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Autore: Shark Attack    27/01/2011    5 recensioni
«Hai finito?», gli chiese minaccioso Sasuke, cercando di contenere i suoi istinti omicidi.
L'altro scosse energicamente la testa. «Assolutamente no!»
«Continua pure a strepitare come una ragazzina, allora», riprese la sua camminata marziale ignorando il biondino «In fondo ti dona...»
Naruto lo afferrò per il collo della maglietta e gli diede uno scossone. «Non sei per niente spiritoso, Sas'ke!»
Il moro lo squadrò da capo a piedi, trattenendo a fatica un ghigno divertito. «Tu dici, Naruko?»
[Auguri ryanforever! ^^]
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
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Spazio NdA
Sono leggermente in ritardo. Leggermente, eh.
Oddio, diciamo che... sì, sono imperdonabile. Ryanforever, puoi ancora sopportare di leggere quest'autrice degenere che ti dedica una fic per il compleanno e la conclude quasi 4 mesi più tardi? ^^”
A mia discolpa, posso solo dire che il mio genere tipico è l'esatto opposto del comico e che, quindi, ho bisogno di più tempo per creare un capitolo divertente rispetto ad uno drammatico.
Spero che questa fic vi faccia ridere o almeno sorridere ancora una volta, in quest'ultimo capitoletto! Riusciranno Sasuke e Naruto/Naruko a sopravvivere alla loro convivenza? E cosa succederà quando torneranno da Kakashi-sensei?
Naruto tornerà normale?
Come si evolverà il suo rapporto con Sasuke?
Uhuhuh... leggete e lo scoprirete! :D
Grazie a chiunque abbia seguito questa fic scriteriata, soprattutto grazie se vi ha fatto ridere o almeno sorridere, se vi è piaciuta tanto da lasciare una recensione o abbastanza da farvela mettere nei preferiti! ^^
Alla prossima, ciao!
Shark



