finito con te.» sibilò gelidamente a Neji che si stava scaraventando su Hazushi.
Nello stesso momento in cui Shikamaru
si mosse, l’arma di Shiro schizzò verso di lui, che
reagì con una frazione di secondo di ritardo. Si sentì spingere d’improvviso con
violenza da una parte, mentre un peso gli precipitò addosso. Quando si rialzò,
vide Temari riversa su di lui.
«Stai… bene?» mormorò la ragazza prima di crollargli
addosso priva di sensi.
Shikamaru si sentì bagnare da qualcosa di caldo. Lo shuriken l’aveva colpita in pieno al lato sinistro
dell’addome provocandole una grossa, profonda ferita.
«Temari!»
Shikamaru si tolse la giacca premendola con forza
sull’emorragia, ma questa non accennava a diminuire e il viso della ragazza
stava diventando sempre più bianco. Si alzò lentamente, voltandosi verso Shiro. I suoi indistruttibili fili strisciavano fulminei
per bloccare Neji che correva da Ino.
«Kage Kubi Shibari No Jutsu!»
L’ombra di una mano si diresse veloce alla carotide
del ninja, passando per i fianchi, il torace e su fino alla gola.
Il viso di Shikamaru era
completamente privo di pietà mentre soffocava Shiro
in una lenta agonia. I suoi occhi erano di ghiaccio.
«Questo è per Temari!»
«E questo è per Ino.» gli fece eco Neji
a pochi metri di distanza.
Carico di collera, il ragazzo concentrò tutto il poco chakra rimastogli gettandosi su Hazushi
mentre questo si chinava lentamente sulla ragazza. L’odio di Neji nei suoi confronti era tale da effettuare l’offesa con
perfezione millimetrica.
«Hakke Hyaku Ni Ju Hashou!!!»
Il ninja di Akatsuki cadde
in ginocchio, ma nemmeno
«Doton: Gokujiryu No Jutsu!»
Una colonna di fango s’innalzò da terra per diversi
metri investendo in pieno Neji e intrappolandolo fino
alla bocca. Era inutile divincolarsi. La terra si era stretta come una morsa
attorno al suo corpo e sentiva pian piano che le energie gli venivano
risucchiate.
«Sta buono e goditi lo spettacolo.» gli sorrise Hazushi spostando lo sguardo sulla sua precedente preda.
Dov’era finita Temari? In
cerca di un ultimo, disperato aiuto, Neji guardò la
situazione di Shikamaru e vide Shiro
opporre una fiera resistenza mentre faceva scivolare silenziosamente i suoi
fili da terra alla schiena del compagno,
serrandogli le braccia ai fianchi, senza comunque riuscire a indurre il
ragazzo a sciogliere la tecnica.
«Hazushi… che diavolo… stai
facendo?» ansimò il jonin tentando di riprendere
fiato.
Hazushi era in ginocchio sopra Ino. Immobilizzata a terra
l’unica cosa che poté usare come offesa si limitò a uno sputo in faccia. Il jonin, sempre più istigato dalle resistenze della ragazza
le avvicinò un kunai al viso, osservandolo con grande
attenzione. Portava ancora il livido sulla guancia e il taglio sulla bocca per
il ceffone che le aveva dato la sera prima e le spostò l’arma sull’altro lato
del volto.
«Possiamo sempre rimediare.» mormorò facendo scorrere
la punta del coltello sullo zigomo.
Facendola rabbrividire di disgusto, le leccò a rilento
il sangue fuoriuscito dal taglio. Gli occhi di Ino indugiarono sulla lunga
cicatrice alla base del collo del ninja che, accorgendosene, inclinò la testa
di lato esibendo la ferita.
«Te la ricordi, eh?» sogghignò sfiorandosi il taglio
con la punta delle dita. Poi spostò gli occhi sull’avambraccio, mostrando un
altro notevole squarcio sulla pelle. «Ti sei difesa dannatamente bene…»
sussurrò mentre le insinuava il kunai sotto la
maglietta. «Come va il ricordino che ti ho lasciato ieri notte?»
Ino sapeva a cosa si riferiva Hazushi.
Stava cercando la ferita curatale da Neji. Lentamente
il terrore le si dipinse sul volto al pensiero di dover subire nuovamente le
torture di quella notte, proprio sotto gli occhi di Shikamaru
e di Neji. Poi, l’odore di una sigaretta, il tonfo
della lama sul terreno e il rumore sordo di ossa spezzate seguito da un grido
agghiacciante. E un sibilo gelido.
«Toglile immediatamente le tue luride mani di dosso.»
Ormai Neji non sentiva e
vedeva più nulla. Esaurito completamente tutto il chakra,
il giovane perse finalmente i sensi e non avvertì la colonna di terra
sgretolarsi, mentre un jonin in calzamaglia verde lo
afferrava al volo prima che cadesse.
«Sei stato bravo, Neji.»
Quando Temari le venne stesa
accanto, Ino sorrise di sollievo nel constatare che l’emorragia era finalmente
arrestata, ma fu per poco. Un urlo raggelante riecheggiò dal punto in cui Shikamaru stava ancora combattendo. Shiro
stava avendo la meglio benché il ragazzo col codino non avesse ancora ritirato
la tecnica. Ma ormai era rimasto senza chakra e i
resistentissimi fili del jonin avversario lo stavano
letteralmente stritolando.
«Fottuti mocciosi bastardi… Giocate a fare i ninja
senza avere la minima idea di cosa significhi. Vi pentirete amaramente di non
essere morti prima. A partire da te!»
