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Autore: Beatrix Bonnie    28/01/2011    5 recensioni
Questa è la storia di Reg Weasley, un ragazzino allegro e forse troppo chiacchierone che si ritroverà a dover affrontare scelte difficili, più grandi di lui. Ma il suo infinito coraggio lascerà un segno in tutti quelli che gli sono vicini...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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Ritornare a casa per le vacanze di Natale, fu abbastanza piacevole, anche se Reg dovette sopportarsi sua sorella per quindici lunghi giorni. Per fortuna, durante buona parte del pomeriggio, lei era fuori, nel campo di zucche sul retro della casa, ad allenarsi per il Quidditch.

Un giorno la trovò con in mano due coltelli da cucina, intenta a disegnare un bersaglio su una tavola di legno. Posizionò il suo centro contro lo spaventapasseri e si mise a distanza di qualche metro.

«Che stai facendo? Sei impazzita?» le domandò Reg, con gli occhi sgranati.

Lei nemmeno rispose: si limitò a chiudere un occhio per prendere la mira e poi lanciò il primo coltello contro l'asse. Mancò di parecchio il bersaglio, tanto che la lama si conficcò da qualche parte nel terreno.

«Ma...» provò a dire Reg, quando sua sorella lo interruppe: «Senti, mi sto allenando. Vattene».

«Sei fuori!» esclamò allora Reg, osservandola mentre tentava il secondo tiro. Questa volta il coltello centrò la tavola, infilzandosi nel legno con una pioggia di schegge.

Mary strinse il pugno in segno di soddisfazione, poi si voltò verso suo fratello. «Ascolta: se riesco a beccare un bersaglio con un coltello da cucina, posso centrare un anello con la pluffa. È tutta questione di mira».

«Posso provare?» domandò allora Reg, eccitato dall'idea.

Mary era sul punto di rispondergli a malo modo, ma quando vide il sorriso speranzoso che gli illuminava il volto, non seppe dirgli di no. Sbuffò e roteò gli occhi, ma alla fine cedette. «Accio coltelli» disse mollemente, poi passò uno dei due a suo fratello. «Dai, prova».

Reg si mise in posizione, chiuse un occhio per prendere la mira, prese un profondo respiro... e poi tirò.

«Chi mi aiuta con gli addobbi di Natale?» esclamò Leopold Weasley, spalancando proprio in quel momento la porta sul retro con l'unico arto disponibile, il piede sinistro, visto che tra le braccia reggeva uno scatolone pieno di cianfrusaglie natalizie, mentre alla caviglia destra vi erano attaccate le zanne di Fufy, che, chissà per quale motivo, si divertiva a mordicchiare il suo padrone ogni volta che questi aveva in mano qualcosa di pericoloso o fragile.

Il coltello che Reg aveva appena lanciato si conficcò nel legno della porta, ad un pelo dal naso del signor Weasley.

«Ohibò!» commentò questi, colto di sorpresa.

Mary e Reg si scambiarono uno sguardo divertito, poi scoppiarono a ridere. Risero fino a stare male, risero come non ridevano da tempo, loro due, la campionessa e la pulce. Insieme.


Il Natale a casa Black non era mai stato particolarmente piacevole, soprattutto da quando Sirius era diventato un Grifondoro, attirando sempre di più le ire dei genitori. Anche quando venivano a casa gli zii e le cugine, Narcissa e Bellatrix con il suo nuovo marito Rodolphus Lestrange, l'atmosfera di Grimmauld Palce era tutt'altro che calda e natalizia. Quello poi era il primo Natale senza Andromeda e in casa si respirava un'aria più pesante del solito.

Regulus se ne stava seduto sul divano ad ascoltare in silenzio i discorsi dei grandi. Ogni tanto lanciava qualche occhiata di rimprovero a suo fratello che era seduto a gambe incrociate davanti al fuoco e lo stuzzicava buttandoci dentro, di tanto in tanto, delle palline di carta. Sentire i discorsi ammirati di sua cugina Bellatrix sul Signore Oscuro era molto noioso e avrebbe di gran lunga preferito passare il Natale in compagnia di Reg, che, immaginava, avrebbe cantato canzoncine natalizie in piedi sul tavolo oppure avrebbe combinato qualche disastro in grado di strappargli un sorriso.