*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*



Naruto wa Naruko wo naru yo!
=>.<=

3.
Le disgrazie vengono sempre in coppia






A Sasuke non piacevano quelle divise, anzi, le odiava.
Le odiava quanto odiava suo fratello, quanto odiava le ochette con la voce stridula che le venivano dietro per tutta Konoha, la mancanza di pomodori in casa e dormire in stanza con Naruto ad ogni missione.
Di più, le detestava.
O meglio, detestava la sua: troppo lunga per la sua altezza, con il gilet sgualcito e parecchie chiazze di sudore ovunque, per non parlare -ovviamente- dell'odore.
Ma ciò che detestava di più, era la divisa che era stata rifilata a lui, all'idiota in gonnella: Naruto.
Naruko, anzi.
Eccola lì, tutta allegra e saltellante per il locale, a scodinzolare tra i clienti mentre i piatti finivano regolarmente a terra perché lei era troppo impegnata a fare la svaporata (che poi lo fosse realmente, non importava molto a Sasuke) per occuparsi realmente del lavoro di cameriera che era riuscita a rimediare.
«Smettila di rompere tutto o non ci lasceranno mai andare!», le sibilò velenoso ad un orecchio mentre uscivano dalla cucina con nuove ordinazioni da consegnare.
Ancora non poteva credere di essersi ridotto a fare da cameriere, lui! Un cameriere!
Per un ristorantucolo in un paesello sperduto!
E con Kakashi e Sakura in arrivo per iniziare la missione!
Dannata vecchia!
«Ehi, ragazzo!», tuonò il proprietario del locale, «Meno chiacchiere e più vassoi!»
Sasuke fu sul punto di attivare lo sharingan e dimostrare il suo valore da ninja per rimettere quell'omuncolo al proprio posto, dinanzi ad un Uchiha, ma fu distratto da Naruko.
Chinata a raccogliere la sua cuffietta.
Il moro non si era mai accorto di quanto lunghe ed affusolate fossero le sue gambe... e non sembravano nemmeno le gambe di un, per quanto incapace, ninja... solo...
«Allora, sei sordo?!»
Di nuovo quello strozzino sgradevole.
Sasuke sbuffò e scacciò dalla mente quegli stupidi pensieri che lo stavano torturando, con immagini poco nobili sul suo compagno di team.
Che diamine!, si disse, perché a volte mi scordo che quello è Naruto?
Non avrebbe mai dovuto cadere in un tranello simile... quello era il demonio, messo apposta al suo fianco per testare il suo sangue freddo e la sua pazienza. In fondo era questo lo scopo del...
«Maestro Kakashi!», trillò allarmata Naruko correndo alle sue spalle.
«Sì, lui... co...cosa?», borbottò Sasuke sprofondato nel panico.
La manina affusolata superò la sua spalla e indicò la vetrata del locale, dove Kakashi e Sakura stavano tranquillamente passeggiando per strada.
«Oh porca...»
«Muoversi, hop!», si intromise ancora una volta il proprietario del negozio, «I clienti non si servono mica da soli!»
Sasuke lo fulminò con lo sguardo. Il suo tipico sguardo da “fosse per me, non ci sarebbero più clienti, in questa bettola”.
«Sasuke-kun...», pigolò Naruko, ancora nascosta alle sue spalle. Il ragazzo si voltò e incrociò l'ansia che stava velando l'azzurro dei suoi occhi e non pensò più al loro debito o al fatto che quella ragazzina irritante lo stesse snervando da due giorni.
«Muoviti», la prese per il polso e la trascinò sul retro del locale, attraversando le cucine e gli spogliatoi del personale.
Sotto lo sguardo attonito di tutti i presenti, i due sfrecciarono fuori dalla porta di servizio più rapidamente che poterono, accompagnati dalle urla disumane che il proprietario stava rivolgendo loro. «Qualcuno li fermi!», urlava paonazzo in volto, ma Sasuke aveva ben pensato di mostrare il suo sharingan a tutti per farsi largo, e nessuno aveva intenzione di metterlo alla prova.
Appena usciti dal locale, Sasuke fece cenno a Naruko di nascondersi dietro la cisterna sul tetto mentre lui si appostava per scoprire da che parte fossero andati il maestro e la loro compagna di squadra.
Naruko obbedì e saettò nel nascondiglio indicato, accucciandosi il più possibile, con gli occhi fissi sulla schiena del suo compagno.
Lo vide appiattirsi contro il muro e setacciare furtivo l'area in cerca di capelli grigi o rosa, vestiti rossi o giacche da jonin. Lo seguì con lo sguardo anche quando attraversò la strada e si appostò dietro una giara, per osservare la zona da un'altra visuale.
La biondina si sistemò meglio: quella posizione le stava facendo venire i crampi e, probabilmente, le si vedevano le mutandine.
Si chinò in avanti per tirare la gonnellina più in giù quando li notò.
«Sas...!», si fermò appena in tempo, fortunatamente Sakura e il maestro non sentirono il suo mezzo grido. Però nemmeno Sasuke.
«Oh, cavoli... Sa-su-keee!», sussurrò mentre agitava un braccio nella sua direzione, nervosa come mai prima di allora perché stava cercando di farsi notare da un ragazzo e di passare inosservata a due persone a pochi metri di distanza da quel ragazzo.
Si guardò attorno e trovò un manicotto in ferro, probabilmente un vecchio ricambio della cisterna: se lo rigirò fra le dita, chiuse un occhio, prese la mira e...
CRASH!!!
Sasuke aveva recepito il messaggio. Purtroppo anche la vetrata alle sue spalle...
«Ma sei idiota?!?», le soffiò lui alle spalle, raggiungendola in un istante.
«Guarda laggiù, dovevo avvisarti!»
Il moro seguì l'indice della ragazza e li vide. Naruko era stata utile?
«Beh», però gli scocciava ammetterlo, «B...», ma avrebbe dovuto dire qualcosa, in fondo lui stava per essere scoperto, «Buo...», sì ma non era colpa sua se in quel momento stava pattugliando l'altro lato dell'isolato!, «Ok, usciamo che ne ho abbastanza di stare qui», disse infine.
Lei sorrise mesta e lo seguì tra i tetti.


«Maestro?»
«Uh?»
«Non crede che... beh, io dico, Sasuke avrebbe già dovuto essere qui, non trova?»
«Sì, beh», Kakashi scorse con la coda dell'occhio un paio di sagome alle sue spalle, «Anche Naruto, giusto?»
«Oh, sì! Certo, anche lui!», asserì imbarazzata Sakura. Eh già, c'era anche quella testaquadra... ma se non c'era Sasuke, non le importava niente degli altri.
Kakashi le mise una mano sulla testa e la indirizzò verso un negozio di medicinali.
«Su, andiamo ora! Credo che ci servirà un unguento speciale, per completare questa missione...»