«Ninpou: Shin Ten Shin No Jutsu!»
Il corpo esanime di Ino si abbandonò completamente
contro la base dell’albero, mentre per la seconda volta la ragazza prese
possesso di Shiro.
«Asuma-sensei!» urlò dall’interno
del corpo dell’avversario.
Come richiamato dalla Tecnica Kuchiyose,
mentre si occupava di Temari, Asuma
apparve all’istante. L’allieva rientrò immediatamente nel proprio corpo e,
approfittando dello stordimento dell’avversario allo scioglimento della tecnica, il maestro lo colpì liberamente con tutta la sua
forza.
Shiro si rialzò pulendosi il sangue dalla bocca col dorso
della mano, appena in tempo per vedere un riflesso dorato e un bagliore
azzurrino diretto su di lui con un grido squillante.
«Rasengan!»
Naruto Uzumaki sbucò dalla foresta
alle sue spalle e atterrò il jonin con un solo colpo
mentre due coltelli dalla lama di chakra tagliarono i
fili che imprigionavano Shikamaru. Nello stesso
momento Asuma si portò alle sue spalle per
sorreggerlo.
Naruto corse dentro la casa, appostandosi con circospezione
dietro la porta tenendo un kunai a portata di mano.
«Non… preoccuparti… non c’è… nessuno… Hinata… Hinata-sama si trova
nella… stanza in fondo a destra.»
Neji aprì gli occhi e incontrò il volto sorridente sotto
le folte sopracciglia del suo inconfondibile maestro.
«Gai-sensei…»
In assoluto silenzio, Shiro
si rialzò, cercando con gli occhi il compagno che, tenendosi il braccio rotto
con l’altra mano, stava facendo lo stesso. Con un cenno del capo si dileguarono.
Hinata si trovava esattamente dove il giovane Hyuga aveva detto, legata in un angolo. Quando riconobbe il
viso di Naruto si illuminò. Il ragazzo si chinò a
sciogliere i nodi e lei gli si gettò letteralmente tra le braccia.
«Naruto-kun!»
Il ragazzo la strinse a sé aiutandola ad alzarsi.
«Non hai più niente da temere, Hinata-chan!
Il grande Naruto Uzumaki è
venuto a salvarti!»
Quando uscirono dalla casa, Naruto
non vide più i jonin di Akatsuki.
«Uhaaaaaaaa!!! Dove sono
finiti? Dovevamo portarli al villaggio per interrogarli!»
«Se ne sono andati.» rispose tranquillamente Gai
massaggiandosi un orecchio per l’urlo del ragazzo «Quando abbiamo alzato gli
occhi dopo aver soccorso Neji e Shikamaru
erano già spariti.»
Il ragazzo biondo guardò i maestri di sottecchi.
«Quando sarò Hokage vi
licenzierò.»
«Tu non sarai
Asuma osservò perplesso i due litiganti, mentre Hinata aveva finalmente trovato chi la preoccupava di più.
«Neji-nii-san! Sapevo che
eri qui… Io… ti ho visto con il Byakugan…!» disse
correndo da lui. «Neji-nii-san… cosa ti hanno fatto?»
Gli prese il viso tra le mani per controllare che non
avesse ferite agli occhi.
«Perdonami, è tutta colpa della mia debolezza!»
mormorò mentre una lacrima le scendeva lungo il viso. «Non sono nemmeno in
grado di difendere me stessa…»
Neji allontanò delicatamente le sue mani. Il graffio sotto
l’occhio sinistro bruciava dannatamente.
«Non dovete preoccuparvi… Hinata-sama.»
le sorrise il ragazzo ansimando. «Voi state bene?»
Hinata annuì timidamente.
«Scusate il ritardo!» esclamò il maestro Gai mostrando
il suo brillantissimo sorriso. «Siamo venuti appena Tsunade-sama
ci ha avvertiti. Riesci ad alzarti, Neji?»
Neji assentì anche se si sentiva piuttosto malfermo sulle
gambe.
«Gli eroi arrivano sempre all’ultimo momento!» annuì
energicamente Naruto con il suo solito sorriso furbo.
«Se non fosse stato per la ragazza della Sabbia che ci
ha guidati fino al luogo dello scontro, tu qui non ci saresti neanche riuscito
ad arrivare.» lo ammonì Gai guardandolo con circospezione.
«Ino…» disse Asuma
sorreggendo Shikamaru per un braccio «Ti fa male la
ferita?»
«Resisterò.» rispose sorridendo la ragazza. Le
immagini della lotta con Hazushi le riaffiorò alla
mente e abbassò gli occhi. «Asuma-sensei…» aggiunse
arrossendo col cuore in gola «G-grazie… per…»
«Sei stata brava prima.» la interruppe l’uomo
evitandole l’imbarazzo di continuare. «Il nostro piano ha funzionato alla
perfezione!» disse strappandole un nuovo sorriso. Un istante dopo, con quello
che gli parve un notevole sforzo nel distogliere gli occhi dall’allieva, volse
lo sguardo al ragazzo col codino. «Ti reggi in piedi?»
«Dove… Temari… Come sta Temari…?» riuscì solo a dire Shikamaru.
Il cuore di Ino sussultò. Asuma
la vide abbassare lo sguardo.
«Non ti preoccupare, se la caverà.» rispose il
maestro.
«Torniamo al villaggio.» disse Gai. «Avete tutti
bisogno di cure adeguate.»