Proprio in quel momento entrò in salotto Kreacher, che gli consegnò una lettera. «È arrivata questa per lei, padroncino» gli disse l'elfo, senza osare alzare troppo la voce per non disturbare.

Regulus riconobbe subito la grafia infantile e un po' sgraziata del suo amico Reg e, visto che nessuno stava facendo caso a lui, preferì mettersela in tasca e ritirarsi in camera sua con una qualche scusa per poterla leggere in tranquillità. Era sicuro, infatti, che a nessuno dei suoi parenti sarebbe piaciuto scoprire della sua amicizia con Reg Weasley, la cui famiglia, anche se Purosangue, non era certo ben vista dalla comunità magica.

Una volta al sicuro nella sua camera, Regulus aprì la lettera e lasciò che i suoi occhi scorressero velocemente sulle poche righe che aveva scritto il suo amico. Gli raccontava della neve che aveva invaso il campo di zucche e le colline circostanti, del cappone gigantesco che sua mamma aveva preparato per il pranzo di Natale, del libro sul Quidditch che gli aveva regalato sua sorella e della radio che gli aveva donato invece suo cugino Arthur. C'era tanta innocenza e spensieratezza in quelle parole, che Regulus si sentì improvvisamente rincuorato: la spontaneità di Reg lo tranquillizzava. Dopo averla riletta un paio di volte, nascose la lettera nel cassetto del comodino, decidendo che avrebbe risposto più tardi, quando i suoi parenti se ne fossero andati.

Uscì sul pianerottolo al buio, così non si accorse della figura di suo fratello, che se ne stava con le spalle appoggiate alla porta della sua camera, finché questi non parlò: «Chissà cosa direbbero i nostri genitori del figlio perfetto, se sapessero che disobbedisce ai loro ordini».

Regulus si bloccò in mezzo al corridoio, come se gli fosse stata lanciata una fattura pietrificante. «Che cosa hai detto?» domandò al fratello, voltandosi verso di lui per fronteggiarlo. Ora poteva vedere la sua sagoma appoggiata con noncuranza alla porta, il suo sorrisetto divertito e gli occhi grigi che brillavano nel buio.

«Ho detto che non sei tanto migliore di me» gli rispose, guardandolo con aria di sfida.

Regulus si avvicinò a lui con i pugni serrati. Era più basso del fratello e quindi non riusciva a fissarlo negli occhi da pari a pari, ma poteva comunque mettergli il broncio.

«Chissà cosa direbbero mamma e papà se sapessero che il loro figlioletto preferito intrattiene una corrispondenza segreta con quella pulce di Weasley» lo provocò Sirius, con un sorrisetto.

Regulus deglutì. Non avrebbe osato spifferarglielo... o sì?

Sarebbe stato un vero disastro: non voleva rinunciare alla sua amicizia con Reg, ma era certo che i genitori non avrebbero approvato e, se lo avessero scoperto, certo gli avrebbero impedito di rivolgergli ancora la parola.

Sirius scoppiò a ridere, una risata sadica e senza un briciolo di allegria. «Si lamentano tanto di me, ma tu non sei affatto migliore. Almeno James non è un traditore del suo sangue» lo stuzzicò ancora.

Regulus strinse i pugni per impedire a se stesso di spedire una bella fattura contro il fratello. «Cosa vuoi per il tuo silenzio?» gli domandò alla fine, con un sospiro rassegnato.

Sirius sorrise. «Nulla. Io non dirò niente a nessuno» gli rispose in un sussurro.

Regulus sgranò gli occhi sorpreso: era strano che suo fratello si mostrasse disponibile nei suoi confronti.

Sirius gli si avvicinò, finché i loro visi quasi non si sfiorarono. «Ho solo una domanda, Regulus: quando lo scopriranno, perché prima o poi lo scopriranno, chi sceglierai? L'amico o la famiglia?»


Quella domanda tormentò Regulus per tutto il resto delle vacanze e anche la vigilia del suo ritorno a Hogwarts non era ancora riuscito a darsi una risposta. Certo, l'amicizia con Reg era piacevole e non avrebbe voluto rinunciarvi, ma di fronte alla sua famiglia... e se sua madre Walburga l'avesse cancellato dall'albero genealogico come aveva fatto con Andormeda? Regulus rabbrividiva al solo pensiero. Non voleva essere cacciato di casa, rinnegato dai suoi genitori, guardato con biasimo dalle cugine.