Si appoggiarono al tronco di un albero, Sasuke chinato sulle ginocchia e Naruko stravaccata a terra. «Sono stufa di correre a destra e a manca! Quando torno al villaggio voglio fare una settimana di terme!»
«E pensare che tutto questo non sarebbe mai successo se tu, maledetto, non ti fossi fatto abbindolare da quella strega!»
«Oh, uffa!!», lamentò lei, «Ancora con questa storia? Per quanto ancora me la rinfaccerai?»
Sasuke la fulminò con lo sguardo, ma si costrinse a non continuare il battibecco. Non avrebbe cambiato nulla e, di certo, non ne valeva la pena.
Si tolse di dosso quel lurido gilet e sbottonò la camicia. Non appena si accorse di quanto anomalo fosse per lui quel gesto, abituato alla sua maglietta a collo alto e largo, imprecò mentalmente: nella fuga, non si erano ripresi i loro vestiti dallo spogliatoio del personale.
Alzò un piede alla volta per arrotolarsi i pantaloni, decisamente troppo lunghi, e si sistemò la cintura. Dopo due giorni a contatto con quella pazza, non sarebbe stato per niente saggio cambiarsi i pantaloni, o anche solo sfilarli per la notte.
Come fece quel pensiero, si accorse che Naruko era salita su un albero poco distante, a spenzoloni su un ramo abbastanza robusto. Stava osservando il villaggio e aveva una strana espressione in volto.
Triste? Malinconica? Preoccupata?
Sasuke non seppe come interpretarla, ma aveva di meglio a cui pensare.
L'adrenalina dovuta alla presenza del maestro nel villaggio l'aveva fatto piombare nel panico più totale: come avrebbe fatto a far tornare Naruto quello che era prima che venissero scoperti?
Tutto quel che sapeva sulle arti magiche, e non era poco, purtroppo non serviva a granché. D'altronde, è poco utile per un ninja combattente sapere le composizioni di intrugli e cose... da donne.
«Ma certo!», si illuminò. Kakashi non doveva vederli, ma poteva aspettare la notte, intrufolarsi al loro alloggio, prelevare Sakura -non avrebbe mai opposto resistenza- e... e...
L'idea svaporò in una bolla di sapone. Sakura non era molto più brava di lui in unguenti e medicinali vari. Certo, conosceva le erbe, ma non poteva essere molto utile...
Naruko gli piombò di fronte, circondata dalle foglie che aveva spezzato nel salto. «Che vuoi, oca?»
La osservò mordersi il labbro inferiore e inspirare decisa per darsi forza. «Ti prego, Sasuke, fammi tornare com'ero!»
Così era a questo che stava pensando prima?
«Come mai? All'improvviso ti sei stufato di essere una ragazza?»
Le tremavano le dita, abbassò gli occhi e si morse ancora il labbro. Strano, pensò Sasuke, che le è preso?
Fu allora che notò il sangue che le colava lungo la gamba.
«Sei ferita!»
«No!», rispose frettolosamente lei, «... ma... non so che cos'è...»
L'Uchiha la spinse all'indietro e la fece sdraiare. Naruko si tirò su sui gomiti e osservò l'espressione inorridita che gli si stava dipingendo in volto.
Si alzò in piedi come a prendere le distanze da quella sciagura fatta persona e si appoggiò al tronco con un braccio, dandole le spalle.
«Sasuke-kun...?», pigolò dietro di lui, «E' un altro effetto del ramen? Morirò?»
Sospirò e si allontanò.
«Sasuke!!», urlò lei, rialzandosi e inseguendolo, «Tu sai che cosa mi succede? Aiutami, ti prego!»
«Non lo so che cos'hai», tuonò, «Ma tu ora rimani qui e... e io cerco una soluzione».
Naruko si prese un codino fra le dita e lo strinse con forza, disprezzandolo. «Mi dispiace, Sasuke, io... io non volevo! Ma avevo fame e, sai come sono fatto... quando vedo il ramen non capisco più nulla!»
Sasuke si voltò e gli lanciò un sorriso sghembo. «Sì, lo so come sei. E tornerai la stupida testaquadra di sempre, stanne certo. Non ti sopporto proprio in questa forma».
Detto questo, si allontanò rapido come la furia, lasciando il suo compagno di team confuso e spiazzato su un pensiero simile.
Senza accorgersene, Naruko arrossì.