‘Weapon – Matthew Good Band’
Le luci pallide dell’atrio dell’ospedale si
riflettevano pigramente sui vetri, fondendosi con il buio della notte. Asuma e Gai
incontrarono Kurenai all’ingresso dei corridoi.
«Novità?» chiese Gai con aria affaticata.
Kurenai sbadigliò stropicciandosi gli occhi.
«Shino è stato dimesso oggi pomeriggio. Hinata sta bene, Naruto è con
lei. Ho dovuto faticare parecchio per convincere Kiba
che ha bisogno di riposo e a non precipitarsi da lei. Non si è ancora ripreso
del tutto.» rispose la donna abbandonandosi su una sedia accanto ad Asuma, che guardava con scarso interesse i riflessi sulla
finestra. «Che hai?»
Asuma scosse la testa e tornò al discorso principale. «Sei
sempre stata più abile di me in queste cose. Io non sono riuscito a convincere Shikamaru ad andare a riposare neanche per un momento. Ha
passato tutta la notte sveglio, quel testone.» sospirò assumendo l’espressione
seria e assorta di poco prima. Dopo qualche secondo aggiunse «Kurenai, devo chiederti un favore.»
«Vuoi che vada da Ino?»
Asuma si stupì per un attimo della perspicacia della donna
e annuì, guardandosi intorno.
«Credo le farebbe bene parlare di quello che le è
successo, ma io… sai, tu sei una donna, perciò… Solo che… confesso che non so
dove sia.»
«Ino è da Neji.» intervenne
Gai accomodatosi su una delle sedie per i visitatori.
«Neji?» ripeté Asuma sorpreso.
«Sì, Neji.» confermò Gai con
decisione lanciandogli un’occhiata. «Quel ragazzo mi preoccupa…»
«E’ tanto grave?» domandò Kurenai.
Gai scosse la testa.
«Oltre a quelle del corpo esistono altri tipi di
ferite. Spero solo che non siano troppo dolorose.»
«Io ci rinuncio.» sospirò Asuma
pensando a Ino e Shikamaru. «Prima liti continue e
nel giro di un giorno silenzi imbarazzanti. Ora lui chiede solo della ragazza
della Sabbia, lei che sta al capezzale di Neji… Ma
cosa diavolo hanno combinato quei due?»
Era primo pomeriggio quando Temari
aprì gli occhi, mentre la nebbia del sonno veniva dissolta dalla luce brillante
che filtrava dalle tende socchiuse della finestra. Si trovava in una stanza
completamente bianca, avvolta in lenzuola candide. Tutto era caldo e luminoso.
Le sue ferite erano state medicate, il braccio non le doleva più e sentiva
aleggiare su di sé una pigra sensazione di benessere. Con la coda dell’occhio
scoprì che c’era qualcuno accanto a lei. Fece scorrere lo sguardo sul volto, il
collo, le braccia e il busto del ragazzo. Era pieno di bende e medicazioni. Non
indossava la giacca identificativa dei chunin, ma
portava gli stessi abiti della missione e una fasciatura non più sporca di
sangue ad una mano. Dalla testa reclinata sulle braccia, abbandonato all’orlo
del letto, capì che il ragazzo doveva averla vegliata tutta la notte. Temari si mise a sedere, ma lo sforzo dei muscoli
addominali nel sollevarsi le provocò una fitta acutissima alla ferita.
Al suo movimento il ragazzo aprì gli occhi e, benché
ancora intontito dalla notte insonne e dalla spossatezza, vedendo l’espressione
dolorante sul viso della ragazza e la mano premuta sul fianco, scattò per
aiutarla a stendersi.
La ragazza si sporse verso di lui e lo baciò delicatamente
su una guancia.
«Grazie.»
L’espressione stupita di Shikamaru
durò solo un attimo, poi il giovane tornò con leggero imbarazzo a sedersi, rassettandosi
i vestiti e iniziando ad interessarsi alle sue condizioni.
Il sole stava illuminando completamente la stanza
quando Tsunade in persona bussò alla porta per
controllare lo stato delle medicazioni e annunciare l’arrivo di visite. Quando
se ne andò, dall’ingresso si affacciò un ragazzo dai capelli castano-rossicci e
gli occhi chiari insieme a un altro ragazzo più alto, che non nascose
un’espressione preoccupata.
Temari sorrise ai fratelli con tono ironico, ma
rassicurante.
«Non fate quelle facce, sono ancora tutta intera. Ci
vuole ben altro per abbattermi!»
Shikamaru notò il volto di Gaara
inespressivo come al solito e si domandò perplesso a quale faccia del fratello
minore si stesse riferendo Temari. Non fosse stato
per la presenza del ragazzo, Shikamaru non avrebbe
mai riconosciuto Kankuro senza il volto dipinto.
«Scusate.» disse alzandosi.
Nonostante sapesse perfettamente che ormai erano
alleati, i due della Sabbia lo mettevano ancora un po’ in agitazione. Quando
passò accanto a loro, Gaara gli lanciò un’occhiata
obliqua e Kankuro, fermo appena fuori dalla porta lo
squadrò da capo a piedi.
«Ti raccomando mia sorella.» disse solamente.
Shikamaru lo guardò. Il disagio provato fino a quel momento
svanì come per magia. Sorrise uscendo dalla stanza seguito dall’Hokage.
«E’ proprio vero…» sorrise soddisfatta la donna. «Non
tutti i mali vengono per nuocere.»
Il ragazzo la guardò sospettoso.
«Shikamaru.» il tono di Tsunade si fece serio seppur mantenendo il sorriso. «Ho
appena ufficializzato la tua nomina come Istruttore all’Accademia.»
