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Autore: OpunziaEspinosa    28/01/2011    1 recensioni
Isabella Maria Swan, 30 anni, insegnante di cucina, fugge a Londra dopo aver spezzato il cuore di un uomo e seriamente danneggiato il proprio. Edward Cullen, 24 anni, attore, a Londra per una breve vacanza prima di tornare a L.A. sul set di Le Quattro Stagioni, famosa saga cinematografica vampiresca. E se si dovessero incontrare? È possibile l'amore tra una donna qualunque e la star del momento? Tra una donna ed un ragazzino? Cosa li unisce? Cosa li rende così adatti l'uno all'altra? Nulla, in apparenza...
CONSIGLIATO A CHI TROVA CIO' CHE ACCADE AL CAST DI TWILIGHT FANTASCIENZA, APPREZZA L'IRONIA, VUOLE SORRIDERE MA ANCHE COMMUOVERSI UN PO'.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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 3. ISABELLA

I was searching, you were on a mission
Then our hearts combined like a neutron star collision
(Neutron star collision – Muse)

Alle 6.30 precise sono fuori dal Black Sheep, a quanto pare un piccolo ed anonimo pub in Russel Street. Strana scelta per una festa di compleanno. E poi perché costringermi a indossare un abito così elegante per una semplice cena in un pub sconosciuto di una qualunque via residenziale di Londra? A questo punto avremmo potuto passare la serata al The Dungeon di Eric e Angela. E magari sul tardi, e con una buona dose di alcool in corpo, avrei anche potuto improvvisare qualcosa sul palco con la mia chitarra.
Dopo aver pagato il taxi, resto in piedi sul marciapiede a contemplare la vecchia insegna scolorita per un po’. Poi, mi decido ad entrare.

Al bancone c’è un uomo sulla sessantina dall’aria simpatica.
“Buonasera. Dovrebbe esserci un tavolo prenotato per una cena di compleanno a nome…” Già, a nome di chi? “Non saprei, a dire il vero. Isabella, forse. Oppure Rosalie. O Angela.”
Il volto del barista si illumina.
“Sì, certo. Da questa parte. Tu sei Isabella, vero?”
Meno male, sa di cosa sto parlando.
Il barista mi fa accomodare ad un piccolo tavolo in una zona appartata del locale, le spalle rivolte all’ingresso.
“Scusi, deve esserci un errore. È un tavolo apparecchiato per due. Siamo in tre,” azzardo timida.
“Nessun errore. C’è un biglietto per te, Isabella. Prego, siediti.” E così dicendo mi porge un’altra busta rosa che mi affretto ad aprire.

I sogni son desideri… e certe volte diventano realtà!
Buon compleanno Bella!!!
A & R

Ok. Ora sono davvero confusa. Mi guardo intorno disperata, cercando di capire cosa sta succedendo. Dove sono Angela e Rosalie? Tutti gli altri tavoli sono occupati da coppie o da gruppi di amici, ma di loro nessuna traccia.
Torno a fissare il tavolo apparecchiato per due. Poi mi volto e noto che al bancone del bar c’è un ragazzo alto e magro, di cui riesco a vedere solo la schiena, intento a parlare con il barista che non mi toglie gli occhi di dosso. Ed improvvisamente un pensiero inquietante si fa largo nella mia mente. Le mie amiche mi hanno regalato un appuntamento al buio?! Non ci credo. Quel tipo è il mio regalo?
Da mesi vanno blaterando che mi devo sistemare, che mi devo lasciare andare, e che devo almeno tentare di avere una relazione seria, ma giuro, se mi hanno regalato una cena con un uomo, appena torno a casa le ammazzo! Anzi no. Le chiamo subito. Prima le insulto per telefono, poi congedo il mio appuntamento, poi torno a casa e le ammazzo!

