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Autore: monipotty    27/01/2011    1 recensioni
Questa fic è nata da un sogno di qualche settimana fa e ora non faccio altro che mandarla avanti: Patricia Waterice, strega Mezzosangue, e la sua sorellina Cinthya si trovano sole dopo essersi separate dai loro genitori, una grossa responsabilità che la più grande, Patricia, deve imparare a gestire. Ma oltre alla zia materna, ci sarà qualcun altro di nostra conoscenza ad aiutarla!
Ambientata al 6° e 7° anno della saga, sia sui libri sia sui film, per ora non contiene Spoiler: quando ci saranno, avviserò :) Buona lettura!
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, Ginny Weasley, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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6 - Nella stanza dello specchio

Capitolo 6 - Nella stanza dello specchio

Una sensazione di profondo panico si impossessò di lei: si portò le mani tra i capelli, i battiti cardiaci aumentarono a dismisura e iniziò a sentire brividi, sia a causa delle gocce di sudore freddo che il suo corpo aveva iniziato a liberare dai pori della sua pelle sia per il terrore che qualcuno avesse rapito la sorellina. Il suo sguardo iniziò a vagare frenetico tra la folla schiacciata all’interno del negozio, girò su se stessa più volte per avere una panoramica migliore, ma non vedeva nulla che potesse rassicurarla, né la giacchetta rossa né uno dei suo codini biondi.

“O mio dio... O mio dio...” mormorava tremante. Ginny ed Hermione, al vederla in quelle condizioni, le si avvicinarono per tranquillizzarla. “Sono stati loro... ci hanno trovate...” Ginny scosse la testa.

“Non è possibile che siano arrivati i Mangiamorte, Patricia, calmati.” Le disse cercando di farla ragionare: se uno di loro fosse realmente entrato sicuramente non sarebbe passato inosservato nonostante la calca; ci volle tutta la buona volontà delle due ragazze per calmarla, ma alla fine riuscirono e, una volta a mente più fredda, si divisero per cercarla nei tre piani del negozio, Ginny ed Hermione al primo e al secondo e Patricia al terzo.

Mentre quest’ultima girava in tondo passando con sguardo analitico chiunque stesse osservando la merce o parlando o facendo qualsiasi altra cosa, uno strano scintillio colpì i suoi occhi; si voltò per capire da dove provenisse il bagliore e trovò la fonte in uno specchio, lo specchio a mano più bello, nella sua apparente semplicità, che avesse mai visto: in argento e oro bianco, aveva il manico intarsiato e decorato con ghirigori e la superficie ovale dello specchio era circondata da un sottile filo dello stesso materiale che terminava in tre riccioli sulla sommità, al centro dei quali stavano tre piccole pietre preziose. Nessuno sembrava darci molto credito ma su di lei aveva un particolare ascendente, come una forza magnetica che l’attirava a sé e infatti vi fu subito davanti, osservandolo incantata mentre rifletteva il suo viso ovale e i capelli biondi che le ricadevano davanti agli occhi viola. Poi, successe qualcosa di strano: la sua immagine svanì e venne sostituita da quello che sembrava l’interno di una stanza: c’erano numerosi scatoloni accatastati nell’ombra tutt’intorno e, in mezzo a loro, una bambina con i codini biondi ridacchiava, ma non era sola, perché una seconda figura era accucciata davanti a lei, ma il volto era impossibile vederlo perché non riflesso.

“Che stregoneria è questa?” pensò Patricia. “Dove sono? E chi diavolo è quel tizio??” guardò meglio la stanza per cercare di capire dove potevano essere: sembrava un magazzino, probabilmente quello del negozio. Cercò con lo sguardo Ginny, voltando a malincuore le spalle allo specchio incantato, e la trovò vicino a uno dei due fratelli gemelli: non poteva chiedere dove fosse il magazzino con il proprietario davanti, avrebbe dovuto arrangiarsi da sola. Iniziò a cercare con lo sguardo dall’alto della balconata la porta del magazzino e la trovò, piccola e nascosta da una tenda di fianco al bancone della cassa. Si precipitò di sotto e con circospezione si avvicinò al bancone, in attesa del momento propizio. Quando giunse, si nascose dietro la tenda con un movimento fulmineo, aprì la porta ed entrò nello stanzino: era totalmente buio.