Un risveglio dolce. Un riflesso dorato sul bianco
asettico. Un pensiero fugace.
‘L’ospedale
della Foglia… ormai sta diventando la mia seconda casa.’
Volse lo sguardo verso la sagoma affacciata alla
finestra. Era in controluce, ma la riconobbe immediatamente. Neji si sollevò faticosamente e, sentendo il rumore delle
lenzuola, Ino si girò sorridendogli.
«Buongiorno!»
Anche lei, come lui, era stata medicata e le bende
pulite spuntavano sotto il top viola del suo vestito. Il sole strappava
bagliori sottili dai capelli biondi sciolti e leggermente scomposti. Gli occhi
cristallini della ragazza si spostarono sull’ingresso dalla parte opposta della
camera, inducendo Neji a fare lo stesso e scoprì che
lui e Ino non erano soli. In piedi accanto alla porta, con lo sguardo
discretamente rivolto all’angolo del soffitto, si trovava Hiashi
Hyuga.
Il ragazzo si mosse di scatto per alzarsi e un dolore
pungente gli trafisse la spalla sinistra, scendendo lungo il braccio e
costringendolo a piegarsi in avanti.
«Neji, piano!» esclamò Ino
chinandosi verso di lui per sistemargli il cuscino dietro la schiena affinché
il giovane ci si potesse appoggiare.
Neji notò il cerotto sul suo zigomo. Il taglio sul labbro
era una debole traccia, mentre il livido sull’altra guancia era scomparso.
«Io torno più tardi.» gli sorrise lei.
Rivolse un garbato inchino al capofamiglia Hyuga, si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò con
la schiena fissando il pavimento con aria assente. Qualche secondo dopo, senza
una meta precisa, si risollevò e si avviò lungo il corridoio.
‘My
Heart Will Go On - Celine Dion’
Liberamente a zonzo per l’ospedale, il giovane Nara
era ancora frastornato dalla notizia appena comunicatagli dall’Hokage. Quell’incarico comportava molta più responsabilità,
forse anche troppa, cosa che lui non aveva tutta quella gran voglia di avere.
Completamente immerso in quei pensieri, Shikamaru aprì la porta della sala d’attesa e
sussultò. Ino, affacciata alla finestra
aperta che dava sul parco dell’ospedale, si voltò a guardarlo, illuminata dalla
luce rosa-arancio del tramonto. Dannazione, era proprio bella. Neji Hyuga era proprio fortunato.
E lui era davvero uno stupido.
Il ragazzo si sforzò di scacciare quei pensieri dalla
sua mente, arrabbiandosi con sé stesso per quello che, nonostante gli ultimi
avvenimenti, ancora non poteva fare a meno di sentire nei confronti della
ragazza. Non riusciva a lasciarla andare.
Si avvicinò a lei massaggiandosi una spalla con la
mano e sorrise.
«Non so tu, ma io comincio ad essere un po’ stanco.»
disse Shikamaru affacciandosi.
«Come sta Temari?» chiese
lei appoggiando la schiena al davanzale.
«I medici dicono che si sta riprendendo bene. Gaara e Kankuro sono dentro con
lei. Neji sta bene?»
Ino abbassò lo sguardo sul cortile. Quando si trattava
di Neji, non riusciva a guardarlo negli occhi.
«Sì, anche se il capo famiglia della Casata Principale
è entrato un minuto fa a parlargli.»
Un leggera brezza le scompigliò i capelli.
«Come stai?» le chiese Shikamaru
osservandola.
Ino inspirò profondamente.
«Dopo due giorni così» rispose. «ho creduto di non
farcela.» Si voltò verso di lui. «Tu come stai?»
«Non mi riferivo alla missione.» rispose il ragazzo
col codino appoggiandosi a sua volta alla finestra.
«Nemmeno io.»
Shikamaru la fissò. Poi tornò a osservare le nuvole nascondere
svogliatamente il sole che stava diventando rosso.
«Dopo due giorni così, ho creduto di non farcela…»
Restarono in silenzio.
Le fronde dell’albero si mossero lievemente.
«Pensavo di andare a trovare Choji
nel frattempo.» esordì lei cambiando discorso, scostandosi dalla finestra.
Vedendo il ragazzo restare appoggiato sui i gomiti al
davanzale e non accennare ad alcun movimento, Ino s’incamminò verso la porta.
«Lui è più adatto a te, Ino. E’ sufficiente vederci
per capirlo.»
La ragazza si bloccò. Un nodo le si strinse in gola e
chiuse gli occhi, trattenendo il respiro.‘Dillo…’
il suo pensiero si fece poco più di un bisbiglio.
«Non chiedo altro… dillo…»
«No.» rispose tranquillamente il ragazzo senza
voltarsi. «Sarai sicuramente più felice con lui.» Sorrise.
Lei rimase immobile, con la testa china. Espirò. Il
tono sorridente non riuscì a coprire la voce che tremava.
«Ti auguro lo stesso con lei.» Una dopo l’altra, tre
gocce bagnarono il pavimento ai suoi piedi. Non fece in tempo a compiere un
passo verso la porta, il corpo non le rispose. «Lasciami andare…»
Le ombre sul pavimento era diventate una sola. Shikamaru si avvicinò lentamente e lei fece lo stesso. Il
ragazzo la costrinse a guardarlo, mentre scioglieva la tecnica. Ino chiuse gli
occhi mentre sentiva le calde dita di lui accarezzarle il viso, asciugando
delicatamente le lacrime oramai inarrestabili. Shikamaru
la osservò. Avvicinandosi, lentamente, le labbra quasi si sfiorarono.