Sono concentrata nell’ardua impresa di estrarre il cellulare dalla pochette in cui l’ho conficcato prima di uscire insieme al mio personale kit di sopravvivenza, vale a dire portafoglio, fazzoletti di carta, chiavi di casa e lucidalabbra, quando un ragazzo prende posto dall’altra parte del tavolo. Neanche a farlo apposta ha una camicia a quadri, proprio come il tipo che se ne stava al bancone un attimo fa. Grandioso! Quelle stronze mi hanno davvero regalato un appuntamento al buio! So che non è colpa di questo poveretto se mi trovo qui questa sera, e che le responsabili sono al sicuro a miglia di distanza da qui, ma sono troppo arrabbiata! Odio gli appuntamenti al buio! Gli uomini me li scelgo da me, e ci esco a cena solo se mi va. Queste situazioni sono sempre imbarazzanti ed artefatte. Uno strazio. Ma cosa avevano in mente, quelle due? Non mi conoscono affatto, allora!

“Ciao. Tu devi essere Isabella.”
Sbatto la borsetta sul tavolo, spazientita e seriamente intenzionata a cacciar via questo tipo a male parole. Ma poi metto a fuoco chi mi trovo davanti e l’intero universo si ferma.
Io conosco questa voce. E conosco questi occhi azzurri, e questo volto pallido, e queste labbra meravigliose…
Signore Onnipotente!
Edward Cullen, il famoso attore, protagonista delle mie fantasie più segrete e perverse, è seduto di fronte a me e mi sorride.
“Credo di essere il tuo regalo di compleanno,” continua tranquillo. “Una delle tue amiche ha vinto una cena con il sottoscritto messa in palio da mia madre per raccogliere fondi per la parrocchia del quartiere, e ha deciso di regalartela per il tuo compleanno.”
Edward Cullen è il mio regalo di compleanno?
EDWARD CULLEN È IL MIO REGALO DI COMPLEANNO?!
Non è possibile, sto sognando. Non c’è altra spiegazione logica.
Continuo a fissarlo con la bocca spalancata per non so quanto tempo. Devo avere l’aria di una ritardata mentale.
Lui arrossisce vistosamente e scoppia a ridere.
Oh, mio Dio! La sua risata inconfondibile…
“Ti prego, di qualcosa,” mi implora. “E’ piuttosto imbarazzante...”
Certo. Devo dire qualcosa.
“Come… Cosa… Io… Come…” balbetto.
Perfetto: ho perso la facoltà di elaborare semplici frasi di senso compiuto! Ma come potrei riuscirci, dopo tutto? Ho la gola secca, le guancie in fiamme, e il cuore che batte talmente forte da sentirlo pulsare persino nelle orecchie.
Lui continua a ridere nervoso. “Tranquilla. Non mordo. Tira un bel respiro e ricominciamo.”
Credo sia abituato a reazioni di questo tipo. Reazioni da ragazzina isterica, proprio come mi sento io in questo momento. Che vergogna...
“Scusa,” riesco a dire dopo un po’.
“Di che?”
“Per tutto questo… Lo so, sto facendo la figura della scema. Il fatto è che fino a due minuti fa credevo che avrei cenato con le mie amiche. Invece mi trovo di fronte ad Edward Cullen che mi dice di essere il mio regalo di compleanno… io davvero non capisco… sei proprio tu?”
Sei proprio tu?! Di sicuro non potevo trovare una domanda più stupida! Certo che è lui, Bella! In carne ed ossa!
Edward, però, più che spazientito sembra divertito.
“Già,” risponde. “In persona. Piacere di conoscerti Isabella. E buon compleanno.”
“Bella,” lo correggo, stringendogli la mano che mi porge educato, e ovviamente pensando OMioDioStoToccandoLaManoDiEdwardCullen. “Grazie per gli auguri.”