Ma l'unica che potesse scoprire la sua amicizia con Reg era Narcissa, che stava frequentando l'ultimo anno, e se fino ad ora non se n'era accorta, con un po' di fortuna quella fatidica domanda non avrebbe preteso risposta ancora per molto tempo.

Tornare a scuola fu quasi un sollievo, per Regulus, lontano dall'opprimente aria di casa e dai suoi assillanti problemi. Lui e Reg si scelsero uno scompartimento vuoto tutto per loro e passarono il viaggio a mangiare cioccorane e raccontarsi delle proprie vacanze. O meglio, sarebbe più preciso dire che Reg stordì di chiacchiere il suo amico, descrivendo l'enorme torta alla panna che si era spiaccicata sull'abito buono di zia Marge, i bisticci tra i figli piccoli di suo cugino Arthur, Bill e Charlie, il libro Il Quidditch attraverso i secoli che gli aveva regalato sua sorella, sul quale aveva dovuto scrivere “Questo libro è di Reg e di nessun altro perché un altro suo cugino ci aveva messo gli occhi sopra. Ma soprattutto parlò della sua nuova radio, un apparecchio Babbano che Arthur aveva modificato perché non avesse bisogno dell'elettricità per funzionare e che prendeva tutte le stazioni radio, magiche e non. Reg ne era talmente estasiato che passò una buona mezzora a cantarne le lodi e elogiare ogni sua singola parte. Dopo dieci minuti Regulus smise di ascoltarlo e prese a guardare fuori dal finestrino, lasciandosi cullare dal chiacchiericcio del suo amico, mentre una sensazione crescente di tranquillità lo invadeva.

Un sabato mattina di metà febbraio, Reg trascinò Regulus in riva al lago per ascoltare la radio e giocare con gli ultimi sprazzi di neve che non si erano ancora sciolti. Regulus si sedette a gambe incrociate sull'erba umida a leggere un libro, appoggiando la schiena ad un faggio, mentre il suo amico armeggiava con la radio alla ricerca di chissà quale stazione. D'un tratto una musica chiassosa esplose dalle piccole casse dell'aggeggio Babbano.

«Che roba è?» domandò Regulus, storcendo il naso. A casa Black non si ascoltava molta musica, forse perché considerata un'attività troppo frivola per l'austerità della dimora, ma certo nessuno avrebbe mai immaginato di ascoltare quella roba.

«Questo è rock'n'roll, baby!» rispose Reg, agitando in aria le braccia come per suonare piatti e tamburi di una batteria immaginaria. «È forte 'sta musica Babbana. Questi sono i Queen.... non sono niente male, davvero niente male» esclamò con entusiasmo. Dopo aver scelto la frequenza, cominciò a fare un misero pupazzo di neve con quel poco che non si era ancora sciolta.

Regulus non era particolarmente convinto che il suo concetto di “niente male” coincidesse con quello del suo amico, né che il rumore che fuoriusciva dalle casse della radio potesse essere catalogato come musica, ma era talmente piacevole passare una giornata all'aria aperta che poteva anche sopportare il rock'n'roll di Reg.

Verso mezzogiorno, Reg mostrò soddisfatto il risultato del suo duro lavoro all'amico. Il pupazzo era un ammasso informe di neve, il sorriso e il naso erano fatti con dei sassolini presi dalla riva del lago.

«Gli mancano gli occhi» commentò Regulus.

«Hai ragione!» esclamò Reg, battendosi il palmo sulla fronte. Dopodiché si ficcò una mano in tasca ed estrasse un paio di occhiali rotondi che conficcò nella neve, dove avrebbero dovuto esserci gli occhi.

«E quelli dove li hai presi?» domandò Regulus, alzando un solo sopracciglio.

Reg fece un sorrisetto furbo. «Diciamo che Potter avrà un po' di difficoltà a vedere il Boccino, all'allenamento di oggi».

Regulus sgranò gli occhi, ma pensando alla divertente immagine di Potter che cercava i suoi occhiali e nel vedere lo sguardo scintillante di furbizia del suo amico, non riuscì a trattenersi dal ridere. La sua risata suonava così strana perfino alle sue stesse orecchie... era raro che scoppiasse a ridere in quel modo. Presto, però, la sua allegria contagiò anche Reg e i due amici si ritrovarono con le lacrime agli occhi e il mal di pancia.

Non potevano certo sapere che la loro tranquillità sarebbe stata presto turbata.