“Cinthya.” Chiamò con voce insicura. “Cinthya sei qui?” Peccato non poter ancora usare la bacchetta liberamente. Mosse un passo incerto in avanti mentre cercava con le mani un qualsiasi punto di appoggio: trovò quello che sembrava un corrimano e capì che davanti a sé doveva esserci una scala; iniziò a scendere. “Cinthya, fatti vedere, so che sei qui.” Chiamò ancora una volta ma era sempre più convinta di aver sbagliato stanza, magari il negozio ne aveva due... arrivò al fondo della scala e uno scricchiolio sinistro provenì da dietro di lei. Deglutì ed estrasse la bacchetta. “Fatti vedere, ho una bacchetta e...” si voltò: un’orrenda faccia bianca la stava guardando. Gridò e cadde a terra mentre nello stesso momento scoppiarono delle risate e le luci si accesero.

“Sorellona, ti ha fatto paura!” esclamò Cinthya saltellando con la maschera bianca ancora addosso. Patricia, troppo sconvolta per poter dire qualsiasi cosa o muoversi, restò immobile con la mano sul cuore che batteva all’impazzata, fissando la sorella con occhi sbarrati. Dietro di lei, qualcun altro stava ridendo.

“Scusaci, non credevamo di farti morire così.” Disse la voce continuando a ridacchiare divertita: era una voce maschile. Una mano comparve a destra della ragazza e questa alzò il capo a guardarlo: capelli rossi corti e spettinati, occhi verdi, lentiggini e un sorriso gentile e allo stesso tempo divertito che gli illuminava il volto. Era uno dei due gemelli, ma chi era impossibile dirlo. “Gli scherzi alla vecchia maniera funzionano sempre e tua sorella non vedeva l’ora di fartene uno.” Spiegò.

“E Fred mi ha dato una mano! Siamo stati bravi, vero?” esclamò la bambina togliendosi la maschera dal volto e sfoderando un enorme sorriso alla sorella; questa, ancora troppo sconvolta, non disse nulla e guardava a bocca aperta dall’uno all’altra. Poi, improvvisamente, con un movimento di stizza, allontanò la mano da sé e si alzò da sola: era a dir poco furibonda. Lanciò un’occhiataccia al ragazzo, che rabbrividì, il sorriso svanì sul momento.

“Così sei tu la parente della McGranitt?” domandò. Patricia lo fissò con uno sguardo “e-tu-come-fai-a-saperlo?” e lui alzò le mani correndo ai ripari. “Avete lo stesso sguardo: quando la prof ti guardava di sbieco ti faceva sentire una schifezza... con tutto il rispetto.” Abbozzò un sorriso. La ragazza lo squadrò in un teso silenzio ancora per qualche secondo poi si rivolse alla sorella.

“Mi hai fatto preoccupare, Cinthya! Non ti azzardare a farlo di nuovo, sia chiaro!” la sgridò e la bambina abbassò il capo tristemente, gli occhi che bruciavano. “Ti sembra il caso di sparire in questo modo? Dopo tutto quello che è successo? Pensavo ti avessero presa, ho avuto paura per te quando ti ho vista con uno sconosciuto nello specchio!”

“Lo Specchio a Doppio Senso, per l’esattezza; ecco dov’era finito il secondo.” Puntualizzò Fred Weasley, ma ammutolì ad un’altra occhiataccia della ragazza.

“Che cosa avrei potuto fare se...? Mi hai fatta impazzire, non sapevo più dove sbattere la testa!” continuò.

“Con tutti i muri che ci sono?” scherzò il ragazzo ma si morse la lingua. “Scusa, non parlo più.” Disse dopo l’ennesima occhiata facendosi una x sulle labbra, ma la ragazza si voltò e gli puntò il dito minacciosamente sul petto.