Fortunatamente arriva Bob per le ordinazioni, togliendoci dall’imbarazzo.
“Allora Eddie, Isabella, avete deciso cosa mangiare?”
Eddie?! No, Eddie decisamente non mi piace.
“Veramente no. Tu cosa gradiresti Bella? Hai fame?”
Mi rendo improvvisamente conto che non ho fatto colazione e che il mio pranzo si è limitato a una fetta di torta. O forse due. Ok, lo ammetto: tre. E ho pure fatto fuori quattro tavolette di cioccolata. In ogni caso, sì: ho un certo appetito.
“Se devo essere sincera sto morendo di fame,” ammetto fin troppo candidamente. “Tu cosa mi consigli, Edward?”
“Qui fanno la migliore bistecca che si possa mangiare a Londra, vero Bob?”
“L’hai detto amico!”
Eddie? Amico? È chiaro che questi due si conoscono da una vita.
“Allora vada per una bistecca. Al sangue. E una media chiara. Grazie Bob.”
“Lo stesso per me. Ci prendiamo anche delle patatine?”
“Certo.”
“Perfetto. Allora due bistecche al sangue, due birre, e una doppia porzione di patatine. Ci vuoi delle salse, Bella?”
“No, ma se tu preferisci…” In fondo chi sono io per negare della maionese o del ketchup o qualunque altra cosa, animata o inanimata, commestibile o meno, esistente sulla faccia della terra a Edward Cullen?
“No. Va bene così, allora. Grazie Bob.”
Il barista si allontana con le nostre ordinazioni e siamo di nuovo soli.