Invece sospirò, chiuse gli occhi, deglutì e appoggiò
la testa a quella della ragazza.
«Ho esaurito tutto il chakra…»
ironizzò prima di baciarla sulla fronte con un sorriso amaro e gli occhi
lucidi. «Sono proprio uno stupido…»
Un secondo dopo, Ino gli buttò le braccia al collo,
sfogando sulla sua spalla un pianto a dirotto.
«Sì, sei uno stupido!»
Shikamaru l’abbracciò.
«Quel Hyuga è proprio
fortunato…»
‘The Dream Within –
Lara Fabian’
«Ragazza ammirevole.» constatò Hiashi
quando Ino uscì. «Ti ha vegliato tutta la notte.»
Neji scrutò suo zio con maggior diffidenza di quanto in
realtà ne provasse e volesse dimostrare.
«Già.» rispose tranquillamente.
Per poter affermare una cosa del genere, il ragazzo
dedusse che l’uomo aveva fatto lo stesso. Il silenzio che seguì si era fatto
pesante almeno quanto il disagio del giovane. Hiashi Hyuga non era certo un tipo abituato a fare conversazione.
Il suo sguardo indugiava sulle fasciature attorno alle braccia e sulla garza
sulla guancia del nipote. Immaginando quello che doveva aver sopportato non
poté più tacere.
«Gai-sensei mi ha informato
delle reali intenzioni dei rapitori.» esordì. «Io… avevo programmato di dirti
molte cose, ma a dir la verità di quel discorso non ricordo neanche una
parola.» continuò con crescente nervosismo. «Grazie.»
Neji rimase in silenzio osservando quell’uomo orgoglioso
che, per la seconda volta, chinava la testa davanti a lui.
«Hai portato avanti la missione mettendo in pericolo
te stesso per condurre in salvo mia figlia. Non pensavo che avresti mai
compiuto un gesto del genere nei confronti di un membro della Casata Principale,
voglio che tu sappia quanto questo significhi per me.»
Neji abbassò gli occhi. Non era del tutto sicuro che
quelle parole gli facessero piacere.
«Anch’io voglio che sappiate una cosa.» disse tentando
di mantenere un’espressione il più possibile neutra. «Sono partito per mia
libera scelta, non in quanto membro della Casata Cadetta. La mia unica
intenzione era quella di proteggere Hinata-sama come
cugino e familiare. E’ stata una decisione personale che non ha niente a che
vedere con i rapporti tra le Casate.»
Hiashi Hyuga lo fissava e Neji poté leggere una sorta di approvazione nei suoi occhi.
«Neji. E’ molto tempo che ci
penso e da altrettanto voglio chiedertelo.» disse piano Hiashi
accostandosi alla finestra. «Vorrei che venissi ad abitare con me e Hinata. Voglio che tu non debba più essere costretto a
prendere decisioni in base al ragionamento di prima. Voglio allenarti affinché
cose di questo genere non debbano succedere mai più. Non voglio più vederti
rischiare la vita in questo modo.»
Neji l’osservò e capì che quel discorso doveva costare
molto all’orgoglio dello zio, poiché rimase ostentatamente a guardare il sole
calante.
«So di non
poter prendere il posto di Hizashi nel tuo
cuore. Non pretendo tanto. Ma…» continuò Hiashi
voltandosi per guardarlo negli occhi «… anche senza che tu arrivi a
considerarmi come un padre, vorrei che tu mi dessi la possibilità di crescerti
incondizionatamente come mio figlio.»
Ino e Shikamaru rimasero
abbracciati in silenzio per qualche minuto, finché la ragazza smise quasi del
tutto di singhiozzare ed esaurì le lacrime. Nessuno dei due disse più una
parola, ma era come se avessero parlato per ore.
Sentirono la porta aprirsi, costringendoli a
sciogliersi dall’abbraccio. Mentre Ino si asciugava gli occhi con le mani, Shikamaru si voltò verso la porta, da cui sbucò, quasi con
discrezione, l’immutabile spensierato sorriso di Choji
Akimichi.
Ino gli corse incontro sorridendo.
«Choji!»
«Ti sei ripreso in fretta a quanto vedo.» constatò Shikamaru raggiungendoli. «Quando ti abbiamo lasciato non
ci era nemmeno permesso venire a farti visita. Eri ridotto veramente male.»
L’amico osservò le numerose, e non proprio
trascurabili, medicazioni sui corpi dei compagni.
«Neanche tu mi sembri un fiore. Che hai combinato?»
«I fiori!» Ino si portò una mano alla testa. «Non ci
ho nemmeno pensato!»
«E’ comprensibile, visto come sei ridotta. Non
preoccuparti, Ino, non ha importanza…» sorrise gentilmente Choji.
«Non essere sciocco, certo che ha importanza! E io sto
benissimo. Torno subito!» esclamò lei e, sotto lo sguardo rassegnato dei due
ragazzi, spalancò la porta della sala d’attesa ed uscì.
Shikamaru e Choji scesero in
giardino.
«Allora, come stai?» chiese il ragazzo col codino.
«Tra un paio di giorni sarò dimesso.» sorrise Choji.
«Fantastico!» disse Shikamaru
con entusiasmo.
«E tu?» proseguì pacatamente l’amico.
«Bene, bene, grazie. Come hai visto anche Ino ha
energie da vendere.»
L’aria si fece leggermente più fredda per il
sopraggiungere della sera.
Choji restò in un silenzio tanto anomalo da allarmare Shikamaru.