Passarono a malapena una trentina di minuti che Sasuke era già di ritorno. Correva rapido verso il luogo dove aveva lasciato Naruko e aveva portato con sé una signora che sembrava aver capito subito il problema di cui lui chiedeva un rimedio.
Trovò Naruko in lacrime, accucciata tra le radici. Ebbe un moto di gioia, però, vedendo che aveva usato quel lurido e odioso gilet del ristorante come pezza per fermare quel sangue uscito da chissà dove.
La signora le si avvicinò con grazia e le sorrise, amorevole. «Non preoccuparti, bambina, è normale. Capita, è la natura!»
«Ma...»
Sasuke le fece cenno di non protestare e di non rivelare che in realtà non era una donna.
«Capisco. Ma che cos'è?»
«Diciamo che la prima volta può capitare... ma non preoccuparti, non sarà così per sempre!»
«...»
«Beh?»
«... la prima... volta...?»
La signora si voltò a lanciare un'occhiataccia a Sasuke, poi si avvicinò di più a Naruko, fino a sussurrarle nell'orecchio: «La prima volta che si fa s...»
«NO!!», saltò su la bionda, «Noi non abbiamo mica... insomma, no! Cioè, no! Io, lui... NO!»
Entrambi diventarono più rossi di una cassa di pomodori maturi. «Ma... ma che le viene in mente!», balbettò Sasuke imbarazzatissimo, al limite dell'iperventilazione.
Ora l'idea di affidarsi proprio a quella donna iniziava a non essere più tanto brillante.
La signora rimase stupita. «Oh», sospirò, «Ma... ma come! Due ragazzi come voi... giovani, nel bosco, a quest'ora... e con questa gonnelinna!»
Naruko quasi si strappò il grembiule pur di nascondere le gambe. «Non c'entra niente, questa è... è tutto un imprevisto! E... e io sanguino! Mi può aiutare o no?»
Ricevette un sorriso materno e bonario come risposta. «Scusatemi se ho frainteso. Bene, allora la questione è semplice: hai il ciclo.»
«...»
«...?»
«Il ciclo?»
«Sì.»
«...ma di cosa?»
«Mestruale.»
«Eh?»
«Il ciclo mestruale!»
«...»
«...insomma, tua madre non ti ha mai detto nulla?»
«Beh, no, noi...»
«Ah!», la signora si portò le mani alla bocca e arrossì violentemente, «Scusate, non avevo capito!»
I due ragazzi si guardarono confusi, ma se la signora aveva capito...
Certo che Sasuke aveva scelto proprio bene la soccorritrice!
«Bene, allora ho fatto bene a portarmi dietro questi», continuò l'altra, estraendo da una tasca un paio di assorbenti, «Se vuoi ti insegno a metterli.»
Naruko li guardò come se avesse davanti degli scarafaggi gialli e ripugnanti, ma li afferrò lo stesso e annuì come se sapesse di cosa si trattasse. «Grazie», sussurrò impacciata, sotto lo sguardo sconsolato e preoccupato di Sasuke, confuso quanto lui.
Forse un pochino meno. Forse. Probabilmente stava ricordando qualcosa su sua madre, ma non ne era sicuro.
Sbuffò. Sakura sarebbe stata d'aiuto, altro che erbe o unguenti.
La signora si alzò in piedi e si pulì le ginocchia, poi pizzicò amorevolmente le guance a Naruko e si voltò verso Sasuke, con un'espressione seria in volto. «Nel caso invece...», tuffò la mano in tasca e ne estrasse due piccoli pacchettini quadrati, probabilmente contenenti un cerchio di qualcosa, a giudicare dal rilievo, «Beh, se invece è quello che avevo inizialmente pensato, è bene che tu abbia questi.»
Sasuke se li rigirò fra le mani e decise di adottare la tattica esibita poco prima da Naruko: ringraziare e annuire, padroni di una situazione sconosciuta.
«La ringrazio. E' stata... utilissima, davvero.»
«Ma perché non venite al villaggio? Non fa bene dormire qui all'aperto, con gli animali e i ninja di passaggio...»
«Siamo ninja anche noi!», trillò vittoriosa Naruko da dietro un cespuglio, probabilmente ancora con le mutande abbassate.
Sasuke la uccise mentalmente, memore dell'ultima volta che si era vantato di essere un gran ninja. «La ringraziamo della premura, ma siamo abituati, sappiamo come comportarci.»
La signora alzò le spalle e, bofonchiando qualcosa come “non sembrate per niente dei ninja”, si allontanò nella foresta, lasciando i due giovani pieni di domande e imbarazzi.
«Sul serio, ti preferivo prima!», sbuffò esausto l'Uchiha gettandosi di peso sull'erba.
«Anche io», mugolò polemico l'altro, «Che ti credi?»
«Dobbiamo tornare da Kakashi», sentenziò.
«Che cosa?!? Non possiamo!»
«E che altro possiamo fare, uh? Nulla! Non sappiamo nemmeno come gestire un... un...»
«Ciclo», soffiò precisa.
«Sì, quello che è!»