Non riesco a crederci: cenerò con Edward Cullen!
Non ho ancora superato del tutto lo shock iniziale, ma sono decisamente più calma e mi prendo un attimo per osservarlo meglio.
Edward è davvero bellissimo. Molto meglio dal vivo che in foto, in TV, o al cinema! I suoi occhi azzurri, ad esempio, sono molto più intensi e profondi di quanto mi aspettassi. E sembra anche più muscoloso. E poi è così alto! Adoro gli uomini alti, perché lo sono anch’io, e con loro posso mettere quei tacchi ai quali troppo spesso devo rinunciare. Da questa distanza riesco persino a sentire il suo profumo. Buonissimo. Perché i giornali scrivono che non si lava e puzza? È ridicolo! Quest’uomo ha un odore divino! Bagnoschiuma, caramelle e un lieve accenno di tabacco. Mi fa impazzire!
Lo fisso intensamente per qualche istante, pensando che, infondo, sono una donna forte e indipendente che ha appena compiuto trent’anni e che non può farsi mettere in difficoltà da un ragazzino che non ne ha ancora compiuti ventiquattro. Anche se questo ragazzino è la star del momento.
Edward se ne accorge, arrossisce leggermente, e si passa una mano tra i capelli disordinati aspettando che dica qualcosa.
“Senti, potresti spiegarmi di nuovo che ci fai qui?” gli chiedo visibilmente confusa. “Non che la cosa mi dispiaccia, anzi… ma non credo di aver capito la storia del premio… una delle mie amiche ti ha comprato per me?”
“Più o meno,” risponde lui, alzando le spalle. “È tutta colpa di mia madre, in realtà. Lei e le sue amiche stanno aiutando padre Sam a raccogliere dei fondi per ristrutturare il centro anziani. Così, tra le varie iniziative, hanno organizzato una sorta di lotteria. Il premio, come avrai capito, era una cena con il sottoscritto. E a quanto pare è stato vinto da una tua amica.”
“Tua madre ti ha messo all’asta? Dici serio?” domando incredula.
“Già, proprio così,” risponde lui rassegnato.
“Ma è pazza?” Le parole mi escono dalla bocca prima ancora che le abbia pensate. Grandioso. Ho appena dato della pazza alla madre di Edward Cullen!
Lui mi guarda stranito, e io sono terrorizzata dall’idea di averlo offeso.
“Scusa…” mi affretto ad aggiungere. “Non volevo dire che tua madre è pazza… senza dubbio non è una pazza… e poi la parola pazzo può avere anche una connotazione positiva, se ci rifletti…”
Santo cielo, Bella: vuoi smetterla di pronunciare la parola pazzo?
“Quello che voglio dire è che mi sembra un po’ azzardato mettere in palio una cena con te… se la notizia fosse capitata tra le mani sbagliate sarebbe successo il finimondo… voglio dire, tu sei Edward Cullen! Anche mia nonna che ha ottant’anni e che vive in Italia sa chi sei…”
Questa è ovviamente una bugia. Mia nonna Maria non riconosce più neppure se stessa, ma l’esagerazione rende bene l’idea.
Edward mi guarda come se avessi detto la cosa più ovvia dell’universo, ma, al contempo, fossi l’unica insieme a lui a capirla.
“Brava! È quello che ho cercato di spiegare a mia madre! In realtà non sono nessuno, e la questione della fama è talmente effimera che neppure riesco a considerarla reale. Ma purtroppo in molti, troppi, pensano che anche il mio solo respirare faccia notizia e non ci vuole nulla a finire sui giornali e ad essere inseguito per giorni dai paparazzi.”
“Com’è che la cosa non è diventata di dominio pubblico, allora?”
“Mia madre ha avuto l’accortezza di intitolare il concorso Cena con una Star Misteriosa o qualcosa del genere… il fatto è che lei è l’unica in tutto il quartiere ad avere un figlio che fa l’attore e finisce regolarmente sulle riviste. Tutti sapevano che ero io la Star Misteriosa, ne sono certo. Per fortuna la notizia non è finita in rete.”
“Ancora non capisco come le mie amiche sapessero di questa lotteria, però.” Pur essendone molto, molto, mooolto grata.
“Una delle tue amiche si chiama Angela?”
“Sì, come fai a saperlo?” chiedo sospettosa.
“E’ stata lei. Sua nonna, la Signora Weber, è un membro molto attivo della comunità. E’ da lei che ha ricevuto la soffiata. Infatti ero convinto che avrei cenato con Angela, non con te.”
La nonna di Angela conosce la madre di Edward Cullen?!
La nonna di Angela conosce la madre di Edward Cullen e io non ne sapevo nulla?!
Meglio non pensarci…
Improvvisamente provo pena per questo ragazzo che mi siede di fronte, costretto dalla madre a cenare con una fan, molto probabilmente in una delle sue poche serate libere da impegni di lavoro.
“Dio, mi sento così in colpa.” confesso, nascondendo il volto tra le mani.
“Perché?” mi chiede confuso.
“Beh, sono sicura che vorresti essere altrove, magari da qualche parte a berti una birra con i tuoi amici, e non seduto al tavolo di un anonimo pub ad intrattenere una sconosciuta che ha appena offeso tua madre!”
