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Autore: OpunziaEspinosa    23/01/2011    1 recensioni
Isabella Maria Swan, 30 anni, insegnante di cucina, fugge a Londra dopo aver spezzato il cuore di un uomo e seriamente danneggiato il proprio. Edward Cullen, 24 anni, attore, a Londra per una breve vacanza prima di tornare a L.A. sul set di Le Quattro Stagioni, famosa saga cinematografica vampiresca. E se si dovessero incontrare? È possibile l'amore tra una donna qualunque e la star del momento? Tra una donna ed un ragazzino? Cosa li unisce? Cosa li rende così adatti l'uno all'altra? Nulla, in apparenza...
CONSIGLIATO A CHI TROVA CIO' CHE ACCADE AL CAST DI TWILIGHT FANTASCIENZA, APPREZZA L'IRONIA, VUOLE SORRIDERE MA ANCHE COMMUOVERSI UN PO'.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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2. EDWARD
 
Poi, ho visto gli occhi tuoi, rotolando verso casa
Che male ai miei, che bella sei
Che belle fai, le belle sere
Sai, ho visto gli occhi tuoi
Quando scende la bellezza infondo al cuore
Come vorrei…
(Occhi – Zucchero)
 
“Cosa hai fatto?!”
“Andiamo tesoro, è per una buona causa!”
“Mamma, non mi importa! Avresti dovuto parlarmene!”
“Credevo ti avrebbe fatto piacere aiutare la parrocchia!”
“Certo che mi fa piacere aiutare la parrocchia, mamma! Con una donazione! Se me ne avessi parlato, avrei potuto staccare un assegno a cinque cifre! Anzi, sei!”
“Giusto… a questo non avevo pensato. Credo di non essermi ancora abituata all’idea che mio figlio sia un multimilionario!”
“Quindi?”
“Quindi niente! Ormai l’ho promesso! Ci sono state un sacco di iscrizioni al concorso Vinci una cena con una celebrità misteriosa… cosa diremo al fortunato estratto se non ci sarà nessuna celebrità ad aspettarlo?”
“Non mi importa, mamma! Inventatevi qualcosa, non è affare mio! Sono a casa da meno di una settimana e mi voglio riposare! Fino alla fine di maggio, non voglio vedere nessuno se non i miei amici! I miei veri amici. Quelli a cui non importa nulla del fatto che io sia un attore o del fatto che io sia famoso! Sono stanco delle fans isteriche, stanco dei giornalisti invadenti, stanco dei fotografi… ti rendi conto che se questa storia capita nelle mani sbagliate posso dire addio alla mia vacanza? Senza contare i problemi che avrei con il mio agente…“
“Oh, Edward, smettila di fare il melodrammatico! Non abbiamo detto a nessuno che sei tu la celebrità misteriosa!”
“Mamma, rifletti: quante celebrità misteriose vivono nel quartiere? Tu sei l’unica ad avere un figlio che fa l’attore e che frequenta Hollywood. I nostri vicini sanno fare due più due.”
“Edward, tesoro, r-i-l-a-s-s-a-t-i. Anche se questa cosa dovesse diventare di dominio pubblico, che problema c’è? Non stai facendo nulla di male, stai solo aiutando padre Sam a ristrutturare il centro anziani. È una cosa bella! Ah! Visto che ne hai parlato… quand’è che puoi staccarmi questo assegno?”
 
Questa è la conversazione surreale che ho avuto con mia madre una decina di giorni fa, e ora mi ritrovo al Black Sheep ad aspettare una perfetta sconosciuta per una cena a sorpresa vinta alla riffa della parrocchia di padre Sam da, se non ho capito male, la nipote della decrepita Signora Weber, tale Angela Weber.
Adoro mia madre. Esme Cullen è la persona più generosa e gentile che io conosca, e sono sinceramente fiero di essere suo figlio; ma certe volte il sospetto che provenga non da un altro pianeta ma addirittura da un altro universo diventa un’inquietante certezza.
Come ha potuto vendermi a padre Sam e confermare la mia disponibilità per questa cena senza chiedermi il permesso? Naturalmente voglio aiutare sia lui che la comunità, ma nella posizione in cui mi trovo oggi, partecipare ad eventi di questo tipo può essere persino rischioso. La fama è un’arma a doppio taglio, e più il tuo nome è conosciuto, più ti si ritorce contro. Ma ormai il danno è fatto, mia madre ha preso un impegno e non posso farle fare una brutta figura. Spero solo che questa ragazza abbia avuto la decenza e il buon senso di non spargere la voce. Ci manca solo che la stampa, e quindi il mio agente, vengano a conoscenza di questa storia. Lo trovo decisamente assurdo, ma quando si raggiunge un certo grado di popolarità nel mondo dello spettacolo improvvisamente tutto ha un prezzo, e non credo mi sia concesso, per contratto, di partecipare ad eventi benefici di alcun tipo, se non a fronte di precisi accordi.
 