Calarono momenti di silenzio imbarazzante, in cui Naruko si controllava tra le gambe e Sasuke rischiava di saltarle al collo perché smettesse di farlo. «Kami Sama, se tu fossi ancora maschio...!»
Naruko lo guardò innocentemente. «Cosa?»
«Non saremmo mai finiti in questa situazione! Dovevamo solo arrivare a destinazione per un'altra strada, e invece no! Tu ti fai avvelenare, ti bevi il cervello, diventi una ragazzina con le scalmane e ci facciamo ridicolizzare da tutti, sia al villaggio sia fuori!»
La biondina si strinse le gambe al petto e si rigirò un codino distrattamente tra le dita.
«Mi spiace.»
«Fai bene.»
«Quindi... mi preferivi prima?»
Sasuke chiuse gli occhi ed inspirò profondamente. Poi annuì.
«Ti sei trasformato in un incrocio tra Sakura e Ino. Sinceramente, il tuo carattere mi fa irritare quanto il loro, ma... ti preferisco... Naruto
Si ritrovò il compagno di team addosso, in un abbraccio che non era tanto sicuro di voler sciogliere. In fondo, quello era pur sempre Naruto, la sua piaga, quella testaquadra con cui sta convivendo da quasi un anno. Probabilmente era stato egoista a guardare il lato negativo solo dal suo punto di vista...
«Allora è così che è andata!»
Entrambi i ragazzi rabbrividirono all'udire quella voce nel buio della foresta.
Naruko si staccò subito e il suoi occhi azzurri si riempirono di spavento. E panico.
Kakashi Hatake atterrò a pochi metri da loro, le mani in tasca e una buffa espressione divertita sul volto.
«Maestro!», esclamarono in sincrono.
«Già, ben ritrovati!», alzò una mano per salutarli, «Siete arrivati da molto?»
«Questa è la nostra seconda sera qui!», trillò Naruko prontamente e indecisa se saltare in braccio al maestro, personificazione della risoluzione di tutti i loro problemi, o se fuggire in attesa di risolverlo da sola, il problema, prima di ricevere la proverbiale punizione per non essere tornato integro.
Sasuke, al suo fianco, sembrava avesse perso le parole.
«Bene, bene, bene... Naruto! Ti trovo in gran forma!», Kakashi ridacchiò sadico.
«Non è come sembra, io...»
«Sei ragazza da abbastanza tempo per avere “le tue cose”, complimenti...»
I due ragazzi avrebbero voluto sparire, essere sepolti, gettati in mare, qualunque cosa!, pur di non stare lì a subire il terzo grado.
«E tu, Sasuke? Ti dona quella camicia... o dovrei dire... divisa?»
L'Uchiha scattò in piedi. «Lei sapeva tutto!»
«Certamente».
«Quindi per tutto questo tempo...»
«Se si infrange una vetrina in un villaggio pacifico, con un'angolazione piuttosto dubbia, e poi si fugge in pieno giorno...», Kakashi li raggiunse e poggiò le mani in testa ai due, «Ragazzi! Non ho nemmeno avuto bisogno di chiedere in giro o usare lo sharingan! Troppo facile!»
«Ma adesso... lei ha...»
«Sentito tutto? Non proprio, diciamo che mi ha incuriosito la signora che è appena tornata... ma ho seguito i vostri discorsi a sufficienza per sapere cosa vi è successo in questi giorni».
I due non si erano mai sentiti peggio.
Kakashi lanciò un vasetto verso di loro e Naruko lo afferrò al volo. Lo esaminò con cura: terracotta, ben sigillato... a sentire dallo spostamento del peso e dal rumore, al suo interno aveva un liquido.
«Un rimedio per il tuo problema», spiegò il maestro.
«Nel senso che tornerà come prima?»
«Se non ti dispiace».
«No! No, no, cioè...», Sasuke tossicchiò imbarazzato, era stato troppo precipitoso... «Nel senso, è decisamente più utile come ragazzo, che non come frignona petulante».
Mentre loro due parlavano, Naruko ne approfittò per fare qualche passo indietro e si avvicinò ad un albero. I suoi occhi bramavano di vedere il liquido miracoloso e le sue dita tremavano, tanta era l'eccitazione per aprire il coperchio.
«Ehi, aspetta!»
Cosa avrebbe mai potuto fermarlo?
Qualcosa di arancione gli piombò in testa. Se lo tolse di dosso ed ebbe un moto di commozione: la sua tuta!
«Non sarebbe carino se tornassi normale con quella divisa addosso», spiegò Kakashi ghignando, «Però complimenti, ti dona!»
«Maestro!!»
Sasuke si frappose tra loro. Il suo sguardo indicava minacciosamente il vasetto. Un incitamento a tornare a posto.
Naruko si nascose per bene dietro all'albero e, quando fu sicura di non poter essere spiata da quei due, si slacciò i bottoni della divisa e la utilizzò per pulirsi dal sangue rimasto. «Addio, coso mestonale!», ridacchiò nell'infilarsi la sua amata tuta.
Ingurgitò fino all'ultima goccia quell'intruglio amarissimo ed attese che facesse il suo effetto.