Edward scoppia a ridere, di nuovo. E io penso che vorrei tanto incidere un CD con la sua risata da ascoltare e riascoltare e riascoltare ancora.
“Bella, non ti preoccupare,” mi rassicura “Per un uomo è sempre piacevole cenare con una bella donna.”
Bella donna? Edward Cullen pensa che io sia bella?
Il cuore comincia di nuovo a martellarmi furiosamente nel petto, e credo che il mio volto abbia assunto lo stesso colore della bandiera comunista, perciò ringrazio segretamente Dio, Allah, Krishna, Buddha, tutti gli angeli, i santi e gli dei dell’Olimpo quando Bob compare con la nostra cena togliendomi dall’imbarazzo.
“Buon appetito, Bella.”
“Buon appetito.”
“Allora, davvero non avevi idea che avresti cenato con me?” mi chiede Edward, affondando il coltello nella bistecca.
“No!” rispondo molto poco signorilmente con la bocca piena di patatine. “Perché? Avevo l’aria di una che sapeva?”
“No, direi di no!” sghignazza divertito. “All’inizio pensavo mi volessi cacciare a calci! Avevi l’aria davvero incazzata! Poi sei sbiancata, come se avessi visto un fantasma, e non hai più detto una parola. Temevo svenissi!”
“Effettivamente ti volevo cacciare a calci,” ammetto. “Non mi ero accorta fossi tu! Pensavo che le mie amiche mi avessero organizzato un appuntamento al buio con un uomo!”
“Beh, è esattamente quello che è successo…” precisa.
“Sì, però tu non sei Un Uomo… tu sei… TU!”
“Io non sarei un uomo?” mi chiede, posando coltello e forchetta e inarcando un sopracciglio.
“No… cioè, sì… insomma, andiamo… hai capito.” balbetto imbarazzata. Santo Cielo! Tu sei Edward Cullen! Dovresti saperlo!
Edward torna a concentrarsi sulla sua bistecca, senza togliermi i suoi meravigliosi occhi blu di dosso. Oddio, sento che sto per svenire. Così non va bene. Mi devo concentrare.
“Allora, confessa” gli chiedo dopo un paio di bocconi.”Che programmi avevi per la serata?”
Edward sembra preso in contropiede, e ha un attimo di esitazione.
“Dai, non mi offendo,” insisto. “Che dovevi fare, prima che tua madre ti costringesse ad un appuntamento al buio con una tardona che ha decorato il desktop del suo P.C. con una tua foto?”
“Hai una mia foto sul desktop?” mi chiede con aria maliziosa.
Merda. Perché stasera sono affetta da diarrea verbale?
“No…”
Negare! Negare tutto!Urla la mia vocina interna.
“Sì, invece!” sghignazza lui.
Cambia discorso! Distrailo!Continua ad urlare allarmata la mia vocina interna.
“Non hai risposto alla mia domanda…”
Lui mi scruta serio per un attimo e poi confessa.
“Più tardi vorrei andare al Tokyo Decadence. Ci suona un mio amico con il suo gruppo.”
“Io ci lavoravo al Tokyo Decadence!”
“Davvero?”
“Sì, come cameriera. Ci ho lavorato tutti i fine settimana per due anni. Poi tre impieghi hanno cominciato a pesare, così ho mollato sei mesi fa. Come si chiama il gruppo? Magari li conosco.”
“Wolf Pack.”
“Wolf Pack... sì, mi pare di conoscerli… fammi sentire qualcosa,” gli propongo.
E così Edward canticchia il ritornello di uno dei loro pezzi. Lo riconosco immediatamente e gli vado dietro.
“Sai chi sono, allora!” esclama entusiasta.
“Sì, li ho visti un paio di volte lo scorso anno. Credo di avere anche un CD da qualche parte. Sono bravi. Il tuo amico chi è? Qual è dei tre?”
“Jacob, chitarra e voce,” precisa.
“Jacob… sì ho capito chi è.”
“Lo sai che anni fa ero uno del gruppo?” confessa.
“Dici sul serio?” Per via di quello che scrivono i giornali so che Edward è un grande appassionato di musica e che suona la chitarra, ma non sapevo avesse fatto parte dei Wolf Pack.
“Sì, avevamo diciassette anni… e neppure ci chiamavamo Wolf Pack… eravamo in tre. Io, Jake ed Emmett. Poi me ne sono andato ed è arrivato James.”
“E hanno cambiato nome, e hanno fatto il salto di qualità…” sghignazzo, prendendolo in giro.
Lui mi guarda per un attimo con l’aria stupita, come se non si aspettasse da parte mia una battuta del genere. Effettivamente neppure io mi aspettavo di potermi sentire così rilassata in sua compagnia. Rilassata al punto da potermi perfino prendere gioco di lui.
Poi Edward abbassa lo sguardo, scuote impercettibilmente la testa abbozzando un sorriso, e mi fa una proposta che davvero non posso rifiutare.
“Senti, ti va di andarci insieme al concerto? Dopo la cena, intendo.”
Per un attimo penso che me lo stia chiedendo per educazione, ma in realtà sembra entusiasta, come se avesse appena trovato un terreno comune da coltivare. Così accetto di buon grado.
“Certo! E poi lì conosco tutti. Possiamo bere gratis,” gli dico, facendogli l’occhiolino.
Ovviamente lui non ha bisogno di bere gratis da nessuna parte, ma capisce la battuta e sta al gioco.
“Che musica ascolti? Quali altri gruppi ti piacciono?” mi chiede.
E così iniziamo una discussione animata e divertita sulla nostra comune passione: la musica.

   
 
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