“Tu.” Disse gelida. “Tu ringrazia che non posso ancora usare la bacchetta o ti avrei già affatturato: me la cavo bene in queste cose.” Fred sorrise.

“Buon sangue non mente mai, eh?” commentò con un sorriso: possibile che quel ragazzo avesse sempre la battuta pronta? Poi il suo sguardo verde cambiò in un secondo, diventando molto più attento e concentrato: la ragazza si sentì stranamente a disagio e quando quello si batté una mano sulla fronte sobbalzò. “Ora mi ricordo di te: eri nell’ES anche tu!” esclamò gioioso. La ragazza sollevò un sopracciglio stupita e la rabbia svanì di colpo: come faceva a ricordarsi di lei? Né nell’ES né fuori aveva avuto a che fare con loro: era anche vero che non erano molti a farne parte, ma lei non aveva fama né era una persona che amava mettersi in mostra, quindi avrebbe dovuto essere invisibile ai loro occhi... magari aveva solo una buona memoria, concluse Patricia.

Dal canto suo, ricordava perfettamente il continuo esibizionismo dei gemelli Weasley e soprattutto la folla di ochette del loro fan club che non facevano altro che andare dietro ad entrambi dovunque andassero: lo osservò bene e si accorse che il pensiero delle numerose ammiratrici che lui e il fratello avevano le diede un certo prurito alle mani. Fred intanto, ancora immobile e con le mani alzate, cercava di non pensare al delizioso fastidio che il dito di quella ragazza sul suo petto gli provocava e pregò affinché lei non si accorgesse del battito accelerato che il suo cuore aveva improvvisamente acquisito. Che razza di situazione!

“Ehm...” doveva trovare qualcosa da dire, tutto pur di rompere quel silenzio. In quello stesso momento, la porta del magazzino si spalancò e George Weasley fece la sua entrata con il viso nascosto da una pergamena.

“Ehi, Fred.” Chiamò senza alzare lo sguardo. “Mentre sei lì prendi qualche altra confezione di Orecchie Oblunghe e Pastiglie Febbrili, stanno andando a ruba. E prendi anche delle nuove piume d’oca di zucchero.” Levò la testa e il suo sguardo cadde sulla strana scena che gli si parava davanti: il fratello con una ragazza che gli puntava il dito contro e tra loro una bambina che guardava dall’uno all’altra interrogativa e in qualche modo infastidita da quella mancanza di considerazione di lei. “Ops!” disse trattenendosi dal ridere. “Chiedo scusa. Continuate pure, torno dopo.”

“NO!” esclamò Patricia arrossendo di colpo; si accorse del tono usato e si ricompose, schiarendosi la voce. “Non preoccuparti, ce ne stavamo andando. Vero?” sibilò eloquentemente a Fred scoccandogli un’altra delle sue occhiate “alla McGranitt”. Il ragazzo spalancò gli occhi.

“Oh, sì, certo!” affermò con vigore. “Stavamo solo... ehm... discutendo, sì.” George, intanto, li osservava dall’alto divertito: era la prima volta che vedeva il suo gemello veramente imbarazzato, e soprattutto sottomesso da una ragazza ben più piccola di lui che non fosse la sorella.

“Sì, certo.” Ghignò poi gli lanciò la pergamena con la lista dei prodotti da prendere. “Quando avete finito, porta su un po’ di roba, eh?” e detto questo si voltò ed uscì, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandoli a guardare a bocca aperta il punto in cui poco prima c’era lui.

Eccomi qui con un nuovo capitolo!! Ciao a tutti! Allora, piaciuto? Spero di aver soddisfatto la vostra curiosità, per ora niente Mangiamorte :) Ci ho messo un po' a decidere se fare un unico capitolo comprendendo anche quello che succede dopo, ma alla fine ho deciso di fermarmi. Aggiornerò presto, comunque! 

Ho notato con piacere che i lettori e le recensioni sono aumentate, che bello! Spero di non diventare noiosa andando avanti e che continuerete a seguire questa pazza storia :D Ovviamente, tutti i nuovi lettori e recensori siano i benvenuti! Al prossimo capitolo allora!

monipotty

  
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