«Mi sono perso qualcosa?» chiese.
«In questi due giorni hai perso ben più di qualcosa, quindi te lo ripeto. Cos’hai
combinato, Shikamaru?»
Shikamaru osservò il cielo tinto di viola. «Da quanto lo sai?»
«Lo so? Ti stai tradendo da solo, amico mio.» sorrise Choji scuotendo il capo. «Io non so cosa sia successo. Ero
in isolata degenza, se non ricordi. Ho solamente tratto delle conclusioni dai
vostri atteggiamenti. Voi non state bene. E non serve essere geni per capire
l’argomento se s’incrina qualcosa tra voi due.»
Il cielo si stava facendo sempre più buio e il sole
era quasi del tutto tramontato.
«Mi auguro solo che le mie ipotesi sulla causa del tuo
no siano infondate.»
A Shikamaru si strinse il
cuore, indovinando le prossime parole dell’amico.
«Guardami negli occhi e dimmi che quella volta non hai
calpestato i vostri sentimenti perché pensavi di ferirmi.»
Il silenzio fu interrotto solamente dal fruscìo dei rami al vento. Il ragazzo col codino abbassò la
testa mortificato. «Dalla missione di Uchiha ti devo
molto, Choji. Senza di te non valgo la metà di ciò
che sono adesso. Non potevo tradire il mio migliore amico…»
«E per paura di ferire il tuo migliore amico hai fatto
del male a lui, a lei e ancor più a te stesso.» Choji
sospirò di rassegnazione. «Ino ha ragione. Sei uno stupido.»
Da quelle parole, Shikamaru
capì che probabilmente l’amico li aveva sentiti nella sala d’attesa.
«Non era mia intenzione farti sentire in colpa per le
mie decisioni sbagliate.»
Sentendo il tono afflitto dell’amico, quello di Choji tornò gioviale come sempre.
«Non hai ragione di scusarti. In queste cose non ci
sai proprio fare. Ma mi chiedo perché stavolta te la sei giocata in questo
modo. Ti bastava una parola.»
Shikamaru scosse la testa. «Se ne accorgerà anche lei. La
situazione si è leggermente
complicata…»
«Shikamaru! Choji!»
I ragazzi alzarono gli occhi verso Ino che, affacciata
dalla stanza di Temari insieme alla ragazza e a Neji Hyuga, li invitava a
raggiungerli agitando il braccio con un mazzo di fiori in mano.
«… l’hai lasciata andare.» Choji
guardò di sottecchi l’amico. «Capisco.»
Il giovane Nara guardò con riconoscenza e gratitudine
l’amico, che gli sorrise serenamente. «Entriamo? Tra qualche minuto passeranno
con la cena e se non mi trovano in camera mi fanno saltare il pasto!»
«Non sia mai!» rise Shikamaru.
‘Shattered - The Cranberries’
La notte era ormai fonda e l’ospedale era rischiarato
solamente dalla luna. Steso nel letto, guardò i fiori bianchi che Ino gli aveva
portato, ripensando a lei e ai giorni appena trascorsi. Non riuscendo a
dormire, Neji decise di andare a prendere una boccata
d’aria per schiarirsi un po’ le idee.
Poco distante, in una stanza di un altro corridoio, Temari aveva gli occhi fissi sulla sedia vuota accanto al
letto. Sarebbe tornata al suo villaggio con Gaara e Kankuro, e a quel pensiero la ragazza abbracciò il cuscino.
Sapeva già come sarebbe andata. Ma lei non poteva sprecare quell’occasione, e
se avesse aspettato lui…
E nel frattempo, continuando a pensare agli ultimi
eventi, Ino continuava a rigirarsi nel letto non riuscendo a prendere sonno.
Senza far rumore, uscì dalla stanza per prendere un bicchiere d’acqua e passò
davanti alla sala d’attesa. Vi entrò istintivamente, fermandosi nello stesso
punto in cui era rimasta abbracciata a Shikamaru. Lo
stesso punto in cui aveva pianto tutte le sue lacrime, in cui aveva desiderato
che il tempo si fermasse, in cui lui l’aveva quasi baciata.
«Avevo giurato che ti avrei vendicata… mi dispiace
Ino…» disse una voce dietro di lei.
La ragazza si voltò. Ormai non credeva che, ripensando
a sé stessa e Shikamaru quella sera, avrebbe mai
riprovato la stessa sofferenza, ma nell’incrociare gli occhi di Neji, fermo sulla soglia della porta, si accorse delle
gocce che le rigavano nuovamente il
volto e tornò a guardare davanti a sé, dandogli le spalle.
Preso alla sprovvista da quelle lacrime, il ragazzo le
si avvicinò con tutta la discrezione di cui fu capace, ma quando le fu davanti
e vide quegli occhi lucidi, sentì l’unico impulso di averla tra le braccia e
stringerla più forte che poteva.
Ino, senza opporre alcuna resistenza, stava rivivendo
la stessa scena per la seconda volta. Le mani del ragazzo sulle sue guance, il
modo in cui la fissava, le labbra sempre più vicine…
Ma c’era qualcosa di sbagliato…
‘No.’
Si divincolò dalla stretta e Neji
la lasciò immediatamente.
«Scusami, io non…»
Ino tornò bruscamente alla realtà, guardandolo dritto
negli occhi. Neji stava per baciarla… Neji… E Shikamaru? Si trovava di
fronte l’unica persona in grado di creare dentro di lei ancor più confusione. Il
tempo passato con Neji in quei due giorni le stava
prepotentemente occupando la testa. Ino sentì il cuore galopparle in gola.