Arrivata l'ora di pranzo, i due ragazzini ritornarono lentamente verso il castello. Reg passò alla torre di Grifondoro per riporre la radio nel suo dormitorio, mentre Regulus entrò in Sala Grande e si diresse verso il tavolo di Serpeverde.

«Ehi, Regulus!» lo chiamò sua cugina Narcissa. «Vieni a sederti qui vicino a me».

Reg si avvicinò al tavolo strisciando i piedi a terra e con gli occhi bassi. Non che non volesse sedersi al fianco di sua cugina, ma mal tollerava la compagnia di cui questa si era circondata. La ragazza irlandese, poi, Priscilla Saiminiu, gli faceva venire i brividi lungo la schiena tutte le volte che i loro occhi si incrociavano. Mangiò il suo pasto in silenzio, ascoltando i discorsi dei grandi: parlavano principalmente di quanto fossero insulsi i Babbani e del fatto che i Sanguesporco non avrebbero dovuto permettersi di studiare al loro fianco. Certo, Regulus era d'accordo con loro, ma non gli sembrava che quello fosse l'argomento migliore di cui discutere a pranzo.

«Ehi, Reg! Andiamo a tirare caccabombe contro Potter!» esclamò una voce alle sue spalle. Non ebbe bisogno di voltarsi, per sapere a chi apparteneva. Una invadente sensazione di gelo gli attanagliò lo stomaco.

Narcissa, la Saiminiu e gli altri si voltarono contemporaneamente verso chi aveva appena parlato.

«Che cosa vuoi, Weasley?» lo aggredì Narcissa.

Regulus non ebbe il coraggio di girarsi a vedere la faccia del suo amico. Tanto sapeva che avrebbe risposto a tono a sua cugina, anche se lei era molto più grande.

«Sto parlando con Reg, non con te».

rispose infatti Reg, senza scomporsi troppo.

«Stai forse insinuando che un Black ha dei contatti con un traditore del suo sangue?» domandò Narcissa, con una sottile vena di sarcasmo nella voce.

«Certo, lui è mio amico! Reg, diglielo anche tu!» rispose il ragazzino, senza farsi scalfire dall'accusa dell'altra.

Regulus strinse i pugni e si morse il labbro, ma non si voltò. Quello era il suo peggiore incubo che si stava realizzando. Chi avrebbe scelto, chi avrebbe scelto?

«Reg?»

Non aveva mai sentito il suo amico usare quel tono: lo stava supplicando. Lo stava supplicando di voltarsi, di guardarlo in faccia, di avere il coraggio di fissarlo negli occhi per confessare la loro amicizia. Ma no, Regulus non poteva farlo. Non davanti a Narcissa, non con la consapevolezza che la sua famiglia non lo avrebbe mai approvato. Eppure non aveva nemmeno la forza di girarsi verso di lui, di tradirlo così, riservandogli lo stesso sguardo sprezzante di Narcissa. Restò immobile, gli occhi rivolti in basso, i pugni stretti e le spalle curve verso l'unica persona che gli fosse mai stata amica.

«Sparisci, Weasley. E smettila di importunare mio cugino» gli intimò allora Narcissa, tornando a preoccuparsi del suo pranzo.

Ma Reg rimase lì immobile per parecchi secondi, incapace di assimilare il pugno che aveva appena ricevuto nello stomaco dal suo migliore amico.

Regulus ancora non si voltò, finché non sentì i suoi passi che finalmente si allontanavano. Solo allora osò sbirciare alle sue spalle, ma di Reg Weasley non c'era più traccia.





Ah, che pena scrivere questo capitolo! Le cose cominciano a mettersi male per l'amicizia tra i due Reg... insomma, se fino a adesso Regulus aveva chiuso gli occhi sulla “condizione” del suo amico, non volendo applicare i pregiudizi della sua famiglia a Reg, anche se formalmente li condivideva, ora è stato obbligato a fare una scelta. Nel prossimo capitolo, vedrete come ha reagito Reg a tutto questo!

In compenso, strano ma vero, finalmente i due fratelli Weasley sembrano riappacificarsi...come si fa a dire che non si vogliono bene, in fondo?

A presto (ovvero a mercoledì 2, nel tardo pomeriggio)!

Beatrix Bonnie



EDIT: continua anche per questo racconto l'opera di risistemazione dei dialoghi!

   
 
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