«Ce l'hai fatta, mh?»
«Ehi teme! Ti sono mancato? Ahah!»
Un sonoro pugno gli piombò in testa, lasciando un vistoso segno del suo passaggio.
«Ma che ti prende!! Sei scemo?!», si lamentò Naruto massaggiandosi il bernoccolo.
«Sono giorni che aspettavo di tirartelo. Sai com'è... non si picchiano le ragazze».
Entrambi scoppiarono a ridere e si punzecchiarono per tutto il resto del viaggio ma, stranamente, il loro gioco di squadra e l'intesa fra loro erano migliorati.
Kakashi decise che la punizione non sarebbe stata più necessaria, non dopo tutto quello che avevano passato. Ma se non li avesse puniti, avrebbe creato un precedente di insubordinazione, dal momento che le minacce di vendette corporali avrebbero potuto essere messe in discussione!
«Appena tornati a Konoha, vorrete subito ripartire!», annunciò una sera attorno al falò, sotto lo sguardo confuso di Sakura e quelli demoralizzati ed impauriti dei suoi compagni.
«Intende che... vuole punirci lo stesso?»
«Ovvio. Dovete ripagare il debito di quel ristoratore!»
«Bene!», esclamò Naruto, «Allora adesso incassiamo la ricompensa della missione e...»
«E andate a fare i camerieri.»
I due sgranarono gli occhi e si sentirono venir meno.
«Ma... maestro», pigolò la rosa, «Sono tornati senza essersi picchiati! Perché li punisce?»
«Hai ragione, Sakura, non si sono picchiati... ma non si sa mai...»






Anni dopo...







Sasuke Uchiha li osservava attento ed immobile, dall'alto delle rovine del rifugio di Orochimaru. Con il kimono aperto e svolazzante al vento, una mano sulla katana appesa al fianco e lo sguardo gelido, insensibile.
Sakura ebbe un sussulto al sol vederlo da lontano. Si portò le mani sul petto, «Sasuke...», sussurrò al confine tra l'estasi e la sorpresa.
Naruto tese le labbra in un mezzo sorriso, rivedendo il suo compagno ancora tutto intero, dopo quei tre lunghissimi anni di ricerca.
«Cosa siete venuti a fare?», domandò atono l'Uchiha.
Sakura si sporse in avanti. «Ti prego, Sasuke, torna a Konoha con noi!»
«Tranquilla, Sakura», la rassicurò Naruto mentre si avvicinava all'Uchiha, «So io come convincerlo...»





   
 
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