Perché quella sensazione? Lei era innamorata di… E se invece…? Eppure…
Barcollò indietreggiando di qualche passo, spaventata
da quei pensieri. Non riuscendo a sostenere lo sguardo del ragazzo, corse fuori
dalla stanza più in fretta che poté. Dal canto suo, Neji
era sempre più confuso dalle reazioni della ragazza, ma era sicuro di una cosa:
non l’avrebbe lasciata andare.
La raggiunse afferrandole un polso, davanti alla porta
della sua camera, mentre lei aveva già una mano sulla maniglia.
«Aspetta! Per favore… aspetta…»
La ragazza si fermò e il giovane allentò la stretta.
«Accidenti a te, Neji, ma
perché?! Perché sei qui?!»
Il ragazzo si trovò completamente spiazzato da quella
domanda, ma poi comprese tutto quanto. Però un corridoio non era il luogo
ideale per quel genere di discorso, così la spinse all’interno della stanza
chiudendosi la porta alle spalle.
«Perché qualcuno mi ha detto che, fortunatamente, a
differenza di lui, io non sono uno stupido…»
Ino lo guardò, riconoscendo quelle parole. Erano
quelle che Shikamaru aveva detto a Neji davanti alla grotta. E forse, adesso, le capiva anche
lei.
«Mi ricordo quando ci siamo incontrati nella Foresta
Della Morte durante l’Esame di Selezione dei Chunin e
ti sei sciolta i capelli cercando di sedurmi…» le disse oltrepassandola verso
il centro della stanza.
La ragazza tornò mentalmente a quella volta. Fu
sorpresa che Neji potesse mai ricordarsene. Lui era
molto più forte del suo gruppo e per di più Shikamaru
e Choji non avevano la minima intenzione di sfidarlo
per rubargli il rotolo di pergamena come era invece previsto per superare la
prova, costringendola a passare alla sua personalissima seconda fase. Lei
stessa non lo ricordava quasi più.
«Ti chiedo scusa, Ino. Pur sapendo ciò che provi per
lui e quello che vi lega, non riesco più a reprimere i miei sentimenti.»
Il cuore le sobbalzò nel petto.
«Non so quale arte magica tu abbia usato. Non so cosa
tu mi abbia fatto…» continuò voltandosi verso di lei, con in mente il ricordo
dello schiaffo preso da Ino quel giorno. «So solo che non ho mai provato niente
del genere.»
La ragazza appoggiò la fronte al petto di Neji, nascondendo l’evidente stato d’imbarazzo. Il ragazzo
l’abbracciò.
«A differenza di lui…» mormorò accarezzandole una
ciuffo di capelli col dito. «…io non ti lascio andare.»
Dopo qualche attimo di silenzio, il ragazzo accennò a
staccarsi, ma evidentemente Ino non aveva ancora intenzione di guardalo.
«Non ti ho ancora ringraziato per… quello che è
successo nella grotta… per… la ferita… insomma… per avermi… medicata…»
Le parole di Ino soffocavano quasi completamente nella
stoffa mentre prestava la massima attenzione a non staccare il viso dalla
giacca del ragazzo. Potendo solo immaginare la scena, dato che era svenuta, era
arrossita violentemente, sempre più imbarazzata.
«Dovere.» sorrise tranquillamente Neji.
«Tu hai curato la mia spalla. Anche se… non è proprio la stessa cosa.»
Ino sorrise con un sussulto, voltando il capo di lato.
A quel punto Neji le sollevò il mento con l’indice, chiuse gli occhi e la baciò.
«Neji…»
«Sì?»
«Non dire più che non hai nessuno…»
‘Father And Son – Cat Stevens’
La notte fu sleale persino con Shikamaru,
che per qualche arcano motivo, sentì l’improvvisa e impellente necessità di
alzarsi per andare a bere. Svogliatamente, si diresse in fondo al corridoio
dove si trovava il dispensatore d’acqua. Aveva appena riempito il bicchiere,
quando udì dei passi conosciuti fermarsi sulla soglia della porta ed entrare
nella sala d’aspetto. Immaginando di chi si potesse trattare, il ragazzo si
accostò con la schiena al muro della stanza,
appoggiando la nuca alla parete. Quasi a voler creare un contatto telepatico,
inspirò chiudendo gli occhi, per farle sentire che lui era lì e che, nonostante
fosse finita a quel modo, lo sarebbe sempre stato.
Il rumore di altri passi ben noti che si avvicinavano
lo riportarono alla realtà e Shikamaru fissò per
qualche minuto l’acqua nel bicchiere che teneva in mano. Sempre da dietro
l’angolo, sentì Ino scappare verso la sua camera, rincorsa dal ragazzo.
«Accidenti a
te, Neji, ma perché?! Perché sei qui?!»
Nel silenzio delle corsie, la voce della ragazza si
udì distintamente e il ragazzo col codino si accorse che stava piangendo. Sentì
i ragazzi entrare nella stanza di Ino e tornò in camera sua. La luce della luna
filtrava dalla finestra attraverso le tende tirate. Chiuse la porta e si
appoggiò ad essa, sospirando ad occhi chiusi.
«Pare che stanotte non sia la sola a non dormire.»
Shikamaru trasalì, focalizzando la sagoma seduta
tranquillamente sul suo letto.
«Te… Temari?!?»
La giovane volse lo sguardo alla finestra.
«Non ti senti bene?» disse scostandosi dalla porta per
raggiungerla.