Sono le 6.20 di un noioso sabato pomeriggio e me ne sto al bancone del Black Sheep a bermi una birra in attesa di cenare con questa Angela. Ovviamente potrei permettermi qualcosa di meglio che non il piccolo pub che sta in fondo alla via dove abitano i miei genitori, ma adoro il Black Sheep! È un posto fuori mano, piccolo e tranquillo. Ci vado da quando ho quindici anni e conosco Bob, il proprietario, da allora. So che non mi venderebbe mai ai paparazzi, e che nel suo pub posso starmene tranquillo.
“Forza, Cullen. È per una buona causa,” continuo a ripetermi “Quanto può durare una cena? Un paio d’ore?” Perché non ho intenzione di fermarmi più a lungo di un paio d’ore. Alle 10.30 il mio amico Jacob tiene un concerto con il suo gruppo al Tokyio Decadence e voglio esserci. È il primo concerto che i Wolf Pack tengono come lead band in un locale importante come il T.D., e non posso mancare. Non voglio mancare. Sono mancato per tutti gli ultimi sei mesi.
E poi la vedo. Una ragazza bellissima, in piedi di fronte al bancone. È piuttosto alta e decisamente magra, e subito mi chiedo se non si tratti di una modella. Indossa un semplicissimo abito nero, ma estremamente sofisticato, e così aderente da non lasciare assolutamente nulla all’immaginazione. Ha dei meravigliosi capelli neri, lunghi e lisci, la carnagione leggermente abbronzata e due enormi occhi verdi da infarto.
 
“Buonasera. Dovrebbe esserci un tavolo prenotato per una cena di compleanno a nome… non saprei, a dire il vero. Isabella, forse. Oppure Rosalie. O Angela.”
Angela? Lei è Angela? Dio ti prego, fa che lei sia Angela.
Improvvisamente muoio dalla voglia di cenare con questa sconosciuta, anche se non sono sicuro che la creatura meravigliosa che ha appena varcato la soglia del Black Sheep sia la ragazza che sto aspettando. Ha nominato una cena di compleanno, non la riffa di padre Sam, e non ho mai sentito parlare né di Isabella né di Rosalie. Così me ne resto seduto nel mio angolo buio, e continuo ad osservarla rapito da dietro uno degli spillatori.
“Sì, certo. Da questa parte.” Bob le fa strada. “Tu sei Isabella, vero?”
Isabella? Non Angela? ‘Fanculo. Ovviamente il Cielo non mi ha ascoltato. Perché avrebbe dovuto farlo, dopotutto? Probabilmente Dio ha questioni più importanti da risolvere, come le guerre o la fame nel mondo.
Bob accompagna la bella sconosciuta a uno dei tavoli più isolati e protetti che stanno in fondo al locale, e davvero non capisco per quale motivo, cercando di non farsi notare da lei, mi strizza l’occhio con fare ammiccante da dietro le sue spalle.
Un attimo dopo Bob è da me.
“E’ lei!” esclama entusiasta.
“Chi?” chiedo confuso.
“E’ lei, Isabella!”
Alzo le spalle continuando a non capire. “Io devo cenare con una certa Angela.”
“Angela? No! Tu devi cenare con quella ragazza! Isabella!”
Non ci credo. Cenerò con la bella sconosciuta! Dio mi ha ascoltato, allora!
“Che ne è di Angela?” chiedo, anche se, a dire il vero, non me ne importa nulla.
Bob mi scruta come se fossi ritardato e poi, paziente, comincia a spiegare.
“Angela ha vinto il concorso di padre Sam, e ha regalato il premio, la cena con Edward Cullen, all’amica Isabella che festeggia proprio oggi trent’anni. Tua madre lo sa! Non te l’ha detto?”
“No…” Perché mia madre mi tiene sempre all’oscuro di tutto? Non la sopporto!
“Gesù, è davvero stupenda!” sghignazza Bob senza staccarle gli occhi di dosso, e provo un inaspettato quanto sconcertante moto di gelosia.
Improvvisamente mi rendo conto che sto perdendo tempo prezioso, tempo che dovrei passare con questa bellissima ragazza, così mi decido ad entrare in scena.
“Senti, io vado. Ci vediamo tra dieci minuti per le ordinazioni?”
Bob annuisce, lo sguardo fisso su Isabella in fondo alla sala.
Porca miseria Bob, la vuoi smettere di mangiartela con gli occhi?
Prendo la giacca posata sullo sgabello di fianco al mio e subito mi pento per essere uscito di casa con le prime cose che mi sono capitate tra le mani: un paio di vecchie Converse All Star azzurre, un paio di jeans vecchi e strappati, e una camicia a quadri che, malgrado gli sforzi, davvero non riesco a tenere infilata nei pantaloni. Come al solito ho i capelli in disordine e non mi sono rasato. Ma dovrebbe funzionare. Funziona sempre. Le riviste pagano oro per il mio aspetto trasandato.
Prendo un bel respiro e mi dirigo in fondo alla sala, al tavolo di Isabella.
   
 
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