«No.» rispose afferrandolo per la maglia e attirandolo
a sé.
Colto alla sprovvista, Shikamaru
perse l’equilibrio cadendo sulle coperte. Le guance di Temari
s’infiammarono, anche se lui non poteva accorgersene. Ormai era decisa. Lo
immobilizzò sul letto e, senza altra esitazione, gli insinuò la mano sotto la
maglietta.
«Domani torno a casa.»
«Ah… ah sì?» balbettò imbarazzato lui cercando
inutilmente di fermarla «Mi…mi fa
piacere!»
A quelle parole la ragazza lo fissò bloccandosi e si
alzò chiudendo gli occhi di rassegnazione.
«Non… non sei contenta?» le chiese lui risistemandosi
la maglia.
Lei lo guardò per un istante con la coda dell’occhio,
ancora rossa in viso.
«No, se non potrò più vederti.»
Shikamaru abbassò lateralmente lo sguardo. Il discorso si stava
facendo complicato. E delicato. Decisamente pericoloso. In quel momento avrebbe
preferito trovarsi in guerra o in missione davanti a un nemico, piuttosto che
affrontare quelle situazioni. Situazioni che ultimamente si stavano verificando
un po’ troppo spesso, per i suoi gusti. Ma quella non era come le altre.
Stavolta non sapeva davvero come gestire la cosa.
«Forse è meglio così.»
La ragazza si voltò a guardarlo.
«Temari, non voglio
prenderti in giro. E’ evidente e ormai lo ammetto, provo…» Shikamaru
s’interruppe per un attimo, arrossendo. Confessare una cosa simile non era tra
le cose più facili della vita. «Provo qualcosa per te, ma nonostante tutto il
mio cuore è ancora legato a una persona. E sinceramente non me la sento di
chiederti niente…»
In quell’istante, la ragazza gli prese il viso tra le
mani e lo baciò.
«Se aspettassi te, mi sa che aspetterei tutta la vita!»
gli sorrise dolcemente.
Shikamaru la osservò sbigottito e tentò comunque di
dissuaderla.
«I-io stavo… s-stavo quasi
per baciare Ino… s-stasera…»
L’espressione allibita del ragazzo per il bacio appena
ricevuto e il suo stesso coraggio per averglielo dato spinsero Temari a baciarlo una seconda volta.
«Quasi non
significa fatto, no?» mormorò
appoggiando la testa contro il suo torace, sentendone i battiti accelerati del
cuore. Riaprendo gli occhi, notò la
giacca del giovane chunin, posata sulla sedia accanto
al letto, completamente sporca di sangue. Del suo sangue. Lo stesso
sangue che aveva sentito scivolarle via lentamente insieme alla vita e che, a
quel ricordo, le si gelò nelle vene. Aveva visto la morte dritta negli occhi.
Gli si aggrappò al petto, nascondendo il viso visibilmente sbiancato.
«Io… sono sempre stata decisa… sicura in tutto… ho
sempre saputo quello che dovevo fare…»
Shikamaru si accorse delle sue lacrime solo perché sentì
bagnarsi la pelle attraverso la maglietta a rete. La guardò preoccupato, ma Temari rimase a capo chino. Stava tremando.
«Lo sai… credevo di essere forte…»
Il giovane col codino restò tacitamente ad ascoltare.
«Però c’eri tu… Io non ero cosciente, eppure ti
sentivo… mi parlavi, mi chiamavi. Tu mi hai riportato indietro…»
Al ragazzo tornò in mente quello che gli disse suo
padre poco tempo prima.
‘Anche la donna
più gelida si dimostra gentile con l’uomo che ha scelto.’
«Tu sei molto forte, Temari.
Ti ho solo restituito il favore.» sdrammatizzò lui.
Ma Temari non accennava a
smettere. Shikamaru proseguì, abbassando il tono
sempre più serio.
«Credi, hai corso più pericoli con me in questa
missione che in tutta la tua vita. Non mi ringraziare, io non ho fatto niente,
solo…» cinse Temari con le braccia e la strinse
ancora più a sé. «… non volevo lasciarti andare.»
Epilogue
‘Lift Me Up - Moby’
Undici ragazzi stavano in piedi fuori dall’ospedale,
riscaldati da sole del mattino.
«E adesso?»
«Andiamo a riprenderci Sasuke.»
Contents
Chapter
01. Prologo - ‘Forever Yours - Nightwish’
Chapter
02. ‘Try - Frameless’
Chapter
03. ‘Only When I Lose My Self – Depeche Mode’
Chapter 04. ‘Aerials – System Of
A Down’
Chapter
05. ‘Chop Suey – System Of A Down’
Chapter
06. ‘Blue Alone – Buffy The Vampire Slayer OST’
Chapter
07. ‘Smoke
– Natalie Imbruglia’
Chapter
08. ‘Welcome
To My Truth – Anastacia’
Chapter
09. ‘Brothers Under The Sun – Bryan Adams’
Chapter
10. ‘Ex Dream – Myuji’
Chapter
11. ‘Toxicity – System Of A Down’
Chapter
12. ‘The Wicker Man – Iron Maiden’
Chapter
13. ‘Blood Brothers – Iron Maiden’
Chapter
14. ‘Weapon – Matthew Good Band’
Chapter
15. ‘My Heart Will Go On - Celine Dion’
Chapter
16. ‘The Dream Within – Lara Fabian’
Chapter
17. ‘Shattered - The Cranberries’
Chapter
18. ‘Father And Son – Cat Stevens’
Chapter
19. Epilogo - ‘Lift Me Up - Moby’